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Autore: Rohhh    20/08/2016    2 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 14

 

Gregory chiuse la porta della sua stanza e si sedette sul bordo del suo lato di letto.

Tolse gli occhiali dal naso e li ripulì con attenzione prima di riporli nella loro custodia, poi si passò una mano sulla nuca, massaggiandola. Il suo collo risentiva della sua posizione da pianista, sempre chino sui tasti. Prese il telecomando del condizionatore e impostò la temperatura di qualche grado più alta. A Monica non piaceva soffrire il caldo la notte e a dirla tutta nemmeno a lui, ma non aveva più 25 anni e tutto quel freddo non faceva bene al suo torcicollo.

Si voltò verso la sua compagna, che non aveva aperto bocca da quando erano entrati in camera, aveva indossato la sua camicia da notte azzurrina e una vestaglia leggera sopra e si era seduta davanti allo specchio, intenta a struccarsi il viso.

Abbassò lo sguardo, e corrucciò la fronte.

A cena non aveva approvato il comportamento di Monica, che, per quanto fosse sopraffatta dal dolore, aveva spiattellato in faccia a suo figlio parole durissime davanti a tutti, ferendolo e umiliandolo. Gregory voleva bene a Matt, era stato sempre aperto e cordiale con lui, e nonostante sapesse benissimo che fosse un ragazzo difficile e ribelle, per via del suo passato tormentato, aveva capito che celava un animo buono e soffriva la carenza di affetto subita da piccolo.

Sapeva perfettamente quanto fosse complicato per i figli sopportare le conseguenze della separazione dei genitori, perchè l'aveva provato sulla sua pelle. Quando aveva lasciato Nancy, la sua piccola Ashley era uno scriccioletto indifeso di due anni appena. Ricordava le lacrime e i sensi di colpa che aveva provato per anni all'immagine, che portava nitida in mente, della sua bambina, che dormiva ignara e beata poco prima che lui prendesse le sue cose e si trasferisse.

Quante volte aveva pensato al male che avesse fatto a quell'esserino, che meritava solo amore. Ogni fine settimana rinunciava al suo riposo per guidare fino a casa di Nancy e rivederla, coccolarla e farle capire che il suo papà non l'aveva abbandonata. Ma Ashley da bambina ne aveva risentito eccome, aveva 8 anni e l'espressione seria di un'adulta, perchè anche se in tutti i modi l'affetto non era mancato, il mondo fuori era crudele e pieno di pregiudizi, e da quello non potevano difenderla del tutto.

Poi Nancy si era risposata e aveva avuto un'altra bimba, non gliene aveva fatto di certo una colpa, stava solo cercando di vivere la sua vita, così come lui, ma era stato un altro colpo per Ashley. Per fortuna crescendo, sua figlia era diventata una ragazza normale, un pò chiusa magari, ma faceva parte anche del suo carattere.

Si sdraiò a letto, col busto leggermente rialzato dal cuscino per poter leggere e tirò il lenzuolo fino alla vita. Monica lo raggiunse in silenzio, stendendosi supina accanto a lui, con gli occhi cupi, persi nel vuoto. L'espressione di suo figlio la tormentava. Quello sguardo gelido ma allo stesso tempo ferito, il suo cuore che aveva subito l'ennesima pugnalata dalla persona che più di tutte avrebbe dovuto invece proteggerlo: sua madre. Eppure in quel momento le parole le erano risalite in gola di prepotenza, senza che le avesse potute frenare, senza che la sua coscienza di madre avesse preso il controllo.

Sempre se ne avesse mai avuta una. Dubitava anche di quello ormai.

«Non avresti dovuto parlare così a Matt, stasera» ruppe il silenzio Gregory, il suo tono era serio. Non le parlava mai così, di solito.

«Lo so» si arrese Monica, non voleva giustificarsi stavolta, sapeva di essere indifendibile e meritava tutta la sua disapprovazione.

Gregory capì che stava soffrendo abbastanza e che aveva compreso il suo errore. Le strinse una mano, dolcemente, per farle capire che non voleva accusarla, ma solo aiutarla.

«Vorrei solo riuscire a parlargli per una volta senza che mi punti quegli occhi di ghiaccio, senza che mi faccia capire che mi odia, vorrei poter avere un'altra chance con mio figlio. Aveva solo 9 anni e ho sbagliato tutto, ma ero completamente distrutta, avevo sacrificato molto per Nathan, mi ero messa contro la mia famiglia. Per me è stato come il crollo della mia intera esistenza, e quel bambino è stata solo una vittima innocente del mio orgoglio, la colpa è solo mia se adesso si comporta così, sono io che l'ho trascurato, sono io che non ho tentato di fermarlo quando se n'è andato di casa. » i suoi occhi si riempirono di lacrime. Stava ammettendo tutti i suoi errori, anche se dettati da un'immensa delusione e sofferenza.

«Puoi ancora riuscirci, amore, so che ce la farai, potresti andare anche subito» la incoraggiò Gregory, tenendola stretta a sè.

«No – rispose Monica – adesso sarebbe inutile, e poi so che c'è chi si sta occupando di lui.» disse serena. Aveva la certezza che Ashley fosse lì con lui in quel momento, che ci avrebbe pensato lei, era l'unica che poteva prendersene cura, ormai l'aveva capito.

Le sopracciglia di Gregory si piegarono in un'espressione perplessa.

«Tua figlia Ashley – continuò – è una brava ragazza, sta facendo tanto per Matt, io dovrei scusarmi anche con te, non sono stata molto socievole con lei» confessò apertamente.

Gregory sorrise soddisfatto. Aveva lasciato che le cose facessero il suo corso perchè sapeva che la conclusione sarebbe stata positiva, ne era certo.

Anche se, si domandò cosa c'entrasse Ashley con Matt e perchè Monica li avesse nominati insieme con così tanta sicurezza. Per un brandello di secondo realizzò che erano un ragazzo e una ragazza sotto lo stesso tetto, giovani, belli, almeno di Ashley ne era sicuro, era la sua bambina, ma anche Matt non gli sembrava male e soprattutto con istinti sessuali, in tal caso parlò per Matt, perchè si rifiutò di pensare ad Ashley in quel modo. Era buffo come i genitori spesso si dimentichino di essere stati giovani un tempo e di aver fatto e provato esattamente le stesse pulsioni dei figli, prima di loro.

Ebbe l'istinto di alzarsi e spalancare la porta della stanza di Ashley per vedere cosa stesse facendo e e garantirsi che non ci fosse nessun essere di sesso maschile addosso a lei, ma Monica lo abbracciò forte, facendolo desistere da quel proposito.

«Va tutto bene» lo rassicurò, dandogli un bacio e salvando Ashley, senza che lei potesse saperlo.

Non che stessero facendo chissà cosa in realtà.

Erano rientrati dal terrazzo e si erano seduti sul letto di Matt, con la schiena poggiata al muro, anche se, ben presto, Matt si era sdraiato, adagiando la testa sul grembo di Ashley. Le sue mani adesso gli accarezzavano i capelli, rilassandolo e facendolo sentire amato, per la prima volta dopo tanto tempo. L'aveva quasi dimenticata quella sensazione confortante che qualcuno sia lì per prendersi cura di te, il sentirsi importanti per una persona. Socchiuse gli occhi e tornò per un attimo bambino, quel bambino che ne aveva ricevute troppo poche di carezze così.

«Perchè perdi tempo con me?» le chiese all'improvviso.

Sapeva di essere una testa calda, un carattere turbolento e poco incline alle regole, mentre lei gli appariva ora così perfetta, nello stesso tempo dolce e forte, determinata ma capace di fare sciogliere anche il cuore più duro. Ed Ashley si ricordò di qualche giorno prima, quando, al matrimonio del collega di suo padre, Matt era andato a salvarla dallo sconforto in cui era precipitata, afferrandola con un abbraccio che era stato come una rinascita, perchè da allora aveva trovato il coraggio di cambiare.

Era stato il loro primo abbraccio e in quel momento si era chiesta esattamente la stessa cosa.

Che ci faceva Matt con una come lei, quando poteva starsene in mezzo a belle ragazze che non desideravano che un suo sguardo. Che strano, la situazione si era capovolta, adesso, ed era lui a porsi quella stessa domanda.

«Perchè mi va» rispose semplicemente. Spiegare a parole quello che le frullava in testa era davvero impossibile.

Matt si sollevò, facendo leva con le braccia, raggiunse le sue labbra e le unì alle sue, ancora una volta.

No, non c'era bisogno di parole o di frasi che avrebbero reso tutto più banale e scontato. Quello che li legava era già tutto lì, nei loro gesti, nei loro sguardi e anche nei loro cuori.

 

La mattina dopo Ashley camminava avanti e indietro per il piccolo corridoio dell'ingresso.

Aveva appuntamento con le sue cugine per andare un pò in centro in giro per negozi e poi prendere un gelato fuori. L'avevano praticamente obbligata a venire con loro, visto che erano già due giorni che non uscivano insieme e questo le aveva molto insospettite.

Si fermò davanti al grande specchio del mobile all'entrata. Si lisciò le punte dei capelli, costringendole a piegarsi versi l'interno, per poi soffermarsi sul suo viso. Non aveva proprio una bella cera, delle leggere occhiaie facevano capolino al di sotto dei suoi occhi assonnati e non aveva avuto neanche la voglia di provare a coprirle con del correttore. Fece una smorfia di rassegnazione. Aveva fatto tardissimo la notte prima, era andata a letto solo quando si era accertata che Matt aveva ripreso la sua solita irriverenza e dopo una consistente quantità di baci che le avevano tolto abbastanza energia. Baciare Matt era talmente coinvolgente ed emozionante per lei, che alla fine la lasciava spossata al pari di fare una corsa, dal suo punto di vista. La sveglia quella mattina era stata come un macigno piombato sulla sua testa, ma non poteva dare buca a Annie e Dorothy.

Sbadigliò pesantemente.

Il riflesso dello specchiò rimandò l'immagine di una persona dietro di lei: era Monica!

Ashley non si voltò, ma continuò a scavare nella borsa, fingendo di cercare qualcosa. Sinceramente non le andava un altro faccia a faccia con lei, era troppo stanca per poter sostenere quel confronto.

«Lo hai consolato?» chiese diretta la donna, senza specificare nè il soggetto, nè il contesto di quella frase, niente di niente. La sua voce la colpì come una sferzata, non se l'aspettava così immediata. Capì benissimo a chi si stesse riferendo, ma preferì eludere la risposta, voltandosi lentamente verso di lei con uno sguardo severo. Non le faceva più soggezione, adesso.

«Gli sei stata vicina?» incalzò Monica, ansiosa di ottenere una risposta. Sapeva di averlo ferito e voleva accertarsi che avesse comunque avuto qualcuno a sostenerlo.

Ashley non volle prolungare oltre quell'agonia. «Sì» fu la breve risposta. Sosteneva lo sguardo di Monica con fierezza, una nuova fiamma bruciava nei suoi occhi, non era più insicura o spaventata al suo cospetto. Davanti a lei stava una ragazza completamente diversa da quella conosciuta due settimane prima.

Monica abbassò lo sguardo: la domanda che stava per fare le provocava ancora un forte dolore alla bocca dello stomaco.

«Gli ho fatto molto male?» chiese con un nodo in gola che le dava la sensazione di stare per affogare.

«Abbastanza – rispose Ashley, con fredda lucidità, facendo sussultare Monica – ma va bene così»

In che senso andava bene, si chiese Monica disperatamente, lo aveva fatto soffrire e andava bene?

Le sue sopracciglia si contrassero in un'espressione di confusione e incredulità.

«Cosa?»

«L'hai colpito, l'hai distrutto, ma l'ha affrontato finalmente e lo supererà» un lievo sorriso era comparso sul viso di Ashley, un sorriso che in qualche modo rincuorò Monica. Chissà come ma cominciava a fidarsi delle parole di quella ragazzina.

Ashley la osservò per qualche minuto, poi le fece un cenno di saluto e si avviò per uscire di casa.

Monica la chiamò, quando era ormai con la mano sulla maniglia della porta.

«Grazie – mormorò, il suo tono si era addolcito - per quello che fai per lui» aggiunse infine.

Ashley annuì per poi aprire la porta e sparire. Il sole la colpì in pieno viso, illuminandoglielo e facendo brillare i suoi capelli rossi di mille riflessi. Sentiva che tutto stava tornando a posto tra Matt e Monica, avrebbero solo dovuto chiarirsi una volta per tutte, non sapeva quanto ancora ci sarebbe voluto, ma era certa che sarebbe accaduto.

Quando poco più tardi si ritrovò ad un tavolo, circondata dagli occhi indagatori delle gemelle, pensò che avrebbe preferito volentieri affrontare nuovamente Monica, piuttosto che quelle due sanguisughe di pettegolezzi.

Le loro iridi si spostavano velocemente su di lei, aspettando il momento giusto per fare una mossa ed Ashley sapeva che sarebbe arrivato presto.

Annie tormentò il suo gelato col cucchiaino, poi si decise «Ti trovo diversa cuginetta – esclamò con indifferenza – ti è forse successo qualcosa?»

Ashley strabuzzò gli occhi e tremò impercettibilmente.

«In che senso, non capisco» tentò di apparire estranea a qualunque situazione ambigua stessero pensando.

«Beh, sei più radiosa, sorridi, non so, è come se tu fossi sbocciata di colpo!» aggiunse Dorothy, ingoiando subito dopo una cucchiaiata del suo gelato.

Odiava essere messa alle strette e sapeva anche che doveva cedere, altrimenti avrebbe solo prolungato quella tortura.

Annie l'anticipò «é per caso successo qualcosa che dovresti dirci?» domandò pressante, attorcigliandosi un ricciolo biondo scuro con l'indice. Ashley sudò freddo, ma provò un ultimo tenttivo di salvarsi.

«No – rispose agitatissima, ma ricevette come risposta due sguardi poco convinti e allora capì che era arrivato il momento, prese un lungo respiro e corresse la sua affermazione – e va bene, un paio di giorni fa, io e Matt ci siamo baciati»

Un'ondata di urletti isterici le sfondò i timpani e dovette sporgersi in avanti e richiamare le cugine all'ordine prima che l'intera folla del bar si voltasse verso di loro, incuriosita dagli schiamazzi.

«Cara, odiamo dovertelo dire ma – ecco, la frase tanto temuta da Ashley stava arrivando, strinse i denti e si preparò al colpo – te l'avevamo detto!» esclamarono in coro.

E così Ashley raccontò la storia dall'inizio, il primo bacio, quelli a seguire, la situazione di Matt e Monica e i loro abbracci nei momenti difficili. All'inizio aveva temuto di dover esternare le emozioni che sentiva, ma si rese conto, man mano che fuoriuscivano dalla sua bocca, che era liberatorio e le faceva bene al cuore, e soprattutto, ora che lo diceva a voce alta, le sembrò tutto tremendamente reale. Quello che era successo tra loro, i suoi sentimenti verso di lui, era tutto vero e adesso poteva ammetterlo anche a sè stessa: era innamorata persa di lui!

Annie e Dorothy avevano ascoltato tutto con gli occhi raggianti, eravano davvero felici che finalmente la loro adorata cugina avesse riconosciuto quello che loro, con evidente anticipo e anche grazie a uno spiccato intuito femminile, avevano previsto già dai primi giorni.

«Che peccato – disse ironica Dorothy – c'era un amico della nostra comitiva che ti aveva messo gli occhi addosso, mi sa che dovremo dirgli che sei già impegnata!»

Ashley saltò in aria.

Impegnata? Ok che era innamorata, e ok che, da quando era partito il primo bacio, lei e Matt non facevano altro che cercarsi e trovare un angolino tranquillo della casa in cui avvinghiarsi in santa pace, ma non erano niente, non erano impegnati e di certo non poteva dire che ci fosse una relazione tra loro. Era una cosa che la spaventava comunque, soprattutto perchè non riusciva a capire cosa passasse nella testa ribelle di Matt. Quell'argomento tra loro era assolutamente tabù e veniva accuratamente evitato.

«Ehi, frenate un momento, non stiamo insieme, Matt non è il mio ragazzo!» aveva precisato.

Ma le due gemelle scoppiarono in una risata.

«Andiamo Ashley, magari non lo siete ancora, ma mi pare chiaro che a breve succederà, non puoi evitarlo!» aveva sancito Annie.

«No, ti sbagli, potrebbe anche essere solo attrazione fisica!» aveva provato ad argomentare Ashley.

Dorothy giunse le mani e vi poggiò il mento con aria solenne, poi sospirò.

«Allora Ashley, ti spiego come funziona – iniziò seria – partiamo dal presupposto che Matt è un figo, e non stiamo parlando di uno qualunque eh, ha due occhi che ti uccidono e suona il basso in una band, è bello e dannato e direi che questo è più che sufficiente – Ashley roteò gli occhi, ovvio che era cosciente del fascino di Matt, aveva gli occhi anche lei, ma di certo non era stato quello a colpirla di lui, non era mai stata il tipo da fissarsi solo sull'aspetto fisico – quelli come lui non hanno bisogno di tirarsela troppo per le lunghe quando cercano una storia basata solo sull'attrazione fisica perchè, semplicemente schioccando le loro meravigliose dita, potrebbero avere tutte le ragazze che vogliono, ragazze che aprirebbero le loro gambe molto volentieri, te lo assicuro.» Ashley pensò subito a Jenny, e le venne già il vomito.

Dorothy fece continuare la sorella a quel punto «Se come dici tu è già un pò di giorni che continuate ad appiccicarvi come cozze senza andare oltre e lui non ha ancora provato a infilarsi nelle tue mutande, è perchè evidentemente non è quello che gli interessa di te, quantomeno al momento, altrimenti se non gli interessasse del tutto sarebbe un problema in effetti – fece una pausa per verificare che la cugina la stesse ascoltando e stesse capendo cosa voleva dire, ma trovandola perplessa continuò a voce più alta – insomma Ashley, se Matt non ha già tentato di portarti a letto, è perchè non è solo attrazione fisica quella che vi lega, è perchè quello che vuole da te non è solo una squallida scopata ma altro, è innamorato di te tanto quanto lo sei tu. Solo che siete due perfetti imbecilli e non vi decidete ancora ad ammetterlo e a parlarne!» Annie buttò via un sospiro e bevve un sorso d'acqua, quel lungo discorso concitato le aveva prosciugato la bocca.

Ashley rimase imbambolata, in effetti doveva riconoscere che il ragionamento delle cugine non faceva una piega.

Che motivo avrebbe dovuto avere un ragazzo che potrebbe ottenere tutto e subito, a perdere tempo con lei senza provarci?

Nello stesso tempo le pareva davvero così assurdo che tra loro stesse nascendo un qualcosa di lontanamente somigliante all'amore. Il cuore le balzò in gola al pensiero di quella parola.

L'amore.

In fondo nemmeno lei l'aveva mai provato veramente, quindi cosa ne poteva sapere?

«Noi comunque facciamo il tifo per voi, siete così belli insieme, siete una coppia assortita, non siete uguali, cosa che risulterebbe noiosa e lo sai benissimo, mi riferisco al tuo ex, ma nemmeno totalmente diversi, avete trovato una sintonia e un modo di capirvi l'uno con l'altra che è fantastico – sospirò Dorothy, sognante – oddio, a me sembra proprio una di quelle storie che potrebbe davvero funzionare alla grande, magari anche per sempre, magari sarà persino il padre dei tuoi figli!» esclamò, i suoi occhi per poco non erano diventati due cuoricini.

Ashley arrossì violentemente al pensiero di lei per sempre con Matt e che ci faceva dei bambini addirittura, si immaginò a casa con lui, mentre tornava dal suo studio di architettura, e trovava Matt che insegnava a suonare ai loro bambini, rigorosamente con gli occhi azzurri.

Qualunque cosa avesse Dorothy in corpo, doveva essere contagiosa.

Scacciò immediatamente quei pensieri folli dalla testa e si diede della deficiente per un paio di volte. Si scolò un bicchiere di acqua ghiacciata per rinfrescarsi le idee.

«Siete pazze» concluse, fingendo una totale indifferenza ma, anche se faceva la sostenuta, quell'immagine le era sembrata meravigliosa.

 

Rientrò a casa che era ormai pomeriggio inoltrato. Si tuffò sul suo letto per riposare la sua povera schiena, messa a dura prova da quella giornata intensa in giro per la città.

Il sonno l'aveva colta, facendole recuperare giusto un paio di orette di riposo. Le parole delle cugine, però, le rimbalzavano in testa senza sosta.

Sbuffò e si sollevò, giusto in tempo per sentire qualcuno che bussava alla sua porta. Comandò di entrare e apparì l'oggetto dei suoi pensieri.

Si ricordò appena in tempo che non erano soli a casa e che quello di solito era l'orario in cui suo padre si aggirava tra la sua camera e il salotto e poteva trovarsi nei paraggi.

«Sbrigati ad entrare e chiudi la porta!» ordinò preoccupata, rilassandosi solo quando vide il biondo richiudere la porta dietro di sè.

«Cosa c'è – chiese lui, provocante, accomodandosi sul letto accanto ad Ashley – hai paura che tuo padre ci veda insieme e pensi molto male?»

«Certo che sì» rispose Ashley.

Matt si avvicinò pericolosamente. «E pensi che non sarebbe contento se mi vedesse mentre faccio questo?» domandò, poi si fece spazio tra le sue labbra, esigendo quel contatto.

Ashley, senza la minima intenzione di obiettare, le dischiuse permettendogli di rendere quel bacio più profondo.

Matt poi le scostò i capelli che le erano ricaduti sul viso durante il bacio, ammirandola da vicino.

«In fondo non posso dargli torto, sarei così anche io se avessi una figlia come te» disse infine.

Ashley sorrise, poi poggiò il viso sulla sua spalla e gli circondò la vita con le braccia.

Perchè doveva sempre arrendersi a lui in quel modo? Perchè doveva stare così maledettamente bene, stretta a lui?

Rimasero per un pò così, poi Matt la staccò da sè per guardarla in viso.

«Ieri, se non ci fossi stata tu – disse, quasi con imbarazzo, la voce tremante – non so come avrei fatto Ashley, sei stata la mia salvezza»

«Ho fatto solo quello che sono sicura avresti fatto anche tu con me, anzi – si corresse – quello che hai già fatto»

Il cuore di Matt cominciò a battere più forte, lo sentiva vivo in mezzo al petto, come mai prima d'ora e non sapeva quale strana magia le stesse facendo quella ragazza per farlo agitare in quel modo.

Le diede un altro breve bacio a fior di labbra, poi ricominciò a parlare «Domani sera c'è una festa in spiaggia, ci sarà musica dal vivo, si farà casino fino a tardi – spiegò – ti va di venirci con me?» la invitò.

«Certo» rispose sicura Ashley a quello che sembrava suonare come una sorta di appuntamento.

«Bene – fece Matt sorridendo – adesso vado, a dopo» si congedò, non prima di depositarle un bacio veloce, fare attenzione a chi ci fosse nel corridoio e catapultarsi fuori come un lampo.

Ed Ashley rimaneva lì, con un sorriso ebete stampato in viso, e quell'immagine di loro due del futuro, in una casa insieme, che adesso, dopo averlo rivisto, non sembrava più poi così tanto stramba.

  
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