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Autore: jarmione    29/08/2016    2 recensioni
Bonnie Barstow è sparita, sparita nel nulla e nessuno sembra stupirsene.
Michael non si dà pace e si è ormai rassegnato alla vita monotona e solitaria.
È scontroso e diffidente ma qualcosa...o meglio...qualcuno, riaccende in lui la speranza.
Ma le cose non saranno facili, perchè c'è gente che vuole vendicarsi e Michael avrà il suo bel da fare per restare vivo e proteggere chi ama.
INTRO VARIATA IL 20/06/2016
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Knight family '
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Nuovo capitolo! Spero vi piaccia e...preparate i fazzoletti, io mi sono pentita e...meglio se sparisco


 

"Michael smettila!" La sua voce era ferma ma il sorriso che aleggiava sulle sua labbra lasciava intendere che non gli dispiacesse.
"Oh mi scusi signorina, sa sono un po accecato e devo aver sbagliato a toccare" rise lui
"Un po' troppo accecato" si arrese Bonnie "la mia mano era un po più a destra"
"Io ho trovato di meglio al centro" gli diede un lieve pizzico alle natiche, facendola sobbalzare
"Sei uno stupido" e si voltò, baciandolo con dolcezza "e adesso al lavoro
"Agli ordini signora" e, salito su KITT, dopo l'ultimo bacio al volo, partì per la sua missione.
Aveva uno strano sorriso sulle labbra.
"I miei sensori rilevano un battito cardiaco accellerato"
"Ebbene sì mio caro KITT"
"Ed è normale?"
"Si lo è, si chiama amore"
Silenzio "E cosa si sente?"
Altro silenzio "Ci si sente liberi"

*****

Per tutto il viaggio, Michael ebbe continui tuffi al cuore e lo stomaco che gorgogliava, non per niente aveva impostato il pilota automatico e avrebbe fatto fare tutto a KITT.
Si sentiva incatenato ad uno scoglio con l'acqua che saliva lentamente.
Non sentiva neanche il dolore delle botte appena ricevute, sentiva solo una sensazione strana.
Non poteva crederci, dopo quasi undici anni, perché?
Perché farsi sentire solo adesso? Perché convocarlo adesso?
Un pensiero gli passò per la mente, Amy gli aveva detto che era malata.
Senti gli occhi inumidirsi, Bonnie se ne stava andando.
Se ne andava e lo lasciava definitivamente solo a prendersi cura di Amy.
Ma che cosa le avrebbe potuto garantire? Lui era sempre in giro per lavoro e viveva alla fondazione.
Che vita avrebbe fatto? Affidata ad altro mentre lui la vedeva si e no ogni tanto? 
Comunque in quel momento era talmente confuso e vigliacco da non rendersi conto che tutto ciò che pensava non si sarebbe mai avverato.
Per prima cosa, Amy era con Garth e non con lui e in secondo luogo...Bonnie non ci sarebbe stata.
Non avrebbe più potuto abbracciarla, baciarla, poter sentire quel profumo di gelsomino e fragoline che emanava ogni volta che gli passava di fianco.
KITT non avrebbe più avuto nessuno che lo riparasse come si deve.
Michael non avrebbe avuto più nessuno da amare.
Quante donne lo avevano baciato e quante ne aveva portate a letto, ma Bonnie era unica e nulla avrebbe potuto colmare il vuoto che gli aveva lasciato e che lascerà dopo l'incontro.
I suoi capelli e i suoi occhi da cerbiatto impaurito, che però sapeva gestire ogni situazione nella calma e nella pazienza più totale.
Quando lui aveva sofferto, quando KITT era finito nell'acido, lei lo aveva fatto tranquillizzare e aveva preso in mano la situazione gestendola con destrezza nonostante anche lei si sentisse distrutta e sul punto di una crisi.
KITT guidò ad una velocità massima con tanto di turbo boost e nel giro di sera erano arrivati da Devon, che li attendeva fuori dall'ospedale.
"Michael" lo accolse "la bambina?"
"Dov'è?"
"Rispondimi!" Ribattè Devon quasi urlando "dov'è la bambina?"
"E al sicuro, va bene?!" Sbottó Michael.
Le persone che passavano si voltavano a guardarli.
"Michael che cosa hai fatto?"
"Ho risposto alla tua domanda e adesso dimmi dov'è Bonnie!"
"Michael..."
Ma Michael non lo lasciò finire ed entrò in ospedale con passo deciso, avvicinandosi al bancone della reception.
Era già abbastanza difficile sapere che la sua unica figlia era nelle mani del maniaco omicida Garth Knight, se poi Devon faceva di tutto per mettergli i bastoni fra le ruote non gli andava più bene.
Non aveva un minimo di ritegno, non gli bastava aver nascosto a Michael la verità insieme a KITT, voleva vederlo impazzire.
Gli avevano provato di stare vicino a Bonnie, gli avevano privato di assistere alla nascita di Amy, di vederla crescere.
Di poterla stringere fra le sue braccia e dirle -Il tuo papà è qui, non temere-
Gli hanno tolto undici anni della sua vita e nessuno glieli potrà restituire.
"Desidera?" Chiese una giovane dottoressa che, nonostante l'aria poco amichevole di Michael, sorrise cercando di dimostrarsi il più disponibile possibile.
"La stanza di Bonnie Barstow per favore" cercó di riprendere fiato
"Lei è il signor...?"
-Cristo santo anche questa ci si mette? Dimmi la stanza e basta!- "Michael Knight"
"Oh signor Knight, la stavamo aspettando, ci era stato detto del suo arrivo"
-Ecco brava, adesso dimmi la stanza o questo bancone finisce fuori dalla finestra-
La dottoressa cercó nell'elenco "Trasferita stamattina nella stanza 394, in fondo al corridoio, sopra le scale a destra" poi lo guardò e assunse in aria desolata "non le rimane molto, non l'affatichi"
L'ultima frase non la senti nemmeno, fece la strada indicatogli e le scale a due a due.
Giunto nel corridoio iniziò a scorrere le stanze fino anche non la trovò.
Ebbe ennesimi tuffi al cuore e avrebbe voluto solo sprofondare nelle viscere della terra.
In quel momento rutta la rabbia che provava nei confronti di Devon, di KITT e anche un po di Bonnie, sparì.
Sparì del tutto dopo che un altro pensiero gli balenó nella testa.
Ma lui, aveva mai fatto qualcosa per cercarla?
Aveva mai provato a mettersi in contatto o fare una ricerca personale per ritrovarla?"
Non aveva fatto niente e si sentiva così idiota che si chiese con che faccia si poteva presentare da lei.
Fece un respiro profondo e cerco di rilassarsi poi afferrò la maniglia ed entrò.
Venne accolto da un profumo di gelsomini e fragoline, il profumo di Bonnie, dal bip del macchinario che segnava i battiti cardiaci...e infine dalla visione di lei, della sua amata Bonnie.
Era sdraiata sul letto, la testa rivolta verso la finestra a guardare le poche stelle che erano apparse.
I capelli castani che gli ricadevano lungo il cuscino.
Non sembrava neanche stare male, era così bella, così unica.
Bonnie voltò lentamente la testa e quando vide Michael alcune lacrime scesero lungo le guance.
Mostrava i segni della malattia in maniera pesante e aveva due occhiaie che sembrava non dormire da giorni.
Ma a Michael andava bene lo stesso e gli sorrise, gli sorrise come non faceva da anni.
Sorrise alla sua amata e si commosse, cercando di non darlo a vedere.
"Ciao Bonnie"
"Michael...oh Michael"
Subito lui si avvicinò e prese la sua mano, stringendola delicatamente e baciandogliela.
"Sei qui"
"Non potevo non venire" tremava, le sue mani erano un movimento unico e non solo sentiva un amore immenso per lei, ma era entrato con la consapevolezza di non vederla mai più.
"Amy? Lei dov'è?"
"Sta bene" mentì "è già alla fondazione" che altro poteva dirle? -Ho lasciato nostra figlia a Garth come un deficente-?
Non voleva farla stare peggio di quello che già era.
"Meno male...non voglio che mi veda così"
Gli era andata bene ma chissà Amy come si sarebbe sentita.
"Devon è già stato qui?"
"È da stamattina che è qui" ebbe dei colpi di tosse
"Non sei cambiato" gli disse lei con un filo di voce, accarezzandogli il volto con la mano libera.
"Tu invece sei stupenda" e lo era, era la visione più bella degli ultimi undici anni.
Il suo angelo.
"Non essere stupido" sorrise lei "sembro un panda"
"Un bellissimo panda allora"
Bonnie rise, tra un colpo di tosse e l'altro "Se solo tu sapessi quanto mi sei mancato"
"Mi sei mancata anche tu Bonnie" deglutì, ricacciando indietro il groppo alla gola.
"KITT? Lui come sta?"
"Sta bene, aspetta" maneggió con l'orologio "KITT, riesci a sentirmi?"
"Forte e chiaro Michael"
"Qualcuno vuole sentirti" avvicinò il polso a Bonnie 
"Ciao KITT" sorrise lei, avrebbe tanto voluto vederlo, ma la voce le bastava
"Bonnie!" Esclamò KITT "che piacere risentirti"
"Oh KITT, non sai quanto mi sei mancato anche tu" era felice, Bonnie finalmente era felice "ti trattano bene?"
"Certo..."
"Sicuro?"
Silenzio "Michael mi ha preso a pugni la carrozzeria"
Bonnie guardò Michael, che fece l'innocente
"Oh povero KITT"
"Va bene, KITT, mi hai messo nei guai abbastanza" cercó di non ridere "ci sentiamo dopo"
"Ok, ma non è finita qui" rispose "ciao Bonnie"
"Ciao KITT" e la comunicazione si chiuse.
"Che gli hai fatto?"
"È una storia lunga, prima o poi te la racconterò" sapeva che non avrebbe mai potuto dirgliela, ma voleva incuterle speranza.
Solo che lei sembrava di tutt'altra opinione
"Lo sai...che non durerò abbastanza per ascoltarla"
E li, Michael, non ebbe il coraggio di aggiungere altro.
"Mi dispiace Michael" disse dopo un po' Bonnie "...mi dispiace" iniziò a lacrimare
"No" prese un fazzoletto e gliele asciugò "no Bonnie, non dispiacerti, io non ho fatto nulla per aiutarti e capirti, sono io che devo dispiacermi"
"No ascoltami" lo fermò lei "ti ho tenuto nascosto il mio problema, Amy...ti ho tenuto nascosto il frutto della nostra unione come una stupida...per paura...paura che tu non l'accettassi o che..." Ci furono colpi di tosse violenti
"Shh" le accarezzò i capelli "piano" le baciò la fronte, respirando a fondo il profumo della sua amata.
Aveva paura che non accettasse la bambina.
La colpa era sua e del suo spirito libero, Bonnie pensava sicuramente a questo quando se n'era andata.
Lui non aveva fatto nulla nemmeno per farle capire che faceva sul serio, aveva pensato più volte di chiederle di sposarlo, ma non aveva detto niente e se ne pentiva amaramente.
Poi la guardò negli occhi ed entrambi ebbero lo stesso pensiero.
Michael si avvicinò e la baciò con dolcezza.
Piano, assaporando ogni istante di quel bacio che, entrambi, avevano sospirato e agognato fino a quel momento.
Era magico, unico, Michael ebbe una visione degli anni felici che avrebbe potuto passare con lei.
Avrebbero avuto una casa, lui si sarebbe cercato un lavoro normale.
I natali e le feste, Amy che cresceva e giocava nel giardino di casa e, perché no, magari anche un mini Michael.
Una bella famiglia felice.
Una famiglia che non sarebbero mai stati.
"Michael, voglio che mi prometti una cosa"
"Qualunque cosa" e qualunque cosa lei le avrebbe chiesto, lui avrebbe eseguito anche se fosse dovuto andare in capo al mondo.
"Proteggi Amy" disse tossendo "proteggila da Garth...la sta cercando...non fare..."
Michael volle morire.
Chi glielo dice, adesso, che Amy era già nelle mani di quel farabutto?
Si sentiva male...molto male.
Avrebbe salvato Amy, avrebbe portato sua figlia alla fondazione e l'avrebbe protetta per sempre.
Si sentiva un verme.
"Non temere Bonnie" disse, sempre accarezzandole i capelli "penserò io ad Amy" le bacio ancora la fronte "comunque complimenti, hai fatto un bel lavoro, assomiglia a te tantissimo"
"Ma ha la testa di suo padre...ed è questo che mi preoccupa"
"Non sono poi così testardo"
"Ho molto da ridire" disse "almeno posso dire...di averti rivisto...un ultima volta" ancora e la tosse era sempre più violenta "Michael..." Strinse la mano di lui in maniera convulsiva "Michael"
"Bonnie" gliela strinse "stai calma, chiamo un infermiera"
"No!" Lo fermò "no...Michael..." Lo guardò negli occhi "ti amo Michael...Michael..." Ci fu silenzio e, lentamente, la mano di Bonnie scivolò giù, colpendo il materasso...senza muoversi.
"Bonnie?...Bonnie!" La scrollò lievemente per le spalle, accorgendosi solo in quel momento del bip prolungato della macchina segna battiti.
"No no no, Bonnie!" Tento di rianimarla "Bonnie, ti scongiuro non lasciarmi così, Bonnie!"
Entrarono di corsa alcuni infermieri, richiamati dalla macchina dei battiti che era collegata ai loro cerca persone.
"Signor Knight esca per favore"
"Che cosa le fate? Bonnie!" Vide gli altri armeggiare con il corpo della donna, tentare la rianimazione.
Anche se l'avevano dichiarata ormai alla fine, tentavano lo stesso di darle ancora qualche istante di vita.
Ma niente.
"Non c'è più nulla da fare"
Michael sentì le gambe pesanti ed uscì di corsa dalla stanza, saltando gli scalini e superando Devon, che stava in sala d'attesa.
Sali immediatamente su KITT e mise in moto guidando a tutta velocità e ignorando i richiami di KITT per farlo fermare.
Giunto al di fuori della città, dove stava una piccola spiaggia isolata e dove non c'era nessuno, scese dalla macchina e andò verso la riva.
Lanció un urlo che fece tremare la carrozzeria di KITT e infine si lasciò andare.
Per la prima volta, dopo anni, Michael mostró tutta la sua debolezza, il suo rancore e la sua voglia di distruggere tutto ciò che lo circondava.
Michael, dopo anni, pianse.
  
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