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Autore: reggina    13/08/2016    1 recensioni
Ci sono famiglie che a volte si separano, come succede nei film. Altre che, invece, restano unite nella fatica, nella stanchezza, nello sconforto; che non si arrendono alla paura che la parola cancro porta sempre con sé.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Nora, Vale
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Negli ultimi mesi il silenzio, quello delle incomprensioni e delle ripicche, aveva spadroneggiato in casa Maggi: un silenzio denso e acido, peggiore del rumore e dei litigi degenerati tra Nora e Marco.

Non si capivano più, non si vedevano neanche e temevano perfino di non amarsi più. La separazione consensuale, ad un certo punto, era sembrata l'unica strada percorribile.

Contro ogni pronostico, invece, la fatica, lo sconforto e la stanchezza li avevano uniti ancor di più. Era successo la sera in cui si erano concessi di sedersi insieme, in cucina, pronti a dar voce alle loro emozioni negative, a fermarsi e a guardarsi dentro senza conflitto, senza quel ping-pong di botta e risposta. Senza attaccare o fuggire.

Erano stati onesti nelle loro richieste e nei loro rimpianti e si erano ripromessi di provare a mantenere il controllo senza perdere la testa. Per salvare l'amore per la vita.

La fiducia e la speranza di farcela. Per salvare Vale.


Dopo quella sera, Marco aveva ridotto drasticamente le ore da passare in ufficio e aveva centellinato le trasferte lavorative, rinunciando anche a promozioni e conguagli vantaggiosi. Non sempre era facile e non sempre era perfetto ma ricostruire la sua famiglia disastrata era, adesso, la sua priorità.

Ogni giorno la loro lotta a reagire, colpo su colpo, alla rassegnazione e allo sgomento era entusiasmante ma impetuosa come le montagne russe del luna park, dove si devono reggere i sobbalzi e ci si deve aggrappare agli apposti sostegni.

E Vale, nella sua risolutezza a voler risolvere tutto da solo, aveva fatto un passo indietro e aveva accettato di condividere e di fidarsi di nuovo dei genitori.


Quella domenica mattina, con il sole che batteva dietro le imposte, si era sentito attraversare da un'inspiegabile forza d'animo, da un'irrazionale forza di vivere.

Un istinto forte di godere di quel giorno luminoso.

Quando era sceso di sotto sembrava scomparsa anche quell'ombra rabbiosa per la malattia che aveva creato una rottura profonda nel suo corpo e nella sua mente.

Suo padre era rimasto in sospeso, una fetta biscottata a mezz'aria e gli occhi lucidi per quella calma serafica che aveva smussato la razionalità fredda e distaccata del Vale dell'ultimo anno.

Il ragazzo aveva proseguito zoppicando, perché ancora aveva male anche se stava lavorando per far diventare la camminata con la protesi un automatismo, come se avesse ancora tutte e due le gambe. Il silenzio commosso e prolungato di Marco, per, era stato frainteso: Vale si era sentito inadeguato.


E, questa volta, aveva deciso di affrontare il risentimento di petto. Aveva sfregato le dita elettriche sul suo tazzone personalizzato e poi aveva levato sul padre gli occhi traditi e disillusi, un'amarezza di fondo che tradiva anche la sua voce.

"Immagino che non potrò mai essere un orgoglio per te. Non sarai uno di quei padri fieri per i primi calci del figlio ad un pallone, per i pantaloni lunghi che sostituiscono quelli corti quando diventa uomo..."

La voce gli si era incrinata e, di fronte a quella sensazione che il mondo stava festeggiando mentre lui non era stato invitato, Marco gli si era seduto accanto e gli aveva sciolto la mano contratta.

"Sarò fiero per la timidezza dei tuoi primi amori, per la caparbietà con cui continuerai la fisioterapia finché non ti sentirai bene nel tuo corpo, per il sorriso gagliardo e dignitoso con cui ti immagino da sempre con tocco e toga..."

"E se non sarò all'altezza delle tue aspettative?"

"Siamo stati inadeguati soltanto in una cosa, finora: nel sussurrarci il nostro affetto!"


Nora li aveva sorpresi così: ritrovati nel loro abbraccio doloroso e urgente. Sicuro e terapeutico.

Aveva provato una sensazione di consapevolezza: potevano accettare tutto, anche la paura, adesso che erano insieme. I suoi uomini avevano allargato le braccia e l'avevano accolta in quel groviglio di speranza e affetto incondizionato, con il mare calmo e di un azzurro intenso che si snodava all'orizzonte.

Aveva ragione Marco: il modo migliore per elaborare una perdita era il ringraziamento. Ringraziare di aver vissuto qualcosa (e qualcuno) senza disperarsi per averlo perso.

   
 
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