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Autore: Yavanna97    24/08/2016    1 recensioni
"Ma,ma tu sei di fuoco!?"
"Ti sbagli,Mastro Hobbit,io SONO il Fuoco!"
Alhara dei Cinerei, metà Haradrim e metà Demone di fuoco, è il decimo membro della Compagnia dell'Anello. Acuta,testarda e particolarmente incline all'insubordinazione,custodisce in sé un potere immenso e terribile capace tanto di creare quanto di distruggere. La sua storia si intreccerà irrimediabilmente con le vicende dei Nove Compagni e porterà Alhara a crescere e a combattere per le persone che ama, a sconfiggere i suoi demoni, a dimostrare che le donne sanno essere forti e combattive quanto gli uomini e perché no anche a trovare l'amore.
Questa è la storia della Stirpe di Fuoco, i cui membri influenzeranno e cambieranno per sempre la storia di Arda...
STORIA ATTUALMENTE IN REVISIONE
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Il vento sferzava impietoso la distesa brulla sollevando sabbia e cenere; il cielo era scuro, senza stelle, solo una pallida luna osava rischiarare quella cupa notte. La fortezza era stranamente silenziosa, all’apparenza disabitata, solo lo sventolio degli stendardi e i passi pesanti e cadenzati delle guardie mostravano quanto in realtà quell’impressione fosse errata.

Dalla balconata dei suoi alloggi il Cinereo osservava compiaciuto i suoi domini illuminati dalla luce spettrale: una grande spianata arida punteggiata da case piccole e basse, edifici diroccati un tempo splendidi, i resti di un mercato coperto, tutto racchiuso in alte mura crollate in diversi punti. Sorrise, scoprendo i denti appuntiti e passò in rassegna al campo militare che i suoi avevano allestito ai piedi del forte: il giorno seguente, alle prime luci del mattino, avrebbero lasciato l’Harad e sarebbero partiti per il Nord. Si prospettava una lunga traversata piena di pericoli, primo fra tutti le forze congiunte di D’hira e del Raj. “Patetico- pensò stringendo più forte la balaustra in pietra bruna- credono davvero di ostacolarmi, quel moccioso e suo zio la pagheranno cara appena avrò finito con Lei!” si interruppe poiché aveva rotto una parte della struttura tanta era stata la forza impiegata, stizzito gettò al vento i detriti e a passo spedito rientrò nelle sue stanze. Si massaggiò la mandibola squadrata: desiderava la compagnia di una della concubine, avrebbe alleviato la tensione e lui amava intrattenersi con così piacevoli occupazioni, ma non quella notte. Quella notte aveva visite e doveva cercare di apparire lucido e potente e farsi trovare con una di loro non avrebbe giocato a suo vantaggio con l’ospite che sarebbe giunto. Si avvicinò pensieroso alla grande cassapanca su cui era sistemata la sua spada: una lunga scimitarra dalla lama affilata e ricoperta di scritte in D’hirano. L’elsa era impreziosita da gemme che rilucevano come stelle mentre la lama era di un inquietante rosso che virava al nero, testimonianza della sua ferocia in battaglia: quel particolare colore derivava dalla pelle della sua prima vittima, scuoiata, trattata e utilizzata come metallo. In tutto l’Harad era noto che i Cinerei fossero composti da un materiale duro e resistente, secondo solo al Mithril1 ,era praticamente impossibile ferire o uccidere un Demone senza un’arma forgiata con l’Argento di Moria o con la loro stessa pelle. Il sovrano sollevò la spada e presa una pietra si sedette per affilarla: lo calmava e gli permetteva di riflettere.

Dopo qualche passata si specchiò nella lama affilata e vide un possente Demone di Fuoco: il viso spigoloso era deturpato dalla mancanza di alcune protuberanze oltre la fronte, gli occhi senza pupille erano di un insolito color ambra, così come l’intero corpo era di un insano grigio invece del nero e del rosso scuro tipico della sua gente. Il petto ampio era solcato da molte cicatrici e la schiena era coperta da un intrico di tatuaggi tribali, memorie di un passato che non esisteva più. Si alzò sdegnato, ripose con cura Kukata Tamaa2 ,la sua scimitarra, chiuse la mano destra in un pugno ed essa fu subito circondata da fiamme nere come la notte, si concentrò ed anche il resto del corpo fu avvolto dalle stesse fiamme.

Jua Akifa, il Sole che Muore, questo era il suo nome da oltre un migliaio di anni, nome che incuteva terrore al solo pronunciarlo, che veniva sussurrato da bambini tremanti e da donne in lacrime, che veniva sputato dagli uomini, che veniva urlato dai suoi soldati. Il fuoco nero era il suo marchio, ovunque andasse fiamme oscure lo seguivano portando morte e distruzione. Era stato per millenni l’essere più potente della terra, acclamato, onorato, considerato al pari del re e da lui temuto, era il Kayla e niente lo avrebbe sconfitto. Prese possesso di D’hira con la forza e la guidò in una nuova era di prosperità e terrore, chi non lo soddisfaceva moriva e pochi potevano vantare di essere tra i suoi favoriti. Per anni ed anni venne quasi venerato come un dio e lui si comportava come tale: aveva il diritto su tutto, vita, morte, amore e odio; la sua parola era legge e le sue azioni leggenda. Conquistò tutto l’Estremo e il Lontano Harad gettando il mondo in una notte senza fine: re, capi tribù, sultani, califfi, tutti si prostravano devoti e tremanti ai suoi piedi, tutti tranne Lui!

Utamu l’Antico, Utamu il Liberatore, così lo chiamavano, Utamu il Pazzo, lo avrebbe definito lui, l’unico così folle da sfidarlo. Combatterono a lungo e strenuamente, il Pazzo aveva riunito un manipolo di Cinerei e di uomini per contrastarlo, ma niente potevano contro le fiamme distruttrici del Sole che Muore, finché non chiesero aiuto ai Valar. Varda udì le loro preghiere e decise di porre fine al delirio di onnipotenza del Kayla: lo marchiò per tutta la vita. Il suo corpo perse la luce e divenne grigio, le sue fiamme divennero nere come la sua anima e la forza venne dimezzata. Era diventato un reietto, un cancro da estirpare e la Valië lo aveva reso un mostro agli occhi dei mostri. Il suo esercito gli si rivoltò contro, ribellioni scoppiarono in ogni territorio conquistato, le popolazioni insorgevano e combattevano. Fu scacciato insieme ai pochi fedelissimi del suo esercito e fuggì a Sud della Landa di Fuoco dove costruì un nuovo regno, ritirandosi per accumulare potere. Era stato privato di tutto: ricchezza, energia, persino il suo vero nome era stato dimenticato e nemmeno lui riusciva a rammentarlo.

Sbatté violentemente i pugni sul sontuoso letto rompendolo, stizzito lanciò una palla di nero fuoco e lo ridusse in cenere: portare alla memoria il sapore acre della sconfitta subita lo lasciava spossato e in preda all’ira. Cercò di dominarsi, doveva placare la rabbia per non innervosire il suo ospite che, tra l’altro era in forte ritardo. Il Messo aveva annunciato tramite un corvo nero come la pece che sarebbe arrivato al calar delle tenebre, quello stesso giorno, tuttavia era oramai passata la mezzanotte e di lui nessuna traccia. Jua Akifa temeva che fosse venuto meno alla parola data privandolo dei benefici che la loro alleanza avrebbe portato con sé: la forza necessaria per sconfiggere, anzi uccidere l’unica persona che ostacolava i suoi sogni di conquista, Alhara la Mezzodemone.

Un rumore lo fece sobbalzare, una delle guardie aveva bussato al grande portone metallico annunciando che la Bocca di Sauron era finalmente giunta. Il Cinereo ghignò soddisfatto, pregustando l’esito di quel colloquio. Aprì il pesante portone e ordinò alla guardia di far accomodare l’illustre ospite nella sala dei Concili, poi indossò l’armatura argentata e raggiunse la sala di gran carriera.

Il luogo d’incontro era una stanza circolare dalle pareti alte e scure, fiaccole di surreale fuoco nero illuminavano debolmente l’ambiente, intervallate ad esse c’erano lunghe picche metalliche su cui il sovrano aveva fatto infilzare le teste mozzate dei suoi nemici, macabri trofei delle sue vittorie. Al centro troneggiava un grande tavolo di legno scuro con diverse sedie disposte intorno, accomodato su una di queste c’era una figura, le lunghe dita scheletriche tamburellavano ritmicamente sul legno. Il Cinereo congedò in malo modo le guardie rimanendo solo col nuovo arrivato, incrociò le braccia dietro la schiena, si avvolse di fiamme oscure ed esclamò:” Benvenuto nella mia umile dimora, Voce di Sauron, spero che la traversata dell’Harad non vi abbia stancato perché avremo molto di cui discutere” Il Nùmenoreano Nero3 si alzò lentamente dallo scranno e si voltò verso l’interlocutore rivelando un uomo dalla statura imponente completamente ammantato in una tunica nera da cui spuntavano due braccia ossute rivestite di stoffa, solo le dita delle mani, bianche e scheletriche, erano scoperte. Tuttavia era il volto che lasciò sconcertato il Sole che Muore: di esso si vedeva solo la bocca poiché il resto era celato da un grande elmo di metallo nero che alla sommità presentava punte e aculei. La pelle vicino la bocca era pallida, le labbra erano piene di taglie incrostati di sangue scuro, da esse spuntavano due file di denti marci e appuntiti, personificazioni delle blasfemie dette. Il Messo si avvicinò lentamente in maniera sinuosa, quasi come se fosse un serpente pronto a scattare e a divorare la sua preda, si posizionò davanti al Demone e parlò, la voce cavernosa e stridula al contempo:” Non è bene mancare di rispetto agli ospiti, Demone di Fuoco, soprattutto se da essi dipende il vostro futuro. Ciò nondimeno lascerò cadere le vostre provocazioni per rassicurarvi: il mio Padrone intende rispettare l’accordo. Domani stesso partirete per Mordor con i migliori guerrieri e all' arrivo vi sarà affidato un reparto per ultimare il vostro proposito.” Finì ghignando e scoprendo i denti marci. Il Cinereo sorrise a sua volta e soddisfatto chiese:” Mi sarà assicurata carta bianca per stanare e uccidere la Mezzodemone? Non tollererò intromissioni di sorta: solo dopo che le avrò estirpato anche l’ultimo brandello di vita e di potere parteciperò alla vostra causa.” La Bocca ghignò ancora e con un movimento rapido agguantò il sovrano per il collo e lo sbatté con violenza contro il muro, il Demone strizzò gli occhi per il dolore e boccheggiò in cerca di aria. La presa del Nùmenoreano Nero era estremamente forte e salda, per liberarsi aumentò l’intensità della fiamme, ma l’altro non ne fu scalfito, anzi si avvicinò all’orecchio del re e sibilò:” Non sei tu a dettare le regole, feccia immonda! Ringrazia che il mio Padrone ti lasci assaporare un granello della sua forza senza che esso ti annienti. Ogni tua azione deve essere volta alla vittoria di Sauron, se troverai ed ucciderai il nemico sarà solo grazie a Lui. Che sia ben chiaro,Dannato!” e conclusa la minaccia lo lasciò. Jua Akifa tossì e si massaggiò il collo ora libero dalle fiamme. Ghignò, non contava che fosse diventato servo dell’Oscuro Sire, l’importante è che si sarebbe riappropriato di ciò che era suo: il potere assoluto. Si avvicinò alla Voce e gli porse la mano sentenziando:” Perfetto, questo sodalizio sarà molto proficuo!” L’altro gliela strinse sussurrando con voce roca e stridula:”Non sai quanto!”

L’alleanza era stata stretta.

 

1)Detto anche Argentovero o Argento di Moria, è un metallo descritto come un "metallo elfico" (forgiato dagli Elfi), dotato di particolari proprietà magiche tali da renderlo estremamente resistente e al tempo stesso leggerissimo. I maggiori esperti nella lavorazione del Mithril erano però i Nani.  

2)In Swahili significa “Disperazione”.

3)Erano dei Numenoreani (e successivamente i loro discendenti) che furono corrotti da Sauron durante la Caduta di Numenor, e seguirono il re Ar-Pharazôn nella guerra contro Valinor. Durante la Terza Era questi vivono in varie zone della Terra di mezzo, molti trovarono spazio nel regno di Angmar.

 

_______Cantuccio dell’Autrice_________

SORPRESA! Con questo capitolo ho voluto presentare il peggior nemico di Alhara: Jua Akifa. Ho raccontato solo una parte della sua storia, che approfondirò in seguito con altri capitolo (pochi) su di lui. Spero vi abbia incuriosito e che almeno un pochettinoinoinoinoino vi sia piaciuto. Ringrazio valepassion95 per aver inserito il mio scarabocchio tra le seguite e ringrazio chiunque recensisca.

A molto presto (spero),

Yavanna97

 PS- Mi potreste dire come caricare i disegni con html? Grazie perchè io ci sto combattendo da tre settimane T.T

   
 
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