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Autore: notaro slash    24/08/2016    2 recensioni
L’impero romano cominciò il suo lento declino fin dal IV per poi perdere, per mano di Odoacre, la parte occidentale nel corso del V secolo. Ma fu così semplice far capitolare un Impero che ha scritto secoli e secoli di storia? In questa serie si narreranno le gesta dei semidei romani che hanno combattuto per l’Impero mettendo sempre a rischio la propria vita pur di portare a termine le missioni loro assegnate.
In questa storia seguiremo le gesta di Aeneas Crassius Felix, soldato della Primani iuniores, legione palatina stanziata nei territori britannici, che cercherà di dare una svolta alle guerre che si susseguono contro i popoli barbari in quel territorio. Cosa succederà? Chi lo aiuterà nella sua avventura?
Genere: Avventura, Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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-Rivelazioni-

Avviso:
Ricordo che nella storia sono presenti termini latini che, a fine capitolo, verranno tradotti e spiegati. Ovviamente quelli nominati già precedentemente non faranno parte della lista di questo capitolo
ma di quello dove sono stati nominati per la prima volta.
Buona lettura ;)



 
(Enea P.O.V.)
Novembre 383 d.C.
Londinium (Londra)
 
È passato un mese da quando sono entrato nell’esercito romano. Tante cose sono cambiate ma, purtroppo, molte altre non sono mutate nonostante il passar del tempo.
Continuo a chiedermi chi sia mia madre, ho parlato con tanti semidei che si danno da fare in giro per il campo ma nessuno riesce a darmi un aiuto concreto verso la rivelazione della mia parte divina.
Qualche giorno fa mi rivolsi a due figli di Trivia, speravo che riuscissero ad aiutarmi per la loro particolare indole divina ma niente. “Molte delle tue qualità rispecchiano lei, cerca dentro di te” E’ stata la miglior risposte che ho ricevuta interrogando uno di loro. Probabilmente una profezia dei Libri Sibillini sarebbe stata più chiara di una risposta del genere, non capisco perché a tutti i figli di Trivia piaccia rispondere così. Non li sopporto.
 
« Enea, ti hanno assegnato il terzo turno notturno di oggi » Mi informa Dario mentre pranziamo intorno al tavolo che ormai è quello che usiamo abitualmente.
« Cosa?! Non l’ho mai fatto, perché darlo proprio a me che sono ancora un tiro? » La cosa non mi va molto a genio, avrei voluto dormire stanotte.
« Ah decisione dei superiori non prendertela con me » Scarica la colpa con una scrollata di spalle.
« Uff… Va bene, dove mi hanno inserito? » Chiedo ormai rassegnato.
« Alla Porta decumena. Avrai un bel po’ da fare, credimi, gli scocciatori da quella parte non sono pochi. –Risponde dopo aver preso un lungo sorso di vino dal proprio calice –Ti divertirai, vedrai » Aggiunge facendomi l’occhiolino. Non capirò mai cosa ci trovi di bello nel fare la sentinella. E’ l’unico figlio di Marte con cui ho avuto a che fare, chissà se sono tutti così pronti all’avventura e al rischio incondizionato.
 
« Ora ci vorrebbe proprio un bel fuocherello a scaldarci » Spezza il silenzio della sera il figlio di Vulcano che è insieme a me a fare il turno di guardia.
« Non me lo ricordare » Rispondo stringendomi ancor di più nel mio sagum bianco con decorazioni color oro. Da quanto tempo è che stiamo fermi ad aspettare il niente? So solo che il cambio al miles precedente è stato parecchio tempo fa.
Il vento infuria sotto la fioca luce che emanano le stelle in questa notte senza nubi. Il fruscio delle foglie degli alberi non ci aiuta a capire se ci sono dei movimenti sospetti al di fuori del raggio di luce che creano le torce appese sopra le nostre teste. Stando fermi per molto tempo, e con questa temperatura, stiamo cominciando a congelare; non mi sento più le dita dei piedi.
« Titus, invece di rigirarti tra le mani quell’inutile pezzettino di oro imperiale, che ne dici di improvvisare qualcosa che ci aiuti? Sto congelando e non si vede niente! » Chiedo un po’ stufo della situazione. Darei tutto pur di tornare in tenda a dormire.
« Oh… Non è che posso fare molto con un solo filamento di oro. Sai, ce ne vorrebbero un po’ di più » Mi guarda con quel sorriso che non sai se ti sta prendendo in giro o dice sul serio.
Tito è un ragazzo che ho conosciuto nei miei primi giorni di residenza al campo, come compagnia non è il proprio il massimo ma molte volte è meglio di Dario, sicuro. E’ più grande di me di diversi anni ed è stato arruolato circa cinque anni fa, sul braccio destro ha tatuato, come segno di riconoscimento, il nome dell’Imperatore regnante (Valentiniano II) e delle linee che contano gli anni di servizio; nel suo caso sono cinque.
« Ehi… Che ci fanno quei fauni là in fondo? » Chiedo al mio compagno accennando col capo a dei fauni che chiacchieravano allegramente vicino a degli alberi poco lontani.
« Oh no, ancora loro no. –Si dispera il ragazzo guardando attentamente le due creature per metà uomini e per metà capre –Sono dei gran rompi scatole. L’unica cosa che vogliono e prenderti in giro e, magari, intrufolarsi nel campo per rubare qualcosa… Stai attento » Mi avverto Tito stringendo forte il suo spiculum. Perfetto, ci mancavano loro, ma le parche si stanno divertendo a prenderci per i fondelli?
« Oh oh… Arrivano » Commento vedendoli venire verso di noi trotterellando.
« Ciao Tito! Da quanto tempo eh? » Chiede uno de fauni con indosso una tunica rossiccia tutta sgualcita e mangiucchiata ai bordi.
« Mh ciao. Ragazzi, perché non andate a vedere se ci sono delle ninfe allo stagno. Vi divertite sempre tanto a inseguirle » Prova a persuaderli ad andare da un’altra parte. Chissà quante volte sono venuti a fare visita durante il suo turno, non sembra così felice di dover trascorrere del tempo con loro.
« Ehi amico, non è che hai qualche spicciolo con te? Ho una famiglia da sfamare » Cambia subito discorso il secondo fauno avvicinandosi al figlio di Vulcano con in mano un vasettino scheggiato e sporco di fango. Io, in ogni caso, rimango in silenzio, magari non mi notano e non mi rivolgono la parola.
« Lo sai che non portiamo soldi durante il turno di ronda Pyramus, e poi da quando in qua hai una famiglia te? » Risponde al vecchio fauno che, nel frattempo, gira intorno al legionario studiandolo come se fosse uno schiavo da vendere al miglior offerente.
« Oh ma dai Tito! Non posso avere una famiglia? Dai fammi entrare a rubare qualcosa » Io con questa storia non voglio averci niente a che fare.
I fauni continuano a parlare con il ragazzo per diverso tempo senza rivolgermi uno sguardo. Mi chiedo se mi hanno realmente visto; forse pensano che sia un mortale e quindi che sono nascosti dalla Foschia. Intanto sto crepando dal freddo.
« Ehi aspetta… Ma qua c’è qualcun altro con sangue divino» Il primo fauno, Festus, blocca di colpo la chiacchierata di Pyramus e Tito riguardante le ninfe che abitano da queste parti. Oh oh… Forse mi ha scoperto.
« Dimmi un po’ legionario, ci sono altri semidei di ronda da queste parti? » Ho come l’impressione che il prossimo martire da torturare sarò io.
« Oh eh… Non lo so » Risponde elusivo mandandomi più di un’occhiata non sapendo più come comportarsi.
No! No! No! Pyramus comincia a odorare il prato vicino la porta e, senza accorgersene, comincia ad avvicinarsi pericolosamente verso di me. Festus, intanto, continua a mettere sotto torchio Tito ma lui si protrae in scuse su scuse, alcune alquanto stupide.
« Ehi forse è lui! Ragazzo, te hai sangue divino! » Ecco fatto, sono stato scoperto. Stupido fiuto caprino.
Il fauno con la tunica arriva da me a passo di troppo. Vedo nei suoi occhi uno scintillio particolare, come se avesse appena trovato il suo giocattolo preferito perduto da tempo.
« Bene, chi abbiamo qua. Come ti chiami legionario? Ah no aspetta, sei ancora una recluta » Non ho il tempo di proferir parola che il fauno, notando che la mia armatura non è della misura giusta, comincia a sbellicarsi dalle risate. Non è affatto divertente.
« Fauno allontanati da territorio romano, ritorna nei boschi » Provo a fare l’autoritario ma se non ascoltano Tito che è un miles, figuriamoci io che sono una recluta.
« Oh chi ci intima di farlo? Te? Che poi, figlio di chi? » Festus, nonostante sia più basso di me, mi guarda dritto negli occhi con una strafottenza senza eguali.
Ah… Se fossi a conoscenza di chi sia mia madre ora non continuerei ad essere un semplicissimo tiro. Ho a disposizione quattro mesi di addestramento entro i quali devo dimostrare di essere un semidio, se ciò non avviene allo scadere del tempo vengo messo in una delle coorti completamente mortali. Ho ancora tre mesi da sfruttare, ce la farò.
« Eheh, si mi è tutto chiaro. Sei un semidio ma il tuo genitore non ti ha  ancora riconosciuto » Sghignazza soddisfatto della scoperta. Quanto mi piacerebbe fargli assaggiare la lama della mia spatha ma so benissimo che sarebbe solo un errore, due fauni contro un soldato infreddolito e con armi non proprie è uno scontro decisamente sbilanciato.
« Qui il nostro lavoro è finito, andiamo a dar fastidio alle ninfe. Buon lavoro semidio senza divinità » Mi da un paio di colpi leggeri sulla guancia come se volesse salutarmi e poi se ne va verso il bosco con tranquillità.
Non so se ritenermi soddisfatto del fatto che se ne sia andato o inseguirlo e affettarlo per l’affronto subito.
« Non ti preoccupare Enea, sono sempre così. Non darci peso » Mi parla Tito quando i fauni non si vedono più all’orizzonte.
“semidio senza divinità” …
 
« Sono ricomparsi? Era da un po’ che non si facevano vedere in giro » Commenta Marco quando gli racconto l’incontro della sera precedente durante il pranzo del giorno successivo.
« Non mi hanno subito riconosciuto come semidio, forse non ho molti poteri. Se fossi stato un semidio potente mi sarebbero subito venuti contro » Gli rispondo, l’incontro di ieri mi ha dato da pensare e dal ritorno della fine del turno non mi è più stato facile prendere sonno. Stupide capre.
« Ma quante storie che fai. Nessuno di noi può pretendere di essere un semidio forte fin dall’inizio… E poi c’era Tito che conoscevano già, è normale che andavano prima da lui » Scaccia via il mio pensiero con un movimento veloce della mano come se fosse una mosca fastidiosa.
« Marco, è passato poco più di un mese da quando sono stato arruolato. E, se contiamo anche gli anni di vita, sono diciott’anni che quella dea non si fa viva. Ho solamente altri tre mese per farmi riconoscere e la vedo dura » Constato con l’amore in bocca. Sto già pensando a quando il centenarii mi assegnerà alla mia corte definitiva e sarò classificato come un comune mortale, non ci posso credere. Usare le armi mortali, vivere come un mortale, il tutto riuscendo a vedere i mostri che ci circondano nonostante la Foschia di mezzo.
Dove sei madre? Ho bisogno di un tuo segno, uno qualsiasi. Non mi sembra di chiedere molto, no? Mi va bene pure una fiammella o un fiore che appassisce al mio passaggio… Basta che ti fai sentire!
 
I giorni passano e, anche se vengo mandato alla Porta decumena più di una volta, Festus e Pyramus non si fanno più vivi. La notte non sempre riesco a dormire come vorrei, gli incubi mi perseguitano e non è facile non dare nell’occhio il fatto che non stia tanto bene. Ma, per fortuna o sfortuna dipende dai punti di vista, non sono l’unico che ogni tanto viene messo alle strette dai brutti sogni, a quanto pare è una caratteristica di tutti i semidei.
« Si vocifera da tempo che ben presto cambieremo postazione, gli ufficiali, però, ancora non si sono espressi » Da circa fine ottobre che si parla del fatto che dovremmo smontare e spostarci più a nord ma i centenarii, così come i ducenarius e i generali, non proferiscono parola facendoci continuare ad addestrare come se niente fosse.
« Stamattina, durante il turno di ronda dalla parte est, due figli di Mercurio mi hanno detto che forse ci sposteremo a nord. Però sapete come sono i figli di Mercurio, le loro notizie sono sempre da prendere con cautela » Interviene Lucio dopo il commento di Flavio.
« E’ la destinazione più plausibile perché sono state tolte diverse legioni da quelle zone. Anche se le postazioni verso est non sono da scartare » Precisa Dario, alla fine quando si parla di notizie dai vari fronti è sempre il più informato.
Il pranzo, così come la cena, è uno di quei pochi momenti in cui tutto il nostro gruppo di semidei può riunirsi e parlare senza dover criptare qualche messaggio, ed è una cosa stupenda.
L’essere stanziati nei pressi di un centro comporta vantaggi e svantaggi, molti dei quali ho potuto farne le spese sulla mia pelle. A favore c’è di sicuro la disponibilità di poter usufruire con più costanza di medici, mercanti e artigiani. Di contro? Durante i turni di ronde, soprattutto quelli notturni, gli incontri con i mostri o dei barboni sono più frequenti.
Numerose sono le ninfe, Alseidi, Driadi, Napee e anche qualche Idriade; è sempre stupefacente vederle girare cantando e ballando.
 
« Legionari! E’ giunto il momento, insieme ai vari ufficiali è stato deciso di spostarci. Qui a Londinium la nostra presenza non è più di vitale importanza. I barbari sono stati cacciati! » Parla il generale a tutti i soldati presenti nell’accampamento, ora sull’attenti a seguire il suo discorso. Le reazioni a questa novità sono discordanti, alcuni ne sono felici perché finalmente ritorneranno all’azione, altri ne sono contrariati perché in questi lunghi mesi passati nei dintorni della città si son creati rapporti di amicizia/commerciali con la gente presente. E io? Beh… Diciamo che non è male come posto ma bisogna cambiare, i barbari premono sul confine e noi non possiamo starcene con le mani in mano. Se le teorie mie, e degli altri semidei, sono esatte andremo verso nord. Destinazione finale Ebocarum.
« E’ stato deciso di spostarci verso ovest! Presto vi diremo quando si partirà » COSA?! OVEST?! No, no, no… STOP! ALT! Stiamo andando completamente dalla parte opposta, la direzione giusta è nord-est!
Tutti i miles presenti nel campo davano per scontata quella direzione di marcia e ora c’è un brusio di sottofondo tale che la voce del generale non si sente minimamente.
« La direzione giusta non è quella » Dicendo queste parole con lo sguardo puntato verso il mio più alto ufficiale, tutto l’accampamento si ammutolisce. Forse l’ho combinata grossa…
« Come osi mettere in dubbio la scelta del generale! » Subito un paio di centenarii più vicini mi vengono incontro con la voce che sembra di più un ringhio di un cane rabbioso.
Il comandante alza la mano fermando i suoi sottoposti che mi avevano preso già per le braccia e buttato a terra con la faccia piena di terriccio.
« Soldato, avresti da ridire su quanto ho annunciato per caso? Hai proposte migliori a questa? » Le sue parole sono cariche di disprezzo, parole nate da una persona sicura di sé e delle proprie capacità.
« Si » Rispondo con voce ferma e continuandolo a guardarlo dritto negli occhi.
« Benissimo, che tutti i miles tornino ai propri compiti. Tranne te e il tuo decano » Congeda tutti con un movimento della mano.
Vengo scortato nella tenda dell’ufficiali da due guardie ben poco felici di dover fare il proprio lavoro. La tenda, dopo quella della mensa e altre in cui di norma si riuniscono più persone, è la più grande del campo. Un quadrato di base di tre metri e mezzo circa e un altezza massima di tre metri e sessanta fa si che, posta proprio difronte all’altare sulla Via Principalis, spunti in mezzo a tutte le altre tende dell’accampamento. Ogni cosa presente in questo posto è severamente composto quasi totalmente da bronzo, a partire dai quattro bracieri posizionato ai quattro angoli e che ben illuminato il posto riservato al generale, alla scrivania con sedia imbottita. E’ stupefacente, non ci ero mai entrato in una tenda degli ufficiali.
Sono solo e ne approfitto per vedere le cartine geografiche e gli appunti presenti sullo scrittoio del generale. E’ strano come si è deciso andare a ovest nonostante i problemi che si hanno da tutt’altra parte. Per un attimo mi passa per la mente l’idea che è la spia di un qualche nemico ma è completamente folle, perché dovrebbe farlo?
« Oh eccoti qua soldato. Sono proprio curioso di sapere cosa hai da dire » L’ufficiale entra di gran carriera in tenda seguito a ruota da Dario, entrambi accompagnati dagli stessi soldati che mi avevano condotto alla tenda non molto tempo prima.
« Come ti chiami? » Non mi da il tempo di parlare che già è andato oltre.
« Aeneas Crassius Felix, signore » Rispondo prontamente.
« Ah molto bene, Crassio… Figlio del ducenarius Tiberius Crassius Severus immagino » Mi rivolge un sorriso per la serie “So più di quanto puoi pensare”.
« Si, è mio padre » Mi ritornano in mente scene di momenti passati con lui, in realtà decisamente molto pochi. Chissà dov’è ora.
« Ottimo! Un tempo facevamo parte della stessa coorte, eravamo entrambi dei soldati promettenti ma poi abbiamo fatto scelte diverse, preso vie diverse. Decise di tornare nelle terre europee lasciando la Britannia nelle mani dei barbari così come fecero altri soldati romani prima e dopo di lui. Ma veniamo a noi… » Appoggiato con una mano alla sedia della scrivania si perde per un istante nei proprio ricordi che gli scorrono davanti agli occhi come se fosse solo nella stanza.
« Mi è stato riferito che tutto il vostro contubernium è formato da semidei, veramente ottimo. Io stesso son figlio del grande Apollo e, sicuramente, avere dalla nostra parte degli individui del genere non fa che bene per tutto l’Impero, nonché per la legione stessa ovviamente » Si gira verso il figlio di Marte sorridendogli apertamente contento per questa notizia che, a quanto pare, ne era completamente all’oscuro.
« Si signore, il nostro gruppo è affiatato e pronto a combattere in ogni momento » Dario come suo solito non si smentisce e cerca di mettersi in mostra davanti ai superiori. Che leccaculo il ragazzo.
« Perfetto. Non perdiamo tempo e vediamo cosa avresti da dire a riguardo quel che si diceva prima » Ci fa avvicinare alla scrivania mettendoci davanti delle cartine e vari rapporti di battaglia.
« Con i mei commilitoni si è pensato che il luogo dove bisogna agire al più presto è questo » Indico sulla cartina la città di Ebocarum.
« La distanza è troppa, non è uno spostamento fattibile. –Risponde l’ufficiale passandosi nel frattempo una mano sulla barba –Dobbiamo spostarci verso Calleva Atrebatum, non troppo lontano e ancora sotto l’influenza romana » Indica un piccolo punto sulla mappa contrassegnato dal nome della città.
« No, in questo modo ci metteremo in trappola da soli, non possiamo permetterlo. E’ vero, pure in quelle regioni i barbari e le varie tribù del luogo si stanno sollevando contro di noi, ma è ancora una questione sostenibile. Dobbiamo salire su, a nord, verso il Vallum Hadriani e le città che si trovano da quelle parti. –Percorro con il dito tutta la lunghezza della fortificazione posta al confine nordico dell’isola britannica –Si devono bloccare le incursioni barbariche ora che ancora possiamo farlo » Illustro meglio possibile il piano di azione messo a punto assieme agli altri. L’Impero romano non può far brutta figura contro questi popoli così rozzi e poco civilizzati, teniamo alta la bandiera di Roma!
« E’ vero, se ci spostiamo dove lei e gli altri ufficiali avete programmato sarà solo una perdita di tempo. Daremo l’occasione ai barbari di entrare nelle nostre linee e compiere scorribande in tutta la provincia. Deve essere una mossa repentina ed autoritaria » Dario mi da man forte e dopo aver parlato mi fa l’occhiolino compiaciuto di come stiamo trattando il problema.
« Se ne può parlare, rimane il fatto che è troppo distante » Gira la cartina guardando man mano i forti segnati lungo le strade.
« Per questo si è pensato a un percorso ben programmato con soste e accampamenti momentanei. Fino alla destinazioni sono stati pensati tre percorsi, il primo ci porterà fino a Ratae Coritanorum, le soste le spiegheremo dopo, da lì faremo una sosta non troppo lontano dalla nostra meta. Da quelle parti ci dovrebbe essere una piccola cittadina a cui poterci appoggiare per un po’ di tempo per poi fare l’ultimo percorso che ci porta dritti a Ebocarum… » Continuo a parlare spiegando tutte le varie fasi che ho pianificato nelle notti passate insonni ma l’attenzione dei presenti non è più concentrata sulla cartina geografica e la mia mano che si muove freneticamente da una parte all’altra, ma bensì da altro…
« Enea… –Mi chiama Dario ma io, così preso dai percorsi, non bado al mio amico –Enea… Enea fermati un attimo » Continua fino a quando non alzo lo sguardo verso il suo viso, pensavo di ritrovarmi i suoi occhi puntati sopra per un qualche errore di valutazione e invece guardano sopra di me.
« Che cosa c’è? L’elmo mi ha spettinato i capelli? » Chiedo tastandomi la testa in cerca di qualcosa di non ben identificato.
« Aspetta… » Il generale prende da dentro un cassetto della scrivania uno specchio con i sostegni in bronzo e me lo passa senza staccare gli occhi da quello che ho sopra.
Prendo lo specchio in mano e lentamente faccio in modo che possa vedere che cosa attira tanto la loro attenzione e…
« Ma cosa?! Non è possibile! » Rimango esterrefatto… Il simbolo della dea Minerva mi galleggia sopra il capo!
« Benvenuto a bordo dei semidei riconosciuti amico » Si congratula con me il figlio di Marte mentre io, ancora sbalordito da questo avvenimento, guardo con attenzione quella civetta con le penne marroni arruffate e due occhioni enormi che mi incuto timore. Sono rimasto senza parole…
 
« Ma è fantastico! Enea, è stupendo, finalmente sei un semidio come si deve! » Marco continua a blaterare da ormai tanto, troppo, tempo e, grazie alla sua corporatura da gigante mi abbraccia ogni cinque minuti con una presa da ciclope.
« Marco, finiscila per favore… un’altra stritolata del genere e mi rompi le costole » Lo prego liberandomi dalla sua presa ferrea.
« Oh si scusami… » Si passa distrattamente una mano tra i capelli ridendo a crepa pelle vedendo come mi tasto attentamente le costole sperando di ritrovarmele tutte intere.
La cosa importante, però, è che tra due giorni con il sacramentum militiae verrò finalmente riconosciuto come un militare romano a tutti gli effetti con tanto di armi e permesso di uccidere. Per non parlare del tatuaggio che mi faranno con il nome dell’Imperatore regnante, il nome della legione e gli anni di servizio nell’esercito, nel mio caso per ora solo uno. Non vedo l’ora!
 

 
 
 
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Titus -->  Tito
Tiberius Crassius Severus --> Tiberio Crassio Severo
Pyramus --> Pyramus [non ho trovato un corrispettivo in italiano]
Festus --> Festus [non ho trovato un corrispettivo in italiano]
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Ebocarum --> L’odierna York. Fu fondata dal governatore romano di Britannia, Quinto Petili  Ceriale, intorno al 71.
Calleva Atrebatum --> L’odierna Silchister. Sebbene molte città romane della Gran Bretagna continuarono ad esistere anche dopo la fine del dominio romano, Calleva fu invece abbandonata poco dopo la partenza dei Romani dalla Britannia per ragioni sconosciute. Così le attività politiche e commerciali locali si spostarono nella vicina Reading.
Vallum Hadriani --> Il Vallo di Adriano era una imponente fortificazione in pietra, fatta costruire dall'imperatore romano Adriano nella prima metà del II secolo d.C., che segnava il confine tra la provincia romana occupata della Britannia e la Caledonia. Questa fortificazione divideva l'isola in due parti.
Ratae Coritanourm --> L’odierna Leicester. Le prime fonti parlano di un sito fortificato creato dai Britanni per vigilare sulla navigazione del fiume. Successivamente l'insediamento è stato sostituito dalla città romana di Ratae Coritanorum. Tale città ha avuto una grande importanza in tale epoca, come dimostrano le mura cittadine, in parte giunte fino ai giorni nostri, nonché i preziosi pavimenti a mosaico.
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Libri Sibillini --> I Libri sibillini erano una raccolta di responsi oracolari scritti in lingua greca e conservati nel tempio di Giove Capitolino sul Campidoglio.
Porta decumena --> Una delle quattro porte che immette fuori all’accampamento.
Sagum --> Un sagum era mantello rettangolare usato dai militari sin dall'epoca repubblicana, orlato di frangiature e decorato con vari motivi.
Sacramentum militiae --> Il giuramento di fedeltà (sacramentum militiae) che – per il suo alto valore religioso, giuridico e civico – lo legava allo stato, al suo generale ed ai suoi compagni d'arme con un vincolo che doveva essere osservato fino al momento del congedo: in caso contrario, egli avrebbe commesso un'imperdonabile empietà.
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Minerva --> Dea della strategia militare e della guerra "giusta" (solamente presso i Greci), ed anche della saggezza, delle arti utili, dei mestieri e dell'ingegno.
Ninfe --> Una ninfa (dal greco antico νύμφη-giovane fanciulla, in lingua latina Nymphe), in mitologia greca e nella mitologia latina è una divinità minore naturale di genere femminile, generalmente associata ad un particolar luogo o morfologia. Alseidi, Driadi, Napee e Idriadi sono tipi di ninfe associate un luogo preciso.
Fauni --> Il Fauno è una figura della mitologia romana, una divinità della natura, per la precisione è la divinità della campagna, dei greggi e dei boschi. Il suo aspetto è dalle forme umane, ma con i piedi e con le corna di capra. Più tardi fu fatto corrispondere al Satiro della mitologia greca, benché quest'ultimo fosse legato al culto del dio Dioniso (Bacco per i Romani).
Foschia --> Impedisce ai mortali di percepire elementi divini.
Parche --> Le Parche (in latino Parcae), nella mitologia romana, sono il corrispettivo delle Moire greche, assimilabili anche alle Norne norrene. Figlie di Zeus e Temi, la Giustizia. Esse stabilivano il destino degli uomini. In arte e in poesia erano raffigurate come vecchie tessitrici scorbutiche o come oscure fanciulle.
 

Note d’Autore:
Ciao a tutti! E siamo arrivati al secondo capitolo! Rispetto al precedente, dove si è inquadrato in particolar modo la situazione storica, in questo c’è molta più componente mitologia. Che vi sembra l’incontro con i Fauni? La visita alla tenda dell’ufficiale? Fatemi sapere una vostra impressione e se avete consigli sono qua per voi ;).
Bene, ci si vede al prossimo capitolo :3. Ciaoooo!
 
-Slash
  
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