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Autore: Sherry    11/08/2016    4 recensioni
"Astrid osservava preoccupata la grande sala. Sua mamma, qualche tempo prima, le aveva spiegato che a volte capitavano incontri come quello, e che segnavano il fatto che di lì a poco un figlio di un capo si sarebbe sposato e avrebbe preso il comando come successore del padre."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3: Il ballo

Hiccup rientrò in casa che era di molto passata l’ora di cena, per questo sperava di riuscire a passare inosservato e di salvarsi dall’ira di suo padre.

Ovviamente sbagliava di grosso.

“Hiccup Horrendous Haddock III” tuonò con voce minacciosa. Stoick si chiamava l’immenso per un motivo, dopotutto.

“Ah, ciao papà” rispose titubante il ragazzo.

“Siediti” gli ordinò, con uno sguardo che non ammetteva un no come risposta.

Aspettò che il giovane si fosse accomodato per iniziare la sua epica sgridata - fatta principalmente di “dovresti essere più responsabile” e “mi hai fatto fare brutta figura”.

Alla fine, Stoick sospirò e si strofinò gli occhi stanco.

“Lo so che non te l’aspettavi. Ho fatto male a non parlartene prima…ma non volevo che prendessi scelte affrettate. E’ molto importante che tu scelga la tua sposa tra le ragazze venute dalle altre isole. La pace a Berk è la cosa più importante”

Hiccup strinse il tavolo con rabbia. Lo sapeva questo. Però non era mica così facile dire al suo cuore di smetterla di pensare ad Astrid.

“Padre…” cominciò lui, ma Stoick non lo fece parlare.

“Domani sera ci sarà una festa. Birra e cinghiale, il solito. E dovrà essere l’occasione giusta per iniziare a vagliare le possibili candidate”

Fantastico… ci mancava pure una festa. Ma lui aveva già preso la sua decisione, e non si sarebbe tirato indietro.

“Va bene” rispose secco Hiccup “sceglierò una sposa degna. In cambio, però, vorrei potermi portare i ragazzi alla festa di domani. Sono vicini alla maggiore età anche loro, ne hanno il diritto.”

Stoick annuì. “E sia” concluse.

 

 

La mattina seguente Hiccup, come prima cosa, si presentò a casa di Astrid.

Se voleva andare avanti nel suo piano, doveva essere impeccabile. E nel corso della notte gli erano venute in mente un paio di idee…

“Hiccup!” esclamò lei, quando aprì la porta. Non immaginava di trovarselo lì, così presto.

“Astrid devo parlarti”

Hiccup incatenò il suo sguardo magnetico a quello della ragazza, cercando di farle capire che era parecchio serio.

“Entra dai” rispose lei, facendolo passare “sono sola in casa”.

A quella frase per un secondo la lucidità mentale di Hiccup se ne andò in viaggio verso le isole minori, mentre varie scene di cosa avrebbero potuto fare in casa da soli si susseguivano nella sua mente. Dopotutto, aveva diciotto anni e gli ormoni nel pieno delle loro forze.

Si riscosse in fretta, cercando di non pensarci.

Si sedettero a tavola e lui le prese le mani tra le sue.

Sospirò, poi si decise a guardarla di nuovo.

Astrid era imbarazzata, ma cercava di non darlo a vedere. E voleva vedere dove voleva andare a parare il suo amico.

“Stasera ci sarà una festa alla sala Meade, in cui dovrò cominciare a conoscere le pretendenti” disse il ragazzo, con un altro sospiro “ti prego Astrid, vieni con me”

Lei sbatté le palpebre un paio di volte. Non riusciva a capire in che modo avrebbe potuto essergli d’aiuto, e prima di accorgersene aveva espresso il pensiero ad alta voce.

“Sei una persona fidata. Sicuramente, mi saresti d’aiuto a fare una prima scrematura” disse stropicciandosi gli occhi con una mano, in un gesto che gli ricordò quello che faceva sempre suo padre quando era preoccupato. “Senza contare che se mi presento con una ragazza forse, e dico solo forse, mi lasceranno un po’ più in pace”.

 

Hiccup si presentò a casa Hofferson alle 20. Si era vestito con degli abiti neri, che suo padre aveva fatto preparare per lui. Bussò alla porta, trepidante. Quella sera stessa si sarebbe messa in atto la prima parte del suo piano.

Astrid aprì la porta, meravigliosa. Anche la ragazza aveva un piano in mente, che prevedeva il far colpo il più possibile su Hiccup in quelle due settimane, in modo da poter stare con lui più tempo possibile. Non pretendeva che il ragazzo scegliesse lei - sapeva bene che doveva essere una ragazza di un’altra isola la fortunata. Voleva soltanto ottenere qualche attenzione in più, qualche momento speciale che fosse soltanto loro.

Hiccup quando la vide restò senza parole. Era a dir poco bellissima. 

Dopo alcuni lunghi secondi di contemplazione, il ragazzo la prese per mano, salutandola con il suo solito “Milady”.

La presa sulla mano di Astrid era salda e sicura e la ragazza non si lamentò. 

Hiccup lo prese come un buon segno. 

Entrarono nella sala Meade che ancora si tenevano per mano, e quel dettaglio non passò inosservato. 

“Un punto per Hiccup”, pensò Skaracchio.

Alcune delle ragazze iniziarono a guardare male la bionda appena entrata nella sala, mentre altre già stavano pensando a che argomenti utilizzare per attaccare bottone con il miglior partito mai visto negli ultimi dieci anni. Eh sì, perché non solo Hiccup era a capo dell’isola principale dell’arcipelago, ma era anche molto accattivante alla vista.

Hiccup cercò con lo sguardo il padre, e riuscì a lanciargli uno sguardo di sfida. Gli passò accanto, stringendo leggermente di più la mano di Astrid, e si diresse verso un lato della sala.

Giunto a destinazione, lasciò la mano della ragazza.

“Allora” comincio lui “cosa ne pensi?”

Con un gesto inconscio si scompigliò i capelli, mostrando quanta era la sua timidezza in quel momento.

“Scarterei a priori quelle oche che mi stanno uccidendo con lo sguardo” iniziò la ragazza con risentimento. L’aver accompagnato il suo amico a quella farsa non le pareva più un’idea così geniale.

Hiccup sorrise. Erano già tutte scartate quelle ragazze, ma non poteva dirglielo.

“Dovresti provare a parlare con loro, per capire che interessi hanno, su che isole vivono, di quali risorse dispongono.” continuò lei.

Lui, intanto che Astrid parlava, si perse nei suoi occhi fiammeggianti. 

Non aveva mai notato quelle pagliuzze argentate, all’interno dell’iride celeste.

“Vorrei che avesse gli occhi azzurri, come te” si lasciò scappare il ragazzo.

Sorrise ancora, e finse di rivolgere ora la sua attenzione alle ragazze presenti nella stanza.

Vide con la coda dell’occhio Astrid arrossire appena, e se ne compiacque. 

Dopo alcune portate di cinghiale arrosto, alcuni uomini del villaggio si lanciarono in canti e musiche. Vide alcuni dei ragazzi iniziare ad invitare a ballare la propria controparte - tra cui c’era anche uno strano trio formato da Gambe di Pesce, Testa Bruta e Moccioso - ma lui non aveva voglia di ballare con nessuna.

Una ragazza, temeraria, gli si avvicinò.

“Messere Hiccup, gradirei molto essere invitata a ballare” pronunciò con un inchino. Lui si girò a cercare Astrid - e con lei un modo per uscire da questa situazione - ma la vide che osservava distratta il trio danzante all’interno della sala. No, più che distratta sembrava…triste?

“Mi dispiace, Lady, ma non posso” disse con un sorriso a mo’ di scuse “gamba di ferro” concluse, mostrandogliela.

Lei non sembrò essere sconfitta e non si arrese, anzi. Prese la palla al balzo per attaccare bottone e cercare di flirtare con lui come meglio credeva.

Ma Hiccup non aveva orecchie per lei. Era tutto impegnato a tenere d’occhio Astrid, che aveva ancora quello sguardo triste sul volto.

“Mi scusi Lady…?” chiese lui, e lei gli rispose che si chiamava Giohanna, e che glielo aveva già ripetuto altre 2 volte.

“Sì sì giusto. Scusami Giohanna, ma sono venuto qui accompagnato da una dama, sarebbe scortese lasciarla sola, non trovi?” e con questa scusa si defilò, camminando a passo spedito verso Astrid.

La prese per un braccio, e lei finalmente si riscosse da quello stato di trance in cui era caduta.

“Vieni con me” le disse, e la trascinò in un angolo della sala. 

La prese per la vita e iniziò a muoversi impacciato.

“Scusami, non sono granché come ballerino” arrossì lui.

“Hm hm” negò lei col capo “sei abbastanza bravo invece.”

La ragazza non riusciva a sostenere il suo sguardo per più di tre secondi, e di questo Hiccup si accorse subito.

“Cosa c’è che non va?” le chiese infine, dopo qualche momento passato ad assaporare la vicinanza della vichinga a lui.

Lei inizialmente non rispose, come se dovesse ponderare bene cosa dirgli. Non poteva lasciarsi sfuggire troppo, o lui avrebbe capito che lei aveva dei sentimenti nei suoi confronti. E questo non doveva accadere, in nessun caso. Voleva che lui fosse libero di scegliere la sua compagna senza dover pensare a lei.

“Dovresti ballare con qualcuna di quelle ragazze, non con me” concluse infine.

La verità era che Astrid si sentiva terribilmente gelosa. 

Credeva di aver visto qualcosa nello sguardo di Hiccup, quando se n’era uscito con quella cosa degli occhi azzurri. E invece, ovviamente, doveva essere stato frutto della sua immaginazione.

Di fatti, quando quella ragazza si era fatta avanti e aveva iniziato a provarci con Hiccup, lei si era fatta subito da parte…ma aveva notato benissimo che anche lei aveva gli occhi azzurri.

Il nervoso si stava impossessando di lei, tanto da non farle gustare quel ballo lento che stava avendo con Hiccup, uno dei pochi momenti rimasti solo per loro.

Si riscosse, e decise che alla gelosia avrebbe pensato più tardi.

“Non credo di voler ballare con nessuna di loro” rispose Hiccup infine “e poi sei tu la mia dama stasera”.

Lei arrossì di nuovo. Due volte nella stessa serata era praticamente un record.

Hiccup si strinse di più a lei, appoggiando la sua fronte su quella della ragazza. Chiuse gli occhi, soltanto per un istante, e quando li riaprì vide Stoick che lo guardava con uno sguardo indecifrabile. 

Astrid si perse per un attimo nella stretta del ragazzo. Il suo cuore cominciò ad accelerare inesorabile e quando lui posò la sua fronte sulla sua credette che le sarebbe scoppiato.

Non poteva funzionare così. 

E lo sapeva bene.

Lei voleva Hiccup, lo voleva disperatamente, lo voleva tutto per sè.

Non avrebbe sopportato l’idea di vederlo sposato con un’altra che non fosse lei.

Astrid lo guardò negli occhi, e lo vide che stava fissando suo padre. Per un attimo, la paura che Stoick avesse capito i suoi sentimenti la spaventò a morte e così la ragazza decise di staccarsi da Hiccup.

Praticamente, scappò via.

Andò a rifugiarsi al di fuori della Sala Meade, uscendo dalla porta posteriore.

Hiccup non riusciva a capire cosa stesse succedendo, ma era deciso come non mai a scoprirlo. Gli era parso che stesse andando tutto così bene…

“Bel tentativo di fuga, Astrid” sghignazzò lui, guardandola mentre gli dava le spalle “ma la porta sul retro l’ho scoperta io”.

“Avevo bisogno di rinfrescarmi le idee” rispose lei, seria.

Si girò a guardarlo.

“Credo di doverti fare un’ammissione, Hiccup”


Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti!
Ecco come promesso un nuovo capitolo!
Sono stata troppo malvagia a interromperlo qui? No dai... :D
Ringrazio come sempre chi mi ha lasciato una recensione nello scorso capitolo e invito tutti quelli che ancora non l'hanno fatto a leggere l'altra mia fanfiction "
A piccoli passi".
A presto!

  
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