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Autore: LaVampy    18/08/2016    2 recensioni
Un piccolo Max Lightwood alle prese con la magia, con la famiglia e con l'arrivo di un nuovo fratello. *spoiler* delle Cronache dell'Accademia. e spoiler " La signora della mezzanotte"
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Max Lightwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Malec's family'
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“Stai dicendo seriamente” chiese allibito Magnus.

“No per Lilith, ma sei serio?”

“Mi stai forse prendendo in giro?”

“Io non capisco cosa ci sia in quel cervello che non funzioni oggi”, continuò.

“Smettetela di urlare bambini, mi state facendo venire più mal di testa di quello che ho già”, disse lo stregone posando la mano sulla tempia.

Il bellissimo colorito dello stregone, solitamente caramello, era diventato quasi bianco.

Alec temette che per un attimo lo stregone morisse di crepacuore.

Si che il compagno spesso era un ottimo attore, e che Alec spesso si facesse abbindolare solo per non avere inutili discussioni, ma questa volta sembrava veramente sull’orlo di una crisi di nervi. Non l’aveva mai visto così. Beh, quando Max gli aveva rovinato tutti i glitter ci era andato vicino ma questo superava le aspettative del cacciatore.

Rivolse nuovamente uno sguardo omicida al cacciatore, non poteva aver detto quella frase. Non senza consultarlo e non davanti ai bambini, non poteva averlo fatto.

Aveva trasformato persone e nascosti in posaceneri per molto meno.

Alec nel frattempo aveva mandato due bambini festosi ed urlanti in camera per preparare tutto. Max aveva già iniziato la lista di cose da portare, mentre Rafe sollevava gli occhi al cielo.

“Fratellino, se continui ad aggiungere cose, dovremmo portarci dietro quindici valigie” diceva infatti Rafe con tono autoritario di fratello maggiore.

“Magnus, forse è il caso che tu ti sieda un attimo” disse Alec preoccupato.

“Dimmi che stavi scherzando Alexander” chiese ancora lo stregone, appoggiandosi al divano e accettando il bicchiere di acqua che gli porgeva il compagno.

“No Magnus, non sono mai stato più serio in vita mia. E’ un esperienza che cambia la vita, soprattutto ai bambini” disse Alec.

“Lo immaginavo” commento il più grande, schioccando le dita e facendo divenire il bicchiere di acqua un cocktail superalcolico.

“Magnus sono le 08.30 di mattina, non cr…” disse Alec, ma fu interrotto da un’ occhiata dello stregone.

“E comunque non c’è bisogno di fare tante storie Magnus. Puoi sempre rimanere a casa. Non partiamo mica per la guerra. Ogni tanto non so chi dei tre sia il bambino” disse esasperato indicando la stanza dei figli.

Ovviamente lo stregone, punto sul vivo, si alterò visibilmente.

“No, adesso è pure colpa mia? Quale parte di Famiglia Lightwood-Bane non ti è chiara, e quindi ti ha fatto prendere questa assurda decisione senza consultarmi?”.

Forse se gli avesse tirato uno schiaffo, Alec avrebbe sentito meno male.

“Io.. io… non.. e.. che.. mi … maledizione” disse balbettando Alec, rosso in viso, come nei primi anni in cui si frequentavano.

Poi tirando un sospiro si alzò e si diresse in camera dei bambini. “Hai ragione ho sbagliato, gli dico che non si fa nulla”. E quello sembrò smuovere qualcosa nello stregone. Che schioccando le dita bloccò il cacciatore e lo riportò vicino al divano.

“Bane per l’Angelo non farlo mai più. Avevi promesso di non usare mai più i blocchi su di me” disse Alec, riprendendo fiato.

“Ah si, come del resto avevamo stabilito che le decisioni si prendono in due” disse letale l’altro. Si osservarono negli occhi per qualche minuto senza proferire parola. Entrambi convinti di essere nel giusto.

“Max, papà sta litigando con Magnus” disse Rafe, spiando da dietro alla porta.

“Papà Magnus non sembra entusiasta di quello che gli ha detto Papà Alec” continuò il piccolo cacciatore.

“Max, per Lilith, ma mi stai ascoltando?” disse Rafe lanciando il cuscino al fratello.

“Eh….che c’è dimmi” rispose irritato.

“Papà litiga” disse semplicemente Rafe, facendo rabbrividire Max.

L’ultima volta che i due avevano litigato si erano ritrovati in camera Magnus e lo stregone durante la notte aveva pianto silenziosamente, e non era stato bello.

“Dobbiamo fare qualcosa. Subito” disse Max.

“Senti mi dispiace. Quando ha chiamato Jace, ho pensato che fosse una bella idea, non credevo ti arrabbiassi così tanto” disse lentamente Alec, scandendo le parole come se parlasse ai bambini. “Non credevo di scatenare in te questa rabbia”.

“L’ultima volta che ho passato del tempo in quel modo, ero all’inferno e ho quasi rischiato di morire” disse lo stregone con fare melodrammatico. Facendo gelare il sangue al cacciatore, per un attimo, al ricordo di quell’anno buio.

“Oh per l’Angelo Magnus, non facciamo paragoni stupidi, sei il solito esagerato. Non ti ho detto di andare all’inferno.” disse Alec riprendendosi dallo shock del ricordo.

“Ho solo detto che avremmo fatto campeggio per una settimana, senza utilizzare magia, per insegnare ai bambini cosa vuol dire vivere in armonia con la natura” continuò il cacciatore alzando gli occhi al cielo.

“Siamo cacciatori e siamo stregoni. Non siamo stupidissime fate” disse lo stregone. “E comunque per me sarà peggio dell’inferno. Una settimana senza magia, dormendo in un sacco a pelo per terra. Se non è l’inferno quello”.

“Quindi?” chiese Alec al compagno.

“Ti odio” disse ormai vinto.

“Andiamo in campeggio” urlarono i bambini dalla camera da letto, battendo le mani.

“Piccoli mostri, siete una famiglia di piccoli mostri” disse lo stregone sorridendo.

“E la prossima volta che prendi una decisione senza consultarmi, passerai una settimana senza arco.” disse Magnus avvicinandosi ad Alec.

“Una…settimana… senza… arco. Per l’Angelo Magnus.  NO!” disse Alec rabbrividendo.

“Oh si, caro. Farò in modo che il tuo arco venga trasferito in un nido di ragni” disse sorridendo lo stregone.
 
 
 La mattina dopo partirono per il campeggio, ognuno con in spalla il proprio zaino,  con dentro sacco a pelo, e vestiti di ricambio. Gli uomini del gruppo invece oltre a quello avevano le tende.

Tutti avevano qualcosa, tranne Magnus.

“Vi onoro della mia presenza, in questo incubo, non porterò nulla, non intendo rovinarmi le unghie per voi!” disse infatti quella mattina mentre Jace, Simon e Alec sistemavano la loro roba.

“Il solito nullafacente” disse Jace.

Un lampo blu lo colpì alla spalla, senza fargli male. Un piccolo avvertimento. Lo stregone non era dell’umore per le battutine del finto biondo.

“Finitela subito, dobbiamo convivere una settimana, riuscite per una sola e ripeto una SOLA settimana a vivere in tregua?. Fatelo per i bambini” disse Alec.

“Jace?” domandò Alec. E ricevette un ringhio che Alec tradusse come Si va bene ho capito lo faccio solo ed esclusivamente per i bambini.

“Magnus?” allora chiese girando dal compagno. “Okay” ricevette solo come risposta.

Benissimo pensò il cacciatore. Parabatai e Compagno offeso. Per L’Angelo aiutaci te!

Ormai a metà strada, Max rincorreva ogni insetto, spiegando a Rafe il nome. Rafe invece aveva preparato per tutti un bastone per appoggiarsi.

“Manca ancora molto?” chiese Magnus, scacciando una zanzara dal suo viso. “No Papà, siamo quasi arrivati” disse Rafe allegro.

“Speriamo” disse esausto.

“Papà perché sei stanco che non stai portando nulla?” chiese Max. E a rispondere fu Jace. “ Perché Papà non fa un metro senza far apparire un portale”, ma fu ammunito da Alec prima che potesse finire la Frase.

“Jace per favore” disse Clary, “evitiamo di far scoppiare una lite”.

“Uffa” rispose offeso il biondo.

Arrivarono alla radura dopo un paio di ore. Era un posto incantevole sotto ad una cascata. Estasiati i bambini avevano chiesto se potessero fare il bagno. E gli fu promesso che dopo aver allestito il campo tutti avrebbero potuto farlo.

“Intendi metterti in costume qui davanti a tutti” disse Magnus, sottovoce affinchè lo sentisse solo Alec.

“Non intendo fare il bagno vestito, se mi stai chiedendo quello” rispose il compagno. “Senti Magnus se devi essere nervoso così e geloso, ti prego, torna in accademia, staremo via solo una settimana ”, disse Alec. “Non ho detto quello” rispose piccato lo stregone andando dai bambini.

“Ciao Papà” disse Rafe osservando l’adulto. “ Ci dai una mano con la tenda?” chiese. “ certo” rispose , “Ma non ho la minima idea di come fare”. “Tranquillo Papà fai quello che ti diciamo noi” e lo stregone si rilassò.

Alec osservava il compagno, concentrato nella realizzazione della tenda, e fu felice di vedere il compagno ridere solare, mentre parlava con i bambini.

Sapeva che quella era una sfida soprattutto per lui, e si pentì per le parole dettogli nel pomeriggio.

Quando era successo Max, aveva sentito tutto e appena ne ebbe l’occasione parlò con il padre.

 “Perché avete litigato? “chiese il Bambino ed Alec si trovò impossibilitato a mentire. “Perché Papà odia stare senza magia.” Disse semplicemente.

“Ma è divertente” disse il bambino.

“Non per lui” rispose Alec, accarezzando distrattamente la testa del bambino.

“Secondo me” disse Max, “ Gli piacerebbe andare dove siamo stati oggi”.

“Credo sia un’ottima idea Max”.

Venne spiegato ai bambini come accendere il fuoco, e dopo svariati tentativi Rafe riuscì nella missione, e così anche il campo ebbe il fuoco.

Una volta sistemate le tende, Isabelle si offrì volontaria per la preparazione della cena e nel campo calò il silenzio.

“Cara, io non intendo assolutamente andare a caccia, pescare o fare legna, quindi direi che mi occuperò io di cucinare, te sei un’ottima cacciatrice, lascia fare le cose da “donne” a me” disse Magnus. Ricevendo la silenziosa gratitudine del gruppo.

In modo gentile e riempiendola di complimenti lo stregone aveva salvato tutti. Già doveva stare una settimana senza magia, in un bosco, dormendo per terra. Mangiare quello che cucina Isabelle sarebbe stato troppo pure per lui.

Passarono così la prima giornata, eplorando il territorio intorno, finchè non calarono le tenebre. E ognuno si ritirò nelle proprie tende. I bambini avevano una tenda al centro perché volevano fare i grandi e dormire da soli. Cosa di cui non era stato entusiasta Magnus, troppo apprensivo.

“Vieni con me” disse Alec prendendolo per mano.

“Jace, controlla i bambini” chiese guardando il suo parabatai intento a pettinare la sua compagna. “Ci pensiamo noi, andate tranquilli”.

“Dove stiamo andando?” chiese Magnus.

“Ti fidi di me?” disse Alec e lo stregone annuì.

Percorsero un chilometro alla sola luce della luna, arrivando in una piccola grotta, all’interno l’acqua riflettendo i colori della notte illuminava le pareti scintillanti.

“E’ stupendo” disse Magnus estasiato.

“Max ha detto che ti sarebbe piaciuto e io ti volevo chiedere scusa per oggi pomeriggio” disse Alec, baciandolo.

“Sono io che ti devo chiedere scusa, ogni tanto sono geloso del rapporto che hai con Jace”.

Si baciarono per un tempo indefinito, tranquilli nel loro piccolo mondo.

Dopo un paio di ore, stanchi ma pieni di amore, rientrarono nella tenda, dopo aver controllato i bambini. Magnus si avvicinò al compagno e appoggiando la testa sul suo petto.

Beh se campeggio voleva dire fare l’amore sotto le stelle o in magnifiche caverne, avrebbe sopportato il finto biondo anche per un mese.

“Ti amo” disse Alec, accarezzando la testa dello stregone, ormai priva di gel e brillantini.

“Buonanotte, Amore” disse Magnus.
 

Primo giorno ufficiale di campeggio.

Ore 06.00 am.

Erano solo le sei di mattina. Avevano idea di cosa volessero dire le sei di mattina? A quell’ora c’era sveglio solo il sole, e i mondani. Per lui era ancora notte inoltrata.

Maledetti Nephilim.

Era inconcepibile che fosse già in piedi da più di un’ora. Pensò inciampando nell’ennesima radice, irritato.

Erano solo le sei di mattina, aveva i capelli oscenamente normali, si era già spaccato un’unghia ed era intenzionato a farla pagare pesantemente al finto biondo e al compagno. Oh si!! Era certo che l’idea fosse di Jace, ne era stramaledettamente sicuro. Per Lilith quei due insieme erano una bomba ad orologeria.

Quel piccolo ingrato dagli occhi blu, sapendo la sua riluttanza ad alzarsi così presto, aveva mandato i figli a svegliarlo. E davanti a quegl’occhi che lo guardavano speranzosi non avrebbe mai detto di no.

E infatti fu premiato dal più lungo degli abbracci che Rafe gli avesse mai dato. Mentre un insonnolito Max , aggrappandosi alla sua copertina preferita aveva battuto le mani con entusiasmo , svegliandosi improvvisamente.

Ore sei di mattina. Ennesima zanzara scacciata dalla sua faccia, alla fine del campeggio si sarebbe ritrovato pieno di puntini rossi. Catarina avrebbe riso per secoli, ne era certo.

“Papà, sei silenzioso” disse Rafe avvicinandosi al Padre che era l’ultimo della fila.

“Non ti piace proprio il campeggio?” chiese ancora il bambino, dando così la possibilità a Magnus di fermarsi per riprendere fiato.

“Non è che non mi piace, lo detesto proprio Rafe”.

“Perché?”, “Io lo facevo con la mia mamma e il mio papà.. prima…che…” e si interruppe, facendo stringere il cuore allo stregone.

“E come mai ti piace?” chiese per distrarre il piccolo cacciatore.

“Perché possiamo correre, possiamo urlare, possiamo fare il bagno nel lago, lanciarci dalle cascate, ma soprattutto” disse abbassando la voce, “Max ha qualcun altro con cui parlare”. “Ogni tanto vorrei poter fare qualcosa con la magia e farlo stare zitto” disse Rafe, alzando gli occhi al cielo, facendo scoppiare a ridere il padre.

“Allora cercheremo di farlo più spesso, magari senza partire alle sei di mattina” disse lo stregone, dando una pacca sulla schiena del bambino. E poi lo osservò correre. Erano passati ormai due anni da quando era arrivato con loro, e si era ormai integrato alla perfezione. Aveva iniziato anche a chiamare Robert, nonno. E quell’uomo tanto duro, tutto di un pezzo ogni volta con i bambini si scioglieva. Magnus ancora non si capacitava di quel potere, ma del resto l’amore compie miracoli.

Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbe ritrovato in un bosco, senza magia, struccato con un gruppo di Nephilim alle sei di mattina, tutto per raggiungere la cima di una montagna? Tutto questo era opera dell’amore che provava per Alec, anche se in quel momento, inciampandosi sui suoi piedi, aveva più voglia di strozzarlo che di amarlo.

“Mi sono rotto un’altra unghia” disse Magnus con fare melodrammatico.

“Ehi, mi avete sentito? Aspettatemi, daiiii.” disse raggiungendo il gruppo ed avvicinandosi al compagno.

“Da uno a dieci?” chiese Alec

“Cento” rispose lo stregone.

“Saprò come farmi perdonare” rispose il cacciatore.

“Questa volta non ti basterà una caverna, bellissima, piena di luci colorate. Lo sai?”

“Ho i miei trucchi” disse allora Alec, lasciandolo per raggiungere i bambini.

“Papà, Papà guarda sono il re della foresta” disse Max lanciandosi da un ramo all’altro, imitando l’urlo di Tarzan.

“Max, scendi prima che…” nemmeno il tempo di finire la frase che Magnus vide il bambino perdere la presa e finire con il didietro per terra con un sordo rumore, nonostante la corsa sia di Jace che di Alec per impedirne la caduta.

Ci fu un attimo di silenzio e terrore, ma il bambino si rialzò, aveva le lacrime incastrate sulle ciglia e si vedeva che stava facendo di tutto per non piangere.

Magnus si avvicinò e lo strinse tra le braccia.

“Sto bene Papà, sono grande” disse liberandosi e tornando a correre con Rafe. Lasciando perplesso lo stregone.

“Sono di gomma a quell’età” disse Alec.

“Dove l’hai letto sulle tue riviste mondane?” chiese lo stregone sardonico.

“No l’ho visto in televisione, in quei programmi che mi costringi a guardare e poi ti addormenti” disse Alec piccato.

Dopo un paio di ore arrivarono in cima alla montagna e la vista effettivamente era spettacolare. Le montagne erose dal vento e dalla pioggia avevano colori stupendi. Lasciando senza fiato, cacciatori e stregoni.

“Sembra che le montagne si siano messe i glitter come papà” disse Max, facendo ridere tutto il gruppo.

“Simon, vai te a prendere la legna?” chiese Jace. “Io, Clary e Isabelle andiamo a pescare”.

“Bambini andate con lui?” chiese Alec, vedendo che il piccolo stregone era troppo serio, forse con il morale ancora a terra per la caduta.

“Io resto qui” disse infatti Max, stupendo non poco il padre.

“Ci penso io” mimò con le labbra Magnus, guardando Alec, che si limitò ad un cenno con la testa.

“Max, che succede?” chiese lo stregone, quando si fu abbastanza allontanato dal gruppo, portandosi dietro Max, con la scusa di cercare dei frutti di bosco.

“Nulla” rispose il bambino.

“Cosa avevano detto sulle bugie, Max Michael Lightwood-Bane?” chiese ancora, senza ottenere risposta.

“Cosa succede, e bada bene, non te lo chiederò di nuovo.” Disse in tono serio lo stregone, osservando il figlio.

“Mi fa.. male” disse il bambino , senza più trattenere le lacrime, abbracciando il padre.

“Fammi vedere” disse lo stregone, abbassando i pantaloni al bambino e sussultando.

Tutta la parte colpita dalla caduta, nonostante la pelle blu del bambino, era nera, segno evidente di un ematoma, e i pantaloni, si erano strappati in mezzo alle gambe, laddove i rovi avevano scavato nella pelle.

“Io non volevo che Rafe ridesse” disse il bambino, asciugandosi le lacrime.

“Intanto iniziamo con l’aggiustare i pantaloni” disse lo stregone schioccando le dita.

“Ma Papà, non possiamo usare la magia” disse Max.

“Si lo so, ma se ho un figlio che si crede Tarzan e poi mi fa un volo stile Dumbo senza piuma e mi rimbalza per terra, credo che in quel caso posso tranquillamente usare la magia” disse lo stregone, facendo sorridere il bambino.

“Resta inteso, che la uso io ora adesso e poi basta” disse come ammonimento lo stregone.

Poi passando la mani sul bambino fece sparire ematoma e tagli. Pulì con la sua maglia la faccia del bambino.

“Eccoti come nuovo, piccolo Tarzan. E vediamo di restare con i piedi per terra” disse lo stregone al bambino, poi presero i loro cestini pieni, magicamente, di fragole, mirtilli e lamponi e si diressero al campo.

“Non dirai nulla a Rafe, vero Papà?” chiese ancora Max.

“No, tranquillo. Resterà un nostro segreto” disse lo stregone, guadagnandosi un sorriso riconoscente dal bambino.

“Siete stati via parecchio” disse Alec, avvicinandosi al compagno.

“Problemi di …. orgoglio” disse Magnus, toccando il sedere al compagno.

“Ah, ecco” disse Alec.

“Credevo che avendo un sedere come il tuo, il bambino non si fosse fatto nulla” disse ridendo, baciando il compagno.

“Eviterò di analizzare la frase, Sig. Lightwood” disse lo stregone risentito, ma ridendo.

“Oh tranquillo Sig. Bane, è sempre un bel vedere” disse il cacciatore ridendo.

Si ritrovarono così a mangiare i pesci pescati da Jace, Clary e Isabelle, e poi la frutta raccolta da Magnus e da Max.

Rientrarono al campo, mentre iniziava a calare la sera, stanchi ma felici, di quelle emozioni provate quel giorno.

“Sai per essere uno stregone, tutto pieno di se, arrogante e amante delle anatre. Con Alec e i bambini, sei veramente unico” disse Jace avvicinandosi allo stregone, parlando sottovoce, come per non farsi sentire dagli altri.

“Ho visto cosa hai fatto con Max” continuò e così come aveva parlato se ne andò, imbarazzato.

Si valeva la pena alzarsi alle sei di mattina. Ne valeva proprio la pena.
 
L’angolo della Vampy
Ciao, quante recensioni, che gioia. Grazie grazie grazie grazie . Cristal_93, Luna158, Shamarr79, Harry Fine, Danim e Camilla L. grazie dei preziosi consigli e delle vostre idee. So che pubblico spesso, ancora per poco, mi sa. Perché sto aiutando mia mamma con la donna che tiene e la notte mi ritrovo già a letto alle dieci di sera, perché va a dormire presto,  e non sapendo cosa fare, scrivo. Ma mai avrei pensato di conoscere persone stupende come voi, di arrivare ad avere 53 anime , che tra seguite, preferite e ricordate seguono la storia e soprattutto tante visite. Mi avete sorpreso, perché ricordo ancora che quando pubblicai il primo racconto temevo di venir bannata ( non ridete è vero) avevo paura di postare quello che scrivevo.
Quindi sono qui, che scrivo queste note più lunghe del previsto, ringraziandovi di esserci sempre, che siate commentatori o lettori silenziosi. Per me siete stupendi! Al prossimo capitolo. Con le magnifiche idee di Cristal_93 e Shamarr79 , avremo di che ridere.
   
 
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