MARINA E LA TENTAZIONE
La giovane Marina ha una tentazione;
quella di abbandonare la sua casa,
che le fa da padrone.
Attorno alla dimora ci sono solo
alberi, fiori e animali,
ed un grande bosco che si compone di
tutti i tipi di vegetali.
Uscita di casa, ceduta alla
tentazione,
la ragazza può solo cader vittima
della disattenzione.
Nel bosco della vita s’inoltra,
e scopre subito che nel vicino
torrente ci vive una lontra.
Castori, picchi, martore, gazze e
conigli
infestano il torrente, il bosco e i
suoi mille cespugli.
I fagiani guardano la ragazza, timidi
e inquieti,
ma ci pensa subito Marina a renderli
quieti!
Lei li guarda in modo tranquillo,
e gli animali ben presto si fidano.
Il fagiano si lascia osservare,
mostrando le lucide penne
che nella penombra della boscaglia
rispendono come mille gemme.
Il picchio prepara il suo nido,
col becco rovina un tronco, che
tuttavia par felice di esser becchettato.
La timida volpe rossa lancia il suo roco
strido d’amore,
e con esso richiama il calar del
sole.
Marina in pochi giorni smette di
vivere chiusa in casa;
fuori, ha scoperto un mondo suo, e
libero.
Ma ciò che Marina ancora non sa
è che ogni bel posto deve affrontare
la malvagità.
I giorni trascorrono lieti, una sorta
d’estate senza fine,
e gli animali stanno bene e col
calore si moltiplicano,
cuccioli e pulcini e pesciolini
gioiscono,
le vite proliferano.
Ma l’autunno arriva, spietato;
ed ecco pronto il peggior agguato.
Una mattina, Marina s’attarda a
letto, a dormire,
e il patatrac fatica a sentire.
Bam! È il primo sparo della stagione!
La stagione venatoria ha avuto
malauguratamente inizio.
Marina si alza, va alla finestra,
ma ormai il suo bosco risuona come
un’orchestra.
Macchine ovunque, uomini con in
spalla i fucili
e cani che ringhiano, abbaiano come
folli;
tutti hanno sete di sangue, brama di
morte,
e il lezzo del dolore e della paura
si spande in lungo e in largo.
La ragazza si precipita fuori, ma il
più è fatto;
nel torrente, gli umani pescatori
arraffano il pesce,
nel bosco i cacciatori sterminano
fagiani e conigli,
che dell’essere umano ormai si
fidavano.
Marina è disperata, non sa più che
fare, povera ragazza!
I suoi amici animali, il suo mondo
vivente
è stato aggredito dalla più brutale
violenza
che della natura non fa parte,
neppure della sua recondita essenza.
Per tutto un giorno e una sera la
giovane piange,
chiusa in casa; non ha pace.
Poi, gli spari smettono, con la notte
l’eccidio è finito,
il fetore della morte regna ovunque
su quel mondo un tempo completo.
Il giorno successivo Marina esce di
casa, non ha neppure dormito.
È tesa, e mentre la calma apparente
regna
al torrente subito si reca.
Ma ecco la truce sorpresa!
Dei pesci neanche l’ombra,
a macchiare le rocce circostanti
resta solo il sangue rappreso
che era dell’amica lontra.
Il torrente non ha più vita!
Non ha più vita manco il bosco!
A terra, solo cartacce, cartucce
vuotate dal piombo,
peli, penne e morte regnano ovunque,
tra escrementi di segugi, macchie di
sangue scuro e rami rotti.
I cespugli sono stati pestati, gli
alberelli più giovani sono stati spezzati
sotto le suole degli irosi stivali
degli impavidi cacciatori.
Gli ultimi fiori sono stati
schiacciati al suolo,
tra fazzoletti di carta sporchi di
muco e vuote bottiglie di plastica.
Nessun fagiano, lepre, coniglio,
pesce, picchio o lontra è rimasto;
tutto è stato interamente sterminato
e razziato.
Ogni albero è stato rotto e spogliato
di ogni suo selvatico frutto.
È inutile, la morte e il male hanno
vinto!
Il paradiso ora è solo un inferno
misero, vuoto.
I cacciatori non torneranno più per
la stagione,
se ne andranno a devastare altre
terre, dato che quella è stata esaurita.
Marina non se ne fa una ragione,
essa si chiude in casa, sbarrando il
suo portone.
Di uscire più non se ne parla,
il male ha vinto, punto e basta.
I suoi amici pesci e animali mai più
rivedrà,
e per l’inverno solo il silenzio
gelido della morte regnerà.
Quando la primavera farà capolino, un
fiore sboccerà,
ma la vita come prima non tornerà.
La ragazza riflette sui suoi simili,
e si chiede se essi siano tutti così
bestiali.
Ma l’essere umano, si sa, ne
approfitta,
e di tutto si accontenta, pur di fare
saccoccia e provvista.
Nulla resta, se non l’amara
riflessione.
Ora, la casa non la fa più da
padrone, nella vita di Marina,
ma la fa la calma della morte della
natura, dell’inquinamento e della sporcizia.
Della vita, ne resta solo il più cupo
silenzio.
NOTA DELL’AUTORE
Buongiorno, care lettrici.
Questa è una poesia molto importante. Mi sono impegnato molto
per scriverla e costruirla, anche se è frutto di un’idea fulminea.
Prima di tutto, non voglio far polemica di alcun tipo. Questa
è una poesia, punto, ed essa raccoglie solo ciò che succede e ciò che accade,
senza voler sancire e decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Non ho inserito le note all’inizio del componimento(come
magari qualcuna di voi avrebbe reputato più corretto), solo per il fatto che
non volevo contaminare la vostra lettura tramite le mie parole. Ora che l’avete
conclusa, se non sarete rimaste traumatizzate dalla lunghezza del
componimento(spero di no!), potrete anche capire ciò che mi ha spinto a
scriverla, dato che v’interesserà, spero.
Qualche giorno fa, infatti, mi sono reso conto che, con
l’autunno e settembre alle porte, si accinge l’apertura della nuova stagione
venatoria… di caccia. Questo è un mio pensiero rivolto a chi, come è accaduto a
me negli ultimi anni, anonimo spettatore di questi eventi, è rimasto trucemente
colpito dal tremendo saccheggio a cui viene sottoposto il proprio territorio.
Vivo in aperta campagna e quasi in mezzo al nulla, e ho da
sempre vissuto in mezzo agli animali. Ogni anno, ho detto addio a tantissimi
amici selvatici, innocenti e innocui, in un ciclo senza fine che dura da tanto
tempo e che ha portato, nell’ultimo periodo, ad un impoverimento incredibile
della fauna selvatica del territorio. Questo mi fa male, da notare!
Ammetto che non sono il tipo giusto per parlarne, dato che
tutti gli uomini della mia famiglia sono stati grandissimi ed affiatati
cacciatori fin da giovanissimi. Io sono stato il primo a dire no a tutto ciò, e
a convincere i miei familiari a smettere questa pratica… nel mio piccolo, sono
riuscito a far qualcosa, e di questo mi ritengo soddisfatto. Ma so che c’è
ancora molto da fare, per sensibilizzare un po’ di più…
Bene, come vi ho già detto, questa è solo una semplice
poesia. Il fatto che io abbia inserito animali di più specie, che tra l’altro
non condividono lo stesso territorio e gli stessi ambienti, è un fatto voluto
ed intenzionale, nell’intento di far comprendere la totalità del fenomeno, che
alla fine non colpisce solo alcuni animali, ma un po’ tutto l’ecosistema e il
mondo vivente in generale.
Spero che questo componimento sia stato dopotutto di vostro
gradimento. Con questa poesia, vorrei ‘’festeggiare’’ anche i miei due anni qui
su EFP, che saranno compiuti esattamente tra due giorni.
Ringrazio tutti i miei carissimi e gentilissimi recensori! Senza
di voi non so come farei.
Grazie di cuore per tutto, e buon proseguimento di giornata. A
giovedì prossimo!