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Autore: Kaleido_illusion    12/08/2016    1 recensioni
In una società distopica esiste una setta che controlla il sistema della Giustizia di tutto il globo e, pur di far rispettare le leggi, non si fa scrupoli ad applicare pene severe ed esemplari, con un giudizio annunciato pubblicamente nelle piazze per appagare le parti offese.
In questo mondo una ragazza si aggira per un labirinto di tunnel sotterranei e purtroppo non ha memoria nè di quello che le è capitato, nè di come ci sia finita, ma sa che deve sopravvivere con ogni mezzo in un luogo ostile e crudele. I tunnel sono rappresentano tutta la sua realtà finchè un giorno, un evento inaspettato la metterà sulla strada che le permetterà di recupera la memoria e sè stessa.
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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:: 12. Prelievo ::

 

 

 

<< Dottoressa Choeli, siamo arrivati. Come mai questo comunicato così improvviso? >> chiese Luzern quando entrò nell’ambulatorio in compagnia della novizia.
Era passata più di una settimana da quando avevano richiesto l’aiuto dall’organizzazione di Ramero ma nessuna nuova notizia era stata recapitata per quanto riguardava l’inserimento di Fratello Eton nel programma, ne tanto meno la fatidica data del prelievo di Eirin per la rieducazione. Nulla, nemmeno un misero stralcio di carta nascosto sotto il piatto in mensa o infilato nel suo armadietto come avviso. Il ragazzo iniziava a dubitare dell’impegno dell’ex compare, per lo meno verso il volgere del sesto giorno, poi era subentrata l’irrequieta convinzione che non vi fosse nulla di rilevante da riferire e così si era rassegnato ad aspettare gli sviluppi. Si era quasi persuaso che avrebbero avuto ancora tempo a sufficienza per sistemare tutto al meglio e raccogliere abbastanza informazioni da non ritrovarsi impreparati quando gli ingranaggi dei piani dei Decani si fossero messi in moto per la ragazza. Tuttavia, qualsiasi fossero state le loro decisioni, di certo Luzern si trovò letteralmente spiazzato nel trovare un manipolo di inquisitori ad occupare lo spazio intorno al tavolino da visita di Idra. Sembravano dei ceri scuri con i loro mantelli color carbone, tanto che potevano benissimo passare per le personificazioni di un incubo. Le quattro figure incappucciate si girarono appena per vedere il loro ingresso, annunciato dalla frase del cadetto, mentre la giovane dottoressa cercava di convincerli a non portar via tutte le cartelle mediche della ragazza visto che, una volta ristabilitasi, l’avrebbe avuta ancora in cura.
<< Cosa le fa credere che le sarà nuovamente affidata? >> chiese incisivo il mediatore del gruppo.
<< Sarebbe strano il contrario visto che le regole vietano, per questioni pratiche, di cambiare dottore. >>
<< La cronologia clinica verrebbe passata al nuovo responsabile. >> ribatté liquidatorio.
<< Quindi sta suggerendo di trasgredire le ‘Regole’ Inquisitore, Galvan? >> lo ammonì Choeli, rivolgendogli uno sguardo severo tra le sopracciglia aggrottate. Puntando su questo fattore la donna l’aveva messo in una posizione scomoda difronte a potenziali testimoni, dove l’accettare avrebbe significato un’aperta ribellione ai giuramenti della comunità.
Il gruppo sì irrigidì intuendo le possibili conseguenze derivate dal discorso, se tirato per le lunghe, ma prima che uno dei ceri si muovesse in difesa del suo superiore, questi lì bloccò prendendo la parola.
<< Era un’ipotesi, Idra. Sono sicuro che i Decani prenderanno la scelta più saggia. >> si tirò fuori dalla trappola lo sconosciuto. << Ad ogni modo non sono venuto per discutere con lei, ma a prendere in consegna la ragazza per la rieducazione, ordini superiori. Inoltre non mi chiami Inquisitore, lo sa che oggi faccio semplicemente le sue veci. >> proseguì mostrandole una bolla con il sigillo dei Leader della Setta, sfoggiando un soddisfatto sorriso affilato quanto derisorio.
La dottoressa si finse sorpresa e lesse attentamente quanto riportato sulla carta ufficiale. Gli occhi scorrevano rapidi sulle lettere vergate a macchina, memorizzando tutto quello che incontravano.
Eirin si sporse oltre il profilo di Luzern, immobilizzatosi sulla soglia come un fermaporta, per studiare di chi fossero le voci anonime e tuttavia autoritarie. Solo dopo aver notato la tensione che attraversava il ragazzo, la giovane si era risolta di scrutare chi stava facendo compagnia alla donna e quello che vide non le piacque per nulla. Aveva intuito che il figuro a capo della combriccola fosse il più alto in grado, per quanto la bassa statura sviasse le impressioni da tale titolo. Inoltre il viso dai tratti morbidi, quasi giovanili, nascondeva la sua vera età come la lunga frangia, di una tonalità di nero quasi slavata, che cercava di celare la fredda apatia del suo sguardo metallico. Gli occhi, leggermente allungati verso il basso e del colore della polvere di ferro, la fissavano senza pietà trapassandola da parte a parte, mentre la valutavano severi. Lei sostenne impotente il suo sguardo magnetico senza nessuna alternativa, finché un’altra voce non ruppe il loro contatto visivo, attirando l’attenzione di tutti.
<< Direi che abbiamo perso fin troppo tempo. >> disse irruento il Generale Haisenberg che accompagnava come scorta il gruppo giuridico. Questa volta si trovava senza il suo accompagnatore e la sua chioma fulva spiccava come una fiamma di un falò in mezzo alla monotonia cromatica delle tuniche, tanto che la ragazza ne ebbe quasi paura mentre avanzava deciso verso di lei scansando chi si trovava difronte. Era la prima volta che si trovavano faccia e non ne ebbe un’impressione felice, soprattutto osservando le reazioni tese e irrequiete degli astanti.
<< Il mio subordinato ha sprecato fin troppo tempo dietro alla novizia trascurando i suoi doveri, perciò prima concludiamo, prima potrà ritornare alle sue mansioni ed aiutare la nostra comunità. >> concluse indirizzando all’interessato un’occhiata malevola, mentre lasciava intendere che stesse facendo tutto ciò nei suoi interessi.
<< Generale >> inter venne il certo Galvan per poi vedere che il suo richiamo non incideva per nulla sul suo passo, cambiò approccio preferendo lasciarlo fare. Non era compito suo tenere a freno quel soggetto e tantomeno avrebbe voluto avere una segnalazione per un’azione non necessaria. Il Giovane militare continuò imperterrito finché non afferrò per un braccio la povera Eirin che lo fissava attonita, tuttavia il suo smarrimento fu rimpiazzato da una cieca furia, la stessa che l’aveva colta quando lo stesso gesto era stato fatto da un ragazzo moro nei tunnel.
Luzern che le era a fianco, le bloccò prontamente il braccio intuendo i suoi movimenti e il conseguente sguardo sorpreso del superiore. L’ultima cosa che voleva era che scoppiasse una rissa che casualmente l’avrebbe visto coinvolto in prima persona nonostante fosse solo uno spettatore troppo vicino.
<< Signore…>> cercò di intervenire Luzern, preoccupato affinché il generale la lasciasse e che lei si tranquillizzasse, prima che succedesse il finimondo.
<< Zaike!>> lo richiamò una voce altisonante ponendogli una mano sulla spalla e stringendo il militare << devo ricordarti la tua posizione? >>
Fino a quel momento nessuno si era accorto dell’uomo in disparte appoggiato alla parete. Era rimasto immobile per tutto il tempo tanto da confondersi con la parete che gli faceva da sostegno, tuttavia al cadetto Waisen ci vollero pochi istanti per riconoscerlo non appena lo mise a fuoco. Quella era la seconda volta che s’incontravano di persona, mentre la prima era stata in infermeria al risveglio di Eirin. Ricordava le parole che aveva rivolto alla ricoverata perciò non si aspettava un suo intervento in sua difesa.  
<< No, Mastro. >> rispose il rosso con uno sguardo incendiato dalla rabbia per essere stato umiliato difronte a un Waisen. Mentre il giaccio degli occhi del Mastro ed il fuoco del subordinato si scontravano in una battaglia muta, il Generale lasciò la presa sul polso della ragazza e finalmente nella stanza la tensione si ridusse di parecchio.
<< Waisen, volevi aggiungere qualcosa? >> si rivolse poi al ragazzo guardandolo dall’alto dei suoi due metri e mezzo pluri decorati.
<< No signore. >> il ragazzo chinò il capo, esibendo il saluto militare in segno di rispetto e obbedienza.
Non era il caso di contraddire il Mastro delle Spade di Damocle viste le terribili voci che giravano su di lui.
Si diceva avesse un pessimo carattere, scontroso e aggressivo peggio di un grizzly, animale cui assomigliava anche per stazza e robustezza del fisico, e che grazie al suo modo di fare avesse mandato in crisi molte reclute, tanto che il Rango aveva visto decimate le sue file negli anni precedenti.
Senza aggiungere altro Galvan si fece avanti, per mettere fine a quella guerra fredda intestina che si era protratta più del dovuto, e ordinò ai suoi asserviti di prendere in carico l’interessata. Si accostarono, strappandola dal fianco del ragazzo e sospingendola fuori dallo studio sollevandola quasi per i gomiti come una carcerata. Luzern non voleva che la portassero via così e stava per intromettersi nuovamente spinto dalle emozioni del momento quando, fu il turno del medico, che con un lieve tocco sul braccio lo invitò a farsi da parte e lasciare che gli eventi si svolgessero come dovevano. A quel punto non poterono far altro che guardare insieme la loro protetta mentre veniva portata via, intanto che questa spaventata cercava invano di girarsi per cercare il loro sguardo d’aiuto. Il giovane serrò la mascella e strinse i pugni come diversivo per non scattare e riportarla indietro, nonostante sapesse quanto fosse necessario per lei quel passaggio.
<< La ringrazio per la collaborazione, dottoressa. >> intervenne il responsabile del prelievo parandosi difronte ai due quando notò la nota di complicità che li legava.
<< Spero mi farà sapere quando la mia paziente sarà dimessa e in che giorno mi verrà recapitato il referto del suo recupero >> chiese ignorando i ringraziamenti di circostanza del vice inquisitore.
Galvan per tutta risposta le rivolse un lieve cenno del capo e lasciò lo studio preceduto dai due militari, alludendo alla possibilità che quella richiesta non venisse accolta.
Quando finalmente tutto finì, fu Idra a rompere il silenzio. << Non piace neanche a me questa soluzione. Comunque non abbiamo scelta al momento, finché non ne sapremo di più e lei non ricorderà qualcosa>> dichiarò anticipando l’amico e mettendosi una sigaretta in bocca come conforto.
<< Come fai a essere così calma! >> le rinfacciò lui, assillato dallo sguardo disperato di Eirin che svaniva oltre la cornice della porta.
<< Cosa te lo fa credere? Anch’io sono preoccupata. Soprattutto perché non siamo stati avvisati in anticipo da chi di dovere. >> rispose stizzita.
Luzern poteva solo immaginare come si sentisse Idra al momento. Lei che era sempre stata abituata ad avere il controllo di ciò che avveniva ai suoi pazienti e sapere in anticipo dove le loro cure li avrebbero portati. Ora invece non aveva controllo su nulla se non le firme sui referti di Eirin.
Inoltre Luzern sapeva che l’amica era rimasta sul vago perché aveva paura che la stanza fosse controllata; infatti, quando era entrato, si era chiesto come mai non li avesse ricevuti nel suo ufficio, ma non riuscì a trattenere la sua domanda di frustrazione riguardo alla situazione. << Allora perché?! >>
<< Perché così deve andare! >> lo zittì, alzando di poco il tono di voce mentre addentava il filtro che teneva tra le labbra, poi si girò sulla sua sedia girevole dandogli le spalle e la conversazione poté ritenersi conclusa. La donna non aggiunse altro e il militare fu invitato dal suo insopportabile e rumoroso cercapersone a presentarsi a un corso di aggiornamento per riprendere i turni di pattuglia. In pratica tutto era già stato deciso con precisione inquietante, tanto che nemmeno due ore dopo che la riunione si era conclusa, lui era già stato reintegrato nella sua vecchia routine. Se non era stato architettato tutto quanto, allora le coincidenze esistevano e potevano ritenersi le nuove forze governanti degli eventi.
“ Non proprio tutto è una coincidenza” si ricordò quando i bendaggi scricchiolarono sotto i suoi vestiti. Lo sapeva fin troppo bene che adesso gli occhi sarebbero stati puntati su di lui, soprattutto dopo l’intervento di poco fa, e gli inquisitori avrebbero ricercato ogni minimo errore per rimetterlo in riga e proseguire nei loro affari. Ad ogni modo era certo che i suoi superiori provassero gusto nell’infliggere a chi intralciasse loro la strada sadiche punizioni come quella che aveva scontato, ed era ancor più sicuro che si divertissero maggiormente quando il trasgressore era un Waisen. Bastava guardare le abrasioni che aveva sulla schiena per capire con quanta cattiveria lo avessero colpito. Comunque Idra aveva ragione, soprattutto alla luce di questi ragionamenti; era meglio non far nulla per insospettirli e rischiare dia vere qualche segugio alle calcagna che li controllasse notte e giorno, o peggio ancora un sicario come quello che aveva aggredito la novizia. Luzern, infatti, si era fatto un’idea anche su quel episodio che non poteva essere frutto del caso, di sicuro era successo qualcosa perché si arrivasse ad un attacco nel cuore dei dormitori. Tuttavia non poteva avere certezze se non fosse stata la ragazza coinvolta, a raccontatre i dettagli. Insomma, in quel momento non poteva far altro che aspettare.

 Per giorni non ricevette nessuna notizia della novizia, scatenando l'immediata preoccupazione che le fosse successo qualcosa o che l’avessero espulsa prima ancora che Tony fosse riuscito a mettere insieme qualcosa di utile da trasmettere. Per questo, molto spesso, Luzern faticava a costringersi nel non fare pressioni al mafioso.
Durante quel periodo Luz cercò di tenersi occupato in tutti i modi possibili per non pensarci, si ammazzava di allenamenti, impegnava ogni momento libero per ritrovarsi con i suoi amici d’infanzia e Austin; in più si recava in biblioteca molto più spesso di quanto avesse mai fatto, per cercare informazioni sui “S-ID” considerato che nemmeno Idra sapeva a cosa si riferisse l’appellativo. Le sue consultazioni erano finite con un buco nell’acqua e in più non poteva chiedere aiuto a Fratello Eton, siccome sembrava essersi volatilizzato nel nulla insieme ai suoi assistenti, ma il fatto che cercassero di sviare le sue richieste di mettersi in contatto con lui, significava che era stato scelto come sorvegliante e maestro all’istituto. Alla fine si era visto costretto a chiedere una mano all’unica persona che potesse ottenere informazioni aggirando il sistema informatico della Comunità, Kyoto. L’amica era riuscita a trovare solo brandelli di documenti, che erano stati particolarmente difficili da rintracciare, sui precedenti casi di “S-ID”, e dei venti nominati, erano riusciti ad intercettare solo due fascicoli parziali. Scoprirono che la sigla indicava un “Senza Identità”, in altre parole un soggetto che doveva essere mantenuto sotto massima osservazione per reati di sospetto tradimento o per atti volti a danneggiare la Setta; lo status si poteva paragonare a quello di persone che venivano inserite in programmi di protezione dagli Esterni, ma per la Setta prendevano una sfumatura negativa che di solito era associata a individui pericolosi. Infatti, il tenere oscurati i loro dati personali su tutti i server della Setta, era un modo per nascondere la loro esistenza finché non fossero state ufficiali tutte le accuse a loro carico.
Da quanto erano riusciti a capire dai file, c’erano stati almeno altri cinque casi negli ultimi dieci anni, non contando quello di Eirin, ed erano state prese misure più o meno drastiche a seconda del crimine che si pensava avessero commesso i giudicati. Non erano riusciti ad ottenere nomi e foto di questi sospettati e neanche la certezza che si trovassero ancora tra gli accoliti, siccome i file erano criptati con codici che nemmeno la maga dell’informatica aveva mai visto ed ciò non poteva rappresentare nulla di buono, accrescendo la preoccupazione del ragazzo. Ciò nonostante queste nuove conoscenze acquisite sembravano combaciare perfettamente la situazione della ragazza, una magra consolazione che diede parecchio di cui pensare al cadetto. Alla fine delle indagini, aveva chiesto a Kyoto di mantenere il segreto con tutti su quanto avevano scoperto, anche con suo fratello, e poi era corso a informare Coheli. Dopo quelle piccole e amare conquiste, era calato nuovamente il silenzio stampa che non era piaciuto per niente alla dottoressa e benché meno a lui. Una sera finalmente, Luzern ricevette un breve messaggio infilato sotto la porta del dormitorio. Inizialmente pensò si trattasse di qualche vecchia amante che richiedesse la sua compagnia, per cui stava per cestinarla non essendo dell’umore più adatto per un incontro, tuttavia si dovette ricredette subito nel leggere le poche righe anonime.

 

Mi dispiace non essermi fatto vivo prima, ma sono stato molto impegnato. Il tuo amichetto ha avuto il posto. Ho fatto quanto possibile e ti farò avere presto sue notizie.  Mi aspetto un ringraziamento come si deve per il favore, e che sia pari a quello del vecchio scivolo.”

 Luzern sospirò di sollievo, non era molto per cui rallegrarsi, ma era sempre meglio di niente e poi le sue ipotesi su Fratello Eton erano state confermate, ma poteva rasserenarsi almeno un po’. Sapeva che fintanto che il sapiente fosse stato al fianco della ragazza, non poteva capitarle nulla di male. Si ritrovò così a sorridere per la nota di ricordo del compenso che Tony aveva prontamente aggiunto. Nemmeno in questo era cambiato, andava dritto al punto che gli i9nteressava di più. In ogni caso il fatto che gli avesse recapitato il messaggio in quella maniera lo lasciò spiazzato. Che si fosse informato sulle sue abitudini? C’erano altre forme per poterlo contattare e di certo quello non era il modo adatto vista la situazione, anche se la più efficace e meno sospettabile. Nonostante le precauzioni e accortezze prese, la cosa lo lasciò turbato. Per quanto pensasse di poter anticipare le mosse del suo vecchio collega, fu costretto a cambiare il suo atteggiamento e diffidare di quanto effettivamente sapesse su di lui. Tony poteva avere più risorse di quante lasciasse intravedere.
Il mattino dopo, con la concessione per una visita d’infortunio, simulato al momento appropriato, si affrettò a varcare la soglia dell’ospedale e avvisare il medico curante delle nuove ricevute. Poco dopo lasciò il livello sanitario con un pacchetto contrassegnato da una scritta “fragile” in un intenso rosso cremisi. Nessuno avrebbe fatto caso a lui, poiché era risaputo che spesso i militari venissero inviati a ritirare delle medicazioni leggere da usare, se necessario, durante gli allenamenti, per cui il suo passaggio fu registrato come un elemento della trantran medico. Il ragazzo poi, calibrando il passo, si diresse verso le scale secondarie usate dal personale delle pulizie. Sapeva esattamente dove andare, gli era stato scritto chiaro e tondo nel appunto: al vecchio scivolo. Era sicuro al cento per cento che si riferisse alla rampa che adoperavano gli inservienti per le lenzuola sporche e la spazzatura, lo stesso che usavano loro ai tempi per nascondere la refurtiva quando erano braccati dalle guardie. Afferrò la maniglia dello sportello di metallo con scritto “solo rifiuti” a lettere geometriche ormai sbiadite e, quando fu sicuro che non vi fosse nessuno, lasciò che la scatola marrone cadesse verso il basso inghiottita dalle ombre. Subito dopo tirò fuori alcune bottigliette di vetro contenenti diversi liquidi ambrati. Gli erano costati parecchio, quasi metà della sua paga, nonostante le dimensioni ridotte; per cui come primo incentivo doveva farselo andare bene, anzi molto più che bene, anche se poteva scommettere una razione di cibo che il complice avrebbe avuto comunque da ridire. Con un moto di stizza chiuse il coperchio con troppa foga prima di tornare in tutta fretta alle esercitazioni.

 

 

******

 
 

Eirin si era vista portare via da sconosciuti, trascinata senza pietà in una zona che non aveva esplorato con il suo tutore provvisorio, e rinchiusa un casermone senza finestre né via di uscita. Nel panico totale, vedendosi tolta l’unico punto di riferimento, aveva tentato in tutti i modi di liberarsi e tornare indietro, ma non c’era stato verso di svincolarsi dai suoi accompagnatori. Anzi era riuscita solo a irritarli di più e rischiare un’iniezione extra di tranquillanti, soluzione che era stata proposta e quasi messa in atto dal Generale rosso e perciò cominciava a dare segni d’insofferenza in sua presenza. Soprattutto perché il giovane militare la afferrava per i polsi non appena ne aveva l’occasione, come un gatto che si diverte con il topolino in gabbia, cosa che la irritava, visti i precedenti. Tuttavia più lei cercava di liberarsi guardandolo in cagnesco e cercando di affondargli le unghie nella pelle nera dei guanti, più una scintilla di divertimento ardeva nei suoi occhi e lo spingeva a infierire di più. Per fortuna si trovavano già all’interno della struttura quando era avvenuto il tentativo di fuga e i suoi istruttori e tutori erano già presenti a prenderla in custodia. Una figura che aveva subito fermato l’applicazione del trattamento medico su Eirin. Si trattava di un uomo anch’egli incappucciato che si distingueva dagli altri per il color corallo del suo saio con l’enorme copricapo che ne metteva in ombra il volto. La ragazza iniziava a stufarsi di tutti quei personaggi apparentemente senza faccia che la trascinavano ovunque volessero e, se prima era stata arrendevole e spaesata, in quel momento era sicura di quale fosse il suo rifugio e le persone di cui fidarsi, per cui si mise sulla difensiva non appena la figura accompagnata da due ragazzini, che sembrava fluttuare sul pavimento, si avvicinò al gruppo indaffarato. Il primo assistente dai capelli castani guidava l’uomo tenendogli la mano allungata difronte a sé, mentre l’altro li seguiva a pochi passi di distanza come un’ombra.
<< Signori, non mi sembra il caso di trattare così la nostra giovane ospite. Non l’abbiamo portata qui forse per insegnarle a stare nella società? Invece le diamo questa dimostrazione come prima lezione. >> s’intromise imponendo la sua autorità con tono basso e tranquillo. Il timbro della voce era un po’ graffiato, come se non fosse abituato a usarla spesso, incuriosendo la ragazza che smise di fare resistenza, anche se restava vigile e sospettosa come un cervo. Anche le persone attorno a lei smisero di trafficare e agitarsi.
<< Fratello Eton, vedo che siete puntuale come sempre>> gli rivolse il saluto Galvan. Tuttavia la presenza dell’individuo non lo metteva propriamente a suo agio e doveva ammettere che non si era aspettavo una scelta simile dai Decani.
<< E bene che un saggio sappia adempiere ai suoi doveri, come voi ai vostri. Noto che nemmeno stavolta l’inquisitore è presente, avrei voluto scambiare due parole con lui. >>
<< Sfortunatamente aveva degli eventi urgenti che l’hanno trattenuto altrove, ma se vi servisse urgentemente gli recapiterò volentieri un messaggio da parte vostra. >> si propose stucchevolmente il vice.
<< Vi ringrazio, ma temo che per un po’ non mi sarà possibile lasciare la struttura. In ogni caso se non vi dispiace, potrebbe informarlo che vorrei incontrarlo?>>.
<< Sarà fatto>> assentì per forza di cose l’interlocutore.
<< Bene, allora posso prendere in consegna la mia assistita. È ora di iniziare. >> e detto ciò diede una leggera stretta al palmo del suo assistente che prontamente trascinò Eirin per la meno verso il suo maestro, mentre il ragazzo apatico che restava in disparte occupava il posto dell’altro nel guidare Eton.
La ragazza guardò storto il ragazzo che non poteva avere più di tredici anni, ma non se la sentiva di scansarlo, soprattutto vedendo il sorriso benevolo che gli si era stampato sulla faccia quando aveva agguantato la sua mano. Quel ragazzino emanava una sensazione familiare, soprattutto la sua espressione allegra assomigliava a quella di un’altra persona che aveva incontrato. L’immagine del viso della morta che le sorrideva le attraversò la mente, susseguita da un'altra immagine di quando era in vita e le chiedeva se stava bene. L’accostamento dei ricordi la colpì in pieno facendole annodare lo stomaco e per questo si fece condurre senza troppi sforzi.
Dopo un altro scambio di convenevoli e saluti la troupe entrò nel cuore del centro di rieducazione, uno stanzone circolare con banchi bianchi e sedie ancorate al pavimento. Le ricordava nell’aspetto asettico la mesa del dormitorio militare. Il Fratello fu fatto accomodare su una delle sedie e la ragazza difronte a lui dall’altro lato del tavolino. Solo allora si tolse il cappuccio che lasciava il suo volto nell’anonimato, permettendo così di dargli un’identità e infine stese le palme difronte a se, aspettando che la giovane le prendesse. Fortunatamente il suo primo assistente intervenne in suo soccorso poggiando le mani della novizia su quelle del Maestro. La pelle fu avvolta da dita lunghe e segnate dai calli della scrittura. Era come essere toccati da una pergamena: la sensazione era ruvida e allo stesso tempo delicata, come se dovesse conservare l’inchiostro che riportava sulla sua superficie, come i tatuaggi che partivano dalle sue nocche e sparivano sotto l’orlo delle maniche della tunica.
Lei era rimasta pietrificata dall’aspetto dell’uomo. Il viso ed il capo erano interamente glabri, non vi era nessun accenno di barba o capelli e nemmeno le sopracciglia erano presenti, come se qualsiasi apparato non strettamente necessario fosse stato strappato via. Di tutto l’insieme, la caratteristica che la sconvolse di più fu la zona degli occhi. Una spessa benda bianca glieli fasciava lasciando appena intravedere la porzione sottostante. Le palpebre inferiori e superiori erano cucite tra di loro da filo nero che subito era stato fissato con della cera vermiglia che macchiava come lacrime il contorno più basso delle rime oculari. Le sbavature però, non erano l’unico segno che la cera gli aveva lasciato, c’erano anche delle leggere bruciature agli angoli, segno che la colata era stata volutamente messa quando ancora aveva il potere di ustionare. Se Eirin avesse potuto associare un aggettivo a quella persona, di sicuro sarebbe stato “Martire”. Nient’altro avrebbe espresso il misto di pena reverenziale e rispetto che gli infondeva guardarlo nelle orbite vuote e sigillate. 
<< Capisco il tuo stupore. Il mio aspetto fa quest’effetto a tutti la prima volta, ma spero che non sia d’ostacolo alla nostra conoscenza. Iniziamo dalle cose facili, tuo nome per esempio. Potresti dirmi come ti chiami? >> la interrogò senza giri di parole e il suo tono era così calmo e conciliante, da invitarla ad abbandonare qualsiasi diffidenza cercasse di frapporre tra loro.
Eton non era uno sprovveduto, sapeva già che tipo di soggetto avesse davanti e quali fossero i suoi trascorsi, tuttavia un conto era leggerlo o meglio nel suo caso gli era stato letto, e un altro era ottenere delle impressioni con un colloquio diretto.
La giovane ci mise un po’ a capire cosa le era stato chiesto, soprattutto perché era prevenuta nei suoi confronti, ma alla fine riuscì a presentarsi dopo molte sollecitazioni.
<< Capisco. Qualcuno deve averti già aiutato in questo, vero? Sapresti dirmi come si chiama?>> stavolta non ottenne risposta, allora fu il Fratello a imbeccarla. << È stato Luzern?>> La ragazza reagì immediatamente sobbalzando nella stretta del saggio, che non riuscì a trattenere un sorriso consapevole. Era al corrente di chi l’avesse sorvegliata in quelle settimane e rimase colpito che quel ragazzo fosse capace di compiere quei piccoli miracoli.
“ È un vero peccato che non abbia scelto il Rango degli Echidna per mettere a frutto le sue abilità, sarebbe stato un assistente formidabile”, ma la contentezza del saggio per quel risultato, svanì di lì a poco.
<< C’è davvero molto da fare. >> disse in un sospiro preoccupato, << Mi dispiace, ma dovrai sopportare ancora qualche trattamento invasivo, poi finalmente potremmo occuparci di te e restituirti all’umanità, anzi ormai fai parte della nostra grande Famiglia. >> mormorò il Saggio dando il via libera alle infermiere di condurla nella sala delle visite, ma non prima di aver cercato di rassicurarla su quello che stava per accadere.
Avrebbe voluto scambiare ancora qualche battuta con la giovane, ma anche così era riuscito ad abbozzare il percorso di riabilitazione da sottoporle, per questo seguì con l’udito i passi strascicati di lei che riluttante avanzava alle sue spalle e non gli sfuggì nemmeno il singhiozzo che emise nel vedere la meta.
Quando Eirin vide la porta metallica, adiacente alla sala centrale, spalancarsi e lasciare il posto a una chaise longue imbottita, dotata di cinghie e semi inghiottita da un enorme tubo di metallo, il cuore le sprofondò nel petto e in quell’istante seppe di essere stata abbandonata da tutto e tutti. L’avevano mandata nuovamente nelle fauci del lupo ed era convinta che non se sarebbe sfuggita di nuovo.
- Rilassati. Non ti permetterò di morire, almeno finché non avrai trovato il mio nome. - si fece risentire la morta dopo ore di silenzio e di questo la ragazza non sapeva se esserne contenta o meno. E con quelle rassicurazioni confortanti varcarono insieme la porta, mentre cercava per l’ultima volta di piantare i piedi per terra e rallentare la sua processione.

   
 
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