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Autore: QWERTYUIOP00    26/08/2016    1 recensioni
Dopo la caduta di Bravil, Titus Mede è finalmente pronto per iniziare la rivolta che lo porterà sul trono imperiale, ma la sua ascesa sarà duramente ostacolata dal monarca al potere Thules, immerso nei giochi di potere della Città Imperiale.
Terza storia della serie "Downfall"
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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-Non si è presentato alla seduta del Consiglio degli Anziani- riferì il generale Gratiatus, cupo.
-Questo è un bene o un male?- domandò il legato Scavatus, sedendosi.
-Ormai sono settimane che non si presenta a quelle riunioni, rimane all’interno del palazzo e conferisce esclusivamente con i generali, tra poco è previsto un consiglio di guerra. I membri del Consiglio degli Anziani ormai stanno cominciando ad avere dubbi su chi ripongono il loro supporto, ed alcuni stanno addirittura lasciando la capitale. Cornelius Sintas si è dimesso ieri ed è partito con la sua attendente Redguard- rispose il generale.
-Dannazione!- esclamò il legato battendo il pugno su un bracciolo della poltrona –lui era uno dei pochi alleati su cui potevamo ancora contare. Ma perché Thules si sta comportando in questo modo?-
Gratiatus alzò le spalle, stremato –Suppongo che dopo il colpo di stato di Maudelaire abbia visto quanto il Consiglio lo supportasse e ha deciso di lasciarlo perdere, di tagliarlo fuori dalla gestione della guerra, e dell’Impero, magari… e forse, rimanendo all’interno del palazzo si sente più sicuro-
-La gente ormai non lo vede più, il monarca comincia a perdere la sua già scarsa popolarità… ieri sono stati arrestati dieci persone, ricchi mercanti o nobili, di Talos Plaza che tramavano di assoldare degli assassini per uccidere Thules, ho sentito dire che saranno giustiziati oggi- intervenne il generale Sintav, che aveva appena emesso n sospiro di sollievo nel togliersi la corazza pettorale, indumento alquanto fastidioso per lui, a causa del grande appetito.
-Non è passata neanche una settimana dagli arresti di quei sacerdoti che incitavano la folla alla rivolta e già si scoprono altri tradimenti?- commentò Scavatus.
-La gente ha fame- rispose Gratiatus –la via di rifornimento  della capitale passante per il Niben e quella passante per la Colovia sono in mano a Titus Mede e dall’est non arriva nulla, con Morrowind distrutta, il sostentamento veniva esclusivamente da Skyrim, ed era a malapena sufficiente. Adesso che la Battaglia di Bruma è in corso non arriva nulla nemmeno da là-
-Chissà come se la starà ridendo l’ambasciatore Lewie!- esclamò Sintav – A quell’ ”orecchie a punta ” starà andando di traverso il Tamika-
-Di certo, tutti i legionari accampati in città non giovano, con le loro ruberie e le risse- dichiarò amaro l’altro generale, ignorando il commento precedente.
-Ogni giorno, gestire l’intero esercito imperiale diventa sempre più difficile- concordò il legato –bisogna partire al più presto-
-Prima dobbiamo attendere che la battaglia al nord si concluda- ribatté il secondo generale –Thules è ancora il monarca, e dobbiamo seguire i suoi ordini-
Qualcuno bussò alla porta.
Dopo un rapido cenno di capo di Gratiatus, Ignatius, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo, si alzò dalla sedia e percorse a passi rapidi l’ufficio del generale.
Bussarono di nuovo, e subito dopo l’Imperiale aprì la porta.
Dall’altra parte, vi era un uomo canuto, sulla sessantina, che indossava gli abiti del Consiglio degli Anziani.
I suoi occhi stanchi e incavati, circondati da pesanti palpebre, lo osservavano, con calma.
-Il generale è qui?- chiese.
-Sì, chi lo desidera?- domandò in risposta il soldato.
-Martin Valga- rispose brevemente l’Imperiale.
-Fallo entrare- ordinò Gratiatus, alzandosi, seguito dagli altri presenti nell’ufficio.
-Come possiamo aiutarvi, consigliere?- domandò Sintav, ossequioso, incrociando le braccia sul voluminoso ventre.
-Sono giunte notizie dal nord- annunciò Valga – e il monarca Thules ha convocato il Consiglio di guerra al Palazzo Imperiale. Ha ordinato di preparare le truppe alla partenza-
-Ci siamo- dichiarò l’anziano generale –Legato, riferite l’ordine ai comandanti. Voglio le Legioni schierate ai cancelli per la fine della riunione-
-Sì, signore- annuì  Scavatus, lasciando la stanza.
-Dopo di lei, generale- disse il comandante, facendo passare Sintav, per poi aggiungere: -andiamo, Ignatius, abbiamo una battaglia da preparare-
 
 
 
Giunsero ad un’ampia sala circolare ampiamente arredata, con al centro un tavolo rotondo; era la stessa stanza dove si era tenuto il Consiglio di Guerra per preparare la strategia per schiacciare la Rivolta del Niben, alcuni mesi prima.
Solo che in quel  momento era il Potentato la fazione più debole che stava lottando disperatamente per la propria sopravvivenza, e in più, il Consiglio aveva perso tre membri, il Generale Maudelaire, un Nord e un Imperiale, giustiziati per aver architettato il colpo di stato.
Vi erano soltanto il monarca Thules, i generali Gratiatus e Sintav, l’Ammiraglio della Flotta Imperiale, un Redguard, e Martin Valga, come rappresentante politico.
-Sedete- ordinò il primo, prendendo posto sullo scranno più sfarzoso.
-Come stavo dicendo- iniziò il Redguard –potrebbe essere necessaria la vendita di alcune navi della flotta per alleviare il debito delle casse imperiali-
-Ciò è fuori discussione- ribatté scocciato il monarca, battendo un pugno sul tavolo –questo è il momento per cui abbiamo più bisogno di un esercito al massimo delle sue capacità-
-Ma, maestà- si intromise Valga –tra il processo di inflazione cominciato per schiacciare economicamente il Diarcato del Niben, che, come sapete non si è mai fermato, anche dopo la fine della ribellione, ma anzi sta continuando ad aumentare, e il completo isolamento della capitale, adesso che Titus Mede ha vinto a Bruma, i prezzi sono semplicemente esorbitanti; i cittadini non possono più permettersi il pane e le casse imperiali non possono permettersi regali alla popolazione. Il nostro debito è diventato ingestibile-
-Per ora dobbiamo resistere- continuò Thules, duro –continuiamo a battere moneta, ormai è l’unica cosa che possiamo fare. La gente sa che in tempo di guerra si è costretti a fare sacrifici, eppure all’inizio di ogni conflitto pare dimenticarselo…-
-Vostra maestà, perdonate se mi intrometto- disse Sintav –ma quindi le notizie giunte dal nord erano queste? Mede ha vinto?-
-Quella e un’altra- rispose il monarca – la contessa Arriana Valga di Chorrol è morta, senza lasciare eredi, tra l’altro. Quindi, qui presente, abbiamo il legittimo pretendente alla nomina di Conte di Chorrol, titolo che assumerà non appena la guerra sarà finita. Congratulazioni-
Martin Valga fece un leggero inchino col capo.
Non sembrava molto segnato dal lutto per la vedova di suo cugino.
-Come è avvenuto?- domandò Gratiatus.
-I dettagli non si sanno ancora… ma pare sia stata assassinata, proprio come sua figlia Alessia- rispose Thules sorridendo.
-Ancora la storia del Khajiit senza coda?- eruppe stupefatto Sintav –Per gli Dei… che creatura maligna… assassinare così due donne indifese…-
-Una di loro era una traditrice, generale, non dimenticarlo- ribatté il monarca, di colpo di nuovo serio –e proprio indifese non lo erano. Erano pur sempre contesse-
-Con tutto il rispetto- si intromise Gratitus –non ritengo sia questo il problema principale da discutere in questa riunione. Titus Mede ha riunito gli eserciti di tutte le provincie dell’Impero: Skyrim, High Rock, Hammerfell ed Elsweyr e tutte le contee di Cyrodiil. L’esercito che si sta schierando ai cancelli della capitale è l’unica cosa che si frappone ora tra il trono imperiale e quel signore della guerra troppo ambizioso. Qual è il piano?-
-Il piano è molto più semplice di quanto tu immagini, generale- rispose il monarca –andiamo incontro a questo ambizioso signore della guerra e decidiamo, una volta per tutte, chi debba portare la corona. Una battaglia che concluda la guerra, una volta per tutte-
-E chi dovrebbe, tra noi generali, il comandante dell’armata?- domandò Gratiatus.
Thules lo fissò per diversi secondi.
-Il tempo dei giochetti e delle farse è finito- rispose autorevole –questa volta, noi due ci scontreremo sul campo di battaglia faccia a faccia. Io guiderò l’Esercito Imperiale-
 
 
 
Il comandante salì in groppa ad un destriero bianco.
Il corpo era ricoperto da un’armatura d’acciaio, tanto puro e lucido da colorarsi di bianco, quando la luce del giorno vi era riflessa, mentre la testa reggeva una piccola corona d’oro, un cerchio metallico sul cui lato frontale era incastonato un rubino.
Tutt’intorno, schierati nella Talos Plaza, vi erano i reparti speciali della cavalleria, mentre sul ponte che collegava la città al resto di Cyrodiil le truppe di fanteria, che osservavano la scena attraverso i cancelli cittadini spalancati.
All’altra estremità del ponte, il resto della cavalleria attendeva.
Sui balconi dei quattro palazzi, che, con le loro facciate curve, delimitavano la forma circolare della piazza, le famiglie nobili contemplavano l’avvenimento, mentre i cittadini normali dovevano riuscire a farlo dietro alle file della cavalleria.
AI lati del cavallo del monarca, vi erano i generali Gratiatus e Sintav, mentre, di fronte al gruppo, posto davanti al piccolo colonnato circolare al cui centro vi era una statua di drago, vi era uno stuolo di membri del Consiglio degli Anziani.
-Lascio a voi, Martin Valga, l’onere di governare la città mentre sarò via- esordì Thules ad alta voce, con un tono troppo acuto per risultare autorevole –che possano i Nove aiutarvi a governare con saggezza in questo periodo-
L’interpellato si inchinò, seguito dagli altri consiglieri, per poi rispondere: -Vi ringrazio maestà. Non vi deluderò-
Il monarca fece un cenno a Gratiatus, che urlò: -Legionari! In marcia!-
Il gruppetto composto dai tre cavalieri fece il giro della piazza, attorno al colonnato, per poi passare per il portale cittadino, seguito dalla compagnia di legionari a cavallo.
Il corteo passò lungo il ponte, in mezzo alle due colonne di uomini appiedati.
Una volta che il gruppo ebbe raggiunto Weye, il minuscolo villaggio all’altro estremo del ponte, i reparti di fanteria si ricompattarono e cominciarono la marcia.
Ignatius si voltò indietro per guardare la Città Imperiale.
Lei era lì, eterna, sulla sua isola, con le sue bianche mura, le sue candide torri e la sua sporca anima.
Guerre erano state combattute, massacri erano stati compiuti, popoli interi avevano lottato e si erano estinti per lei.
Prima gli Ayleid, poi l’Impero Alessiano, il Secondo Impero, il Potentato degli Tsaesci, l’Impero dei Septim, e di nuovo il potentato di Ocato e Thules.
Ma lei rimaneva lì, e pareva che nulla fosse cambiato, che nulla la potesse cambiare, neppure l’Invasione dei Daedra.
E forse, era veramente così; le ere sarebbero passate, gli imperi e i regni e i domini sarebbero crollati e risorti, sovrani sarebbero stati incoronati, e generali li avrebbero spodestati, tutti loro sarebbero morti, e così i loro figli, e i figli dei loro figli, ma lei non sarebbe cambiata.
Sarebbe rimasta lì, tronante sul suo verde trono e immersa nel suo mantello bianco a proiettare una lunga ombra su Tamriel, un’ombra che neanche la Montagna Rossa poteva distendere, un’ombra che sarebbe rimasta nera come la notte, ma senza Masser e Secunda e le stelle a mitigarla, un’ombra che sarebbe arrivata ovunque, persino nei loro cuori, e li avrebbe corrotti e istigati.
Ma loro cosa potevano farci? Distruggerla? Lei era il dolce frutto di Tamriel, era lei la Bellezza dell’Alba, e senza di lei cosa sarebbe rimasto loro?
 
 
 
I limiti della Grande Foresta ospitavano l’accampamento dell’esercito.
Gli esploratori erano tutti via per sondare il terreno, mentre nell’angolo dell’agglomerato di tende più immerso nel bosco i generali e il monarca erano riuniti, studiando una mappa posta su un tavolino traballante.
-Signore, ne è veramente sicuro? Posso comandare io l’esercito, non è ancora troppo tardi per tornare alla capitale- disse Gratiatus con tono grave.
-Ho detto di no!- esclamò con voce stridula Thules scagliando via la mappa –Che senso avrebbe tornare alla Città Imperiale ed essere considerato un codardo? Perché ancora voi non lo capite? Il rispetto i cittadini dell’Impero non me lo concederanno mai così facilmente! Io non sono un Septim, Gratiatus. E nemmeno Ocato. Ho provato. Ho tentato con tutte le mie forze di essere il sovrano buono dell’Impero. Sono stato ai ridicoli giochi di palazzo dei membri del Consiglio degli Anziani, ho assecondato sacerdoti, diplomatici, dignitari e persino i cittadini più umili… ma tutto questo… dopo sette anni ancora non solo non sono rispettato, ma sono addirittura odiato e sbeffeggiato! Città da sempre vicine all’Impero, e presenti nella stessa Cyrodiil, nello stesso Niben si rivoltano come non mai! E un semplice signore della guerra, quando decide di diventare imperatore riesce a raccogliere un così grosso seguito… Gratiatus… perché? Che cosa ho fatto a quest’Impero?-
-Maestà…- tentò di replicare debolmente il generale –ci sono altri modi…-
-No… no. Non ce ne sono- ribatté il monarca enfatizzando la risposta muovendo il capo –Da quando c’è stato il colpo di stato ho capito di essere arrivato alla fine. I bei tempi sono passati. Non avrò mai l’amore, né il rispetto di questa gente. Non in vita almeno. Io continuavo ad illudermi e pensavo a cos’avrei fatto dopo la fine della guerra. Ma quando è arrivato quel messaggero, quando ho saputo che Mede aveva vinto la Battaglia di Bruma e che stava marciando verso la capitale, ho compreso. Ho compreso che io e lui siamo stati creati, tutti noi siamo stati creati per essere condotti  a questa battaglia, a questa svolta nelle nostre vite. C’è… qualcosa… una voce, più acuta di tutte le musiche che mi chiama. Io sento che da questa battaglia otterrò qualcosa. Non avrò mai il rispetto, o l’amore da questo popolo, non in vita, ma potrò avere il timore, se vincerò. E se perderò… chissà. Magari potrei anche avere onore ai loro occhi-
I due generali e Ignatius osservavano Thules, immobili e in silenzio.
-In arrivo!- urlò un esploratore –Stanno arrivando!-
L’intero accampamento si rianimò e l’intero esercito correva da una parte all’altra dello spiazzo per recuperare il necessario.
-Preparate le formazioni- ruggì Sintav, allontanandosi.
Da lontano, si potevano sentire gli ordini gridati dal legato Scavatus.
-Farò preparare le truppe in modo che possiate fare il vostro discorso- disse Gratiatus accennando ad allontanarsi.
-Niente discorso- lo fermò il monarca, salendo in cima al suo destriero –In questa giornata, per la quale le nostre vite sono state forgiate non ho voglia di mentire. E se dovessi tenere un discorso direi a quei legionari che stiamo combattendo per la mia reputazione. Ma non ritengo sarebbe adatto… lasciamoli pur credere di star combattendo per l’Impero-
 
   
 
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