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Autore: Sajoko    27/08/2016    1 recensioni
Lily è una ragazza di 17 anni e come tutti gli adolescenti ha un sogno nel cassetto; però ha fatto la promessa a sé stessa di non dirlo a nessuno. Lei sa che le persone non capirebbero…
È una ragazza solitaria, infatti a scuola non ha amici, ma nonostante tutto, i suoi voti sono eccellenti; specialmente in una materia che lei ama alla follia: psicologia. L’insegnante di quella materia, il prof. Robert, è molto legato a Lily e sa che nonostante sia così fredda e distaccata con tutti, lei ne è legata da un filo invisibile nel suo profondo. Sa che in quella ragazza c’è umanità.
Robert non sa che periodo sta passando Lily e non sa nemmeno cos’ha per la testa… e quando capisce cosa la tormenta, ormai il più è già fatto…
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 8: Japan

 
Oggi è il 24 Novembre 2015. Sono le 11.30 e Robert è nell’ascensore dell’ospedale per salire al terzo piano e incontrare Lily. Ultimamente non era riuscito a trovare del tempo libero per la sua amica per via del lavoro ma oggi, visto che aveva la mattinata libera per lo sciopero degli insegnanti, ne ha approfittato. Mentre la grande scatola di metallo lo sollevava in alto, Robert guardò i fiori che aveva in mano: questa volta erano delle zinnie arancione-rosso; belle e ardenti come Lily. Robert sospirò e pensò:
 
Sono passati tre mesi dal primo ricovero… è incredibile quanto sia resistita quella ragazza…
 
Quando le porte dell’ascensore si aprirono, Robert sentì un gran vociare in fondo al corridoio. Appena svoltò l’angolo, notò un gruppo di persone presenti vicino alla porta di una camera.
Era quella di Lily.
Preso dalla preoccupazione, Robert s’avvicinò alla folla, si fece spazio per passare e quello che vide non gli piacque affatto: due poliziotti stavano tenendo a distanza la folla di medici e pazienti, mentre uno stava parlando con un altro medico e altri tre perlustravano la stanza.
Per un attimo Robert temette il peggio. Si fece strada tra le persone e quando arrivò vicino alla porta, un poliziotto lo fermò subito:
 
- Fermo signore; non può entrare qui dentro! –
 
- Ma qui c’era una mia amica! Che diavolo è successo? –
 
Il poliziotto guardò Robert. Sembrava non credergli. Lo prese in disparte lontano dalla folla con sé e gli domandò:
 
- Come si chiama questa sua amica? –
 
- Lily. Lily Clark. -
 
Il poliziotto cambiò espressione. Robert pensò:
 
Oddio… che le sia successo qualcosa?
 
L’uomo in borghese lo guardò per qualche istante finché, convinto della sincerità di Robert, gli disse:
 
- … Mi duole informarla che la sua amica è sparita. Ieri sera dev’essere scappata dall’ospedale. –
 
Il cuore di Robert si fermò di colpo: Lily era scappata? Cosa? No, non poteva essere…
Tentò di calmarsi ma il cuore batteva talmente veloce che faceva fatica a tenere il controllo delle sue emozioni. Deglutendo più e più volte per via l’agitazione, Robert domandò al poliziotto:
 
- … E… sapete che fine ha fatto? Avete già degli indizi? –
 
Il poliziotto si sistemò il cappello. Era leggermente sudato e nonostante la temperatura primaverile dentro l’ospedale, sembrava morire di caldo:
 
- Ancora no. Stiamo controllando se ci sono indizi che colleghino la fuga della ragazza, ma sembra non esserci nulla per ora. -
 
Robert sentì il cuore sobbalzargli in petto. Niente indizi… niente di niente. Come l’avrebbero trovata senza nulla in mano?
Il poliziotto si guardò la punta delle scarpe poi, con voce di comprensione, disse a Robert:
 
- Faremo il possibile per trovare la sua amica signore. Glielo prometto. Ora, se vuole scusarmi… -
 
Il poliziotto fece un cenno di saluto col cappello e si avviò verso la folla allontanandola.
Robert rimase fermo immobile dov’era. Era troppo scioccato per credere che Lily fosse veramente scappata. Mentre la folla ormai era stata allontanata, Robert si avvicinò alla porta per vedere cosa stessero facendo gli altri poliziotti: avevano ribaltato tutto sottosopra ma sembrava che non avessero trovato nulla…
Robert guardò i fiori di zinnie, li poggiò vicino al davanzale di una finestra e se ne andò via.
Mentre si avviava per andare all’ascensore pensò:
 
Lily… Dove sei andata?
 
 
***
 
 
A scuola non si parlava d’altro: tutti parlavano della fuga della “ragazza fantasma”. Gli studenti dell’istituto avevano creato una nuova leggenda su Lily, ovvero che se tu le hai mai fatto male in passato, lei sarebbe tornata per ucciderti. Le voci a scuola circolano alla velocità della luce e dopo neanche due ore, tutta la scuola sapeva della fuga di Lily.
Nessuno parlava d’altro… tranne Robert.
Da quando Lily era scappata, era cambiato completamente: era meno euforico di prima, sorrideva di meno e non parlava quasi più. Sembrava che una parte della sua personalità fosse scappata con Lily…
Oggi è il 2 Dicembre 2015. È passata una settimana da quando è scappata e nessuno sa ancora nulla. La polizia non ha trovato indizi che la conducano a lei e ormai il tempo restringe.
Le vacanze invernali inizieranno fra poco ma nessuno deli studenti sembra esserne interessato per via della notizia della ragazza.
Quello stesso giorno, mentre Robert camminava per i corridoi dell’edificio scolastico, sentì le voci dei suoi studenti dire:
 
- Avete sentito l’ultima? Pare che Lily Clark sia scappata dall’ospedale dov’era ricoverata in psichiatria… probabilmente starà mettendo in atto un piano per vendicarsi di coloro che l’hanno presa in giro… -
 
- Io ho sentito dire che si sia suicidata impiccandosi nella sua stanza d’ospedale… adesso il suo fantasma vagherà lì dentro in eterno… -
 
- A me è giunta voce che abbia fatto fuori il personale che ha tentato di fermarla con un coltello trovato da qualche parte… fa paura vero? –
 
Robert cercò di non ascoltare quelle conversazioni, ma era impossibile per lui.
Mentre si avvicinava verso la sala insegnanti, alla sua destra sentì Dakota parlare col suo gruppetto di amiche dello stesso argomento. Una delle amiche alla sua sinistra, Margot, le chiese:
 
- Hai sentito Dakota? Clark è fuggita dall’ospedale. Non hai paura che possa venire a casa tua? –
 
Dakota soffiò via una ciocca di capelli biondo finto dagli occhi e disse:
 
- *Uff* No, non ho paura di quella bambina; e se proprio vorrà vendicarsi, prima dovrà trovarmi e fare i conti con me. Onestamente, sono felice che sia scappata: sapevo che quella ragazzina non stava bene. Si capiva lontano un miglio… -
 
Il gruppetto di ragazze rise divertito. L’altra ragazza alla sua destra, Desiree, disse:
 
- Hai ragione Dakota: quella ragazzina era pazza. Completamente pazza! –
 
Risero di nuovo.
Sentendo quelle parole, Robert si fermò di colpo: come cazzo si potevano permettere di dire una cosa del genere quando in realtà era Dakota quella malata?
Robert fece appello a tutte le sue forze per frenare la sua ira, ma reagì comunque: si avvicinò al gruppetto e disse:
 
- E’ incredibile il fatto che voi proviate così tanto odio per una ragazza che nemmeno conoscete bene. Mi chiedo perché pensiate questo di Lily. -
 
Dakota, vedendo il professore, arrossì violentemente poi, con voce dura disse:
 
- … Beh, una ragazza così solitaria e asociale non può essere che una fuori di testa. È normale che sia finita in terapia psichiatrica: è lì che devono stare i malati di mente… –
 
Robert tentò di frenare la rabbia ed evitare di scaraventarla addosso a quella stupida ragazza, ma riuscì a trattenersi e con classe rispose:
 
- … Sai che le persone che provano un senso di autorità e potere sulle altre persone sono considerate malate mentalmente? –
 
Dakota guardò il professore, poi le sue amiche e alla fine disse:
 
- … E quindi? –
 
- … Forse Lily non è poi così malata come dici tu. A quanto pare c’è gente messa peggio di lei… -
 
Detto questo, si allontanò senza dire una parola.
 
 
***
 
Passò un’altra settimana ma la polizia ancora non aveva trovato nulla. Dopo due settimane dalla scomparsa di Lily, la polizia decise che non c’erano abbastanza indizi per dare una pista d’inizio, così archiviarono il caso per rinfrescarsi le idee. Robert era giù di morale: al lavoro aveva problemi a concentrarsi, a casa la sua amata lo rendeva nervoso per altri problemi e per peggiorare le cose, stava perdendo la voglia di fare qualunque cosa.
Oggi è venerdì 11 Dicembre 2015. Fra una settimana iniziano le vacanze invernali.
Robert era seduto lì, vicino alla poltrona della macchinetta del caffè mentre sorseggiava un cappuccino. Di solito lo prendeva nero, ma oggi ha voluto cambiare.
Era immerso nei suoi pensieri quando il professor Jordan gli si avvicinò e disse:
 
- Hey Robert, tutto bene? Sembri giù di morale. -
 
Robert non rispose. Si limitò ad alzare lo sguardo ed annuire falsamente. Jordan lo guardò per qualche istante, si sedette vicino a lui e disse:
 
- Ascolta Robert, non puoi rimanere col muso lungo per sempre! Devi reagire! -
 
Robert guardò il bicchiere in plastica ormai vuoto, lo buttò nel cestino e disse:
 
- … Sono preoccupato per una persona a cui tengo moltissimo, ecco tutto… Ora, se non ti dispiace, vorrei restare solo per un po’… -
 
Non aveva voglia di parlare oggi (come tutti gli altri giorni), quindi si alzò dalla poltrona, si diresse verso il tavolo centrale per prendere le sue cose, quando Jordan disse:
 
- Non dovresti preoccuparti per lei. –
 
Robert si fermò di colpo, si voltò e disse:
 
- … Cosa? –
 
- Ho detto che non dovresti preoccuparti di lei. Se n’è andata per sempre e non tornerà mai più, quindi cosa sprechi tempo a fare? –
 
Robert non era sicuro di quello che stesse dicendo Jordan: stava per caso parlando di Lily?
Confuso dalle parole che aveva pronunciato il collega, Robert si voltò e domandò:
 
- … Di chi stai parlando Jordan? –
 
- Di Lily Clark. La studentessa che è scappata dall’ospedale. Non dovresti preoccuparti per lei. In fondo, ha deciso lei di scappare via, no? Era quello che voleva fare da sempre. –
 
Robert sentì una rabbia incontrollabile ribolligli nelle vene. Aveva un foglio in mano. Lo stava spiegazzando tutto:
 
- … Sta zitto… -
 
- Senti, so quanto sei “amico” di quella ragazza, ma non era sana di mente. Devi fartene una ragione. Non c’è motivo che tu ti preoccupi di una pazza e –
 
Jordan finì a terra stecchito. Aveva ricevuto un pugno dritto in faccia. Robert non era riuscito a controllarsi. La vista gli si era annebbiata e la rabbia era esplosa come un vulcano in eruzione.
Jordan si portò una mano sul naso mentre gli altri insegnanti guardavano la scena spaventati. L’uomo a terra si guardò al mano sanguinante e urlò:
 
- MA CHE?? –
 
Neanche questa volta riuscì a finire la frase perché Robert si scaraventò sopra di lui e lo colpì con un secondo pugno, poi un terzo, e un quarto. Dopodiché, lo prese per il colletto della camicia e gli urlò in faccia:
 
 - TU NON SAI UN CAZZO DI LILY! NON DEVI PERMETTERTI DI DIRE QUESTE COSE SU DI LEI! E’ COLPA VOSTRA SE LEI E’ SCAPPATA DALL’OSPEDALE, SOLO VOSTRA! SE N’E’ ANDATA PER L’ESASPERAZIONE! NON RIUSCIVA PIU’ A STARE IN MEZZO AL MARE DI GENTE DI MERDA CHE SIETE! –
 
Robert lo colpì con un quinto pugno. Ora si era sfogato. Si alzò per spostarsi, quando all’improvviso entrò il preside Campbell:
 
- Ma che sta succedendo qui? … Ommiodio, professor Jordan! –
 
Il preside si avvicinò al professore a terra, mentre Robert rimase fermo immobile a guardare la scena. Non parlava, non si muoveva; si sentiva solo il suo respiro affannato.
Mentre il preside soccorreva Jordan, si voltò verso Robert e disse:
 
- IO E LEI FAREMO UN BEL DISCORSO, PROFESSORE! –
 
Robert lo guardò. Aveva gli occhi furiosi e il fiatone si faceva più intenso.
Dopo alcuni secondi, Robert si avvicinò al preside e quest’ultimo, preso dalla paura di essere pestato a sangue, chiuse gli occhi e aspettò di essere colpito. Ma non accadde: l’unica cosa che fece Robert fu quella di inginocchiarsi e sussurrare all’orecchio del preside:
 
- … Non dovrà più preoccuparsi di me: mi licenzio. –
 
Detto questo, prese le sue cose e con le mani ancora sporche di sangue e uscì dalla sala insegnanti.
 
 
***
 
Dopo quella “rissa”, ci furono non pochi problemi per Robert: la donna che amava, dopo l’ennesima cazzata che aveva fatto, lo lasciò definitivamente e si era licenziato dal lavoro, quindi era disoccupato e single.
L’unica nota positiva era che Jordan, nonostante essere stato pestato a sangue, non ha denunciato Robert per paura di essere pestato ancora.
Adesso era a casa, seduto su una poltrona a guardare un documentario sui canguri in Australia:
 
<< Il canguro ha un apparato digerente molto interessante: >>
 
Diceva la voce fuori campo dalla televisione:
 
 << Lo stomaco dei canguri è diviso in comparti, alcuni dei quali sono dotati di microrganismi utili alla digestione.
Sono pericolosi per i raccolti e per tal motivo il governo federale australiano consente ogni anno l'uccisione di un milione di capi. >>
 
Sentendo queste informazioni, Robert ricordò i giorni in cui viveva in Australia a Wollongong quand’era piccolo: il padre Ivo, grande agricoltore e allevatore, insegnò a suo figlio come fare questi due lavori da vero professionista; prima gli insegnò come riconoscere le piante, gli alberi e i fiori; poi gli insegnò ad allevare bovini, ovini e come cavalcare i cavalli. Gli insegnò anche a cacciare gli animali selvaggi come i canguri. Un giorno, che ricorda benissimo come se fosse ieri, Ivo portò Robert a caccia e per la prima volta nella sua vita sparò ad un canguro. Robert ricorda perfettamente l’esitazione che aveva all’inizio nel sparare al canguro, ma doveva farlo per sfamare lui e tuta la famiglia. Il padre, dopo averlo abbattuto, gli insegnò quali parti del canguro erano commestibili e quali non lo erano.
I canguri erano un grosso problema per le piantagioni, quindi Ivo li abbatteva e li mangiava. Diceva che sapevano di pollo.
Robert ricordava quei ricordi con affetto e nonostante gli mancasse l’Australia, aveva deciso di vivere in Italia per insegnare.
Sono iniziate le vacanze invernali. Oggi è il 21 Dicembre 2015 e Robert, mentre sorseggiava una tazza di the caldo, trovò la foto di lui e suo padre in Australia che aveva trovato in soffitta assieme a Lily tempo fa. La prese in mano, la guardò e pensò:
 
Papà… mi manchi moltissimo sai?
 
Mentre pensava al padre, gli venne in mente che Lily aveva ancora con sé il libro degli appunti del viaggio in Australia del 1952 di Ivo… e da lì gli venne in mente un idea geniale: se la polizia non ha trovato nulla nella stanza dell’ospedale è perché guardava nella stanza sbagliata.
Come un fulmine, poggiò la tazza sul tavolo, prese la giacca, la sciarpa e uscì fuori casa. Stava andando a casa di Lily. Forse sapeva come ritrovarla.
Dopo 40 minuti in macchina, Robert si fermò sotto la casa di Lily, scese dall’auto e andò a suonare il campanello. Vedere il suo appartamento lo faceva sentire malinconico. Dal citofono uscì una voce femminile che domandò:
 
- Lily? –

 
Robert capì che doveva trattarsi di Clara. Lo aveva chiesto con molta fretta e nella sua voce sentì la disperazione di quella donna. Robert prese un respiro profondo e con rammarico rispose:
 
- … Sig.ina Clark, sono il professor Robert Bennett, l’insegnante di psicologia di sua figlia… Posso parlarle? Ha un minuto per me? –
 
Per un momento non si sentì nulla. Forse Clara era rimasta delusa dal fatto che non fosse sua figlia la persona al piano terra, ma pochi secondi dopo si sentì un *beep* e la porta aprirsi con un *click*. Robert entrò, salì le rampe di scale e arrivò di fronte alla porta dell’appartamento. Bussò tre volte, poi la porta si aprì di pochi centimetri: Clara era nascosta dietro la porta e Robert notò che era ridotta piuttosto male: era ingrassata, i capelli erano spettinati e si sentiva un forte odore di alcool mischiato al fumo di tabacco nell’aria, ma nonostante tutto Robert si fece coraggio e domandò:
 
- … Sono venuto per parlare di sua figlia con lei. Ci sono delle domande che vorrei farle al riguardo. –
 
Clara rimase in silenzio per qualche secondo, poi rispose:
 
- … Ho già detto tutto quello che serviva alla polizia. Non c’è niente da dire su Lily… -
 
Robert ascoltò quella frase: era arrabbiata, piena di furia trattenuta ma allo stesso tempo di preoccupazione e tristezza. Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, cosa che non riusciva a trovare nell’alcool o nel tabacco.
Rimase per alcuni secondi in silenzio, poi disse:
 
- Lo so Sig.ina Clark, ma io forse posso aiutarla a trovare sua figlia, però ho bisogno di chiederle alcune informazioni su di lei. –
 
Clara rimase in silenzio nuovamente. Pochi secondi dopo averci pensato, Clara chiuse la porta, tolse la sicura e aprì la porta invitandolo ad entrare:
 
- … Prego entri. E per favore non faccia caso al disordine… -
 
Robert sorrise leggermente a Clara e disse:
 
- Non sono qui per giudicarla su questo Sig.ina Clark. –
 
Robert entrò in casa e solo in quel momento capì le vere condizioni di quella donna: la casa era un disastro; ricoperta di immondizie, bottiglie vuote, pacchetti di sigarette stracciati finiti, carte di cibi preconfezionati, fast food e altre schifezze. Quando Clara lo invitò a prendere un caffè in cucina, Robert notò il disordine anche lì: piatti sporchi, il lavandino quasi intasato dal cibo, stoviglie sporche e sacchetti dell’immondizia sparsi per il pavimento. Robert guardò Clara dispiaciuto: non immaginava che la scomparsa di Lily l’avesse ridotta in questo stato.
Ricordava bene la prima volta che l’aveva incontrata ai colloqui coi docenti: bellissima donna con capelli marron chiaro lunghi piastrati, corpo snello, bei vestiti, pelle chiara e liscia e un sorriso stupendo… adesso era l’esatto opposto di questa descrizione.
Mentre metteva la polvere di caffè nella moka, Clara domandò:
 
- Perché pensa di riuscire a trovare mia figlia? Cos’ha lei di così speciale? –
 
Robert rimase per un attimo in silenzio per pensare alla risposta, poi rispose:
 
- … A scuola io e sua figlia ci parlavamo spesso. Eravamo più una relazione tra “amici” che “professore e studentessa”. -
 
Clara chiuse il barattolo dove teneva il caffè, chiuse la moka, accese il gas e ironicamente disse:
 
- Eh eh eh… allora lei conosce mia figlia meglio di me… -
 
Robert non disse nulla. Le faceva pena e sentire una madre dire queste cose di sua figlia lo faceva stare male.
Clara prese latte e zucchero e domandò:
 
- Lei come lo vuole? Con il latte, con lo zucchero o nero? –
 
Robert ci pensò per un attimo:
 
- … Con il latte grazie. –
 
Clara ridacchiò e disse:
 
- Proprio come Lily. Non mi stupisce che andavate così d’accordo… -
 
Mise via lo zucchero e prese il bricco del latte per Robert e una bottiglia di grappa per lei. Lì portò sul tavolo da pranzo, lo libero per fare un po’ di spazio e gli disse:
 
- Prego si accomodi: il caffè sarà pronto fra poco. –
 
Robert prese una sedia, mentre Clara tornò in cucina a prendere il caffè.
Mentre beveva il suo caffè macchiato, Robert pensava cosa avesse spinto quella donna a ridursi in quello stato: non immaginava che la mente umana potesse essere così estremamente fragile.
Mentre Clara aveva finito il suo caffè continuava a versarsi nella piccola tazzina di ceramica la grappa. Robert non disse nulla: era prossima alla depressione ed era troppo presto per farla ragionare. Finito il suo caffè, Robert poggiò la tazzina bianca sul tavolo e disse:
 
- Sono venuto qui per chiederle delle informazioni su sua figlia: che lei sappia, ha mai parlato di un piano di fuga, di andare da qualche parte o altro? –
 
Clara si scolò il terzo bicchierino di grappa, poi rispose:
 
- … Come le ho già detto, ho detto tutto alla polizia. Non c’è niente che possa aiutarla a trovare mia figlia… -
 
Robert guardò Clara dispiaciuto. Non voleva intrusioni, si dimostrava dura con tutti ma ciò di cui aveva veramente bisogno ora, era quello di parlare con qualcuno.
Robert si chinò col busto verso Clara e disse:
 
- La prego Sig.ina Clark; qualunque cosa che riguardi sua figlia potrebbe essere un fondamentale indizio per ritrovarla. –
 
Clara si versò un quarto bicchiere e in pochissimi secondi lo bevve tutto d’un fiato. Poggiò il bicchiere sul tavolo e disse:
 
- Non c’è niente da dire su mia figlia! Quel mostro, quando sono andata per chiarire la questione della terapia, mi ha sputato merda addosso dicendomi infine che mi odia e che non vuole più vedermi… come ha potuto dire questo a me? Come? –
 
Robert rimase in silenzio. Capì subito che non avrebbe potuto ricavare informazioni da lei. Si sistemò sulla sedia e domandò:
 
- … Però lei la rivorrebbe indietro, non è vero? –
 
Clara chiuse la bottiglia di grappa, guardò Robert e disse:
 
- … Certo che la rivoglio indietro. È pur sempre mia figlia… ma ho perso le speranze di rivederla di nuovo, quindi me ne faccio una ragione… -
 
Clara si alzò per andare in cucina a mettere via la bottiglia di grappa. Quando lasciò Robert da solo, lui pensò:
 
Povera donna. Posso capirla bene…
 
Quando Clara tornò al tavolo, Robert le chiese una cosa al quanto inappropriata:
 
- … Posso vedere la camera di Lily? Forse potrei trovare qualcosa di utile… -
 
Clara lo guardò malissimo: da quando Lily se n’era andata, la madre non aveva toccato nulla. Voleva che rimanesse così come l’aveva lasciata. Lo scrutò a lungo a poi, lo accontentò:
 
- … Va bene; ma se toccherà qualunque cosa, gliene farò pentire! –
 
Robert le sorrise. Lasciare entrare uno sconosciuto nella stanza della propria figlia non dev’essere affatto facile, ma per lui gli aveva dato il permesso.
Salirono al piano superiore e appena furono davanti alla porta della stanza di Lily, Robert notò lo sguardo malinconico della madre. Clara mise la chiave della serratura, la girò, poi la rimise nella tasca e disse a Robert:
 
- Cerchi solo di non uccidersi in quel disordine, per favore. Già quella stanza è un disastro figuriamoci se ci scappa il morto… -
 
Robert sorrise malinconicamente. Era ovvio che la madre non avrebbe mai riordinato quel “disastro”. Le ricordava sua figlia per com’era.
Le poggiò una mano sulla spalla e disse:
 
- Farò attenzione. -
 
Detto questo, Robert aprì la porta ed entrò.
Appena entrato nella stanza, gli sembrò di essere proiettato in un altro pianeta:
sulle pareti della camera per terra erano appoggiati degli schizzi e quadri colorati ad acquarello, a tempera e olio; un cavalletto per poggiare le tele era di fronte alla finestra senza tenda; le pareti erano ricoperte da poster di divinità indiane e animali con disegni Mehndi; un giradischi sul ripiano dell’armadio-mensola era ben posizionato con i vinile accanto; luci natalizie appese per tutta la camera, sulla spalliera del letto e persino sul soffitto; un tappetto africano colorato appeso al soffitto assomigliava ad una gigantesca vela di una barca e mensole erano piene di libri filosofici, thriller e molto altro.
Il letto, formato da due piani (sopra il materasso e sotto una scrivania tutto in legno) era disfatto con un motivo mandala mentre la scrivania; col pc portatile ricoperto di ditate temperate, era disordinata, piena di pennelli, fogli macchiati e una ciotola piena di cenere con degli incensi impiantati in verticale ed un accendino rosso dipinto accanto.
Dentro quella stanza sembrava di essere dentro un tempio indiano. Emanava pace e tranquillità e il profumo buonissimo, che sembrava the nero, ricopriva la stanza.
Robert guardò la camera di Lily con occhi sognanti. Appena entrato, se ne era innamorato.
Clara, che era appoggiata allo stipite della porta, gli disse:
 
- Gli lascio qualche minuto. Quando ha finito mi chiami che chiuderò la porta a chiave… -
 
Robert si voltò e ringraziò Clara per la disponibilità:
 
- Grazie mille. Starò attento. –
 
Gli fece un cenno di ringraziamento e tornò in cucina a bersi un altro bicchierino di grappa.
Mentre passeggiava in mezzo al disordine, Robert guardò i disegni che Lily aveva dipinto: il volto di un indiano d’America in acquarello, un lupo in stile Mehndi con la china nero, un acchiappasogni colorato sempre con gli acquarelli e tanti dipinti di paesaggi familiari.
Robert ne guardò molti ma uno in particolare lo aveva colpito: su una parete a parte, più fogli A5 erano messi vicini per formare il mondo con i suoi confini. Era fatto con tutte le tecniche possibili.
Robert rimase colpito dalla bravura di Lily e avrebbe voluto tanto averne uno.
Mentre perlustrava la stanza, notò che la parete vicino al letto era ricoperta di cartoline. Si avvicinò per vederle meglio e riconobbe diverse città tra cui Dresda, Berlino, Copenaghen, Porto, Lisbona, Barcellona, Firenze, Parigi e tante altre. Ne staccò una dal muro e con suo grande stupore scoprì che dietro c’era scritto:
 
<< Anthony, Clara e Lily. Estate 2001 >>
 
Probabilmente erano cartoline delle vacanze e Lily le aveva conservate con cura per anni.
Mise a posto la cartolina com’era prima, scese dal letto e notò, proprio sul ripiano del armadio-mensola di fronte a lui, un quaderno antico… era il libro degli appunti di Ivo.
Scese dalla scalinata che portava al letto, si avvicinò, lo prese in mano e guardò il piccolo quaderno: era ben curato, senza pieghe o graffi o sporcizia.
Appena lo vide, Robert pensò:
 
Oh Lily... te lo sei presa davvero a cuore questo diario.
 
Quando sfogliò le pagine, notò incastrate tra di esse, un biglietto dell’autobus e una tessera della biblioteca. Portava il nome di Lily Clark. Robert prese entrambe le tessere in mano e pensò:
 
Questo può essere utile. Magari riesco a scoprire qualcosa.
 
Mise nel diario solo la tessera della biblioteca, poi mise il diario nella tasca dei jeans e uscì dalla stanza. Quando arrivò in cucina, chiamò Clara e le disse:
 
- Ho finito. Se vuole può richiudere. –
 
Clara stava fumando una sigaretta. Si alzò a fatica dalla sedia vicino alla finestra aperta e andò al piano di sopra a chiudere a chiave la stanza.
Mentre Robert stava per uscire, lui si voltò verso di lei e disse:
 
- Grazie per avermi lasciato guardare la stanza di Lily. Gliene sono davvero riconoscente. –
 
Clara prese una boccata di fumo, lo inspirò e disse:
 
- Non deve ringraziarmi. Grazie a lei che s’interessa così tanto di mia figlia… -
 
Robert le sorrise, fece per andarsene ma a pochi centimetri dalla rampa di scale domandò:
 
- Per caso Lily prendeva molti libri da una biblioteca qui vicino? –
 
Clara si voltò verso Robert, ci pensò per un momento e rispose:
 
- Si. Lei ama moltissimo i libri. Andava spesso alla biblioteca della città. È a dieci minuti da qui. –
 
- Molto gentile Sig.ina Clark. Grazie ancora. –
 
Fece per scendere le scale, ma venne fermato da Clara:
 
- Professor Bennett! –
 
Robert si voltò:
 
- Sì? –
 
- … Se riuscirà a trovare mia figlia, le dica che le voglio bene e che resterà sempre la mia artista preferita.... –
 
Robert guardò Clara, le sorrise e disse:
 
- Glielo prometto Sig.ina Clark… -
 
 
***
 
 
Arrivato alla biblioteca, Robert capì del perché Lily adorasse così tanto quell’edificio: era in stile gotico e assomigliava parecchio ad una chiesa antica. In realtà, è l’università della città dove tutti gli universitari vanno per cercare informazioni per le loro tesi e progetti.
Insomma, una biblioteca coi fiocchi!
Appena entrato dal portone principale, Robert s’accorse di quanto fosse bella questa struttura: la prima cosa che notò della biblioteca fu la struttura imponente con pareti in legno massiccio e un soffitto pieno di lampadari luminosi e brillanti; i lampadari erano enormi e luminosi; i ripiani con sui libri erano colmi di sapienza di grandi filosofi come Aristotele, Nietzsche, Marx e tanti altri. Gli ricordava la biblioteca del Trinity college di Dublino. Andò alla reception e incontrò una Signora piuttosto robusta, con capelli raccolti in un chignon con attaccato un fiore giallo, un vestito blu a pois bianchi, occhiali a montatura nera, labbra rosse carnose e dita cicciottelle smaltate di rosso bordò.
Appena Robert si avvicinò, Doris lo guardò con occhi sognanti e disse:
 
- … Buongiorno splendore. Cosa posso fare per te? –
 
Robert sorrise, tirò fuori la tessera della biblioteca di Lily e disse:
 
- Sto cercando una persona: Lily Clark. Per caso la conosce? È passata qui recentemente? –
 
Doris guardò Robert con sguardo felice e disse:
 
- Lily? Ma certo che la conosco zuccherino! Viene qui ogni giorno per prendere dei libri nuovi. Quella ragazza li divora: ne prende uno, e il giorno dopo torna che l’ha già finito. Il mio cliente ideale per farla breve! –
 
Robert, sentendo quella affermazione pensò:
 
Finalmente! Allora avevo visto giusto!
 
Senza indugi, Robert le chiese:
 
- Per caso è passata qui ultimamente o l’ha vista qui in giro per la biblioteca? … -
 
Doris pensò a lungo, poi rispose:
 
- Mmm… ora che mi ci fai pensare, non vedo Lily da molto tempo… saranno all’incirca tre mesi che non viene più qui. –
 
Le speranze di Robert svanirono sentendo questa affermazione. Proprio quando stava pensando di avere una pista, le sue possibilità sono sfumate in un attimo.
Doris analizzò Robert con sguardo, come se lo stesse studiano a fondo; poi, dopo un accurata analisi domandò:
 
- Senti, ma non sei un po’ troppo vecchio per conoscere una ragazza così giovane? Sei per caso un suo parente? … o, visto le domande che mi hai fatto, sei un poliziotto? … Ommiodio… le è per caso successo qualcosa? -
 
Robert cercò di calmare Doris e disse:
 
- No no, non sono un poliziotto e nemmeno un parente di Lily. Sono… sono suo amico. –
 
Doris lo guardò un po’ male, ma gli credette.
Robert si guardò attorno; non aveva più una pista dove cercare. Doris notò l’espressione di tristezza in Robert e gli domandò:
 
- Perché stai cercando proprio Lily? È successo qualcosa? –
 
Robert giochicchiò con la tessera, guardò Doris e rispose:
 
- … Diciamo che è da parecchio che non la vedo e siccome non riesco a trovarla pensavo che questo fosse il posto giusto, ma mi sbagliavo. Adesso non so più dove cercare… -
 
Doris guardò Robert per qualche secondo, poi prese un pezzo di carta, una penna e scrisse qualcosa sul foglietto. Lo consegnò a Robert e gli disse:
 
- Tieni. Questo è un altro posto dove Lily va spesso. Il gestore si chiama Roger. Prova lì; magari riesci a trovarla. –
 
Robert prese il foglietto blu e lesse: “Bar Coffee World” – Via Nazionale 27
Piegò il foglietto a metà, lo mise in tasca e ringraziò Doris:
 
- Grazie mille Sig.ina. È stata davvero gentile. –
 
Doris lo salutò con la mano e disse:
 
- Il mio numero è sul retro del foglio che ti ho dato. Qualche volta chiamami, zuccherino! –
 
Robert si voltò verso di lei e quest’ultima gli fece l’occhiolino. Robert arrossì e uscì in fretta e furia dalla biblioteca. Che personaggio!
Appena uscito, prese il foglio, lo guardò attentamente e pensò:
 
Un'altra pista… speriamo che sia la volta buona.
 
Andò verso la macchina e partì verso l’indirizzo dato.
 
 
 
***
 
 
Arrivato al bar, Robert notò all’entrata un signore sui 70 anni circa intento a riparare la serratura del locale. Probabilmente doveva essere Roger.
Sceso dall’auto, si avvicinò verso l’uomo e chiese:
 
- Mi scusi, è lei Roger? –
 
Roger, impregnato di sudore, si asciugò la fronte con la mano occupata da cacciavite e disse:
 
- *Uff* … sì, sono io. E lei è? –
 
- Mi chiamo Robert e sono qui perché una persona mi ha dato il suo indirizzo. Vorrei chiederle delle informazioni riguardo ad una persona; una mia amica per essere precisi. –
 
Roger tentò di sistemare la serratura, ma senza riuscirci, così decise di lasciar perdere e di parlare con Robert. Si alzò in piedi, si sistemò il giaccone e disse:
 
- Venga dentro. Ne parleremo davanti ad una tazza calda di caffè. Offro io. –
 
Roger entrò per primo mentre Robert, felice dell’offerta dell’anziano, lo seguì. Appena entrò, Robert notò la bellezza di quel bar: era adornato con pareti in legno chiaro, quadri di paesaggi realistici sulle pareti, dipinti per tutta la stanza ma la cosa che colpì particolarmente Robert fu un gigantesco mappamondo alto 1.50 metri circa. Era stupendo.
Roger si levò il giaccone, lo appese all’attaccapanni lì accanto e appena andò dietro il bancone, iniziò a preparare la sua specialità per il nuovo ospite.
Robert si sedette su una delle seggiole in attesa del caffè, mentre Roger gli chiese:
 
- Prima ha detto che stava cercando una persona in particolare… di chi si tratta? –
 
Robert poggiò il diario di suo padre sul bancone e disse:
 
- Una ragazza. Si chiama Lily Clark. La persona che mi ha dato l’indirizzo ha detto che viene spesso qui. Speravo che lei potesse darmi qualche notizia su di lei. -
 
Roger si voltò verso Robert. Lo guardò a lungo, poi disse:
 
- … Non sei un po’ troppo vecchio per conoscere una ragazza così giovane? Sei un suo parente? –
 
Robert ridacchiò. Era la seconda volta che gli davano del vecchio oggi. E a distanza di poche ore:
 
- No, non sono suo parente. Sono un suo amico e ultimamente non l’ho vista in giro. Speravo che, essendo una cliente abituale, fosse passata qui… -
 
Roger prese una tazza da caffè, lo porse a Robert e disse:
 
- Mi dispiace deluderti amico, ma nemmeno io vedo Lily da parecchio tempo… -
 
Di nuovo un punto morto. Robert non sapeva dove altro cercare.
Roger s’appoggiò sul bancone e disse:
 
- Quel diario l’ho già visto: lo portava qui Lily per leggerlo tempo fa. Come mai lo hai tu? –
 
Mentre sorseggiava il caffè, Robert guardò il diario e rispose:
 
- Questo? È di mio padre: parla del suo viaggio in Australia nel 1952… Lily lo portava con sé qui al bar? –
 
- Ogni giorno! Non c’era giornata che non avesse quel diario tra le mani: lo sfogliava e rileggeva in continuazione. Era ossessionata dalla storia di quel viaggio! -
 
Robert guardò il diario di suo padre. Forse c’era un collegamento tra lei, il diario di suo padre e la sua fuga improvvisa? Chi lo sa…
Robert bevve un altro sorso fumante e chiese:
 
- Per caso, oltre a questo diario, portava con sé altro materiale? Non so, qualcosa che parlava di un viaggio o roba simile… -
 
Roger incrociò le braccia e pensieroso disse:
 
- … Ora che mi ci fai pensare si: tempo fa, io e Lily litigammo perché veniva troppe volte qui al bar invece di andare a scuola la mattina. Restava qui ore e ore a studiare dei libri riguardanti posti intorno al mondo e molto altro. Per fortuna abbiamo chiarito quando lei è tornata da un vacanza in Portogallo. –
 
Robert ricordò tutto: era verso Maggio, il periodo dove Lily marinava la scuola prima della fine dell’anno e anche l’occasione in cui Robert si era presentato a casa sua per la prima volta per parlarle a proposito delle continue marine.
Robert guardò la tazza quasi vuota e domandò:
 
- E… per caso ha parlato di viaggiare da qualche parte in particolare? Non so, ha citato una città in particolare? -
 
Roger pensò ancora, ma la risposta fu vana:
 
- … Non che io sappia: non si confrontava con me per le sue idee anarchiche. -
 
L’espressione di Robert cambiò all’improvviso. Era una via morta anche questa. Ormai era quasi convinto che non avrebbe trovato nessuna pista che la collegasse a Lily.
Rassegnato, Robert bevve l’ultimo sorso di caffè, poggiò la tazza ancora fumante e disse:
 
- Grazie lo stesso. E grazie anche per la sua disponibilità Roger. –
 
- Si figuri Robert! Può tornare quando vuole… sempre che non debba chiudere per riparare quella maledetta serratura! –
 
Roger si mise il giaccone, prese il cacciavite e tornò al lavoro di prima. Robert guardò la serratura: era stata forzata, come se qualcuno avesse voluto entrare a tutti i costi.
Robert guardò l’uomo intento a riparare la serratura e disse:
 
- Cos’è successo? L’hanno rapinata? –
 
Roger fece una smorfia di sforzo quando s’inginocchiò, poi rispose:
 
- No per fortuna. Anzi, qualcuno si è divertito solo a fare danni e lasciare tutto a posto all’interno… o quasi. –
 
Robert si guardò attorno al locale: non c’era niente di distrutto e tutto sembrava in ordine:
 
- Perché quasi? Non vedo niente di rotto qui dentro. -
 
Roger guardò Robert, poi col cacciavite indicò il mappamondo in fondo al salone e disse:
 
- Vede quel mappamondo laggiù? Io l’ho sempre tenuto voltato con la facciata dell’Oceania davanti, mentre adesso c’è la faccia con le Americhe. Deve averlo girato il tipo che ha scassinato la porta d’entrata. -
 
A Robert venne in mente un pensiero:
 
Perché mai un vandalo scassinerebbe una serratura per entrare in un bar, girare un mappamondo e lasciare i soldi nella cassa? Non ha senso…
 
Robert s’avvicinò al mappamondo. Da lontano sembrava enorme, ma in realtà arrivava all’altezza del bacino di Robert. Appena lo toccò, Robert notò che poteva effettivamente muoverlo, così lo girò e quello che vide lo lasciò senza parole: sopra il continente australiano, c’era una busta di carta attaccata con lo scotch con su la scritta: “Per Robert”.
Il cuore di Robert iniziò a battere velocissimo. Lo scassinatore era Lily! Era entrata per lasciare una lettera per lui.
Robert la staccò dal mappamondo, guardò la scritta “Per Robert” e capì che si trattava della calligrafia della ragazza.
Preso dalla curiosità mista all’agitazione aprì la busta, tirò fuori la lettera e tremante lesse il contenuto:
 
<< Martedì 24 Novembre 2015
 
Ore: 04.17
 
Caro Robert,
Se stai leggendo questa lettera, vuol dire che mi hai cercata a lungo e che mi conosci fin troppo beNe. So cosa ti stai chiedendo in questo momento: “Perché sei scappata Lily? Perché hai abbandonato tutto senza dire una parola a nessuno?” … La verità è che non ce la facevo più a stare in mezzo a quella gente ipocrita, falsa e bugiarda Robert… non ce la facevo più.
Avevo in mente già da moltissimo tempo di andarmene da qui e finalmente adesso ci sono riuscita.
L’idea era quella di aspettare il momento più adatto, far perdere le mie tracce e non tornare più indietro… ma poi mi sei venuto in mente tu.
Prima di scappareE, mi sono fermata un attimo a pensare se ci fosse veramente qualcuno disposta a fermarmi… e ho pensato a te (conoscendoti, mi avrai cercata in lungo e in largo).
Così, ho deciso di non mantenere la promessa che mi sono fatta e quindi scriverti questa lettera per poi portarla qui, al bar Coffee World, per poterla attaccare sul tuo continente d’origine… dove tutto è iniziato e tutto inizierà.
Ti svelo un segreto: ci sono altre lettere come queste in giro, ma non in questa città. Se vorrai trovarle per poi arrivare a me, dovrai fare un gioco Robert… un gioco chiamato “caccia all’uomo sognatore”.
Come in ogni gioco, dovrei rispettare delle regole: dovrai essere solo; non dovrai dire nulla a nessuno di questa lettera e dovrai muoverti parecchio per trovarmi.
Ti fornirò io gli indizi, ma dovrai capire il mio linguaggio. Solo quando avrai capito, potrai passare al livello successivo…
Il primo indizio si trova in questa lettera:
 
<< La città che sposò il mare. >>
 
Pensaci bene Robert e fa buon viaggio.
 
Lily >>

 
Robert iniziò a piangere mentre una lacrima cadde sulla carta da lettere bagnandola. Si mise una mano davanti al viso e pensò:
 
Allora è vero che tu ami le persone… ne ero certo!
 
Fece per asciugarsi le lacrime e, felice di aver trovato quella lettera, la strinse forte vicino al cuore. Roger, che stava ancora lavorando, sentì Robert singhiozzare:
 
- Hey Robert… tutto bene? –
 
L’uomo mise la lettera in tasca, si asciugò le lacrime e voltandosi disse:
 
- *sniff* … sto bene Roger. Grazie per l’interesse… Ora devo proprio andare; arrivederci. -
 
Robert si avviò verso l’uscita. Quando Robert uscì dal bar, stava nevicando. La prima nevicata di quest’inverno. Arrivato in macchina, si diresse subito verso casa sua e mentre guidava pensò:
 
Ti troverò Lily... ti troverò, te lo prometto!
 
 
***
 
 
Era da almeno quattro ore che Robert stava pensando a quella frase:
 
<< La città che sposò il mare. >>
 
Aveva preso tutti libri di cui disponeva, ma nessuna di queste città parlava di niente che riguardasse “un matrimonio col mare”.
Aveva consultato i libri che parlavano di Lisbona, Cape Town, Barcellona, Rio de Janeiro, Sydney, Los Angeles… ce ne erano talmente tante che Robert avrebbe impiegato giorni a trovare la soluzione e non aveva tutto questo tempo.
Dopo l’ennesimo caffè bevuto per rimanere sveglio, Robert cercò di focalizzarsi su quello che Lily aveva scritto nella lettera: non c’erano informazioni riguardante la città o altro, ma solo la frase e basta; e non era abbastanza per capire l’indovinello.
Robert si abbandonò sulla poltrona esausto e alzò la lettera per leggera di nuovo, poi gli venne in mente una cosa:
 
- Aspetta un attimo… Che idiota sono! Per andare lontano, Lily deve aver preso prima un treno, l’aereo o altro qui in Italia! Devo cercare nelle NOSTRE città! -
 
In fretta e furia, andò verso le mensole dove teneva le enciclopedie delle più grandi città italiane e iniziò a studiare le città marittime e la loro storia. Prima guardò Genova, poi Rimini e finalmente, dopo un’ora di ricerca, trovò la città che stava cercando:
 
- Eccolo! Trovato finalmente: << Nella Repubblica di Venezia, lo Sposalizio del Mare (celebrato in occasione della Festa dell'Ascensione) era una cerimonia che simboleggiava il dominio marittimo di Venezia. La cerimonia venne istituita intorno all'anno 1000 per commemorare la conquista della Dalmazia da parte del doge Pietro II Orseolo. >> … Venezia! Ecco la città! … ma dove devo andare esattamente? -
 
Prese la lettera e iniziò ad esaminarla a fondo. C’era scritto che l’indizio era nella lettera; quindi questo era solo una parte dell’indovinello. Robert doveva cercare meglio per trovare la seconda parte. Passò un’altra ora alla ricerca della seconda parte. Ormai era l’una di notte e Robert iniziava ad essere stanco fisicamente, ma mentalmente non voleva demordere: doveva scoprire l’altra parte dell’indizio.
Stremato, si sdraiò sul divano col foglio ancora in mano. Si portò una mano sugli occhi, poi guardò nuovamente il foglio:
 
Accidenti… quest’indovinello è veramente tos…?
 
Guardando il foglio in controluce, Robert notò qualcosa scritto in trasparente ai lati della lettera… erano dei numeri. Tra le righe, Robert notò un'altra anomalia: due lettere erano scritte in maiuscolo nel posto sbagliato: la lettera “N” nella parola << bene >> e la lettera “E” nella parola << scappare >>.
Robert prese un foglio e una matita e trascrisse il tutto:
 
 
N
45
30
17.8
 E
12
20
21.6

 
Quando li lesse attentamente, capì immediatamente cosa volevano dire quei numeri. Li trascrisse nel modo giusto e alla fine la risposta fu sotto i suoi occhi:
 
N 45° 30’ 17.8’’
E 12° 20’ 21.6’’

 
Li guardò e alla fine disse:
 
- … Sono coordinate geografiche! Sono coordinate geografiche! AH AH AH AH! LILY, SEI UN GENIO! –
 
Andò al suo computer portatile, trascrisse le coordinate geografiche e trovò:
 
<< Viale galileo Galilei, 30173 Venezia, Italia >>
 
Accanto alla via c’era la scritta “Aeroporto Marco Polo di Venezia”.
Ecco la destinazione!
Robert si passò una mano tra i capelli, rise felice e disse:
 
- Wow Lily… sei un piccolo genio! –
 
Senza perdere tempo, andò subito a preparare la valigia con tutto il necessario per partire verso Venezia. Mentre preparava il borsone, Robert pensò:
 
Aspettami Lily, sto per raggiungerti!
   
 
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