Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: varietyofdreams    21/08/2016    0 recensioni
La pelle invecchia, ma il cuore rimane sempre giovane. Rachel ha paura di dimenticare, ogni anno che passa. Ha paura dell'inverno che le faccia scordare l'estate.
Ma l'inverno, sterile e privo d'amore, non cade mai su quelle bambine che sono state principesse fra le braccia di un pirata.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rachel, come Daniel aveva previsto, non diede l’esame di ammissione l’anno del loro ultimo incontro. Aveva giustificato la sua scelta con i professori dicendo che ci teneva a fare le cose con calma, per arrivare più pronta al momento in cui avrebbe varcato le soglie dell’università. La realtà era che non riusciva a togliersi dalla testa Daniel. Altri ragazzi avevano provato ad abbordarla, e aveva accettato qualche invito sporadico per un caffè o una bibita fresca; ma in tutti ritrovava un pezzo di Daniel, che cercava disperatamente di dimenticare. Lo stesso colore di occhi, lo stesso taglio di capelli, la stessa marca di t-shirt o un gesto minimo che faceva anche lui: non riusciva ad avvicinarsi ad altre persone, voleva solo allontanarsi da tutti e focalizzarsi sui suoi obiettivi.
Era entrata a pieni voti all’università e aveva lavorato in estate (lontana dalla strada della scuola) per poter pagare i primi mesi di affitto. Adesso si trovava, fiera di sé stessa, di fronte alle porte dell’università: un cancello in ferro battuto con l’insegna della scuola, un leone rampante. Sospirò. Voleva davvero entrare? Era davvero felice di essere riuscita ad arrivare fino a quel punto nonostante la mancanza di Daniel al suo fianco? Altri ragazzi la sorpassarono per entrare dentro la struttura. Lei li osservò: tutti con la divisa, ben pettinati, con i libri sottobraccio e solo una piccola tracolla, forse per il computer. I nuovi professori avevano detto che sarebbe stato utile comprarne uno, ma Rachel non poteva permetterselo; per questo il suo vecchio professore di Letteratura aveva provveduto a regalargliene uno.
Sì, era fiera di essere riuscita a realizzarsi completamente. Controllò l’orologio da polso. Era il momento di iniziare una nuova avventura.
 
La sua prima lezione era Storia della Lingua. Rachel aveva controllato tutti i programmi delle lezioni appena aveva saputo di essere stata presa e quella sembrava la lezione più interessante del semestre. Sistemò le sue cose sul banco a lei adibito, per poi lisciare la gonna della divisa. Non aveva modo di stirare i vestiti nel suo piccolo alloggio, quindi aveva deciso di farli stirare alla sua gentilissima vicina, dietro compenso. Una volta ogni due settimane, si erano accordate. Si sentiva così grata di aver trovato qualcuno che la aiutasse.
Daniel attraversò la sua mente per un secondo, ma lo scacciò; fece involontariamente anche un gesto con la mano, come se la presenza della sua vecchia fiamma fosse tangibile, lì con lei. Nel fare questo, urtò la sua agenda, che cadde, spargendo fogli e appunti a giro. Si chinò per raccoglierli, e si fermò solo un istante nel vedere la foto che ancora non aveva ancora buttato. Ormai quel ragazzo misterioso era diventato il suo amico immaginario. Si era rivolta a lui più di una volta, come se stesse pregando. La faceva sentire meno sola nei momenti difficili. Aveva tenuto quella foto talmente tante volte in mano che i bordi erano ingialliti e consunti.
Quando rialzò la testa, notò che il professore era entrato in aula e con lui il suo assistente. Rachel era troppo lontana dalla cattedra per poter vedere i tratti dei due volti, ma non le rimase indifferente l’aria affascinante del giovane ragazzo che aiutava l’anziano uomo a predisporre il necessario per la lezione. Capelli biondi e occhi scuri, un sorriso sempre stampato in faccia. Sembrava molto gentile con il professore, che si schiarì la voce al microfono, richiamando l’attenzione degli ultimi indisciplinati.
«Buongiorno ragazzi, sono il professor Triton e questo è il mio assistente Frederick. Lo vedrete spesso con noi in aula e sarà il vostro punto di riferimento per chiarimenti e dubbi, quando io non potrò assistervi.»
Frederick salutò tutti con una mano e qualche ragazza in una delle prime file si mosse sulla sedia, sospirando. In effetti sembrava proprio un bel ragazzo, ammise Rachel.
La lezione cominciò e Rachel non trovò problemi a prendere appunti e seguire i ragionamenti del professore. Le due ore di lezione volarono e arrivò il momento di sgombrare l’aula. Mentre stava uscendo dall’aula, la voce roca del professore chiamò il suo nome. Lei si voltò, arrossendo. «Sì?»
«E’ un piacere incontrarla. Mi sono state riferite molte cose positive sul suo conto. Una mente brillante, per una ragazza così giovane.»
«Grazie, sono solo una ragazza a cui piace molto studiare.» si schermò Rachel, imbarazzata.
«Frederick ha espresso il desiderio di lavorare a stretto contatto con lei.»
Gli occhi di Rachel si spostarono sul giovane accanto al professore, che le porse la mano. Gliela strinse – una stretta poderosa per un ragazzo così giovane – e chiese il motivo di quel desiderio.
«Sono specializzato in monitoraggio degli studenti migliori, per aiutarli nel loro percorso e non far disperdere il loro potenziale. Non sono l’unico a fare questo lavoro all’interno dell’università, ma ho la facoltà di scegliere cinque studenti del nuovo anno per formare un gruppetto che possa cooperare per raggiungere gli obiettivi previsti da questo corso.»
«Oh, be’… io sono sempre stata una ragazza a cui piace molto lavorare da sola. Non mi sono mai entusiasmata a lavorare a stretto contatto con altri studenti, il mio rendimento peggiora sensibilmente.» rispose lei, fiera, gonfiando leggermente il petto ma cercando di non apparire arrogante. Il professore sorrise, rubando la parola al suo assistente. «Questo, signorina, è un difetto. Dovrà imparare anche a lavorare in gruppi consistenti senza risentirne, e l’iniziativa del dottor Frederick è un buon punto di inizio.»
Rachel rimase colpita e ammutolì.
Qualche ora dopo, stava tornando a casa. Aveva incontrato gli altri quattro ragazzi che sarebbero stati tutorati dall’assistente del professor Triton ed era rimasta piacevolmente sorpresa dall’impressione che ne aveva ricavato. Sembravano persone con il suo stesso carattere, tutti avevano confessato di essersi sentiti a disagio quando avevano sentito dell’iniziativa. Parlare con persone che riuscivano a capire come si sentiva l’aveva un po’ tranquillizzata. Il dottor Frederick aveva organizzato un pranzo privato con loro il giorno seguente, molto entusiasta. Tutti si erano dimostrati abbastanza reticenti, ma alla fine avevano accettato.
Quella sera, Rachel si stese nel suo letto nuovo pensando a quanto fosse stata strana quella prima giornata di università. Per qualche minuto valutò le opzioni che aveva per non andare a quel pranzo il giorno seguente, ma poi si rese conto che non avrebbe potuto evitarlo: l’unico modo per rimanere tranquilla nel suo guscio sarebbe stato quello di rifiutare l’offerta di Frederick. E così, sospirando, strinse a sé il cuscino, accarezzando con le dita la foto consunta che aveva appoggiato sotto. Pregò di addormentarsi in fretta, per evitare lo strazio di cominciare a piangere pensando a Daniel. Le succedeva inevitabilmente tutte le sere.
 
Il vento la sollevò delicatamente, portandola in alto. Lei aprì le braccia, lasciandosi andare a quella brezza. Non temeva più niente; non aveva paura di cadere, del dolore, della fine di tutto. Voleva vivere, voleva scoprire, studiare, viaggiare.
Sorvolò la sua vecchia scuola. Non ebbe paura ad individuare chi conosceva fra la folla nel cortile: erano tutti piccoli come formichine, una cosa così divertente non l’aveva mai vista. Qualcuno la salutava e lei ricambiò. Chiuse gli occhi e sorrise, lasciando che una corrente d’aria la portasse più in basso e la facesse risalire all’improvviso. Quando li riaprì, aveva accanto a sé un gabbiano e sotto di sé il mare, tinteggiato di rosa e arancio dalle luci del tramonto che le stava in fronte. Guardava il sole e non le bruciavano gli occhi. Si sentiva invincibile. Qualcosa dentro di lei la spronava a finire dentro a quel disco di fuoco e ad uscirne intatta, quasi come una fenice che non si decompone. No, non una fenice: lei non sarebbe morta, avrebbe vissuto per sempre. Sorvolò isole, fino ad arrivare alla terraferma. Aveva indosso solo un costume e un gonnellino; passando attraverso un villaggio, donne dalla pelle scura affacciate ai balconi, le gettavano fiori in testa. Dove si trovava? Non le importava, era tutto troppo bello, troppo vero. Il cuore le stava scoppiando nel petto da quanto si sentiva libera e felice. Nessuno l’avrebbe mai più fermata.
Raggiunse una radura in mezzo alla foresta: al centro, seduto sull’erba, c’era un ragazzo. Le sembrò di non riuscire a volare per qualche secondo, mentre lo guardava. Un volto familiare eppure sconosciuto, dai connotati confusi eppure precisi, sempre più precisi, sempre più inquietanti. La bocca si muoveva senza proferir parola inizialmente, ma alla fine disse qualcosa, nello stesso istante in cui gli occhi di Daniel si fecero chiari su quel volto apparentemente sconosciuto: «Rachel.»
 
La ragazza si svegliò di soprassalto.
Era già mattina. Il tempo di una doccia per lavarsi di dosso la spiacevole sensazione di oppressione e poi avrebbe dovuto dirigersi all’università. Per la prima volta in vita sua, Rachel non provò sollievo all’idea di partecipare a lezione.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: varietyofdreams