Fanfic su attori > Cast Glee
Segui la storia  |       
Autore: Giuls_BluRose    24/08/2016    0 recensioni
|Raccolta di tre capitolo sulle note di tre canzoni italiane | CrissColfer|
Dal testo:
Perchè?
Perchè è andata a finire così?
Ti vedo, ti conosco: stai cercando di convincermi a restare come al tuo solito, con quelle fottute lacrime.
No Darren, questa volta non funzioneranno: so che sono solo lacrime di coccodrillo, so che stai mentendo, non mi farò incantare ancora dai tuoi maledetti giochetti.
Smettila, non mi guardare come se tu fossi la vittima, non cercare di rimanere con me versando quelle stupide lacrime: questa volta non mi avrai, non mi farai mai cambiare idea.
“Ti prego Chris, resta con me.”
“Sta zitto.”
La mia voce è sprezzante, più di quello che dovrebbe, ma cosa dovrei fare?
Lui si è preso gioco di me per tutto questo tempo e io, coglione che non sono altro, l'ho assecondato, sapevo dei suoi maledetti giochetti e non ho fatto nulla per impedirgli di farli su di me.
“Io ti..”
“No, non provare neanche a dirlo. Ti ho detto che devi stare zitto.”
Alzo la voce, sento la rabbia che mi cresce dentro.
Ti amo, è questo che stavi per dire Darren, eh?
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non capiva che l'amavo

 

Qui seduto sul letto ripenso a noi
a quei giorni che il vento ha portato via
quante sere passate allo stesso bar
con gli amici che adesso non vedo più
il suo sguardo era luce negli occhi miei
la sua voce era un suono dolcissimo
quante volte ho pensato di dirglielo
quante volte ho creduto di farcela.

 

Sfreccio nella mia auto nera per le strade di Los Angeles, è notte fonda ormai e ha anche iniziato a piovere, come se non bastasse, quindi devo trovare un posto dove potermi rifugiare.
Sono ore che viaggio senza una meta, con la testa che mi sta scoppiando e le lacrime che continuano a scendere sul mio viso, come se non ne volessero sapere di placarsi, neanche per un attimo.
Sento il mio cuore che batte all'impazzata, come se volesse tentare di uscirmi fuori dal petto, fa male, molto male, ma non poteva essere altrimenti.
Perchè? Perchè tutto questo?
Non capisco, no, non riesco a capacitarmi di tutto quello che sta succedendo in questo momento: non trovo un motivo, non trovo una ragione valida.
Vedo la strada sfrecciare sotto di me, sento il piede che preme sempre di più sull'acceleratore, senza riuscire a fermarsi.
Sto andando troppo veloce, lo so, ma non faccio più nulla in pieno possesso della mia lucidità.
Perchè Chris? Perchè mi stai facendo questo?
Tu non capisci, non capisci quello che provo davvero, non capisci come cela il mio cuore. Non sono mai stato esplicito e lo so bene, ma non ti ho mai usato, mai avrei potuto fare una cosa del genere.
Tu però lo credi e spezzi il mio fragile cuore, quello che batte per vedere un tuo sorriso, quello nel quale sei entrato con tanta, troppa facilità e dal quale quasi sicuramente non riuscirai più ad uscire.
Tu non capisci Chris, non so se non lo vedi o fai finta di non vederlo, ma non capisci che quello che c'è tra noi non è un qualcosa di finto, non è qualcosa destinato a sparire nel nulla da un giorno all'altro.
Finalmente mi fermo davanti ad un locale, proprio nel momento in cui la pioggia inizia a cadere forte; lo riconosco immediatamente e sento una stretta al cuore che fa malissimo: questo è il locale dove più e più volte io e Chris siamo venuti a cena o a divertirci un po'. E' un posto poco conosciuto, perfetto per non farci riconoscere.
Scendo dall'auto e sento il freddo della notte che mi colpisce il volto, mentre l'acqua comincia a bagnarmi i vestiti.
Non so perchè sto entrando proprio qua, non so perchè mi voglio fare del male, ma sento che è come se una forza superiore avesse voluto che io mi trovassi qua stasera e non ho potuto fare altro che seguire questo mio strano istinto.
Entro dentro il locale e mi siedo in un tavolo isolato, osservando attentamente solo i tavoli scuri e le sedie imbottite che li circondano: non è un luogo molto elegante, ma è molto accogliente e l'atmosfera riscalda il mio cuore, al contrario della tempesta che inneggia fuori da qua.
Sento la testa scoppiare dalle tante domande e dai tanti pensieri che, senza sosta, girano nella mia mente senza riuscire a trovare una via di sbocco.
Sto iniziando a credere che Chris si sia bevuto il cervello, non è possibile che così, da un secondo all'altro, abbia dato i numeri e mi abbia trattato in quel modo: si, non è mai stato un ragazzo molto pacato, ma arrivare fino a questo punto non lo credevo possibile.
Sento le sue parole che mi rimbombano in testa: ha detto che mi ama, ha detto che con il tempo si è innamorato di me, ma che io non posso capire, non posso ricambiare.
Sento un nodo alla bocca dello stomaco e sorrido amaramente tra me e me: certo Chris, perchè tu sei l'unico ad esserti innamorato, vero? Sei l'unico che è stato male notti intere senza sapere che cosa fare, senza avere il minimo punto di riferimento, no?
Sento il mio corpo che inizia a tremare e no, non si tratta solo del freddo pungente che regna ancora in ogni fibra del mio corpo, nonostante qua ci siano i termosifoni accesi.
Cerco di darmi un contegno, vedo il cameriere che ci avvicina e mi chiede che cosa possa portarmi, ci penso un attimo e poi ordino: un drink a base di Vodka, voglio vedere se con alcool in corpo riesco ad affievolire questo senso di smarrimento che mi perseguita da ore.
Lo vedo sorridere prendendo l'ordinazione e sparire tra i tavoli, lasciandomi nuovamente solo con i miei pensieri.
Sospiro, quasi sbuffando, e mi passo le mani tra i capelli bagnati: perchè? Perchè mi sono perso l'occasione di dire tutto a Chris? Perchè sono stato talmente stupido?
Possibile che non si sia mai accorto di nulla?
Possibile che per tutto questo tempo abbia davvero pensato che io lo usassi solo come sfogo sessuale?
Cosa voleva che facessi?
Voleva che andassi sotto casa sua e appendere uno striscione con scritto “Chris ti amo”?
Voleva che lo dicessi in diretta mondiale facendo un mega coming out?
Non era già abbastanza palese senza che lo scrivessi o glielo dicessi a parole?
Era lui che mi diceva sempre che i genti valgono più di mille parole e adesso che fa?
Mi caccia in quel modo da casa sua urlandomi contro che lo ho solo usato: non ci posso credere, quello non poteva essere veramente il Chris che conosco io.
Arriva il drink e ringrazio il barista con un sorriso tirato, dopo di che faccio passare un dito sul bordo del bicchiere e lascio che delle lacrime bollenti inizino a rigarmi le guance, senza che io possa fare nulla per anche solo cercare di reprimerle in qualche modo.
Bevo il primo sorso e sento l'alcool che mi brucia appena la gola, ma non voglio pensarci in questo momento, non è quello l'importante.
Il telefono squilla e io, quasi per istinto, immediatamente lo prendo per controllare chi è: Mia, mi ha mandato un messaggio con scritto “Quando torni, tesoro?”.
Sospiro e chiudo il messaggio senza neanche rispondere, lei è la causa di tutto questo e non riesco a scriverle adesso.
Non che non le voglia bene, ma mi sono messo nei casini da solo e non so come farò ad uscirne: me lo avevano detto che non era la ragazza adatta a me, me lo avevano detto che dovevo stare più attento a quello che mi diceva il cuore. Io però non ho voluto ascoltarli, credevo che mettendomi con lei avrei potuto dimenticare Chris, quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio che era entrato nel mio cuore, ma al quale non credevo di importare minimamente in quel senso.
Sono stato uno stupido, lo so: perchè non glielo ho detto prima? Perchè non ho mai ammesso di essermi innamorato di Chris?
Sarebbe stato tutto più facile per noi due, non mi sarei messo nei guai da solo e non lo avrei fatto allontanare in questo modo.
Paura, Criss, non è forse vero?
Non è stata forse la paura a farti rinunciare al ragazzo della tua vita?
Sei uno stupido ragazzo, un completo idiota.
E adesso cosa fai? Te ne stai in un bar, mentre butti giù centilitri di alcool e pensi a quello che hai perso, a quello che avresti potuto avere se solo fossi stati più coraggioso e senti la testa diventare più pesante, mentre ordini il secondo drink.
Coglione, ecco cosa Criss, un emerito coglione.

Ore in macchina a parlare sotto casa sua
si rideva si scherzava e non capiva che
non capiva che l'amavo
e ogni volta che soffriva io soffrivo
quante notti ho pianto senza dire niente
perché perché perché perché.
Non capiva che l'amavo
e ogni volta che non c'era io morivo
quante notti ho pianto senza fare niente
e mi nascondevo all'ombra di un sorriso
non capiva che l'amavo.


La giornata di lavoro era finalmente finita e Darren e Chris ne avevano approfittato per passare un po' di tempo da soli come due vecchi amici per discutere del copione delle seguenti puntate e magari provare un po' insieme le scene del giorno successivo.
Avevano deciso di farlo a casa di Darren, magari con davanti una pizza o una vaschetta di sushi fresco.
La sesta e conclusiva stagione di Glee era iniziata da qualche settimana e, a causa della rottura di Kurt e Blaine, i due non passavano più tanto tempo insieme sul set, quindi dovevano rimediare la sera.
Il giorno successivo i due sarebbero stati chiusi in un ascensore per tutto il giorno per provare e non avevano ancora imparato perfettamente tutte le battute, motivo in più per passare la serata chiusi in casa a provare.
A detta di Chris sembrava che il Fandom fosse entrato in casa Murphy e lo avesse costretto a scrivere quella scena apparentemente insensata e nonsense, che agli occhi del più piccolo sembrava davvero ridicola.
Darren invece l'aveva trovata subito molto divertente e non vedeva l'ora di girarla, anche perchè il regista aveva detto loro che gli avrebbe lasciati improvvisare un po' ad un certo punto, in modo da vedere come reagivano a uno stimolo differente dal recitare battute scritte e provare mille volte.
Agli occhi di tutti e due però non era certo scappata la vista di quel bacio che avrebbe dovuto far concludere la scena, un bacio che, a quanto era scritto sul copione, avrebbe dovuto essere molto più sensuale del solito, un bacio quasi disperato e bisognoso.
Non era ovviamente la prima volta che Chris e Darren si baciavano, ma quello a quanto sembrava sarebbe stato molto diverso dal solito bacetto a stampo e la cosa preoccupava molto i due.
Decisero però di non farci caso quella sera e di preparasi solo per l'altra parte della scena, imparare bene le battute a memoria e prepararsi psicologicamente a non ridere non appena sarebbe entrato il pupazzetto di Sue sul set.
Era una cosa malata, ma sembrava molto divertente da vedere e da fare.
“Ryan sta diventando matto, te lo dico io. Come minimo delle Klainers avranno fatto irruzione a casa sua e lo avranno costretto a scrivere quella scena.”
Disse Chris, ridacchiando.
Darren lo guardò e sorrise anche lui: sapeva quanto il Fandom tenesse a quella coppia e sapeva che Ryan li avrebbe fatti tornare insieme alla fine.
“Dai Chris, non fare il guastafeste! Ci divertiremo un sacco domani!”
Il moro sorrise e si fermo davanti a casa sua, prendendo già il cellulare per ordinare tanto sushi, la loro scelta per la sera, dato che sarebbe stata un lunga serata di prove, tra Chris che rideva per l'insensatezza di alcune scene e Darren che non riusciva a memorizzare parte delle battute: tutto normale alla fine.

Era quasi l'una di notte, i due si erano attardati molto nel soggiorno di Darren tra risate e lanci di cose, mentre provavano o meglio, cercavano di provare, la loro scena del giorno successivo.
Il moro aveva deciso di riaccompagnare a casa il suo amico per non fargli prendere un taxi ed erano quindi sulla strada dell'abitazione di Colfer, che stava sonnecchiando sul sedile del passeggero accanto a Darren che, di sottecchi, continuava a guardarlo e a sorridere intenerito.
Si, quel ragazzo che tutti definivano etero si era preso una bella cotta per il suo collega, ma aveva il timore che Chris non ricambiasse affatto e si, ci stava male, molto male.
Tutti sul set scherzavano insinuando una relazione tra i due e Chris, ogni volta, metteva a tacere tutti con una battutina sarcastica ribattendo sempre sul fatto che Darren fosse etero e che non potesse provare nulla per lui.
Falso Colfer, niente di più falso: Darren era cotto, per non dire innamorato, ma aveva paura e allora stava zitto, temendo di poter rovinare la loro bellissima amicizia.
Arrivarono sotto casa di Chris e il moro si prese qualche secondo per ammirare la bellezza di quell'angelo che si era addormentato accanto a lui, prima di chiamarlo delicatamente per svegliarlo.
“Chris. Ehi Chris, siamo arrivati.”
Il castano sbadigliò aprendo lentamente gli occhi color del ghiaccio, lasciando Darren senza parole per la delicatezza di quell'essere che andava protetto in qualunque modo.
“Salve dormiglione.”
“Non rompere Criss, se qualcuno avesse una memoria migliore io avrei meno occhiaie.”
Mai, mai quel ragazzo perdeva il suo sarcasmo, neanche a notte fonda e con la voce impastata dal sonno.
Darren sorrise ridendo appena e scosse la testa: no, il suo amico non sarebbe cambiato mai, ma lui non voleva che lo facesse, amava il suo modo di vivere la vita, con quella punta acida di sarcasmo che non faceva mai male.
“Grazie del passaggio, comunque.”
“Di nulla, certo non potevo lasciarti venire a piedi.”
Chris si stiracchiò prima di sorridere in modo sincero e scendere dall'auto per dirigersi verso il pianerottolo della sua casa, seguito da Darren.
“Grazie ancora, ci vediamo domani allora.”
Il moro annuì e abbracciò il suo amico stringendolo per un attimo in più tra le braccia: avrebbe tanto voluto baciarlo, gli mancavano le sue labbra, ma sapeva di non potere. Si, alcune volte si erano ritrovati a baciarsi o addirittura ad andare oltre, ma nessuno dei due ne aveva mai parlato seriamente ed era come se non volesse mai dire nulla, come se fosse una cosa puramente carnale e la loro amicizia andava poi avanti come se non fosse successo nulla.
Per entrambi però quello non era nulla, loro lo chiamavano amore, ma nessuno dei due aveva mai il coraggio di dire niente, avevano troppa paura di non essere ricambiati e soffrivano in silenzio.
Come quella notte, una volta che Darren fu tornato a casa e si fu messo nel letto a luce spenta: iniziò a piangere, versando tutte quelle lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento e che non poteva più evitare. Pianse per quasi due ore, cercando di calmare il proprio corpo dai tremiti e dai singhiozzi.
Pianse per sfogarsi, pianse per lasciare uscire tutto il dolore e la frustrazione che lo assalivano e che lui, giorno dopo giorno, rinchiudeva nei meandri del proprio cuore.
Se solo fosse stato più coraggioso, se solo non si fosse fatto prendere dall paura di rovinare tutto.
Forse sarebbe stato tutto diverso, forse sarebbe stato lui più felice.
Però non poteva sapere come avrebbe reagito Chris e, certamente, non poteva sapere che in quel momento, a casa Colfer, il mezzo soprano stava piangendo anche lui nel suo letto, per le stesse identiche ragioni.
“Non capisce che lo amo.”
Questo quello che entrambi continuano a singhiozzare nel cuore della notte.

 

Il ricordo è una lama nell'anima
un dolore che brucia senza pietà
Il suo nome vivrà nell'eternità
come un segno profondo e indelebile
ore e ore a soffocare tutto dentro me
mi parlava mi guardava e non capiva che.
Non capiva che l'amavo
e ogni volta che soffriva io soffrivo
quante notti ho pianto senza dire niente, fare niente
perché perché perché
non capiva che l'amavo
e ogni volta che non c'era io impazzivo
quante volte ho fatto finta inutilmente
e mi nascondevo all'ombra di un sorriso
non capiva che l'amavo.
..non capiva che... l'amavo.

 

E io non lo so, non so perchè mi trovo qua, non so bene come abbia fatto ad arrivarci.
So solo che mi sento la testa pesante, forse non avrei dovuto buttare giù quei tre drink di fila, forse avrei dovuto darmi un contegno.
Adesso però sono qua, sotto casa di Chris alle quattro del mattino e non mi arrenderò questa volta, non mi importa se lo sveglio, non mi importa se chiamerà la polizia, lui adesso deve sapere quello che ho nascosto da tempo nel mio cuore e non accetterò un no come risposta.
Inizialmente lo chiamo al cellulare: uno, due, tre squilli. Non mi risponde, ovviamente.
Ci provo di nuovo e poi di nuovo ancora: lo chiamo per circa sei volte consecutive, ma niente, ha il telefono acceso ma non mi risponde, inutile forse che tenti una settima volta; se ha il cellulare silenzioso non noterà le chiamate prima di domani mattina e io non posso aspettare così tanto.
Decido quindi di dirigermi verso il pianerottolo per suonare il campanello: non mi interessa se Chris sta dormendo, lo farò svegliare e che mi mandi pure a fare in culo, che mi getti pure una secchiata d'acqua addosso: io non me ne andrò di qua.
Forse sono troppo brillo a causa di tutto l'alcool che ho inghiottito, ma sento in me uno strano coraggio, quello che mi è sempre mancato e non posso farmi scappare questa occasione: Chris ascolterà quello che ho da dirgli, volente o nolente.
Suono per la prima volta il campanello e aspetto un paio di minuti: nulla, non sento alcuna reazione, come mi aspettavo.
Suono per la seconda volta e aspetto nuovamente per qualche minuto: niente, Chris deve aver capito che sono io oppure non si sveglia con il suono del campanello.
Sospiro: no, questa volta non mi arrendo, costi quel che costi.
Mi attacco al campanello e lo suono circa cinque volte di fila, senza staccare il dito l'ultima volta: spero che nessun altro senta quello che sta accadendo o per me ci potrebbero essere delle conseguenze poco piacevoli.
Suono ancora e questa volta, come mio grande stupore, sento la voce di Chris parlare attraverso la grata di ferro del campanello.
“Darren che cazzo vuoi? Sono le quattro passate, non hai il minimo rispetto eh?”
Sento la sua voce alterata che mi urla contro e fa male, molto male, ma non devo lasciarmi scoraggiare, no non posso fallire e cerco di rispondere tenendo la voce ferma il più possibile.
“Chris fammi entrare, dobbiamo parlare.”
“Vattene via.”
“Chris!”
“Giuro che se non te ne vai via adesso io chiamo la polizia.”
Sospiro e cerco di non tornare a piangere, non posso farmi sentire debole in questa situazione, ma alla fine lo sento, sento quella domanda uscire dalla bocca di Chris, quella domanda pronunciata con uno strano tono, quasi preoccupato oserei dire.
“Darren, per caso hai bevuto?”
Come ha fatto a rendersene conto dal campanello? La mia voce mi sembra normale, non mi sembra di avere segnali di una sbronza, a parte ovviamente la testa che comincia girarmi, ma per il resto tutto normale.
“No, non ho bevuto, fammi entrare.”
“No, non abbiamo nulla da dirci, vattene.”
“Chris ti amo, okay? Ti amo, ti amo da morire, ti prego fammi entrare.”
Parlo senza neanche rendermi conto di quello che sto dicendo, le parole escono da sole e finalmente ho il coraggio di dirgli quello che provo davvero, pronuncio quelle parole con la mia sincerità più sentita e finalmente mi sento come se un peso mi si fosse tolto dallo stomaco.
Spero solo che adesso lui mi faccia entrare perchè credo di iniziare a non sentirmi più bene e ho bisogno di sedermi.
Aspetto qualche istante, speranzoso, prima di sentire la risposta del ragazzo.
“Vattene via o chiamo la polizia, davvero.”
Sento la sua voce fredda, ma mi sembra che abbia tremato leggermente. Chiude la cornetta del campanello e mi lascia da solo sotto casa sua, con freddo che mi entra dentro e le lacrime che tornano a sgorgare sul mio viso.
Non posso accasciarmi a terra qua, devo tornare alla macchina, ma sento che la testa mi gira di più: spero solo di riuscire a tornare a casa.
Salgo in auto e scoppio davvero a piangere, sento ogni fibra del mio corpo piena di dolore e il cuore come se volesse scoppiarmi nel petto da un momento all'altro.
Ho perso Chris davvero?
Davvero non vuole più saperne nulla di me?
Davvero non potrò più averlo?
Forse avrei dovuto farmi coraggio prima, forse avrei dovuto capire prima che era lui che amavo, che sto con Mia solo perchè non ho il coraggio di dire al mondo chi sono davvero.
E queste allora, forse, sono le conseguenze della mia codardia, non avere Chris è il prezzo da pagare per essermi costretto a tenermi nell'ombra per paura di non essere accettato, per paura di non essere ricambiato.
Adesso Chris non capisce che io lo amo davvero, che è lui il ragazzo con il quale voglio passare la mia vita e io sto male, so che non potrò mai perdonarmi per essere così stupido.
Nel frattempo la macchina sfreccia per la strada, forse un po' troppo veloce, ma non mi importa; la testa mi gira in un modo incredibile, pulsa tantissimo e non capisco più niente in un attimo: forse giro con troppa foga il volante, forse premo l'acceleratore per sbaglio al posto del freno e nel giro di pochi secondi so solo che sento delle urla, il mio corpo pieno di dolore improvviso e poi più il nulla, il nero più totale che mi circonda.


Note dell'autrice:
Salve a tutti ragazzi!
Si, non sono scomparsa, solo che sono stata al mare qualche giorno e non ho avuto modo di scrivere, ma niente paura: sono tonata e ricomincerò a scrivere tutte le mie tre Long/Raccolte in corso, non vi preccupate (E chi si preoccupa? Nessuno, ye.)
Comunque! Il capitolo si basa sulla canzone "Non capiva che l'amavo" di Meneguzzi
Spero che questo secondo capitolo narrato dal punto di vista di Darren vi sia piaciuto, io sinceramente preferisco il primo, ma vabbè.
Come sempre vi pregherei di lasciare una recensione perchè tengo veramente tanto a questa storia.
E detto questo alla prossima.
Un bacio e buona lettura.

Giulia Pierucci
 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Glee / Vai alla pagina dell'autore: Giuls_BluRose