SKY
CAPITOLO CINQUE
- Let me
go, I will run, I will not be silent -
21:28
Venerdì 10
febbraio
Nuovo messaggio
Da: sconosciuto
Testo: Ci sono dei
cambiamenti di programma. Hanno blindato le porte, quindi dovete
salire dalla finestra. Salirete ognuno da un punto diverso, a questo
messaggio ti allego un'immagine della cartina e dove ognuno salirà.
Non verrà il vostro Sky ad aiutarvi, sarebbe troppo pericoloso. Max
fermerà il tempo per cinque minuti, noi dovremo fare in fretta ad
aiutarvi e a raggiungere le stanze. Tutto chiaro? A tra poco.
Inviato alle 21:25 del giorno Venerdì 10 febbraio
Leggo
velocemente il messaggio, questa non ci voleva. Certo, abbiamo le
corde nel nostro zaino, avevamo previsto una cosa del genere, ma non
che dovessimo essere da soli a salire, lontani dal resto del gruppo.
Personalmente non ho molti problemi, ma penso più che altro a Lauren
e Philip, che essendo i più piccoli del gruppo contavano sull'aiuto
di tutti noi. Spero solo che vada tutto bene.
"Ragazzi!"
raduno tutti i ragazzi intorno a me, sventolando la mano. "Hanno
chiuso le porte, le apriranno solo per far entrare gli Xy. Noi
entreremo dalle finestre vicino alle stanze degli Sky, ognuno da un
punto diverso. Ci rivedremo nelle stanze, okay?"
"Da
soli?" Lauren sgrana gli occhi, guardandomi preoccupata. "Riley,
non avevamo detto così."
"Mi ricordo cos'avevamo detto,
ma non dipende da noi." sospiro, sentendo il cuore battere
velocemente. Dire che sono agitata è minimizzare ai minimi termini
quello che ormai mi sta ribollendo nelle vene. Ho paura, tanta paura,
ma non so nemmeno di cosa. Non so perché dopo avermi mandata via con
tanta freddezza Jonah abbia detto di sì a chiunque abbia avuto
l'idea di sfruttare l'occasione di questa loro piccola gita, a questo
punto poteva risparmiarmi la scenata e forse ora sarei meno agitata.
"Sono arrivati." con un salto Asher atterra giù dal
muretto su cui era appostato, correndo verso di noi. "Li stanno
già dividendo, tra dieci minuti dovrebbero iniziare a tirarci
su."
Annuisco, caricandomi sulle spalle il mio zaino:
"Controllate il cellulare, poco fa vi ho mandato la foto del
punto in cui partirete. Mi raccomando, siate attenti a non farvi
vedere e se ci sono problemi chiamate chiunque di noi che possa
rispondere."
"Stai attenta anche tu." Nick mi
sorride, battendomi il pugno sulla spalla mentre si avvia alla sua
postazione insieme a Chris, Philip e Lauren. Li guardo allontanarsi,
ognuno poi prende la propria strada. Se devo dirla tutta, avrei
preferito essere in camera con Philip. Non ho nulla contro Steve e
Asher, per carità, Steve è come se fosse mio fratello, ma in ogni
lavoro di coppia o di perlustrazione io sono sempre stata con Philip,
e anche se è di due anni più piccolo di me ha sempre saputo cosa
fare o dire al momento giusto. E' un ragazzino molto sveglio,
purtroppo questo mondo l'ha fatto crescere troppo in fretta, avrei
voluto conoscerlo anche se fosse stato un ragazzo come un altro.
"Andiamo, dai." Steve batte la mano sulla mia schiena,
facendomi cenno di seguirlo. "Hai paura?"
Scuoto la
testa, non voglio ammetterlo davanti a lui. Rivedere Jonah dopo
quello che è successo non è così facile, probabilmente sarei meno
agitata ora se diversi giorni fa lui non mi avesse respinta in quel
modo. In ogni caso, però, ora devo essere forte. Abbiamo aspettato
questo momento per un anno intero, sarebbe stupido rovinare
tutto.
"Ci vediamo in camera." Asher mi dà un veloce
abbraccio di rassicurazione. "Stai attenta, okay?"
Annuisco,
rivolgendomi poi verso Steve: "A dopo."
Il moro fa un
cenno, minimizzando tutto come al solito: "A tra poco."
Corro
verso la mia postazione, la luce che filtra dalla finestra è già
accesa. Il muro da scalare non è così basso come pensavo, la stanza
si trova come minimo al terzo piano. Okay, se non mi calmo qui
finisce molto male. Tolgo lo zaino dalle spalle per prendere la
corda, ma non faccio nemmeno in tempo ad inginocchiarmi a terra che
una corda mi arriva in testa dall'alto. Beh, non è di certo un bel
saluto, questo.
Alzo così di scatto la testa, e sopra di me c'è
un ragazzo che ho già visto.
E' tranquillamente appoggiato sul
cornicione mentre mi fissa con un sorrisetto, ha i capelli credo
castani - c'è buio, potrei anche scambiarlo per una donna se non
sapessi che tutti gli Xy sono maschi - che non hanno una pettinatura
precisa, sono più che altro spettinati, anche se non riesco a dirlo
con precisione dato che ha un cappello nero in testa. L'unica cosa
che riesco a vedere bene a causa del riflesso della luce sono i tre
orecchini - un anello e due palline nere - all'orecchio destro e due
palline nere, una sotto e una sopra, al sopracciglio sempre destro.
Mi chiedo se questo tipo sia un punk o cosa.
"Alakei,
giusto?" domando, cercando di parlare a bassa voce.
"Che
brava, ti ricordi di me." lo Sky che in teoria mi dovrebbe
aiutare continua a starsene fermo a fissarmi. Che carino, forse vuole
un autografo.
"Pensi di darmi una mano?" gli chiedo,
stizzita, afferrando la corda che pende di fianco a me e che
teoricamente lui dovrebbe tenere in mano. Infatti annuisce, girandola
poi attorno ad entrambi i palmi delle sue mani.
"Pensi di
farcela semplicemente tenendola in mano?" mi domanda,
guardandomi confuso.
Beh, no certo, la sto tenendo in mano ma non
penso di farcela, sto solo sentendo da che parte tira il vento.
"Direi di sì." rispondo, sbuffando, cominciando
lentamente a salire il muro. La sua presa è salda, per lo meno è
abbastanza forte da reggermi mentre salgo.
"Sei Riley,
vero?"
Grazie per il tempismo, ho proprio voglia di fare due
chiacchiere in questo momento.
Alzo appena gli occhi fino a
scontrare i suoi: "Riley Knight, tanto piacere."
"La
Cloud di Jonah, giusto." il castano annuisce tra sé e sé,
tirando di poco la corda per aiutarmi. "Ellis è venuto?"
Quindi
esiste qualcun altro che sa il vero nome di Steve, alla fine. Questo
mi solleva decisamente, anche se ora come ora sono impegnata a
scalare un muro parlando con un Xy prolisso.
"Ellis è
venuto." confermo, fermandomi un secondo per riprendere fiato.
"Ma all'inizio non voleva."
"Immagino. E tu?
Volevi?"
Scuoto la testa: "No. Ma tutto il resto del
gruppo non ha ancora visto il proprio Sky, e se non venivamo io e lui
nessuno si muoveva, ci saremmo sentiti in colpa fino alla
morte."
"Avete fatto bene." Alakei sorride, tirando
ancora la corda. "Insomma, io e Jonah speravamo che aveste
capito che c'era qualcosa che non andava quella sera che siete
venuti."
Sto per rispondere, ma per la distrazione appoggio
male il piede sulla mattonella in rilievo, strisciando col viso sul
muro e rischiando la caduta a terra se non fosse per una folata di
vento talmente forte da portarmi quasi in cima. Ecco, fantastico,
sembra che dove ci sia Alakei io sia destinata a cadere dai muri.
"In realtà," borbotto, tenendomi aggrappata con una
mano e toccandomi la guancia ferita con l'altra. "Abbiamo
pensato solo che foste due stronzi. Tre, con Cal. Si può sapere
cos'è stato a tenermi su?"
"La mia presa da supereroe e
i miei poteri da superumano." Alakei mi fa l'occhiolino,
sorridendo come un povero imbecille. "Ti sei fatta male?"
"Un
po'." confesso, issandomi per l'ultima volta fino a raggiungere
il cornicione. "Controllo del vento?" chiedo al ragazzo
mentre mi tende la mano per aiutarmi ad entrare.
Lui annuisce,
tirando un sospiro di sollievo appena appoggio i piedi sul pavimento.
Si avvicina a me, scrutando la mia ferita prima di appoggiare la mano
su di essa.
"Ehi, ti stai spingendo un po' oltre, carino."
sbotto, ma prima di ritrarmi sento la guancia improvvisamente
bagnata. Possibile...?
"Non ci sto provando con te, Cloud."
risponde allora il castano ruotando gli occhi - finalmente riesco a
vederne il colore, sono nocciola - al cielo. Ammetto di essere in un
imbarazzo tale che le guance diventerebbero rosse se non fosse per il
fatto che lo sono già a causa dei graffi. Alakei toglie finalmente
la mano, e non appena scivola via sento delle gocce d'acqua cadere
sul collo. Ora è tutto chiaro.
"Elementi, eh?" domando
retoricamente, passando la manica per evitare il disastro sulla mia
maglietta.
Il ragazzo annuisce: "Aria, acqua, fuoco e terra.
Ti ho risparmiato la rottura dell'osso sacro col vento e ti ho
sciacquato la ferita per risparmiarti il dolore con l'acqua, hai già
visto metà delle mie abilità. Complimenti."
Sbuffo
sonoramente, se non fosse per il fatto che se veniamo scoperti siamo
finiti probabilmente me ne starei qui a discutere con lui. Alla fine
però devo lasciar perdere, e mi limito a guardarlo negli occhi:
"Grazie."
Ora che lo guardo meglio, è totalmente
vestito di nero: orecchini e piercing vari neri, capello nero,
maglietta a maniche corte - questo qui è tutto scemo, siamo in
febbraio - nera, pantaloni neri e scarpe nere. Probabilmente ha pure
i boxer neri, ci scommetto. Anche l'altra volta ricordo che Jonah era
vestito allo stesso modo.
"Se non vuoi che i cinque minuti
scadano e che il tempo ricominci a scorrere, ti conviene darti una
mossa." Alakei si sistema il cappello in testa, e noto che,
oltre a tutto il resto, anche il polsino e il braccialetto che
indossa sono neri. Cristo, sembra vestito per un funerale questo
ragazzo. "Ti gira la testa?" mi domanda poi, schioccando le
dita davanti al mio viso.
"No!" sbotto, scacciando la
sua mano. "Andiamo, dai."
"Bella botta che hai
preso." ridacchia lui, mettendo le mani in tasca mentre inizia a
camminare verso la stanza.
Bella botta, eh?
Grazie mille
piccolo mostricciattolo.
Solo una porta ora mi separa
nuovamente da Jonah, l'unica cosa che riesce a darmi sollievo è
sapere che dentro ci saranno anche Asher e Steve.
Vado per
appoggiare la mano sulla maniglia dato che manca solo un minuto allo
scadere dei cinque minuti nei quali abbiamo potuto salire qui, ma
Alakei scaccia la mia mano dal pomello, girandosi verso di me.
"Cosa
c'è?" gli chiedo, appoggiando le mani ai fianchi. Mi domando
cosa passi per la testa a questo individuo.
"Dici che Ellis
mi perdonerà per come l'ho trattato l'altra volta?" il castano
si passa una mano sul viso, facendo tintinnare i piercing. "Insomma,
spero che abbia capito che non potevamo mettervi a rischio. Non
c'erano guardie ed eravamo fuori dalle telecamere, questo è vero, ma
se una guardia fosse venuta fuori all'improvviso per voi sarebbe
stata la fine."
"Lui è qui." rispondo a bassa
voce. "Vuol dire che ti ha già perdonato abbastanza per
mettersi a rischio un'altra volta. Se non ce lo dite noi non possiamo
arrivarci."
"Vi stavamo salvaguardando." Alakei
appoggia la schiena sulla porta, incrociando le braccia mentre con
gli occhi sembra vagare nel passato. "Hai mai fatto caso come,
in presenza di Jonah, nulla ti abbia mai colpita o fatto male? Nel
vostro caso era nel campo degli oggetti e del movimento, ma per me
non valeva così. Quella volta che Ellis è uscito da casa sua
urlando che stava andando a fuoco, e nessuno si è degnato di andare
ad aiutarlo, io sono andato da lui e fingendo di usare l'estintore ho
calmato il fuoco. Nemmeno in quelle occasioni vi abbiamo detto nulla,
no?"
Incrocio le braccia al petto, inarcando le sopracciglia:
"E' del tutto diverso."
"Sembra che tu non provi
emozioni, te l'ha mai detto nessuno?"
Faccio un ghigno
spontaneo, annuendo: "Qualche volta."
Alakei imita la
mia posizione: "Non è una cosa di cui vantarsi."
"Nemmeno
nascondere al proprio migliore amico che lo si sta aiutando lo è."
ribatto, fiera della mia risposta.
"Touché." risponde
lui con un sorriso. "Pronta ad entrare?"
Spiacente: Sky
zero, Cloud uno.
Annuisco, anche se non so effettivamente quanto
io sia sicura. Sto morendo dalla paura, Jonah sarà di nuovo davanti
a me e non so come reagirò appena me lo troverò di fronte. Ho paura
di andare in panico come la scorsa volta, e non voglio. Non voglio
che lui pensi che io sia una ragazza debole, perché sono diventata
molto più forte psicologicamente da quando lui se n'è andato. Devo
cercare di rimanere con la testa sulle spalle, attualmente lui non ha
alcun diritto di pensare di conoscermi. Sono passati troppi anni e
troppe cose ci hanno allontanati sempre di più, io non posso dire di
prevedere lui come lui non può dire di prevedere me. Dopo questo
ragionamento, viene spontaneo chiedersi perché io sia qui, ora.
Ebbene, la risposta non la so nemmeno io. Forse un conto in sospeso,
non lo so, so solo che devo vedere Jonah.
La porta viene aperta
e, per un attimo, il mio cuore smette di battere.
E' solo un
attimo, prima di rendermi conto che ormai sono qui e non c'è più
nulla che io possa fare per evitarlo.
Jonah è seduto sul letto
superiore del letto a castello addossato alla parete destra della
stanza, sotto di lui Asher è seduto vicino a Steve e alla parete
opposta c'è lo Sky di Asher, ovvero Jude. Prima che possa fare o
dire qualsiasi cosa, del tipo domandare a Jonah che accidenti ha da
fissarmi tanto, Steve si catapulta addosso a me, inchiodandomi tra
lui e la porta.
"Cristo, come fai ad essere capace di ferirti
sempre?"
"Semplice," anche Asher si alza,
incrociando le braccia. "Perché è sempre distratta, no?"
Ho
dei compagni di squadra veramente dolci e gentili, diciamolo.
"E
i cazzi tuoi?" rispondo a tono, sorridendo ad Ash. "Voi due
state bene? E' andato tutto come era previsto?"
Steve
annuisce, facendo ondulare la piccola coda dietro la sua testa:
"Tutto normale, il tuo Sky è parecchio forte."
Lancio
uno sguardo a Jonah, che mi sta guardando con un'espressione
indecifrabile: "Lo so." dico soltanto, tornando sui miei
due compagni di squadra. Mi dirigo subito dopo verso Jude,
stringendogli la mano per cortesia: "Tanto piacere, sono Riley
Knight."
"Cloud di Jonah, lo so." il ragazzo - se
non sbaglio della mia età - mi sorride. "Sono Jude, Sky di
Asher."
"Ci siamo presentati tutti?" Johnatan salta
giù dal letto agilmente, tirando su le maniche della felpa
rigorosamente nera. "Se non vi dispiace vorrei medicare
Riley."
Asher, Alakei, Steve e Jude annuiscono, credo che
abbiano tutti quanti parecchie cose da dirsi. In compenso, io non so
quanto me la senta di andare da sola in bagno con Jonah. Sono passati
troppi anni dall'ultima volta che siamo stati in una stanza da soli,
credo che all'inizio ci sarà parecchia tensione, considerando anche
l'ultima volta che ci siamo visti. Presumo di dover pretendere delle
spiegazioni da lui.
Fortunatamente ogni stanza è fornita di un
bagno, quindi non c'è bisogno di esporci a rischio sicuro
raggiungendo i bagni comuni. Prima di seguire Jonah però rivolgo
un'ultima occhiata a Steve, che ricambia con un cenno. Spero che
Alakei riesca a chiarirsi bene con lui, non sopporto vedere Steve
triste, è una cosa a cui sono talmente poco abituata che fa male
vederlo.
Johnatan chiude la porta del bagno con un tonfo,
appoggiando poi la schiena contro di essa. Io sono esattamente di
fronte a lui, con le spalle appoggiate alla vetrata della doccia. A
separarci è solo un metro e mezzo di pavimento.
"Sei
scivolata mentre salivi?" mi chiede avvicinandosi al rubinetto,
bagnando l'asciugamano piegato lì vicino.
Annuisco, guardandolo
mentre si avvicina a me con cautela. Ho sopportato a fatica Alakei
poco fa, non credo di poter sopportare anche questo. Anche se la mia
intenzione è quella di divincolarmi non appena mi vedo chiusa tra
Jonah e la vetrata, resto bloccata senza riuscire a muovere un
centimetro del mio corpo. L'unica cosa che riesco a fare è sgranare
gli occhi, giusto in tempo per vedere il rosso di fronte a me
ghignare e appoggiare la stoffa bagnata sulla mia guancia: "Col
tempo i miei poteri si sono sviluppati." inizia a spiegare lui,
stronfinando delicatamente l'asciugamano sulla mia pelle. "Posso
controllare ogni genere di movimento, ora: umano, animale, vegetale.
Potrei anche invertire il circolo del sangue nelle tue vene e
ucciderti, ma in realtà è una cosa che non tengo a fare."
"Per
fortuna." mormoro, rendendomi conto di avere almeno il controllo
della bocca. "Si può sapere perché mi hai inchiodata
qui?"
"Saresti andata via non appena mi fossi
avvicinato, non è così difficile da capire." Johnatan
allontana l'asciugamano dalla mia guancia, guardandomi negli occhi.
Un brivido mi attraversa la schiena, non ricordavo i suoi occhi così
verdi. O meglio, forse non ricordavo lui e basta. Non posso
pretendere di avere tanti ricordi di quasi quattro anni fa. "Alakei
a volte è un po' sbadato. Se ci fossi stato io, tu non ti saresti
fatta niente. Mi dispiace."
Lo guardo a mia volta negli
occhi: "Come quando, quella volta che c'era la neve e stavamo
facendo il pupazzo, il ramo è saltato via prima che riuscisse a
graffiarmi. Sei stato tu, non è così?"
"Vedo che
alcune cose cominciano a chiarirsi, finalmente."
"Jonah-"
sento il mio corpo farsi improvvisamente più pesante, adesso ne ho
di nuovo il controllo. Mi avvicino così a lui mentre cerca di lavare
via il sangue dall'asciugamano. "Chi era a mandarmi quei
messaggi? Perché non mi avete detto con chi stavo parlando?"
"Ti
sembra una domanda da fare?" il rosso si gira a guardarmi con un
ghigno divertito. Sono veramente felice che tutto questo lo stia
divertendo. "Se qualcuno avesse intercettato i messaggi sarebbe
stata la fine. Eravamo io e Alakei, una volta dal mio e l'altra dal
suo telefono per evitare che la fonte fosse la stessa."
Annuisco,
ora è tutto chiaro. Certo, non tutto tutto, ma una parte comincia ad
avere la sua spiegazione. Se non approfitto di questo momento,
però, non potrò lamentarmi se non avrò le risposte di cui sono in
cerca. In fondo, davanti a me ho colui che dovrebbe essere il mio
migliore amico, non posso essere rimasta veramente senza parole.
Johnatan si avvicina nuovamente al mio viso, scartando e
attaccandomi addosso un cerotto abbastanza grande da proteggere il
taglio.
"Perché te ne preoccupi tanto?" gli chiedo non
appena si allontana, provocando la sua confusione.
Certo,
sembrerebbe una domanda ovvia, ma la risposta non lo è
affatto.
"Forse perché sei ferita." risponde allora
lui, strizzando l'asciugamano. "Non vedo perché non dovrei
preoccuparmi. Che domande fai, Riley?"
"Se ti sta così
tanto a cuore, allora," prendo un respiro, appoggiando la mano
sul cerotto. "Perché l'altra volta sembrava che io fossi
l'ultima persona che tu avresti voluto vedere?"
Il rosso
sgrana gli occhi, forse questa domanda gli sembra ancora più stupida
di quella di prima. Ma io ho bisogno di sentire quello che ha da
dire, di sapere ciò che non ci siamo detti per tutti questi anni. Mi
prende così per le spalle, avvicinandomi al suo viso: "Mi stai
prendendo per il culo, Riley? Ti pare che potessi farti le feste
quando eri nell'istituto super segreto degli Xy e dove potevano
sbatterti in prigione da un momento all'altro? Sinceramente non so
cosa diavolo avete combinato per trovarci, ma so solo che da quella
sera ho saputo che dovevo parlarti, per questo ho deciso di sfruttare
quest'occasione. Mi dispiace se ti ho fatta stare male, ma se ti
avessi abbracciata come al solito non saresti più andata via,
capisci?"
"Come al solito?" ripeto, stizzita,
allontanandomi da lui. "Come puoi parlare di 'solito' quando non
ci vediamo da cinque anni? Potevi dirmelo, accidenti, vedo che le
parole per mandarmi via ce le avevi!"
"Ma perché non
vuoi capire?" come se non bastasse tutto quanto, ha anche il
coraggio di piacchiarsi la mano sul viso, sbuffando. "Non vedi
che ora ti sto spiegando tutto? Se fossi veramente quello che ti ho
mostrato l'altra volta ora non saresti nemmeno qui. Renditi conto che
l'ho fatto per il tuo bene."
Lascio cadere la testa
all'indietro, sono stanca di questa storia. L'unica cosa che voglio
ora è tornare indietro nel tempo, quando ancora non sapevo dei
poteri di Johnatan, quando ancora non sapevo dell'esistenza dei Cloud
e degli Sky. A quel tempo la vita era decisamente più facile, darei
tutto adesso per cambiare il presente.
"Riley." mi
sento chiamare di nuovo da lui, ma non appena tiro su la testa, sento
il calore del suo corpo attorno al mio e le sue braccia che mi
cingono la vita. Ricordo di aver capito che gli Xy hanno una
temperatura corporea maggiore a noi dopo aver messo insieme tutti i
dati di noi Cloud, ma ora lo sto sperimentando per la prima volta
dopo averlo realizzato. Non so bene perché mi stia abbracciando dopo
quello che ci siamo detti, ma probabilmente è per farmi tacere. Se è
realmente per questo motivo, in ogni caso, missione compiuta. Mi
sembra di ritornare bambini, quando ci abbracciavamo per un nonnulla
ed essere stretta a lui sembrava la cosa più sicura del mondo. Anche
ora, in effetti, riesce a darmi la stessa sensazione. Questo calore
sovrannaturale che mi avvolge, molto più forte di un tempo, sa
ancora di casa. Non dovrei sentirmi così, dopo tutto il tempo
passato a convincermi a non lasciarmi andare alle emozioni, ma non
riesco a rimanere impassibile in questo momento. Era da cinque anni
che aspettavo un suo abbraccio, e benché io sia stanca, stufa di
tutto, arrabbiata e ferita, questo è un momento bellissimo, del
quale non voglio, e non riesco, fare a meno.
"Lo so cosa
pensi di me, ora." inizia lui sottovoce, parlando dritto al mio
orecchio. "So che non ti fidi più di me come un tempo, ma so
anche che per essere qui allora qualcosa è rimasto. Ti prego di
ricordare com'era la nostra amicizia, perché per me non è cambiata.
Sono cambiato io ed è cambiato il mio modo di agire verso di te, ma
non quello che c'era. Per tutti questi anni ho solo cercato di
proteggerti, anche mandandoti via ti stavo salvaguardando. Sei la mia
Cloud, no? Io sapevo a cosa andavo incontro quando ti ho rivelato dei
miei poteri, ma sapevo che se eri tu, allora avrei accettato
qualsiasi conseguenza."
Deglutisco, perché al momento non ho
parole. Se è veramente come dice lui, allora tutta questa fatica non
è stata vana.
Mi fido di lui?
Non posso dirlo con certezza,
ma mi fido del ricordo che ho di quando eravamo più piccoli.
Attualmente è quella l'unica certezza che ho, e forse non dovrebbe
bastare, ma per me è sufficiente.
"Per tutti questi anni ho
avuto paura che tu non fossi più lo stesso. Anche stasera, avevo il
terrore di entrare in questa stanza e realizzare che per te non ero
altro che una seccatura."
"Lo sei, infatti." il
rosso ridacchia, allontanandosi leggermente da me, sfiorando la
guancia dove poco fa ha messo il cerotto. "Ma sei la seccatura
che volevo vedere da cinque anni."
Faccio una smorfia,
scuotendo la testa: "Sempre simpatico, eh?"
"Sempre."
ripete lui, sfoderando un sorrisetto che non vedevo da troppo tempo.
"Che dici, raggiungiamo gli altri?"
Annuisco, uscendo
finalmente da questo bagno.
Come immaginavo, sul letto a castello
di sinistra trovo Asher e Jude che parlano di qualcosa che non riesco
a capire, mentre sul letto opposto Steve e Alakei ridono come due
idioti. Quest'ultimo si gira verso di noi, sistemandosi - penso abbia
un tic o qualcosa del genere - il cappello in testa: "Alleluia!
Cosa ci voleva a mettere un cerotto?"
"Pensa per te."
borbotta Jonah in tutta risposta, rivolgendomi poi un sorriso.
Sembra
incredibile, dopo così tanto tempo, che le cose si siano sistemate.
Certo, ci sono ancora moltissimi punti di domanda, ma abbiamo già
cominciato a chiarirne qualcuno. Del resto, come ha detto lui, se non
avessi più un briciolo di fiducia non mi troverei qui.
Anche se,
più che di fiducia, dovremmo parlare di speranza.
"Tra un
po' passa il controllore." Jude si alza dal letto,
stiracchiandosi leggermente. "Vi conviene andare in bagno,
Cloud. Se vi beccano sappiamo tutti che siamo morti."
Lancio
un'occhiata a Steve e poi ad Asher, per poi annuire
contemporaneamente.
Anche se vorrei stare con Jonah, in questo
momento sta a me salvaguardarlo, quindi chiudo la porta del bagno
dietro di me, appoggiandovi la schiena contro. Non so cosa si siano
detti Jude e Asher o Steve e Alakei, ma a giudicare dal sorriso sui
visi dei miei compagni di avventure direi che è andata bene. Sono
sollevata, più di quanto mi aspettassi, anche se sto rischiando la
mia libertà sento che va tutto bene. E' da quasi due anni che sto
lavorando per arrivare dove sono ora, ed aver raggiunto il mio scopo
riesce a farmi dimenticare tutto ciò che ho dovuto passare.
E
questo, lo giuro, sembrava fosse impossibile.