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Autore: notaro slash    27/08/2016    1 recensioni
L’impero romano cominciò il suo lento declino fin dal IV per poi perdere, per mano di Odoacre, la parte occidentale nel corso del V secolo. Ma fu così semplice far capitolare un Impero che ha scritto secoli e secoli di storia? In questa serie si narreranno le gesta dei semidei romani che hanno combattuto per l’Impero mettendo sempre a rischio la propria vita pur di portare a termine le missioni loro assegnate.
In questa storia seguiremo le gesta di Aeneas Crassius Felix, soldato della Primani iuniores, legione palatina stanziata nei territori britannici, che cercherà di dare una svolta alle guerre che si susseguono contro i popoli barbari in quel territorio. Cosa succederà? Chi lo aiuterà nella sua avventura?
Genere: Avventura, Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Campo Marte e "Il Cerbero" -


(Enea P.O.V.)
Dicembre 383 d.C.
Verulamium (St Albans)
 
« Dobbiamo rimandare un’altra volta il viaggio, le condizioni non sono adatte al cammino della legione » Ormai ho perso il conto di quante volte si è dovuto rimandare il secondo spostamento verso nord.
« Mh… Novità dal manipolo mandato in città? » Ormai le speranze di rimanere a passo con la tabella di marcia sono veramente poche, dovevamo partire a giugno per non incontrare questo tempo…
« No, Probabilmente saranno di ritorno per domani. In città abbiamo un aggancio per farli dormire senza destare troppe domande » Mi risponde il centenarii rimanendo sull’attenti all’entrata della tenda.
« Bene, per me può andare » Congedo il soldato con un movimento stizzito della mano mentre riprendo a percorrere l’ampiezza della tenda con lunghe falcate.
« Grazie Theodorus, se ci sarà bisogno di te ti chiameremo » Con il consenso del generale l’uomo esce dal nostro piccolo rifugio dall’inverno britannico e torna ai suoi compiti abituali.
Istintivamente comincio a passarmi la mano sul tatuaggio che mi è stato impresso sulla palle poco più di un mese fa, mi sono accorto di farlo ogni volta che sono preso molto da un pensiero o ragionamento.
E’ stato deciso di seguire la mia idea di andare verso nord, il generale Gaius Antius Secundas mi ha dato fiducia e, nonostante il malcontento di diversi ufficiali, abbiamo iniziato il nostro cammino seguendo la mia tabella di marcia. Ora, dopo quasi due settimane  che siamo bloccati nei pressi della prima sosta programmata, mi chiedo se è stata una scelta saggia quella di partire subito.
« Che cosa credi di ottenere? » Dario interrompe il mio flusso di pensieri ricordandomi che non sono l’unico in questo luogo.
« Dove? Con che cosa? » Che mi son perso? Non ricordo che stavamo parlando di qualcosa in particolare.
« Con i miles mandati in quel municipum. Credi davvero che, trovando un figlio di Eolo e chiedendogli di aiutarci con questo tempo lo farà sul serio? Hai pensato sul serio che tramite un qualunque semidio si possa richiamare una divinità? » Rimango spiazzato, non so proprio che dire.
« Io… Non lo so » Nel momento in cui mi saltò in mente quella strana idea mi parve che fosse pressappoco geniale, ma era che volevo trovare un uscita da questa situazione nel minor tempo possibile. Solo ora mi accorgo di quanto son stato stupido con quella decisione.
« Non basterà un po’ di vento per far spostare questo diluvio da sopra le nostre teste. E, come se non bastasse, oltre la pioggia ci sono altri problemi da risolvere prima di ripartire » Continua a far crollare le certezze che man mano stavo provando a mettere su.
Mi butto a peso morto sulla sedia della scrivania, devo concentrarmi e ragionare. Prendo un bel respiro e penso a che cosa si può fare… Ci deve essere una soluzione, no? A tutto c’è una soluzione, per forza. Allora…
Uno squillo di buccina mi fa uscire dal mio filo logico ricordando a tutto l’accampamento che è ora di cena.
« Alzati, andiamo a mangiare » La fa facile lui, stupido figlio di Marte!
« Enea, vai a mangiare. Domani con il ritorno del manipolo penseremo a una soluzione pratica » Gaio continua a fidarsi di me, ma io non sono più sicuro su come comportarmi. Che devo fare?
 
« Odio la pioggia, è fredda e… bagnata » Marco, come suo solito, se non fa qualche battuta non è soddisfatto.
« Mh… » Rispondo semplicemente mentre guardo con particolare attenzione le molliche  di pane.
« Non hai toccato cibo, sei sicuro di star bene? » Lucio, il figlio di Trivia che fa parte della nostra compagnia, spiccica per la prima volta qualche parola in tutta la cena.
« Mh…» Non è che io sto messo meglio. L’unica cosa che voglio è andare a dormire e svegliarmi quando questa pioggia cesserà di cadere.
« Posso prendere il tuo panino? » Chiede Tito con uno sguardo famelico, sembra quasi che non mangi da settimane.
« Mh… » Rispondo per l’ennesima volta mentre il ragazzo si prende il tozzo di pane e lo divora in poco tempo.
« Finiscila di rispondere così! Mi dai sui nervi, per Giove! » Sbraita Marco mollando un pugno sulla tavolata e facendo trasalire più di un semidio impreparato al colpo.
Non molto distanti si vedono dei fulmini che squarciano le nuvole accompagni fedelmente dai tuoni che non si fanno attendere più di tanto.
« Oh ehm… Scusa, non volevo farti arrabbiare » Notando questa reazione Marco fa subito dietrofront e chiede scusa al dio per averlo reso partecipe di un qualcosa nella quale non c’entra per niente.
« EHI! Un semidio figlio di Giove o lui stesso ci può aiutare con questo temporale! » Tutto d’un tratto esco dal guscio in cui mi ero nascosto e torno a sperare che ci sia una soluzione a breve termine.
« Enea, va bene… Mettiamo che troviamo un figlio di Eolo o di Giove o, ancor più assurdo, che vengano gli Dei stessi. Dopo aver spostato questo temporale quanto tempo pensi che ci vorrà prima che ne arrivi un altro? E marciare su un terreno molle come il fango è faticoso e difficile. Saremo delle prede facili per i mostri che troveremo per strada, ti ricordi il gruppo di centauri trovati lungo il tragitto quando venivamo qua? E’ stato un inferno! » Dario ha ragione, non so proprio come affrontare la situazione.
Nei giorni successivi si nota il malcontento per la situazione che si è creata e, ovviamente, vengo additato come unico responsabile nonostante non posso farci niente al fatto che piova e faccia freddo.
 
« Novità? » Chiedo con una nota di speranza entrando nella tenda del generale Anzio.
« Il manipolo continua a brancolare nel buio. Dalle informazioni che abbiamo si sa che c’è un luogo dove tutti i semidei di questa zona si riuniscono, ma non riusciamo a trovarlo » Mi informa Gaio appena mi siedo sulla panca con i sostegni in bronzo.
« Si sa il numero di semidei? Abbiamo bisogno di quante più forze possibili durante lo scontro coi barbari » Chiedo mentre mi faccio passare da Dario dei rapporti di battaglia.
« No, ma sappiamo che l’afflusso verso questa città è abbastanza considerevole. Oltre a Londinium è una delle poche città della zona in grado di dare un rifugio alla gente » Risponde Gaio passandomi a sua volta una cartina del luogo.
Ok, non potremmo continuare il nostro viaggio verso nord ma forse possiamo fare qualcos’altro di altrettanto importante.
« Benissimo, dobbiamo mandare un gruppo di semidei a trovare il luogo » Commento deciso. Devo pensare come uno stratega, devo mantenere il sangue freddo ed essere concentrato sulle scelte da prendere.
« Come dissi tempo fa, avere semidei dalla nostra parte è sempre un bene. Quindi… » Constata Gaio guardando me e Dario sorridendo.
« Non possiamo mandare più di tre semidei altrimenti attireremo troppo l’attenzione dei mostri. Già non è facile tenerli lontani stando tutti in accampamento » Ci ricorda il decano dando un’occhiata fuori dalla tenda dove si vedono i soldati che vanno da una parte all’altra del campo intenti a eseguire i propri compiti.
« Andrete voi due e uno a vostra scelta. Vi accompagnerei volentieri io ma, spero che capiate che, no posso lasciare il campo senza destare sospetti » Beh… Avrei preferito dirigere la situazione da qua ma penso che ogni tanto un po’ di azione non può fare che bene.
 
« Gentile da parte sua farci avere l’armamento in oro imperiale » Sono ormai tre giorni che Dario continua a rigirarsi tra le mani le sue nuove armi forgiate apposta per la nostra missione.
« Non è il caso di rimettere la spatha nel suo fodero? Sai com’è, potresti infilzare qualcuno senza volerlo » Azzarda Lucio mentre camminiamo per le vie della città.
Lucio, figlio di Trivia, è uno di quei ragazzi che molte volte ti dimentichi che è lì con te per quanto parla poco e non fa rumore muovendosi. Dall’alto della sua immensa altezza, poi, è difficile non riconoscerlo lungo le vie del campo.
« Ok ragazzi dobbiamo trovare per forza qualche semidio che ci conduca al loro rifugio » Interrompo Dario che si era messo da poco a descrivere la leggerezza della propria arma muovendola come se stesse attaccando un nemico invisibile.
Vaghiamo per le strade senza una vera e propria meta, erano mesi che non uscivo dall’accampamento senza dover stare per forza massimo a 20 metri di distanza. Riconosciamo qualche mostro che si nasconde lungo le vie secondarie ma, per non destare sospetti nella popolazione, decidiamo di andare avanti senza attaccarli.
« E’ tutto il giorno che camminiamo, avrò visto quel carretto pieno di frutta minimo dieci volte » Borbotta Dario dando un calcio a una pietruzza che ha un insolita forma quasi perfettamente sferica.
« Dai, la speranza è l’ultima a morire. Se entro domani sera non troviamo niente torniamo indietro » Lo rassicuro mentre vedo rotolare la pietra sotto i pallidi raggi del sole che comincia a dare spazio alla luna e alla volta celeste.
« AHIA! STAI ATTENTO CON QUEL COSO! » Senza volerlo il figlio di Marte colpisce con la pietra un barbone seduto all’angolo di una strada.
« Uh… Si batte la fiacca? Si alzi e vada in un poso sicuro, tra poco riprenderà a piovere » Senza neanche scusarsi Dario comincia ad approfittarne del proprio rango da soldato e si rivolge scorbutico con l’uomo che, svegliato dal colpo ricevuto, continua a imprecare con termini alquanto coloriti.
« Ma finiscila! Non sapevo che ora all’esercito vengono distribuite armi divine » Si alza pulendosi i vestiti sporchi di terra per poi dare un occhiata allo spiculum in oro imperiale che tiene in mano Lucio.
« Oro imperiale? E’ ubriaco per di più, vada! Si muova! » Dopo il commento dell’uomo Dario è ancora più furibondo e, per ripicca, lo spinge in avanti con la scusa di “liberare il passaggio per i carri”, che al momento non ci sono.
« No aspetta! Uomo, che ne sai di queste armi? Sei un semidio? » Blocco il mio amico per un braccio e mi rivolgo al povero malcapitato con una nota di speranza.
« Certo che si, sono Heraclides Iunius Quintus figlio di Mercurio. Voi chi sareste? » Ci squadra a tutti e tre cercando di capire che legami potremmo avere con gli dei.
« Il ragazzo che ti spinge è Darius Atilius Furius, figlio di Marte, quello con la lancia in mano è Lucius Aurelius Cotta, figlio di Trivia e io sono Aeneas Crassius Felix, figlio di Minerva. C’è qualche luogo dove dei semidei possono parlare in tranquillità? Senza orecchie indiscrete » Dopo la spiegazione sembra calmarsi, cosa che non fa, invece, Dario contrariato nel non poter più abusare del proprio rango.
Sorprendentemente prima di  guidarci si prende la pietra a forma sferica e la conserva… Vuole tirarla in testa a Dario quando ne avrà l’occasione? In ogni caso cominciamo a camminare senza porre domande, il silenzio cala tra di noi e nessuno tenta di trovare un argomento sul quale parlare. Vaghiamo per strade principali e secondaria allontanandoci dal centro della città ma sembra quasi che non abbiamo una vera e propria meta.
« Quanto è lontano? » Chiedo essendo ancora poco fiducioso nei confronti dell’uomo. Dopotutto, oltre a sapere che è un semidio, non sappiamo niente di lui.
« Non molto » Risponde secco senza girarsi verso di me.
Imbocchiamo ancora una volta una strada secondaria, buia e putrida chissà di che cosa, per poi trovarci difronte a un thermopolium che quasi scompare tra le case vicine.
« Questo sarebbe il vostro ritrovo? » Chiede perplesso Dario passandosi una mano tra i capelli corvini.
Eraclide, senza porre risposta alla domanda, entra nella taverna che sembra tutto fuorché accogliente. Illuminata in più punti da delle torce in mezzo al piccolo locale prende posto un bancone in cui sono incassate delle grosse anfore in terracotta contenenti vari cibi.
« Salve Apollonius » Saluta Eraclide senza preoccuparsi di presentarci all’uomo che cena appoggiato al bancone.
« Fi tfono tquepti? » In effetti penso che sia allarmante vedere entrare dei legionari nel proprio locale; ma forse era meglio parlare dopo aver masticato altrimenti nessuno capisce quello che dici.
« Legionari semidei. Continua a mangiare che ti fa bene » La nostra guida tira dritto verso il retrobottega non curandosene del fatto che Apollonio è alquanto contrariato dalla questione.
E’ un posto alquanto strano, ogni muro è pieno zeppo di cianfrusaglie di ogni tipo, molte delle quali non so neanche da dove le possano aver recuperate. L’uomo, borbottando tra sé e sé chissà cosa, sposta via un armadio ritrovandosi con la faccia a pochi centimetri dai mattoni scoloriti che delimitano la stanza.
Prende la pietra sferica, che aveva conservato in una tasca, e la inserisce in un piccolo foro nel muro posizionato circa all’altezza del cuore per poi metterci sopra il palmo della mano.
Quel che accade dopo è un qualcosa di sorprendente e traumatico allo stesso tempo. Tutti i mattoni toccati dal palmo di  Eraclide diventano di un rosso acceso e, appena l’uomo si discosta dal muro, si crea una grande voragine sotto ai nostri piedi.
« AAAAAAAAH CHE DIAVOLO E’ STA ROBA?! » Grida in caduta libera il figlio di Marte. Lucio, se mai è veramente spaventato, non lo da minimamente a vedere; anche se per un attimo mi è sembrato di sentire un gridolino provenire dalla parte sua.
Piombiamo nel corso di un fiume profondo diversi metri che ci consente di attutire la caduta senza farci male. Peccato che il luogo non è stato pensato per dei legionari con sopra chili e chili di armatura e armamenti vari. Raggiungere la riva è un qualcosa di estremamente faticoso e complicato, le nostre armature ci rendono goffi nei movimenti e la corrente ci spinge via; in compenso, però, il luogo è illuminato quasi come se fosse giorno.
« Uomo… Mai più… Scherzi del genere, altrimenti… Ti affetto senza avere pietà » Lo minaccia Dario con il fiatone e bagnato fradicio dalla testa ai piedi.
« Quante storie per un po’ d’acqua. Suvvia » La fa facile lui, chissà quante volte lo avrà fatto nel corso degli anni. Se almeno ci avesse avvisato!
« Ritenta un’azione del genere e considerati un uomo morto » E’ la prima volta che sento Lucio che minaccia qualcuno, ne deve essere rimasto veramente traumatizzato.
Dopo aver passato degli interminabili minuti cercando di asciugarci e non morire dal freddo, finalmente diamo uno sguardo a quello che ci circonda. Il fiume fa parte di un qualcosa di più grande, di un luogo strabiliante e che mai avrei pensato che potesse esistere. E’ una caverna ma che sembra quasi una pianura che si può trovare in superficie!
Mi rimetto in vita il cingulum che mi ero sganciato appena toccato riva e mi guardo intorno sorpreso dal luogo. In vari punti si innalzano degli edifici in marmo e con parenti affrescate con scene delle 12 fatiche di Ercole e di altri dei. Del prato ricopre il terreno dell’immensa grotta e alcuni fauni ci camminano allegramente non curandosene del fatto che stanno metri e metri sotto terra e tutto ciò, in teoria, sarebbe letteralmente impossibile.
« Che posto è? » Chiedo stupefatto notando perfino dei centauri che fanno pratica a tiro con l’arco su un grosso tronco al limitare di una foresta.
« Ragazzi, benvenuti al Campo Marte » Risponde con un gran sorriso il figlio di Mercurio per poi camminare verso l’agglomerato di costruzioni che si stagliano al centro della pianura.
Lo seguiamo un po’ titubanti, Dario è così impegnato a  guardare un allenamento di lotta tra due soldati che ha rischiato di finire dentro un fossato ancora in fabbricazione.
« Chi è quell’architetto che scava fossati sottoterra? Geni » Borbotta il ragazzo quando lo tiro indietro appena in tempo.
In ogni caso è un posto fantastico, sembra un luogo completamente estraneo alle vicende che si susseguono giusto qualche metro sopra le loro teste. All’entrata della zona delle costruzioni è posizionato un arco di trionfo bianco e con dei bassorilievi degni del più bravo scalpellista di tutto l’Impero.
« ALTOLA’! FARSI RICONOSCERE » Appena superato l’arco veniamo bloccati da due guardie che ci sbarrano la strada con dei lucenti spiculum in oro imperiale. Non sapevo che avevamo delle forze stanziate anche in questi luoghi così… Desolati, si forse è il termine giusto.
« Abbassate queste armi sono Heraclides Iunius Quintus e loro sono dei legionari della superficie » Con un po’ di riluttanza abbassano le armi e lasciano entrare Eraclide ma appena proviamo a passare noi ci fermano una seconda volta.
« Che problema c’è? » Chiedo squadrando uno degli uomini.
« Non è permesso entrare qua dentro con delle armi, se non con permesso speciale. Siete pregati di lasciare tutto a noi » Mi risponde senza esitazione. Per come parla sembra quasi che lo dice per tutto il giorno.
« Io non lascio la mia spatha al primo citrullo che me lo chiede » Sputa acido Dario stringendo la mano sull’elsa della propria arma. I due miles non reagiscono ma sembrano comunque pronti a combattere, meglio non provocarli visto che siamo qui in missione di pace.
« Dario, lascia le armi a terra. Le riprenderemo dopo » Lo persuado mentre mi sgancio il cinturone con sopra attaccati spatha e pugio; lascio poi cadere lo scudo con dei plumbatae attaccati al suo interno.
« No neanche per sogno » Rimane fermo lì dov’è con la mano sempre pronta a sguainare l’arma.
« Dario, sbrigati. Gaio mi ha dato a me il comando di questa missione » Il figlio di Marte non riesce a disobbedire a un ordine di un suo superiore e, così, borbottando tra sé e sé chissà quali imprecazioni comincia a togliersi da dosso tutto quello che potrebbe essere offensivo.
« Tutto » Ripete il soldato squadrando in modo cagnesco il decano.
Di risposta Dario, riprendendo a borbottare abbastanza rumorosamente, si sfila il pugio che si era nascosto sotto l’armatura e lo lascia cadere nel suo mucchietto formatosi vicino ai propri piedi. Dopo che Lucio, con il suo proverbiale silenzio che lo contraddistingue, lascia i suoi averi, ci lasciano entrare nel piccolo villaggio.
Il paesino è costituito da ventiquattro piccole case in muratura disposte una affianco all’altra formando quasi un accampamento in miniatura con una suddivisione di quatto gruppi formati da sei case ciascuno. I quattro gruppi sono divisi, così come nei veri accampamenti, dalle due vie principali del campo che, nel loro punto di incontro, si trova un altare per i riti religiosi.
Ci avviamo verso nord superando tutte le casette e giungiamo in un altro complesso di costruzioni separate dal resto del mini accampamento che riconosco essere rispettivamente un pronto soccorso, la mensa e un locale che non conosco, probabilmente è di un qualche generale vedendo tutti gli stendardi appesi sulla facciata dell’abitazione.
« Bentornato Eraclide, è da un po’ che non ci si vede. Chi sono i nostri cari ospiti? » Un uomo decisamente robusto e con degli occhi celesti molto vispi ci viene incontro mangiando un tozzo di pane.
« Ciao Maximus. Questi sono dei legionari semidei che vorrebbero parlarci » Spiega Eracilde all’uomo che mangia passandosi ogni tanto una mano nella chioma biondo cenere.
« Oh benvenuti ragazzi, per qualsiasi cosa io sono quello a cui rivolgersi. In realtà sarei il “comandante in seconda” ma Il Cerbero è, al momento, fuori provincia per delle “urgenze” » Ci sorride come se avere un cane a tre teste come superiore sia normale.
« Scusami, ho sentito bene? Cerbero? » Chiedo disorientato, forse ho sentito male.
« Oh scusatemi probabilmente avete frainteso. Non quel cerbero, cane a tre teste e roba varia, ma cerbero persona. Cioè Il Cerbero è il suo soprannome, chiaro? » Risponde ridendo e sputacchiando molliche di pane a destra e a manca.
« Ah… » Chi è quell’individuo che si fa chiamare di proposito così?  Provo a pensare a chi piacerebbe esser conosciuto in questo e modo, l’unica conclusione a cui arrivo è che deve essere una persona alquanto pazza.
Massimo e Eraclide ci accompagnano nella grande struttura che dovrebbe fungere da mensa del luogo. E’ completamente diversa rispetto a quella del nostro campo, delle ninfe Aurae svolazzano da una parte all’altra preparando cibo e portandolo appena un semidio lo richiede. Così come l’accampamento visto prima, pure nella mensa i tavoli sono ventiquattro e quindi uno per ogni casa, non è nell’esatto stile dell’esercito romano ma va bene.
« Ma esattamente… Cos’è questo luogo? » Domanda Lucio allargando le braccia per indicare tutto quello che lo circonda; non poteva fare domanda migliore.
« Oh bella domanda ma la risposta completa sarebbe troppo lunga, quindi te ne faccio un riassunto. Il Campo Marte è nato secoli fa con la seconda campagna militare di Gaius Iulius Caesar. Durante questa campagna non conquistò effettivamente nessun territorio ma sottomise varie tribù del luogo e, così facendo, avviò le prime spedizioni commerciali e diplomatiche nell’isola da parte dei romani. Nel 54 a.C. giunse vicino a questa città dove sconfisse Cassivellauno, con questa sconfitta il condottiero britannico dovette pagare al romano, un tributo, degli ostaggi e accettare vari patti di tipo diplomatico. Cesare, prima di fare ritorno in Gallia, fondò questo campo lasciandolo con a capo un suo fidato ufficiale, figlio di Marte. Da quel momento in poi questo posto è punto di ritrovo per tutti i semidei in cerca di un luogo in cui stare » Massimo si ferma ma tanti sono ancora i mei quesiti, e molta è la mia voglia di sapere, di scoprire qualcosa in più.
Uno squillo di buccina, così come avviene nel nostro campo, avverte tutta la vallata che è giunta l’ora di cenare e questo non fa che mettere fine, per il momento, al nostro discorso riguardante il campo.

 
 
 
 
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Theodorus --> Teodoro.
Gaius Antius Secundas --> Gaio Anzio Secondo.
Heraclides Iunius Quintus --> Eraclide Giunio Quinto.
Darius Atilius Furius --> Dario Atilio Furio.
Lucius Aurelius Cotta --> Lucio Aurelio Cotta.
Apollonius --> Apolonnio.
Maximus --> Massimo.
Gaius Iulius Caesar --> E’ stato un militare, console, dittatore, oratore e scrittore romano, considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della storia.
Ebbe un ruolo cruciale nella transizione del sistema di governo dalla forma repubblicana a quella imperiale. Fu dictator di Roma alla fine del 49 a.C., nel 47 a.C., nel 46 a.C. con carica decennale e dal 44 a.C. come dittatore perpetuo, e per questo ritenuto da Svetonio il primo dei dodici Cesari, in seguito sinonimo di imperatore romano.
Cassivellauno --> E’ stato un principe e condottiero britanno, che guidò la resistenza contro la seconda invasione dell’isola da parte delle legioni di Gaio Giulio Cesare, che era impegnato nella conquista della Gallia.
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Pumblatae --> Era un tipo di dardo con la punta di metallo appesantita col piombo, utilizzati dai fanti nell'Antichità e nel Medioevo.
Pugio --> Il pugio è un piccolo pugnale utilizzato in epoca antica dai soldati romani come arma.
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Londinium --> L’odierna Londra. Fu fondata intorno al 43 d.C. Fu utilizzato come un importante centro commerciale per l'impero romano fino al suo abbandono nel corso del V secolo. Il nome "Londinium" si pensa possa avere origine pre-romana (e probabilmente pre-celtica).
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Municipum --> Con il termine municipio si designava, nell'antica Roma e in particolare nella Rom repubblicana, una comunità cittadina legata a Roma. Esse per lo più conservavano un certo grado di autonomia, mantenendo i magistrati e le istituzioni loro propri, ma erano prive dei diritti politici propri dei cittadini romani: si distinguevano perciò dai federati, che conservavano la propria sovranità, e dalle colonie.
Thermopolium -->  Il thermopolium era un luogo di ristoro, in uso nell'antica Roma, dove era possibile acquistare cibi pronti per il consumo.
Era costituito da un locale di piccole dimensioni con un bancone nel quale erano incassate grosse anfore di terracotta, atte a contenere le vivande. Aveva probabilmente una funzione simile ai moderni fast food.
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Ninfe Aurae --> Aurae, della brezza (chiamate anche "Aetae" o "Pnoae"); figlie di Borea, il dio della tramontana e portatore dell'inverno. La più conosciuta è Aura.


Note d’Autore
Ciao! Chi è “Il Cerbero”? Cos’è il Campo Marte?
Giungiamo in punto cruciale, il Campo Marte sarà molto importante per il proseguimento della storia. Su di esso non è stato detto molto ma col passar del tempo verranno detti sempre più particolari a riguardo. In ogni caso ovviamente non è un luogo realmente esistito. Come organizzazione e struttura è una specie di unione tra il Campo Mezzosangue e il Campo Giove, più il secondo per ovvie ragioni di origini.
Parallelamente a questa storia, quando sarà il momento opportuno, ce ne sarà un’altra che racconterà di tutti quei personaggi e/o vicende che non possono avere un maggior spazio nella serie principale; in quella storia ci saranno  anche racconti e spiegazioni sul Campo Marte.
Bene, che ve ne pare? Un parere? Un consiglio? Una critica?
Fateli sapere tutto con una bella recensioncina ;)… Anche per messaggio privato va bene :3.
A prestooo!

 
-Slash
  
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