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Autore: nikita82roma    17/08/2016    3 recensioni
La storia ricomincia qualche giorno dopo la fine degli eventi di The Memory Remains. Sembrava che l'azione congiunta di Gibbs e di Noah avesse portato tranquillità nella vita di Ziva e Tony ed invece non sarà così. Qualcuno, ancora una volta, tornerà dal passato perchè vuole una cosa che Ziva conosce molto bene: Vendetta. Si salveranno da soli o avranno bisogno di un aiuto inaspettato? Ma nel loro passato ci sono altre cose ancora rimaste in sospeso e arriveranno tutte a turbare una serenità che si illudevano di aver raggiunto, aprendo vecchie ferite e procurandole nuove, ma soprattutto obbligandoli a fare i conti con se stessi e le proprie paure e con la propria capacità di sopportare il dolore fisico e mentale. Long TIVA
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '3 Years Later'
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… There she goes in front of me
Take my life and set me free again
We’ll make a memory out of it
Holy road is at my back
Don’t look on, take me back again
We’ll make a memory out of it   …

 

- Ziva! 
Abby mi aveva chiamato poco prima per raggiungerla in laboratorio. Erano passate poco più di 24 ore da quando le avevo dato il campione da esaminare.
- Allora novità?
- Sì, cioè no.
- Abby! Sì o no? - Le chiesi indispettita dal suo prendere tempo quando io volevo arrivare subito al sodo. Era la cosa che più mi infastidiva del suo carattere ed io ero particolarmente suscettibile in quei giorno. Lei sbuffò notando la mia particolare poca propensione alle chiacchiere
- Sì ho finito i test. Li ho fatti due volte, per sicurezza, cercando fino alle parentele di terzo livello. No perchè non c’è niente. Nulla. Zero. Nessuno presente negli archivi di nessuna agenzia, esercito o altri corpi militari può essere ricondotto al tuo campione, fino a parenti di terzo grado.
Sbattei una mano sul tavolo per la frustrazione. Abby mi abbracciò comprensiva e ricambiai il gesto. Un po' di calore umano faceva era quello di cui avevo bisogno. Non avevo niente e la mia unica idea era stata un buco nell’acqua.

Risalii al mio piano e nel corridoio sentii le ruote della carrozzina di Dani seguirmi.
- Sei ancora qui?
- Il caso di Rivkin è molto importante per l’agenzia. - ci fermammo a parlare lì.
- Non siete nemmeno sicuri che sia qui, non ricordo poi che per prassi il vice direttore seguisse certi casi.
- Sono cambiate alcune cose, Ziva.
- Evidentemente. - feci per andarmene ma lui mi richiamò - Dobbiamo parlare.
- Non credo Dani.
- Sì Ziva, è importante. 
Lo conoscevo troppo bene. Non avrebbe desistito. Gli feci cenno di seguirmi, c’era una stanza vuota ed andammo lì. Presi una sedia e mi misi davanti a lui.
- Allora? - gli chiesi impaziente - Di cosa dovevi parlarmi?
- Torna in Israele.
- Ti ho già dato la mia risposta.
- Veramente no, Ziva. Con Tony catturato non sappiamo da chi e per cosa, anche tu sei un bersaglio. Anche Nathan lo è. Vuoi questo per lui? Vuoi che sia un bersaglio già alla sua età?
- No. Ma non voglio nemmeno obbligarlo ad un infanzia di continui spostamenti in nome della sicurezza. So cosa significa. Non voglio questo per il futuro di mio figlio.
- Vuoi un futuro per tuo figlio, Ziva?
- Dani come ti permetti?
- Di dirti la verità? Di farti guardare in faccia la realtà delle cose? Non sei solo tu, non più. Devi fare la scelta migliore Ziva.
- E sarebbe tornare in Israele secondo te? È lasciare qui mio marito rapito chissà da chi o perché?
- Ci stanno lavorando. E lui cosa pensi ti direbbe? Di mettere al sicuro come prima cosa Nathan e te. E vostra figlia. O no?
- Che ne sai tu di cosa mi direbbe Tony? Sicuramente non di tornare in Israele.
- Oh sì se è la cosa che ti farebbe essere al sicuro.
- Tu non conosci Tony.
- Ma sono un padre. E so cosa farei per volere mia figlia al sicuro, anche portarla nel posto che odio di più, se fossi certo che lì sarebbe ben protetta. 

Nathan dopo i dinosauri aveva una nuova passione da qualche giorno: i supereroi. 
- Proteggono i buoni - diceva lui - come te e papà
Ogni volta che lo diceva era una fitta al cuore. Nathan ormai non chiedeva quasi più di Tony, nè quando sarebbe tornato nè perchè non era lì. Eravamo tornati ad un anno prima, come se suo padre fosse stato solo una parentesi in quei mesi. Ero io che gli parlavo di lui, dicendogli che lo avevo sentito e che lo salutava ma stava facendo una missione super segreta, come i supereroi
Bussarono alla porta e quando andai ad aprire rimasi stupita dell’uomo che trovai davanti
- Cosa ci fai tu qui?
- Vorrei parlarti, Ziva, posso?
Raphael Rivkin era davanti a me e chiedeva di entrare a casa mia. Acconsentii, portai Nathan in camera sua a giocare e lo feci accomodare.
- Cosa vuoi Raphael?
- Parlarti, te l’ho detto. Da soli.
- Dimmi, allora. Ti ascolto. 
Raphael si alzò cominciando a camminare nervosamente davanti ai divani.
- Io non credo che dietro al rapimento di Tony ci sia Gabriel. - lo disse guardandomi negli occhi con preoccupazione e pura - Lui non lo avrebbe mai rapito, non per farsi consegnare i carichi sequestrati, non per fare affari con quella gente. Se lui avesse Tony fra le mani lo avrebbe ucciso, subito e ti avrebbe mandato il cadavere di tuo marito con i suoi saluti. Lo sai anche tu Ziva.
Il mio silenzio gli fece capire che ero d’accordo con lui. Quella storia non aveva senso, da nessun punto di vista.
- Ziva, c’è qualcun altro o qualcos’altro dietro tutto questo. Non so cosa, ma non è il modo di agire di Gabriel, io lo conosco.
- Perché dovrei fidarmi di te, Raphael?
- Perché quello che fanno i nostri fratelli non può essere una nostra colpa e tu lo dovresti sapere bene. Io voglio solo che tutto questo finisca. Michael è morto. Gabriel è destinato a fare la stessa fine e spero solo che venga fermato prima di fare altre vittime inutili. Lui è ossessionato da te e DiNozzo, da quando Michael è morto. Sai quanto amasse nostro fratello.
- Lo so. E tu sai quanto ancora mi dispiace per quello che è successo con Michael, non doveva finire così.
- Lo so. Ma quando Gabriel ha saputo di te e l’agente DiNozzo… - era imbarazzato a parlarmi e lo ero anche io.
- Non può essere questa una colpa. - provai a giustificarmi 
- Non lo è. Non sono qui per farti sentire in colpa. Voglio solo dirti di stare attenta. C’è qualcuno o qualcosa che sta manovrando tutto. Non so perchè.
- Il Mossad?
- Non lo so. Ma non siamo noi a gestire questa storia. 
- Degas mi ha detto che dovrei andare in Israele, sarei più al sicuro lì e sarebbe più facile prendere tuo fratello se provasse ad avvicinarmi.
- È vero. È giusto.
- Quindi anche tu pensi che dovrei farlo. 
- Non te lo posso dire io. Tu sei capace di decidere da sola cosa è meglio per te e per i tuoi figli. - usava le stesse parole di Degas. 
- Ti ha mandato Dani? Sii sincero Raphael. - gli chiesi infine
- No. Non sa che sono qui e non sapevo nemmeno che te lo avesse chiesto. Lui non sembra fidarsi molto di me.
- Dovrei farlo io?
- Lo spero Ziva. - la sua voce era amareggiata ed il suo sguardo sincero.
- Raphael, grazie.
- Di cosa?
- Di avermi detto quello che pensi. Dei tuoi dubbi. Sono gli stessi miei e non so più di chi devo fidarmi.
- Fidati di te stessa, Ziva. - fece una pausa - e del tuo capo.
- Di Glover?
- No, di Gibbs. Lui ti vuole bene, si vede da come parla di te. Ora devo andare. Ti prego non dire a nessuno che sono venuto da te.


————————————

 

- Signore?
- Dimmi agente Cooleman
- Raphael Rivkin è appena uscito da casa di Ziva.
- Era solo?
- Sì. Degas pensa che lui sospetti qualcosa.
- Fate in modo di accelerare le cose. 

 

————————————

 

Appena entrati in casa fu impossibile fermare Nathan. Scese le scale di corsa urlando mentre io lo aspettavo vicino alla porta che dava allo scantinato. Dopo poco vidi salire Gibbs con mio figlio in braccio ed una piccola barca di legno. Mi sorrise mentre lo rimetteva a terra e subito andava a buttarsi su uno dei suoi divani, senza fare troppi complimenti. Non mi piaceva che si comportasse così e lo stavo per riprendere ma prima di aprire bocca uno sguardo di Gibbs mi bloccò. Era fin troppo indulgente con lui, ogni volta, ma si piacevano, evidentemente da subito.
Andò a preparare una tazza di tè per me ed un caffè per lui, ci sedemmo anche noi sul divano davanti a dove Nathan navigava con la sua barchetta creando mondi immaginari.
- Scusa per l’invasione - gli dissi indicando mio figlio che aveva buttato le scarpe in giro e stava sdraiato a giocare sul sofà. 
- Non c’è bisogno che ti scusi, perché sei qui?
- Non lo immagini?
- Non c’è bisogno di immaginarlo, lo so.
- E allora perché me lo chiedi?
- Voglio sentirlo da te.
- Non so più di chi fidarmi. - Tirai fuori amaramente. Gibbs mi guardò, invitandomi ad andare avanti - Mi dispiace per come mi sono comportata, mi dispiace aver dubitato di Tony, non pensavo quello che ho detto.
Gibbs continuava a non parlare.
- Gibbs! Dì qualcosa! - Dissi a voce più alta, tanto che Nathan si voltò a guardarmi preoccupato 
- Cosa vuoi da me ora?
- Dimmi cosa devo fare. Non so di chi fidarmi, forse di nessuno a parte te. Questa storia Gibbs non mi convince, per niente. Prima tu e Tony andate in Israele e sparite per fare non so quale missione e tornate ridotti malissimo. Poi Tony prima va a fare non so quale missione da solo e non dice nulla, poi con Glover e il nuovo arrivato e guarda caso loro tornano senza nemmeno un graffio e Tony viene rapito. Nel frattempo arriva il Mossad e sembra che non aspettasse altro che questa cosa.
- Perché pensi che io ne sappia di più Ziva?
- Non lo penso, lo spero. Non può esserci Rivkin dietro tutto questo. Non sarebbe nel suo stile, non lavorerebbe con i somali, lo ucciderebbero solo per le sue origini, lo sai anche tu Gibbs.
- Vai avanti Ziva…
- Degas mi ha detto di andare in Israele, che per me è più sicuro, soprattutto adesso. 
- Cosa pensi di fare?
- Non lo so.
- Dovresti andare. - Mi disse infine molto calmo mentre sorseggiava il caffè ed io che avevo la tazza di tè alla bocca per poco non mi strozzai.
- Cosa?
- Dovresti andare. - Ripetè con altrettanta calma.
- Perché?
- Perché sarebbe giusto, è più sicuro.
- Ti fidi di Degas, Gibbs?
- Dovresti essere tu a dirmi se ti fidi di lui, visto quello che avete passato.
- Te lo ha detto lui?
- Certe cose si sanno, se si vogliono sapere.
- Era nella mia squadra. Ci avevano fatto un’imboscata. Lui si era accorto di quell’autobomba, urlò di allontanarci corremmo via il più velocemente possibile, riparandoci dietro un muro di fortuna. Lui si buttò letteralmente sopra di me, facendomi scudo, il pezzo di una lamiera si conficcò nella sua schiena, provocandogli una lesione spinale. Mi ha salvato la vita, probabilmente, ma è rimasto paralizzato.
- Ti senti in colpa?
- No, mi sento in imbarazzo. Perché lui lo ha fatto non perché ero il suo capo squadra o una sua compagna d’armi. Lo ha fatto perché era innamorato di me e credo non abbia mai accettato pienamente il fatto che non era ricambiato. Questo non c’era nei fascicoli, vero? - Sorrisi amaramente.
- No, questo no.
- È venuto Raphael Rivkin a casa mia. Anche lui è convinto che non ci sia suo fratello dietro questa storia e non lo ha detto per difenderlo.
- Ti fidi di lui, Ziva?
- Te l’ho detto, non mi fido di nessuno, ma tu meglio di chiunque altro puoi sapere quanto i fratelli posso essere diversi. Tu ti sei fidato di me, nonostante Ari.
- Credo anche io che non ci sia Rivkin dietro tutto questo. - Disse con estrema calma Gibbs. - Sicuramente c’è qualcuno che ci sta manovrando per altri scopi, ma non so nè chi nè cosa. - Bevve un altro sorso di caffè - E nemmeno perché, Ziva.
- Cosa sai, Gibbs. E’ importante per me saperlo.
- Dopo che hai catturato Arlan Gadi è stato preso in custodia direttamente dalla CIA, ci hanno chiesto di collaborare e di tenerti fuori. Per questo non mi sono opposto al tuo cambio di squadra, anche Vance era d’accorto e ci hanno suggerito la squadra di Glover, stava facendo delle missioni per le quali le tue capacità sarebbero state molto ben sfruttate.
- Sì, intercettare comunicazioni molto da me… - sputai fuori
- Non potendo andare sul campo, non c’è nessuno che abbia la tua conoscenza di lingue ed abitudini di quelle persone. - Sospirai guardando altrove, intanto Nathan si era quasi addormentato, mi faceva tenerezza vederlo così. Gibbs si accorse che non lo stavo più ascoltando presa da vedere mio figlio, l’unica cosa bella che al momento mi rimaneva. Poi tornai a prestare attenzione a lui
- Sono stati sempre loro a darci le informazioni su Rivkin. Alcune erano buone, abbiamo preso alcuni suoi uomini, ma non parlano, però abbiamo trovato molte informazioni durante alcune perquisizioni.
- Vere o costruite Gibbs? Il Mossad non è nuovo a fare queste cose.
- Non tutte vere a quanto pare, ma alcune sì.
- Perché allora dici che dovrei andare in Israele?
- Se vogliono tenerti lontana lì lo saresti. E saresti sicuramente al sicuro, soprattutto ora che non c’è nemmeno Tony. 
- Tony mi proteggeva?
- Più di quanto pensi, Ziva. Non so oltre Rivkin se ci sia altro dietro, ma di sicuro Rivkin vuole ucciderti e di sicuro c’è chi sta facendo qualcosa per proteggerti e tenerti lontano da questa storia. Il nostro contatto alla CIA era convinto che se DiNozzo ti fosse stato lontano, Rivkin sentiva di aver vinto, per questo mi ha detto di riportarti la sua fede.
Stavo faticando a tenere le lacrime. In quel momento avrei soltanto voluto muovermi, fare qualcosa cercarlo. Guardai Gibbs negli occhi, lui mi bloccò il braccio con una stretta forte.
- Vai Ziva. Non rendere vano tutto quello che DiNozzo stava facendo.
- E Tony Gibbs?
- Ti giuro Ziva, lo troveremo.

 

————

 

Erano passati altri giorni. Provavo a tenere i conti con i pasti che mi portavano. Ogni tre pasti contavo un giorno. Avevo capito che ero arrivato di pomeriggio perché il pasto successivo che mi portarono era una colazione, quindi se non avevo dormito per molto tempo prima di svegliarmi ero lì da 5 giorni. Stavo impazzendo, non avevo niente da fare. Quando uno degli uomini che mi tenevano prigioniero entrò provai  a parlare con lui, ma non disse una parola. Mi lasciò come sempre il pasto e della biancheria pulita. Erano in tre che si alternavano per venire da me. Vestiti identici, ma studiavo le loro andature. Solitamente non parlavano, lo aveva fatto solo quello del primo giorno. In quella che doveva essere la sera del quinto giorno, fu proprio lui a tornare e a parlare. Avevo la gola secca, quasi atrofizzata credevo, dopo giorni di assoluto silenzio.
- Non le vogliamo fare del male Agente DiNozzo.
- Quanto dovrò stare ancora qui?
- Non lo so, non dipende da noi. Dipende dai suoi amici.
- Non libereranno mai dei terroristi per salvarmi la vita.
- Chi le dice che noi vogliamo dei terroristi liberi, Agente DiNozzo?

 

—————

 

- Signore
- Dimmi Degas
- Mi ha appena chiamato Ziva.
- Ebbene?
- Ha parlato con Gibbs, senza saperlo ci è stato utile ed ha fatto il nostro gioco. Verrà a Tel Aviv.
- Perfetto. Date inizio alla fase due. Lui deve morire. Non c’è altra soluzione.

 

 

 

NOTE: Il ritardo è enorme, lo so. Non avrei voluto e mi dispiace. Spero che i prossimi capitoli riuscirò a farli più rapidamente, perché poi ho una grande parte di storia successiva già pronta.
So che è ancora tutto misterioso, ma deve essere così, anche se alcuni pezzi si stanno delineando, forse.
L’interrogativo ora è, chi è il lui che deve morire?

   
 
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