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Autore: Io_amo_Freezer    21/08/2016    1 recensioni
Quattro ragazzi che non si sono mai conosciuti ma con un legame forte nel petto si incontreranno al college. Tra problemi, misteri e studio riusciranno a scoprire qual è la vera ragione di quel legame?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Party
Finirono i compiti verso le 17:00, e, Mikey, esausto si appisolò sul letto, mentre i ragazzi decisero di uscire a fare una passeggiata, per lasciarlo dormire in pace. Raph si portò le braccia dietro il capo, osservando il cielo azzurro, con qualche nuvola, ed il sole che stava per tramontare; intanto che Donnie e Leo discutevano riguardo la festa.
-Voi volete andarci?- domandò ad un tratto, Raph, gettando una fugace occhiata ai due che lo fissarono interrogativi.
-Beh, l'intenzione era quella.- ironizzò l'azzurro, dopo un po', con le mani nelle tasche dei jeans, osservando il rosso in'attesa che spiegasse il motivo di quella domanda, che non tardò ad arrivare.
-Non vorrei lasciare Mikey solo, tutto qui. Andranno tutti a quella stupida festa, e qui non ci sarà anima viva. Se proprio, potremmo andare, stare qualche minuto e poi tornare qui.-confessò infine, non sopportando le occhiate curiose dei due amici che continuavano a tormentarlo, e che ghignarono a quella affermazione. Non sapeva il motivo, ma nei confronti di Mikey era particolarmente protettivo, nonostante non lo conoscesse affatto. Poteva dire di lui, solo che fosse simpatico, ma non gli dispiaceva per niente questo comportamento che, forse era dettato dalla diversa età che gli separava, ed essendo più grande e, diciamo un po' più maturo era un po' normale comportasi in quel modo.
-Allora hai un cuore!- esclamò l'azzurro, facendo il finto sconvolto, e questo fece esplodere Donnie in una fragorosa risata, che si piegò in due, tenendosi la pancia con una mano per il troppo ridere.
-Molto divertente..- commentò sarcastico il rosso con sufficienza, volgendo lo sguardo da un'altra parte, incrociando le braccia al petto, seccato
-Comunque, per me va bene. Essendo stati invitati, sembrerebbe male non presentarsi, dopo aver detto che ci saremo stati, oltretutto. E poi non mi emoziona tanto questa festa, soprattutto sapendo che domani c'è scuola.- spiegò il viola, quando si fu ripreso dalle risate, venendo concordato anche dall'azzurro. Raph sorrise, facendo il segno dell'okay con il pollice, contento che la sua idea fosse stata concordata.

Socchiuse gli occhi, sbadigliando e stiracchiando le braccia. Mugugnò, per via di una fitta di dolore dovuta alle recenti cicatrici inflittesi, poi si guardò attorno confuso, non vedendo i ragazzi, ma comprese che fossero usciti, così lanciò un fugace sguardo all'orologio un po' ammaccato di Raph, accanto al letto, che, nel mentre che lui dormiva aveva disfatto le valige. Segnava le 19:00. Sbadigliò, stropicciandosi gli occhi, e decise di alzarsi per recarsi in bagno. Cacciò fuori la forbice dal borsellino, e cercò di togliere i residui di sangue secco, per poter essere utilizzata ancora una volta al meglio. Gettò lo sguardo alla grande doccia, e decise di lavarsi per rinfrescarsi un po'. Uscì dal bagno solo per prendere il necessario per cambiarsi, in modo che, se Raph fosse tornato non avrebbe dovuto uscire a prenderli e rischiare di essere scoperto sulle sue cicatrici. Aprì il rubinetto, entrando nella cabina, e lasciandosi avvolgere dal vapore e dal calore dell'acqua, nonostante questo pizzicasse sulle ferite, ma cercò di ignorarlo, godendosi a pieno quel momento rilassante.
Con lo sguardo rivolto al manico della doccia, mentre l'acqua si infrangeva su di lui, bagnandolo e avvolgendolo, come in una coperta rassicurante pensò a quei ragazzi, e a come fossero stati, stranamente gentili con lui. Non ne capiva il motivo, ma era bello. Sospirò, volgendo lo sguardo alla spugnetta arancione che aveva in mano; era questa l'amicizia? Non lo sapeva. Certo, era passato così tanto da quando aveva avuto un'amica, ma non pensava potesse ricapitare. Lei lo aveva salvato quando voleva solo farla finita, ma adesso era diverso. Loro non erano sui amici, erano gentili, e mai confondere questo come affetto. Andavano d'accordo e basta, ma loro non conoscevano lui, e lui non conosceva loro. Se si sarebbe fidato troppo, lo avrebbero usato, come tutti quanti del resto, era meglio, sì frequentarli, ma non a tal punto da ritenerli amici. Abbassò lo sguardo verso i suoi piedi sopra al tappetino anti-scivolo, di colore azzurro. Inspirò, trattenendo l'aria nei polmoni, per quanto facesse male il suo ricordo. Quanto le mancava. Era l'unica che riusciva a capirlo, ma, come al solito la vita non amava vederlo felice e, alla fine gli aveva tolto lei. Non aveva mai avuto nulla, ma dopo la sua perdita era come se avesse perso tutto. Il mondo gli era crollato addosso senza pretese, e lui non era stato pronto a sostenerlo e così era stato spezzato in due. E i pezzi, già sparpagliati del suo cuore si erano dissolti, divenendo come sabbia, e la sabbia non si può aggiustare. Tirò fuori l'aria con uno sbuffo, cercando di resistere alla tentazione di piangere, passandosi una mano tra i capelli gocciolanti. Da quanto non piangeva, un pianto vero, quello che usava per sfogare tutto il suo dolore, a volte con delle urla che lo straziavano, lacerandolo dall'interno, ma che lo liberavano da quel fardello? Troppo per contarne i giorni, troppo per ricordarsi come si faceva. 
Si morse l'interno del labbro inferiore, decidendo di chiudere l'acqua e uscire. Osservò le ciocche, gocciolanti dei sui capelli in tutto quel caldo termale prima di prendere un asciugamano e avvolgerlo alla vita. Quando il suo sguardo cedette sul suo corpo ancora bagnato e caldo, non poté fare a meno di soffermarsi su ogni segno, ogni taglio e ogni cicatrice. Il suo corpo era distrutto e magro, quasi quanto la sua anima, ma riusciva a mascherarlo grazie ai vestiti e ai sorrisi, anche se, ogni sorriso era una crepa in più dentro di sé, dentro la sua anima. Era sicuro che, di questo passo si sarebbe spezzata anche la sua anima, per colpa di tutte quelle crepa. Annaspò sentendosi davvero male, e, mordendosi il labbro inferiore, risentì di nuovo quella sensazione, quel dolore cedergli addosso. E, come meccanicamente riprese le forbici, ignorando il vapore che alleviava intorno, e che appannava lo specchio difronte al lavandino. Si osservò ancora, e questo lo fece soffrire come mille pugnali conficcati nel suo cuore, o quello che ne rimaneva. Faccio schifo. E, con questo pensiero si provocò il primo taglio. Sono solo. Un' altro ancora. Mi odio. Ogni pensiero, era una cicatrice in più. Ignorando le chiazze di sangue che giacevano sul pavimento e sul lavandino, si asciugò, cercando, però di non sporcare altro, mentre posava le forbici intrise di sangue secco. E, quando le ferite smisero di sanguinare, si rivestì. Riprese, poi l'asciugamano che aveva usato, fradicio di sangue, e si chinò, iniziando a pulire il pavimento prima di sciacquare il lavandino. Osservò il tutto; pulito. Nessuno si sarebbe accorto di niente. Prese l'asciugamano e lo buttò in un sacco dell'immondizia. Stava per uscire, per poterlo buttare in santa pace, ma si soffermò sul suo blocco da disegno, dentro la valigia ancora da disfare. Lo prese, e si diresse al primo cassonetto che trovò, senza farsi vedere e il più velocemente possibile. Nemmeno fossero le prove di un crimine.
Tenendo il taccuino, con tanto di matita in mano, si diresse nel giardino dell'istituto, volendo disegnare il paesaggio notturno di quella sera così luminosa, grazie alla luna piena che risplendeva alta in cielo, avvolta da miriadi stelle. Si sedette sul prato in pendenza, iniziando ad abbozzare, velocemente ma con cura, il luogo che aveva sotto gli occhi, grazie ad un lampione aceso dietro di sé che gli fungeva per vedere quello che stava facendo. Era molto bella la luna quella sera. Sorrise, gli era sempre piaciuto disegnare; uno dei tanti hobby che condivideva con lei. Sospirò, finendo le ombreggiature, per poi dedicarsi ai dettagli. 
-Ehi, guarda chi c'è!- quasi sobbalzò, nel sentire la voce di Drak che lo spinse con un calcio, facendolo rotolare nel prato. Si mise a carponi, lasciandosi sfuggire una smorfia di dolore per via dei tagli ancora freschi, e, vedendo una piccola macchia di sangue sulla sua felpa grigia, temette che si stessero per riaprire. Le sue pupille si dilatarono, mentre tremava dal panico, non potevano, non lì.
Vide il suo blocco di disegni ai piedi di Drak che stava per raccoglierlo, ma qualcosa lo spintonò, o meglio, Raph lo fece cadere di proposito. Rimase interdetto, calmandosi e guardandolo incredulo per il suo intervento, non riusciva a capire il motivo del perché lo aiutasse. Era già la seconda volta quel giorno. Rimase a fissarli un'attimo, prima di tornare al suo braccio, vedendo che il sangue non si fosse propagato si tranquillizzò, tornando ai due che stavano litigando, ma Raph era sostenuto da Leo e Donnie che gli davano man forte, osservando truce Drak che, a differenza loro, era solo.
-Ma che vuoi?- ringhiò il diretto interessato, alzandosi e prendendo per il colletto il rosso, che, con nonchalance gli sferrò un gancio destro, facendolo indietreggiare e cadere, di nuovo col sedere per terra.
-Prova ancora a toccare Mikey, e, giuro, te ne pentirai amaramente.- lo minacciò, osservandolo con uno sguardo pari ad un serial killer per quanto facesse paura, facendo scappare Drak con la coda tra le gambe. 
Boccheggiò, sbattendo un paio di volte le palpebre; era davvero forte! Sì lasciò sfuggire un sorriso a quel pensiero, mentre, pian piano si alzava, avvicinandoglisi, mentre si grattava il capo imbarazzato. Gli vide sorridergli, quando, l'occhio del genio cade sul suo blocco da disegno. 
-Wow! Ragazzi, guardate qua. Il nostro Mikey è un'artista.- esclamò, raccogliendo il blocco e mostrando ai diretti interessati che sgranarono gli occhi, letteralmente. A quella reazione non poté che ridersela, mentre Donnie gli ridava il suo blocchetto. Gettò uno sguardo alla sua opera, felice che non si fosse danneggiata, anche se, purtroppo aveva perso la matita tra l'erba e, per via dell'oscurità non poteva ritrovarla e non avrebbe potuto finirlo.
-Disegni bene, pulce.- si complimentò Raph, scompigliandogli i capelli, facendolo ridere per il nomignolo che gli aveva affibbiato.
-Tutto okay?- domandò gentile Leo. Lui fece cenno di sì col capo, nascondendo il braccio con la manica macchiata nella tasca della felpa senza cerniera, mettendoci anche il blocco. Per fortuna loro non notarono quello strano particolare, ed insieme si diressero nel loro appartamento. Appena entrati, Mikey si buttò sul letto di peso, facendo ridere i due, a cui fece la linguaccia.
-Ma tu stai sempre a poltrire?- commentò Leo, sedendosi su una sedia, imitato dal genio, mentre Mikey gli sorrise a trentadue denti, non era in vena di parlare, e preferì mostrare solo la sua maschera.
-Ma voi avete deciso di trasferirvi qui?- commentò a sua volta il rosso, in piedi, accanto al letto, che gli osservò a braccia incrociate, sbuffando, e facendo scoppiare tutti in una fragorosa risata. 
-In effetti non hai torto, e poi sono quasi le venti.- affermò Donnie, alzandosi, per dirigersi alla porta -Io vado a cenare in un ristorante, sono stanco del cibo della mensa. Volete farmi compagnia?- chiese, mentre gli osservava con un sorriso
-Perché no. Ma dov'è il tuo appartamento?- domandò Leo curioso, alzandosi, e avvicinandoglisi nonostante fosse stanco per la lunga passeggiata fatta.
-Oh, no. Io ho deciso di prendere un'appartamento in piena regola, anche grazie ai miei. E' in affitto, ma è bello grande e si sta bene.- rispose sorridente, mentre Raph si avviava in bagno per darsi una rinfrescata prima di andare a mangiare. Il che provocò uno strano senso di ansia in Mikey; aveva la sensazione di essersi scordato qualcosa.
-Ma.. lo sentite anche voi quest'odore?- domandò il genio, scettico. E Mikey perse un battito, sgranando gli occhi, senza farsi vedere, mentre comprese; si era scordato di aprire la finestra per far cambiare l'aria. Adesso, non solo il bagno, ma tutta la stanza puzzava di sangue, del suo sangue. 
-Sembra aceto, no, aspetta.. Non sarà mica sangue?- domandò incredulo e leggermente preoccupato su ciò, Leo, mentre Raph usciva dal bagno passandosi una mano tra i capelli, ghignando, con strani pensieri che aleggiavano nella sua mente.
-Si sente molto nel bagno.. Non ditemi che ho affittato una stanza dove c'è stato un'omicidio?- affermò ironico, mentre i due lo osservarono con sufficienza, ma anche con un barlume di agitazione per quella frase. Non era esattamente il loro sogno trovarsi in un posto dove, si supponeva fosse morto qualcuno, quando fuori era notte fonda ed erano soli.
-Ma non dovevate andare alla festa?- fece Mikey sotto stress, cercando di cambiare discorso, mordendosi l'interno del labbro, sperando di risultare il più calmo possibile 
-Ah.. Me ne ero quasi dimenticato. Allora.. andiamo?- domandò il genio, non tanto più in vena, rivolto ai due ragazzi che si guardarono a vicenda, in attesa che l'altro rispondesse per lui. Non erano così vogliosi di andare e di lasciare solo Mikey. Tutti sarebbero andati alla festa, e lì non sarebbe rimasto nessuno se non lui. E poi, dopo quell'odore di sangue che aleggiava la stanza non volevano, davvero andare.
-Finirete per andare domani di questo passo.- ironizzò Mikey mettendosi verticalmente e distendendosi di schiena sul materasso, con le gambe poggiate contro il muro, osservandoli sotto-sopra, cercando di risultare tranquillo, e sperando, vivamente di riuscirci.
-Mhm.. Beh, ma tu non hai cenato.- constatò Leo, osservandolo scettico, non capendo tutta quella fretta da parte sua, mentre il genio osservava stranito Raph per il comportamento di Mikey che sembrava non vedere l'ora di cacciarli via.
-La mensa è aperta fino alle dieci. Vado lì.- rispose pacato, sorridendogli. Aveva abbastanza soldi nella sua valigia, per fortuna. 
-Oh, beh.. Allora andiamo con la mia. Ci vediamo dopo.- disse Raph, salutandolo con la mano, e prendendo le chiavi della macchina poggiate sul comodino, avviandosi all'uscita, seguito dagli altri che lo guardarono tentennando. Era vero che amava le moto, ma amava anche guidare. Si misero in macchina, senza dire niente a Mikey che sarebbero tornati prima, perché, prima avevano deciso che gli avrebbero fatto una sorpresa. Così, tanto per vedere la sua faccia. Ed ora, Raph poteva fargli davvero una sorpresa. Parlando di sangue gli era venuta l'insana idea di spaventarlo, doveva solo parlarne con gli altri, e sperare che avrebbero accettato.
Appena sentì la macchina di Raph mettere in moto e oltrepassare il cancello che separava l'istituto verso la libertà sì alzò di scatto, recandosi prima in bagno e poi nella stanza per aprire le finestre e poter far entrare un po' d'aria, abbassando, però le tapparelle quasi fino a terra. Ma decise di aspettare che tutti andassero alla festa prima di uscire per dirigersi alla mensa. Per fortuna non ci volle molto; appena i ragazzi finirono di cenare, la prima cosa che fecero fu dirigersi nelle proprie auto e partire, diretti, ovviamente al party. Osservò le macchine dirigersi chissà dove, lui non sapeva nemmeno dove si trovasse il posto. Si era dimenticato di chiedere, così, almeno avrebbe potuto farci una scappatela se si sarebbe annoiato, e la serata si prospettava davvero noiosa. Nonostante non fosse più un ninja l'abilità e l'agilità gli era rimasta, e la usava molto spesso in occasioni che lui riteneva speciali, e quella poteva essere una di quelle. Sospirò, cercando di non pensarci, e appena le ultime macchine scomparvero, si diresse verso la mensa, lentamente. Non c'era fretta, infondo.
Prese velocemente un piatto di pasta e un'insalata, e, appena terminata la cena tornò in camera. Si sedette, di nuovo sul letto, osservando l'orologio che mostrava le 22:30. Il tempo passava così lentamente, e pensare che era solo la prima giornata. Sospirò, passandosi una mano tra i capelli, ma, infondo non era stata così male, no? Cercò di non pensarci, osservando le sue valigie. Non aveva voglia di disfarle, ma doveva metterle da qualche parte, così; dopo aver chiuso la cerniera la adagiò nell'armadio sopra il letto. Gettò uno sguardo alla seconda valigia che aveva messo sotto al letto per non occupare troppo spazio, dove teneva la sua amata chitarra elettrica, che lei gli aveva regalato. Prese un profondo respiro, voleva suonare, ma non poteva usarla, gli faceva tornare in mente troppi ricordi. D'un tratto sì illuminò. C'era la classe di musica, poteva prendere una chitarra da lì. Ma poteva davvero suonare? La fortuna giocava a suo vantaggio, però. Erano tutti alla festa, ed erano le dieci passate, quindi non c'era nessuno a scuola.  
  
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