Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: 5AM_    22/08/2016    2 recensioni
Chiara è una studentessa universitaria alle prese con un nuovo mondo e una vita totalmente diversa da quella precedente, che sarà sconvolta ulteriormente dall'incontro con una persona che presto diventerà il centro dei suoi pensieri. Ha una grande passione: la musica, che sarà il sottofondo di tutta la storia.
Buona lettura.
"Non sento nulla se non brividi. Brividi. Più le note si espandono più i miei occhi si incatenano ai i suoi"
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il giorno in cui Eleonora non sarà in ritardo sarà un grande giorno. Uno di quei giorni che poi diventano festa nazionale e giorno di riposo per tutti. Oppure molto più semplicemente, il giorno dopo verrà una bufera di neve o una tempesta di quelle toste. Ma non prendiamoci in giro, Eleonora sarà sempre perennemente in ritardo.
Dopo un anno di lezioni universitarie ho capito che non c’è proprio nulla da fare: se la lezione è alle 14 lei arriverà alle 14:30 per colpa del traffico, se l’esame è alle 9 del mattino lei sarà troppo stanca per arrivare in orario. Ormai mi sono abituata alla cosa e anche a tenerle un posto accanto a me quando è in ritardo. Forse però l’ho abituata un po’ troppo bene.
Ma il vero ritardo arriva quando ci dobbiamo incontrare in centro, oppure in un locale: ecco, quello è un vero disastro. Ogni tanto sto ad aspettarla anche ore. “Ci vediamo alle 17”, ma arriva poi alle 19 accampando una qualche scusa che neanche ascolto più. Io sono, per fortuna, una tipa paziente, ma alcuni dei nostri amici lo sono decisamente di meno e a volte se la prendono.
E anche questa sera è in ritardo. Il nostro appuntamento era alle sette e mezza di sera, in un pub vicino al locale del concerto. Il piano era quello di mangiare qualcosa e poi andare al concerto. Era. Perché sono le otto e non si è ancora fatta viva. Per di più il cielo tuona già da mezz’ora e ogni tanto mi ricorda che non ho un ombrello, quindi Eleonora farebbe meglio a sbrigarsi.
La parte più imbarazzante di tutto questo è il fatto che io sono impalata davanti all’ingresso del pub, ansiosa, in attesa, ogni tanto guardo il telefono nella speranza di ricevere qualche segno di vita... Ma niente.
Sento gli sguardi della gente su di me “una poverina che aspetta da mezz’ora lì fuori”, penseranno. Beh, non hanno tutti i torti. Il fatto è che mi dà tremendamente fastidio aspettare nei posti da sola. Probabilmente è uno dei tanti problemi mentali che mi affliggono, eppure mi sento a disagio, comincio ad entrare in paranoia, a chiedermi se è davvero la data, il luogo e l’ora giusta del ritrovo.
Sbuffo sonoramente nel guardare il telefono e nel vedere ancora assenza di vita da parte di Eleonora.
-Le persone in ritardo danno decisamente fastidio, ti capisco- dice una voce al mio fianco. Giro leggermente la testa a destra e noto che una ragazza alta si sta accendendo una sigaretta sorridendo.
L’ultima cosa che mi aspettavo in quel momento era un commento da parte di qualcuno. Impalata sul mio posto distolgo subito lo sguardo dalla ragazza sentendomi decisamente a disagio.
Sputo un piccolissimo –Eh- e ritorno a guardare il  telefono.
-Posso offrirti una sigaretta per ingannare l’attesa?- dice facendo spuntare nel mio campo visivo un pacchetto di sigarette aperto con una sigaretta in evidenza.
-Non fumo, grazie- rispondo ancora senza guardarla in faccia. Il pacchetto di sigarette sparisce dal mio campo visivo.
Il cielo tuona di nuovo, il mio viso si alza verso il cielo per controllare la situazione.
-Non promette niente di buono- dice la voce alla mia destra. La curiosità mi sta mangiando viva, perché è la stessa frase che stavo pensando io, così il mio sguardo cade di nuovo su di lei. Si fuma una sigaretta incurante il fatto che sta per arrivare una tempesta e lei indossa una canottiera grigia con dei disegni neri, che cade morbida sul suo corpo, e degli shorts.
Nel silenzio più totale, nel mentre che io ancora la osservo fumare la sigaretta e guardare il suo telefono, scendono le prime gocce di pioggia.
Bene, meglio di così non poteva andare. Eleonora è in ritardo, una sconosciuta scambia due parole con me e sembra che io abbia perso l’utilizzo della parola, piove e non ho un ombrello –Che fai? Stai lì a prenderti la pioggia?- la voce interrompe il mio elenco di sfiga concentrata. Devo averla guardata con uno sguardo che è un misto tra lo stupito e lo spaventato, perché sta ridendo.
-Perché stai ridendo?- chiedo di colpo. Perché sto usando questo tono offeso? Non sta facendo nulla di male! Chiara, non hai aperto bocca e ora te ne esci così?
-Perché se vuoi aspettare fuori, da sola, sotto la pioggia, fai pure. Però forse ti conviene entrare con me e aspettare in compagnia, non ti mangio lo giuro- alza le mani come dire “non ti faccio nulla, sono disarmata”
Incomincio a sentire distintamente le gocce sui miei vestiti, sì forse ha decisamente ragione.
Annuisco e entro del pub con lei.

Entrata nel locale mi sento già meglio, fuori incominciava a fare freddo e i vestiti bagnati di certo non avrebbero aiutato a riscaldarmi.
Continuo a seguire la sua sagoma tra i tavoli, credo che si voglia dirigere al bancone.
I miei occhi cadono sui suoi capelli rossi, raccolti in un chignon spettinato da cui esce qualche ciuffo di capelli più chiaro, sul suo collo magro  si appoggia un tatuaggio molto particolare: una scritta piccola e delicata che dice “oltre”.
Chissà che significato può avere un tatuaggio così, la parola possiede dentro di sé mille significati e altrettanti se ne possono trovare con un po’ di fantasia.
I miei ragionamenti vengono interrotti dal vibrare del mio telefono: finalmente Eleonora si è fatta viva. Il suo messaggio dice “Ho dovuto parcheggiare lontano, dammi 10 minuti e arrivo”. Beh è già un passo avanti
-Vuoi qualcosa da bere…- dice la ragazza lasciando la frase in sospeso.
-Chiara, mi chiamo Chiara- dico sottovoce.
-Vuoi qualcosa da bere, Chiara?-
-No, ti ringrazio. In teoria dovevo cenare con la mia amica che sta arrivando- spiego.
-Tu come ti chiami?- chiedo cercando di essere almeno un po’ socievole.
Sorride contenta forse che abbia risposto più che con un monosillabo e che stia facendo andare avanti la conversazione.
-Sono Sara, piacere- dice porgendomi la mano e ridendo. La stringo giocosamente.
-Quindi la tua amica sta arrivando?- continua. Annuisco in risposta. Intanto si siede su uno sgabello davanti al bancone e io faccio lo stesso. Mi fisso le scarpe, decisamente sporche e logore. Che situazione imbarazzante e strana. Lei ordina una birra e sorride appena gliela servono.
-Ti piace eh?- dico quasi involontariamente-
Mi guarda strano, come se la mia domanda fosse strana e la risposta troppo scontata.
-Ma ovvio! A chi non piace la birra??- mi chiede stranita.
Guardo in basso. –Beh a me no-
-Cosa?- mi guarda con gli occhi spalancati.
Sento le guance che vanno a fuoco. Perché ho detto questa cosa? Potevo starmene zitta e tranquilla.
-Impossibile- farfuglia guardando la birra davanti a se –Ma non vedi? È tipo il nettare degli dei, guardala!- Indica la sua birra.
Sembra davvero sconcertata dalle mie parole. Mi scappa una piccola risata che cerco di trattenere. È così buffa mentre cerca di spiegarmi perché ama la birra.
Dopo l’ultimo sorso dice tutta compiaciuta: -Ti farò cambiare idea Chiara la timidona- e così se ne va esattamente come è spuntata. Non mi lascia neanche il tempo di controbattere quello stupido nomignolo. Non sono una timidona. Beh, forse un po’. Ma non le da il diritto di prendermi in giro.
-Sto cazzo di temporale- una voce più che famigliare si fa sentire all’entrata del locale. La solita finezza di Eleonora.
-Buona sera anche a te- scherzo.
-Non mi scuso neanche più per il ritardo-, si siede sullo sgabello dove prima era seduta Sara. –Piuttosto chi era quella ragazza di cui ho solo potuto ammirare un sedere niente male?- alza un sopracciglio.
-Sei sempre la solita, Ele. Comunque a quanto pare vuole farmi cambiare idea sulla birra- dico rimanendo sul vago.
-Le hai detto che neanche io ci sono riuscita? È una causa persa- annuisco.
-Per favore mangiamo, che è un eternità che ti aspetto- dico cambiando discorso.
 
Finita la cena ci dirigiamo verso il locale in cui suonerà la band stasera. Eleonora mi spiega che questi ragazzi sono molto giovani, avranno solo qualche anno in più di noi, ma che comunque hanno appena finito il loro tour e che questa è la loro ultima tappa prima di una pausa. Penso tra me e me, che davvero… niente male avere una ventina d’anni o poco di più e aver già girato la nazione suonando. Io, personalmente, ci metterei la firma.
Entriamo nel locale che già conosco. Sono venuta qua in passato a vedere parecchi concerti, conosco questo posto come casa mia se non meglio. Il posto è davvero carino perché ha un ampio spazio aperto, con tante panchine e alberi dove sedersi e rilassarsi. Invece l’interno è fatto in un modo particolare, per avere l’acustica migliore possibile, e direi che ci sono riusciti. I concerti che ho visto qua dentro sono sempre stati fantastici, non è neanche eccessivamente grande, così il tutto rimane più intimo e raccolto.
Il posto è già pieno di gente, alcuni ragazzi e ragazze si sono già avvinghiati alle transenne come è giusto che sia. Noi invece decidiamo di stare un po’ più indietro e goderci il concerto con calma, senza essere sballottate di qua e di là, anche perché voglio davvero capire perché ad Eleonora piacciono così tanto.
Sì è vero, io e lei abbiamo gusti musicali simili, e ogni giorno la ringrazio per questo. Speravo davvero di incontrare qualcuno con cui condividere questa mia passione, e Eleonora è proprio la persona giusta. Perché comunque non ascolta esattamente le mie stesse cose quindi riusciamo a consigliarci cose nuove a vicenda, infatti questa sera serve proprio a questo. Quindi sono davvero curiosa.
Quando il locale è ormai pieno le luci si spengono e la gente incomincia ad urlare.
-Direi che stanno per entrare- dice Eleonora ridendo.
Sul palco si illumina uno schermo su cui scorrono tante parole una dietro l’altra, si mischiano e uniscono fino ad arrivare ad una sola unica parola enorme e bianca su uno sfondo nero. “Oltre”. La mia mente subito mi rimanda al tatuaggio visto poco fa addosso a quella misteriosa ragazza. Che coincidenze.
Si sente nello stesso istante una musica, che più che musica sembra essere un unione di suoni diversi che fanno un po’ di atmosfera. Ad uno ad uno i componenti salgono. Il batterista si posiziona e si infila le cuffie, il chitarrista e il bassista fanno lo stesso posizionandosi vicino ai propri microfoni. Rimane ancora una posizione scoperta, il microfono centrale contornato da due tastiere e una chitarra appoggiata in bella vista.
Entra finalmente una ragazza, capelli rossi sciolti che ricadono sulle spalle. Indossa un pantalone nero attillatissimo che però lascia scoperte le sue caviglie magre, una maglietta grigia un po’ corta che lascia intravedere i lembi di pelle vicino alla linea dei pantaloni. Poi quando finalmente le luci la illuminano la riconosco.
Non può essere è proprio lei, la ragazza della birra, quella con cui ho “parlato” poco fa, quella che mi ha tolto ogni parola, quella che adesso è sul palco e lo gestisce da vera artista.
Quella che ora poggia delicatamente le mani sulla tastiera. E di colpo suona, il suono del pianoforte potente, energico, riecheggia in tutto il locale.
Non sento nulla se non brividi. Brividi. Più le note si espandono più i miei occhi si incatenano ai i suoi.
Al suo suono si aggiunge tutto il resto, lei continua a suonare concentrata la tastiera, la sua testa si muove a ritmo, si scosta i capelli da davanti e fa sembrare il tutto dannatamente bello.
Nello stesso istante si gira e inizia a cantare.
-Cazzo- mi lascio scappare.
 
 
Buonasera, scusate il ritardo, ma ci sono state le vacanze e non ho avuto tempo di aggiornare.
Grazie alle persone che seguono la storia anche se ha pochi capitoli, e vi prego di dirmi se vi piace e se ci sono degli errori di battitura. È l’una quindi potrebbe anche essere che ci siano.
Comunque i nomi di Chiara e Sara li ho presi da una canzone che si intitola “Le ragazze stanno bene” de Le luci della centrale elettrica. Una canzone che vi consiglio :)
Per il resto, ripensandoci questo è il vero modo in cui ho incontrato la “mia Sara” della questione. Ci saranno alcune cose che prendono spunto dalla mia vita personale, sì
Grazie per aver letto, alla prossima!


 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: 5AM_