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Autore: Heyale    23/08/2016    0 recensioni
Ogni anno venti bambini nascono con un gene anomalo nel loro sangue, il gene Xy, che porta loro ad avere abilità straordinarie, esattamente come fossero poteri sovrannaturali. Ogni Xy, così si chiamano, è tenuto al silenzio fino ai dodici anni, dove verrà portato in un istituto che lo aiuterà a sviluppare al meglio le sue abilità.
Sette di loro però hanno cambiato le carte in tavola, svelando il segreto al loro migliore amico, prendendo il nome di Sky e venendo portati all'istituto indipendentemente dalla loro età.
Sette bambini che si sono trovati in mezzo a tutto ciò perché volevano solo avere un amico hanno preso il nome di Cloud. Ed io, Riley, sono una di loro.
I nostri Sky sono diventati la nostra ragione di vita, tra Sky e Cloud c'è un rapporto che va oltre ogni genere di amicizia. Non ci fermeremo prima di averli finalmente ritrovati, ognuno di loro ha riposto in noi tutta la sua speranza.
 
Dal testo:
La sua voce tentenna per un attimo, concludendo in un colpo di tosse. "Ti ringrazio per aver reso questo possibile."
Scuoto la testa, girandomi verso di lui: "Grazie a te."
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SKY cap.4

SKY
CAPITOLO QUATTRO
- In the end I'm realising, I was never meant to fight on my own -

Un anno prima.

"Perché non esci con qualche tua amica, Riley?"
Mia madre mi sorride gentilmente, continuando a sbrigare la lavastoviglie.
Non mi sforzo nemmeno di alzare lo sguardo, e lo tengo puntato sul mio quaderno di storia. Il signor Moore oggi mi ha spiegato così tante cose che non ho effettivamente tempo per ascoltare le parole di mia madre.
"Riley!" mi chiama nuovamente, facendo il suo solito sguardo da mamma arrabbiata.
"Eh?" roteo gli occhi verso di lei, appoggiando la mano sulla guancia. "Moore mi ha riempito di cazzate, oggi. Devo ripassare."
"Oggi, okay, e tutti gli altri giorni?"
Joyce Summers è sicuramente la donna più noiosa a questo mondo.
E io non so più come accidenti farglielo capire.
Sfodero uno dei miei sorrisi peggiori, appoggiando la matita sul quaderno aperto: "Forse ti sei dimenticata che due anni fa io sono stata dichiarata Cloud e per questo motivo socialmente rifiutata. Non è il fatto di non avere amici il problema, ma più che altro è che nessuno sa che io esisto."
"Non dire sciocchezze, sono sicura che tutti i tuoi compagni delle medie si ricordano di te."
Alzo le spalle, sbuffando. Di certo non è cosa che mi interessa, la solitudine non mi dispiace così tanto alla fine. Insomma, ho più tempo per me, non sento il bisogno di arrabbiarmi, posso lavorare in pace, non ho nessuno a cui pensare. Beh, forse una persona c'è, ma non c'è fisicamente da dover essere preoccupata per lei. Ci penso, certo, ma finché non troverò qualcuno disposto ad aiutarmi non potrò mai andare avanti, purtroppo le forze e le conoscenze di una quindicenne non bastano per irrompere nel sistema del Governo, anche se mi considero ormai esperta in materia.
"Che mi dici di quella bambina tanto carina che veniva qualche volta qui a casa nostra?" mia madre si siede di fronte a me, crcando di sorridermi. "Siete state migliori amiche per tanto tempo, no?"
Scuoto la testa: "Il mio migliore amico è sempre stato solo Johnatan. Nessuno ha mai preso il suo posto."
"Chissà che fine ha fatto quel ragazzo."
Alzo le spalle, evitando di rispondere. In effetti mia mamma non è mai venuta a sapere di cosa è successo alla famiglia Lewis. Il signor Hills, dopo il nostro colloquio, le ha solamente detto che ero stata indisponente e che non era stato possibile collaborare con me, giustificando la partenza di due anni prima dei Lewis come un'emergenza economica.
Johnatan Lewis, per me, non è mai andato via da qui.
"Riley, cara, il tuo computer si sta accendendo ad intermittenza!"
Ridacchio leggermente, mia mamma è proprio negata con l'elettronica.
"E' una mail." le spiego, indicando il mio pc sul tavolo. "E l'intermittenza indica che è appena arrivata. E' un segnale di notifica, no?"
"Sarà. Senti, vado a pulire la sala. Prepari tu la cena?"
Annuisco, osservandola mentre se ne va borbottando qualcosa sulla gioventù troppo all'avanguardia. Per quanto mi riguarda, sono poche le persone della mia età che devono hackerare il proprio computer per coprirlo da tutti i sistemi e i virus che ne permettono il riconoscimento. Come Cloud, viaggio sicuramente sulla rete più di quanto mi sia concesso.
Apro la mia casella di posta, ammetto di essere agitata. Non ho mai dato il mio indirizzo mail a nessuno, non mi sono mai nemmeno iscritta a siti le cui credenziali richiedevano dati personali. Appena vedo il nome del mittente, però, mi si congela il sangue nelle vene.

Testo: Sapevo che non eri sparita nel nulla come tutti pensano, avevo la certezza che ti avrei trovato qui. Ti allego il mio numero di telefono, devo parlarti. Nessuno troverà le nostra mail, stai tranquilla, sono nella tua stessa situazione. Fidati di me, chiamami appena puoi.
Steve Young.

Rileggo più volte la mail, se mi ha trovata allora sa come muoversi almeno come me all'interno della rete.
Ripensandoci Ellis, conosciuto da tutti come Steve, è sparito un anno prima che io diventassi una Cloud. Al tempo, la maestra ci aveva detto che si era dovuto traferire, ma non ho mai pensato che la stessa storia poteva essere capitata anche a lui. Del resto, ci sono centoventi ragazzi di cui sette Sky sparsi per l'America, non è poi così impossibile che due di loro siano nati nella stessa zona. Se anche Steve è un Cloud, allora c'è qualche speranza di poter andare avanti con la ricerca e trovare Johnatan, anche se ora dovrei abituarmi a chiamarlo Jonah.
Mi faccio coraggio e, senza esitare, compongo il numero di Ellis sul cellulare, facendo partire la chiamata.


Otto mesi e ventidue giorni prima.

Coperta da un berretto nero e da una sciarpa del medesimo colore, entro nel garage abbandonato in cui io ed Ellis ci siamo dati appuntamento qualche giorno fa. Naturalmente mia mamma è all'oscuro della mia riconcilizione col mio vecchio compagno di scuola, ma del resto non sono affari in cui lei deve ficcare il naso. Se dovesse venire a conoscenza di tutto ciò che ho sempre fatto finora sicuramente mi rinchiuderebbe in camera senza cibo né acqua.
"Benvenuta!"
Dopo lo spavento iniziale, mi giro verso la voce che ha appena parlato, ma la mia unica reazione è quella di sgranare gli occhi.
Ricordo Ellis come un bambino abbastanza basso, con i capelli neri un po' troppo lunghi e un paio di occhi grigi che non si capiva mai se fossero assenti o meno. Davanti a me c'è decisamente un'altra persona. Il ragazzo che mi sta di fronte è almeno di un metro più alto, gli occhi sono sicuramente attenti e i capelli sono legati in una piccola coda sul retro della nuca con i ciuffi più corti che ricadono ai lati del viso.
"Ellis?" balbetto, cercando di trovare almeno una somiglianza col bambino di qualche anno fa.
"Di solito Steve." sorride lui, stringendomi la mano ironicamente. "Ma conosciuto anche come Ellis. Ciao, Riley."
Inizio solo ora a capire le reazioni di Johnatan, dato che dopo aver passato due anni senza parlare con un amico vedere questo ragazzo è una gioia enorme. E' veramente assurdo pensare che dopo ben sei anni rivedo Ellis in una situazione del tutto paradossale, qualcosa che non credevo nemmeno possibile, in un garage diroccato dopo che è capitata ad entrambi la stessa cosa.
"Sei cambiata parecchio." commenta lui facendo un cenno verso di me. "Insomma, eri una piccola bambinetta che straparlava sempre, ora viaggi su Internet sotto falso nome con ogni genere di file criptato. Complimenti."
Alzo le spalle, sorridendogli: "Se è per questo tu hai mantenuto la tua lieve acidità costante, ma al compenso per poco non ti riconoscevo. Complimenti anche a te."
Il moro fa un lieve cenno con la testa, allungando poi il braccio dietro di sé: "Sono felice di averti ritrovata, Riley, sospettavo che anche tu avessi avuto a che fare con uno Sky. Quando uno dei nostri vecchi compagni è passato per casa mia, prima che mi trasferissi, e mi ha detto che anche tu eri sparita dalla classe, ho capito che effettivamente non poteva essere possibile. Le persone non spariscono senza lasciare traccia, no?"
Annuisco, anche se se fosse stato il contrario probabilmente io non mi sarei posta il problema.
"Come hai fatto a risalire al mio indirizzo?" gli chiedo, incrociando le braccia. "Insomma, ero sicura che fosse impossibile."
"Più o meno." Ellis si siede sul divanetto distrutto dietro di lui, sospirando. "Hai lasciato un piccolissimo file senza copertura. Ma ti posso aiutare, se vuoi."
Annuisco, anche se in realtà l'aiuto che voglio da lui è ben diverso. A quanto ricordo, Ellis non è mai stato un ragazzo troppo espansivo, ma so che quando avevo bisogno di aiuto potevo chiedere tranquillamente a lui. Forse dovrei solo dirglielo e vedere che reazione ha, del resto non la posso di certo prevedere.
Così lo guardo negli occhi subito dopo aver preso fiato: "Voglio ritrovare il mio Sky. Gli ho fatto una promessa."
Il moro fa un sorrisetto appena accennato, alzandosi dal divanetto per scrutarmi con attenzione: "Penso che tutti i Cloud abbiano fatto la stessa promessa al proprio Sky. Anche io ho detto al mio che lo avrei ritrovato, ed intendo farlo, partendo esattamente da qui."
Sgrano gli occhi, sentendomi decisamente sollevata. Sapevo che non potevo essere l'unica a voler rivedere il mio migliore amico ancora una volta. La parte che mi preoccupa, però, è il partire esattamente da qui.
"Che vuoi dire?" gli domando allora, guardandolo dritto negli occhi.
Lui, in tutta risposta, fa un sorrisetto e si avvicina alla scrivania dietro di lui per allungarmi poi tre fogli: "Da' un'occhiata."
Anche se comincio a sospettare che ormai lui sia più scemo di me, abbasso lo sguardo sui documenti che mi ha passato. Sgrano però gli occhi quando leggo, sull'etichetta che li raccoglie, il nome che ormai è diventato parte di me.
'Cloud'
"Mi prendi in giro?" chiedo spontaneamente, guardando Ellis dritto negli occhi. "Ne hai trovati altri?"
"Pare che diventare hacker sia un hobby ricorrente nei Cloud, anche se si tratta di ragazzini di tredici anni." così dicendo, il moro appoggia l'indice sul foglio di mezzo. Allegato ad ogni documento ci sono una o due foto tenute salde da una graffetta, più o meno come si vede nei film polizieschi. "Questo qui si chiama Philip, ha appena finito la terza media ed è una sottospecie di genio. Ha criptato ogni genere di file che potesse permettere il suo ritrovamento, tranne per lo stesso che hai scordato di nascondere anche tu. Sono riuscito a contattarlo circa un mese fa, e lui sarebbe d'accordo per unire le forze e ritrovare i nostri Sky."
"Rintracciarli, dici?" continuo a guardare le foto, trovando strano avere un fattore in comune così importante con persone che non so nemmeno esistano.
"Rintracciarli." conferma Ellis, stringendosi la coda dietro la testa. "E, per chi sarà più coraggioso, arrivare a vederli. Dopo aver saputo la loro posizione non credo sarò capace di starmene buono davanti al computer. Ho diverse cose da chiedere al mio amico."
"A chi lo dici." ridacchio, tornando su di lui con gli occhi. "Il mio Sky si chiama Jonah, ora. E il tuo?"
Ellis sembra pensarci un po', per poi schioccare le dita come se gli fosse finalmente venuta un'idea: "Alakei. Ha un anno in più rispetto a noi, ma siamo diventati amici più o meno come tutti gli Sky e i Cloud dato che vivevamo nello stesso isolato."
Alakei, che nome strano. Sarei curiosa di vedere che aspetto ha questo ragazzo solo per poter associare un viso a questo suono.
Comunque annuisco, leggendo poi gli altri due nomi sui fogli: "Chris Walker, diciassette anni e Lauren Ward, quattordici anni...E siamo già a cinque Cloud, dovremo trovare gli altri due."
"Ho bisogno delle tue abilità informatiche. Per questo ti ho contattata appena ti ho trovata." il moro si attorciglia attorno al dito uno dei ciuffi che scende di lato al viso e fa un sorriso. "A casa mia ho la base delle mie ricerche, potresti venire?"
"Non ho a che fare con queste cose da due anni." confesso, stringendomi nelle spalle. "Ma per la questione intera posso anche fare uno sforzo."
Ellis alza il pollice in alto: "Fantastico, ho anche da poco fatto il patentino. Sei mai andata in moto?"
Sento il sangue congelare nelle vene, forse avrei dovuto rinunciare a tutto fin dall'inizio. Moto? Andiamo, faccio fatica ad adare in bici, figuriamoci ad andare in moto con un'altra persona. Ellis, però, deve aver visto il mio momentaneo attacco di panico dato che si trattiene dallo scoppiare a ridere. Sinceramente non ricordavo il lato di lui che sapesse veramente divertirsi, ma forse è dato dal fatto che ricordo solo quel bambino che per qualche strano motivo si faceva chiamare Steve.
"Paura, Riley?" mi domanda sghignazzando, facendo dondolare la piccola coda dietro di lui.
"Semplicemente non ci sono mai andata, Ellis."
"Steve." mi corregge lui alzando le sopracciglia. "Ricordati di non chiamarmi col mio nome quando saremo con gli altri."
Alzo le mani all'aria, sbuffando: "Però è strano."
"Ho i miei motivi." si giustifica lui afferrando il casco da terra che prima non avevo notato. "C'è la torta di lamponi. Dai, non puoi rifiutare."
Ecco, ora una torta ai lamponi può fare la differenze tra la vita e la morte, questo non è affatto giusto. Insomma, a chi non piace la torta con i lamponi? Nemmeno un piccolo e depresso Cloud può rifiutare davanti a tanta generosità.
"E va bene." mormoro alla fine, sbuffando. "Ma vai piano, okay?"
Il moro fa un inchino verso l'uscita del garage, sorridendo: "Dopo di lei, madame."


Sei mesi e quattordici giorni prima.

Corro verso casa Young in tutta velocità, come al solito sono in ritardo. A mia mamma ho raccontato una delle solite scuse, non credo abbia bisogno della verità in questo momento, e come lei nemmeno mio padre dato che entrambi credono fermamente di avere a che fare con una figlia responsabile e tranquilla che va spesso a casa della sua amica del cuore.
D'altronde però troverebbero un po' strano sapere che la loro figlia Cloud sta frequentando tutto il resto dei Cloud per cercare di irrompere nel sistema di tutti i ragazzi nati con la modifica nel cromosoma XY, che tra l'altro vengono propriamente chiamati solamente 'Xy'.
Oggi, finalmente, è il giorno dove siamo riuniti tutti sette per la prima volta.
Al momento ho sentito le voci di tutti quanti solo per telefono, ho portato avanti le ricerche insieme ad Ellis fino a radunare tutti quanti. Non è stato facile, lo ammetto, specialmente trovare Nick dato che sembrava impossibile estrarre il suo indirizzo mail.
"Alleluja!" alzo gli occhi verso Ellis che, come sempre pettinato con la stessa codina e gli stessi ciuffi che scendono ai lati del viso, mi sorride facendomi segno di entrare. "Sempre l'ultima tu, vero?"
"Ho i miei problemi." mi giustifico, appoggiando lo zaino sotto l'attaccapanni. "Allora? Sono arrivati tutti?"
"Sì, Riley, e ti stanno anche aspettando. Devi vederli, sono tutti come noi due."
Annuisco, ma prima di girare l'angolo per entrare nel salotto riesco a fermarlo per un polso, facendolo girare verso di me. Il moro alza le sopracciglia, guardandomi confuso: "Sì?"
"Steve, io..." non so come dirlo, devo ancora fare pratica con le parole. "Grazie."
So che un grazie non è quello che si suol dire in una scena del genere, ma lui sa perché l'ho detto. Sono solo due mesi che ci siamo ritrovati, ma questi due mesi mi hanno permesso di riscattare completamente la mia vita, e mi hanno dato la chance di cercare dove tutti gli Xy finiscono dopo i dodici anni. Non è di certo Johnatan, ma lo considero come la persona più vicina a me in questo momento esattamente come lui vede me. Per questo motivo, infatti, Ellis mi guarda a sua volta sorridendo, facendo scivolare la sua mano fino a stringere la mia: "Grazie a te."
Dopo questo piccolo momento di affetto - cosa assolutamente rara -, finalmente giriamo l'angolo che dà sul salotto e la mia visuale si apre sugli altri cinque Cloud.
E, se dovessi dire una caratteristica comune per tutti quanti a prima vista, è che non siamo abituati ad avere compagnia.
Forse Steve intendeva proprio questo con l'espressione 'come noi', dato che comunque per le prime volte non è stato poi così facile prendere la confidenza che abbiamo ora. In ogni caso, se vogliamo essere una squadra efficiente e lavorare come tale, dobbiamo fare il possibile per fidarci l'un l'altro al più presto possibile. Ammetto di essere la prima a sentirmi a disagio con cinque paia di occhi estranei che mi fissano, ma se non mi butto mi sa tanto che resteremo qui con quest'espressione da ebeti dipinta in viso per un bel po'.
"Scusate per il ritardo!" esclamo cercando di fare un sorriso più carino possibile. "Ero così agitata che alla fine ho finito per fare ritardo, chiedo scusa a tutti voi."
"E' sempre così." mi canzona Steve, affiancandomi con una piccola spinta affettuosa. "Vi ringrazio per la vostra collaborazione, se lavoreremo insieme sono sicuro che raggiungeremo enormi risultati, obbiettivi che nessuno di noi avrebbe potuto nemmeno immaginare singolarmente. Ovviamente prima però dobbiamo ricorrere al Galateo e cominciare un po' a conoscerci. Sappiamo che è difficile per voi come lo è per noi, del resto siamo stati privati del nostro migliore amico e da allora non abbiamo potuto più avere contatti con nessuno, no? Quindi forza e coraggio, iniziamo io e Riley giusto per riscaldarci e poi andrete voi."

Tra i restanti Cloud ci sono più che altro segni di assenso e confusione, ma nessuno è apparentemente contrario. La cosa buffa, e che devo ammettere un po' mi solleva, è che c'è un'altra ragazza nel gruppo. Non vedo l'ora di conoscerla, credo che sarà la mia ancora di salvezza quando nemmeno Ellis potrà capirmi.
"Mi chiamo Steve Young, ho sedici anni e sono un Cloud da sei anni...wow, sembra un covo di alcolisti anonimi." il moro di fianco a me incrocia le braccia al petto, ridacchiando mentre passa in rassegna i presenti. "Ho conosciuto il mio Sky quando avevo quattro anni. Il suo nome da Sky è Alakei, ha un anno in più di me, e ricordo che non gli hanno dato nemmeno una settimana da quando mi ha detto che era un Xy. Con lui sono cresciuto, per me è come un fratello, e sono determinato a trovarlo. Questo è quanto."
Lancio un'occhiata ai nostri nuovi compagni d'avventura, e tutti annuiscono come se sapessero di cosa si sta parlando. Cosa che, effettivamente, è così.
Mi schiarisco la voce, appoggiando la schiena al muro dietro di me. Ammetto che parlare ad un pubblico, anche se non così vasto, mi fa uno strano effetto: "Io sono Riley Knight, sono stata in classe con Steve fino alla quarta elementare, anche il mio Sky ha la nostra età. Sono diventata Cloud cinque anni fa quando Jonah, il nome attuale del mio Sky che allora viveva nella casa accanto alla mia, ha voluto raccontarmi tutto dopo che stava praticamente esplodendo. Un mese dopo se n'è dovuto andare, ma prima di sparire ha cercato di dirmi quante più cose fosse possibile dire. Posso sembrare sconsiderata o irresponsabile, so che la metà di voi non la pensa come me dalle chiacchierate che abbiamo avuto al telefono, ma oltre a trovare la sede degli Xy ho intenzione di vedere Jonah. E questo, per me, è quanto."
"Anche io voglio rivedere il mio Sky." un ragazzino dai capelli rossicci si alza dal divano, stringendo i lembi della giacca con una presa abbastanza forte. Appena alza gli occhi celesti su di me realizzo che probabilmente lui dev'essere il più piccolo tra tutti noi. "Mi chiamo Philip Cook, ho tredici anni. Ho vissuto con Cal praticamente la mia vita, sono un Cloud da solo un anno e qualche mese...Non sono mai stato un ragazzo in grado di integrarmi bene, e Cal, anche se di un anno più grande di me, sapeva come farmi sentire a casa. Stavamo abbastanza distanti come abitazioni, ci siamo conosciuti nel parco che i due quartieri condividevano, io ero andato lì in bici per fare un giro e lui aveva portato il cane a fare una passeggiata. Alla fine è nata così, da lì in poi non ci siamo più separati...so che corro dei rischi, ma ho solo lui."
"Anche a me resta solo lui, ma non correrò dei rischi così importanti." il ragazzo vicino a Philip si alza in piedi, facendo così abbassare il ragazzino. Devo ammettere che è un po' inquietante dati i capelli e gli occhi molto scuri, ma in fondo non è così minaccioso. "Mi chiamo Asher Harrison, sono un Cloud da tre anni. Il mio Sky si chiama Jude, ora ha quindici anni, io sono più grande di lui di un anno. Ci conosciamo da quando io ho sei anni e lui cinque, ci siamo conosciuti perché ho sbagliato mira e, invece di colpire il mio bersaglio con la freccia ho colpito il suo pallone a due case di distanza. Da lì Jude è sempre rimasto affascinato dall'arco e dalla freccia, ed è stato il pretesto che ci ha avvicinati. Gli ho insegnato tutto, anche se quando ho scoperto che ha il potere di controllare l'elettricità ammetto di essermi sentito leggermente inferiore per essere sempre stato così orgoglioso dei miei fedeli arco e freccia." Asher si interrompe per un istante, guardandomi dritta negli occhi. "Non sto dicendo che io non gli voglia bene, ma ho una sorella più piccola a cui badare e i miei genitori non sanno nemmeno che io sia qui."
"Nemmeno i miei." ribatto, stringendomi per un attimo le spalle. "Credo che ben pochi dei genitori dei presenti sappiano che i loro figli si trovano qui. Del resto, mettiamoci in testa che se ci trovano è la nostra fine, abbiamo chiuso. Però siamo legati ai nostri Sky, no? Sebbene tutti quanti in un primo momento ci siamo sentiti traditi, loro sono i nostri migliori amici. Che tu vada fino in fondo per vedere faccia a faccia Jude o che tu resti alla nostra base non fa differenza, l'importante è che tu sia qui."
Il moro fa un sorriso, risedendosi lentamente: "Resterò, questo è sicuro. Credo solo di non voler andare fino in fondo."
"Nemmeno io." finalmente la ragazza prima seduta a gambe incrociate sul tappeto si alza in piedi. Ora che la vedo forse è un po' più piccola di me, ma ha un viso piuttosto simpatico dato il naso leggermente a patata, un mare di lentiggini, due trecce castane che scendono sulle spalle e un paio di occhi azzurrissimi. "Mi chiamo Lauren Ward, e la penso come Asher. Il mio Sky si chiama Tom, io ho quattordici anni e lui ne ha quindici, io sono una Cloud da due anni. Ci siamo conosciuti perché il giorno del mio sesto compleanno è sbucato fuori questo bambino dal nulla, giustificandosi dicendo che non aveva mai visto un palloncino e che si era avvicinato per quello. Siamo stati amici da quel momento, siamo potuti restare insieme per sei anni, dopodiché mi ha dimostrato che sapeva leggere nel pensiero e da lì ad un mese è stato trasferito. So che magari penserete che io sia strana a dirvelo solo dopo dieci minuti che ci conosciamo, ma è meglio che sappiate ora che per me Tom non è solo il mio migliore amico. Eravamo bambini, è vero, e ci siamo anche dati un bacio di quelli che si danno i bambini scambiandoli per amore eterno. Ma per quanto io voglia bene a Tom, non posso venire se decideremo di irrompere nel campo degli Xy...ho paura che possa succedere qualcosa a lui."
Mi viene da sorridere spontaneamente, tutta questa storia sa molto da fiaba della buonanotte. Sicuramente avrò parecchio da indagare, ma per ora non posso fare altro che capirla. Certo, anche io ho pensato alla possibilità che le mie scelte si possano riflettere su Johnatan, del resto chi è a capo di tutto questo enorme casino ha nomi e cognomi di chiunque si sia messo anche solo una volta sulla sua strada, per questo sarebbe facilissimo risalire allo Sky del Cloud che commette qualche cretinata.
Accanto a Lauren si alza un ragazzo dai capelli castani e una montatura nera abbastanza spessa a nascondere gli occhi dello stesso colore dei capelli. Si schiarisce appena la voce, infilando poi le mani in tasca e guardandoci uno ad uno: "Ebbene, dopo tutto questo romanticismo da soap opera, io sono Christopher Walker, ma ovviamente mi dovete chiamare solo Chris. Insieme al biondino qui," così dicendo indica il ragazzo biondo dietro di lui che alza gli occhi di scatto non appena si sente chiamato in causa. "Siamo gli unici due quasi-maggiorenni qui, dato che abbiamo entrambi diciassette anni. Il mio migliore amico si chiama Max come nome Sky, e vi confesso che a volte dimentico il suo nome reale dato che sono sette anni da che io sono un Cloud...ci siamo conosciuti perché sua sorella un giorno è venuta a giocare con mio fratello e lui doveva venire a riprenderla, avevamo entrambi sei anni. Per la questione dell'irrompere o meno nella speranza di trovarli io sarei assolutamente pro, ma sono negato con le abilità atletiche, finirei per far fallire tutto quanto. Forse è dato anche al fatto che fumo, però poi è soggettivo, no?"
"E' da idioti." il biondino si alza finalmente dal tappeto, stiracchiandosi le braccia con nonchalance: "Mi chiamo Nick Davies, ho diciassette anni e sono quello che qui ha accumulato più esperienza come Cloud, infatti il mio Sky è stato portato via otto anni fa. Ho conosciuto Killian quando io avevo appena compiuto tre anni e lui ne aveva appena compiuti quattro, e siamo rimasti insieme fino a quando lui ha compiuto dieci anni, poi ha deciso di mostrarmi la sua influenza sulle emozioni degli altri, diventando così il primo Sky e facendo di me il primo Cloud. Senza offesa, ma credo che al momento giusto io farei bene a sorvegliarvi a distanza, sono l'unico qui che conosce quasi tutto ormai."
Annuisco, sorridendo in direzione di Nick. Ora sembra che siamo veramente tutti presenti, questo è davvero l'inizio di qualcosa che cambierà il corso della storia.
Riguardo i miei nuovi compagni uno ad uno, cercando di ripassare i nome sperando di memorizzarli in fretta. Infine, mi giro verso Ellis che, anche se cerca di mantenere quell'aspetto da duro, riesce a rimanere ancora un libro aperto per me. Ne sono sicura, questi sei ragazzi saranno la chiave per capire cosa c'è dietro a tutta questa faccenda e soprattutto per rivedere Jonah.



00:24
Sabato 4 febbraio
Nuovo messaggio
Da: sconosciuto
Testo: Voi Cloud cercate di essere nell'ala est del St.Richard alle 9.30 di sera, noi arriveremo per le 9.40 e vi aiuteremo a salire, una volta al sicuro ti spiegheremo tutto. Al momento sappi solo che le stanze hanno un corridoio e due svolte di distanza, quindi vi dovrete separare per un po'. Le formazioni delle stanze sono Chris, Lauren, Philip e Nick nella stanza a cui vi condurremo con delle torce, mentre tu, Asher e Steve sarete con noi. Non preoccupatevi, ognuno è col proprio Sky. Ci vediamo là. Non fare tardi.
Inviato alle 00:12 del giorno Sabato 4 febbraio 


  
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