LILITH SOMA
- Capitolo 1 -
Un
venticello fresco di primavera le scompigliò i lunghi capelli arancio. Che
strano colore di capelli, vero? Ma era proprio il suo colore naturale fin dalla
nascita… fin dal concepimento. Già… perché appena Lilith, questo era il suo
nome, era stata concepita il suo destino era già stato deciso… sarebbe stata
maledetta, sarebbe stata “l’esclusa”. La famiglia in cui era nata non era una
famiglia qualunque, era una famiglia particolare, diversa dalle altre. Questo
perché incombeva una maledizione. E lei come altre tredici persone ne era stata
colpita. Le persone colpite dalla maledizioni si trasformavano nei 12 animali
dello zodiaco cinese, un gatto e Dio. Lei era il gatto, l’escluso secondo la
leggenda dalla festa tra i 12 animali e Dio.
Con i suoi occhi felini
guardava l’orizzonte. Al di sopra di una collina, seduta, osservava la reggia
dei Soma. Lei non poteva viverci. Non aveva mai potuto partecipare alle feste.
Non poteva vivere come un componente di quella famiglia, lei era “l’esclusa”. I
suoi genitori erano morti 5 anni prima, quando era nata Annemarie, la sua
sorellina, colpita dalla maledizione della lepre. Lilith non era in grado a 13
anni di portare avanti la famiglia per questo motivo Dio aveva concesso loro di
vivere con la famiglia del cavallo: Annemarie come se fosse una figlia, Lilith
come se fosse una serva. Lilith non si ribellò a questa decisione. Lei voleva
il bene per la sua sorellina. Voleva che lei fosse circondata d’amore, cosa che
lei non poteva più ricevere dopo la morte dei genitori… Già, perché loro,
nonostante lei fosse il gatto, l’avevano sempre amata.
Ora la sua vita era quella di
una serva, anche se i genitori del cavallo la trattavano molto bene. Lei
d’altronde era stata amica d’infanzia di Liam, il loro figlio di 20 anni,
maledetto dal cavallo.
Mentre era persa nei suoi
pensieri qualcuno le coprì gli occhi.
- Ehi, ehi! Non sono scherzi da
fare! – esclamò lei.
- Ma come i tuoi sensi felini
non ti hanno avvertita del mio arrivo?
Quella voce poteva essere solo
di una persona. Quella voce così dolce, roca, bassa. Era la voce di Liam. Lui
le tolse le mani dagli occhi e Lilith si girò verso di lui incontrando i suoi
occhi nocciola nei quali da troppo tempo si perdeva dentro. I capelli nero
corvino erano come al solito disordinati, era in piedi davanti a lei. Si
sentiva piccolissima lì seduta a terra. Già lui era molto alto. Aveva voglia di
essere stretta da quelle braccia, di sentire il battito del suo cuore, tutte
quelle sensazioni erano dentro di lei da così tanto tempo che non sapeva fino a
quando sarebbe riuscita a reprimerli. Lei lo amava, ma lui? Come poteva essere
amata da qualcuno? Lei, il gatto? No, impossibile. Si chiedeva come già lui
potesse dedicarle attenzioni. Ma era felice che lo facesse. Era talmente una
cosa naturale passare il tempo con lui, essere amici, che il resto non contava.
Lui le porse una mano e lei
accettò alzandosi in piedi e facendogli lo sgambetto.
- Ah ah, ti sta bene Liam! –
disse facendogli la linguaccia.
- Vuoi sfidarmi Lilith Soma?
- Con piacere William Soma!
I due iniziarono a “lottare”.
Erano fatti così. Ad un certo punto però si fermarono a ridere e lui era sopra
a lei. Quando se ne accorsero diventarono rossi come pomodori. Lui si alzò e le
chiese scusa.
- Niente… Non ti preoccupare…
Andarono a casa insieme,
parlando.
Arrivati Annemarie, la piccola
sorellina di Lilith con i lunghi capelli biondi ricci legati in due treccine e
con due occhioni color nocciola, corse verso di loro. Subito saltò in braccio
alla sorella esclamando tutta la sua felicità nel rivederla.
- Lilith ti piace il mio
vestito?!
La ragazza guardò il vestito
rosso con tutti pizzetti della bambina e sorridendole dolcemente le disse –
Sembri una vera principessa!
- Davvero?! – esclamò la
piccola con un sorriso bellissimo. Era in quei momenti che Lilith si sentiva
bene, quando vedeva la felicità nelle persone che voleva bene. Quando con
piccoli gesti le altre persone riuscivano a riempirle il cuore.
- Tua sorella ha ragione
Annemarie! Sei davvero carinissima! – disse Liam prendendo in braccio la
biondina.
- Grazie fratellone! – ormai lo
considerava così. Per lei Liam era il suo fratellone adorato e sperava tanto
che un giorno lui e Lilith si sarebbero sposati.
I tre come una famigliola felice
entrarono nella villa dove i genitori di Liam li accolsero.
- E’ quasi pronto per la cena.
È meglio se andate a cambiarvi voi due – consigliò la signora.
- Intanto Annemarie gioca con
lo zio! – disse il signor Soma sorridente.
- Sììì!! – esclamò la bambina
tutta contenta.
Liam e Lilith salirono le scale
per andare nelle loro stanze. Il ragazzo guardò il gatto. Sembrava assorta nei
suoi pensieri e si chiedeva quali fossero. Si conoscevano da tanto, ma lei non
si era mai aperta completamente a lui. Come se non si fidasse completamente di
lui, come se non si volesse ferire e per questo metteva una barriera, un muro
insormontabile. Gli occhi di lui si posarono sul braccialetto bianco e
rosso-nero della ragazza. Lo portava sempre, già da quando era nata. Si chiedeva
se per lei avesse un significato importante. Se fosse un ricordo dei suoi
genitori. Si ricordava che da piccolo aveva provato a toglierlo alla ragazza.
Si era messa subito sulla difensiva. Sembrava arrabbiata e spaventata allo
stesso tempo. Non gli parlò più per tre giorni. Da quel momento lui non aveva
più osato toccarlo. Lei era così. Chiusa, non si apriva mai fino in fondo, non
diceva a nessuno quello che la preoccupava. Era diffidente. Che questo fosse
dovuto alla sua natura di gatto? Si chiedeva come si sentisse ad essere il
gatto, voleva sapere ciò che provava perché la sentiva tanto distante e non
voleva. Teneva davvero a lei, ma in che modo?
I pensieri di lui furono
interrotti dalle parole di lei – Allora a dopo.
- Sì… bruttina!
- Come mi hai chiamata?!
- Dai sono stato anche gentile!
- Brutto stronzo, come osi?! Ti
sei mai guardato allo specchio?!
- Sì! E sono bello! – rispose
facendole la linguaccia e scappando nella sua stanza.
- Vigliacco!!
Anche Lilith entrò nella sua
stanza e si mise a ridere, lui era in grado di risollevarle il morale sempre.
Nel frattempo anche Liam rideva per la “litigata” di prima.
La ragazza andò in bagno e
iniziò a spogliarsi. Guardò la sua schiena e iniziò a rabbrividire. Quel segno
era sempre su di lei. Marchiato a fuoco. Non se ne sarebbe mai andato. Sarebbe
rimasto con lei. Le vennero in mente flash spaventosi. Persone che approvavano
la scelta di un uomo orribile, non per l’aspetto, ma per l’animo. Sentì ancora
il bruciore del ferro caldo sul suo corpo. Sentì le sue urla, il suo pianto
disperato. Si sentì mancare, ma poi si riprese. Doveva essere forte. Non doveva
abbattersi. Ora viveva bene, ma per quanto ancora? Per quanto ancora avrebbe
potuto vivere a casa di Liam? Non lo sapeva, ma sperava per molto tempo. Entrò
nella vasca per fare il bagno. Era così stanca, sentiva le palpebre pesanti,
quella notte non aveva dormito, il rumore della pioggia le dava fastidio. Si
addormentò.
Liam non vedendo scendere
Lilith andò a chiamarla. Quando non sentì risposta dalla sua stanza, pensò al
peggio ed entrò urlando il suo nome. Poi la vide lì addormentata nella vasca.
Si avvicinò a lei. Era così bella. Lui lo sapeva, ma era come se per tanto
tempo non se ne fosse accorto, come se per tanto tempo avesse tenuto gli occhi
chiusi e non si fosse accorto della sua bellezza. La baciò senza accorgersi
sulla fronte. Così addormentata gli dava un gran senso di tenerezza. Poi però
guardandola meglio la vide tutta bagnata e pensò che era nuda. Qualcosa dentro
di lui si risvegliò. Come era possibile che la ragazza con cui era cresciuto
gli scatenasse tutte quelle emozioni contemporaneamente. Decise di andarsene
dal bagno e aspettarla seduto sulla poltrona. Doveva calmarsi se no non avrebbe
più risposto delle sue azioni. Cosa gli prendeva?
Qualche minuto dopo Lilith si
svegliò e si tolse subito dalla vasca. Prese un asciugamano e se lo avvolse
intorno al corpo. Uscì dal bagno e notò la presenza di Liam sulla sua poltrona.
Spalancò gli occhi e urlò senza pensarci. Il cavallo subito le tappò la bocca.
- Ma sei impazzita?!
- Io?! Cosa ci fai nella mia
camera?!
- Ero preoccupato perché non
scendevi più!
- Beh, potevi svegliarmi!
- Eri un angioletto, mi
dispiaceva svegliarti…
- Aspetta un attimo…! Tu mi hai
vista di là nella vasca?!
- Sì…! E devo ammetterlo eri
molto bella…! Anche adesso mezza nuda… ti assicuro attiri moltissimo!
Lei avvampò – Porco! – si girò
e corse verso il bagno. Lui la guardò correre e notò il segno della marchiatura
di fuoco sulla sua schiena. Rimase bloccato. Perché Lilith aveva quel segno?
Era il segno degli schiavi da
loro, perché mai lei di alta famiglia aveva un simbolo simile marchiato sulla
schiena? La guardò mentre si vestiva. Non aveva il coraggio di chiederglielo.
Aveva paura che sarebbe crollata. Ora capiva che lei nascondeva qualcosa di
davvero grosso, qualcosa che doveva farle molto male.
Lilith uscì dal bagno vestita.
I capelli erano raccolti in uno scignon, alcune ciocche però ricadevano sulle
spalle, un vestito azzurrino non troppo pesante e semplice. Era così bella
nella sua semplicità. Come poteva accorgersene solo ora? Come poteva restare
pietrificato solo adesso? Possibile che fosse stato cieco fino a quel momento?
Mentre lui faceva quei pensieri
entrò nella camera una ragazza bassina dai lunghi capelli castani ricci, gli
occhi nocciola che stava cercando qualcosa o qualcuno. Doveva avere circa 19
anni. Indossava un vestito rosa perla molto lungo e tipico di una ragazza di
buona famiglia. Tra i capelli sfoggiava un fermacapelli di madre perla. Gli
occhi della ragazza caddero su Lilith. Un sorriso gigantesco apparve sulle
labbra della brunetta che abbracciò il gatto.
- Lilith mi sei mancata! –
esclamò contentissima di rivederla.
- Iris!! Ma quando sei
tornata?! – chiese Lilith.
Iris è la pecora di famiglia
Soma, da sempre amica di Lilith. Da piccole abitavano vicine e quindi erano
state cresciute ed educate insieme. Iris era appena tornata da un viaggio per
Londra visto che suo padre doveva tenere una conferenza.
- Questa mattina all’alba. Oh!
Liam ci sei anche tu?
- Forse questa è casa mia… o te
ne sei scordata?
- Uffa! Smettila di prendermi
in giro! – si lamentò Iris per poi realizzare qualcosa… - Ma non è che vi ho
interrotti?
I due la guardarono arrossendo.
- Ma cosa ti salta in mente?!
Cosa farei io con questa racchia?!
- Ehi! A me della racchia non
me la dai! È chiaro brutto rospo?!
- Ma voi due litigate sempre? –
chiese la madre di Liam entrando nella stanza – Forza tutti a pranzo! Sei la
benvenuta anche tu Iris!
Verso le tre del pomeriggio
Lilith e Iris uscirono per una passeggiata nel parco della villa del cavallo.
Lilith era contenta di rivedere l’amica. Le voleva molto bene. Era l’unica
persona di cui si fidasse sul serio. Non le aveva mai rivelato tutto per paura,
ma sapeva cose di lei che nessun altro sapeva. Era sicura di poter contare su
Iris, che non l’avrebbe mai tradita, che avrebbe anche sacrificato la sua vita
per lei. Questo lo sapeva. Ne era certa perché stava per succedere, un ricordo
le attraversò la mente: due ragazzine che si rincorrevano, poi un cinghiale
inferocito, sangue e poi niente. Scacciò quel ricordo. Voleva solo pensare a
cose belle ora che era con lei.
- Allora qualche sviluppo tra
te e Liam?
- Ma cosa dici Iris?!
- Non vorrai darmela a bere,
vero signorinella? Dai, lo so che lui ti piace.
- Non è vero!
- Sarà… Comunque Londra è
stupenda. Feste grandiose, regge spettacolari, vestiti lussuosi, per me è stato
come un sogno che si è avverato. Vorrei tanto vivere laggiù.
Da quando era andata per la
prima volta a Londra Iris si era innamorata di quella città. La adorava.
Desiderava vivere là con la sua famiglia quando si sarebbe sposata.
Probabilmente quello era il sogno di tante ragazze. Forse per molte di loro si
sarebbe avverato, ma per lei? Era impossibile. Lei sarebbe stata legata ai Soma
come tutti i dodici. Loro non potevano avere vita propria, non potevano avere
libertà. Dovevano rimanere fedeli al capofamiglia. Mai, ripeto mai, si sarebbe
potuto separare dai lui. Iris lo sapeva molto bene. Sapeva che probabilmente
non si sarebbe mai sposata, non avrebbe mai avuto una sua famiglia, ma sperava
che le cose sarebbero cambiate. Si reputava una sciocca per quelle speranze, ma
lei lo desiderava così tanto.
In quel momento erano davanti
al cancello quando entrò un ragazzo molto alto con un fisico davvero bello, i
capelli biondi con qualche striscia nera e gli occhi giallo-castano. Guardò le
due ragazze e salutò con un cenno della mano e con un sorrisino.
- Allora Lilith hai già baciato
Liam o stai aspettando che faccia il principe azzurro?
- Ethan…! Smettila o mi vedrò
costretta a picchiarti!
- Ma un gentil donna non
potrebbe mai picchiare un uomo!
- Chi ha detto che sono una
gentil donna?!
Stava già per lanciarsi addosso
a Ethan per picchiarlo, quando sentì due braccia che la avvolgevano e la
sollevavano.
- Quando la smetterai di
prenderla in giro Ethan? – chiese Liam, arrivato in quel momento.
- Ma se tu lo fai sempre!
- E’ vero… ma posso farlo solo
io! – disse il moro deciso più che mai.
Il biondino lo guardò
sorridendo, poi rivolse lo sguardo verso Iris. Le prese il volto con una mano e
le diede un bacio vicino alle labbra e disse – Sei sempre bellissima…
E con questo andò dall’amico e
ridendo e scherzando andarono verso l’interno della casa.
La brunetta avvampò. Ethan le
faceva sempre quell’effetto. D’altronde era bellissimo e aveva dei modi di fare
che la facevano impazzire.
- Terra chiama Iris! Terra
chiama Iris!
Ma la ragazza sembrava nel
mondo dei sogni.
- L’abbiamo persa…
Ethan, 20 anni, migliore amico
di Liam, era la tigre di famiglia Soma. Coraggioso, impulsivo, praticamente
irraggiungibile. Ma nessuna ragazza era riuscita a fargli battere il cuore, ma
lui lo rapiva a molte altre. Aveva cinquanta pretendenti, ma non si era mai
interessato a nessuna di loro. Gli piaceva la sua condizione da scapolo e per
questo mandava su tutte le furie suo padre. Ogni mese infatti il padre gli
organizzava un ballo in modo che lui scegliesse la sua futura moglie, ma non
l’aveva ancora trovata. Lui che al momento era l’unico a cui Abel avesse
concesso di sposarsi non aveva alcuna intenzione di farlo.
- Possibile che ti perdi sempre
quando si tratta di Ethan? Cosa ci trovi di tanto affascinante in lui?
- Ma Lilith è così intrigante…
così bello!
- Ti piace?
- Ma cosa ti salta in mente?
- Beh, che ci sarebbe di male?
A parte il fatto che lui non è molto a posto di cervello…
- Non sono una sua pretendente
e poi come potrei piacergli io?
- Perché non dovresti piacergli
tu?
- Ma guardami! Sono piccola,
timida, lui invece è così alto, così forte… siamo troppo diversi… Lo vedrei di
più con una ragazza con il tuo carattere.
- Eh?! Ma non diciamo
sciocchezze! Secondo me invece saresti l’unica di cui si potrebbe innamorare!
Iris sorrise all’affermazione
dell’amica. Era sempre così gentile anche se non voleva darlo a vedere.
Era una di quelle persone che
danno tutto per gli altri senza voler niente in cambio.
- Credo che sia arrivata l’ora
di andare a casa se no mia madre si preoccupa. Ciao Lilith!
- Ciao Iris!
- Ehi aspetta! – urlò Ethan
avvicinandosi alle ragazze – Ti accompagno a casa. Non è il caso che una
ragazza vada tutta sola!
Iris arrossì visibilmente e
mormorò un piccolo “grazie”. Il biondo le sorrise e abbracciandola intorno alle
spalle si incamminò con lei.
Lilith rientrò in casa. Liam
stava discutendo con i genitori, ma non riusciva a capire a che proposito.
- Ah eccoti! – disse il moro –
Siediti. Dobbiamo parlare con te.
Lilith non riusciva a capire a
che proposito, ma si sedette.
- Mia cara, devi sapere che tra
un mese ci sarà un ballo a casa di Ethan – cominciò la madre di Liam.
- Vorremmo che partecipassi
anche tu – concluse il padre del cavallo.
Lilith li guardò ad occhi
spalancati. Lei, una serva, il gatto, l’esclusa, partecipare ad un ballo? Era
uno scherzo?
- E’ stata un’idea di Liam e
noi siamo d’accordo. Sei una così bella ragazza è un peccato che non possa
metterti tutti giorni vestiti lussuosi – disse la donna.
La ragazza dai capelli arancio
guardò l’amico che per l’imbarazzo di quello che aveva detto la madre guardava
da un’altra parte.
- Vi ringrazio davvero molto
della proposta. Mi rendete davvero felice…, ma non posso accettare. Mi dispiace
– detto ciò si alzò e si diresse verso la sua camera. Liam la inseguì.
- Aspetta Lilith! Perché non
puoi accettare?
- Lo sappiamo entrambi perché…
- Ma se vieni come mia
accompagnatrice non ci saranno problemi!
- Liam non dire assurdità! Io
sono il gatto non posso partecipare ad una festa! Abel non sarebbe di certo
contento e andrebbe su tutte le furie!
- Non curarti di Abel. Ci penso
io a lui.
- Come puoi dirlo? Non puoi
ribellarti a lui! Lo sai meglio di me!
- Lilith… - cercò di prenderle
una mano.
- Non toccarmi! Non puoi
capire! Non sai cosa provo io! Lasciami stare! – stava per sfogarsi. Stava per
liberare il suo dolore.
Gli venne impulsivo
abbracciarla e lo fece. Lei rimase di stucco.
- Mi dispiace… hai ragione… io
non so come ti senti… ma ci tengo così tanto che tu venga con me. Ti prego,
solo per una sera.
Lilith si tranquillizzò – Va
bene…
Liam la strinse ancora di più.
Era tutto un sorriso – Grazie, grazie, grazie!
Alla ragazza venne da sorridere
e arruffò i capelli di lui e gli diede un bacio sulla guancia dicendo – Di
nulla piccoletto!
Poi andò nella sua camera. Liam
la guardò andarsene toccandosi la guancia. Riusciva sempre a lasciarlo di
stucco.
Intanto Lilith nella sua camera
era sdraiata sul letto tutta sorridente. Sarebbe andata ad un ballo! Il suo
primo ballo! E come accompagnatrice di Liam! Non vedeva l’ora che arrivasse
quel giorno. Forse finalmente avrebbe potuto non sentirsi esclusa. Avrebbe
fatto parte di qualcosa. Avrebbe finalmente potuto conoscere un po’ di gente.
Poi ripensò all’abbraccio di Liam e arrossì. Era stato così gentile. Con quel
pensiero si addormentò.