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Autore: Snow_Elk    18/08/2016    2 recensioni
Che cosa hanno in comune un mercenario di Reilly e una predatrice ribelle? Niente, probabilmente si sparerebbero a vicenda ancor prima di chiedere "Ehi, hai una sigaretta??". Ma non è il caso di Jeff e Dave che, catturati dall'Enclave, si ritroveranno ad affrontare un viaggio lungo che li costringerà ad attraversare tutta la zona contaminata di DC. Tra incontri fuori dal comune, scontri all'ultimo sangue e disavventure di ogni genere i due scopriranno che la zona contaminata non è semplicemente una distesa in rovina, un monumento ai peccati dell'uomo, bensì un luogo che ha una vita propria e secondo alcuni...anche una coscienza.
NOTA BENE: questa è una storia scritta a 4 mani in cui io sarò il mercenario"Jeff" mentre madame_red_, l'altra scrittrice, interpreterà la predatrice "Dave". Qui potrete trovare il suo profilo: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=141224
Speriamo che questo nostro esperimento vi piaccia.
Enjoy and stay close!
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Odissey in the Wasteland



Capitolo VII- Al peggio non c’è mai fine, ma così è ridicolo.

Note dell'Autore: Salve gente! Ed eccoci arrivati al VII episodio dopo qualche altro giorno di relax. Direi che il titolo parla chiaro, no? Non penso ci sia bisogno di fare una presentazione, diciamo così aahahahah
ome al solito vi ricordo che se volete lasciare un commento, una critica ( quelle costruttive son sempre ben accette ) o un semplice parere personale con tanto di consigli e dritte siete i benvenuti, le recensioni fanno sempre bene dopotutto, è un modo per noi scrittori di capire se stiamo andando bene o meno. Vi ringraziamo in anticipo e speriamo che continuerete a seguirti in questa stramba avventura.
Buona lettura!

Snow & Madame



Jeff Callaghan
 
Torri del SatCom Array                                                           4 Settembre 2275

 
Rapimenti, piani segreti dell’Enclave, strani tizi vagamente umani, missioni da pseudo videogioco e, tralasciando i vari scontri, il bacio di Dave.
Tutta quella serie di eventi, che di logico aveva ben poco, gli stava lentamente mandando a puttane il cervello.
Avevano recuperato tutto ciò che poteva essergli utile: munizioni, pezzi di ricambio, altre cianfrusaglie che non ricordava ma, secondo gli insegnamenti di Reilly, “servivano quando meno te lo aspetti, parati il culo piuttosto che piangerlo” e perfino del rad-away, una vera manna dal cielo vista la loro situazione.
Senza dimenticare qualche razione in più di cibo e acqua, dopotutto anche i banditi dovevano sopravvivere in qualche modo.
Non sapeva quale pensiero gli era passato per la mente, ma poco dopo l’arrivederci di Wolfgang anche lui aveva l’impellente desiderio di lasciarsi il SatCom alle spalle e proseguire verso casa.
L’ultimo gesto di Dave, quel “grazie”, gli aveva garantito solo altri pensieri nella confusione in cui stava già annegando, quegli occhi non lo aiutavano a rimanere lucido.
 
Aprì l’enorme portone che conduceva all’esterno, pronto a riprendere il lungo viaggio che li attendeva ma si fermò di colpo e Dave, che non se ne era accorta, lo urtò poco dopo:
- Ehi, che diavolo ti prende? Non ci si ferma così! – si lamentò la predatrice, ma Jeff non rispose. Il suo sguardo era perso altrove.
- Si può sapere che hai? Cosa hai visto?- anche questa volta non ottenne alcuna risposta e tentò di capire cosa il mercenario stesse fissando con tanta attenzione.
-Jeff? Cazzo, Jeff, rispondimi!- esclamò in preda all’impazienza e in quel momento lui si voltò con uno sguardo a metà tra il serio e il preoccupato.
- Il cielo non dovrebbe essere di quel colore – esordì indicando un punto in lontanza.
- Co...cosa? – quella non era esattamente la risposta che si aspettava.
- Rientriamo, immediatamente, e blocchiamo questa dannata porta! – esclamò, tornando indietro, facendo segno a Dave di seguirlo e non appena la ragazza oltrepassò di nuovo l’entrata della torre lui la chiuse con decisione, bloccandola con i meccanismi di sicurezza.
 
- Jeff mi stai facendo preoccupare, che sta succedendo? – l’ennesimo tentativo sembrava andato a vuoto, di punto in bianco sembrava un’altra persona.
- Seguimi e lo capirai – si limitò a rispondere e imboccò le scale in tutta fretta facendo tentennare la canna del fucile contro il corrimano arruginito.
Dave lo seguì a ruota libera, spinta dalla curiosità e al tempo stesso dalla preoccupazione, ignorando deliberamente i cadaveri di Captain Zak e dei suoi sottoposti.
Una volta tornati in cima alla torre satellitare Jeff puntò alla balconata esterna, seguito subito da Dave. Posò le mani sul parapetto e respirò lentamente.
- Lo senti? – chiese.
- Io non sento nulla – rispose Dave sempre più perplessa.
- Appunto, non c’è nemmeno un dannato rumore, il silenzio assoluto, e sappiamo entrambi che la zona contaminata non dorme mai – in quel momento Dave si accorse del silenzio surreale che li circondava e rabbrividì, presa com’era dai suoi pensieri non si era accorta di quella stranezza.
 
Jeff aveva ragione, non c’era mai silenzio intorno alle rovine di DC, mai.
- Merda, hai ragione, cazzo non av...-
- Guarda lì – la interruppe il mercenario indicando con un dito un punto imprecisato a nord della torre di Tenpenny.
- Oh cazzo – imprecò Dave non credendo ai suoi occhi: il cielo in quel punto aveva letteralmente cambiato colore, e per quanto non fosse ancora nemmeno mezzogiorno si stava oscurando. Passava dall’arancione al rosso, dal rossastro stile tramonto al grigio scuro che annuncia pioggia, il cielo sembrava impazzito.
Nessuno dei due aveva bevuto troppo o si era fatto a tal punto da immaginarsi quello spettacolo senza precedenti, e il fatto che fosse reale inquietava entrambi, visto che non si era mai manifestato nulla del genere fino ad allora.
 
- Che sta succedendo? – domandò la predatrice senza staccare gli occhi da quella visione, sentiva che con una mano gli stava stringendo la manica della divisa.
- Non lo so, ma non promette niente di buono – rispose, percependo la tensione nelle sue stesse parole, e notò che in mezzo a quel kaleidoscopio di colori spuntavano fulmini che serpeggiando sparivano in pochi secondi, quasi in un battito di ciglia.
Per un momento che sembrò interminabile rimasero lì in silenzio, ad osservare quella manifestazione anomala, e nessuno dei due sapeva cosa dire, o ancor meglio cosa fare, limitandosi a notare che minuto dopo minuto anche altre parti del cielo si stavano “trasformando” allo stesso modo di quella “originale”.
 
- Che cosa dovremmo fare? – chiese Dave mordendosi le labbra: si notava lontano un miglio che stava iniziando ad odiare quella situazione di stallo, quella confusione che bravama risposte e non altri dubbi, non altra paura.
- Penso che la scelta migliore sia rimanere barricati qui finché questa “cosa” non finisce, qualunque diavoleria sia – propose il mercenario sfilando una sigaretta dal pacchetto e accendendola quasi di fretta: per gioia dei suoi polmoni aveva trovato un altro pacchetto quasi pieno in quella dannata torre e fumare in quel preciso istante era l’unica cosa che gli permetteva di ragionare un attimo.
Era forse l’evento che l’Enclave temeva così tanto? Quello di cui parlava l’Errante? No, non poteva essere, l’Errante stava farneticando un mucchio di stronzate e l’Enclave cercava solo di conquistare per l’ennesima volta DC con un nuovo esercito. Tutto qui.
 
Eppure, quelle stesse risposte che si era dato da solo per tranquillizzarsi non funzionavano affatto, le domande tornavano a farsi sentire poco dopo, e si ritrovava punto e a capo.
D’un tratto un boato cupo squarciò quel silenzio anomalo  e si protase per alcuni secondi, riecheggiando in ogni dove. Quel boato proveniva dal punto di origine in cui il cielo era “impazzito”.
Dave si portò le mani alle orecchie per coprire quel frastuono e all’improvviso il vento iniziò a sferzare come se stesse preannunciando una tempesta.
Jeff si tenne al parapetto, e tenendo la sigaretta in bocca, afferò Dave che stava barcollando presa alla sprovvista da quella folata di vento.
- Pensavo che il mondo fosse già finito una volta! – urlò il mercenario.
- Quella cosa sta venendo da questa parte! – esclamò Dave, cercando di sovrastare gli ululati del vento e indicò ciò che sembrava un ammasso di nuvole, simile a quello che al tempo prebellico veniva definito “uragano”, ma quello era tutto tranne che un urugano.
Probabilmente vista la situazione un uragano sarebbe stato meglio.
 
- Rientriamo! – Jeff spinse la ragazza e se stesso verso la porta e una volta caduti letteralmente dentro la stanza , si rialzò in fretta e furia e chiuse la porta di metallo alle sue spalle girando più volte la valvola di chiusura.
Si lasciò scivolare contro la porta, recuperò la sigaretta volata a terra ma ancora accessa e fece un lungo tiro:
- Qualcuno, da qualche parte, ci vuole davvero male – ironizzò pensando alla situazione in cui si trovavano. Dave era rimasta a terra e fissava il soffito con gli occhi sgranati.
- Ehi ragazzina, stai bene? – la predatrice volse lo sguardo verso di lui.
- Mi chiedi se sto bene? Oh sto benissimo! Chi non vorrebbe ritrovarsi chiuso in una sottospecie di torre per scappare da...uhm...cos’era quel coso? Un uragano che sparava fulmini e arcobaleni? No, non sto affatto bene! – rispose tirandosi su con un colpi di reni, per poi massaggiarsi le tempie come se avesse avuto la peggiore delle emicranie.
- Non sarà prendendotela con me che risolverai le cose – controbatté il mercenario facendo un altro tiro – Dobbiamo solo aspettare che quella cosa passi, dopodiché riprenderemo il nostro viaggio verso DC, verso casa – la ragazza lo fissò allibita.
- Come fai a restare così calmo in una situazione del genere? Non fai che parlare di “tornare a casa” di qua e “tornare a casa” di là. Possibile che non ti passi neanche per l’anticamera del cervello l’idea di scoprire cosa sta succedendo?! – sembrava che non solo il cielo stesse impazzendo, ma anche loro, era come se tutti gli sforzi che avevano fatto per fidarsi l’un dell’altro fossero andati a farsi benedire in un solo colpo.
- Non m’importa se qualche nuovo cataclisma del cazzo colpisce questa terra dimentica da Dio e da tutti o se l’Enclave vuole giocare di nuovo a fare la padrona del mondo, io ho delle persone che mi aspettano, una famiglia da cui tornare. Tu no? – la sigaretta si stava consumando lentamente tra le sue dita mentre parlava e la torre tremava leggermente scossa da quello che stava accadendo all’esterno.
- Io... io... certo che ce l’ho! Ma voglio anche capire cosa diavolo sta succedendo! Il perché l’Enclave ci ha catturati, chi cazzo è quel tipo, l’Errante, etc... chiamami stupida se vuoi ma io...-
- Non c’è bisogno che tu lo sappia – una voce familiare interruppe la ragazza e in un angolo buio della stanza apparvero due occhi gialli e sinistri: l’Errante.
- E tu da dove cazzo spunti fuori?! – esclamò Jeff lasciando cadere la sigaretta a terra.
- Porca puttana! – urlò Dave arretrando di alcuni passi, sorpresa da quella “apparizione”.
- Perché chiederselo? Adesso sono qui – disse mostrando un mezzo sorriso.
- Figlio di... che cosa vuoi ancora da noi? -  domandò il mercenario superato l’iniziale stupore, pronto ad imbracciare il fucile in caso di necessità, anche se nella posizione in cui si trovava non sarebbe stato esattamente facile.
- Io ? Nulla, sono solo venuto ad avvisarvi di godervi questo “blowout” chiamiamolo così – continuava a restarsene nella penombra, ignorando le scosse e tutto il resto.
- Blow cosa? – Dave sfrecciava con lo sguardo da una parte all’altra, fissando prima Jeff e poi l’Errante.
- Vi avevo avvisato che la Zona Contaminata è viva e quello che sta accadendo adesso, quello a cui state assistendo non è che l’inizio, una sorta di risveglio – esordì gesticolando in modo strano, continuando ad esibire quel sorriso sadico.
- Cosa diavolo stai blaterando?! – urlò il mercenario, ma prima che potesse reagire in qualche modo il boato si fece sentire di nuovo, più cupo e nefasto di prima e l’intera torre tremò scossa fino alle fondamenta, i neon che illuminavano la stanza esplosero in mille frammenti e la risata dell’Errante si mescolò al vento che entrava dalle crepe nelle pareti.
- La curiosità uccide tanto quanto la bramosia – sussurrò prima di scomparire nell’oscurità.

Dave Campbell

Torri del SatCom Array                                                                                                              4 settembre 2275

 
Dave era sconvolta, cioè, quell’essere, l’Errante, prima li aveva intrappolati in un buco e li aveva seguiti per tutto quel tempo anche mentre li vedeva scappare? La cosa non aveva senso.
Voleva capirne di più su questa storia e il suo compagno di squadra invece voleva solo scappare e tornare a casa, ma quello che gli era successo qualche giorno prima lo aveva ancora ben saldo in testa e le ustioni dell’esplosione dei vertibird bruciavano ancora come nuove.
Non si poteva pensare di scappare, così senza voler andare a fondo nella storia.
Voleva però saperne di più: l’Enclave aveva già fatto danni coi deathclaw, quegli esseri impazzivano di punto in bianco non appena scappavano dal loro controllo e non succedeva raramente e non di rado attaccavano piccoli insediamenti e mercanti e se l’Enclave stava iniziando a condurre esperimenti sugli esseri umani? Se avessero voluto prenderli per esaminare le loro budella? O sottoporli a prove di resistenza al dolore? Aveva i brividi al solo pensiero.
Alzò lo sguardo e trovò Jeff che in piedi nella stanza guardava fuori, come poteva essere così tranquillo in una situazione del genere? Gli si avvicinò da dietro: “Io non intendo restare qui, non intendo passarci la notte, quella roba la fuori mi preoccupa e mi spaventa ma non starò ferma a guardare ok? Quindi, troviamo una via di uscita, siamo a pochi passi da Raven Rock, siamo vicini Jeff, possiamo finalmente scoprire cosa sta dietro a tutta questa roba, perché hanno scelto proprio noi!”


Jeff la guardò serio, come se la stesse rimproverando poi sbuffò: “Non se ne parla Dave, non adesso, non finchè fuori c’è questa… roba, cioè lo vedi? Sembra che il cielo si stia per spaccare in due! Adesso troviamo una via di uscita, un rifugio in cui stare fino a che non migliora la situazione.”
Dave sospirò, alla fine uscire con questa tempesta non era di certo l’idea migliore, buttò un’ultima occhiata fuori dalla finestra e tutto quello che vide fu un cielo rossastro dilaniato da lampi e da un vento forte che riempiva l’aria di polvere, rendendo l’atmosfera ancora meno ospitale.
rabbrividì e seguì Jeff che stava già scendendo le scale alla ricerca di un buco da cui fuggire o un luogo abbastanza sicuro in cui rifugiarsi.
Fecero due rampe di scale passando in rassegna stanze semidistrutte e inciampando spesso e volentieri sui cadaveri riversi sul terreno ma fu quando giunsero al primo piano che Dave fu subito attratta da una stanza che sembrava fare al caso loro.
Era quasi del tutto integra, cosa abbastanza rara nella Zona Contaminata, illuminata da qualche lanterna lasciata in disordine qui e la, le finestre erano barricate dall’interno con assi di legno, c’erano delle provviste dei predoni e perfino del jet, l’unica pecca erano i tre cadaveri dei predoni che avevano ucciso al loro arrivo alla torre.
“Forza Jeff aiutami a portarli fuori da qui, trasciniamoli via da questa stanza e passiamo qui la notte, domattina penseremo ad un modo per andarcene”
Jeff annuì, entrò nella stanza e trascinò fuori il primo uomo e nei seguenti cinque minuti i due avevano sgomberato la stanza, il mercenario si guardò attorno e si rivolse a Dave : “Queste…cose… queste impalate su questi paletti di legno, cioè è proprio necessario tenerle?”
“Si” fu l’unica risposta di Dave mentre si avvicinava al jet abbandonato per terra, si sedette e lo afferrò a due mani e ne inalò una grossa quantità.
Jeff la guardò storto e continuò : “Senti io non ci sto con queste cose, non solo hanno un pessimo odore ma sono inquietanti e fossimo solo di passaggio lo capirei ma dobbiamo stare qui per ..boh.. non so quanto.”
Dave scoppiò a ridere come se le avesse raccontato la barzelletta più divertente del mondo, barcollando si alzò dal terreno e si diresse verso quelle teste impalate, guardò Jeff con occhi di sfida e aggiunse : “Perché.. non ti piacciono…?Così le offendi..” Si avvicinò ulteriormente alla testa di un uomo e gli leccò la guancia, continuando a fissare Jeff con gli occhi e sorridendo lievemente : “Loro rimangono con noi che tu lo voglia o no, che ti piacciano o no… E rimangono qui perché piacciono a me”.
Jeff la fissò sbigottito : “ Dave…? Va bene…Se ci tieni tanto le teniamo con noi.”


Nel frattempo la predatrice era tornata dove aveva lasciato il jet di prima e ne inalò un’altra dose, le pupille le si spalancarono : “Mi piace, mi mancava.” fu l’unica cosa che riuscì a dire con un sorriso a trentadue denti, poi aggiunse come stesse vaneggiando : “E’ sottile la distanza tra la vita  e la morte in questo mondo,sai? un secondo prima sei felice e un secondo dopo, sei morto” ridacchiò: “Quanti cadaveri vediamo…Jeff… Quanti cazzo di morti vediamo e quanti ancora ce ne andiamo a cercare perché a te piace impelagarti in missioni del cazzo che non portano da nessuna parte, vuoi tornare a casa, Mercenario? Bene, scopriamo che cazzo vuole questa gente da noi e torniamocene ognuno alle proprie vite… O forse il signorino ha paura della sua normalità, forse il signorino non vuole essere dilaniato dai suoi ricordi! A volte il tuo coraggio fa acqua da tutte le parti.” La cosa strana del discorso fu che Dave sorrise per tutto il tempo, come se stesse raccontando un avvenimento piacevole, un aneddoto divertente della sua vita e il tono della sua voce era cantilenante e sibilante in forte contrasto con il suo atteggiamento.
“Dave, è il caso che tu la smetta con questa roba, forza siediti e mangiamo qualcosa, dobbiamo riposarci” la sua voce era ferma e severa, Dave mostrava evidenti segni di insofferenza: “Mi faccio di questa roba da quando ne ho memoria e il solo fatto che in questi giorni con te non ne abbia fatto uso non vuol dire che tu abbia il diritto di dirmi cosa fare e cosa non fare” mentre parlava si accucciò di fianco a lui: “Io ne farò uso quando e come voglio” continuò e con un rapido gesto tirò fuori dalla fodera ,che si trovava sulle gambe, un piccolo coltello che subito, sorridendo, portò alla gola del compagno : “Ricordati sempre che tu non mi dici quello che devo fare, perché se adesso mi gira io ti faccio uscire a prendere quei cadaveri che ti ho fatto portare fuori perché, sempre se mi gira me li faccio tutti e tre, anche qui davanti a te perché ne ho voglia, intesi?”.

 
   
 
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