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Autore: MyAceIsMe_    24/08/2016    0 recensioni
"E' dura, è sempre stata dura per te Mark.
Eppure sei sempre andato avanti con piccoli passi insicuri. E ringraziavi sempre me di questo. Quando in verità io non ho fatto nulla di tutto ciò, e come avrei potuto? Tu non sai neanche chi sono veramente.
Non te ne sei mai accorto ma sei tu colui che ha aiutato me, ed un giorno ti ripagherò il favore...
Ma per adesso, buona notte Mark. Ci rivediamo domani sera."
Non avrebbe mai immaginato, che quel favore sarebbe arrivato così presto... e di certo, non in quel modo.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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        1.    L’albero solitario




La sveglia suonò rimbombando nei sogni di Mark.

I suoi occhi si aprirono piano, e con calma incominciò a scrutare la sua stanza. A quel punto capì che il mattino era arrivato.
Non era più sera, il sole era sorto e con esso le sue paure. Si sarebbe davvero dichiarato?
Sì, lo avrebbe fatto, lo aveva promesso, non poteva deluderla.
Quel giorno, sarebbe stato l’ultimo giorno di scuola, l’ultimo giorno in cui Mark lo avrebbe potuto vedere prima che i loro destini d’adulti li avrebbero divisi.
Ma se la risposta alla domanda di Mark : “Mi piaci, io ti piaccio?” sarebbe stata positiva allora a quel punto, forse, non si sarebbero dovuti lasciare.


Si alzò dal letto, non pronto per quel giorno.

Si passò la mano nervosamente in faccia cercando di calmarsi. Si avviò velocemente verso il cuscino, lo alzò, rivelando ciò che gli faceva credere che c’era una buona percentuale di avere come risposta un sì quel giorno.

Era un suo regalo…

L’accarezzo delicatamente, sorrise al ricordo di quel giorno…





Era notte, uscì fuori al balcone, la Luna risplendeva bellissima davanti a sé.

Quella era una di quelle notti in cui si sarebbe volentieri lasciato morire, la sua stanza lo facevo impazzire. Doveva uscire ed andare lontano.

Per fortuna Mark conosceva un posto. Un posto tutto suo. Solo suo.

Mark abitava al primo piano, ma il balcone di casa suo era comunque abbastanza alto essendo una casa a piano rialzato. Quindi buttarsi non era una buona idea se non voleva farsi male.
Ma state tranquilli perché in basso attaccato al muro del palazzo c’era una grande ‘cassetta’, che conteneva i vari fili e cavi che portavano l’elettricità nel condominio.

Scavalcando la ringhiera del balcone, ed allungando la sua gamba snella verso la superfice della cassetta era molto facile per poi da lì, poter fare un piccolo saltino ed atterrare a terra.



Ed era in quei momenti che Mark poteva sentirsi vivo.


La sua casa era una delle poche case che si trovavano verso il confine del paese, da lì dopo aver attraversato un vasto bosco potevi trovarti sopra un’alta scogliera, da cui ammirare il mare di notte, con la Luna che risplende su esso. Ed era lì che sarebbe andato.

Oh, non ve l’avevo detto? Mark aveva la fortuna di abitare in un piccolo paesino, vicino al mare. Qualcosa di positivo c’è nella sua vita.




Dopo aver messo piede a terra, si fece largo verso il bosco, che conosceva praticamente a memoria.

Aveva paura? Certo, che aveva paura, ogni volta che usciva di casa aveva paura. Ma non poteva lasciare che la sua paura gl’impedisse di vedere da così vicino l’unica cosa che lo faceva stare bene.
Una parte di sé aveva paura di camminare nel bosco o di allontanarsi così tanto da casa senza che i suoi genitori lo sapessero, colpa delle sue paranoie…trasmesse da sua madre.
“Chissà cosa può succedere … se lo vengono a sapere” ogni volta ci pensava. Non gli importava se un animale selvaggio lo aggrediva, voleva vivere. Aveva solo paura di dover poi spiegare ai suoi genitori, che l’aveva fatto; perché voleva vivere.

Ma una volta fuori da quella sua stanza e in un posto come quello, doveva solamente far tacere le sue paure nella parte più buia del suo subconscio e respirare profondamente, perché si sentiva finalmente libero, e principalmente, vivo.



Era l’unico che conosceva la strada verso il suo posto speciale, e quando finalmente uscì dal vasto bosco, e arrivò alla scogliera… un sorriso, un vero sorriso sincero si fece spazio sul suo volto.

Aveva sempre paura di sorridere perché quelli che faceva non erano mai sorrisi sinceri, e nelle foto si vedeva. Ed era anche per questo motivo che non si faceva foto.
Ma in quei momenti, avrebbe voluto che qualcuno gli scattasse una foto. Così farebbe vedere a tutti che quello nella foto era un vero Mark felice e non uno che fingeva di esserlo.


Si avviò verso la fine della scogliera, state tranquilli, il suicidio non era ancora nei suoi piani.

La Luna splendeva come sempre in cielo.
Quella scogliera era così alta che pensava potesse essere un collegamento tra il cielo e la terra.
La Luna era così vicina.

Un paio di metri lontano dalla fine della scogliera c’era un albero, sotto a cui Mark adorava sedersi. Il vento del mare gli soffiava sempre addosso, facendolo sentire più leggero ed appagato.

Odiava il mare, in estate non ci andava mai. Rimaneva a casa. Troppo sole, troppe persone, troppa sabbia, tutto troppo e Mark era a disagio. Ma di notte era stupendo, la Luna accompagnata dalle stelle, si specchiavano su quella infinita e Mark era uno di quei fortunati che poteva vederlo facilmente quasi ogni sera, e non si stancava mai.
Si sedette sotto il suo albero, e chiuse gli occhi ascoltando ciò che la natura gli sussurrava.



Quella calma durò poco.
Aprì subito gli occhi quando sentì una presenza seduto vicino a lui. Qualcuno aveva scoperto il suo nascondiglio segreto…
Ma vedendo chi era la persona seduta accanto a lui, non gli importò, anzi n’era felice. Felicissimo.

“Jaebum…”

“Ehi, Mark.”
Jaebum gli era seduto affianco, le loro spalle si toccavano, e anche le loro ginocchia.
Lui, era l’unica persona che lo trattava bene, o più che altro l’unica persona che gli abbia mai rivolto la parola.
Mark si era innamorato di lui dal primo giorno che lo aveva visto a scuola 5 anni fa.

“C-che ci fai qui? Come hai fatto a trovare questo posto?!”
“Mark…calmati.” gli sorrise, e Mark poteva anche esser colpito da un fulmino lanciato da Zeus in persona, non gli importava perché Jaebum gli aveva sorriso da così vicino…  “Stavo passeggiando per le strade e ti ho visto andare verso il bosco, e ti ho seguito.”
“Uh uh, stavi passeggiando alle 3 di notte?”
“Ok, ok. C’era una piccola festa a casa di un mio amico e si dà il caso che la casa di questo mio amico non si trova lontano dalla tua. Ti ho visto correre verso il bosco e ti ho seguito, contento?
Comunque questo posto è davvero bello, e anche pericoloso visto che ci troviamo sopra ad un precipizio… vieni spesso qui?”
“Sì.”


Ci fù qualche minuto di silenzio prima che Jaebum iniziasse a parlare di nuovo.


“Mark, senti. Adesso voglio essere serio.”
Mark si girò a guardarlo, cosa voleva dirgli?
“A-ahm, che cosa… c’è qualcosa che non va?”
“No è solo che…” Jaebum sembrò essere un po’ imbarazzato in quel momento. “Tieni, questa è per te.”
Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una piccola bustina di stoffa color celeste pastello chiusa da un piccolo nastro glitterato.
Jaebum gl’e la diede in mano, e Mark era così sorpreso, che riusciva solo a guardarlo a occhi sgranati.
“Su, aprilo.”
“A-ah. Sì, giusto.”

Con mani tremanti lo aprì, e ne tirò fuori una bellissima collana con un’ala d’angelo.
Era un po’ femminile, ma non diede peso alla questione.
Qualcuno gli aveva fatto un regalo, e questo significava che per qualcuno era importante!

“Grazie… è davvero bellissima...” sorrise.
“E’ stato un piacere. Su, girati che te la metto.”
Mark gli ridiede la collana, per poi girarsi di spalle.
Non gli sembrava vero, era una finzione o cosa? Non avrebbe mai pensato che una cosa del genere potesse accadere a lui, Mark.

Mark osservò di nuovo la collana che adesso gli pendeva al collo. Il sorrise gli era stampato in faccia ed a quanto pare non aveva intenzione di andarsene.

“Come mai solo un’ala?” chiese.
All’improvviso Jaebum si fece serio.
“Mark, sei sempre solo. E non ti nasconderò che questa cosa mi preoccupa. Vedi, anche quest’ala è sola. Proprio come te.
Non sto dicendo questo per farti deprimere, solo che…
Un angelo con due ali vola tranquillo e spensierato.
Un angelo senza ali, non vola.
Un angelo con un ala, non ha ancora perso la possibilità di volare come quello senza ali. Non sarà spensierato come quello con due ali, ma non vuol dire che deve arrendersi.
Capito cosa intendo, Mark?”

“Sì… credo di capire.”
“Anche se sei solo, adesso ci sono io qui. Posso essere io l’altra ala. Voliamo insieme, Mark.”

Distinto Mark lo abbracciò, quasi con le lacrime agli occhi. Jaebum era un angelo sceso in terra per salvarlo? Perché se non era così a Mark non importava, per lui Jaebum era un angelo.

Gli si staccò da dosso ancora emozionato perciò che gli aveva detto. Vide che Jaebum rimase sorpreso da quel gesto inaspettato, ma si riprese velocemente.
“Vedi questo albero sotto a cui siamo seduti?”
“Sì… sì, lo vedo.” rispose confuso, Jaebum.
“Ha un nome, gli e l’ho dato io. Si chiama ‘Albero solitario’…
Questo albero è solitario, proprio come me… il suo tronco non è forte e robusto come gli altri alberi, e non a molte foglie, quindi non ci può dare un bel posto all’ombra nelle giornate di caldo.
Non ti sembra strano che tutti gli altri alberi sono laggiù, insieme…” indicò il fitto bosco che era dietro di loro. “ … e questo qui, invece, è tutto solo un paio di metri di distanza dalla fine della scogliera? … E come se si volesse buttare giù… per la solitudine. Perché è diverso… non può neanche buttarsi e far finita a tutto il dolore, perché è troppo legato alla terra su cui è cresciuto, è questo gli fa male… ha paura.” abbassò lo sguardo.
“Io e questo albero siamo praticamente uguali…” pensò, non lo disse ad alta voce, non voleva far preoccupare Jaebum, non c’è n’era bisogno.
“…Qual è il punto Mark?”
“Il punto è che ti ringrazio. Grazie per essere, qui, con me, adesso…”





Quella collana quindi, doveva significare qualcosa.

Se Mark fosse stato solo un amico per lui, gli avrebbe veramente parlato in quel modo? Non sembrava un modo in cui un amico parlerebbe ad un altro amico.
Bè, almeno così Mark pensava, non ha mai avuto amici, quindi non era proprio la persona esatte per affermare con certezza una cosa del genere…

Ma Mark aveva speranza, non era per questo che Jaebum gli aveva dato quella collana? Non era per fargli avere speranza e non mollare?
Questo è quello che avrebbe fatto Mark, non avrebbe mollato.

Si mise la collana al collo, e si incominciò a preparare per andare a scuola.

Quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto Jaebum, andrà a fare l’università in un paese più grande, in un università prestigiosa… Mark invece sapeva che all’università non avrebbe fatto niente, quindi rimarrà nel suo paesino ed incomincerà a lavorare. Ma se Jaebum dirà di sì, forse, le cose cambieranno, e finalmente se ne andrà da quel posto e vivrà con la persona che ama…

Si, avviò verso scuola deciso. Quella era la sua ultima possibilità.
   
 
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