Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: Valerie Leyl Alekxandre    29/08/2016    2 recensioni
Piccola minilong scritta in un momento di noia solo per poter regalare qualche sorriso a chiunque venisse voglia di passare a dare un'occhiata:3
Buona lettura!
-🌟-
Se dovessi descrivere in poche parole gli uomini, non me ne basterebbero neanche cento per poter esprimere il mio più totale disappunto sulla loro esistenza. Se non fosse che per procreare servirebbe il loro contributo, mi chiederei che scopo abbiano nella loro vita.
Ah già, vero. Il loro è quello di rovinarla a noi povere donne.
Come faccio a dirlo?
Semplice. Sono stata mollata ancor prima di giungere davanti al prete, nel mio bellissimo abitino rosa da sposa a Las Vegas, dopo la fantomatica fuga d'amore, dopo le speranze costruite, dopo avermi fatto innamorare facendomi credere che qualcosa di bello nella mia vita ci fosse, oltre che i buoni sconto per il supermercato.
A questo punto, dopo l'umiliazione subita, credo nessuno riuscirà più a farmi cambiare idea, perché l'amore, per Lucy Heartphilia, rimarrà per sempre un brutto ricordo. O forse no?

-🌟-
I hope you enjoy it!
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Io contro di te
3. Io, la bambolina in trappola.

*°*°*

Con il cuore a battermi nervoso nel petto e le dita che continuavano a tamburellare sul bancone di legno, il mio sguardo continuava a vagare tra la gente. Tutto per colpa di un malinteso. Un malinteso architettato. Uno scherzo che voleva essere a fin di bene, ma che alla fine mi aveva gettato nel panico più totale.

E perché? Perché naturalmente la mia migliore amica voleva rimettermi sul mercato, stanca di vedermi con il cuore di ghiaccio ormai anche a casa, dopo quel fatidico giorno. Credeva sul serio che uscire con quel tipo mi avrebbe fatto bene? E poi per cosa? A malapena mi ero ricordata di lui dopo la sbronza epocale che mi ero presa...

 

Il mal di testa che mi affiorò spaccandomi il cranio mi svegliò. Avevo la gola irritata e la bocca contaminata dal sapore disgustoso del vomito post-sbronza.

Ah, vero: il matrimonio.

Violento, il ricordo di quello che sarebbe dovuto essere il giorno più bello della mia vita invece che il peggiore, tornò peggiorando la mia condizione, già piuttosto disperata, dovetti ammettere.

Mi coprii il viso con un braccio lasciando andare un sospiro tremolante.

Non mi sembra ancora vero. È davvero tutto finito... Prima di cominciare.

Chiusi gli occhi per poter trattenere le lacrime: non volevo aumentare il mal di testa già di per sé apocalittico e poi... avevo l'idea che non avessi fatto altro che piangere e disperarmi per tutta la notte, probabilmente davanti a tanti bicchieri dato il pietoso stato in cui ero ridotta.

Ho bisogno di un aspirina. Subito.

Mi sedetti lentamente e barcollando, cercando nel frattempo di ricordare come avevo fatto a finire a casa di Cana, soprattutto nelle ipotetiche condizioni in cui sicuramente mi trovavo la notte prima: io sola all'altare, il prete che mi guardava dispiaciuto, io che cadevo a terra in ginocchio a piangere per non so quanto, io che mi alzavo cominciando a vagare per le strade di Las Vegas, per poi cominciare a bere e poi... poof! Nero, nero, nero, maiale etrusco, nero, nero, occhi verdi, vomito, nero, nero, nero e infine io qui a casa di Cana.

Aspetta... maiale etrusco?

Scossi la testa.

Che cosa diamine ho fatto la scorsa notte?

Non feci in tempo a riprovare a ricordare, che qualcuno si lanciò contro il divano.

<< Piccola, come ti senti? >>

<< Uno schifo >> risposi semplicemente, lasciandomi andare contro la sua spalla, come se appoggiarmi a qualcun altro mi permettesse di sentir meno il peso che mi stava gravando sul petto << Dimmi, come ho fatto ad arrivare fino a qui? Il mio ultimo ricordo è di me a Las Vegas, ubriaca >> chiesi, sospirando nel tentativo di accantonare per qualche attimo in un angolo remoto di me stessa tutto ciò che era accaduto e tutte le sue conseguenze. Non avevo la minima voglia di fare un'altra scenata davanti a qualcuno.

Un'altra? L'ho già fatto?

Ma la mia domanda interiore non ebbe risposta poiché ciò che mi disse Cana mi ricatturò nella realtà.

<< Se devo essere sincera sono rimasta stupita da te, stamattina >> mi confessò chinandosi un attimo ai piedi del divano per prendere la birra che aveva appoggiato prima di buttarsi sul divano.

<< Come mai? >>

<< Oh, beh >> mi disse prima di scolare qualche sorso << Ti sei fatta accompagnare da un bel tipo >> mi rivelò guardandomi con un'espressione indecifrabile.

Cosa?!

Un flash. E un ricordo confuso ritornò al suo posto facendomi sgranare gli occhi.

<< Oh mio Dio >>

<< Cosa? >>

Ma non l'ascoltai, mi alzai in piedi di scatto ignorando la vertigine per poter mettere le mani tra i due seni, ma non trovai nulla tranne che, appunto, le mie tette.

<< Dov'è? >> mi dissi disperata mentre mi alzavo la gonna e scrollarla, ignorando il fischio di apprezzamento di Cana.

Sempre la solita.

Scossi la testa per poi lanciarmi sul divano, forse mentre dormivo mi era caduto. La mia ipotesi si rivelò esatta poiché tra cuscini e coperte avvistai quel pezzo di carta. Lo presi e mi sedetti mentre sentivo la presenza di Cana venirmi addosso, incuriosita da ciò che tenevo in mano.

<< È lui il tipo che ti ha accompagnata? >> mi chiese leggendo quel nome scritto di fianco a un numero di telefono.

Non le risposi, troppo presa a osservare quel biglietto mentre mi incidevo quelle cinque lettere nella mente, stimolando la mia misera memoria.

Perché sì, la tipa qui di fianco mi ha attaccato l'Alzheimer oltre che l'analfabetismo per cellulari -sì, sono impedita a scrivere messaggi oltre che a dimenticare cosa stavo dicendo qualche attimo prima nel bel mezzo di una conversazione-.

Corrugai la fronte avvicinando le sopracciglia. Perché mi sembrava di aver fatto una grandissima cazzata? Non lo sapevo, ma più fissavo quelle cifre e quel nome, più la mia mente si svuotava. Non riuscivo proprio a ricordare perché avessi il numero di telefono di un uomo, soprattutto dopo quello che era successo il giorno prima...

Un'ombra mi attraversò il viso mentre sentivo gli occhi tornare a pizzicare.

Eppure mi sembrava famigliare, quel nome.

<< Ti ha detto qualcosa? >> chiesi. Dovevo esserne sicura.

<< Di che tipo scusa? Sai erano quasi le sei, non puoi pretendere che fossi fresca come una rosa. Mi hai colta impreparata e mezza rincoglionita, eh >>

Sbuffai << E che ne so, fai uno sforzo >>

<< Sì è presentato qui con te che non facevi altro che innaffiare il mio povero giardino, che schifo... >>

<< Fin qui lo avevo capito anch'io >>

<< Zitta, fammi concentrare >> mi fermò posando la bottiglia prima di chiudere gli occhi e pensarci << Mi ha chiesto se ti conoscevo e se sapevo perché eri a Las Vegas. Ah! E credo che non sapesse nemmeno come ti chiamavi dato che quando ti ho vista ti ho chiamata col tuo nome credo di aver capito fosse rimasto sorpreso >>

<< Non capisco. Uno sconosciuto mi ha accompagnata fino qui a Los Angeles, a casa tua? E perché mai? >>

<< Cazzo ne so, lo hai conosciuto tu! >>

<< Ma se non mi ricordo nemmeno che faccia aveva! >>

<< Strano, anche perché mi sembrava abbastanza carino, nonostante i capelli rosa >>

<< Aveva i capelli rosa? >>

<< Oh sì, ho rischiato di ridergli in faccia per questo. Piccola, sai come sono, non posso vedere certe cose >> rise dandomi una gomitata amichevole.

<< Certo che lo so >> sospirai sorridendo per poi lasciarmi andare contro il divano portando intanto lo sguardo al soffitto e facendo si che il silenzio tornasse a governare il salottino.

Eccolo, di nuovo lì. Il dolore.

<< Mi avevi avvisata >> mi scappò dalle labbra in sussurro.

Quanto potevo rimanere ancora senza i miei soliti sfoghi con Cana? Per molto poco. Perché io vivevo di confessioni, manco fossi una bigotta che va in chiesa tre volte al giorno in confessionale. Io ero fatta semplicemente di sincerità. Certo, non verso tutti, però non riuscivo a tenere tutto dentro, soprattutto cose che riguardavano me, i problemi, i dubbi, i pensieri. Tutto. Ero una persona che aveva bisogno costantemente di una presenza in grado di ascoltarmi; non che ne andassi fiera, però era un modo per rendere più sicura quella parte di me che difficilmente mostravo in giro.

Non sono una che si fida facilmente. Ammisi.

<< Vieni qui >>

Non me lo feci ripetere una seconda volta e mi ritrovai subito tra le braccia della persona che più avevo vicino, coccolata dal suo affetto e dalla sua presenza.

Non seppi perché, ma mi sembrò di rivivere un flashback.

<< Non potevi vederlo, eri troppo innamorata per capirlo >>

<< Lo sono ancora, non posso dimenticarlo nel giro di poche ore >>

<< Però potresti provarci invece di ridurti ad uno straccio come questa notte. Mi hai fatto preoccupare >> mi confidò sospirando << Sei stata un'incosciente, potevi almeno chiamarmi oppure raggiungermi subito qui. È stato pericoloso ciò che hai fatto e la cosa che più mi fa incazzare è che se non fosse stato per quel tizio chissà dove saresti a quest'ora! Lucy! Capisco che sei rimasta delusa con il cuore spezzato, ma questo non ti da una valida motivazione per metterti in pericolo >>

Ecco mamma chioccia che comincia la lavata di capo, ma ha ragione.

<< Scusa, e comunque ero venuta con lui, sai che l'auto è in officina >>

La sentii sbuffare.

<< La prossima volta chiamami, almeno saremo in due e non tu da sola, dopotutto tra di noi sono io quella con la pistola >> ammiccò alla divisa che indossava, perché sì, strano a dirsi, ma Cana era davvero un agente, seppur un po' stramba data la sua fissazione per gli alcolici.

Ancora non riesco a capire come ha fatto ad arruolarsi.

<< Non credo ci sarà una seconda volta. Non voglio più avere a che fare con gli uomini >> dissi staccandomi riprendendo a massaggiarmi la testa.

<< Vuol dire che comincerai a prendermi in considerazione? >> il tono con cui me lo chiese mi fece scappare una lieve risata.

Eccola. Sempre all'attacco lei.

<< Per ora niente amore nella mia vita >>

<< Cosa, cosa, cosa? La regina del romanticismo che dice no all'amore? >> chiese sbigottita, allontanandosi da me fintamente folgorata << Dici sul serio? >> chiese di nuovo, stavolta più seria.

<< Sì >> mi alzai dirigendomi in bagno in cerca di qualcosa per il mal di testa << Non voglio più cadere nella stessa trappola, meglio prevenire che curare >>

<< La stai sparando grossa. Non puoi chiudere in un cassetto i sentimenti, prima o poi ti innamorerai di nuovo e non potrai farci nulla >>

Andai in cucina con l'aspirina in cerca di acqua << Invece posso >> dissi, alzando la voce per farmi sentire.

<< Bambolina, non ci riuscirai con la tua testardaggine, non è una cosa che si può comandare. Guarda me! Ti vengo dietro da anni ormai anche se la cosa non è ricambiata! >> urlò girandosi e poggiando il braccio sopra lo schienale quando tornai in salotto.

Mi bloccai quasi subito, finendo a non strozzarmi con l'acqua per poco.

<< Cos'hai detto? >> chiesi con voce rauca dopo essermi data qualche colpo al petto.

<< Oh avanti, non fare quella che cade giù dal pero, lo sapevi già >>

<< Non intendo te! Prima! Cos'hai detto? >>

Ci pensò su qualche attimo << Che al cuor non si comanda? >> rispose, inarcando un sopracciglio.

<< No, ancora prima >>

<< Che sei testarda? >>

<< No >> esasperai << Come mi hai chiamata >>

<< Bambolina? >>

<< Sì! Da quand'è che hai cominciato a chiamarmi in quel modo? >>

<< Beh, quel tipo di stamattina ti chiamava così >>

<< Quando ti avevo chiesto se aveva detto qualcosa, intendevo questo! >> esclamai poggiando il bicchiere sul tavolo, sconvolta.

<< Dovevi essere più chiara, mica leggo nel pensiero! >>

Ma a quel punto ero troppo presa dai miei pensieri, troppo sconvolta nell'aver scoperto che era successo per davvero.

Oddio. Allora è stato lui... no, no, no! Non è stato un sogno vago. Oh mio dio, ci ha davvero provato con me e dato che ora sono qui, gli ho pure detto l'indirizzo di casa di Cana. Ma come ho fatto a ridurmi così?! Non dirmi che mi sono sfogata davvero con uno sconosciuto... e se mi avesse fatto qualcosa? Oddio, ha ragione Cana, che incosciente che...!

<< Ehi, sei sbiancata >> mi fece notare e non potei far altro che indirizzare il mio sguardo sgranato su di lei, facendole comprendere il mio stato di shock.

<< Cana, sono nella merda >>

<< Perché? >>

Le spiegai grossomodo ciò che mi era successo, memoria permettendo -perché non ricordavo tutto, quindi andai anche ad intuito e forse inventando qualcosina, però il succo rimaneva comunque lo stesso, credo-.

<< Solo perché avete flirtato, non credo ti sia cacciata nei guai, eh. Dopotutto non stavi tradendo nessuno, sei single ora >>

<< Grazie per aver rincarato la dose >>

<< Scusa, però ho ragione. E poi d'aspetto mi sembrava un bel partito >>

<< Cana >> la richiamai accasciandomi sullo schienale da dietro il divano.

<< Ok. Va bene >> alzò le mani arrendendosi << Quindi ora che intenzione hai di fare? >>

Dai miei non ci sarei più tornata: tornare equivaleva subire un ulteriore umiliazione perché da quel momento mi avrebbero vista fino alla morte come una bambina immatura e ingenua.

E no, non ci tengo.

 

Fu così quindi che mi ritrovai nuovamente coinquilina della mia migliore amica -quando andavamo al college ci era capitato di condividere la stanza e beh, venni a conoscenza così anche del suo orientamento sessuale e devo dire che inizialmente lo trovai bizzarro, ma quando me lo confessò, anche se qualche sospetto già lo avevo, avevamo ormai stretto un buon legame, quindi non ci volle molto tempo affinché metabolizzassi la cosa. Dopotutto Cana rimaneva comunque Cana. Saperlo non l'aveva resa una persona totalmente diversa, anzi, così si spiegavano molto meglio certi suoi atteggiamenti... nei miei riguardi-.

Nonostante la depressione e la voglia disperata di stare davanti a una tv tra le coperte a mangiare il gelato, Cana era riuscita a destarmi quel poco che bastava per costringermi dopo un paio di settimane a tornare a lavorare e farmi riprendere la vita in mano.

<< Insomma! Tu non sei così! Che fine ha fatto la Lucy spacca-culi che ho conosciuto anni fa? >> Non che fossi tutto questo gran che, ma avevo avuto una vita abbastanza movimentata al college. Però furono quelle parole a svegliarmi dallo stato comatoso in cui mi aveva catapultato il matrimonio fallito.

Sospirai.

Tutto ciò ancora non spiegava il motivo per cui fossi lì, di sera, in un locale per di più in anticipo ad una specie di appuntamento.
 

Qualche tempo dopo essermi finalmente risistemata la testa sulle spalle, qualcuno aveva avuto la brillante idea di comporre un messaggio con il mio telefono indirizzato all'uomo che mi aveva riaccompagnato a casa, e poi cancellarlo per non farmelo notare subito.

<< Cosa diamine hai fatto?! >> le urlai contro quando, tornando dal lavoro, in risposta mi arrivò un messaggio da un certo "Natsu", un numero che sicuramente io non avevo memorizzato ma che purtroppo mi era famigliare.

Era quasi ora di cena, e a momenti Cana avrebbe iniziato il turno di notte. Perciò la trovai già pronta davanti alla tv con la sua solita bottiglia tra le mani e ogni volta non riuscivo a fare a meno di continuarmi a fare la stessa domanda.

Inizialmente non si voltò a guardarmi, ma potei percepire con il mio settimo senso il sorrisino che le si era dipinto sul volto a quel mio urlo iracondo.

<< Quante volte dovrò ripetertelo? Non leggo nel pensiero >> cantilenò ridacchiando.

<< Cosa significa: Certo baby, dimmi quando?! >>

<< Oh, allora ha risposto >> solo a quel puntò osò voltarsi e guardarmi con un espressione contenta e allo stesso tempo sorpresa.

<< E a cosa avrebbe risposto? >> chiesi distrutta sedendomi su una sedia lasciando cadere la mia borsa a terra.

Ma cosa devo fare io con te?

<< In breve: gli ho chiesto fingendomi te se ancora gli andava di farti cambiare idea sull'amore >>

<< Tu... cosa? >>

<< Esatto >>

<< Tu scherzi, non lo farò mai. Non uscirò con lui >>

<< Eddai, una prova soltanto, magari ti piacerà pure >>

<< Ma non credo proprio >> dissi tornando a fissare il telefono pronta a disdire tutto << Gli dirò che è stato un malinteso >>

<< Non ci provare! >> l'urlo improvviso di Cana mi spaventò, rischiando quasi di farmi lanciare il telefono per aria, ma non feci in tempo a riprendere da dove avevo intenzione di cominciare che, svelta, quella pazza mi placcò sulla sedia rubandomi il cellulare scatenando così una lotta di sopravvivenza -perché quella ormai era diventata una questione di vita o di morte: mi ero ripromessa di non fare più cazzate simili, soprattutto con gli uomini. Ne sarebbe dipeso della mia sanità mentale, ma soprattutto del mio povero cuore ancora mezzo distrutto-.

Ma cosa potevo fare io, contro un mostro armato di pistola e forza bruta dovuti al suo lavoro? Niente.

Vidi quindi inerme, e consapevole del disastro imminente, premere il tasto "Invio" dopo una rapida digitazione e il mondo sembrò crollarmi addosso.

Brutta stronza...!

<< Tieni, tutto tuo >> mi disse lanciandomi il cellulare per poi dirigersi verso l'uscita << A domattina! >> mi salutò ridendo, ma non la cagai di striscio, intenta a cercare di prendere al volo il mio cellulare. Lo afferrai e subito andai a cercare il messaggio appena inviato.

Non mi bastava che il mondo mi crollasse addosso, ma anche che la terra mi scomparisse da sotto i piedi, perché quella volpe disgraziata mi aveva organizzato un incontro per il giorno dopo non con un uomo qualsiasi, ma con lui. Il barman ficcanaso, Natsu.

 

<< Aspetti da molto? >>

Una voce mi distrasse dai miei pensieri/ricordi e non ci volle molto affinché la riconoscessi. Mi voltai quindi, incontrando quegli occhi scuri e bellissimi tendenti al verde e... mi incantai.

Ok. Ho scoperto di adorare gli occhi verdi. 
Lucy!

<< No... >> farfugliai e, per la prima volta dopo tempo, mi sentii davvero in imbarazzo. La voce se n'era andata con una rapidità tale da cogliermi alla sprovvista quando mi tornò in mente come lo avevo conosciuto.

Che figura di merda.

<< Bene, allora credo che possiamo cominciare? >>

Inarcai un sopracciglio.

<< A fare che? >>

Mi sorrise divertito prima di ordinare da bere << Oggi niente vestito da sposa? >> chiese scavalcando la mia domanda.

Ah. Ah. Divertente. Davvero.

<< Se era un modo per cercare di farmi ridere, sappi che invece è stata la mossa più sbagliata che potessi fare >> risposi, acida.

Ok. Forse ho esagerato, ma cavolo, non ha capito che è un argomento intoccabile quello?

<< Hai ragione, scusa >> sollevò le mani con fare colpevole.

<< E comunque, non ti hanno mai insegnato che rispondere con una domanda è da maleducati? >> ripresi appoggiandomi al bancone per prendere il cocktail che aveva ordinato al posto mio.

<< Touché >> rise e solo in quel momento mi tornò in mente un altro frammento vago di quella serata in cui anch'io ebbi modo di rispondergli con una domanda. E a quel punto mi ritrovai a ridere anch'io.

Wow. Da quand'era che non ridevo senza pensieri in compagnia di qualcuno oltre che di Cana? Impossibile da calcolare.

Lo fissai allora bere in un attimo di distrazione mentre quel pensiero mi attraversava la mente.

Non metterti in testa strane idee, mi disse la coscienza, ma ormai i pensieri ragionevoli stavano scemando sempre di più, lasciandomi nella mente quell'idea che tanto trasgrediva le regole che mi ero autoimposta dopo quel giorno.

Perché no?

È solo una prova, come ha detto Cana. Nient'altro. 
Tanto... non avrebbe vinto lui, giusto? 

*°*°*

Angolo autrice
Buonasera! Eccomi con il nuovo capitolo! 
Contenti? Ho pubblicato in meno di una settimana, ma solo perché da questo momento in poi non so quando aggiornerò. La scuola è vicina e io mi devo rimettere in sesto per affrontarla, purtroppo.
Mi scuso con quelli che attendevano l'aggiornamento de L'albero delle Fate, ma quel capitolo mi sta dando tanti problemi, spero di riuscire a pubblicare il prima possibile.
Ringrazio coloro che hanno letto, recensito (mi scuso ancora una volta per non aver risposto, ma davvero, è difficile dato quanto sono rimasta arretrata e tutti gli impegni) e aggiunto ai preferiti/seguiti/ricordate questa storia! Sono contenta che vi stia piacendo, anche perché mi sto divertendo un sacco a scrivere di una Lucy caratterizzata in questo modo, è come mettere una parte di me in un personaggio che amo molto, con un pizzico molto accentuato di ironia ahah e taaaanto love mano a mano che la cosa si evolverà.

Avevo detto che sarebbe stata una storia di massimo tre capitoli, ma non credo riuscirò. Non capite male, non ho aggiunto nuove idee o altro, è che non immaginavo che i dialoghi avrebbero occupato così tanto spazio! Comunque, nonostante questo imprevisto, vi assicuro che i capitoli saranno meno di 10!
Con questo vi saluto, ho molte cose da fare e se mia madre mi becca al pc mi trucida❤
Un bacione a tutti voi e alla prossima!

Mary

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: Valerie Leyl Alekxandre