Videogiochi > Danganronpa
Segui la storia  |       
Autore: Walpurgisnacht    19/08/2016    1 recensioni
Allora ragazzi, vi capita mai di avere idee folli su cui vi sale un hype incontrollabile e che DOVETE mettere per iscritto? Ecco, se vi è successo sapete cosa è passato per la testa mia e della mia socia. Spiegazioni sul crossover e altri tecnicismi nel primo capitolo.
Aggiornamenti settimanali, due a botta. Numero finale di capitoli: ventuno.
-
Un aereo cade. Nove ragazzi ammaccati si leccano le (piccole) ferite e cercano di capire come andarsene da quel posto dimenticato da chiunque.
Sul serio, non c'è nessun tizio psicopatico che vuole farli giocare alla sua personalissima versione de La Ruota della Fortuna.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A quanto sembrava, il karma non aveva ancora finito di far pagare loro chissà quale torto.

“Era ora che quella lagna del cazzo mi lasciasse uscire. Tutta la pantomima di lei che racconta la sua miserabile esistenza e si lamenta di me… BLEEEEH!”

Togami osservò impietrito Touko Fukawa che fingeva di vomitare ficcandosi un dito in gola. No, non era esatto. Quella non era Touko, non più: l’aspetto era il suo, ma quei modi di fare sicuri, quasi sfacciati… quello sguardo folle...

“Genocider Syo.”

L’assassina si voltò verso di lui e sfoderò un ghigno talmente inquietante che tutti loro se lo sarebbero ricordato a vita. “Bene bene bene” cantilenò, avvicinandosi a lui “i suoi gusti in fatto di uomini continuano ad essere impeccabili: belli e stronzi come la morte.”

Non osò replicare, temendo di essere appena diventato il suo bersaglio principale.

“Che… che cazzo sta succedendo? Fukawa…?”

La domanda di Mondo ridestò un po’ tutti, che a turno chiesero alla Scrittrice che cosa le fosse successo.

“Kami che classe di imbecilli! Anche voi avete bisogno dei fondi di bottiglia che usa il mio deprimente alter ego? Toglietevi le fette di salame dagli occhi e guardatemi bene” chiosò, improvvisando una giravolta “quella che avete davanti è l’unica, inimitabile Genocider Syo!” ridacchiò, e quasi a volerlo imprimere bene a mente a tutti prese un lembo della sua gonna e la strappò per lungo, fino a rivelare le cicatrici sulla sua coscia.

Urletti e grida sconvolte sembrarono confermare quell’ipotesi.

“Oh mio dio…”
“Che… che cosa sono quelle?!”

Syo sorrise: “Il mio orgoglio e la mia gioia” disse, mettendo in mostra la gamba.

“Sono… sono i nomi delle tue vittime” balbettò Makoto, e Togami si voltò verso di lui. Come diamine faceva a saperlo?

Syo si avvicinò a Makoto e gli posò una mano sulla testa, quasi volesse coccolarlo: “Oh già, dimenticavo che tu e lei adesso siete amiconi. Che carini che siete! Facciamo che ti risparmio solo per questo, nanerottolo” ghignò, facendo roteare la lingua. “E perché sei carino, ma non il mio tipo. Comunque sì, ci hai preso. Questi sono i nomi delle mie vittime… e tra un po’ la lista potrebbe allungarsi, gyahahahah!”

“Ma… ma come hai potuto fare questo a Fukawa-chan?” piagnucolò Asahina, e in quel momento l’umore di Genocider mutò di colpo: “Oooh buuuuh, gneee! Non solo sei una pettoruta testa vuota, devi anche lagnare!” pestò i piedi. “Tranquilla, lei non ha sentito niente, quello è il mio momento di goduria personale” ridacchiò, leccandosi le labbra.

Mentre Syo continuava la sua sceneggiata Togami rimase in silenzio, cercando di farsi venire in mente un’idea per distrarla.

Fino a prova contraria io sono l’unico in pericolo, loro non dovrebbero correre rischi… ma visto il modo in cui ha urlato contro Asahina non la considererei una regola assoluta.

Si chiese brevemente se Ikusaba avesse tenuto conto anche di questo particolare, prima di mettere in atto la sua grande uscita di scena… o magari aveva dimenticato che il sangue avrebbe provocato Fukawa. O, più semplicemente, non gliene era importato niente.

Inutile stare ad imputarle altre colpe, ormai è andata si disse, e non mancò di notare l’assoluta mancanza di empatia da parte sua. Naegi gli aveva detto che aveva ancora da lavorare, ma lui riteneva che, almeno nel caso di Ikusaba, non fosse poi così anormale non provare pena.

Una lamentela da parte della Super Serial Killer lo distolse dai suoi pensieri.

“Ovviamente quella cretina non ha nemmeno una lama addosso, figurarsi! E purtroppo non sono capace di crearle dal nulla come nei videogiochi, anche se sarebbe bello” piagnucolò, continuando a fare su e giù per la navata con le mani sui fianchi. Il resto della classe si era diviso in due, qualcuno prendendo posto sulle panche.

A un certo punto si fermò davanti al cadavere di Mukuro: “Ah troietta, scommetto che mi hai perquisita mentre ero incosciente su quel cazzo di aereo, vero?” disse, e le diede un calcio, che fece dondolare la testa e riversare altra materia grigia sul pavimento già inondato di sangue. Qualcuno voltò la testa per non guardare, altri rischiarono seriamente di sentirsi male. Lei li schernì: “Bah, che principessine. E comunque sono ancora senza le mie forbici e questo mi mette molto di cattivo umore” borbottò, avvicinandosi alla teca con il fantoccio di Junko dentro. Posò le mani sul vetro e scoppiò a ridere.

“E adesso cos’hai?” chiese Togami.

“Oh niente, Byakuya-sama” rise Syo, “è che non avrei mai pensato di dover fare di necessità virtù!” e nel dirlo sferrò un pugno al vetro, che in parte si infranse a formare un buco. Afferrò un enorme pezzo di vetro ben appuntito da terra, e poi si voltò sorridente verso di lui: “Direi che questo può andare. Ora che ne dici di giocare al gatto e al topo?”

E gli si lanciò contro, ridendo sguaiata.

Togami non ebbe tempo di pensare: corse verso la scala e salì più velocemente che poteva, mentre lei continuava a sghignazzare: “Corri, Byakky, corri! Tanto ti prendo!”

Salì in cima e uscì di corsa dalla stanza 1. Dietro di lui la risata di Genocider era sempre più vicina.

Pensa veloce, Byakuya, sbrigati!

D’improvviso ebbe un’idea. Pericolosa, ma era l’unica possibilità che aveva per metterla fuori gioco. Riprese a correre e si diresse nella stanza con la scala, quella che portava al corridoio con l’acqua. Alle sue spalle sentiva dei rumori non ben identificabili, forse gli altri che li stavano inseguendo.

Bene. Se va come deve andare servirà la loro presenza.

La attirò dove voleva portarla, appunto nel corridoio con l’acqua. Contava di farle perdere i sensi dandole la scossa, sperando chiaramente che il voltaggio non fosse troppo alto. Era abbastanza avanti nel suo lento percorso di umanizzazione da non volerla morta.

C’era già un cadavere, anche se era del mastermind responsabile di quella follia, e non smaniava dalla voglia del bis.

Si fermò sulla soglia della porta maledicendo qualunque cosa, la sua memoria in prima istanza.

Era chiusa. L’acqua elettrificata era al di là.

No, non tutta. Fece caso a una piccola pozza che era filtrata, ricordandosi vagamente di averla vista quando erano usciti.

Questo portava un altro problema però: se non fosse stata più adatta allo scopo, cioè se avesse perso la carica elettrica su cui faceva affidamento?

“Vieni bel manzo, vieni da me! Ti faccio assaggiare un po’ di amore made in Genocider!”.

Rabbrividì mentre si arrovellava alla ricerca di una soluzione.

Guardandosi attorno notò che l’ultimo tratto del corridoio era illuminato da un neon, ad occhio identici a quelli presenti nella sezione in quel momento a lui preclusa.

Ok, allora forse ce la posso fare.

Si tolse la giacca, se la avvolse meglio che poteva sulle mani e si alzò sulle punte, favorito dal soffitto basso, per cercare di sbloccare uno dei sue sostegni.

Qualche istante dopo il neon cedette e cadde in avanti, penzolando sopra la pozza d’acqua con uno dei fili che ne sfiorava la superficie.

Bene.

Si spostò giusto in tempo dalla trappola appena ideata che dovette evitare un fendente.

“Ehi, non essere scorretto! Stai fermo e fatti sbudellare!”.

“Sogna, pazza”.

Si spostò velocemente per difendersi dai ripetuti assalti dell’alter ego di Fukawa, il quale si muoveva con notevole agilità per essere nel corpo di una ragazza allergica al minimo sforzo fisico. Inoltre era impegnato nel cercare di non cadere nella pozza, non col neon pericolante.

Troppe cose tutte assieme, dannazione.

La baruffa fu in realtà più veloce di quanto avrebbe voluto e presto si trovò per terra, con lei a cavalcioni che lo teneva per il collo.

“Eccellente. Finalmente ti ho dove ti voglio. Se non avessi fretta ora ti strapperei la camicia e mi divertirei un po’ con i tuoi nerboruti pettorali”.

“...ti prego, se mi devi ammazzare almeno stai zitta”.

“Ma daaaaaaaaaaaaaai, un po’ di partecipazione! Non fare l’ammazzagioie della situazione! Ho dei brutti ricordi per colpa di Daisuke e Hiroshi”.

Alzò la mano che brandiva il pezzo di vetro, a quanto pare decisa a farla finita. Naturalmente lui le afferrò il polso e cercò di fargliela cadere.

Nella collutazione le tagliò involontariamente una delle trecce.

“Ehi, brutto bastardo! Lascia stare i miei capelli di seta!”.

Riuscì finalmente a togliersela di dosso, spingendola abbastanza forte da farla addirittura sbattere contro la parete. Rialzandosi da terra notò che era leggermente intontita e ne approfittò per cercare di riassestarsi un attimo.

SWISH.

Un taglio sulla sua guancia. Profondo.

“Primo sangue a Genocider! Ora vediamo di arrivare all’ultimo!” trillò tutta allegra.

È già in piedi? Pazzesco.

Ripresero ad azzuffarsi.

Un graffio qui, un graffio là. Presto il sangue di Mukuro non fu più l’unico a macchiare il pavimento di quel posto.

“Anf… anf…”.

“Che c’è, Byakuya-sama? Hai il fiatone? Povero piccolo erede, lascia che mamma Genocider ti metta a letto per farti riposare”.

“Come diavolo… come diavolo fai… a non essere stanca? Non sei poi… tanto più allenata di me…”.

“Forse no, ma i libroni impolverati che piacciono a voi secchioni dicono tutti che un disturbo mentale dona al corpo una dose di resistenza extra. Io ne sono la dimostrazione. E adesso basta chiacchiere, i bei ragazzi non necessitano di una bella voce”.

Gli fu di nuovo addosso.

Ormai allo stremo delle forze, fu per un puro colpo di fortuna che Byakuya riuscì a spingerla dove voleva.

Lo spettacolo di lei che friggeva come una sogliola non fu dei più belli a cui avesse assistito.

Era ancora intento ad osservarla quando qualcuno alle sue spalle lo chiamò.

“Togami-san!”
“Togami, tutto ok?”

Oogami e Kirigiri erano ferme sulla soglia della porta in fondo alle scale, che lo guardavano come se fosse un alieno. Fece una rapida stima dei danni: un taglio sulla guancia, una giacca sgualcita, altri graffi sparsi, capelli scompigliati e in generale la sensazione di essere stato preso in pieno da un tir.

“Va una meraviglia, sono un fiore” disse, lasciandosi cadere su uno scalino lontano dall’acqua.

“Smettila di fare ironia, sei inquietante” sorrise Kyouko, poi rivolse la sua attenzione a Touko: “Cosa è successo qui?”

“Ho fatto parecchia fatica ad uscirne vivo, ecco cosa” sbuffò lui, “mi sono servito dell’acqua che filtrava dal corridoio e di quel neon per darle la scossa e metterla fuori gioco. No, non volevo ucciderla Kirigiri, smettila di guardarmi in quel modo!” ringhiò ad una Kyouko apparentemente scettica (ma dato il sorrisetto maligno era chiaro intendesse solo punzecchiarlo).

“Questo lo appureremo subito” disse Sakura, e senza perdere tempo tornò giù e sparì oltre la porta. Sentirono diversi rumori poco identificabili per poi vederla tornare con un telo di plastica che probabilmente copriva altro mobilio.

“Fatemi spazio” ordinò, e la osservavano mentre avvolgeva Touko nel telo, sempre rimanendo a debita distanza dall’acqua, e scendeva rapidamente le scale con lei in braccio.

Togami e Kyouko la seguirono e la trovarono già china sull’altra, mentre a poco a poco arrivavano anche gli altri.

“Che cazzo è successo?!” tuonò Mondo e Kirigiri si prese la briga di aggiornare tutti; dal canto suo Togami era decisamente concentrato su altro.

Si accovacciò accanto a Sakura, che venne subito raggiunta da Aoi, e le chiese cosa stava per fare: “Fukawa potrebbe essere ancora sotto tensione, per questo ho usato quel telo” spiegò, “la gomma è isolante. Togami-san, hai idea del voltaggio di quel neon?”
Lui si morse un labbro: “Onestamente no, sul momento ho solo cercato di fare più in fretta possibile, prima che arrivasse a sgozzarmi.”

Oogami si limitò ad annuire, e Asahina aggiunse: “C’è da tenere in considerazione il fatto che l’acqua poteva avere un po’ di carica elettrica residua” disse, riferendosi ai neon che si erano staccati mentre percorrevano il corridoio.

“Beh c’è un solo modo per scoprirlo” replicò la Lottatrice, e avvicinò due dita al collo di Fukawa. Dopo un istante annuì di nuovo. “Ok, non dovrebbe esserci pericolo. In caso contrario le mie dita si sarebbero ritratte in automatico” disse, e poggiò un orecchio sul petto della ragazza. “C’è battito, ottimo segno” annunciò, dopo di che le aprì la bocca delicatamente e le fece la respirazione bocca a bocca.

Ci volle qualche istante, momenti che a Byakuya sembrarono fin troppo lunghi e in cui si ritrovò a pensare, per la seconda volta, che Touko non doveva azzardarsi a crepare proprio adesso.

“Coff! Coff!”

“Fukawa-san! Ci sei?”

La ragazza annuì debolmente dopo qualche secondo, e Sakura la prese di nuovo in braccio: “Bentornata tra i vivi, Fukawa-san. Credo tu abbia bisogno di qualche minuto per riprenderti dal tentativo di Togami-san di friggerti.”

“...e-eh?”

Mentre le guardava allontanarsi, circondate dal resto della classe, Byakuya Togami si sentì per la prima volta in vita sua sollevato nel pensare a Touko Fukawa.

Si concesse persino una risata.

 

*

 

“Q-Quindi S-Syo è…”

“Ci ha fatto visita, già.”

Approfittarono del momento di calma per lasciare che Touko si riprendesse e per aggiornarla sugli ultimi avvenimenti: Ikusaba si era suicidata davanti a loro e lo schizzo di sangue aveva fatto riemergere Genocider Syo.

Touko si strinse le ginocchia al petto, cercando di coprirsi come poteva con la gonna strappata dal suo alter ego poco prima. Mai nella vita si era sentita così mortificata.

“M-Mi dispiace! S-Speravo non dovesse accadere e… e invece…!”

“Non devi scusarti, Touko-chan!”

Fu la voce di Makoto a distoglierla dai suoi pensieri cupi.

“Non devi darti la colpa di nulla” le sorrise, “nessuno di noi si aspettava un gesto del genere da Ikusaba, ok? In ogni caso sapevamo di Genocider, e grazie all’intervento tempestivo di Togami-san stiamo tutti bene.”

Nel sentire il suo nome si voltò verso di lui, che sembrava piuttosto stanco e malconcio. Si sentì avvampare di colpo e distolse lo sguardo, rivolgendolo verso Sakura: “O-Oogami-san…”

“Hm? Sì?”
“G-Grazie… per non avermi lasciata morire…”
“E perché mai avrei dovuto? Sei nostra amica.”

A quelle parole Touko quasi si sentì mancare la terra sotto i piedi.

“Ma… ma…” balbettò, Sakura però insistette: “Ma nulla. Sappiamo di Genocider, e sappiamo anche che non hai alcuna colpa in questo. E come ho detto, io non lascio morire un’amica.”

Tutto quello che Touko riuscì a fare fu nascondere la testa tra le ginocchia e pigolare parole che nessuno, tra una risata e l’altra, riuscì a capire. Ma era chiaro che quello era il suo modo di ringraziarli tutti. Stava per dire qualcosa (o quantomeno provarci) quando si accorse di un dettaglio: “La… la mia treccia! P-Perché è mozzata?”

Fu Togami a mostrarsi imbarazzato: “È capitato durante la colluttazione con Syo, non volevo… è successo e basta.”

Touko rimase a fissare la treccia monca tra le mani, e sentì di avere il bisogno di piangere.

“N-No, no ehi, perché piangi?!”

Era una stupidaggine in confronto a quello che Ikusaba le aveva fatto passare, eppure… sembrava quasi un ultimo sgarbo ai suoi danni.

“Nononono per favore non piangere!” urlava Togami, mentre Oowada e Ishimaru lo prendevano in giro perché era riuscito a farla piangere anche senza volerlo. Ma nemmeno quel siparietto riuscì a tirarla su.

I miei capelli… come se già non fossi abbastanza ridicola di mio…

Nel frattempo le ragazze le si erano avvicinate nel tentativo di consolarla, mentre Togami si lanciava in un nuovo, fallimentare tentativo di sistemare le cose: “In fondo sono solo capelli, ricresceranno!”

Si zittì definitivamente quando tutte lo guardarono con sguardo omicida: “I capelli sono IMPORTANTISSIMI per una donna, Togami-san!”

“Anche adesso, Asahina?”
“SOPRATTUTTO ADESSO!”
“E perché?!”
“Perché sì!”

“Ma non ha senso!”

“Lascia perdere, in quanto uomo e in quanto Togami non puoi capire!”

...ok, doveva ammettere che le prese in giro ai danni del Super Erede cominciavano a farla stare meglio. Si disse che forse, ma solo forse, poteva provare a seguire gli altri e sparare qualche battuta anche lei. Sembrava terapeutico.

“Però… ora che faccio?” sospirò, convinta di non essere sentita da nessuno, ma Asahina la smentì: “Credo di avere un’idea!”

“D-Davvero?”

“Oh sì! Togami-san renditi utile, dov’è quel pezzo di vetro che brandiva Genocider?”

“Rendermi utile…?”
“Non fare il guastafeste, anche se è la cosa che ti riesce meglio. Marsch!”

Lo sentì ringhiare, ma fece quanto gli era stato detto.

Che bel momento per essere ancora viva.

Tornò poco dopo col vetro (accuratamente ripulito dal sangue, notò lei) e lo porse ad Asahina.

“Ok, lasciami fare.”
“S-Sei sicura…?”
“Sta’ tranquilla, ci penso io!”

Ci volle qualche minuto, in cui Touko sentì rumori strani e qualche ciocca di capelli che le veniva tirata.

“Finito!”

Si voltò verso Asahina che… teneva in mano l’altra sua treccia.

“C-C-Che cosa hai f-f-fatto…???”

“Mi spiace, ma era necessario per pareggiarli” si scusò la Nuotatrice, “non potevi mica andare in giro con i capelli asimmetrici!”

“Eh certo, la priorità assoluta quando sei bloccato su un isola all’insaputa del resto del mondo” borbottò Byakuya. Mondo si azzardò a mettergli un braccio su una spalla e suggerirgli di non immischiarsi mai e poi mai nei discorsi tra donne. Per una volta l’Erede non osò replicare.

Touko era di nuovo sull’orlo di una crisi di nervi, ma Aoi non sembrava voler demordere: “Ma guarda che non stai male così, sai?” disse, sciogliendo i capelli da ciò che rimaneva della sua acconciatura e lasciando che le ricadessero sulle spalle, lunghi fino alla vita.

Anche le altre ragazze sembravano dello stesso parere.

“Concordo, stai davvero bene così.”
“Mai più trecce, Fukawa.”

Persino Naegi-kun le fece dei complimenti, seguito a ruota da Ishimaru e Oowada.

C-Che sta succedendo? Non sono abituata… pensò. Era la prima volta che qualcuno le faceva dei complimenti sul suo aspetto, e decisamente non sapeva come comportarsi.

“Stai benissimo, sul serio!” insistette Makoto, “Vero, Togami-san?”

Non ci fu risposta, non a parole almeno. In compenso divenne paonazzo e sembrò in procinto di soffocarsi tossendo.

...mi posso accontentare.

Un pochino più calma, si rese improvvisamente conto di una cosa: “E-Ehi. Ora che ci faccio caso… l’elettricità… ha represso Genocider…”.

Ci fu un attimo di silenzio generale. Poi Makoto le si avvicinò: “Credi… credi di poterla controllare?”.

“Forse n-non controllare… non del tutto… m-ma un minimo sì…”.

“Ma è una notizia splendida!” scoppiò di felicità lui abbracciandola.

“Piano con l’entusiasmo” si infilò Togami “Non è mia intenzione essere il guastafeste di turno per il puro gusto di esserlo, ma vorrei far presente che non è particolarmente salutare giocare con l’elettricità. È pericoloso”.

“Byakuya-sama… s-sei preoccupato… per me?”.

“Un po’...” balbettò.

Reggetemi. Credo di star per svenire.

“Cavolo, Togami-san ha ragione. Forse è presto per cantare vittoria…”.

“Ci penseremo poi, quando saremo usciti di qui” fu l’intervento di Kyouko, silenziosa fino a quel momento “La porta per imboccare il corridoio con l’acqua è chiusa e da questa parte non si può aprire. Siamo bloccati”.

“Di nuovo? Che palle” si lasciò andare Mondo dando un pestone per terra.

“Con calma” disse Ishimaru “Già un’altra volta lo credevamo e poi abbiamo trovato la soluzione al mistero. Sarà così anche adesso, ne sono sicuro”.

“Ottimista…” lo rimbrottò la Detective.

“Ishimaru-san! Non rubarmi il mestiere!” pigolò Makoto. Il tono era volutamente bambinesco, ma Touko ci colse una nota… amara.

Forse… forse sta ancora soffrendo… per tutte le cattiverie che gli ha detto Ikusaba…

“Sarebbe il caso di andare a ispezionare il piano di sotto, no?”.

“Sì, penso sia il caso”.

“Un momento, niente fretta!”.

“Qual è il problema, Asahina?”.

“Non possiamo andare tutti. Sotto c’è… Ikusaba. Meglio che Fukawa-san rimanga qui”.

La Scrittrice si trovò a deglutire: “H-Ha perfettamente ragione… io non p-posso più mettere piede… l-là dentro…”.

Dopo una piccola riunione fu deciso che a farle compagnia sarebbero stati Mondo e Makoto, mentre gli altri sarebbero scesi.

I tre rimasero soli.

“Sei sicura di star bene, Touko-chan? Te la sei vista brutta prima” le chiese preoccupato il suo… migliore amico.

Che sensazione strana. Farò fatica ad abituarmici.

“A p-parte i capelli devastati e la gonna sbrindellata… s-sì, sto bene…”.

“Ma dai, non dire così. Sei molto più carina con questo taglio sbarazzino” le disse Mondo dandole un paio di pacche sulle spalle e rischiando di fratturargliele “E per quanto riguarda la gonna… beh, spero non ti offenderai se dico che ti preferisco così…”.

“Oowada-kun! Ti pare il modo di rivolgerti a una signora?” lo rimproverò aspramente Naegi.

“Ma è la verità! Ha delle belle gambe!”.

“OOWADA-KUN!”.

“Naegi-kun… g-guarda che non mi… o-offendo mica…”.

“Ecco. Vedi?”.

“Sei comunque un buzzurro maleducato!”.

Touko trattenne a stento una risata mentre i due ragazzi continuavano a battibeccare.

 

*

 

“Allora è tutto chiaro?” chiese Kyouko. Nessuno la contradisse. “Bene, possiamo cominciare”.

Ishimaru si alzò le maniche, voglioso di trovare il loro lasciapassare verso la libertà.

Stava per cominciare quando l’occhio gli cadde sulla massiccia figura di Sakura, ferma di fronte al corpo di Mukuro ancora riverso per terra.

Si avvicinò, incuriosito.

“Che perdita assurda” la sentì lamentarsi.

“Oogami-san, con tutto il rispetto… sei davvero convinta di quanto dici? Era pur sempre l’eminenza grigia dietro le nostre più recenti sofferenze”.

“Ne sono più che convinta, Ishimaru-san. Quanto è successo qui è stato uno degli avvenimenti più tragici, più tristi, più evitabili di cui sia mai stata testimone. In questo caso anche protagonista, ahimè. Vedere gli abissi in cui la sua povera mente era precipitata a causa delle angherie imposteci dall’accademia è stato straziante. Sarebbe bastato molto poco per far sì che quanto abbiamo vissuto potesse non essere mai accaduto. Enoshima-san poteva essere qui con noi adesso, viva, a fare i castelli di sabbia con sua sorella sulla spiaggia dove saremmo dovuti essere in questo momento. E invece è morta abbandonata, spaventata... e ha trascinato l’unica persona che le abbia mai voluto bene nel baratro dell’oblio assieme a lei”.

Il discorso di Sakura ruppe qualcosa dentro Ishimaru. Non sapeva cosa esattamente, ma il CRACK lo sentì forte e chiaro.

“Io… io non l’avevo vista in questo modo… ero accecato dal risentimento nei suoi confronti…”.

“Non eri l’unico. Che questo sia chiaro: non la perdonerò mai. In questi ultimi giorni Aoi ha pianto più di quanto abbia mai fatto da quando la conosco e ciò non può essere perdonato. Ikusaba-san si è macchiata di una colpa inestinguibile, nei confronti suoi e nei confronti di noi tutti. Ciò non toglie che alla fine sia stata una vittima esattamente come noi otto superstiti. Una vittima delle macchinazioni senza scrupoli della Kibougamine che le hanno crudelmente strappato Enoshima-san e l’hanno condannata a una vita di solitudine. Non la perdono, non la posso perdonare ma ho pietà di lei e della sua fragile psiche. Gli incubi di cui ci ha parlato l’avranno perseguitata per anni. E quando ha scoperto cosa era successo alla sua unica sorella l’argine della sanità si è rotto, travolgendola. Sarà meglio prepararsi con tutto lo spirito che possediamo, di fronte a noi si profilano giorni difficili”.

“Cosa intendi?”.

“Temo che presto sarà il nostro turno di avere gli incubi…”.

Non seppe come controbattere.

“Venite! Ho trovato qualcosa!” li chiamò a raccolta Kyouko. Nell’angolo più lontano della stanza c’era una botola.

“Identica all’altra” commentò Ishimaru, ricordandosi bene l’episodio precedente.

“Ritieni prudente scendere tutti, Kirigiri?” chiese Togami fermando la sua mano che stava già per aprirla.

“Sicuramente più prudente che separarci. Per quel che ne sappiamo ci sono ancora scagnozzi di… quella là” disse indicando Mukuro “che girano per il complesso. E visto che metà dei nostri muscoli sono rimasti al piano di sopra, trovo furbo non lasciar indietro anche l’altra metà”.

“Sono d’accordo con Kirigiri-san” sentenziò il suddetto monte di muscoli “Credo sia la nostra opzione migliore”.

Fra sé e sé il Prefetto si concesse una breve risata. Era evidente come Togami stesse perdendo colpi, ma dopo l’esperienza paragnosta con la serial killer che ti vuole tutto per sé… beh, se non altro era giustificato.

Scesero.

L’ambiente che si presentò davanti a loro poteva essere uscito da un film di 007: schermi, microfoni, plichi di fogli pieni di appunti fra i più disparati. C’era addirittura una tabella con i turni per impersonare Zero, esattamente come aveva detto Ikusaba. Una vera e propria sala di controllo. Per loro fortuna vuota.

“Da qua veniva la voce che abbiamo sentito tutto il tempo”.

“E spero non sentiremo mai più in vita nostra”.

“No Aoi, non succederà”.

“Non di certo per merito mio…”.

Eh?

Momentaneamente concentrato su uno schermo che riprendeva l’ingresso principale dell’edificio, Ishimaru si voltò verso la persona che aveva pronunciato quest’ultima frase.

Si trattava di Kyouko Kirigiri, le mani chiuse a pugno sul tavolo posto al centro della stanza.

“Dannazione!” urlò dando un colpo sul tavolo “Dannazione! Dannazione! Dannazione!”.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Danganronpa / Vai alla pagina dell'autore: Walpurgisnacht