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Autore: Miss Halfway    29/08/2016    2 recensioni
REVISIONATA FINO AL CAPITOLO 5
«All'improvviso sentii un soffio gelido spirarmi sul collo, mentre una mano, altrettanto gelida, mi accarezzava i capelli e coi polpastrelli mi sfiorava la pelle. O forse no: quella mano dal tocco glaciale in realtà non mi stava affatto accarezzando i capelli ma me li stava semplicemente spostando delicatamente dal collo per scoprirmi la carotide, sfiorandomi appena. Continuavo a percepire un venticello fresco, nonostante ricordassi chiaramente di aver chiuso la finestra quella notte per via dei lupi che ululavano alla luna e gli spifferi di corrente andavano diffondendo nell'aria un profumo che avevo già sentito e che ormai conoscevo bene.» (cap. 11)
Streghe, vampiri, licantropi... Saranno solo vecchie leggende e sciocche superstizioni? O la realtà, in fondo, cela qualcosa di sovrannaturale? Cosa nasconde la biblioteca scolastica? Chi è il ragazzo misterioso e qual è il suo segreto?
In seguito alla morte della nonna materna, la quale lascia in eredità l'antica Villa dei Morgan, Meredith insieme alla sua famiglia allargata farà ritorno a Salem, sua città natale. Lì comincerà per lei una nuova vita alle prese con un potere sovrannaturale, sogni premonitori, bizzarre amicizie e il coinvolgimento in uno strano triangolo amoroso...
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo
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4) Il Ballo di Primavera.


    Sabato 20 Marzo 2010. Il tanto (non) atteso giorno in cui si sarebbe svolto il Ballo di Primavera nella mia nuova scuola era ormai giunto. 
    Era trascorsa quasi una settimana da quando misi piede alla Salem High School e tutto mi sembrava così nuovo, bello, entusiasmante. Quasi quasi, sebbene lo negassi a me stessa, ero eccitata all'idea di andare al ballo, seppur ad accompagnarmi sarebbe stato il mio antipaticissimo fratellastro Jeremy. Se da un lato ero un po' irritata perché mi sentivo usata come pretesto per evitare che Alexis lo invitasse, dall'altro avrei però dovuto ringraziarlo in qualche modo perché, se non fosse stato per lui, io al ballo non ci avrei mai messo piede e quella era l'occasione perfetta, per noi che eravamo appena arrivati in città, per poter conoscere persone nuove. In realtà, avevo già conosciuto delle persone nuove, ma era come se stessi aspettando l'arrivo di qualcuno, come se fossi in attesa di un nuovo, straordinario e inaspettato incontro. Dovevo smetterla di farmi viaggi mentali: non ero riuscita a trovare la cosiddetta altra metà della mela in quasi sedici anni in Florida e di sicuro non l'avrei incontrata in una settimana a Salem, che aveva un terzo degli abitanti di
 Coral Spring.
    Smisi di fantasticare sulla mia presunta anima gemella immaginaria che si nascondeva fra i corridoi della scuola in attesa di incontrarmi al ballo ed indossai il mio vestito nuovo che, osservato nello specchio della mia stanza, pareva ancor più orrendo di quando lo misurai il giorno prima nel negozio. 

    Impiegai quasi due ore a prepararmi e non era da me: di solito necessitavo sì e no di una mezzora, cioè tre quarti di tempo in meno che spesi per il ballo. Dovetti tra l'altro farmi aiutare sia da mia mamma sia da Ashley per far sì che la piega ai capelli potesse restarmi fino al termine della serata senza che la mia criniera bruna cominciasse a gonfiarsi. E poi c'era il fardello delle scarpe: non ero abituata a camminare sui tacchi, inoltre essendo nuovi l'impresa sarebbe stata ancor più ardua. Non avrei mai resistito tutta la sera su quei mini trampoli.

     «Cerca di stare dritta con la schiena, sennò rischierai di cadere in avanti» ridacchiò Ashley gettandomi occhiate divertite attraverso lo specchio mentre si truccava. Lei sì che era abituata a questo genere di cose, sapeva come comportarsi e atteggiarsi durante questi eventi. Indossava un vestito attillato rosso senza spalline, dei tacchi vertiginosi e portava i capelli leggermente mossi. Pareva una dea nel suo metro e 70 di altezza per 55 chili di peso, i capelli ondulati che le incorniciavano il viso magro e a punta e una sicurezza tale della sua figura da non farle temere nulla e nessuna. Mi sentivo così mediocre accanto a lei. Solitamente non mi mettevo questo tipo di complessi né ero solita paragonarmi alla mia sorellastra, ma dovevo ammettere che stava davvero bene e io in confronto a lei ero soltanto un disastro in gonnella che cercava di apparire ciò che, in realtà, non era.
    Ashley, come capo cheerleader e ragazza più popolare della nostra vecchia scuola, venne eletta Reginetta del ballo al liceo di Coral Spring per ben tre volte. Io ci andai una volta sola e mi ripromisi di non rimetterci mai più piede. Il mio accompagnatore, Mark Grey, ignaro sia di essere astemio sia che qualcuno dei nostri compagni avesse rovesciato casualmente un'intera bottiglia di vodka nel punch, non si rese conto di aver bevuto troppo e quasi mi vomitò sul vestito al primo round di danze. Schivai il suo getto di rigurgito per un pelo e fu la cosa più disgustosa ed umiliante a cui assistetti. I nostri compagni ci accerchiarono cominciando a ridere di lui: io fuggii a gambe levate scansando la folla accorsa per prendere in giro Mark che rimase lì. Per lui fu ancora più degradante perché gli insegnanti furono costretti a chiamare i suoi genitori per riportarlo a casa. Non si scoprì mai chi versò l'alcol nel punch e, inutile a dirlo, non rividi né risentii mai più il povero Mark che dalla vergogna sparì dalla circolazione. Credo che cambiò scuola e numero, oltre a cancellarsi (o bloccarmi) da qualsiasi social network.
    «Siete bellissime bambine mie!» esclamò mia mamma appena ci vide pronte, nonostante io sembrassi un brutto anatroccolo accanto a un bellissimo ed aggraziato cigno. Se Ashley in qualche modo impersonava la tipica ragazza delle commedie romantiche, bellissima e popolare, allora io ero paragonabile alla compagna di classe un po' bruttina seduta all'ultimo banco la quale però, sciolti i capelli, non si era trasformata purtroppo in una bellezza da togliere il fiato. 
    Diedi un'altra passata di piastra ai capelli scrutando attentamente il mio volto allo specchio trovandovi altri mille difetti: trucco già sbavato, due baffetti che non erano stati tirati via dalla ceretta e un piccolo brufolo proprio in mezzo alla fronte. Maledizione!
    Calzai le mie scarpe tacco sei e fissai immobile la rampa di scale davanti a me: i
n quel momento la cosa che mi faceva più paura era dover scendere al piano di sotto con quelle scarpe che sebbene fossero relativamente basse erano decisamente troppo strette e scomode. Ero sicura che avrei trascorso la serata immobile come una statua, non volevo fare figuracce anche nel liceo di Salem e soprattutto non volevo mettere Jeremy in ridicolo per aver scelto una pessima accompagnatrice, anche se, in fondo, se lo sarebbe meritato visto che mi aveva praticamente usata. Lui nel mentre se ne stava tranquillo in salotto ad aspettare chissà da quanto e, non appena mi vide entrare goffamente e barcollante nella stanza, abbozzò un sorriso.
     «Vogliamo andare?» reclamò la mia attenzione con tono infastidio dalla lunga attesa (non ci eravamo accordati su un orario preciso in cui andare) ed il sorriso appena spuntato sul suo volto scomparve immediatamente. Jeremy era lunatico come poche persone al mondo e cambiava umore come niente.
     «Io devo aspettare il mio accompagnatore, starà sicuramente per arrivare. Voi andate pure» si rallegrò invece Ashley soddisfatta mentre uscivamo dalla porta. Sicuramente tramava qualcosa.
     «Beh, andiamo allora!» sospirai. Chissà quale orrenda e monotona serata mi attendeva.
     Salimmo in auto e, prima di metterla in moto, Jeremy frugò nel cruscotto alla ricerca di qualcosa. 
     «Questo è per te» sorrise imbarazzato porgendomi un bellissimo corsage* dai fiori rossi da abbinare al vestito del ballo. Quel gesto inaspettato e anche il fatto che fosse leggermente arrossito dall'imbarazzo mi fecero sorridere. Quella fu una delle rare volte nella quale Jeremy fece qualcosa di carino e gentile per me. L'altra, che ancora oggi ricordavo chiaramente, fu sempre in occasione di un ballo scolastico, l'Homecoming del 2009, il primo ed ultimo ballo a cui andai.  Dopo che Mark stette male e cominciò a dare di stomaco davanti a tutta la scuola, io in preda alla vergogna scappai via correndo in bagno. L'Homecoming di quell'anno era il primo dei balli scolastici a cui noi potevamo andare poiché gli studenti del primo e del secondo anno vi potevano partecipare solo se invitati*. Jeremy, il quale era andato al ballo con i suoi compagni di atletica e non con una ragazza, mi raggiunse fin dentro il bagno delle ragazze proponendosi di accompagnarmi a casa. «È solo uno stupido ballo. Domani tutti avranno dimenticato quest'incidente» disse per tranquillazzarmi. 
    Lo ringraziai per il pensiero e infilai al polso il corsage che mi aveva regalato e lui si sistemò nel taschino della giacca il piccolo bouquet abbinato al mio bracciale floreale e, con aria indifferente, mise in moto l'auto. Rimase tutto il tempo in silenzio, sembrava a disagio. Fingeva di essere concentrato sulla strada per non prestarmi attenzione.
    Il mio rapporto con Jeremy era strano e, a volte, poteva addirittura sembrare ambiguo. Eravamo più simili di quanto potessimo e volessimo ammettere a noi stessi e per questo motivo, seppur volendoci bene a modo nostro, era difficile per noi dimostrarcelo ed ogni minimo gesto di cortesia creava una sorta di tensione e di imbarazzo fra di noi. Era come se ci imponessimo di mantenere le distanze, come se fra noi stessimo continuamente costruendo un muro di difesa impenetrabile per il quale ogni nostro comportamento l'uno nei confronti dell'altra appariva innaturale e forzato.

***

    In un batter d'occhio interminabile arrivammo a scuola. Non tolleravo più quel silenzio increscioso fra noi.
    Il parcheggio che la mattina risultava quasi deserto era ora pieno di automobili, il che significava che avremo dovuto parcheggiare la nostra auto più distante e dunque avremo percorso più strada a piedi. Avevo allentato i laccetti delle scarpe e sentivo già i piedi scivolare all'interno della suola sudata dal panico. 

     Un po' esitanti varcammo l'ingresso e ci avviammo verso il cuore della festa.
     La palestra si era letteralmente trasformata in una bomboniera: tutto quel rosa confetto, quei palloncini color pastello, quei nastri e ghirlande pompose e paludate appesa alla soffitta davano più la sensazione di essere stati catapultati a una baby shower. Il tema era appunto la primavera e le organizzatrici avevano reso perfettamente l'idea. 
    
Ad un lato della palestra c’erano dei posti liberi fortunatamente, perché la maggior parte dei ragazzi stava già ballando in pista, così noi due decidemmo di sederci. Sembravano tutti entusiasti e divertiti, eccetto noi due.
    Io, per ingannare il tempo visto che Jeremy non spiccicava parola e sembrava assorto in chissà quale pensiero, mi guardai attorno scrutando ed analizzando i nostri compagni. Dopo una settimana i loro volti iniziarono a diventarmi familiari e di qualcuno ne ricordavo addirittura il nome. La strobosfera appesa al soffitto illuminava i loro volti ad ogni flash: c'era Meghan Porter, la nuova amica-nemica di Ashley, la capo cheerleader di cui la mia sorellastra diceva peste e corna ma che, a scuola, andava dietro come un cagnolino per entrare nelle sue brame, la quale ballava con Josh Stuart, co-capitano della squadra di basket insieme a Nicholas, non tanto carino come quest'ultimo ma abbastanza apprezzabile da attirare l'attenzione e suscitare l'interesse di una ragazza come Meghan. Sicuramente sarebbero stati loro a venir eletti Re e Reginetta del Ballo di Primavera. Sempre in pista, Angela e Mariana, che, se non erro, avevo visto alla lezione di Spagnolo poiché Mariana è di origini 
sudamericane, ballavano e cantavano a squarciagola le canzoni suonate dalla band della scuola. Sembravano divertirsi come matte incuranti di tutto il resto attorno a loro. Sul piccolo palco rialzato allestito in fondo alla palestra suonava il gruppo musicale di George, lui suonava il basso e Julia Blossom cantava. Non conoscevo gli altri due membri dei Bursting Hearts, il batterista e il chitarrista. Dall'altra parte della palestra, seduto anche lui con un'aria come se fosse in castigo, Karl Fitch si guardava attorno con aria annoiata. Era uno redatori del giornalino della scuola insieme ad Alexis ed era lì solo per tenere d'occhio sua sorella e la sua amichetta del cuore, entrambe del primo anno. Con aria affranta, si aggirava per tutta la palestra Abel Burton, il fotografo, nel tentativo di immortalare i più bei ricordi di quella serata. Si avvicinò al tavolo dove io e Jeremy eravamo seduti proponendoci di scattarci una foto ma Jeremy lo cacciò via in malo modo. Mi scusai al posto del mio fratellastro per tale rudezza e maleducazione e continuai a scrutare tutti quei studenti spensierati e divertiti.
     «Sembrate proprio dei pensionati. Nemmeno i professori sembrano così spaesati a questa festa come lo siete voi» era Alexis insieme a suo fratello Matt. Ero sovrappensiero, concentrata ad osservare i miei compagni che non l'avevo vista arrivare. 
     Disse quella frase in modo ironico che mi fece pure sorridere, perché in fondo aveva ragione. Ma più che pensionati sembravamo in castigo.
     «Ciao Alexis!» la salutai, felice di vedere una faccia amica. Stava molto bene: indossava il vestito azzurro che aveva comprato quel giorno insieme a me e delle ballerine bianche. Trovai geniale il fatto che avesse preferito delle scarpe basse nonostante la sua altezza piuttosto che martoriarsi i piedi per apparire più alta.
     «Volete da bere?» proposi. 
     «Sì, vado a prendere qualcosa» sibilò Jeremy.
     «No, tu stai qui sennò ci occuperanno i posti. Vado io. Matt vieni?» in realtà la mia era una scusa, un altro tentativo di lasciarli soli, invece Jeremy lo interpretò come una via di fuga per divincolarsi dalle grinfie di Alexis che nel mentre mi fece l'occhiolino come a volermi ringraziare.
    Io e Matt ci allontanammo verso il tavolo delle bevande. C'era una lunga coda quindi i nostri due fratelli avrebbero avuto sufficiente tempo per conversare così come noi due. Matt però era più riservato rispetto a sua sorella, non parlava tantissimo e sembrava piuttosto timido e non essendo io una persona particolarmente espansiva e chiacchierona non ci rivolgemmo mezza parola se non qualche chiacchiera di circostanza tipo "come ti sembra la scuola" o "ti stai divertendo al ballo".
     Impiegammo circa quindici minuti per prendere da bere perché il tavolo delle bibite era molto affollato e doveva esser rifornito e quando tornammo Alexis non c’era più.
     «Dove è andata Alexis?» gli domandai furiosa. Sicuro, l'aveva fatta scappare. Jeremy si alzò e si avvicinò sussurrandomi qualcosa all'orecchio mentre Matt ci guardava stranito, lanciò un'occhiataccia a Jeremy e se ne andò dicendo che probabilmente era in bagno e che sarebbe andato a cercarla. Era una scusa anche quella e sapeva benissimo che Jeremy l'aveva offesa e fatta scappare via.
     «Io non capisco le persone che si attaccano così. Non la sopporto!»
     «Cercava solo di fare amicizia e sembrare cortese.»
     «No, ci stava provando spudoratamente e tu la stavi assecondando.»
     «È carina! Per caso ti piacciono i ragazzi?»
     «No! Cretina che dici?»
     «Ah allora c’è un’altra che ti piace?» ammiccai.
     «Hai preso da bere?»
     «Cambi discorso eh? Chi è? È qui?»
     «Meredith, lascia stare» borbottò.
     Non poteva dirmi di lasciar stare una cosa come questa. Ero troppo curiosa! E poi avrei cercato di aiutarlo a conquistarla come stavo facendo inutilmente con Alexis perché avrei voluto vedere almeno una volta in vita mia il fratellastro felice.
     Mi sedetti concentrata a bere il mio punch cercando di capire a chi fosse interessato in realtà quando, ad un certo punto, sentii un brivido percorrermi la schiena, come se qualcuno mi ci avesse fatto scivolare un cubetto di ghiaccio. Avvertii un senso di paura e smarrimento come se mi fosse passato accanto un fantasma e di scatto alzai lo sguardo per guardarmi intorno.
     Dall’altra parte della palestra vidi un ragazzo che catturò la mia attenzione: stava appoggiato alla parete mentre sorseggiava il suo drink. E mi fissava. 
     Io abbassai lo sguardo intimidita e cominciai a osservare il bicchiere mezzo pieno che tenevo tra le mani. 
     Era bello, davvero bello. Le luci al neon della strobosfera fecero scintillare i suoi occhi chiari che sembravano due fari nella notte. Mi domandai se fosse della Salem High School perché i giorni precedenti avevo osservato un po’ tutti e non lo avevo notato. Si poteva non notare un ragazzo così bello in mezzo a tanti ragazzi ordinari?  Era anche addirittura più bello di Nick! Alto, davvero molto alto, con dei folti capelli castano scuro che gli coprivano un po' la fronte e che spiccavano nettamente in contrasto con la sua pelle bianchissima e ne mettevano in risalto gli occhi cerulei. Aveva un'aria posata ed elegante e scrutava tutti con aria discreta e con sguardo misterioso. 
     «Vuoi andare via?» Jeremy interruppe bruscamente le mie osservazioni.
     «No no. Aspetta. Restiamo ancora un po’.»
     «Scommetto che hai visto qualcuno di interessante.»
    «Forse» risposi ammiccando con un tono un po’ sfacciato. Speravo quasi di farlo ingelosire e poi avrei usato la tecnica del ricatto: gli avrei detto chi stessi fissando se lui mi avesse detto chi gli piaceva. Non funzionò ovviamente.
     Quando poi rialzai lo sguardo alla ricerca di quel ragazzo bellissimo notai che non c’era più. Sparito in mezzo al nulla.
     «Ti va di ballare? O di farci un giro?» proposi a Jeremy. In realtà era solo una scusa per cercare quel ragazzo. Mi aveva letteralmente ipnotizzata!
     «Tu odi ballare e poi riesci a mala pena a stare in piedi. Sia che balli sia che cammini avresti un'aria goffissima. Non vorrai mica che il tipo che stavi osservando poco fa ti consideri un'imbranata?» sembrava quasi che fossi un libro aperto per lui, mentre io non riuscivo a decifrare neanche una pagina dei suoi pensieri e delle sue emozioni. 
     «Sai cosa sei? Uno stronzo! Stai diventando peggio di tua sorella. Torniamo a casa, basta» mi alzai indignata dalla sedia e sbattendo con forza il bicchiere che tenevo in mano pronta a dirigermi verso l'uscita.
     «Calmati, dai- mi afferrò la mano per trattenermi -non hai detto che volevi restare ancora un po’? Se vuoi ti accompagno a cercare il ragazzo misterioso...»
     «Basta con queste battutine se non vuoi che richiami Alexis. E poi non c’è nessun ragazzo misterioso» in realtà c'era eccome un ragazzo misterioso e avrei voluto ritrovarlo in mezzo a quella massa di gente. Volevo, inoltre, incuriosire Jeremy e farlo ingelosire un po’, non dar ragione alle sue intuizioni.
     «Se lo dici tu. E poi Alexis è sistemata» non mi era chiaro cosa volesse significare quel sistemata.
     Mentre discutevamo si avvicinò Ashley, con il suo accompagnatore: Nicholas. 
     «Ciao Meredith!» disse lui fiero e soddisfatto della sua nuova conquista.
     «Ciao, Nicholas» ero un po’ pentita di non aver accettato il suo invito. Sicuramente mi sarei divertita di più che star seduta a discutere con Jeremy.
     «Ah, voi vi conoscete. È vero» borbottò la mia sorellastra. Ecco spiegato cosa stesse tramando quel pomeriggio mentre ci preparavamo.
     «No, cioè sì. Ci siamo conosciuti il primo giorno di scuola» affermai io quasi a volermi giustificare del fatto che avessi già fatto la conoscenza di Nicholas che così non risultava più la sua novità. 
     «Ah! Sapevi che Nick è rappresentante dell’istituto? In più è co-capitano della squadra di basket della scuola e ha anche vinto un premio statale per il miglior progetto di chimica al primo anno! Comunque, venite a ballare, sembrate una coppia di pensionati in crisi.»
     Nicholas era visibilmente in imbarazzo per tutti quei complimenti il cui unico scopo, a mio avviso, era quello di farmi ingelosire.
     «Andiamo?» propose Jeremy.
     Accettai. Mi ero rassegnata al fatto che ormai la serata avrebbe potuto solamente peggiorare ma a breve avrebbero eletto il Re e la Reginetta del ballo per cui tanto valeva restare ancora un po'. In compenso, quest'anno Ashley non avrebbe vinto proprio nulla. 
     «Forse dovrei chiederti scusa per come ti ho trattata prima. E anche ad Alexis» mi disse Jeremy avvicinandomi a sé e fissandomi negli occhi. 
    Inspiegabilmente mi palpitava forte il cuore. Mi cingeva i fianchi nel bel mezzo della pista e io avevo le braccia intorno al suo collo: c'eravamo solo noi in quel momento. Non lo avevo mai visto sotto la luce di un bel ragazzo gentile. Scacciai subito quei pensieri dalla mia testa, ricordandomi quanto male mi avesse risposta anche poco fa.
     «Non importa. Ci siamo trasferiti da poco, abbiamo traslocato e i preparativi per il ballo son stati pesanti anche per te. Sarai stanco e stressato, lo capisco.»
     «È solo che qua non mi piace. Le persone son troppo invadenti e il posto è noioso.»
     «Cercano di essere gentili con noi e metterci a nostro agio. A Coral Spring non lo avrebbero mai fatto. Pensi che un Tyler Robbins, capitano della squadra di football, sarebbe venuto a darci il benvenuto? Non credo. Sii più gentile quindi, per favore» per tutta risposta sbuffò. Tyler era un nostro vecchio compagno di scuola a Coral Spring, il ragazzo più bello e megalomane di tutta la Florida. Potevo giurarlo.
     «Oh! Senti...hanno messo un lento» disse facendo scivolare lentamente le mani sulla mia schiena e avvicinandosi ancora di più a me, guidando i passi. Avevo però la sensazione che fosse concentrato su qualcos'altro (o qualcun altro) e si guardava attorno con fare guardingo. 
     Era strano. Non ricordavo di esser mai stata così vicina a lui. Provavo una sensazione indescrivibile a ballarci insieme, ad abbracciarlo, a vedere come ogni tanto abbassava lo sguardo e mi guardava. Pensai che fosse proprio un peccato che fosse il mio fratellastro scontroso e asociale, ma scacciai nuovamente questi pensieri imbarazzanti dalla mia testa. 
     Al termine della canzone si divincolò da me e andò a sedersi. Lo raggiunsi subito dopo. 
     Il gruppo musicale della scuola si ritirò un attimo e il resto dei nostri compagni smise di ballare e parlare. Il Preside fece il suo ingresso sul palco presentandosi e ringraziandoci di essere così numerosi, diede un colpo di tosse e annunciò, creando una gran suspance, gli eletti.
     «Il titolo di Re e Reginetta del Ballo di Primavera della Salem High School vanno a...Heric William Browning e Madeline Cornelia Francis. Prego, avvicinatevi!»
     Mi voltai verso il palco incuriosita. Fu soprattutto un diversivo per distogliere lo sguardo da quello di Jeremy che mi fissava in modo strano.
     «Ecco il tuo ragazzo misterioso» bofonchiò. Aveva ragione: era quello il ragazzo che prima stavo scrutando dall'altra parte della palestra. 
     Rimasi imbambolata ad ammirarlo con occhi sgranati: era il ragazzo più bello di tutto il liceo di Salem! Neanche a paragone con Nicholas o con Tyler. Non saprei dire se fosse solo una mia impressione o un bel sogno, ma notai che Heric, dal palco, mi osservava mentre il Preside gli poggiava la corona da Re del Ballo sulla testa.
     «Andiamo ora. L’hai rivisto e sai pure come si chiama potrai tranquillamente stalkerarlo domani su Facebook.»
     «Avete visto che schianto quel tipo!?» esultò la mia sorellastra venendo verso di noi, da sola.
     «Sei arrivata tardi, Ashley cara. Meredith se l'è già accalappiato
     Ashley fece un'espressione contrariata come se fingesse di non aver capito e raggiunse Nicholas che stava chiacchierando con un gruppo di ragazzi.
    «
Comunque non è tutta questa gran bellezza quel tipo» borbottò Jeremy.
    «E tu che ne capisci di bellezze maschili? Non sarai davvero gay?»
    «Smettila con queste insinuazioni!» 
     Tutto scocciato si alzò dalla sedia e si diresse sulla pista. Nel mentre la band aveva ripreso a suonare e molti nostri compagni avevano ripreso a ballare. Io fissavo Jeremy allontanarsi e mescolarsi tra la folla avvicinandosi poi a una ragazza minuta e bassottina.
    «Alexis?- pensai ad alta voce -ma che diamine?!» 
     Jeremy si voltò verso di me con sguardo esaltato inarcando le sopracciglia e, cingendo con il braccio la sottile vita di Alexis, sussurrandole qualcosa all'orecchio. Cominciarono a ballare e lui a strinse a sé baciandola con foga, facendo ben attenzione che io assistetti alla scena. Ero incredula, basita, attonita, sconvolta! Mille pensieri mi passarono per la testa in quel momento, chissà che cavolo voleva dimostrarmi facendo una cosa del genere. Dopo essersi staccati tornarono a ballare con in sottofondo una ballata di Otis Redding.
     Ogni tanto Jeremy mi osservava con aria compiaciuta come se mi avesse impartito una lezione di vita. Nel mentre che mi accingevo a sedermi per finire il mio punch notai che il Re del Ballo si stava dirigendo verso di me. Io gli sorrisi pensando che mi stesse realmente venendo incontro ma Jeremy prontamente mollò Alexis da sola sulla pista e mi raggiunse intimandomi che era arrivata l'ora di andarcene.
     «Che cosa? Io voglio restare!»
     «È tardi. Vieni andiamo via, non si discute!» 
     Heric, il bellissimo ragazzo di cui sapevo solo nome e cognome, rimase fermo con un'espressione incredula sulla faccia mentre Jeremy mi trascinava per il braccio fino alla nostra auto lanciandogli un'occhiata rabbiosa di sfida. Forse prima non stavo sognando ed Heric realmente stava cercando il mio sguardo tra la folla lì su dal palco, o forse mi ero immaginata che si stesse dirigendo verso di me.
    Ero così arrabbiata che avevo voglia di picchiare Jeremy! E meno male che poco prima si era scusato per il suo atteggiamento irriverente. 
    «Mi spieghi che ti è preso?»
    «Quel tipo, il Re, non mi piace. Non voglio che ci parli» mi ammonì con tono intimidatorio.
    «E chi sei mio padre?»
    Non rispose. 
    Non parlammo più durante tutto il tragitto di ritorno ed 
a mezzanotte eravamo già arrivati a casa.
    «Hey! Non sbattere la portiera!» mi sussurrò innervosito non appena scesi dall'auto.
    «Sei uno stronzo, lo sai vero?» 
    Jeremy mi fissò con aria beffarda mandandomi a quel paese mentre salivo le scale.
    «Sappi che domani dobbiamo parlare. Buonanotte» alle mie parole lui mi superò su per le scale e, borbottando qualcosa di incomprensibile, chiuse la porta della sua stanza.
    Ero a dir poco furiosa e non capivo il motivo di questo suo cambiamento di personalità. Poteva davvero una città rendere ancora più ostile una persona? Oppure soffriva semplicemente di bipolarità?
    Mi lavai per bene la faccia per toglier via tutto quel trucco a cui non ero abituata, relegai il mio vestito del ballo in fondo all'armadio e sfilai ilcorsage che mi aveva regalato Jeremy per l'occasione chiudendolo in un cassetto insieme ad altre vecchie cianfrusaglie.
    Non sarei mai più andata ad un ballo in vita mia.
 




Angolo autrice.
*Corsage: braccialetto floreale usato nelle occasioni speciali quali matrimoni o feste.
*Balli Scolastici Americani: ho trovato qui le informazioni relative ai balli scolastici in America.

Se vi state chiedendo del perché Jeremy si comporti così e chi sia il ragazzo misterioso, beh...proseguite con la lettura xD
A presto (:
   
 
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