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Autore: Inevitabilmente_Dea    21/08/2016    1 recensioni
{Threequel di The Maze Runner - Remember}
I Radurai sono riusciti a sopravvivere anche alla Zona Bruciata e hanno conseguito il loro obbiettivo: raggiungere il Porto Sicuro entro due settimane per trovare la cura all'Eruzione. Tuttavia, nonostante all'apparenza sia tutto finito, i Radurai sono stati ingannati nuovamente dalla W.I.C.K.E.D. che ha in serbo per loro un'altra prova. Questa, a differenza delle precedenti, sarà individuale e i ragazzi e le ragazze saranno soli di fronte al pericolo: i Radurai, infatti, vengono addormentati e separati durante il sonno.
Elena viene tenuta in isolamento dalla W.I.C.K.E.D. senza sapere che fine hanno fatto i suoi amici, ma alla fine, dopo una serie di esperimenti viene rilasciata.
Un ultimo ciclo di test e analisi per raccogliere i dati necessari allo sviluppo della cianografia finale.
Dopo di essa, però, toccherà ai Radurai trovare una cura per l'Eruzione, poichè essa non è ancora stato ultimata.
Un'avventura che non ha ancora un fine. Una continua fuga alla ricerca della salvezza.
E se le persone che si credeva di aver perso ritornassero?
E se invece, quelle a cui si tiene di più, andassero perse per sempre?
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge, Minho, Newt, Newt/Thomas, Nuovo personaggio, Thomas
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Quando ci ritrovammo tutti insieme per la cena, decidemmo che quello fosse il momento più opportuno per parlare con i ragazzi e organizzare un piano efficace per salvare Thomas. 
Ci volle almeno un'ora per far sì che Minho accettasse Stephen nella squadra e ancora altri dieci minuti per spiegare a tutti il luogo esatto in cui era situata la sala di controllo e trovare un piano che fosse non solo semplice da memorizzare e attuare, ma anche che ci permettesse di fare meno rumore possibile, in modo da non essere notati.
Minho, dopo aver ascoltato attentamente le idee di tutti e averle prese in considerazione, ci informò che probabilmente la nostra idea di passare inosservati sarebbe sfumata in poco tempo dato il grado di sorveglianza. Newt ci mise inoltre al corrente di un altro piccolo dettaglio: per quanto fosse scomodo e pericoloso, avevamo bisogno di armi e per riuscire a trovarle dovevamo senz'altro riuscire a disarmare almeno una guardia.
"E come la mettiamo con le telecamere di videosorveglianza?" chiesi accorgendomi solo in quel momento che ogni nostro piano sarebbe saltato in aria se prima non avessimo rimediato a quel grande ostacolo. 
"Dipende..." mi rispose Stephen allontanando il piatto sul tavolo e incrociando le braccia. "Se la telecamera non è dotata di batteria di backup si può fare."
Arricciai il naso e aggrottai le sopracciglia confusa. Batteria di backup? Non sapevo neanche che una parola del genere esistesse e come faceva Stephen a sapere cosa fosse, per me rimaneva un mistero.
"Che tradotto sarebbe..." intervenne Newt, posando la forchetta al lato del piatto.
Stephen ci rivolse uno sguardo confuso e poi si grattò la testa. Dopo pochi secondi fece un'esclamazione, come se gli fosse venuta in mente una risposta ad un suo dubbio. "Oh, a volte mi dimentico che vi hanno cancellato la memoria."
"Perchè a te non l'hanno tolta?" chiese Minho scocciato, torturando un pezzo rimasto di polpettone. 
"Sì, ma per far sì che l'esperimento del tradimento funzionasse hanno dovuto ridarmi i ricordi. Era fondamentale per loro che mi ricordassi di alcuni dettagli importanti." spiegò sbrigativo per poi stiracchiarsi sulla sedia. "Comunque, stavo dicendo: se la telecamera non è dotata di... pile, per così dire, allora vuol dire che se viene a mancare l'energia elettrica che le serve per funzionare, questa si spegne."
"E come facciamo a sapere se non è dotata di... batteria di backup?" ripetei incrociando i suoi occhi.
"Non lo sappiamo." rispose lui secco. "Però possiamo provare."
Annuii lentamente e decisi di non fare altre domande. Ero già molto agitata del fatto che quella notte avremmo potuto rischiare anche la vita e per quanto mi ripetessi che stavamo facendo tutto quello per Thomas, non riuscivo a tranquillizzarmi. Ero convinta che quella fosse l'occasione giusta per dimostrare a Thomas che poteva ancora fidarsi di me, nonostante la finta del tradimento nella Zona Bruciata, ma allo stesso tempo temevo che qualcosa sarebbe andato storto, facendo così evaporare ogni nostra possibilità di riuscire a salvarlo e di evadere finalmente dalla W.I.C.K.E.D.
La sensazione che tutto sarebbe andato storto non faceva altro che ampliare il buco presente nel mio stomaco, che era arrivato a diventare una voragine, e cenare – a differenza delle mie aspettative – non aveva fatto altro che peggiorare la sensazione. Per quanto il polpettone che mi avevano servito, con tanto di purè incorporato, avesse un aspetto delizioso e un profumo degno del brontolio del mio stomaco, non avevo più ingerito un boccone, dopo averne ingoiato un primo, per paura che si sarebbe andato ad incastrare nella mia gola, soffocandomi lentamente.
"Ma rimane comunque un problema: come facciamo saltare la luce?" chiese Newt sporgendosi sul tavolo.
"Basta trovare un contatore dell'energia elettrica." rispose Stephen, facendo il sorrisetto di chi la sa lunga. "So dove trovarlo quindi a quello ci penso io. L'unico vero problema è che dovete affrettarvi. Una volta abbassata la leva della luce, avete solo pochi secondi, forse minuti, per entrare nella sala di controllo."
"E tu come farai a raggiungerci in tempo?" domandai preoccupata. 
"Non preoccupatevi per me... Ho i miei metodi." rispose lui in modo tranquillo. "La cosa più importante rimane comunque riuscire ad entrare e uscire senza essere scoperti. Anche a questo ci penserò io."
Sentii Minho sbuffare e dopo essermi girata verso di lui lo vidi scuotere la testa. 
"Possiamo veramente fidarci?" mi sussurrò Newt all'orecchio, cogliendomi alla sprovvista e facendomi sobbalzare.
Mi girai verso di lui, ritrovandomi così a pochi centimetri dal suo viso. "Mi ha salvato la vita, in varie occasioni." spiegai convinta. "Non ha motivo di tradirci proprio ora."
"Se sicura? Perchè per quanto ne so, è molto bravo nel tradire gli amici. E anche quello lo ha fatto più volte." replicò il ragazzo, studiando i miei occhi a fondo.
"Lo so, ma... fidati. Se non di lui, almeno di me." risposi prendendogli la mano tra le mie.
Dopo qualche secondo di riflessione il biondino annuì incerto, dandomi così la sicurezza necessaria per alzarmi in piedi e congedarmi dal gruppo di ragazzi. 
"Bene così, se non vi dispiace io avrei un paio di cose da sbrigare prima di partire." annunciai allontanando la sedia e scavalcandola. "Steph, io e te ci siamo organizzati prima. Non venire a prendermi prima di mezz'ora."
Dopo che il ragazzo annuì salutandomi con un cenno del mento, diedi un bacio a Newt e una pacca sulla spalla a Minho, allontanandomi poi velocemente.
Quando tornai nella mia stanza decisi che una doccia sarebbe stata d'aiuto per calmare i nervi e così, dopo essermi accertata di essere sola nel dormitorio, mi infilai nel bagno e chiusi la porta dietro di me.
Dopo essermi spogliata e aver abbandonato i miei vestiti a terra, mi buttai sotto il getto della doccia, stando bene attenta a non bagnare il cerotto sulla spalla. 
Dopo essermi lavata il corpo almeno quattro volte, nel tentativo di buttare via con lo sporco anche le brutte sensazioni, mi decisi di abbandonare il getto caldo dell'acqua e darmi una mossa ad asciugare sia capelli che corpo prima che arrivasse Stephen.
Quando finalmente trovai un asciugamano che fosse abbastanza lungo da coprirmi almeno fino a metà cosce, mi obbligai a correre il rischio di uscire e farmi vedere seminuda dalle altre ragazze. 
Dapprima socchiusi la porta e feci sbucare solamente la testa, poi dopo essermi guardata svariate volte attorno e non aver visto o sentito nessuno, lasciai uscire anche il resto del corpo, saltellando velocemente sui piedi in modo da non risporcarli per attraversare la stanza.
Nel momento stesso in cui raggiunsi l'armadio e aprii le sue ante, sentii una risatina soffocata dietro le mie spalle e subito dopo un colpo di tosse imbarazzato.
Mi voltai di scatto, con gli occhi spalancati e il cuore a mille. Avevo controllato la stanza e non c'era nessuno come era possibile che non avessi visto che c'era già una ragazza nel dormitorio?
Non appena i miei occhi incrociarono quelli dell'altra persona, non solo mi accorsi che non aver notato la sua presenza prima era stato un grosso errore, ma anche che il fatto di aver confuso la voce di Stephen per quella di una ragazza era veramente da stupidi.
Mi portai una mano alla bocca per non gridare dall'imbarazzo e quando vidi i suoi occhi posarsi sulle mie gambe indietreggiai, andando però a sbattere contro l'armadio e cadendo goffamente al suo interno. Solo a quel punto un gridolino acuto uscì dalle mie labbra, soffocato però dalla miriade di vestiti e maglie che mi caddero addosso.
Agitai le braccia come se stessi nuotando nell'acqua per riuscire ad aprirmi una visuale in quella catasta di indumenti e quando ci riuscii vidi sbucare la testa di Stephen proprio sopra la mia.
"Serve aiuto?" chiese ridendo e porgendomi la mano.
Senza pensarci due volte la schiaffeggiai, arrossendo all'istante, e poi mi tirai su a fatica cercando di non far spostare l'asciugamano dal mio corpo. Quando fui in piedi, in equilibrio e dopo aver cercato più volte di allungare invano l'asciugamano sulle gambe, mi tirai su e puntandogli un dito contro gli urlai: "Ti avevo detto di non venire prima di mezz'ora! E in più dovevi aspettarmi fuori!"
Lui sorrise, percorrendo con un ultimo sguardo il mio corpo e poi fissandomi gli occhi, e solo dopo aver alzato le mani in segno di difesa, parlò: "Prima di tutto è passata più di mezz'ora e poi io non ho mai detto che ti avrei aspettata fuori. Eri in ritardo e così sono entrato ad aspettarti." si difese. "E, dato che siamo in argomento, non mi pento di quello che ho fatto. Hai proprio delle belle gam..."
"Stai zitto ed esci!" gli gridai contro, spintonandolo verso la porta. "E guai a te se osi rientrare prima che io abbia finito."
Lo sentii ridere e mugugnare qualche altra parola, prima che la porta del mio dormitorio gli andasse a finire dritta e veloce sul naso.
Mi allontanai velocemente da essa e mi diressi di nuovo in bagno, ma non dopo aver preso i vestiti occorrenti.

"Ce ne avete messo di tempo ad arrivare." sottolineò Minho, guardandoci entrambi con circospezione. Lo vidi appoggiare il braccio allo stipite della porta per poi sistemarci contro la fronte.
"Già, è stata colpa di Stephen: è arrivato in ritardo." grugnii ancora infastidita dal suo comportamento insolente.
Minho fece spallucce e poi sparì dentro la stanza, dandoci indirettamente il permesso di entrare. 
Feci per oltrepassare la soglia della porta, ma la voce indignata di Stephen mi fece frenare. "Ehi, ma io non ho..."
Gli diedi una gomitata nello stomaco e subito dopo, godendomi i suoi lamenti, entrai col sorriso sulle labbra. Mi accomodai su uno dei letti disfatti e mi guardai attorno alla ricerca di Newt. Non trovandolo da nessuna parte, domandai all'ex-Velocista dove fosse finito. 
"Si sta vestendo." mi rispose lui. "Se vuoi puoi andare a controllare a che punto è." mi disse con un sorriso da pervertito, indicandomi la porta giallo acceso del bagno.
"No, passo." replicai. "Ma forse Stephen..."
"Smettila. Te l'ho detto che è stata pura casualità." bisbigliò lui, tenendosi la pancia con le mani e lasciandosi cadere a sedere vicino a me.
Dopo pochi minuti di attesa, la testa bionda di Newt uscì dalla stanza, facendoci cenno di seguirlo fuori e iniziare finalmente il piano di salvataggio e fuga.
"Io e Minho abbiamo preparato degli zaini per fuggire. Dentro c'è cibo, acqua, vestiti e cose del genere." spiegò chiudendo la porta dietro di sè. "Dopo aver ripreso Tommy dobbiamo tornare qui, prenderli e fuggire. Ho notato che ci sono dei condotti di ventilazione abbastanza grandi per contenere almeno una persona. Possiamo passare da lì in caso ci vengano a bloccare la strada."
"Spero che tutto filerà liscio. Non mi va di infilarmi in un buco e gattonare fino all'uscita." borbottò Minho incamminandosi lungo il corridoio. "Allora, Mister Faccio-Tutto-Io. Hai intenzione di farla saltare questa corrente o no?"
"Certo." disse togliendosi dalle spalle uno zainetto che notai solo in quel momento. "Prendete queste, vi serviranno." annunciò lanciando ad ognuno una piccola torcia.
"E queste dove le hai prese?" chiese Newt rigirandosi la sua tra le mani.
"Lavoro mio, affari miei." tirò corto Stephen. "Allora, io vi seguirò fino ai piani superiori, ma quando voi svolterete per andare nella stanza di controllo io mi dirigerò verso il contatore. Una volta che la luce salterà, ricordatevi solo che avete pochi minuti."
"Bene così." annuì Newt, passandosi una mano tra i capelli per sistemarli. "Se sbagli o ci fai scoprire, sei un uomo morto."
Detto questo, il ragazzo girò i tacchi e si incamminò verso la mensa per raggiungere così l'unico ascensore del piano. Una volta trovato, Minho cavò fuori la tessera magnetica e la passò sul sensore a fianco, facendo così aprire le silenziose e pesanti porte dell'ascensore.
Entrammo silenziosamente e cliccammo il terzo piano– così come Frances ci aveva spiegato –, e quando l'ascensore iniziò a salire dovetti tenermi ad una parete per evitare di cadere a terra: non ero abituata a prendere gli ascensori e quella sensazione di vuoto, mischiata ad una forza invisibile e debole che tentava di spingermi in ginocchio, mi faceva sentire strana, come se le mie gambe avessero potuto cedere da un momento all'altro.
L'ascensore ebbe un piccolo scossone, facendomi temere per un attimo che si fosse bloccato, poi però le porte si aprirono lentamente, dandoci la possibilità di uscire da quella gabbia di metallo. Feci un passo all'avanti, ma Minho mi bloccò sbarrandomi la strada con il suo braccio, poi lo vidi spingere cautamente la testa fuori dalle porte dell'ascensore e controllare sia a destra che a sinistra prima di uscire silenziosamente. 
"Okay, amico. Il corridoio è libero e non mi sembra di aver visto telecamere per ora." sussurrò l'ex-Velocista rivolgendosi a Stephen. "A te la prima mossa, quando sei pronto."
Il ragazzo dai capelli bianchi annuì e con un passo felino uscì in corridoio, controllò di nuovo che questo fosse effettivamente privo di telecamere e guardie, e dopodichè sparì imboccando un buio corridoio sulla sinistra.
"Ora, voi due." bisbigliò Minho indicando prima me e poi Newt. "Per arrivare alla nostra stanza dobbiamo prima imboccare questo corridoio andando verso destra e poi svoltare subito a sinistra. State sempre dietro di me e tenete il passo."
Annuii con convinzione e vidi Newt fare lo stesso, poi dopo un profondo respiro, finalmente il biondino uscì dall'ascensore, facendomi cenno con la mano di seguirlo ad ogni passo.
Uno dopo l'altro, in fila indiana andammo a percorrere il corridoio, stando sempre attaccati alla parete e muovendoci in silenzio. Passo dopo passo raggiungemmo la fine della corsia e prima di voltare verso sinistra Minho lanciò uno sguardo verso il prossimo corridoio da percorrere. Gli bastò un'occhiata di pochi istanti per capire che non eravamo soli e quando tornò al suo posto ci fece cenno di stare in silenzio.
Mi morsi il labbro e attesi silenziosamente un nuovo ordine. Quando alla fine Minho parlò, lo fece sussurrando ad un volume talmente basso che persino io, che ero di fianco a lui, stentato a capire.
"Ci sono diverse telecamere, ma l'unico problema al momento sono le due guardie davanti alla nostra porta. Non appena Stephen toglierà la luce dobbiamo eliminarle. E' la nostra unica occasione, perciò dobbiamo essere veloci quando la corrente salterà." spiegò lentamente. "Io e Newt pensiamo ai due bestioni, tu bambolina prendi la chiave e solo quando ti do l'okay vieni ad aprire la porta." 
Annuii lentamente e afferrai la chiave magnetica che Minho mi stava porgendo. L'unica cosa che ci rimaneva da fare ora era attendere che Stephen entrasse in azione.
Nell'attesa mi inginocchiai a terra, stando bene attenta a non fare il minimo rumore, e mi rigirai tra le mani la piccola tessera, cercando di non dare a vedere la mia agitazione per quel piano folle.
Attendemmo in silenzio per dei secondi che mi sembrarono un'eternità e poi, quando iniziai a pensare che forse Stephen ci aveva veramente traditi e se l'era data a gambe, la luce venne a mancare.
Quando rimanemmo tutti al buio, il mio primo istinto fu quello di urlare per la paura, ma mi obbligai a non emettere un suono fino alla fine di tutto. Mi portai una mano alla bocca e una sul cuore, cercando di calmarlo.
Nonostante non riuscissi a vedere nulla, potevo sentire che Minho e Newt erano partiti all'attacco, sia perchè il loro calore corporeo che mi stava rassicurando un poco era improvvisamente sparito, sia perchè – nonostante si fossero impegnati a fare il minimo rumore – li potevo sentire lottare contro le guardie che, colte alla sprovvista, forse non stavano reagendo.
Chiusi gli occhi per riuscire a concentrarmi meglio sui rumori, nonostante fosse comunque tutto buio in entrambi i casi, e inizialmente pensai che i ragazzi se la fossero svignata o che magari avessero sbagliato corridoio, poi però avvertii il rumore di uno sparo e subito dopo dei lamenti.
Iniziai a sentire odore di bruciato nell'aria e mi obbligai ancora una volta a resistere dal guardare cosa stava accadendo.
Un colpo. Poi un altro e un altro ancora.
Dopodichè tutto si fece silenzioso.
Restai in attesa, in silenzio, ad ascoltare il mio respiro e nel frattempo a pregare che Newt e Minho stessero bene.

Silenzio.
Il mio cuore stava martellando nel petto al ritmo di un orologio insistente. Tic, tac, tic, tac.
Passarono i secondi e per quanto mi sforzassi di sentire qualcosa, il silenzio permaneva nell'aria.
Poi presa da un atto di coraggio decisi di alzarmi in piedi silenziosamente. Tolsi la mia mano dalla bocca e la portai lungo il fianco, nascondendola nella tasca alla ricerca della torcia che Stephen mi aveva affidato. Lentamente la sfilai dal suo nascondiglio e la strinsi forte tra le dita, cercando di infondermi coraggio. Attesi ancora e poi, proprio nell'istante in cui la mia mente iniziò a proiettare le peggiori cose riguardo a Minho e Newt, sentii un bisbiglio nel buio.
Senza neanche capire cosa quella voce stesse dicendo, uscii dal mio nascondiglio ed entrai nel corridoio accendendo la mia torcia. La luce illuminò tremolante le pareti, mettendo subito in evidenza le due figure che stava in piedi al centro della stanza.
Sentii il sollievo diramarsi in tutto il mio corpo, come trasportato dal sangue nelle vene, quando riconobbi in quelle sagome sia Newt che Minho, che però ora erano armati con una specie di fucile. Feci un sospiro e trattenendo un sorrisetto corsi nella loro direzione, stringendo tra le dita della mano destra la piccola chiave magnetica.
Illuminai il dispositivo vicino alla porta e velocemente ci passai sopra la tessera, gustandomi il bip elettrico che la macchinetta produsse. Immediatamente si accese una piccola spia verde e poi la porta si socchiuse, emettendo uno sbuffo d'aria.
Senza attendere altro entrammo di soppiatto illuminando la stanza con la luce della torcia e nessuno si stupì quando vedemmo la faccia impaurita dello scienziato che, con una ciambella in mano e del caffè nell'altra, si limitò a fissarci con occhi spalancati. 
Newt si fece avanti e gli puntò il fucile sulla fronte, ordinandogli di rimanere in silenzio e di lasciarci fare il nostro lavoretto, e solo a quel punto l'uomo alzò le mani in aria, come a difendersi, lasciando così cadere a terra sia la ciambella che la tazza, che si sbriciolò in mille pezzi.
Stando bene attenta a non toccare nulla, iniziai ad esaminare la moltitudine di piccoli televisori, i quali trasmettevano ognuno la stessa, identica schermata nera.
"Bingo." bisbiglio Minho. "Ora aspettiamo che rimettano la luce."
"A-Avete f-fat-to saltare v-voi la l-luce?" chiese balbettando l'uomo. Inizialmente non capii a chi si stesse rivolgendo, ma quando lo vidi incrociare i miei occhi, capii che probabilmente io ero l'unica con cui quell'uomo voleva parlare, dato che ero l'unica non armata e che soprattutto non gli stava puntando un fucile alla testa. 
Annuii silenziosamente e ricambiai il suo sguardo cercando di sembrare fredda e distaccata, quando invece l'unica cosa che riuscivo a sentire era angoscia e paura di fallire.
"Ti ho detto di stare zitto." sottolineò Newt incalzando con il fucile e irrigidendosi tutto, facendo così spiccare le vene sui muscoli delle braccia.
Lo scienziato emise un lamento soffocato, probabilmente dovuto alla paura di morire con un colpo di fucile in testa, e per un secondo provai pietà di lui. Ma subito dopo, quando incrociai per la seconda volta i suoi occhi neri, mi venne in mente che era stato lui a prendere parte a tutto quello. Lui, come tutti gli altri, aveva contribuito a tutte le cose orribili che ci avevano fatto e quindi non meritava la pena che stavo provando per lui.
Decisa a non incrociare di nuovo quegli occhi che probabilmente avevano visto così tanti orrori per poi guardare altrove, mi voltai su me stessa, in attesa di trovare qualcosa di interessante da analizzare nell'attesa che la luce tornasse.
Dopo aver passato la luce della torcia su una cianfrusaglia di oggetti inutili, trovai un grande mobile di metallo, fatto di piccoli cassetti posti l'uno accanto all'altro. Mi avvicinai curiosa e notai con sollievo che almeno uno di essi era stato aperto e ora la chiave di esso pendeva tremante fuori dalla serratura, nascondendo di poco l'etichetta appiccicata sul cassetto. Scostai la chiave con le dita e dopo aver puntato la torcia sul fogliettino, lessi nella mente: schede vecchie. Diedi un'occhiata al suo interno e vidi che conteneva tantissime cartelle marchiate "Proprietà WICKED", piene di fogli e numerate, impilate l'una tra l'altra. Senza esitare iniziai a sfogliarle e a caso ne scelsi una, aprendola in fretta e leggendo velocemente che cosa conteneva.
Per prima cosa notai la foto in bianco e nero di un piccolo bambino, con i capelli arruffati, gli occhi grandi e il nasino a patata. Le sue labbra erano una linea dritta, quasi come si stesse forzando di non parlare o di non scoppiare a piangere. Decisi quasi immediatamente di passare lo sguardo dalla foto alle scritte sotto di essa, per evitare di mettermi a piangere: chissà cosa avevano fatto a quel piccolo e innocente bambino, la cui unica colpa era stata quella di essere nato in un mondo tanto crudele.
Con non poca fatica lessi le minuscole frasi battute al computer sotto la fotografia.
GENEALOGIA: padre e madre infetti; sorella minore immune (Soggetto n. 16, Elizabeth)
STATO: non immune
GRUPPO: A
SOGGETTO: A6
"Quindi questo bambino è uno dei Radurai..." bisbigliai tra me e me. Sorrisi e riguardai l'immagine: volevo provare a indovinare chi appartenesse quella foto senza però leggere il nome. 
Probabilmente è la foto di un Raduraio che non conosco, altrimenti l'avrei già riconosciuto. Pensai rigirandomi tra le mani la foto di quel piccolo bambino. 
Dopo diverse occhiate, mi accorsi però di riconoscere alcuni piccoli dettagli del viso del bambino, eppure non riuscivo a collegare il suo volto ad un nome.
Forse avrei potuto semplicemente leggerlo sulla scheda e schiantarla lì. La curiosità stava premendo troppo forte per non essere accontentata.
Mordendomi il labbro abbassai gli occhi sulla scritta "NOME", ma quando feci per avanzare con lo sguardo e leggere, un rumore alle mie spalle mi fece sobbalzare di paura, facendomi cadere così sul pavimento sia la cartella che avevo in mano sia la torcia che non appena toccò terra si spense.
Mi voltai di scatto e mi accorsi con orrore che una figura era appena entrata nella stanza, chiudendosi la porta dietro di sè e avanzando verso Minho che, grazie ai suoi riflessi, gli aveva già puntato la canna del fucile contro.
"Ehi, metti giù quel coso. Sono Stephen." disse il ragazzo fermandosi all'improvviso.
Sospirando di sollievo decisi di chinarmi a raccogliere la mia torcia per poi unirmi agli altri per terminare le ricerche e andarmene da quel posto il più in fretta possibile.
"Tra quanto tornerà la luce?" domandai ansiosa, cercando di far sembrare ferma la mia voce.
Il ragazzo accese la sua torcia e la puntò sul suo orologio, poi dopo un attimo di esitazione alzò la testa e disse: "Esattamente tra tre... due... uno..."
Puntò il dito in aria e come per magia le luci della stanza si accesero all'unisono, accecandomi all'istante. 
"Ve lo avevo detto che sarei stato d'aiuto." sottolineò Stephen, godendosi il suo piccolo momento di gloria. "Be'? Cosa sono quelle facce? Mettiamoci d'impegno e troviamo questo famoso Tommy."

*Angolo scrittrice*
Ehi Pive!
Come va?
Mi scuso per il ritardo, ma per farmi perdonare ho fatto un capitolo di quasi 4000 parole (di solito non supero i 3200).
Sarò molto breve perchè questo capitolo è già abbastanza lungo, quindi: ho fatto una nuova copertina per il libro, perchè quelle che ho ricreato non mi piacevano. Avrò cambiato idea qualcosa tipo venti volte, ma credo che questa nuova sia veramente bella e sono abbastanza soddisfatta.

Cosa ne pensate? Se vi piace creerò anche le altre che saranno più o meno così, ovvero la protagonista in alto, e i personaggi principali in basso

Cosa ne pensate? Se vi piace creerò anche le altre che saranno più o meno così, ovvero la protagonista in alto, e i personaggi principali in basso. 
Fatemi sapere!
Baci,

Inevitabilmente_Dea ♥

PS: volevo un secondo fermarmi a specificare che la frase "Nulla è mai come sembra" ho intenzione di metterla in ogni copertina. Questo perchè ritengo che sia un po' quello che riassume la 'morale', per così dire, di questa storia. Mi piaceva come idea perciò fatemi sapere se anche a voi siete della stessa opinione!

   
 
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