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Autore: Evelyn Wright    01/09/2016    3 recensioni
Tutto ebbe inizio durante una convention di Supernatural tenutasi a Roma, la Jus in Bello. Sembrava una convention come tante altre ma parteciparvi era il sogno di una ragazzina che voleva per la prima volta fare qualcosa di pazzo e folle assieme ad un amico conosciuto in rete. Fu l'inizio di una serie di avventure che portarono la giovane ragazza a diventare parte integrante della grande famiglia di SPN ma, come al solito, i guai erano all'orizzonte e la nostra giovane protagonista dovette far fronte ad un amore ostacolato e ad una serie di altri 'inconvenienti' che le cambiarono totalmente la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: arancione
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo27/?

AVVERTENZE: In questo capitolo verranno trattati argomenti più delicati che riguardano determinati ambiti familiari.


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»



 

Jensen rimase al mio fianco per tutta la notte ed i primi raggi dell'alba ci raggiunsero quando eravamo ancora addormentati sul divano, ognuno accucciato all'altro.

Mi sentivo sempre molto protetta e meno sola quando venivo circondata dalle sue braccia ma quella notte non ero riuscita comunque a chiudere occhio o quasi, soprattutto a causa dei recenti avvenimenti che avevano sconvolto la nostra penultima serata sul secondo set di Supernatural.

Quando credevo di essermi finalmente addormentata, infatti, ecco che il mio già precario sonno veniva disturbato da tanti incubi e solo il calore e la presenza rassicurante di Jensen erano riusciti un po' ad alleviare la mia ormai onnipresente paura che mi impediva spesso e volentieri ogni più piccolo passo in avanti.

In cuor mio, tra l'altro, non sapevo ancora se essere felice di essermi finalmente confidata con qualcuno (riguardo ovviamente a quanto accadeva tra le mura di casa dei miei genitori) o se vergognarmi di essere stata così tanto debole da aver aperto bocca.

Insomma, io non avevo mai detto nulla a nessuno ed avevo sempre cercato di cavarmela da sola per proteggere mio padre dai giudizi delle persone ma sapevo molto bene che comunque non stavo affrontando questa situazione nel modo giusto, anche perché avevo diritto anche io ad un po' di conforto, cosa che non sarei mai riuscita ad avere se mi fossi ostinata a rimanere per sempre in silenzio, ma... ma.

Non era un mistero infatti che avessi intenzione di tenere questa storia per me, forse perché ritenevo la reputazione di mio padre molto più importante del resto, soprattutto perché gli volevo molto bene, ma... ma. Ancora una volta non riuscivo a capire cosa fosse giusto fare per me e la mia famiglia e, com'è facile intuire, neanche le mie amiche sapevano molto di questa storia.

Avevo solo detto loro che molto spesso mio padre tornava a casa da lavoro di pessimo umore ed era questo il motivo per cui non le ospitavo quasi mai in casa mia, preferendo andar io da loro o optando per una breve uscita serale, ma a volte qualcosa del mio segreto era comunque venuto fuori, purtroppo.

Ricordavo infatti di aver scritto un messaggio ad una delle mie amiche una di quelle volte in cui mio padre aveva perso le staffe e lei si era preoccupata davvero molto, soprattutto perché non avevo saputo trattenere la mia paura che si era rivelata essere piuttosto evidente anche attraverso i messaggi che ci stavamo scambiando in quel momento... ed alla fine avevo preferito non fare mai più una cosa del genere.

Ero una stupida, probabilmente. Avrei dovuto cercare aiuto molto prima ma non l'avevo mai fatto, forse anche perché non c'era neanche mai stato nessuno che avesse anche solo tentato di fare qualcosa per noi, quindi credevo che a nessuno interessasse aiutarci a priori. Le urla erano difficili da ignorare, no? Sentivamo il russare dei nostri vicini di casa, quindi figuriamoci come sentissero loro le nostre urla anche dalle altre abitazioni!

Eppure nessuno aveva mai fatto niente, neanche quando si sentivano i rumori delle varie cose che mio padre rompeva o delle urla di mia madre quando pregava mio padre di smetterla.

Nessuno aveva mai mosso un dito, anche solo per tentare di calmare le acque. Avevo sempre pregato affinché qualcuno provasse a citofonare anche solo per chiedere se andasse tutto bene, ma nessuno l'aveva mai fatto. Era una domanda del cavolo ma mi sarebbe bastata... ed invece niente.

Non c'era nessuno che ci proteggeva ed io non avevo abbastanza coraggio da chiamare la polizia perché pensavo che mio padre non se lo meritasse. Anche se lui mi spaventava ed anche se ci faceva del male, era innegabile che ci volesse bene quando era calmo e mi sarei sentita in colpa se l'avessi messo nei guai.

Inoltre mia madre sopportava questo suo atteggiamento da ben prima che lo sposasse e non aveva mai avuto davvero intenzione di chiedere aiuto, anche se più volte aveva urlato che se ne sarebbe andata di casa, quindi se non chiamava lei la polizia, potevo arrogarmi io il diritto di farlo?

E lo stesso pensiero probabilmente ce lo dovevano avere anche i miei vicini di casa perché ero certa che queste domande se le facessero anche loro.

Forse non pensavano che la situazione fosse così grave se nessuno di noi agiva in modo drastico, no? E forse era davvero così... forse non era così grave. Forse stavamo esagerando tutti. O forse non sapevamo semplicemente come comportarci e finivamo col fare del nostro peggio... io per prima nascondendomi in camera, affrontando attacchi di panico su attacchi di panico ed ignorando cosa fosse meglio per me stessa. Quindi, in sostanza, non capivo.

Non ero sicura di cosa fosse giusto fare e cosa invece fosse sbagliato. E non sapevo se fosse stato giusto rivelare tutto questo a Jensen o se invece avessi fatto meglio a starmene in silenzio. Così come non sapevo se il mio passato sarebbe stato diverso se avessi avuto il coraggio di raccontare molto prima questa storia a qualcuno e se questa consapevolezza mi avesse portata invece ad affrontare la vita con più serenità.

In fondo, se qualcuna delle persone di nostra conoscenza avesse saputo, mi sarei anche sentita in diritto di rifugiarmi in casa di una delle mie amiche se le cose fossero andate davvero a finire male ed invece non avevo neanche questa minima consolazione.

Ma alla fine, anche se loro avessero saputo, sarebbe cambiato effettivamente molto? Anche i miei vicini di casa sapevano... insomma, dovevano saperlo per forza!... eppure non erano mai intervenuti a difenderci. E se anche le mie amiche avessero fatto finta di niente? Avevo sempre la sensazione di non essere importante per nessuno, neanche per loro, quindi perché avrebbero dovuto far qualcosa? Non erano obbligate.

E la cosa che mi preme sottolineare è che parte dei miei incubi di quella notte vertevano proprio su questo argomento, ossia sul loro possibile menefreghismo.

In uno dei miei sogni, infatti, c'era mio padre che mi inseguiva con l'intenzione di farmi molto male e loro che mi sbattevano la porta in faccia quando tentavo di chiedere loro aiuto, quindi non scherzavo quando pensavo di aver davvero paura di un loro possibile rifiuto.

In effetti non avevo mai creduto di poter contare davvero su qualcun altro, neanche su di loro, quindi era quasi scontato che avessi questo tipo di dubbi. Eppure mi ero aperta con Jensen. Era l'unica persona a cui avevo avuto il coraggio di raccontato tutto, anche se naturalmente avevo evitato gran parte dei dettagli. Erano cose che volevo dimenticare, anche se era impossibile farlo, ed effettivamente non era neanche necessario che sapesse proprio tutto!

Ciò che contava era che avesse più o meno capito la mia situazione e che volesse aiutarmi a risolvere almeno il problema economico dei miei genitori.

Sinceramente non vedevo l'ora di poter mandare loro tutti i miei soldi, tanto io non ne avevo granché bisogno al momento. Mi sarei messa da parte solo lo stretto necessario a non dover dipendere in tutto e per tutto dagli altri ed il resto dei soldi sarebbe andato a loro, sperando che questo bastasse almeno in parte ad appianare i contrasti. Era tutto ciò che potevo fare.

Oppure sarei potuta tornare per un po' a casa... anche se al pensiero mi si stringeva lo stomaco. In Italia non ero mai stata felice, eccetto che in quei momenti in cui i miei genitori non mi erano accanto o quando ero circondata da persone che riuscivano a trascinarmi a far qualcosa di divertente, dunque non avevo molta voglia di passare del tempo in quella terra che non aveva visto altro che la mia tristezza.

Eppure non potevo star lontana da lì per sempre. Era mio dovere tornare, anche se sarei voluta rimanere ancora un po' a Vancouver... solo un altro po'.

Non potevo però negare quanto mi sentissi in colpa per questo pensiero egoista perché non ero lì, a casa, a tentare di calmare le acque come al solito o a stare vicino a mia madre.

C'erano delle volte in cui mio padre era comunque aperto ai miei consigli ed ascoltava le mie parole anche quando era arrabbiato, ma non sempre era così. C'erano delle volte in cui pensava che tutto quello che dicessi fosse stupido. Anzi, per la maggior parte del tempo per lui ero solo una ragazzina con pensieri sbagliati/stupidi in testa. Un'idiota insomma.

Anche tutto ciò era una vera sofferenza perché sentirti sempre sminuire dal tuo stesso padre -e spesso e volentieri anche dalla tua stessa madre- non era esattamente piacevole. I miei genitori effettivamente mi avevano dato più dolori che gioie e questo era un dato di fatto. Se ero una persona 'difettosa' era anche colpa loro e del modo in cui mi avevano fatta sentire sempre inferiore o stupida o pazza.

Quest'ultimo, soprattutto, era uno degli insulti preferiti di mia madre quando facevo qualcosa che non le piaceva particolarmente o quando preferivo starmene in camera mia perché non avevo proprio voglia di dover far finta che la loro compagnia mi fosse gradita.

Insomma, la mia famiglia era davvero uno schifo e forse non era neanche mai stata una vera famiglia perché di sicuro c'era qualcosa di sbagliato in ognuno di noi ed insieme non riuscivamo mai a combinar nulla di buono principalmente perché ognuno di noi desiderava stare da tutt'altra parte, specialmente perché non corrispondevamo alle reciproche aspettative.

Mio padre voleva una moglie tutta dedita alle faccende di casa e che baciasse la terra su cui camminava, servendolo in tutto e per tutto, così come voleva dei figli che studiassero dalla mattina alla sera e che portassero dei risultati eccellenti, oltre al fatto che voleva che io mi trovassi un lavoro (come se questo in Italia cascasse dal cielo oggigiorno) e che la smettessi di perder tempo con tutte le cose che amavo fare (recitare, scrivere, leggere, guardare serie televisive, ecc.).

In realtà non avevo ancora ben chiaro cosa volesse mia madre perché non lo palesava così come mio padre ma di certo anche lei era una fan del 'non perdere tempo, Roberta, ma studia fino alla fine dei tuoi giorni e se non mangi è anche meglio, soprattutto se togli tempo allo studio' ed era una delle principali ragioni per cui perdevo molto spesso ogni voglia di toccare un libro. Desiderava anche avere più collaborazione in casa ed altrove e questo poteva essere anche ragionevole se non che si aspettasse che io, essendo donna, la aiutassi mentre tutti gli altri potevano rigirarsi i pollici, quindi il 'collaborare' era solo riferito a me.

Mio fratello invece era il tipo di persona che voleva quel genere di genitori che permettono ai loro figli di fare qualsiasi cosa e che guadagnano trilioni di soldi perché, mi duole dirlo, senza soldi mio fratello proprio non sa stare e spende sempre più di quello che potrebbe.

Ed io... beh, io avrei solo voluto un padre che mi considerasse un po' come la sua principessina e che fosse orgoglioso di me, una madre non troppo invasiva ed un fratello che potessi considerare uno dei miei migliori amici... il tutto condito da tanto amore.

Purtroppo non si ha quasi mai ciò che si desidera e penso che sia terribile quando la tua famiglia non corrisponde neanche per un minimo a ciò che avresti sempre voluto avere. Con delle premesse del genere era normale che la situazione in famiglia fosse così orrenda ma ciò comunque non giustificava il comportamento di mio padre o tutto il male che ci facevamo ogni giorno.

Spesso e volentieri è anche per questo che si finisce col cercare altrove una nuova famiglia ed io credevo di aver proprio trovato la mia, anche se probabilmente stavo incasinando anche quella nuova con tutti questi segreti. E meno male che io mi ero sempre considerata una persona sincera!

Però, a pensarci bene, effettivamente custodivo solo due segreti e rispondevo quasi sempre con onestà ad ogni domanda che mi veniva rivolta, tranne ovviamente se c'era il pericolo che scoprissero questi due segreti, quindi si... ero parzialmente sincera.

Questo mi rassicurava davvero molto. Anche se ovviamente non poteva che farmi male l'idea di non poter essere sincera con Genevieve e Jared. Al momento erano loro la mia 'altra famiglia' perché mi avevano accolto, si preoccupavano per me e mi volevano bene ma non potevo raccontar loro di tutta questa faccenda di mio padre perché Jared si sarebbe preoccupato fin troppo e non volevo che stesse male a causa mia.

Era già troppo stressato per conto suo e non volevo che finisse anche in mezzo ai miei casini, dunque se non lo dicevo a Jared era esclusa anche Genevieve di conseguenza.

Misha invece poteva essere un buon confidente ma ero riluttante all'idea di confessargli altro, soprattutto perché non avevo mantenuto la mia promessa. Non avevo risolto un bel niente per quanto riguarda la faccenda di Jensen e non volevo aumentare la nostra confidenza per non correre il rischio di dire più di quello che potevo permettermi di raccontargli, anche se consideravo anche lui parte della mia 'altra famiglia'.

Inoltre avevo paura che riuscisse ad intuire cosa stesse accadendo tra me e Jensen, quindi era meglio stargli alla larga. Da questo punto di vista, invece, Jared era una garanzia perché sembrava non accorgersi di nulla, probabilmente anche per via dei suoi stessi problemi. O forse perché era troppo abituato a vederci bisticciare per poter pensare che in realtà ci fosse qualcosa sotto. E... quindi Misha e Jared erano esclusi.

E Jensen ormai ne era a conoscenza. Ma c'era anche un altro problema: qual era il ruolo di Jensen nella mia 'altra famiglia'? Un amico? Si... e no. Un fratello? Decisamente no. Un fidanzato? No, dato che avere una moglie lo dovrebbe 'togliere dal mercato' in automatico. Il mio amante? NO! Cavolo, non ci volevo neanche pensare a questa opzione, anche perché tecnicamente ero io l'amante, non lui! Ed a questo pensiero mi vengono tutt'ora i brividi, sul serio. Si.

E comunque fare l'elenco non serviva perché non avevo davvero modo di capire cosa fosse Jensen nella mia vita, soprattutto perché eravamo ancora agli inizi di qualsiasi cosa fosse quello che stavamo facendo... e niente. Non potevo metterlo in nessuna categoria.

Ma quindi almeno faceva parte della mia 'altra famiglia'? Io desideravo di si ma non potevo fare affidamento sulla sua presenza a lungo termine. Se le cose fossero andate male tra noi, il nostro rapporto non si sarebbe potuto sistemare (credo), quindi al momento potevo solo godermi la sua presenza fino a quando me l'avrebbe concessa.

Non osavo neanche immaginare come mi sarei presto sentita quando ciò sarebbe accaduto ma non era una cosa che potevo evitare. Avevo provato a stargli lontana e non c'ero riuscita, anche per colpa sua, quindi non mi rimaneva davvero altro da fare che attendere il momento del nostro addio (che ero certa che sarebbe arrivato) e contare tutte le sue lentiggini prima che fosse troppo tardi.

Erano sempre state un po' come una mia ossessione, quindi era naturale che ne fossi tanto attratta. Inoltre i raggi del sole nascente gli stavano proprio colpendo il viso, pertanto era parecchio facile notarle! E tutto ciò mi faceva venire una gran voglia di... baciargliele ad una ad una e... ed accarezzargli il volto, si. Potevo farlo? Non potevo?

Mi morsi il labbro per l'indecisione e lo sentii tentare di mettersi più comodo, stiracchiandosi un po' ed avvicinandosi all'incavo del mio collo. Quel movimento mi procurò un mini infarto ma non sembrava che Jensen si stesse svegliando quindi mi concessi ancora qualche minuto per guardarlo dormire. Sembrava sereno, almeno lui.

Avrei tanto voluto vederlo sempre così, calmo e rilassato, ma sapevo che ci attendevano tempi duri ed ancora non avevamo risolto nulla per quanto riguardava il favore che gli avevo chiesto su come mandare i soldi ai miei genitori. Temevo infatti che fosse davvero serio quando diceva che non voleva che tornassi a casa per paura di quello che poteva accadermi e quindi credevo anche di averlo messo contro mio padre fin dall'inizio, cosa che di certo non era mia intenzione.

Insomma, perché la mia vita doveva essere così incasinata? Ogni problema (troppi da contare) equivaleva a 10 mila pensieri (come minimo) e tutti si attorcigliavano tra di loro ed io finivo con lo stra-pensare e passare da un problema all'altro... tra un pensiero e l'altro... ed ero stanca. Tanto stanca.

Evidentemente non mi meritavo di avere una vita tranquilla perché altrimenti non mi spiegavo perché capitassero tutte a me e perché riuscissi sempre a rendere tutto ancora più complicato. Però questa era una vita difficile alla quale mi stavo abituando, purtroppo.

« Buongiorno... ahhh! » disse poi Jensen sbadigliando dopo qualche minuto di silenzio in cui mi ero imbambolata sul posto. Si avvicinò di più al mio collo e, forse per sbaglio, strusciò il suo naso contro la mia pelle sensibile, facendomi venire un sacco di brividi lungo la schiena.

Non mi sorpresi comunque più di tanto del fatto che si fosse svegliato, anzi la presi più che bene. Lo ringraziai infatti mentalmente perché credevo che non fosse ancora il caso che mi spingessi a toccarlo (anche se in modo innocente) quando si trovava nel mondo dei sogni e quindi semi-incosciente.

In effetti ancora non mi sembrava neanche il caso di sfiorarlo con un dito neanche quando era sveglio, quindi figuriamoci! Anche se lui non si faceva molti problemi, ecco.

« Buongiorno... » risposi io, cercando di lasciargli un po' di spazio per respirare. Eravamo fin troppo vicini e non volevo rischiare di dargli fastidio, anche se non sembrava affatto turbato. Forse l'unica ad esserlo, come sempre, ero io. Mi turbava tutto, ormai era chiaro.

« Dormito bene? » mi chiese, cercando probabilmente di evitare di chiedermi chiaramente se stessi meglio dopo tutto quello che era accaduto.

« Non ho dormito molto, a dire il vero... Ma sto meglio, davvero. E starò ancor meglio quando riuscirò a mandare dei soldi ai miei genitori, così almeno sentirò di aver fatto qualcosa per calmare mio padre. » dissi e sospirai. Jensen purtroppo non aveva idea dei pensieri che mi passavano per la testa, anche perché non poteva sapere di cosa era capace mio padre in quei momenti.

E forse ero troppo sensibile io ma anche solo il pensare a quello che poteva fare mi faceva paura. Ed anche se ero sollevata di non essere lì, mi sentivo sul serio in dovere di far qualcosa.

« Quando ci sono io... non so... in qualche modo riesco a calmarlo quando non è troppo arrabbiato ed è sull'orlo di diventarlo sul serio. Forse dico la cosa giusta... gli faccio vedere un altro punto di vista o gli spiego le cose in modo diverso... non lo so. A volte concordo semplicemente con lui... ma il fatto è che in quei momenti mio padre odia davvero mia madre e qualunque cosa lei dica non fa altro che peggiorare la situazione e lei, ovviamente, non sta mai zitta. » dissi, confessando ancora una volta qualcosa che in realtà non volevo dire. Avevo quasi appena finito di pensare che non volevo che Jensen sapesse di più ed eccomi lì a spifferare tutto!

« So che non è giusto... So che anche lei ha diritto di parlare e difendersi dalle accuse... Ma so anche ciò che questo comporta. È così sbagliato volere che lei rimanga in silenzio? Che non ribatta e che si prenda le urla anche se non se le merita, così da non peggiorare la situazione? » chiesi con gli occhi già appannati dalle lacrime. Non dovevo averle finite tutte, a quanto sembrava.

« Hei, shhh... » disse lui quando vide che ero sull'orlo di scoppiare a piangere nuovamente e mi accarezzò una guancia per tranquillizzarmi, stringendomi infine ancora tra le sue braccia, sebbene già fossimo molto vicini. Mi ritrovai pertanto quasi del tutto sopra di lui e questa volta ero io ad avere il viso poggiato sulla sua spalla, praticamente vicino al suo collo.

« No, non è sbagliato. Hai paura delle conseguenze che sai che arriveranno, quindi credo che sia normale... Ciò che non lo è, invece, è il fatto che tu sia costretta a subire tutto questo. » disse lui, continuando a cullarmi tra le braccia.

Si, aveva ragione. Tutto questo non era normale. Nessuno dovrebbe essere a disagio in casa propria e nessuno dovrebbe aver paura di aprire bocca perché 'qualcuno' potrebbe arrabbiarsi di punto in bianco e fare cose davvero spiacevoli, ma non tutti sono così fortunati. C'è sempre qualcosa che non è come dovrebbe essere, soprattutto nella mia vita.

« Farò tutto quello che posso per aiutarti, lo sai. E cercherò di tenerti al sicuro per quanto mi sarà possibile. » disse ancora lui, baciandomi la fronte con delicatezza. Mi sentivo una bambola di porcellana tra le sue braccia.

La sua dolcezza poi era travolgente ed io mi sentivo totalmente persa in tutto quell'amore che sentivo di provare per lui. Era tutto un po' troppo per il mio povero cuoricino (che batteva fortissimo nel mio petto) ma non volevo assolutamente staccarmi da lui perché solo al suo fianco mi sentivo protetta, nonostante tutte le insicurezze che la nostra situazione precaria mi portava ad avere.

Eppure lui era tutto ciò che desideravo davvero, anche se sapevo quanto fosse pericoloso provare quei sentimenti verso di lui. Era facile rendersene conto adesso di quanto fossi vicina ad essere totalmente innamorata di lui (sempre che non lo fossi già). Avrei rinunciato a tutto pur di avere lui al mio fianco ma... ecco, c'erano poche speranze che il mio sogno si sarebbe avverato.

« Lo so... grazie... » dissi solo, girandomi quel tanto che bastava per abbracciarlo. Senza rendermene conto mi trovai completamente a cavalcioni sopra di lui ma non c'era nulla di malizioso in quel gesto. Era solo un modo come un altro per sentirlo più vicino.

E quando decidemmo di staccarci da quell'abbraccio, appoggiai la mia fronte sulla sua e rimasi così, in silenzio per qualche secondo, prima di cominciare a scendere dal divano. Venni però bloccata dalle sue braccia gentili. Una sua mano mi accarezzò prima la schiena e poi arrivò sulla mia guancia, fermandosi lì.

Non ci voleva un genio per capire quali fossero le sue intenzioni (alleluia, finalmente avevo cominciato a capirlo anche io!) e quindi non mi stupii affatto quando le sue labbra lentemente sfiorarono le mie per poi approfondire un po' il bacio che rimase comunque molto delicato. Dal canto mio neanche io rimasi immobile perché con una mano strinsi la sua maglietta e con l'altra intrecciai le nostre dita. Tutto pur di essere ancora più vicini.

« Ti chiedo scusa per tutto quello che ti sto facendo passare... Non è giusto per te e non è giusto per... per Danneel e la bambina. Non sai quante volte io mi senta un verme per non essere stato capace di lasciarti andare o per non essere ancora in grado di prendere una decisione, ma non... adesso non ci riesco. » disse lui, abbassando completamente lo sguardo per tutta la durata del suo discorso. Forse questo era il primo momento in cui davvero lo vedevo cedere alla gravità della situazione.

« Sto con te e sto dannatamente bene. È come se avessi aperto gli occhi ed avessi sia trovato il mio posto nel mondo che anche il mio scopo più importante, cioè proteggerti. Poi mi accorgo che sono anche io a farti del male e non puoi capire quanto mi dispiace... Soprattutto adesso che so quello che hai dovuto passare per tutti questi anni! » disse lui, continuando a parlare con gli occhi bassi.

« E poi c'è Danneel... e la mia bambina... Non posso prendere decisioni affrettate, lo capisci? » disse lui, finalmente alzando lo sguardo. Io feci cenno di si con la testa ed abbassai gli occhi, di nuovo umidi a causa delle lacrime che minacciavano di uscire fuori.

Si, probabilmente anche quella giornata era iniziata un po' maluccio ma ero anche contenta di sentire Jensen parlare di quello che gli passava per la testa. Anche se sapevo come sarebbe andata a finire, in un certo senso era meglio per me che ne parlasse prima.

« Ma c'è qualcosa qui per te, ok? » disse, indicandosi il cuore. « Altrimenti non avrei messo in discussione tutte le mie decisioni... Non lo avrei davvero fatto se non ti avessi ritenuta importante per me. Molto più che importante... » disse infine, portando entrambe le mani sul mio viso, insistendo affinché io lo guardassi.

Si, poteva anche essere vero che provava qualcosa per me ma ero certa che non fosse sufficiente. Non lo sarebbe mai stato. Mi limitai pertanto ad annuire ed a staccarmi da lui, scendendo dal divano. Avevo bisogno di una doccia, di una sana dormita e di tante altre cose ma per ora la cosa più importante era risolvere il problema della mia famiglia.

« Vado a fare qualche telefonata per capire come aiutarti. Tu cerca di stare bene, intesi? Prova ad andare da Jared o da Misha... sono sicuro che ti distrarranno un po'. » disse lui avvicinandosi per baciarmi ancora sulla fronte e per accarezzarmi i capelli prima di uscire dal trailer con in mano il cellulare.

Ed a me non rimase altro da fare che seguirlo fuori dal trailer per poi però far di testa mia.

 

***

 

Tornai nel mio trailer quasi subito dopo essermi separata da Jensen ed anche se non mi ero affatto dimenticata dell'enorme ragno che potenzialmente era ancora lì, riuscii a farmi coraggio quel tanto che bastava per prendere in tutta fretta un paio di vestiti puliti ed il mio beautycase così da poter andare a fare una doccia.

Ormai avevamo finito con le riprese sul secondo set di Supernatural e quel giorno sarebbe stato semplicemente dedicato ad impacchettare tutto quello che avevamo portato nei vari trailer per poi tornare nell'hotel di Mrs Hallyway.

Era ancora abbastanza presto, tra l'altro, quindi stavano praticamente tutti ancora dormendo nei loro trailer. C'ero solo io ad avviarmi verso le docce e questo mi tranquillizzava perchè non avevo ancora molta voglia di vedere altre persone.

Volevo semplicemente rilassarmi prima un bel po' sotto la doccia per poi andare alla ricerca di Jared. E così in realtà feci perché rimasi una buona mezz'ora sotto lo scrosciare dell'acqua ed altri 15 minuti abbondanti li dedicai ad asciugarmi i capelli, dicendo così praticamente addio alla freschezza della doccia fatta pochi minuti prima perché a causa del calore del phòn ero di nuovo tutta sudata.

Mi sarebbe onestamente piaciuto rimanere ancora un attimo lì dentro ma mi accorsi ben presto che da fuori si sentivano già delle voci, chiaro segno che la crew si era svegliata. Anche il cast? Tanto valeva andare a vedere. Con i vestiti sporchi in braccio ed il beatycase in una mano, mi avviai verso il trailer di Jared e lo vidi fermo sulla scaletta intento a sbadigliare ed a stiracchiarsi.

« Buongiorno! » dissi cercando di sembrare allegra, agitando persino la mano in alto.

« Buongiorno anche a te! Dormito bene? Nessun ragno nel trailer di Jensen? » chiese lui con un sorriso di scherno sul viso, scendendo dalla scaletta con un balzo.

« Per fortuna no, altrimenti sarei venuta a svegliarti nel sonno per dormire nel tuo! » dissi io subito, pensando che per un ragno davvero sarei stata capace di farlo. Mi facevano proprio paura!

« Ovviamente! » disse lui scompigliandomi i capelli. « Hai già fatto colazione? » chiese ed a quella domanda risposi subito di no con la testa. « Bene, allora posa tutta questa roba ed andiamo a fare colazione. Sto morendo di fame! » disse infine ed io mi diressi subito verso il mio trailer che era proprio di fronte al suo, quindi non dovevo neanche fare molta strada.

Sempre con circospezione, mi guardai intorno e poi lanciai tutto sul letto per poi uscire il più in fretta possibile, raggiungendo Jared che mi aspettava poco più in là, sulla via verso la sala mensa. Effettivamente anche io avevo fame.

Con tutte le preoccupazioni che avevo, però, la fame era passata in secondo piano più di una volta in questo periodo ma ora era arrivato finalmente il momento di saziare il mio stomaco.

Ed una volta arrivata in sala mensa fui contenta di constatare che davvero molti della crew erano già in piedi e riconsiderai la mia opinione precedente: forse al momento era meglio non stare soli. La loro allegria metteva in secondo piano le mie angosce e le loro chiacchiere mi permettevano di rimanere in silenzio, così da godere di più della spensieratezza generale.

C'era già anche Misha seduto in uno dei tavoli e ci dirigemmo subito verso di lui.

« Buongiorno Misha! » dissi, prendendo posto proprio al suo fianco.

« Buongiorno! » disse lui con un sorriso, mangiucchiando una brioche al cioccolato.

« Jensen? » chiese poi Misha, guardando sia me che Jared che si era seduto al mio fianco.

« È sveglio perché nel trailer di Eve non c'era ma non so dove sia al momento. » rispose Jared ed io non aggiunsi nulla, anche perchè per l'appunto non volevo che venissero a conoscenza dei miei problemi. Jensen si sarebbe sicuramente inventato una scusa per essersi ancora fatto vedere.

« Anche Osric non è ancora arrivato. » dissi io, cercando il ragazzo con lo sguardo. Al momento effettivamente vedevo solo membri della crew, a parte noi. Sicuramente gli altri stavano dormendo.

« Va beh, noi intanto mangiamo che sto morendo di fame! » disse Jared e si rialzò per andare a vedere cosa ci fosse da mangiare. Io lo seguii a ruota. Come sempre c'era un vasto assortimento di cibo ed io mi buttai sulla stessa brioche che aveva preso Misha mentre Jared si riempì il piatto di un po' di tutto.

A dire il vero mi mancava un po' la cucina italiana perché, diciamocelo, era una delle più buone al mondo, ma alla fine c'erano anche altre cose qui che erano altrettanto buone e con il cibo ci si poteva adattare, insomma. Non mi facevo molti problemi. Anche nell'hotel di Mrs Hallyway il cibo era ben lontano da quello italiano ma era di una bontà assoluta, quindi andava benissimo lo stesso.

« Ragazzi! » disse poi un membro della crew, avvicinandosi al nostro tavolo. « La partenza è prevista per mezzogiorno, quindi fatevi trovare vicino al vostro trailer così possiamo partire tutti non appena i ragazzi avranno finito di mettere tutto nei camion. » ci informò lui e noi annuimmo. In realtà io non avevo molta voglia di partire da sola sul mio trailer (il ragno poteva ancora essere lì), quindi chiesi se qualcuno potesse ospitarmi nel suo trailer, così anche da farci compagnia a vicenda.

« Puoi venire tranquillamente sul mio, Eve. Potremmo anche chiamare Gen se vuoi! » disse lui con un sorriso, lasciandomi la speranza di un pomeriggio piacevole. Poi in lontananza vidi Jensen ed il sorriso che mi regalò quando i nostri occhi si incrociarono mi fece arrossire come una deficiente. Ovviamente.

« Buongiorno, ragazzi. » disse Jensen, sedendosi di fronte a noi.

« Buongiorno anche a te! Dov'eri stato? La partenza è prevista per mezzogiorno. » disse Jared e poi pensò bene di punzecchiarmi più di una volta con il gomito, ridendo sotto i baffi.

« E questa fifona qui non vuole stare sola nel suo trailer perché ha ancora paura di quel ragno! » disse, burlandosi di me. « E dato che io sono buono mi sono offerto di farla rimanere nel mio trailer per il viaggio. » disse infine, mentre io contraccambiavo il favore e gli facevo il solletico.

« Oh, non c'è bisogno Jared! Se non vuole stare da sola allora possiamo stare insieme nel mio trailer ed approfittare della situazione per provare qualche canzone da cantare insieme dato che ho la chitarra nell'armadio. Non ti sembra una buona soluzione? » chiese lui e dal modo in cui mi stava guardando fisso era chiaro che voleva che io rispondessi in modo positivo e che andassi nel suo trailer. Che avesse qualcosa da dirmi?

« Oh, ok... va bene... Effettivamente prima o poi dovremo trovare del tempo per provare, quindi possiamo anche farlo ora. Tanto per me l'importante è non stare nel mio trailer finché non scoveremo quel ragno! » dissi io, pensando anche che Jensen volesse passare del tempo con me anche per darmi delle buone notizie riguardo a ciò che mi preoccupava.

« Perfetto! Allora facciamo colazione e poi mettiamoci al lavoro... prima iniziamo e meglio è! » disse lui e si alzò così da andare a prendere la sua colazione. Beh, mi aspettava una mattinata ed un pomeriggio interessante, come minimo.

E non mi era affatto sfuggito che alla fine Jensen non avesse risposto alla domanda di Jared sul 'dov'era stato'. Va beh, tanto sembrava che anche lui se ne fosse dimenticato, quindi meglio così.

 

***

 

Ci separammo quasi subito dopo colazione e dopo aver passato un po' di tempo a chiacchierare del più e del meno.

Io e Jensen andammo direttamente verso il suo trailer, anche se naturalmente invitammo anche gli altri due ad unirsi a noi, almeno finché non fosse giunto mezzogiorno, ma alla fine preferirono lasciarci soli a lavorare, pensando magari di poterci distrarre con la loro presenza. Od anche di potersi annoiare, eh.

Le prove non erano esattamente uno spasso, anche se talvolta ci scappava comunque qualche risata, ma in quelle di canto io ero sempre stata molto nervosa perché non mi ero mai reputata brava abbastanza da potermi rilassare.

Avevo sempre pensato che la mia voce fosse troppo sottile... troppo dolce. Sembrava effettivamente quella di una bambina. Poteva essere adatta per un film Disney ma di certo non per cantare canzoni 'normali' e non da musical.

Però ogni volta, in un modo o nell'altro, mi ero sempre ritrovata a cimentarmi in questa o quell'altra canzone che nulla aveva a che fare con la Disney o con il musical, quindi ci ero abituata. Nulla però poteva farmi cambiare idea sul fatto che non fossi completamente in grado di cantare una canzone pop, o rock... o chessò io.

Ero intonata, certo, ma secondo il mio modestissimo parere, ciò non era sufficiente. Per divertirsi si... per cantare da soli si... ma non per farlo professionalmente o in un telefilm!

Era quello che né gli altri membri del cast né i boss di Supernatural avevano capito perché altrimenti non ci avrebbero chiesto di cantare.

Tra l'altro cantare in pubblico era una delle cose che mi terrorizzava di più nella vita, eppure avevo avuto i miei momenti... come alla JIB. O in chiesa. O in tante altre occasioni in cui ero stata costretta a cantare in pubblico sebbene pregassi chicchessia di non farmelo fare.

Ed ora questo. Per fortuna non ero da sola e c'era Jensen, altrimenti sarei svenuta come minimo! Ed ancora non sapevo che canzone avremmo cantato e se già la conoscessi! Insomma, un disastro annunciato in partenza. Ovviamente.

« Accomodati dove vuoi... » mi disse poi Jensen una volta arrivati all'interno del suo trailer ed a me già stavano tremando le mani dall'ansia. Avevo già cantato di fronte a Jensen ma era da tanto che non lo facevo, quindi era un po' come se fosse di nuovo la prima volta. Ed avevo anche tante cose da chiedergli anche su quella 'questione'. La questione.

« Hai scoperto qualcosa? » chiesi poi, non precisando a cosa mi riferissi. Ero certa infatti che avrebbe comunque ben capito.

« Si, ci stanno già pensando. Appena torniamo da Mrs Hallyway devi solo darmi il numero del tuo conto in banca americano e devi firmare anche dei documenti che lasceranno in albergo. Ci saranno delle tasse da pagare per il trasferimento del denaro, quindi la cifra che dovrebbe arrivare ai tuoi sarà solo poco più della metà di quella che in realtà dovrebbero ricevere. Quindi se spedici 100 dollari, gliene arriveranno 60/70 circa. Mi dispiace ma non c'è nulla di legale che abbia risultati migliori di questi. » disse lui con un sospiro ed io annuii perchè me l'aspettavo che non sarebbe mai stato facile far dei passaggi di denaro da una banca americana ad una estera senza che si trattenessero qualcosa nel processo.

« Non preoccuparti. È sempre meglio di niente. Altrimenti dovrei partire io e darglieli di persona... » dissi io con sorriso e lui, senza neanche aspettare un secondo, rispose subito con un secco « No, non se ne parla. » che mi confermò quanto fosse contrario all'idea che io potessi tornare a casa dai miei genitori.

« Starei bene... Sarebbero solo un paio di giorni al massimo. » dissi io ma lui scosse ancora la testa, deciso a non darmela vinta. Ed effettivamente non avevo neanche io voglia di vincere questa volta.

« Prima o poi dovrò farlo, lo sai vero? » chiesi io e lui sospirò, prendendo la chitarra dall'armadietto accanto al letto.

« Lo so... però per adesso hai tante cose da fare qui, quindi non andrai dai tuoi per un bel po'. » disse lui, quasi soddisfatto di aver trovato una buona scusa per non vedermi partire verso un luogo che lui riteneva pericoloso, forse a ragione.

« Ok... » dissi semplicemente e lui annuii ancora con fermezza prima di prendere il computer e cominciare ad aprire vari documenti. Nel frattempo pensai bene di mandare un messaggio a mia madre per farle sapere che avevamo trovato un modo per mandarle i soldi... e niente.

Mi sentii quasi più tranquilla una volta che anche questa situazione si era praticamente sistemata. Si, effettivamente ancora non glieli avevo mandati quei soldi ma quella sera saremmo tornati in albergo e lì avrei firmato le carte che servivano per far partire la transazione, quindi in pochi giorni gli sarebbe arrivato tutto! Insomma, ero davvero felice.

Probabilmente questo avrebbe reso mio padre un po' più sereno e meno propenso a prendersela con mia madre. Era davvero una vittoria, si. Ed anche se sapevo che altri tempi bui sarebbero venuti, almeno per adesso potevo sentirmi meglio.

Jensen, comunque, una volta riposto il mio cellulare, si affrettò a mostrarmi un bel paio di canzoni che aveva già precedentemente selezionato ed io, per fortuna, ne conoscevo già alcune.

« Ti colpisce qualche canzone in particolare? » chiese lui, posandomi direttamente il computer sulle gambe per permettermi di guardare ogni documento con più facilità.

« Wheels. Credo che potrebbe avere un significato facilmente riconducibile alla vita di Dean... o a Sam... anche a Catherine... Forse soprattutto a lei, a dire il vero. Insomma, un po' a Supernatural in generale. Anche se in questa canzone c'è molta più speranza di quella che Dean sembra covare... Mmm... 'Tutti vogliamo qualcosa di meglio'... 'I nostri cuori guariranno'... 'Questo è il nostro inizio'... Sai? Potrebbe essere la mia canzone. » dissi perché effettivamente mi serviva un po' di speranza per il futuro e questa canzone parlava esattamente di questo, oltre che di rinascita.

« Potrebbe essere la canzone di tutti, anche se capisco perché tu possa sentirla particolarmente tua. Spero solo che... insomma... mi auguro che tutto sia come lo desideri, Eve. Vorrei tanto che fosse così... » disse lui, allungando la mano verso la mia per sfiorarmi delicatamente le dita.

Senza esitare troppo, questa volta, fui io a prendere l'iniziativa e ad intrecciare le nostre dita, sospirando per quel contatto tanto desiderato.


Purtroppo però, per quanto volesse che tutto fosse come lo desiderassi, prima o poi Jensen mi avrebbe spezzato il cuore ed avrei dovuto raccoglierne i pezzi, riattaccarli e ricominciare da capo, così come la canzone in sostanza diceva. Era inevitabile, malgrado tutti i sentimenti che in quel momento ci stavano travolgendo.

Per cambiare discorso, comunque, mi venne un'idea dettata anche dalla necessità di non rimuginare in certi pensieri.

« E se fosse Catherine a cantarla inizialmente a Dean? » chiesi, senza rendermi conto di quanto mi stessi buttando la zappa sui piedi da sola.

« Voglio dire che potrebbe inizialmente sentirla alla radio e canticchiarla... e Dean potrebbe conoscerla. Eh? Ma non mi fare cantare da sola per troppo tempo, ti prego, altrimenti faccio un incantesimo e mi volatilizzo più veloce di un fulmine! » dissi infine, sperando che Jensen mi accontentasse e che non dovessi farmi prendere un attacco d'ansia per una cavolo di canzone.

« In realtà non sarà proprio in mezzo all'episodio... Vorrebbero qualcosa come la scena di 'I'm all out of love' ma in un contesto diverso... Sarebbe quindi una scena in più perché nell'episodio si sentirebbe solo la canzone di sottofondo e solo alla fine il pubblico ci sentirà cantare. » disse lui ragionando, sciogliendo le nostre dita per cominciare a pizzicare leggermente le corde della chitarra.

« Ah, ok! Meglio così... allora possiamo cantarla tutta insieme, il che è perfetto! » dissi io super contenta. Anche lui sorrise e cercò al computer gli accordi per questa canzone dei Foo Fighters.

« Mmm... vediamo un po'. » disse lui, mettendosi comodo. Prese il plettro e cominciò a lavorare alla melodia, sussurrando quasi le parole della canzone.

« Cercherò di creare una melodia che ricordi la canzone originale ma voglio che risulti quanto più semplice possibile, quindi senza aggiungere altri strumenti. Credo che chitarra e voce sia un'ottima soluzione. » disse lui mentre cominciava a suonare in modo più spedito e sicuro.

In poco meno di 15 minuti aveva già tutto pronto ed io stentavo a crederci. Non ci capivo molto di accordi, chitarre e quant'altro ma lo trovavo davvero straordinario! Ed ora toccava a me farmi valere, cantando quanto meglio possibile mentre lui suonava.

 

I know what you're thinkin'
We were goin’ down
I can feel the sinkin’
But then I came around

 

La prima strofa toccò a lui ed ero davvero contenta di non dover iniziare io, così c'era meno pressione sulle mie povere spalle. Però la seconda, si, era mia.

 

And everyone I’ve loved before
Flashed before my eyes
And nothin’ mattered anymore
I looked into the sky

 

Ovviamente non riuscii a cantarla come volevo perché ero troppo agitata. Un cenno di Jensen però mi fece capire di non preoccuparmi dei piccoli errorini e continuai a cantare il ritornerllo con lui che cercava di incoraggiarmi ad ogni parola.

 

Well we all want something better than
We wish for something new
Well we all want something beautiful
Wish for something true
Been lookin’ for a reason and
Something to lose

When the wheels come down
When the wheels touch ground
And you feel like it’s all over
There’s another round for you
When the wheels come down

 

Dovevo ammettere inoltre che le nostre voci si armonizzavano bene ed anche se forse non dovevo farlo, cercavo sempre di far risaltare la sua, facendo un po' come da seconda voce e cambiando anche un po' le note originali per far distinguere ancora di più le nostre due voci combinate. Jensen non sembrava dispiaciuto dalla mia iniziativa e così continuammo spediti fino alla fine della canzone (ed io tirai un sospiro di sollievo).

« Non era poi così male, no? Ma devi cercare di rilassarti un po' di più... Più ti irrigidisci e più rischi di stonare, quindi alla fine ottieni proprio l'effetto che temi. » disse ed io annuii, concordando con le sue parole. Era vero che più avevo paura di sbagliare e più sbagliavo, ma era difficile non temere di commettere qualche pasticcio, soprattutto se già in partenza la mia voce non mi piaceva abbastanza.

« Sarebbe tutto più facile se sentissi di essere brava almeno un pizzico di quanto mi credono gli altri ma non sono tutto questo granché... Sono intonata e basta. » dissi con un sbuffo, arricciando le labbra.

« Anche io sono intonato e basta... ma canto lo stesso (quando mi costringono). » disse lui con un sorriso che mi fece sbuffare e ridere allo stesso tempo perché lui era bravissimo! Non era solo intonato!

« Tu sei molto più che intonato, Jensen! » dissi io solleticandogli un fianco così come facevo con Jared.

« Anche tu sei molto più che intonata, Eve! » disse lui, quasi scimmiottando la mia precedente affermazione, e mi ricambiò subito il favore, scompigliandomi i capelli e facendomi il solletico.

Ovviamente mi ribaltai subito sul divano per cercare di allontanarmi da quelle dita biricchine e quasi caddi a terra. Mi salvai per un pelo solo perché riuscii a fermarmi con la mano, altrimenti sarei finita sul pavimento del trailer proprio di testa.

« Su... basta... tregua! O finisce che ti fai veramente male. Pausa acqua e ricominciamo. » disse Jensen, allungando una mano per siglare l'armistizio. Allungai anche la mia, lui la prese e mi aiutò a rialzarmi, posando poi la chitarra a terra per andare a prendere una bottiglia d'acqua dal mini frigo del trailer.

Io nel frattempo mi riaccomodai sul divano in modo composto ed accettai il bicchiere d'acqua che poco dopo Jensen mi offrì. Si riposizionò sul divano, mi baciò una guancia e riprese la sua fedele chitarra tra le braccia.

« Pausa finita? » chiese lui ed io, poggiando il bicchiere sul tavolino lì di fianco, annuii, pronta a fare del mio meglio.

 

***

 

« Siamo quasi in partenza! Tra 15 minuti tutti nei trailer! » urlò qualcuno da fuori. Per fortuna Jensen aveva appena smesso di suonare, altrimenti non lo avremmo mai sentito. Poco dopo, comunque, qualcuno bussò alla porta del trailer ed erano Misha e Jared venuti a controllare come ce la stessimo cavando con la canzone.

« Abbastanza bene, dai... Ancora non è perfetta ma avremo tempo per perfezionarla. » disse Jensen, asciugandosi una gocciolina di sudore sulla fronte.

« Sono contento di sentirlo ma, come penso Jensen avrà capito, siamo qui anche per un'altra cosa... qualcosa che riguarda te, Eve! » disse Misha, sfregandosi avidamente le mani. Ok, mi stava facendo molta paura e per questo motivo mi ritrassi un po' di più al divano.

« Si? Che c'è? » chiesi io abbastanza spaventata, soprattutto vedendo tutti quei sorrisetti furbi. Ora anche Jensen aveva cominciato a sorridere in quel modo, quel traditore! Che cosa mi nascondevano?

« Hai presente quella grande convention situata a San Diego? Quella che tratta dai film alle serie televisive? » chiese Jared, alzando le sopracciglia in modo ritmico col solito sguardo furbetto stampato in faccia.

« Quella a cui ogni anno tutte le persone sane di mente vorrebbero andare? » chiese questa volta Jensen, accodandosi al discorso di Jared.

« Quella con tante, tantissime persone... » disse Misha, strizzandomi l'occhio.

« Quella in cui ognuno può trovarsi in mezzo a tutti i gadget possibili ed immaginabili? » chiese ancora Jared.

A quel punto io spazientita li fermai perché non stavo assolutamente capendo dove volessero andare a parare, come al solito.

« Certo che so cos'è! È il Comic Con di San Diego! Chi non la conosce quella convention? È il paradiso di tutti i nerd e di tutti gli appassionati di serie tv! » dissi alzando le braccia al cielo.

« E poi so benissimo che ogni anno siete ospiti lì... sono una fan di Supernatural, eh! Non dimenticatevelo. Lo so che ogni anno ci andate e... » dissi, bloccandomi alla fine mentre il mio cuore cominciava a battere sempre più forte.

« C'è arrivata! Presto, preparatevi a schiaffeggiarla perché sviene di sicuro! » disse Jared mentre io mi indicavo con un dito, troppo pietrificata per fare altro. Poi però mi diedi una svegliata.

« Aspetta... no... non è possibile... me l'avreste detto prima, no? Non fatemi venire un'infarto e non siate cattivi! Io... vengo con voi? E se mi state illudendo, giuro che vi uccido! » dissi, facendo uscire le unghie. Se davvero si stavano burlando di me in quel modo, gli avrei fatto diventare i capelli bianchi dalla paura!

I tre comunque rimasero per un attimo in silenzio prima di scoppiare a ridere ed urlare quasi in coro un sonoro « SI! » e fu allora che il mio cervello andò definitivamente in tilt e mi alzai dal divano come se al posto delle gambe avessi due molle, tant'è che poi cominciai a saltellare per tutto il trailer, travolgendo per l'entusiasmo sia Misha che Jensen, il quale si beccò un mio abbraccio mentre Misha un mio bacio sulla guancia.

« Ed io nulla? » chiese Jared, al che io saltai anche in braccio a lui e lo strinsi forte forte.

« Vado al Comic Con! VADO AL COMIC CON! » urlai e mi sembrava di volare, anche perché di certo non ero abituata ad essere all'altezza di Jared.

« Non ti scaldare troppo, però... Ci vai soprattutto per lavoro. » disse Jared, ricordandomi del fatto che esistesse un panel dedicato a Supernatural e che mi sarebbe toccato parlare di fronte a TANTE persone per la prima volta nella mia vita.

« Eh... si... ma E' IL COMIC CON! Io un giro me lo faccio. » dissi risoluta e vidi tutti gli altri sorridere sotto i baffi mentre io ripoggiavo i piedi per terra.

« Bene, ora che sai noi ce ne andiamo... Fra un po' si parte e tu ne dovresti approfittare per dormire. Hai delle occhiaie allucinanti stamattina. » disse Jared, toccandomi il viso con delicatezza.

Effettivamente lui non lo sapeva ma non avevo dormito molto, quindi probabilmente avrei approfittato davvero di quelle ore di viaggio per riposarmi un po'.

« Certo, lo farò... » dissi e dopo avermi dato una sonora pacca sulla spalla, Jared e Misha andarono ai loro trailer ed io rimasi in compagnia di Jensen. Fuori si sentiva ancora un gran trambusto, quindi probabilmente mancava ancora qualche minuto alla partenza.

« Avresti potuto dirmelo, però! » dissi poi io a Jensen, accomodandomi sul divano tra uno svolazzo di vestiti e capelli.

« Il bello era proprio farti una sorpresa, Eve. » disse lui, sedendosi di nuovo accanto a me.

« Hai ragione... Sai? Non avevo mai pensato che un giorno sarei riuscita davvero ad andare al Comic Con. È come un sogno che si avvera... » dissi io, sognando già ad occhi aperti come sarebbe potuto essere passare delle ore all'interno di quei padiglioni.

« Te lo meriti... » disse lui, prendendo i miei piedi per farmi sdraiare sul divano. In un attimo mi sistemai meglio e sprimacciai il piccolo cuscino per farlo diventare più comodo.

« Ricordami che un giorno di raccontarti com'è stato il mio primo Comic Con... ti assicuro che ne vale la pensa... » disse infine lui, togliendomi una ciocca di capelli dal viso. Io, nel frattempo, annuii semplicemente, anche perché stavo per addormentarmi e mi era difficile capire quello che stava dicendo, sebbene avessi ascoltato.


Poco dopo comunque anche lui si stese ed anche se stavamo stretti, in quel momento non ci importava. Non avrei mai rinunciato alle braccia di Jensen strette attorno alla mia vita, neanche per avere un po' di spazio in più!

« Ora riposa un po'... ci sono qui io. » disse lui con tono rassicurante ed io, forse perché ero troppo stanca o forse perché finalmente qualcosa di bello stava accadendo, scivolai nel sonno quasi in un attimo ma prima di addormentarmi sentii distintamente due labbra raggiungere la mia fronte e lasciarvi un bacio delicato. Poi finalmente mi riposai.







Angolo autrice:
 Finalmente sono riuscita ad aggiornare questa storia! *^* Come al solito ci metto dei secoli ma non posso farci niente... ho sempre mille cose da fare e quest'estate tra lo studio, parenti e vacanze non sono riuscita a scrivere costantemente. Avevo scritto 3 pagine quasi una settimana dopo aver pubblicato lo scorso capitolo ma poi non sono riuscita a continuare (per motivi vari) fino alla settimana scorsa! Eh, dai... almeno non è passato un anno. Sto migliorando! AAHAHAHAHAH
Aggiungo in queste note che non me ne intendo di banche, soldi e quant'altro quindi tutto quello che ho scritto riguardo ad invii di denaro è assolutamente frutto della mia fantasia.
La cover di Wheels è ispirata a questa versione: https://www.youtube.com/watch?v=ygYYOeVoVgk
Qui per conoscerne meglio il testo tradotto: http://testitradotti.wikitesti.com/2011/08/07/wheels-testo-traduzione-e-video-del-nuovo-singolo-dei-foo-fighters/
Inutile negare che questo è un capitolo scritto un po' di fretta perché credo che si noti... ma non volevo lasciarvi ancora senza capitolo nuovo, quindi eccomi qui! Vi invito ancora una volta a lasciare una recensione perché anche se vedo che siate aumentati sia nelle visualizzazioni che tra i seguiti, i preferiti e le ricordate, non posso fare a meno di sentirmi sempre come se non ci fosse nessuno a seguirmi perché non sento la vostra opinione che per me è fondamentale. Vi prego quindi di recensire e di farmi sapere cosa ne pensate! È inutile che io scriva per me stessa, quindi spero davvero in una vostra recensione per continuare a scrivere questa storia <3
Vi ricordo anche dove potete trovarmi 
sia su Twitter (http://twitter.com/EvelynWrightSPN) che su Instagram (http://www.instagram.com/evelynjanewright/). Uso di più quest'ultimo ma a volte posto degli aggiornamenti sulla mia storia anche su Twitter.
E con questo è tutto! Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Recensite, please! Grazie <3

P.S. Stavo quasi per dimenticarmi di dirvi che ho preso la decisione di cambiare l'età di Eve. Aveva 19 anni quando inizialmente ho iniziato a scrivere questa storia ma non mi sentivo a mio agio a continuare su questa linea, quindi ho deciso di darle 22 anni (anche se fra un po' arriverà il suo compleanno che ovviamente festeggerà con il cast). Quindi potete già immaginare che abbia 23 anni.

 

   
 
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