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Autore: NeroNoctis    23/08/2016    2 recensioni
Jimmy è quello che la società definisce come pazzo, disadattato e persona da evitare. Convive da sempre con una voce nella sua testa, voce che lo fa impazzire e lo spinge a commettere azioni deplorevoli. In un contesto fatto di sesso, droga,violenza ed omicidi apparentemente slegati tra loro, dove Jimmy è vittima e nemico di sé stesso, riuscirà a prendere in mano la sua vita ed uscire dal casino in cui vive?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Non ci si toglie la vita per vendicarsi di qualcuno; no, ci si toglie la vita perché non c'è più la forza di vivere...
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Sof'ja Tolstaja

 

 
Jimmy era ormai di fronte la porta dell'abitazione del Dottor Jensen. Non sapeva cosa l'avesse portato lì, né il perché, ma la stramaledetta voce nella sua testa ormai guidava tutte le sue azioni senza un filo logico, solo per il piacere di uccidere. Almeno questo era quello che pensava. Nell'ultimo periodo le interazioni di quella voce erano state molto più frequenti, come dimostrato dall'omicidio di quella povera ragazza... di cui Jimmy aveva nuovamente dimenticato il nome. Era Rachel, forse?
Non importava ormai, tanto era solo una carcassa priva di vita. Una carcassa che giaceva ancora sul suo letto, quella era una cosa abbastanza fastidiosa, l'odore di sangue e morte doveva essere davvero forte al suo rientro e poi non sapeva bene neanche che detersivo usare per lavare via le macchie di sangue. Poteva portare le coperte in lavanderia, ma forse non era una buona idea, neanche mentire dicendo che una ragazza aveva avuto un abbondante ciclo. Okay, idea scartata. Forse doveva semplicemente buttare tutto, compreso il cadavere.
«I tuoi pensieri sono quasi poetici» esclamò la voce nella testa del ragazzo, in un tono così mellifluo che a Jimmy diede quasi la nausea. Non era la prima volte che lui e quella voce parlavano in modi "normali", la cosa era anche accettabile dopotutto quando non riceveva ordini o non sentiva soltanto urla strazianti e messaggi di morte. Un po' come quando da bambino i due parlavano di cose semplicissime, con la madre di Jimmy che pensava si trattasse solo di un amico immaginario, almeno fin quando le cose non degenerarono.
Jimmy soffriva di scatti d'ira, allucinazioni, diverse crisi e propensione all'autolesionismo. I migliori psicologi e psichiatri non riuscirono a capire cosa vivesse quel povero bambino, tanto da gettare la spugna dopo diverso tempo. Tutto questo andò avanti fin quando l'odio smisurato di Jimmy non colpì anche la madre, mandando a quel paese ogni tipo di rapporto e comunicazione, fino all'abbandono di casa da parte del ragazzo. Per un centesimo di secondo provò quasi nostalgia per la madre che caratterizzò la sua infanzia, la madre che faceva finta di preoccuparsi per lui e che tentava di aiutarlo in tutti i modi, ma quella nostalgia durò così poco che forse se l'era solo immaginata.
Sua madre era una stronza, pensava solo a sé stessa e a quel coglione di Brad, cosa ci trovava poi in quel sadico là? Forse era vero che alle donne piaceva il cattivo ragazzo, ma in quel caso era un'esagerazione. Brad non era il classico cattivo ragazzo, era un malato, deviato, violento e alcolizzato. Aveva quasi fatto a botte diverse volte con Jimmy, ma il ragazzo era abbastanza preparato, dopotutto era il periodo in cui camminava con un coltello in casa, giusto per sicurezza. Le visite di Brad erano sporadiche, ma ogni qualvolta varcava la porta di casa, l'atmosfera cambiava. Le urla riempivano ogni angolo dell'abitazione e il più delle volte qualcuno lasciava quel luogo immergendo il resto di insulti. Il più delle volte era Jimmy a farlo.
«Sei solo una voce nella mia testa. Sei solo un allucinazione» rispose Jimmy, continuando a fissare la porta di casa del Dottor Jensen.
«Adesso vuoi infilarti la pistola in bocca, premere il grilletto e sperare che io muoia? Smettila di citare Fight Club, Jimmy. Io non sono Tyler Durden, non sono stato creato da te... io sono stato creato con te»
«Cosa significa?» chiese il ragazzo, notando l'enfasi con cui quella voce pronunciò la parola "con". Non riusciva davvero a capire, non che avesse capito più di tanto quella cosa che albergava in tutti i meandri della sua mente.
«Un giorno ti sarà tutto chiaro. Adesso apri questa porta»
«E' chiusa. Cosa dovrei fare? Sparare nella serratura e sfondare tutto con un calcio? Non che l'idea non mi dispiaccia»
«Controlla la tasca, tu hai la chiave di questa casa»
Jimmy alzò un sopracciglio. Non poteva essere vero, lui non aveva mai visto quella casa, non sapeva chi fosse questo dottore e non capiva perché mai dovesse avere una chiave di un posto che non aveva mai visto. Ma tentare non avrebbe ucciso nessuno, non ancora almeno. Infilò la pistola sulla parte posteriore dei jeans e infilò la mano in tasca. Solo il cellulare. Provò nella tasca sinistra... tirando fuori delle chiavi che non aveva mai visto. Era certo che, se quella voce potesse avere un'espressione, sarebbe stata la cosa più fastidiosa e saccente del mondo.
Jimmy infilò la chiave nella serratura e... la porta si aprì.
Entrò in casa, tentando di non inciampare da qualche parte. Stava per accendere la luce ma si accorse subito che non era la migliore delle idee, dopotutto era là per uccidere quell'uomo, non poteva farsi beccare subito. Era tardi, quindi a rigor di logica doveva trovarsi in camera da letto a dormire. Il silenzio di quell'abitazione rilassava tanto Jimmy, era qualcosa di surreale, quasi mistico. Iniziò a camminare lentamente, dirigendosi verso sinistra e arrivando in quella che sembrava la cucina: riusciva a distinguere il tavolo con quattro sedie e il piano bar, per il resto l'oscurità più totale. Si chiese perhè la realtà non potesse avere quell'effetto bluastro tipico dei film, sarebbe stato tutto più semplice.
Tornò indietro, superando la porta d'entrata e trovando le scale che portavano al piano di sopra. Le percorse lentamente, tenendo la pistola salda in pugno. Era cosciente, poteva sempre scappare, ma non lo faceva, senza sapere il perchè. Forse voleva provare ancora il brivido di sporcarsi le mani di sangue.
Arrivò in camera da letto, puntando la pistola contro... nessuno. La stanza era completamente vuota mentre la voce nella sua testa imprecava. Il ragazzo accese la luce, guardandosi intorno. Foto, mobili, armadio, letto perfettamente ordinato, chiaramente nessuno aveva dormito in casa quella notte.
«Tenteremo un'altra volta» sibilò quella voce, mentre Jimmy si avvicinava al mobile pieno di foto. Vide un uomo sulla mezza età, barba e capelli castani, occhiali e un certo fascino, doveva ammetterlo. Accanto a lui una donna dai lunghi capelli biondi, chiaramente la moglie ed infine... lei. La ragazza che era morta per mano sua, nel suo appartamento. Quella era la figlia del Dottor Jensen, ecco perchè Jimmy possedeva la chiave. Ma perchè prendere di mira quella figlia? Perchè era quello il "volere del mondo"?
Domande a cui non ricevette mai risposta, dato che la voce nella sua testa era scomparsa, lasciando il ragazzo da solo, pistola in mano in una casa sconosciuta e una miriade di domande. Osservò l'arma, chiedendosi se stava davvero per uccidere quell'uomo. Un attimo prima era cosciente e avrebbe voluto farlo, adesso... no.
Poggiò la testa al muro, iniziando a dare leggeri colpi che divenirono via via più forti, tanto da lasciargli un livido sulla fronte.
«LASCIAMI IN PACE!» urlò, ma l'unica risposta a quell'urlo fu il silenzio.


 
Jimmy aveva ormai lasciato l'abitazione, nascondendo la pistola nei jeans e camminando senza meta per la notte. Forse una meta l'aveva in realtà, dirigendosi verso il ponte che attraversava il fiume Merrimack. Voleva soltanto osservare il vuoto più scuro e totale, voleva restare da solo. Molte persone quando dicono di voler far ciò, vogliono stare ad ascoltare i propri pensieri e riflettere sulla vita ma Jimmy no, Jimmy voleva stare da solo, senza i suoi pensieri e senza quella voce.
Arrivò finalmente in quel luogo, notando subito qualcosa di strano: una ragazza stava sul bordo del ponte, osservando la scura acqua sotto di lei. Voleva saltare, era evidente. Cosa doveva fare? Fermarla o godersi lo spettacolo? Dopotutto non capita ogni giorno di osservare un suicidio... ma mentre faceva quei pensieri, era già dietro la ragazza porgendole la mano.
«Non fare cazzate» esordì Jimmy, facendo voltare la ragazza. Quando la vide, Jimmy era sicuro di averla già vista altrove ma... dove?
«Falla buttare di sotto» rispose la voce nella sua testa, che Jimmy tentò di ignorare.
«Perchè? Se mi butto di sotto è meglio» rispose lei, tra un singhiozzo e l'altro. Aveva la matita sugli occhi sbavata, il castano delle sue pupille era spento, quasi stanco di stare ancora a guardare il mondo intorno a lei. Jimmy conosceva bene quello sguardo, era lo sguardo di qualcuno che veniva giudicato, deriso. E capì anche il perchè, osservando quel corpo, quei capelli castani e quella bocca così delicata: era la ragazza del video porno che girava su whatsapp, la ragazza di quel video che lui stesso aveva visto alla festa.
«Il suicidio è solo la via più semplice. Il mondo fa schifo, ma col suicidio giochi solo alle sue regole» rispose Jimmy, avvicinandosi ancor di più a quella ragazza.
«Cosa vuoi saperne tu? Nessuno quando ti guarda fa commenti o ti dice cose che non vuoi sentire»
«Hai ragione. Mi hanno solo etichettato come pazzo, schizofrenico, deviato, malato, violento, drogato, alcolizzato. La gente non fa commenti su di me. Per niente»
«Tu non sei vittima di un video virale... tu non...»
«Capisci? Capisco eccome. Sono uno stronzo patentato, ma capisco abbastanza bene le persone, anche se non sempre, o non sembra. Vieni con me, non buttarti. Non lasciar vincere le persone che vogliono questo. Potremmo sempre prenderci la nostra rivincita, non trovi?»
La ragazza si voltò nuovamente verso il vuoto sotto i suoi piedi, ma doveva ammettere che la paura di quel salto era reale. Era davvero questo quello che voleva? Voleva porre fine alla sua vita? Si... non riusciva a sopportare tutte le pagine con il suo nome sopra, i video e i commenti pieno di odio e risate varie. Sentirsi chiamare troia, ricevere messaggi con chiari intenti sessuali... era troppo. Doveva buttarsi, doveva farlo.
Però... se quel ragazzo fosse la sua via di fuga? Un segno del destino? Forse doveva accettare la sua proposta e prendere la sua mano. Forse poteva davvero prendersi la rua rivincita. Aveva ragione quando diceva che lo etichettavano in quel modo, anche lei aveva sentito voci su quel pazzo Jimmy... forse quel pazzo Jimmy era la sua ancora per non affondare? Aveva un solo modo per scoprirlo, così si volto e afferrò la sua mano, scavalcando la balaustra e abbracciandolo, in lacrime.
Il ragazzo non sapeva bene cosa fare. Era la prima volta che qualcuno piangesse tra le sue braccia, forse era la prima volta che qualcuno mostrasse quel lato umano, tra le sue braccia. Osservò il suo collo, mentre la voce nella sua testa continuava a ripetergli di stringerlo fin quando la vita non fluisse via. No, non doveva ascoltare quella voce, non stavolta.
«Come ti chiami?» chiese lui.
«Lydia» rispose lei, asciugandosi le lacrime.
«Jimmy»
«Si...» sorrise «lo so. Ti conoscono tutti qua. Anche io ho sentito quelle voci sul tuo conto. Ribelle, stronzo, drogato, pazzo. E io... timida, riservata, una ragazza che ama la lettura e le cose semplici. Che accoppiata strana»
Una vera e propria coppia di opposti, erano questo loro due. Il colore nero da un lato, il bianco dall'altro. Luce ed ombra... gli estremi opposti uniti su un ponte che stava per assistere al dualismo della vita e la morte.
La domanda però era una sola: chi avrebbe cambiato chi?
 
   
 
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