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Autore: Danmel_Faust_Machieri    13/08/2016    1 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di cominciare il capitolo di oggi dobbiamo dire due cose: 
-Innanzitutto ci dispiace di aver saltato il capitolo di settimana scorsa e per scusarci oggi pubblicheremo due capitoli;
-Abbiamo deciso di pubblicare questi ed i futuri capitoi il sabato alle 19:30.
Scusate per il disturbo e vi auguriamo buona lettura.

“Caffè” sussurrò Claudio
“Cosa scusa?” domandò l’amico
“ Caffè; caffeina. Non mi reggo in piedi. Ne ho un disperato bisogno”
“ Non credo esista il caffè in questo mondo” rispose Nicolò
“No, non dirmi questo, per favore” rispose uno sconsolato Claudio, con la mano destra che stava nuovamente grattando la palpebra, scendendo poi fino all’altezza della bocca, per coprire l’ennesimo sbadiglio di quella mattinata.
Si erano lasciati Atres alle spalle qualche ora prima, rifornendosi di qualche provvista per la giornata assieme all’amico Francesco, salvo poi salutarlo alle porte della città, ricordandogli di salutare Lasen e gli altri da parte loro, ma ancora nessuno dei due aveva spiaccicato parola, nonostante la scoperta che i loro amici stessero bene li avesse rallegrati. Quel rapido scambio di battute fu quasi l’unico della giornata. Entrambi erano assorti nei propri pensieri e nessuno dei due voleva sprecare troppo fiato per parlare. Non persero neppure troppo tempo tra pause e battaglie: sapevano di dover guadagnare sui propri amici un intero giorno e meno tempo avrebbero perso tanto più si sarebbero avvicinati a loro. La giornata di marcia fortunatamente non fu faticosa anzi, fu quasi rilassante. La strada era un semplice sentiero di terra battuta che attraversava una sconfinata pianura, ma un grigio cielo nuvoloso consentì ai due di camminare tranquillamente  sempre all’ombra, accelerando il loro arrivo alla terza città. Erano infatti quasi le sei e trenta quando comparvero all’orizzonte le prime ombre degli edifici in territorio sicuro. 
“ Quando arriveremo alla prossima città ci fionderemo in una locanda, senza perdere troppo tempo” esordì in quel momento Nicolò “ abbiamo ancora parecchie provviste, ceniamo in camera con quelle”
“ Una dormita ristorante e domani potremmo svegliarci anche prima, così rosicchiamo qualche ora a quegli altri” completò Claudio 
“ Esattamente. Se non Mangeremo molto inoltre, il cibo che abbiamo ci basterà anche per tutta la giornata di domani. Sarà pochino, ok, ma almeno li raggiungeremo presto, vedrai”
Ed il discorso finì lì. Quella notte, essendo entrambi saliti di un livello dovettero distribuire i propri punti abilità: Nicolò portò Ammaliare al 3 e Fascicoletti al 2.
Mentre Claudio li spese nell’arte del pugnale  portando al livello massimo il colpo potente, ricevendo inoltre un bonus percentuale sulle possibilità di danno critico con l’abilità. Assegnò poi l’ultimo  a passo felpato, portandolo al 3.
Nonostante la stanchezza che lo attanagliava il ladro non riuscì neppure quella notte a chiudere occhio, decidendo così di andare in giro per i frutteti ad iniziare a fare ciò che ci si aspettava dalla sua classe:  rubare. Arrivando in città si era accorto che non c’era nessuno di guardia e, piuttosto che sprecare il tempo a guardare il cielo, avrebbe fatto qualcosa di utile. Utile a lui ed al compagno almeno. Si mosse rapido e silenzioso nella notte, probabilmente se avesse svegliato Nicolò avrebbe cercato di fermarlo, si sporse dalla finestra della locanda e si calò in strada. Muovendosi rasente ai muri in mattone degli edifici e passando per le strade più buie e anonime arrivò fuori dalla città senza che anima viva lo avesse visto, il cuore gli pompava sangue nelle vene. Una volta ai frutteti, poi, si rese conto di non essere l’unico ad aver avuto quell’idea, quella notte. Notò infatti la presenza di almeno altri sette giocatori, coi quali scambiò un rapido cenno di intesa col capo quando le loro vie si incrociarono. Ognuno per la propria strada, nessuno avrebbe detto nulla sull’altro, il fantomatico codice d’onore tra i ladri. Il bottino della nottata fu più che soddisfacente, decise egli stesso di non esagerare coi furti, per non penalizzare gli altri giocatori che non avevano scelto la classe del ladro e che avrebbero dovuto acquistare il cibo. Si sentiva troppo onesto per essere un furfante e ciò lo fece sorridere tra sé e sé. Tornò nella stanza della locanda arrampicandosi sul muro, col cuore che era ancora a mille per la scarica d’adrenalina ricevuta, entrò senza fare rumore mentre il campanile cittadino batteva le tre di notte. Un’altra oretta ed avrebbe svegliato l’amico. Aveva intenzione di essere già in marcia per le quattro e mezza.
Nicolò si rigirò nel letto e schiuse gli occhi per qualche secondo. Si voltò verso il letto dell'amico e non vedendolo pensò "Poi si lamenta che ha sonno… Bah…" si voltò e riprese a dormire.

 Altro giorno, stesso copione. Marcia serrata ma non troppo faticosa, scontri occasionali e facili, pause scarse e brevi. Quel piano iniziava ad andare stretto ai due. Certo, ogni tanto si ritrovavano ad ammirare scorci di panorama mozzafiato, costruiti ad oc per una determinata luce e per una determinata ora del giorno, gli scontri erano un ottimo modo per scaricare la tensione e fare esperienza e trovare oggetti, rispetto al giorno prima parlarono anche, soprattutto Nicolò riservò una bella ramanzina all’amico per ciò che aveva fatto quella notte, ma entrambi sentivano di dover ricercare sfide maggiori. Una volta arrivati all’ultima città avrebbero trovato un modo per arrivare al piano 1, dove sarebbe iniziata la vera fase pericolosa del gioco. Quel giorno lungo il sentiero incontrarono anche parecchi giocatori, ma senza riconoscerne nessuno. Chiesero se avessero visto gente che rispondeva alla descrizione dei loro amici o ragazze dagli occhi eterocromatici, ma nessuno seppe aiutarli. In compenso scoprirono che potevano cambiare i colori dei propri vestiti nelle sartorie delle città, dal momento che incontrarono parecchia gente del loro stesso livello e con gli stessi equipaggiamenti, ma con tinte e dettagli differenti. Informazione interessante, certo, ma che di certo non li aiutava nella loro ricerca.
Erano ormai le sette e tre quarti di sera, o almeno così diceva l’orologio che l’utente Ashel si era impostato in un angolo del proprio HUD data la sua ossessione nel tener sempre sott’occhio il tempo,  quando i due si trovarono di fronte ad una vista spettacolare. Stavano percorrendo ormai da una mezzora un sentiero costiero, sul ciglio di alte scogliere, probabilmente erano quasi arrivati all’ultima città del piano, visto il totale cambio di panorama, quando si ritrovarono a passare attraverso un villaggio abbandonato. Bhe, più che altro erano quattro, cinque edifici in rovina, ma ciò che li fece fermare e li distolse dal loro scopo fu un grande monumento, posto proprio sul ciglio della scogliera. La luce del sole al tramonto, che avvolgeva il blocco pietroso,  dava a tutta la scena una magia particolare, quasi un ricordo di cose perdute. La malinconia che comunicò loro quel luogo venne rinsaldata da uno sconsolato, o forse solamente stanco,  guerriero seduto abbandonato ai piedi del monumento e da una figura femminile che, ammantata nel suo verde completo, scrutava l’orizzonte, quasi stesse aspettando qualcosa…
Fu un momento poetico per i due, che si sedettero contro il muro diroccato della casa più vicina a quel quadro. Non interagirono con nessuno dei due, non volevano rovinare quell’atmosfera. Erano stanchi anche loro, dopo quei due giorni di marcia e, pur sapendo che la città fosse vicina, ancora non si scorgeva all’orizzonte. Decisero quindi di fare una scelta azzardata e di passare la notte fuori dalla zona sicura: in fondo avevano delle mura che li avrebbero protetti, non era troppo freddo e potevano comunque fare dei turni di guardia. Con dei rametti secchi trovati in zona accesero quindi un falò lì vicino, ed iniziarono a cuocervi le carni che avevano droppato i nemici sfidati quel giorno, insaporendole con erbe selvatiche che avevano trovato in giro. Con grande sorpresa dei due, mentre il tramonto cedeva il passo alla notte, alcuni giocatori che passavano per il sentiero lì vicino, forse attirati dall’aroma di carne, chiesero se potevano unirsi a loro, piuttosto che arrivare alla città, offrendo di cedere altre unità di carne o qualche ortaggio. I due accettarono di buon grado la compagnia, più si era e meno pericoli avrebbero corso quella notte, in fondo. Alla fine si ritrovarono in otto ragazzi, a mangiare carne grigliata, patate e insalata, una cena semplice semplice ma ristorante. Parlarono del più e del meno, di cosa avessero intenzione di fare e di come avrebbero affrontato il gioco e risultò che i due erano gli unici che sarebbero andati al piano successivo, gli ospiti avevano infatti intenzione di rimanere a destreggiarsi tra la città iniziale e Rajudai (la quarta città del piano) dato che erano quelle in cui era più facile trovare quest da portare a termine. Si augurarono la buonanotte che era circa mezzanotte ed ovviamente Claudio si offrì per il primo turno di guardia, nonostante facesse fatica a tenere gli occhi aperti. Fu una nottata tranquilla: non si vide nessuna bestia aggirarsi tra le case e le onde che si infrangevano contro le scogliere creavano un dolce rumore di sottofondo, che conciliò il sonno ai ragazzi nelle abitazioni, Claudio spense quasi subito il fuoco; un po’ per non rivelare la loro presenza e un po’ per evitare il classico colpo di sonno che troppo spesso lo coglieva in prossimità di una guizzante fiamma vermiglia. Oltretutto si era sollevata una pungente brezza marina che tenne sveglio il ragazzo. 
Sapeva che erano abbastanza vicini alla città, così decise di non svegliare troppo presto i ragazzi. Sarebbero partiti per le otto, in tutta tranquillità e ben riposati. Chiese solo il cambio a Nicolò verso le quattro dicendogli della decisione appena presa, che trovò l’amico pienamente d’accordo, chiedendogli inoltre di svegliarlo un’oretta dopo, dicendo che un’ora di sonno sarebbe stata più che sufficiente per lui. 
Nicolò osservò il panorama notturno… In quel luogo riaffioravano nella sua mente i versi di Saffo… Li avrebbe trascritti un giorno. Osservò la luna e le stelle poi, i suoi occhi, senza volerlo, andarono ad osservare quei due strani NPC. Il guerriero dormiva nella stessa posizione in cui l'avevano visto la mattina mentre la donna incappucciata era lì, immobile, a fissare il mare. "È strano per un NPC" pensò Nicolò e, dopo essersi assicurato che non ci fossero problemi nell'abbiente circostante la avvicinò e provò a parlare con lei.
"Sai, questo mare mi ricorda luoghi lontani, tempi lontani; altri uomini e altri cieli…"
Le parlò una seconda volta.
"Guardo questo mare e ci vedo specchiato l'uomo… Questo mare, questa apparente monotonia, sempre diversa da se stessa… Il mare è il ritratto dell'uomo, di un uomo che è sempre uguale a se stesso anche se cambia nel tempo… Un giorno questo mare, o forse un altro, venne solcato da una nave… Quella nave ogni anno compiva lo stesso percorso e giunta nel porto le veniva cambiato il pezzo più consumato… Dopo vari anni tutti i pezzi vennero sostituiti… Dimmi, quella nave è ancora quella che solcò il mare per la prima volta?"
In quel momento davanti a Nicolò comparvero tre opzioni: "Sì, è la stessa", "No, è diversa", "Non dire nulla". Optò per la terza.
"Non si può rispondere a questa domanda, è vero… Ma il mare è sempre lui anche se i riflessi delle sue onde ora sono argentei ora sono dorati… Le sue onde quando scompaiono sulla sabbia tornano in lui… Il mare è l'uomo… In quelle onde sono racchiusi i suoi sogni, i suoi destini… L'uomo è sempre uguale a se stesso anche se un giorno gattona a quattro zampe, quello dopo si erge su due e quello dopo ancora arranca con tre… Questo mare ha visto se stesso, ha visto molti uomini varcarlo… Donne di terre lontane sono state sottratte alle loro terre e trascinate nel mare, altre sono state abbandonate su uno scoglio e ce ne fu una… Una che si gettò da una scogliera simile a questa per tornare ad essere una con esso… Si gettò e divenne schiuma… La schiuma che bagna questi lidi e che in queste notti sembra cantare ancora il suo amore lontano… L'uomo è come il mare… Qui è celato ancora il suo sorriso… Il senso dell'uomo è quello dell'onda… Quello di cambiare e restare sempre uguale a se stesso…"
Allora la ragazza tacque. Nicolò provò a parlarle di nuovo ma l'NPC continuava a ripetere l'ultimo dialogo. Lo ascoltò più volte e insieme ascoltò il cullare delle onde. Passò così il suo turno di guardia avvolto dal mare, dal cielo e da un canto più antico di quello che sembrava.
Guardò l'orario: era ora di svegliare Claudio.
Prima che il gruppo riprese il cammino, il bardo, memore del discorso che aveva sentito quella sera, avvicinò l'amico e gli disse "Perché non provi a parlare con quella donna?"
Claudio si voltò a vedere di nuovo quel quadro meraviglioso "No…" sorrise "A me basta questo" e si voltò iniziando a proseguire.

La città comparve loro verso le dieci di quel mattino, presentandosi all’improvviso subito dopo una brusca curva sul sentiero, che continuava scendendo lungo la roccia ed arrivava alle porte della città, edificata in un’insenatura tra due scogliere. Si intuiva fin dal lontano che quella era una città straordinariamente viva,con case di marmo bianco che ricordavano edifici arabi, un grande porto con un viavai continuo di navi in movimento e tantissime altre attraccate.  Ci misero una decina di minuti abbondante per arrivare effettivamente in città, ma una volta tra le mura furono sommersi da un’ondata di profumi esotici che fecero rabbrividire Claudio al solo pensiero delle miriadi di spezie che avrebbe sicuramente trovato tra i banchi di quella che identificarono subito come la via del bazar, ma vennero anche colpiti dalle centinaia di persone che potevano vedere guardandosi in torno. 
“ Dobbiamo decidere cosa fare!” gridò Nicolò, per sovrastare gli schiamazzi dei banditori
“ Suggerirei di trovare una locanda” rispose Claudio “almeno distribuiamo i punti abilità ottenuti col level up di questa mattina”
“ Hai un’idea di dove dovremmo andare?”
“Anzitutto fuori da questo baccano!” ed i due imboccarono la prima stradina laterale in cui si imbatterono. Era una via stretta rispetto alla precedente, ma larga abbastanza per consentire ad alcuni mercanti meno ricchi di esporre le proprie merci in bancarelle di fortuna. I due iniziarono a camminare.
“ Dicevamo: ora che si fa?” riprese Nicolò 
“ Allora, anzitutto spuntino” ed allungo rapido una mano verso una cesta piena di frutti strani, delle dimensioni di una prugna, ma dalla colorazione nero pece. Nicolò lo accusò con gli occhi, ma ricevette come risposta un sorrisetto innocente ed uno dei due frutti. Il bardo lo guardò storto, ma sorrise a sua volta ed accettò il regalo.
Claudio iniziò a giocherellale lanciando in aria il proprio frutto “ Allora, premettendo che questa città mi piace, suggerirei di camminare un po’. Così esploriamo un po’ la mappa, troviamo la nostra locanda, cerchiamo un modo per cambiare di piano e magari troviamo una qualche quest facile facile. Che ne dici?”
“ Mh, buona! Ottima scelta” disse l’amico, addentando il frutto
“ Mi riferivo al planning, simpaticone” 
“ Mh, può andare, si dai” rispose con la bocca piena Nicolò 
Claudio roteò gli occhi, sperava in una maggiore attenzione da parte dell’amico. Ma non gli diede troppo peso e, dopo aver annusato il proprio frutto, lo addentò.

La loro esplorazione non fu così fortunata, dato che appena usciti dalla viuzza si imbatterono subito in una locanda, rinviando al pomeriggio l’esplorazione di quella vivissima città. Claudio ne fu un po’ deluso, voleva ributtarsi subito nella calca del bazar e cercare le più disparate spezie, ma d’altro canto sapeva che quella non sarebbe stata una situazione congeniale all’amico ed accettò di buon grado di chiudersi qualche ora in camera. Distribuirono i punti abilità: Claudio investì due punti in “lingua sciolta” ed uno nell’abilità del pugnale “fendente triplo”, tre colpi che avevano un’elevata  possibilità di causare il malus sanguinamento all’avversario; Nicolò ebbe modo di portare Fascicoletti al 3 e, resistendo alla tentazione di sbloccare l'abilità successiva (ossia l'abilità che gli avrebbe permesso di costruire fogli e pergamene) sbloccò al grado uno l'abilità Pozioni semplici nell' "Area di Competenza" Alchimia, e gli incantesimi del dominio di Darkness di livello 2: Cerchio Oscuro (Magia in grado di creare una zona circolare del raggio di 5 metri in grado di tenere alla larga mostri appartenenti al dominio della Lighting) e Tocco Oscuro (in grado di danneggiare i nemici toccandoli con il catalizzatore). 
Uscirono nuovamente nel pomeriggio, vagando per la grande città senza una meta precisa, ma fu un pomeriggio fallimentare. Chiesero ad altri giocatori, agli NPC, cercarono sui manifesti affissi ai muri informazioni su come lasciare il piano, ma non riuscirono a scoprire nulla. Non trovarono nessuno che sapesse qualcosa dei loro amici né di Luna, sembrava quasi che nessuno di loro fosse transitato per quella città, e ciò iniziava ad infastidire Claudio. Non poterono neppure svolgere nessuna quest, dato che erano tutti incarichi da svolgere il giorno seguente. Tornarono rassegnati in locanda in tarda serata ed ordinarono una scodella di zuppa di legumi ed una caraffa di vino. Consumarono il proprio cibo in silenzio, amareggiati per la deludente giornata appena trascorsa ed andarono a coricarsi. O almeno, Nicolò riuscì ad addormentarsi, mentre dopo l’ennesima ora passata a rigirarsi tra le morbide coperte il ladro decise di uscire a prendere un po’ d’aria. Altro tetto, stesso cielo stellato, stessa identica sfera pallida. Il ragazzo era stanco morto, ripromise a sé stesso che la notte successiva avrebbe dormito, ma per il momento era steso ad occhi chiusi su un freddo tetto in pietra, assonnato ma incapace di addormentarsi. La notifica di un messaggio lo fece sobbalzare. Era Phones.
“ Buona sera Ashel, come procede la tua ricerca? Sai, ho sentito dire che a Rajudai c’è un magnifico edificio, nei pressi della piazza centrale, il momento migliore per visitarlo è di mattina.fuori è uno splendore, ma dentro è ancora meglio! Facci un salto, in fondo questo gioco è fatto per essere vissuto, non per una speedrun;)” 
“Quel ragazzo dovrebbe spiegarmi un paio di cosette, la prossima volta che ci incontriamo” sorrise e stendersi sul tetto, sgombrando la mente da ogni pensiero e concentrandosi unicamente sul sibilo del vento che si stava alzando.

Quando la mattina seguente Claudio portò l’amico al posto che gli aveva consigliato Phones, ma entrambi si sentirono un po’ presi in giro. Certo, l’edificio era grandioso, possente, un enorme blocco di pietra bianca con arzigogolate guglie e rifiniture in oro, bassorilievi di vivaci scene di mare e statue che ricordavano quelle greche classiche poste ad adornare un vivace giardino con fiori colorati, alberi possenti e uno stagno popolato da qualche pesciolino rosso, il tutto protetto da un recinto in ferro battuto che poggiava su un muretto dello stesso materiale dell’edificio principale.
L’unico problema era che il cancello principale era chiuso, e non trovavano alcun altro modo per entrare. Certo, si poteva scavalcare, ma quasi sicuramente anche il portone era chiuso, rendendo impossibile l’ingresso. Stavano per andarsene, quando un NPC dai lineamenti arabi comparve da un angolo del giardino ed iniziò un dialogo con loro
“ I signori desiderano?” fece quello, con una parlata marcatamente araba
Nicolò provò a parlare con l'NPC.
“ Capisco… vedete, i signori dovrebbero sapere che questo luogo è riservato, non è accessibile a tutti.” Fece una pausa “ Vi chiedo cortesemente di andarvene, quindi”
“ Probabilmente bisogna insistere un po'" disse il ragazzo senza scoraggiarsi e provò nuovamente a parlare.
“Capisco… vedete, i signori dovrebbero sapere che questo luogo è riservato, non è accessibile a tutti. Vi chiedo cortesemente di andarvene, quindi”
"Probabilmente un bel po'…" provò per la terza volta.
“Capisco… vedete, i signori dovrebbero sapere che questo luogo è riservato, non è accessibile a tutti. Vi chiedo cortesemente di andarvene, quindi”
“ Aaah” Nicolò si rivolse all’amico “ niente, dialogo automatico. Sarà un luogo accessibile solo a determinate condizioni”
“Già… questo luogo è riservato, non è accessibile a tutti ” ripeté Claudio imitando goffamente la parlata dell’NPC 
“ Ahahah, già. Ma chissà a quali…” rifletté Nicolò
Claudio fissò l’edificio “ Ma che stupido!” gridò il ladro “ a queste!” ed interagì con quel personaggio che, una volta finita la richiesta di Claudio di entrare, aprì il cancello
Nicolò lo guardò stupito “ ma che cazz …”
“ La collanina di Phones!” trillò esaltato l’amico “questa è la biblioteca dell’evento del secondo giorno Nicolò!”

L’interno della biblioteca era immenso, file sconfinate di libri andavano a prendere il proprio posto su un elevatissimo numero di scaffali, mensole, librerie, ma se ne potevano scorgerne tantissimi anche ammucchiati a terra, in colonne alte quasi due metri. Erano tutti catalogati, suddivisi anzitutto tra tomi creati per il gioco stesso e libri realmente esistenti, distribuiti rispettivamente sul lato destro e su quello sinistro dell’immensa e unica sala dell’edificio. Si diressero inizialmente entrambi tra i volumi a destra, ma appena Nicolò, già perso nel suo mondo shockato dall’immenso quantitativo di libri conservati tra quelle mura, scorse in lontananza le parole “classici italiani” abbandonò l’amico, per crogiolarsi tra le pagine dei suoi amati letterati. Consapevole di aver perso il compagno finché non sarebbe andato a prenderlo per le orecchie e lo avrebbe trascinato fuori da quel luogo a forza, Claudio si immerse subito nei libri, alla ricerca di un modo per lasciare il primo piano. Ma nonostante la sua buona volontà nel concentrarsi su un soargomento, il ragazzo iniziò a divorare libri sulle meccaniche di gioco. Scoprì così della possibilità di utilizzare armi non convenzionali alle classi come, ad esempio, un ranger che si specializza in alti livelli di forgiatura riesca ad utilizzare come arma da battaglia un martello da fabbro. O un mago che si specializza in sartoria riesca a combattere con gli stiletti. Scoprì in oltre l’esistenza di una meccanica di gioco veramente interessante e particolare, che permetteva la distribuzione dei valori nei tre parametri “alti”, ovvero quelli che con la classe scelta si sviluppavano maggiormente, non come la statistica principale, certo, ma che raggiungevano comunque livelli alti. Infatti delle 10 caratteristiche ogni classe ne portava una a livelli irraggiungibili dalle altre, tre a ottimi livelli, tre nella media e tre le teneva a livelli bassi. Lui, essendo un ladro, lesse che aveva come statistica con potenziale massimo “agilità”, ma poteva raggiungere buoni livelli anche in altre tre, che non erano però specificate. Ecco, in un determinato momento di gioco, in un luogo specifico del piano 27,  avrebbe potuto decidere di abbassare e alzare questi tre parametri arbitrariamente, mantenendo comunque la loro somma invariata e a patto che nessuna delle tre statistiche si fosse avvicinata troppo né a quella dal potenziale maggiore, ma nemmeno a quelle dal potenziale medio. Lesse inoltre che sarebbe stata una meccanica attivabile una sola volta. 
Il giorno continuava a trascorrere e Claudio  resosi conto che, sebbene non gli sarebbe affatto dispiaciuto, non avrebbe potuto passare troppo tempo in quel mare cartaceo decise che avrebbe letto ancora un paio di volumi. Decise di documentarsi sulla gestione del famiglio che avrebbe sicuramente ottenuto, non per necessità, ma per capriccio e sulla storia di quel mondo. Un racconto colse immediatamente la sua attenzione, intitolato “ Le origini del nostro grande sovrano”. Lesse la storia di come l’attuale sovrano di quel mondo, che risiedeva al piano 35, fosse salito al potere. 
Narrava di un giovane di estrazione popolare, particolarmente dotato al combattimento, che grazie ai sacrifici dei genitori riuscì a comprarsi l’equipaggiamento necessario per entrare nelle truppe dell’esercito. Questo giovane fece una rapida carriera prima tra i ranghi dei combattenti, mietendo vittime nelle continue guerre che il monarca dichiarava ai popoli degli altri piani, in quanto un tempo questi erano completamente e tranquillamente visitabili, poi  uno dei generali più fidati del monarca, talmente fidato che nonostante le sue umili origini il re gli affidò la mano della figlia, garantendogli il ruolo di erede del regno. Il giorno della morte del monarca, appena dopo un mese dalle nozze della figlia, durante l’incoronazione il nuovo sovrano venne definito “ il re del popolo” dagli ammiratori, mentre “ il re contadino” da coloro che non vedevano di buon occhio la scelta del vecchio re. Il nuovo regnante conquistò subito la fiducia dei suoi sudditi e portò avanti le incessanti battaglie del predecessore, inanellando un’impressionante serie di successi ed espandendo il proprio dominio oltre ogni limite umano, edificando il regno più grande dalla fine dell’epoca buia. I suoi nemici lo consideravano la reincarnazione di una divinità malevola che era scesa sulla terra in tempi remoti, che aveva portato alla rovina il genere umano e di cui ogni testimonianza si era persa nella decadenza dell’epoca buia.
Claudio cercò di tenere a mente più cose possibili, in modo da riferirle a Nicolò non appena lo avesse portato fuori dal trip letterario che si stava facendo; c’erano troppe cose che lo incuriosivano: il re contadino, l’epoca buia, la divinità malvagia, quando fossero avvenuti quei fatti, tantissimi dettagli che aveva colto leggendo le pagine di quel libro. Doveva sapere cosa fosse successo in quel mondo, era sicuro che anche Nicolò, che ora si stava aggirando estasiato per le file di libri di poesia ottocentesca, sarebbe morto dalla curiosità di ricostruire una storia nascosta in giro per quel mondo virtuale e sapeva che insieme sarebbero riusciti a scoprirla. O almeno che avrebbero scoperto qualcosa di più sull’epoca buia, ciò che più di ogni altra cosa lo interessava.

A quel punto un clamore assurdo proveniente dalla strada destò i due ragazzi e li fece sollevare repentinamente dai libri che stavano leggendo, fecendoli ricongiungere  al centro della biblioteca
“ Cos’è successo?” chiese un allarmato Nicolò 
“ Non lo so, ci conviene andare a controllare”
“ Certo” fece Nicolò “ma non credo sia un pericolo. Questa è una zona sicura, in fondo”
“ Hai ragione, non c’è motivo di allarmarsi troppo” si rilassò e chiese all’amico, sorridendo “hai finito coi tuoi deliri letterali?”
“ No, non finirò mai” rispose quello, con uno sbrilluccichio sinistro negli occhi “ ma non possiamo neppure stare qui troppo tempo, lo so. Tu, hai scoperto cose utili?”
“ Si, te ne parlerò dopo. Purtroppo però ancora non so come lasciare questo piano. So che la risposta è in  questa città, ne sono certo. Se neppure oggi per le strade scopriremo qualcosa domani torneremo qui e lo troveremo una risposta”
“ Scusate se interrompo i signori” l’NPC che li aveva fatti entrare comparve all’improvviso “ ma temo che ciò non sia possibile. La biblioteca è visitabile solo a distanza di 20 giorni” poi aggiunse “questi,però, sono alcuni piccoli omaggi per i signori. Al  signore che non sarebbe potuto entrare doniamo una delle collane necessaria all’accesso in questo magico luogo” poi si rivolse a Claudio “ mentre per il signor Ashel, possessore della collana della biblioteca, doniamo una replica del libro per la cura dei famigli, in modo che la possa aiutare a curarsi al meglio del suo futuro compagno”
I due, rimasti a bocca aperta, accettarono di buon grado i doni e senza fare troppe domande  li misero subito nei propri inventari, dirigendosi poi a passo spedito fuori dalla biblioteca, per capire quale diamine fosse la causa di quegli schiamazzi.
   
 
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