-La morte di Giovanna d'Arco-
(Hermann Anton Stilke)
{Theme: Yerevan, L. Einaudi}
[https://www.youtube.com/watch?v=mnO4htQRI5w]
Fisso
il quadro, con un'espressione rapita.
Gli altri sono già più avanti, non si
sono soffermati su “La Morte di Giovanna d'Arco”.
Vuoi che l'autore, un certo Hermann, un
pittore romantico tedesco, non è molto conosciuto, vuoi che
forse
Giovanna non ha avuto dalla Storia i suoi meriti, o almeno non
subito.
C'è Giovanna che sta per essere
bruciata in mezzo a una piazza.
È in primo piano, l'attenzione
l'attira tutta lei.
La cosa strana è che non guarda
l'osservatore, ma leggermente in alto.
...Mi avvicino al quadro, senza una
reale ragione, senza sapere veramente perché lo sto facendo.
Ma lo faccio.
Ignorando gli avvertimenti delle
guardie e delle guide, sfioro la tela, che subito muta.
Sembra diventare liquida, scorrevole
come acqua, reagisce al mio tocco prendendomi con dolcezza e
trasportarmi lontano...
E di colpo, la
luce.
Vengo trascinata nel luogo ritratto
dal quadro, vedo la scena come la vedrebbe un angelo: in alto, di
fronte a Giovanna, che sta lì, fiera, ad affrontare le sue
ultime
ore di vita con una certa tranquillità.
Ammirevole.
Tutto sembra essere avvolto da
un'atmosfera onirica: sento rumori, suoni, voci, parole, discorsi, ma
attutiti come da un muro fatto da ovatta.
Ci siamo solo io e lei.
E lei mi guarda, e colgo nel suo
sguardo una leggera sorpresa. Mi ha notata.
-...Giovanna?-
Lei continua a guardarmi con curiosità, mi rendo conto che non ho pronunciato nessuna parola. Ho solo formulato un pensiero. Forse non mi ha sentita.
-Non ti ho mai udita. Sei una nuova voce?-
Ecco. Mi ha
sentita, e mi ha inviato
anche una risposta. Sempre sottoforma di pensiero, ovvio.
Il tempo sembra essersi fermato solo
per noi due. Mi chiedo il perché di questo fenomeno, ma
evidentemente per certi fenomeni non ci sono spiegazioni. O almeno,
spiegazioni comprensibili alla mente umana.
-No! Cioè... non penso di essere un'apparizione. O almeno credo. Non lo so, sinceramente. Non so più chi sono...-
-Male, male. Non devi mai dimenticare te stessa. Perché, stanne certa, il mondo non lo dimenticherà-
Non so cosa
rispondere. La guardo,
il suo viso traspira una certa severità. Ma non quella
severità
maligna, piuttosto lo sguardo di un maestro che rimprovera un piccolo
alunno.
Eppure, la stanno per bruciare al
rogo. E non è spaventata.
-Gli Inglesi ti stanno per bruciare. Ti hanno condannato come eretica. Ma perché i Francesi non ti hanno ripresa? Non era possibile un riscatto?-
-Lo avrebbero potuto fare, certo. Ma la Francia è debole, e non ha intenzione di rischiare per una contadinella che considerano un'esaltata. Il mio stesso re, quel re che ho portato a Reims per farlo incoronare-
-Sembri triste. Noto malinconia nel tuo volto. Non ti senti tradita? I tuoi carcerieri ti hanno pure venduta agli Inglesi, che ti hanno processata. Non potevi ritirare tutte le tue dichiarazioni per aver salva la vita?-
-E
perché? Tanto mi avrebbero
eliminata lo stesso. E poi mi hai sentita prima.
Io non ho dimenticato me stessa. Non
ho mai voluto ritrattare. Sono stata ferma nelle mie convinzioni,
dall'inizio alla fine. Non ho dimenticato chi sono, né del
compito
che il Signore mi ha affidata-
-Il Signore? Intendi le voci?-
-Loro erano solo le sue messaggere. Tu sembri una di loro, solo che, ehehe, loro non fanno tutte queste domande. Sei divertente-
E' strano sentirla ridere e vederla sorridere, in quella tragica situazione. Però è spontanea, anche in quei gesti. Ispira fiducia.
-Parlami di loro, ti prego. Non le sento. Sono attorno a me, vero? Cosa dicono, e dicevano, per convincerti a compiere quello che hai compiuto?-
-Non le senti
perché sei
concentrata solo su di me, mentre dovresti aprire loro la mente. Forse
avrai paura, come la ho avuta
io quando sentì la voce dell'Arcangelo Michele a dodici anni.
Ora che ci penso, tu sei più
grande. Potresti essere più forte di quella bimba che ero
allora-
-Continua, ti prego. Più ne so, più pronta sarò appena le ascolterò-
-Giusto. Acuta
osservazione. Loro...
prima arrivò Michele, l'angelo. Poi santa Caterina e santa
Margherita. E tutte mi chiedevano una cosa: libera Orléans,
Giovanna, libera la Francia dagli Inglesi! Sono riuscita a convincere
un
comandante che, certo del mio futuro successo, mi ha aiutata
mandandomi dal duca di Lorena. Il fratellastro di Charles VII
però
mi diede solo un cavallo, un po' di soldi, e parole
d'incoraggiamento.
Null'altro.-
-Ma non si parlava anche di una profezia? Quella ti ha aiutata parecchio-
-Oh, certo, la
profezia. Le voci me
l'avevano anticipata, forse è a causa di quella che hanno
scelto
proprio me. Una fanciulla proveniente dalla regione della Lorena che
salva il regno perduto di Francia... sembra una di quelle storie
irlandesi o inglesi che parla di un eroe che, quando la nazione
è in
pericolo, si risveglia e corre in suo aiuto.
Le voci però previdero tutto:
m'incoraggiarono, mi convinsero a continuare.
Qualcuno ha cominciato a credermi, e
il comandante di prima, Baudricourt, mi ha fornita di una piccola
scorta per raggiungere Carlo VII, che risiedeva a Chinon.
Lui in verità era dapprima molto
sospettoso verso di me e le voci.
Mi ha sottoposta anche a una prova
teologica!
I teologi di Poitiers, i miei
giudici, appurarono che io e le messaggere di Dio non eravamo
contrarie alla fede cattolica. E vorrei ben vedere! Noi francesi non
siamo così stupidi da bruciare una donna ispirata dal
Signore, non
come certi inglesi!
E... e poi, certo, ho radunato un
piccolo esercito e mi sono mossa verso Orléans.-
-E poi? E poi? Ne sei uscita vittoriosa, da quanto ricordo-
-Ma
perché mi poni domande, se sai
già la mia storia?
Oh, no, non rispondermi, piccolo
spiritello, suppongo che tu voglia sentire il racconto direttamente
da chi lo ha vissuto.
Ebbene. Il viaggio è stato
durissimo, ma io e le mie voci abbiamo tenuto duro
e ce
l'abbiamo fatta. Abbiamo conquistato Orlèans! Io, Dio e il
piccolo
esercito!
Chi lo avrebbe mai detto?-
-Difatti è stato un successo inaspettato, strepitoso-
-Già.
Da quel momento in poi, il
popolo francese si è convinto che io sono la ragazza della
profezia.
La Pulzella d'Orlèans, mi chiamano. Peccato che questi
maledetti
d'Inglesi mi hanno condannata per via delle mie dolci vocette.
Dicono che sono del Diavolo.
Ah, gli eretici sono loro, con le
loro blasfemie!
Certo, questa per loro è solo una
scusa per eliminarmi. Per farmi fuori e demoralizzare la Francia.
Ma noi, a differenza loro, siamo
forti. Io sono pronta a morire per la patria. Sicuramente i Francesi
non perderanno tempo a piangermi e continueranno quello che ho
lasciato incompiuto.
D'altronde, le voci mi rassicurano
che sarà così. E loro non possono sbagliare-
-Le voci? Ancora non riesco a sentirle. Potresti parlarmi di loro?-
-Oh, ma certo. Non
mi sembri un
angelo, se no le avresti già sentite e sapresti
già tutto su di me.
Però... non sembri neanche troppo
umana. È la prima volta che qualcuno mi ascolta seriamente
in merito
alle mie compagne eteree.
Stammi a sentire, mia cara.
Alcuni dicono che sono pazza, o sono
malata.
Pazza non sono, ne sono sicura. I
pazzi non fanno mai del bene, no? Al massimo non fanno nulla di
grave, ma niente di più.
In quanto alla malattia, non so, non
ho mai sentito qualcosa di strano in me. Mi sento a posto, mi
sento... sana. No, non penso di essere malata solo perché
sento
delle voci che mi rimbombano nel cranio.
Loro all'inizio mettono ansia,
spaventano e spesso sono incomprensibili. Sembra quasi che vogliano
farti del male. Ma se si comincia a dialogare con
loro, a comprenderle, a provare a sentirle e ad ascoltare
ciò che
dicono, si possono fare cose molto belle. Come è capitato a
me. Loro spesso ci indicano una via, nel
mio caso una via di fede. Arrivò, come ti ho detto prima,
l'angelo quando avevo tra i dodici e i tredici anni, in un pomeriggio
uguale a tanti altri, mentre riposavo dopo una corsa con i miei
amici.
Mi disse che lo aveva mandato Dio
per guidarmi.
“Sono una povera ragazza che
non sa né guerreggiare né filare”
risposi con molta umiltà,
all'epoca.
Ma Michele mi rassicurò,
spiegandomi del perché della sua visita e che “Verranno
a te
Santa Caterina e Santa Margherita. Opera come ti consigliano,
perché
loro sono mandate per consigliarti e guidarti e tu crederai a quanto
esse ti diranno”. E così fu.
Poi vennero le altre voci, poco a
poco, che continuavano a sussurrarmi che ero figlia di Dio e che
dovevo compiere il suo volere.
In seguito, Michele venne anche di
notte, e man mano le sue parole divennero più chiare. Una
notte
finalmente mi mandò il messaggio più chiaro di
tutti: “Devi
abbandonare tutti, madre, padre, fratelli e amici e servire il regno
di Francia come soldato e come condottiero di eserciti”.
Il resto già lo sai.-
-Sai, da dove provengo io
l'ascoltare
voci non udibili da altri è un sintomo di una malattia
psichica,
chiamata schizofrenia. A volte può essere piuttosto grave.
Però tu mi hai detto che non ti senti
strana o diversa, solo che percepisci le voci dei messaggeri di Dio.
E in effetti ho letto tempo fa un
articolo su due donne che avevano sintomi simili ai tuoi. Loro
però
non reputavano le voci una cosa diabolica o malata, piuttosto hanno
cercato di familiarizzarci e a provare che il semplice udire delle
voci non sia un sintomo di qualcosa di più grave-
-Ottimo. Queste cose mi allietano il cuore. E ci sono riuscite?-
-Non del tutto. Una di loro
ha perfino
provato a sostenere che la schizofrenia non esista, ma non aveva con
sé prove scientificamente valide. Per cui, sotto questo
aspetto, non
ha concluso nulla.
La nota positiva è che ora conducono
una vita più o meno normale. Si sono perfino laureate-
-Laureate? Mi stai dicendo che nel tuo mondo le donne possono studiare?-
Il suo viso s'illumina d'immenso di fronte a questa notizia. Per un momento mi sono dimenticata in che periodo storico mi trovo, dove era disdicevole addirittura che una donna portasse abiti maschili, figuriamoci se si metteva a studiare.
-Sì, Giovanna, nel mio presente noi femmine possiamo studiare al pari dei maschi e abbiamo le loro stesse opportunità. Certo, c'è molto da combattere, ci sono state, ci sono e ci saranno altre Giovanna d'Arco in altri conflitti. C'è ancora tanta strada da percorrere: siamo come una grossa e vecchia tartaruga che percorre un percorso lunghissimo. Ma lentamente, molto lentamente, poco a poco ci avviciniamo lentamente alla fine di questo percorso-
D'un tratto, mi
sento sollevare
verso l'alto. Lo spostamento è quasi impercettibile, ma
è costante.
Tanto da rendermi conto che ora la visuale è cambiata: per
guardarmi, Giovanna deve alzare gli occhi al cielo.
I suoi occhi... ora sì che brillano.
Brillano di quella che è una delle più grandi
forze dell'anima:
speranza.
-Te ne stai andando, angelo mio. È stato un piacere parlare con te, mi serviva proprio qualcuno a cui raccontare delle mie voci che non mi prendesse per pazza! E, nello stesso tempo, hai riacceso in me l'unico fuoco che, invece di uccidermi, mi dà vita. Ma dimmi un'ultima cosa: nel tuo presente, io cosa sono? Chi sarò per le generazioni future? Una ragazza sedotta dal diavolo o una pia donna dedita solo al bene della patria?-
-Come altri grandi nella storia che si inimicheranno la Chiesa, ci vorrà del tempo prima che le tue accuse saranno gettate alle spalle, riconoscendole come errori. Sarai fatta santa e beata, su questo non devi temere. Verrai ricordata come un'eroina che ha voluto rompere le tradizioni rispettandole al tempo stesso-
Quelle parole ben
presto vennero
confuse da altre voci: più alte, più basse, voci
di donne, di
uomini e bambini.
Le voci. Finalmente le sento.
Esse mi circondano come tanti
colori, trasparenti come acqua. La mia voce si perde tra esse, ma
fino all'ultima parola suona ancora cristallina.
-Giovanna...-
-Và insieme a loro, non ti faranno del male. Ti riporteranno a casa. Non aver timore delle voci, mia cara...-
-Joanne! Mi chiamo Joanne!-
Eccolo, l'ultimo
sorriso, radioso e
puro, della sua vita.
Penso che sia un'ulteriore gioia,
per lei, parlare a una voce con un nome simile al suo.
Forse la sua ultima gioia, ma che
importa, a lei va bene così.
Il tempo riprende a scorrere, e vedo
un uomo avanzare verso la pira con una torcia accesa.
Ma Giovanna non ci fa caso, lei
guarda in alto, serena e innocente; guarda una delle sue voci
ritornare al luogo da cui era partita solo per ascoltarla e alleviare
le sue inquietudini.
Le voci, i colori che le
rappresentano, si chiudono su di me in un caotico ordine, frenetico e
al tempo stesso calmante.
E mi trasportano in alto, sempre più
in alto.
Le voci...
Sbatto gli occhi,
perplessa. Sono di fronte al quadro.
Le guide guidano e le guardie guardano,
senza curarsi di me.
Tutto sembra normale.
La mia classe è poco lontana.
Guardo l'ora, non è passato neanche un
minuto. Ho sognato?
Alzo lo sguardo verso il quadro.
Giovanna sul rogo guarda poco più in alto, non
l'osservatore, con la
bocca semiaperta.
E d'un tratto capisco.