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Autore: Rohhh    18/08/2016    2 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao a tutte! Questo capitolo probabilmente sembra più di passaggio, ma era necessario per non trascurare i personaggi e per il prosieguo della storia. Ringrazio coloro che hanno aggiunto la storia alle preferite o seguite, non mi aspettavo nemmeno la metà di quante siete e faccio un ringraziamento in particolare a angy_897 ed eleso_ per le loro recensioni che mi hanno dato tanta fiducia!
Alla prossima!

Capitolo 13


Phoebe si accucciò al suo ragazzo sul divano, lasciandosi circondare le spalle dal suo braccio e poggiando la testa sul suo petto. Aveva finito di lavorare solo un'ora prima e voleva godersi il meritato riposo, mentre aspettava sua madre per la cena.

Peter era passato a prenderla da lavoro e insieme erano andati a recuperare July dai nonni, ne aveva approfittato per salire a salutarli e aggiornarli un po' sui lavori della loro casa, visto che con tutti quegli impegni ultimamente li vedeva davvero poco. Erano rimasti per circa 15 minuti, giusto il tempo per farsi ripetere quanto sembrasse sciupata e sorbirsi la manfrina su come sarebbe stato più consono che si fossero sposati, invece di andare a convivere. Phoebe aveva sorriso accomodante: sua nonna aveva 65 anni e una mentalità all'antica, e qualunque sforzo di farle capire che i tempi cambiavano e che adesso era normale che due giovani innamorati optassero per la convivenza, sarebbe stato vano. D'altronde, con sua figlia Nancy aveva avuto un bel po' di guai, da quando a 17 anni era tornata a casa con un test di gravidanza positivo e tutta quella preoccupazione era più che comprensibile. Quello non era però il suo caso, stava con Peter da sei anni, lavoravano e stavano cercando di programmare tutto per tempo.

Sospirò rilassata, mentre con le mani lisciava le ciocche bionde dei suoi capelli lunghi, controllando accuratamente che non ci fossero doppie punte. Peter guardava un telefilm d'azione in tv e di tanto in tanto le dava un bacio sulla fronte, per farle sentire la sua presenza. Si riteneva davvero fortunata ad aver trovato un ragazzo così, carino e dolce.

July si era posizionata sul tavolo di fianco a loro e stava ricopiando su un foglio i personaggi di un qualche manga giapponese di cui Phoebe non aveva alcuna idea.

«Tra un mese compio 12 anni» esordì all'improvviso.

«Lo sappiamo» fece Phoebe, troppo impegnata coi suoi capelli per darle retta.

«Mamma mi ha detto che sto diventando grande e tra poco succederà qualcosa per cui non sarò più una bambina ma diventerò una donnina»

Phoebe si fermò immediatamente, roteò gli occhi esasperata e guardò Peter «No, non mi dire che stiamo per parlare di "quello"!» mentre il suo ragazzo si portava una mano davanti alla bocca per camuffare le risate.

«Si, intendo proprio il ciclo – affermò serena July, riprendendo a disegnare – spero arrivi presto!» esclamò con naturalezza. A quell'età era normale avere ansia di crescere e non essere più considerate piccole e July si sentiva proprio così, non vedeva l'ora che tutti quei cambiamenti la rendessero grande.

«Credo che non la penserai più così, quando arriverà davvero» la informò annoiata Phoebe.

«La cugina di Amy ce l'ha già, ma lei ha 13 anni» continuò July, senza alcuna intenzione di abbandonare quell' argomento. Era in una fase molto delicata della crescita e sperava che, avendo due sorelle maggiori, avrebbe potuto parlarne con loro.

«Mi pare giusto – Phoebe sbuffò, in evidente difficoltà a sostenere quella conversazione – ma dov'è Ashley quando serve? Non è forse lei quella seria della famiglia, dovrebbe toccare a lei questo discorso imbarazzante!» si lamentò.

Ora che ci pensava era qualche giorno che non sentiva sua sorella, se non tramite qualche breve messaggio. Si chiese cosa stava combinando e se si stesse divertendo.

«Ashley è a mare a spassarsela, la vita è ingiusta!» piagnucolò July, incrociando le braccia sul tavolo e poggiandoci la testa sopra, desolata.

«Tuo padre ti ha portato a mare domenica scorsa, tesoro!» cercò di consolarla la sorella maggiore.

«Un giorno solo, non un mese!» quella ragazzina era proprio inconsolabile.

«C'è chi non ha fatto nemmeno questo, vedi me» disse apatica Phoebe, tra lavoro e casa, lei e Peter non avevano avuto nemmeno un attimo di respiro. Per fortuna che tutto stava procedendo bene e presto sarebbe cominciata la loro nuova vita insieme e quel pensiero le dava la forza di stringere i denti e sopportare.

«La cugina di Amy comunque quest'anno ha anche baciato un ragazzo» riprese l'argomento July.

«Non ce la posso fare – sospirò stanca Phoebe, per poi rivolgersi al suo ragazzo, che si stava ammazzando dalle risate accanto a lei, additandolo – e tu non sei di alcuno aiuto, lo sai vero?».

In quel momento si aprì la porta di casa ed entrò Nancy.

«Oh, grazie al cielo, mamma!» esclamò Phoebe, alzando gli occhi al soffitto. Non era più in grado di gestire la sua sorellina e i suoi dubbi da prepubertà.

Nancy fece un gesto con la mano libera, visto che con l'altra stava parlando al cellulare con qualcuno e presto si capì che si trattava di Ashley.

Era stata proprio lei a prendere l'iniziativa di chiamare sua madre.

In quei giorni di cambiamenti e turbinii di emozioni, sia stupende che un po' meno, aveva sentito il forte bisogno di una voce familiare.

Il giorno prima c'era stata quella conversazione con Monica, il suo tentativo di far riavvicinare lei e suo figlio e poi i baci passionali scambiati con Matt davanti al pianoforte, con l'ansia di poter essere scoperti da un momento all'altro, e saltando in aria a ogni rumore che sentivano provenire dalle altre stanze.

Aveva dormito fino a tardissimo, perchè la notte non era stato facile prendere sonno.

Erano state davvero troppe le emozioni e non le aveva certo previste, quando era partita per quelle vacanze, come faceva ogni estate.

Chiaramente non le aveva raccontato niente, per il momento sentiva di voler tenere quegli eventi solo per sè, e poi lei e sua madre avrebbero dovuto fare una bella chiacchierata al suo ritorno. Aveva solo avvertito la necessità di sentire sua mamma, di sentirsi confortata con il suo tono amorevole.

«Phoebe è lì?» chiese alla madre, avendo intuito che fosse rientrata a casa. Le mancava parlare con lei, anche se a volte non facevano altro che stuzzicarsi a vicenda, erano come cane e gatto, ma sua sorella era un pò come se fosse anche la sua migliore amica.

«Certo che è qui, te la passo subito, ciao tesoro, mi manchi tanto!» le disse Nancy, ma le parole di Ashley la sorpresero e commossero.

«Mi manchi anche tu» aveva sussurrato dall'altra parte della cornetta.

Nancy mollò il telefono a Phoebe, che nel frattempo si era precipitata dal divano, abbandonando la presa del suo fidanzato. Rimase per un attimo confusa a fissare la sua borsa, con un sorriso stampato in faccia. Ashley non aveva mai usato parole così dolci con lei, non aveva mai esternato le sue sensazioni. Quella vacanza le stava facendo bene, per qualche motivo che sconosceva.

«Ashley, non sai quanto ci sarebbe bisogno di te, July mi sta facendo impazzire, mi parla di ciclo, di pubertà e di ragazzi, non posso farcela da sola!» le urlò disperata al telefono, facendola ridere, mentre sedeva a gambe incrociate ai piedi del suo letto.

«E tu, come vanno i lavori della tua casetta?» le aveva chiesto.

«Tutto bene, alla fine sono riuscita a decidermi per il bagno, ho optato per il mosaico sui toni dell'azzurro e del color Tiffany, che sai quanto io adori, e non ci crederai – affermò orgogliosa – ma è già quasi finito ed è così stupendo che vorrei dormirci in quel bagno!»

Ashley rise, era sempre la solita esagerata Phoebe!

«Sono contenta!»

«Insomma, la cucina è a metà e dobbiamo ancora girare qualche negozio per scegliere i mobili che mancano, ma penso che ci siamo quasi, per il tuo ritorno dovrei essere quasi pronta per trasferirmi» continuò, facendosi però un po' scura in viso. Abbandonare la casa in cui si è vissuto per anni e la stanza che si è condiviso con la propria sorella, non era comunque facile. Era come lasciare un pezzo di vita, un pezzo di cuore ed era talmente strano sentirsi estremamente felice, ma nello stesso tempo con un nodo alla gola. Già sapeva che avrebbe pianto tanto, quando sarebbe arrivato quel momento.

«Bene, mi fa piacere» anche il tono di Ashley si era leggermente incupito. La sua stanza senza Phoebe sarebbe stata più grande e ordinata, ma anche più vuota.

«E raccontami, invece, che fai di bello lì?» le chiese Phoebe per cambiare argomento e scacciare via quella tristezza.

Ashley impallidì, era tentata di confessare a sua sorella quello che era successo, anche perchè non l'aveva ancora detto a nessuno e sentiva un gran bisogno di sfogarsi.

Con le gemelle non si era ancora incontrata e comunque già immaginava le loro reazioni isteriche e i loro "te l'avevamo detto". Ci voleva una buona preparazione psicologica per affrontare quelle due, ma prima o poi doveva farlo.

La sua amica Sophia meritava di saperlo raccontato di persona, detto al telefono era tutto più sterile e freddo, e poi non era la stessa cosa poter parlarsi dal vivo e guardarsi in viso. Con lei era abituata a confidarsi fin da quando erano ragazzine, e sinceramente non le andava di raccontarle qualcosa di così personale tramite il cellulare. Sapeva che Sophia non se la sarebbe presa per un po' di ritardo. Avrebbe aspettato.

Tyler non era nemmeno da tenere in considerazione. Come poteva dire al ragazzo che la amava che aveva baciato un altro? E che forse se ne era innamorata? Impossibile, l'avrebbe distrutto come un fulmine a ciel sereno. Con lui doveva andarci cauta e fare un bel discorsetto chiarificatorio una volta per tutte.

«Qui va tutto bene, esco, vado al mare, c'è sempre qualcosa da fare, mi sento ricaricata!» rispose Ashley.

«E a casa come va con la fidanzata di tuo padre? E mi avevi detto che c'era anche suo figlio, com'è che si chiamava?» incalzò sua sorella con le domande.

«Matt» pronunciare il suo nome ad alta voce le fece uno strano effetto.

«Ah, giusto, Matt, spero non ti stia dando troppo fastidio averlo intorno, conoscendoti che non ami molto le novità!» aveva proseguito Phoebe, ributtandosi di peso sul divano e appoggiando le gambe sulle ginocchia di Peter.

Ashley esitò un attimo, incerta su cosa rispondere. Fastidio non era esattamente la parola giusta per descrivere quello che era Matt per lei, ma questo non poteva dirglielo, adesso.

Dischiuse le labbra e si preparò a mentire. «Si, tutto normale, non mi lamento» disse, sforzandosi di sembrare convincente. Parve riuscirci perchè Phoebe non indagò oltre.

«Mi fa piacere, beh, adesso ti lascio, ti passo July che vuole salutarti – concluse Phoebe, notando la sorellina che agitava le braccia per ottenere il possesso del cellulare – a presto sorellina!»

Ashley udì una serie di rumori sconnessi e poi la voce acuta di July.

«Ciao Ashley»la salutò allegra.

«Ehi piccola, come stai?» le chiese teneramente Ashley.

«Bene, sono stata anche a mare e poi non vedo l'ora che arrivi il mio compleanno! – esclamò, prima di vedere che sua madre le faceva cenno di sbrigarsi, indicandole che era pronto in tavola – mi fanno fretta qui, ma volevo solo chiederti, visto che Phoebe non mi dà ascolto, ma com'è baciare un ragazzo? É davvero così bello?» chiese ingenuamente.

Per Ashley quella domanda non poteva calzare più a pennello. Sentì sua madre e Phoebe che riprendevano July, facendole notare che non erano cose da chiedere e che era ancora troppo piccola, ma Ashley, con molta calma, rispose «Si – spostò lo sguardo innanzi a lei, sognante – è proprio così, è bellissimo, allora ciao July» e chiuse la telefonata, rimanendo assorta tra i suoi pensieri.

«Si può sapere quanto parli?» le chiese divertito Matt, che passando davanti alla sua stanza non aveva potuto fare a meno di importunarla.

Ashley si voltò verso di lui, vedendolo poggiato con la spalla allo stipite della sua porta. «E tu non origliare, allora!» lo provocò di riflesso, facendo finta di essere incavolata.

«Guarda che stavo studiando, mi hai pure disturbato!» continuò, entrando nella sua stanza e fermandosi davanti a lei, che ancora era accovacciata per terra.

«Non ci credo nemmeno se lo vedo» disse Ashley, con insolenza, osservandolo dal basso.

Matt si abbassò lievemente e allungò una mano aperta verso di lei, per invitarla ad alzarsi. Lei l'afferrò subito e si lasciò tirare sù dalla sua presa salda, fino ad arrivare a un passo dal suo volto.

Le mani di Matt le si posarono ai lati del suo viso, facendola rabbrividire, mentre annegava nei suoi occhi, che nella penombra della stanza apparivano di un blu intenso.

I loro nasi si scontrarono, le labbra a un soffio di distanza.

«Mi sa che qualcuno si sta prendendo un po' troppa confidenza, uh?» le bisbigliò, sorridendo con malizia.

Entrambi ricordavano perfettamente la sera prima e furono tentati dal ricrearla, avvicinando le labbra per annullare i pochi millimetri che le separavano, ma proprio quando si erano appena sfiorate, arrivò squillante la voce di Gregory a chiamarli dal piano di sotto per la cena.

Matt sbuffò scocciato. Inevitabilmente la distanza tra loro aumentò. Ashley tossì, un tantino a disagio, si passò le mani sulla gonna per lisciarne le pieghe e seguì Matt, che non aveva perso la sua aria sicura e impertinente.

Scesero le scale e raggiunsero Gregory e Monica.

Ashley vide suo padre che parlava a fianco a Monica e di colpo le venne un dubbio atroce, un'eventualità a cui non aveva pensato.

E se Monica gli avesse rivelato della loro conversazione del giorno prima e dei suoi sospetti sul fatto che Ashley provasse qualcosa per Matt? Come avrebbe reagito suo padre? Tra lei e Matt in fondo non c'era nulla al momento, solo un'attrazione fisica e un'accozzaglia di sentimenti confusi che aveva paura a decifrare bene. Non stavano insieme e non avevano nemmeno parlato della loro situazione, anche perchè per lei era tutto nuovo.

Tyler e Richard: erano questi i nomi degli unici ragazzi che avesse mai avuto.

Da ragazzina non era mai stata molto espansiva e appariscente e aveva evitato i ragazzi a differenza di sua sorella Phoebe, che già a 14 anni aveva avuto il suo primo fidanzatino, e poi qualche altro meno importante fino ai 16 anni, quando aveva incontrato Peter e da allora non si erano più mollati.

A 16 anni aveva conosciuto Tyler a scuola, si era trasferito da poco, era carino, atletico, aveva degli occhi castani luminosi e sorridenti, amava scherzare ed era il classico bravo ragazzo dai modi gentili, ideale da presentare in famiglia. L'aveva corteggiata come da manuale, e poi le si era dichiarato, Ashley ne era rimasta affascinata e aveva accettato di mettersi con lui. Primo bacio, due mesi circa di storia, niente rapporti fisici perchè non si era sentita pronta. Era stato lei a lasciarlo e le conseguenze si vedevano ancora adesso a distanza di ben 5 anni.

A 19 anni, in vacanza da suo padre, aveva conosciuto Richard, 23 anni, che suonava il pianoforte con Gregory, classico tipo serio e preciso come le melodie che produceva, capelli corti castani e in ordine, occhi grigi che raramente si piegavano per un sorriso, ma ad Ashley era sembrato molto compatibile con lei. Si era iscritta all'università e a quei tempi aveva come unico obiettivo studiare e finire al più presto per realizzarsi professionalmente. Richard l'aveva incoraggiata a perseguire successi, a razionalizzare ogni cosa e presto persino lei si era stancata. Era da lì che erano partite un po' le sue crisi d'identità e su chi fosse davvero. La sua prima volta, però, era stata con lui. Normale la definiva, insomma, una prima volta, niente di che. Il fatto è che nemmeno quelle che erano seguite erano state granchè, tutto molto ordinario, come lui del resto. Ora che ci pensava, fare l'amore con lui non le aveva mai provocato nemmeno la metà dello sconvolgimento che riusciva a darle Matt con un semplice bacio. Poi c'era stata la distanza di mezzo e si erano lasciati l'estate dopo, netto, indolore, ognuno per la propria strada, mai più visti, mai più sentiti.

Aveva compiuto 21 anni ad aprile Ashley e adesso c'era Matt, fascino da bello e dannato, un po' dark, un carattere impulsivo, diretto, sfacciato, ma che per qualche arcano motivo che davvero le era ignoto al momento, era entrato prepotentemente in lei, leggendole l'anima come nessuno mai, e per lei non era stato nemmeno tanto difficile gestire quella sua personalità indomabile, anzi, vi era entrata subito in equilibrio, come se in realtà anche lei possedesse, nascosta da qualche parte, un pizzico di quella sua follia. Con lui niente corteggiamenti classici, niente dichiarazioni d'amore, molti gesti, la travolgeva con la sua fisicità, come una cascata o una valanga, pericolose ma bellissime, senza darle la possibilità di opporsi, togliendole il tempo e anche la voglia di pensare alle conseguenze. Come se il presente fosse l'unica cosa che contava e il futuro poteva anche aspettare un po'.

Nessuno dei due aveva parlato di relazione o di come chiamare il rapporto che si stava instaurando tra loro.

Per adesso andava bene così.

Troppe parole avrebbero rovinato quell'intesa e spiegare a suo padre cosa stava succedendo era un'impresa troppo ardua, soprattutto per chi, di spiegazioni, ne vuole fare a meno.

Ashley studiò suo padre, alla ricerca anche di un solo minimo segnale che potesse metterla in allarme. Era sereno, non sudava, e gli angoli della sua bocca non erano rivolti verso il basso. Sembrava tutto ok e a validare quell'ipotesi si aggiunse anche che stava conversando con Matt di concerti e qualcos'altro sulla musica.

Tirò un sospiro di sollievo: Monica era stronza, ma non così tanto da metterla in difficoltà con suo padre e questo le diede conferma che, in fondo, non era così infida come apparisse.

In verità Monica, la sera prima, era stata tentata di dire tutto a Gregory, ma non l'aveva fatto, perchè Ashley l'aveva colpita, rivelandosi a lei come una ragazza forte e profonda e non come una classica ragazzina di provincia, fragile e sciatta. Era la figlia del compagno che amava e si era sentita in colpa per come la stava trattando, pur essendo ancora un pò gelosa del rapporto privilegiato che stava instaurando con Matt.

Si sedettero per cenare, Gregory a capotavola, Monica alla sua sinistra, Ashley alla sua destra e Matt accanto ad Ashley. I primi tempi era stato solito sedersi all'altro capotavola, notevolmente distante dal resto dei commensali, mentre di recente aveva cambiato posto e si era avvicinato, scegliendo ovviamente di stare a fianco alla rossa.

Un paio di sguardi tesi erano volati tra Monica ed Ashley, l'una di fronte all'altra. I loro occhi infuocati si erano incrociati un paio di volte, prima di ricadere sui rispettivi piatti.

«Ho saputo che la figlia di William ha deciso di lasciare gli studi per raggiungere il fidanzato e andare a vivere con lui – aveva esordito suo padre, improvvisamente - Che enorme peccato, dopo tanti sacrifici, non capisco come alcune ragazze così giovani possano perdere la ragione così per amore!» aveva affermato convinto.

«Queste cose succedono anche nelle migliori famiglie, caro, possono succedere a chiunque» aveva sottolineato le ultime parole, calcando con la voce, per poi alzare lo sguardo verso Ashley, impegnata a bere dell'acqua e verso Matt, beatamente intento a ingurgitare il contenuto del suo piatto, come se fosse sordo ai discorsi che si tenevano a quel tavolo.

«Per fortuna che la mia Ashley è ancora piccola e queste sciocchezze non le interessano per nulla!» aveva poi proseguito, sorridendo fiero.

«Papà» aveva sbottato Ashley, imbarazzatissima per quell'affermazione che la faceva apparire come una bambina e voltandosi d'istinto a cercare il viso di Matt, per verificare che non avesse avuto alcuna reazione strana. Lo trovò che non aveva mosso la testa di un centimetro, ma poteva chiaramente vedere l'angolo della sua bocca, visibile dal lato di Ashley, curvato verso l'alto a formare un ghigno. Arrossì.

Quello che suo padre dimenticava era che, a 21 anni, sua madre aveva già due bambine piccole da crescere e un matrimonio, e anche se la priorità di Ashley al momento non era di certo quella di accasarsi e sfornare dei pargoli, non era ugualmente un buon pretesto per darle della "piccola" davanti alla donna che al momento la snobbava e al ragazzo che le piaceva.

«Credo che ognuno debba essere libero di fare le proprie scelte in santa pace, anche se non corrispondono a quelle che prenderemmo noi»

La voce di Matt risuonò nella stanza, aveva pronunciato quelle parole ancora con lo sguardo chino sul piatto, come frecce dal suo arco, dirette, spiazzanti e persino sagge. Si erano tutti ammutoliti.

«Questo perchè non sempre le scelte che si prendono sono giuste, e se qualcuno può indicarci come non sbagliare dovremmo ascoltarlo, invece di tirare dritto verso il fallimento»

E stavolta la voce fredda e pungente era stata quella di Monica, un'evidente riferimento al figlio, alle sue azioni passate. Lo sguardo di Matt immediatamente si indurì, perchè sapeva dove voleva andare a parare sua madre, ma la cosa che lo fece infuriare fu che non si limitò a quello, ma continuò con quell'accusa.

«Quando a 16 anni te ne sei andato di casa per andare a vivere con tuo padre, che impegnato col lavoro e i suoi continui viaggi di certo non poteva occuparsi di un adolescente, non hai fatto la scelta più idonea, e i risultati sono stati evidenti, hai perso un anno a scuola e non hai imparato la disciplina, nè come ci si comporta!» aveva sputato a voce alta. Solo che più che come un rimprovero, ad Ashley sembrò uno sfogo personale, come se avesse tirato fuori per disperazione accumulata, parole seppellite dentro da anni. Poteva forse considerarlo come un progresso, anche se probabilmente aveva scelto la modalità errata.

Pensò a Matt, al dolore che quelle parole gli dovevano procurare sicuramente, lo vide teso e immobile, gli occhi di ghiaccio puntati contro quelli scuri della madre. Ebbe l'istinto di stringerlo a sè, ma non poteva. Allora lentamente allungò la mano sotto il tavolo verso di lui, per incontrare la sua, che trovò stretta a pugno sulla gamba. Piano racchiuse quel pungo stretto con la sua mano, gliela adagiò sul dorso e lo strinse dolcemente. Il suo cuore sussultò quando sentì il suo pugno distendersi e sciogliersi, vide la sua espressione ammorbidirsi a quel tocco, la fronte meno corrucciata, gli occhi meno gelidi. Dopo un po' fece per sollevare la mano, ma Matt ruotò la sua, fino a portare il suo palmo contro quello di Ashley e intrecciare forte le dita con le sue. Rimasero così per qualche minuto, mentre Gregory invitava Monica a calmarsi e a cambiare argomento e nessuno che potesse vedere quella connessione invisibile tra loro due. Come Matt c'era stato per lei, nei momenti di sconforto, adesso toccava a lei fargli sentire il suo sostegno.

A cena finita, Matt abbracciò stretta Ashley nel suo terrazzo.

«Grazie» le continuava ripetere con la bocca pressata sul suo collo. E lei l'aveva stretto più forte, sarebbero stati solo loro due uniti contro il mondo intero, fosse stato necessario.

«Mi dispiace tanto Matt, si aggiusterà tutto, ne sono sicura» le aveva sussurrato, mentre accarezzava i suoi capelli biondi con una mano, facendoli scorrere fra le sue dita. Si sentiva in colpa perchè gli stava nascondendo di aver parlato di lui con sua madre e per un attimo era stata in procinto di rivelarglielo, ma non le era sembrato il momento giusto. Avrebbe potuto innervosirsi di più e adesso tutto quello di cui aveva bisogno era solo conforto.

«Non mi lasciare – la implorò, mentre ancora appoggiato alla parete del terrazzo, la teneva stretta senza mollarla un secondo – rimani con me, stasera» fu la sua richiesta.

Una sensazione nuova si era fatta strada nel suo cuore, qualcosa di diverso dalla semplice attrazione, qualcosa di più, e lo sentiva forte e chiaro, ma faceva troppa paura chiamarlo col suo vero nome, quel sentimento.

«Certo che rimango» furono le ultime parole di Ashley, prima di chiudere gli occhi e mandare affanculo il resto del mondo per quella sera.

 

Al garage di Mandy, Jenny era in tensione.

Matt doveva venire a suonare quella sera, e invece di lui neanche l'ombra. Buttò un'occhiata rapida all'ingresso per accertarsi se appartenessero a lui quei passi che sentiva, rimanendo delusa nel vedere un altro ragazzo. Imprecò a voce bassa, scendendo dal muretto su cui era seduta con un salto e camminando nervosamente verso gli altri amici.

«Dov'è Matt?» ringhiò, tormentandosi i lunghi capelli neri con le dita.

Dylan allentò la stretta con la sua ragazza Ilary e fece spallucce.

«Non ne ho idea, avrà avuto altro di meglio da fare» disse, provocando i sorrisi maliziosi degli altri ragazzi. Ormai tra loro si vociferava che Matt si fosse preso una cotta pesante per la rossa che abitava in casa con lui. Anche se Matt non aveva rivelato a nessuno i risvolti recenti, gli amici lo conoscevano bene e sapevano che qualcosa bolliva in pentola.

Jenny capì a cosa si stavano riferendo e tremò per la rabbia. Girò i tacchi e corse via, furente. Una mano sulla sua spalla bloccò la sua fuga. Era l'amica Mandy, che l'aveva raggiunta per fermarla.

«Jenny, ti stai facendo solo del male così, lo capisci?» le disse, guardandola seria negli occhi.

La mora si liberò dalla presa con uno strattone forte, la mano di Mandy scivolò via.

«Possibile che non abbiate capito che dovete farvi i cazzi vostri, tu e quelle quattro stupide? - la aggredì verbalmente – vi siete messe contro di me e a favore di quella sciacquetta!» urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

Mandy abbassò lo sguardo, accigliata. Quella che stava sbagliando tutto era lei, perchè era evidente che Matt non l'avesse mai amata e non glielo aveva mai nascosto, non l'aveva mai illusa. Non era colpa di Ashley, Matt l'avrebbe in ogni caso rifiutata, quindi prendersela con quella ragazza che non c'entrava nulla era proprio una vigliaccata.

«Beh, fai come vuoi allora, noi volevamo solo avvertirti, perchè ci teniamo a te, ma sei cambiata Jenny, non sei più quella di una volta» sibilò Mandy, poi si voltò e si allontanò, lasciandola sola nella sua disperazione.

Jenny la guardò andare via, indifferente.

Avrebbe avuto un'altra occasione con Matt e sapeva anche quando.

Stavolta avrebbe tagliato fuori quella ragazza che voleva portarglielo via e l'avrebbe fatto suo.

 

  
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