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Autore: Lady Of The Flowers    17/08/2016    2 recensioni
Un gruppo di amici in vacanza insieme al mare e un amore (quasi) impossibile.
Matthew Bellamy è il tipico ragazzo che non ama legarsi, cinico e orgoglioso; Gwen Morrissey, la sua migliore amica da una vita. Qualcosa presto cambierà il loro rapporto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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STORIA IMPOSSIBILE


Matt


Una volta sulla riva del mare, lontano dalla calca di gente che ballava, gridava e saltava a destra e a manca, mi sentii quasi come rinascere. Tolsi sneakers e calze, immersi i piedi nell’acqua fresca della notte e mi accesi una sigaretta per godermi quell’attimo di solitudine – perché sapevo bene che, da lì a qualche minuto, si sarebbe sicuramente presentato qualche mio amico a chiedermi che cosa mi fosse preso e perché me ne fossi andato così, proprio quando la situazione si stava facendo più scatenata e interessante, proprio quando Amy aveva deciso di strusciarmi il suo culo sul pacco e anche piuttosto insistentemente. Matt, ma ce la fai?! Già li sentivo. Ridacchiai tra me e me. Era da un po’ che la bionda mi ronzava intorno e che io facevo lo scemo con lei, ma mi stava succedendo qualcosa, qualcosa che non mi era mai capitato prima: all’alba dei miei 23 anni, forse mi stavo innamorando. Io. Proprio io che, fino a quel giorno, il massimo dei sentimenti che avevo provato per una ragazza era un discreto affetto per le sue tette. Comunque sì, credevo di starmi innamorando e lo sentivo, perché stavo proprio male ed era una cosa diversa dal solito; non ero ancora certo che fosse amore, speravo ancora fosse solo una folle attrazione fisica, e poi stavo anche sì perdendo la testa per la persona più sbagliata sulla faccia della terra. Per…
«Matt!» Un colpo apoplettico mi avrebbe fatto meno male di quella voce, giuro.
Mi voltai e con la sigaretta tra le labbra accennai un sorriso. Era lei. Perché proprio lei? Dov’era Dom? Alex? Eric? Qualsiasi altra persona sulla faccia della terra? Ma no, pensai, così è più divertente, vero, stupida entità che stai lassù e ti fai delle grasse risate alla faccia mia?
«Gwen.»
Proprio per lei stavo uscendo pazzo. La mia migliore amica. Dall’asilo. Che stava insieme a uno dei miei migliori amici. Ormai da tre anni a questa parte. Che voglia di tirarmi un colpo.
Quanto ero rimasto da solo? Due minuti? Neanche il tempo di finire una sigaretta.
Si avvicinò. «Cosa fai qui tutto solo? Ti sei per caso offeso perché Amy ha deciso di fare un po’ di preliminari prima di sbattertela in faccia?» Rise.
Scoppiai a ridere anche io. «Offesissimo!» Mentre risi il fumo le andò dritto in faccia, scosse la mano per farlo andare via, ma ormai i suoi occhi erano diventati lucidi e l’azzurro era ancora più acceso.
In realtà l’unico motivo per cui avevo deciso di allontanarmi era lei. Guardare le labbra di Jessie aspirarle la faccia mi stava causando un attimo di disgusto e una non gradevole sensazione alla bocca dello stomaco. Gelosia, credo. E né io né il mio amico laggiù stavamo dando molta attenzione ad Amy e al suo culo, quindi tanto valeva dissociarsi dalla situazione per un attimo e prendere un respiro.
«No, sul serio» Disse. «Sei scappato, tutto ok?» Si era fatta seria e io non avevo voglia di un discorso serio, soprattutto non volevo dirle il perché.
«Ma tu non stavi mica cercando di avere un bambino con Jessie, circa due minuti fa?»
«Mmm no, mi sa che quello eri tu con Amy.» Rispose acida, ma divertita.
«Non voglio diventare zio così giovane.» Mi lamentai.
«Nemmeno io.»
«No, infatti tu diventerai madre.» Ridacchiai.
«Oddio, piantala di dire stronzate!» Mi diede uno spintone e la sigaretta, ormai quasi finita, cadde in acqua. Guardai il mozzicone venir trascinato via dalla corrente e poi alzai lo sguardo su Gwen.
«Non mi guardare così, dai! Non ho fatto apposta!» Disse preoccupata e dispiaciuta. «Poi era quasi finita! Non fare lo-» Non fece in tempo a finire la frase che l’avevo già tirata su di peso e stavo correndo dentro l’acqua.
«Stronzoooo!» Urlò lei, picchiandomi i pugni sulla schiena. Io ridevo.
Mi fermai quando avevo l’acqua appena sopra alle ginocchia. Gwen era avvinghiata stretta al mio collo e cercava di non scivolare.
«Non fare il cretino, Bellamy.» Mi disse piano nell’orecchio. Un brivido partì da lì e mi percorse la schiena. Cercai di non farci caso.
«Dovrei farlo.» Risposi, allargando le braccia che poco prima erano intorno al suo corpo. «Così magari impareresti finalmente a non spingere quando ti arrabbi.» Lei strinse ancora di più la presa attorno al mio collo per tirarsi su e le gambe dietro la schiena.
«Non mollarmi, ti prego! Giuro che non lo faccio più!
Ti insulterò e basta, ma le mani le terrò posto! Prometto!» Disse preoccupata.
Mi stavo divertendo. Non avevo ancora deciso se buttarla in acqua o no. Sentire il suo corpo caldo contro il mio era una sensazione piuttosto piacevole.
«E’ da quando abbiamo cinque anni che mi dici che non lo farai più…» Le feci notare.
«Evidentemente è da quando abbiamo cinque anni che fai lo stronzo!» Rispose.
E quella fu l’ultima cosa che disse prima che mi lasciassi cadere nell’oceano con lei. Teneva le braccia e le gambe così strette attorno a me che non sarei riuscito a staccarla, quindi, dopo quella dichiarazione di guerra, l’unica cosa che avrei potuto fare era lanciarmi dentro anche io. E così feci. Sott’acqua riuscì a tirarmi un calcio sul ginocchio e quando riemersi mi ritrovai le sue mani intorno al collo.
«Io ti ammazzo!» Gridava dimenandosi. «Stupido deficiente!»
Quando riuscì a staccarle le mani, corsi sulla spiaggia per riprendere fiato e poi mi voltai verso di lei. Non so se si accorse di come la guardai in quel momento, ma io me la stavo davvero divorando con gli occhi. Veniva piano verso di me, strizzandosi i capelli bagnati e ormai lunghi fino sotto al seno con quel vestito bianco - che popolerà per sempre i miei sogni erotici –, adesso trasparente, appiccicato al suo corpo perfetto. Mi accorsi dopo poco che non portava il reggiseno e dovetti fare appello a tutta la mia forza di volontà per non fissare proprio in quel punto.
Avrei voluto essere una mosca per vedere il tutto da fuori. Un cretino incantato e con la bava alla bocca che guardava una Venere meravigliosa uscire dall’acqua. Uno scena pietosa, insomma.
Una volta di fronte a me mi guardò dritto negli occhi e sussurrò: «un giorno o l’altro ti uccido, sappilo» e mi diede un altro spintone. Io indietreggiai un po’, ma lei mi si lanciò ancora contro e cademmo a terra. Lasciai perdere il dolore provocato dalla botta, solo perché le uniche cose su cui riuscivo a concentrarmi in quel momento erano le sue labbra a pochi centimentri dal mio viso e il suo seno contro il mio corpo.
«Dio, che voglia di soffocarti qui seduta stante.» Disse, mettendomi ancora le mani al collo.
Dio, che voglia di baciare quelle labbra rosa… era l’unica cosa che avrei potuto rispondere.
«Guarda come cazzo devo andare in giro conciata adesso!» Si tirò su, rimanendo ancora a cavalcioni sopra di me e mostrandomi il vestito bagnato – il mio sguardo, per quanto cercai di trattenermi, cadde inevitabilmente sulle sue tette -, subito dopo lei lanciò un urletto. Immediatamente si coprì con un braccio. «Oltre che stronzo sei anche cretino!» Squittì. «Sono praticamente nuda e nemmeno me lo dici?! Poi cosa mi guardi le tette?» Mi diede un pugno sulla spalle e io scoppiai a ridere. Ridevo, ma speravo solo che non si accorgesse dei miei pantaloni che si erano fatti più stretti sotto al suo peso.
«Non ti ammazzo di botte solo perché sei carino quando ridi.» Disse, passandomi la mano libera tra i capelli bagnati. «Però me la pagherai, e anche cara.» Si alzò e si tirò giù il vestito che si era alzato sui fianchi. Lanciai un’occhiata veloce e riuscii a vedere il tanga che portava sotto.
Dio mio. I pantaloni mi stavano esplodendo. Il mio cervello mi ricordò che era la mia migliore amica e che di solito non era giusto e normale fare pensieri del genere su di lei. Il mio apparato genitale, nonostante tutto, non era assolutamente d’accordo. Ciò mi fece sperare fosse solo attrazione fisica.
Mi misi a sedere e lei si voltò a guardarmi.
«Beh? Rimani lì così? I tuoi vestiti sono pieni di sabbia.» Constatò.
Non era decisamente il caso di alzarsi vista la situazione là in basso.
«Fra poco vado di sopra e mi cambio.» Risposi.
«Mi accompagni? Direi che non posso andare in giro così.»
«Perché no? Sai quanti apprezzerebbero?» Risi, facendole l’occhiolino. Io per primo.
Inclinò la testa da un lato e mi lanciò un’occhiata che diceva tutto.
«Dai, accompagnami in camera, così poi torniamo alla festa tutti e due.» Disse poi.
Mi tese una mano, io le tirai una leggera sberla e mi alzai da solo. Contai poi sul fatto che c’era poca luce e che lei non mi avrebbe mai guardato ad altezza cavallo dei pantaloni.
«Sgarbato. Sei proprio sgarbato.» Ridacchiò lei.
Ci avviammo verso l’hotel. Passammo vicino al casino e notai con la coda dell’occhio Amy che ci guardava. Di fianco a lei c’erano Dom e Jessie, lei tirò una gomitata a Jessie e ci indicò. Lui di tutta risposta fece spallucce e si girò dall’altra parte a parlare con una ragazza. Incredibile quanto poco gliene fregasse di Gwen o quanto si fidasse di me. Io forse qualche dubbio me lo sarei fatto venire al suo posto. Mi sentii un po’ una merda ad aver fatto quei pensieri sulla mia migliore amica. Ma quando arrivammo in ascensore e vidi quanto era bella il tutto riprese di nuovo.
«Ho un po’ freddo.» Disse.
«Se non fossi venuta a rompermi le palle saresti ancora asciutta.»
«Se tu non fossi uno stronzo, vorrai dire.» Gracchiò.
«Un punto per te, Morrissey.» Le diedi un colpetto sulla spalle.
«Quindi come mai eri là tutto solo?» Chiese.
Cristo, non si arrendeva. Intanto le porte dell’ascensore si aprirono sul nostro piano. Io ero in una stanza con Dom in fondo al corridoio, lei con la sua amica Lola poco più avanti da dove eravamo scesi. Feci finta di non aver sentito e mi avviai verso camera mia.
«Cinque minuti e io sono pronto.» Dissi. «Ti aspetto qui fuori?»
Lei mi guardò male. «Fai come vuoi.» Rispose e fece per andarsene.
Mi sentii un po’ in colpa, così mi inventai qualcosa. «Ero da solo perché avevo bisogno di respirare un attimo, tutto quel gin mi ha dato un po’ alla testa e dovevo riprendermi. Se no col cavolo che più tardi sarei riuscito a centrare il buco di Amy!» Urlai, quando lei era già quasi davanti alla camera.
Si girò e scoppiò a ridere. «Sei proprio un cretino, Matt!» Disse, prima di entrare e chiudere la porta. La sentii continuare a ridere anche una volta dentro.
Quant’è carina, pensai, ma poi scossi le spalle come per scacciare quello stupido pensiero.
Andai in camera mia per cambiarmi, ero completamente fradicio. Avrei dovuto anche farmi una doccia a dirla tutta. I capelli erano pieni di sale, come anche tutto il resto del corpo, così mi spogliai e mi sciacquai. Una volta fuori dalla doccia non feci in tempo ad allacciarmi l’asciugamano intorno alla vita che sentii dei colpi alla porta. Pensai potesse essere Dom, ma poi mi dissi che non era sicuramente lui perché le chiavi ce le aveva.
«Chi è che rompe?» Chiesi mentre mi infilavo un paio di boxer.
Ancora due colpi. Andai ad aprire. Davanti a me trovai Amy, decisamente più ubriaca di come l’avevo lasciata, che mi si lanciò addosso. La afferrai per la vita per tenerla su. Risi.
«Cosa ci fai qui, biondina?» Le dissi e lei puntò gli occhi nei miei.
«Mi piace quando mi chiami biondina…» Mi rispose vicino all’orecchio e prese a mordermi il lobo.
Avevo capito benissimo cosa era venuta a fare. Mi afferrò il viso tra le mani e mi diede un bacio, poi un altro, dischiuse le labbra e così feci anche io, le lingue si incontrarono. Diede un calcio alla porta e mi spinse verso il letto per poi mettersi a cavalcioni sopra di me. Pensai a Gwen, le avevo detto di trovarci per tornare giù insieme. Pensai alla sua risata. Se si sarebbe arrabbiata o meno. Ma poi pensai anche che non era la mia ragazza e che non avrei dovuto darle nessuna spiegazione. Avevo tra le braccia una donna che non aspettava altro che fare sesso con me, quale metodo migliore per togliermi dalla testa Gwen e gli strani pensieri degli ultimi giorni?
Amy si sfilò il vestito e si tolse il reggiseno. Poi mi abbassò i pantaloni e l’ultima cosa che ricordo erano le sue labbra e la sua bocca calda attorno a me e le sue unghie piantate nella pancia.

Un’ora e mezza dopo guardai la sveglia sul comodino. Le 2.17 di notte. Di Dom ancora nemmeno l’ombra, in compenso Amy dormiva di fianco a me, il solo lenzuolo a coprirle il corpo nudo.
Non riuscivo a dormire. Ero stanco, ma il mio cervello non voleva spegnersi. Chiudevo gli occhi per cercare di addormentarmi, ma lo stronzo sapeva solo mandarmi in loop l’immagine di Gwen che usciva dall’acqua con quel vestito ormai trasparente completamente appiccicato al corpo. Finivo poi per vedere le sue labbra a pochi centimetri dalle mie e sentivo le farfalle nello stomaco. Le farfalle nello stomaco, ragazzi. C’era davvero qualcosa che non andava. Ero seriamente preoccupato.

Dopo quasi due ore passate a tentare di dormire, presi il telefono che stava sul comodino per fare un giro su qualche social. Ma avevo due messaggi.

Sono venuta davanti alla tua camera, stavo per bussare, ma le urla di piacere che risuonavano mi hanno fatto cambiare idea. Sei davvero un fuoriclasse, Bells. G.

Sto riuscendo a fare ubriacare Lola come si deve. Stasera mi diverto. Se non torno sai perché. Dom.

Sorrisi soffocando un risata per non svegliare Amy.
Quindi Gwen mi aveva sentito. Anzi, più che altro aveva sentito Amy.
Il “sei davvero un fuoriclasse” mi fece ridere. Dovresti provarmi, pensai. Cazzo, pensai subito dopo. Mi morsi la lingua come se l’avessi detto. Non sapevo se arrendermi all’idea che mi piacesse parecchio o cercare con tutto me stesso di farmela passare. Magari portarmela a letto avrebbe risolto la situazione. Nel senso che avrei di certo capito che non ne ero innamorato ma avevo avuto, fino a quel momento, solamente una voglia pazza di scoparmela. C’erano però troppe complicazioni. Avrei sicuramente rovinato la nostra amicizia e quella con Jessie e beh, anche il loro rapporto. Poi chi me lo assicurava che lei avrebbe accettato di farsi scopare dal suo migliore amico? Nessuno. Era tutto una cretinata.
Amy si schiacciò contro di me e mi cinse la vita con il suo braccio. Stavamo esagerando. Speravo che la mattina dopo non si sarebbe svegliata con qualche strana idea in testa, del tipo che saremmo dovuti stare insieme per sempre o cose del genere. Scopamici, senza problemi, ma tutto il resto di contorno, no grazie.
Risposi ai messaggi, prima a Dom e poi a Gwen.

Lola non te la dà neanche se piangi, sfigato.

Potevi unirti. Quante volte ancora dovrò insegnarti ad approffitare delle situazioni?

Poco dopo, finalmente il mio cervello decise di darmi un po’ di pace e si spense. Mi addormentai.



Ciao a tutti/e.
Innanzitutto, vorrei ringraziare chi ha letto o anche solo aperto la fic per darle un'occhiata.
Mi piacerebbe davvero molto conoscere il vostro parere, anche solo due righe, almeno per sapere se qualcuno è interessato. Ci tengo molto a questa storia e il secondo capitolo, volendo, sarebbe anche già pronto.
I nomi (solo quelli! non l'aspetto fisico) di Matt e Dom sono ispirati ai miei adorati Muse, Matthew Bellamy e Dominic Howard.
Attendo con ansia un riscontro.
A presto (spero!) e buone vacanze a tutti.

Lady Of The Flowers


   
 
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