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Autore: Mirtillirossi    01/09/2016    0 recensioni
Non so dire, con precisione, a che età mi accorsi che noi non eravamo come gli altri. Forse l'ho sempre saputo.
Sapevo che tutti guardavano mamma e papà in modo quasi reverenziale, e sapevo che noi facevamo cose diverse dagl' altri ragazzi: Sia io che i miei fratelli siamo stati istruiti a casa, da mamma. Inoltre, ogni giorno, da marzo a ottobre i bambini del villaggio giocavano nei prati. A me e mio fratello non era permesso giovare con gli altri se con noi non c'era Arliss, la nostra sorella maggiore. Mamma e papà avevano paura che non ci comportassimo bene, che non custodissimo il segreto.
***
Vennero prima che facesse giorno.
Ancora non lo sapevamo, ma da li a poche ore non saremmo stati più gli stessi. le nostre vite sarebbero cambiate per sempre, nel bene e nel male.
Rimasii solo nella mia stanza e dopo qualche minuto cominciai a sentirla piena di vuoto, che mi schiacciava.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wayfish era il villaggio più piccolo e più sperduto in cui avessimo mai vissuto. Non era molto lontano da Doolin, spesso andavamo li per comprare le cose che da noi non vendevano. Era proprio sull cliff of moher, a due passi dalla scogliera. La nostra casa, era in assoluto la più vicina al mare, perché per noi non era pericoloso. Prima di viere li, mi ero trasferito 4 volte. Avevamo dovuto farlo, perché stavamo per rivelare il segreto. Per fortuna non amavo nessuno di quei posti. Wayfish fu il primo luogo, che considerai casa.  

Il nostro primo trasferimento neppure lo ricordo. So solo che stavamo  non lontano da Dublino, siamo andati via quando é morto il fratello di mamma, Zio Hardin. C'è stato poi Moate 

, da cui siamo dovuti andare via perche avevo inavvertitamente (anche se mamma e papà non mi hanno creduto) lanciato la maestra di matematica fuori dall aula. Era una strega insopportabile, e poi gli altri bambini almeno avevano riso. Poi siamo stati qualche anno a Carrickmines, dove iniziammo a studiare a casa, ma papà aveva salvato la vita a cinque persone, traendole in salvo da un incendio e uscendone completamente indenne. Che sia chiaro: Se lo facessimo io, mamma, Arliss o kailiam ci bruceremmo.  

Non siamo tutti uguali. 

 É una cosa difficile da spiegare, questa delle capacità. 

 Ma credo che in realtà non sia molto diversa dalle capacita delle persone normali: C'è chi corre più veloce e chi meno, c'è chi al sole si scotta e chi no. Per noi é solo tutto enfatizzato.   

Per un periodo abitammo in quel villaggio carino nel sul Dell islanda. ma gli islandesi mi stavano antipatici, erano cosi competitivi! ne facevano una questione di nazionalità e ... Oh andiamo, avevo solo dodici anni! Non mi sembrava cosi "grave" battere il record mondiale di velocità olimpionica alla gara campestre del paese.  

Agl altri si.  

Per fortuna mia sorella convinse il cronometrista a mentire e scappammo nel cuore della notte.  

Mia madre era furiosa. Quando ci trasferimmo a xxx, mi tenne un mese chiuso in casa.  

Credo che papà sapesse che di notte scappavo e andavo in giro a curiosare, ma non mi ha mai detto niente. Quando mi sentiva uscire si accostava alla finestra a bere whisky finché non tornavo. E senza dirmi niente, cercando di non farsi scorgere, tornava a dormire.  

Imparai, nelle mie esplorazioni solitarie e notturne, due cose che mi furono fondamentali per salvarmi la vita in seguito:  A muovermi silenziosamente nel buio, e che di notte tutti fanno le cose che non hanno il coraggio, (o gli attributi, che dir si vogli) di fare di giorno:   

Il padre di Hugo, piangeva di notte. Mio padre di motte, beveva e fumava qualche sigaro, a volte.  

 Uno dei fratelli di Hugo, Secondo,  (e il nome é tutto un programma) spiava soní, la figlia di Ronbon, il barista, che spesso si intratteneva con dei ragazzi o degl uomini. Anche molto più vecchi o molto più giovani di lei. Ovviamente Ronbon non lo sapeva, nessuno lo sapeva tranne me loro e lei. Secondo guardava e faceva dei movimenti strani, che nel buio notturno non capivo bene. Avrei compreso la natura di quei movimenti, circa un anno dopo, in una situazione completamente diversa.  

Ronbon stava tutta la notte al pub, a volte con la moglie e il figlio piccoletto, che dormiva con la faccia malamente appoggiata al bancone. 

 Sua madre fumava tutto il tempo e faceva commenti ovvi su tutto quello che dicevano Billy boe, mick steavens e al kolasky, che praticamente vivevano li, erano gli ubriaconi del villaggio. 

Poi c'era Mike il pazzo. Ed é il motivo per cui non mi piace che mi si chiami Mike. Mike il pazzo avrà avuto una decina d'anni più dei miei. Doveva essere stato un bell uomo, perche aveva gli occhi verdi, e nonostante ormai fosse assolutamente trascurato aveva ancora un bel sorriso, che cozzava con la barba incolta e sporca, brizzolata. Poteva essere elegante, se tenuta con cura, come quella di papà, ma in quelle condizioni sembrava... Come quando la neve si scioglie sulle montagne. Il marrone scuro e il bianco si mescolano e si sporcano a vicenda in modo disomogeneo che ricorda il fango, e ti da fastidio perche ti sembra che ci sia qualcosa di sporco a contaminare qualcosa di bello e puro.  

Di solito Mike il pazzo dormiva su qualche panchina oppure girava per il paese blaterando insensatezze, con l'aria di chi ha la soluzione per la salvezza del mondo. Quando lo incontravo si fermava, mi sorrideva dolcemente e mi offriva un po della spazzatura che aveva trovato e che stava portando in qualche rifugio segreto, e rannicchiandosi per terra vicino a me, dopo essersi assicurato che anche io mi inginocchiassi, diceva sempre:  "il tuo nome é il mio nome e il tuo segreto é il nostro segreto ma é anche il loro segreto" poi ridacchiava e aggiungeva ancora più a bassa voce, fissandomi negl occhi e parlando lentamente, mentre con le dita delle mani tremanti teneva il conto delle cose che diceva, come a volermi dare istruzioni: "ti serve: Uno che non é morto, per trovare l'altro che non é morto. Un altro sono io e un altro é morto davvero."  

La prima volta che accadde questa scena mi spaventai terribilmente.  

Con il tempo ci feci l'abitudine fino a vederlo volentieri, Mike il pazzo.  

Talvolta mi sembrava l'unico a capirci qualcosa.  

Se gli domandavo "Mike, che giorno é oggi?" Rideva fino alle lacrime, con la sua risata simile a un ululato, come se avessi fatto la battuta più divertente del mondo.  

Se gli dicevo "sai che ho i superpoteri"  

Mi rispondeva "chi non ne ha" 

Un giorno pensai di mostrargli le mie capacità. Ma non volevo correre il rischio che dicesse qualcosa di equivoco alla mamma e che lei ci trascinasse ancora in un altro villaggio. Qui avevo Hugo, e il posto mi piaceva. Poi Arliss e Kail mi avrebbero davvero ucciso, se ci fossimo trasferiti ancora a causa mia.  

Era mamma, appunto a prendersi cura di Mike il pazzo. Gli portava da mangiare tutti i giorni e una volta alla settimana si occupava di farlo lavare e visitare. Scoprii e imparai un sacco di cose nei miei vagabondaggi notturni. Ma la lezione più importante che avrei dovuto apprendere, e che non appresi mai, sarebbe dovuta essere: FATTI GLI STRAMALEDETTISSIMI AFFARI TUOI.  Era una notte di autunno, 

ero già andato alla scogliera e vedere le stelle, nel bosco a cacciare (balestra, un coniglio, piuttosto soddisfatto)  

E a salutare il vecchio Mike. Stavo passando sotto casa di Hugo per assicurarmi che Secondo non avrebbe sfogato contro di lui la sia frustrazione nei confronti di quell oca giuliva di soní.  

Ma Secondo non c'era. Incuriosito andai sotto casa di soní e saltai il piu silenziosamente possibile sull albero di fronte alla sua stanza. Le tende erano tirate ma potevo chiaramente vedere in contro Luce la sagoma di soní che dormiva su un fianco. Nei cespugli sottostanti la finestra, dove di solito secondo si appartava, non C'era nessuno. Scesi dall albero pensando che potevo aver visto male a casa di Hugo, quando sentii degli strani versi nella stanza affianco. Saltai sul tetto e mi calai a testa in giù per vedere cosa diamine fosse. Cerano una donna e due uomini. Lei baciava appassionatamente prima l'uno, poi l'altro. Loro sembravano incantati. Scesi in fretta, turbato e confuso. Chi diavolo erano? Nella pemombra della stanza non ero riuscito a vedere bene. E che cosa disgustosa! Non fa già abbastanza schifo baciare una ragazza, pure tutto quel passaggio di saliva? Si, avrei cambiato idea sul baciare le ragazze, non molto tempo dopo. Erano nella camera padronale quindi uno doveva essere il padre di soní, uno un uomo sconosciuto, forse secondo e la donna? Se in realtà Secondo fosse sempre stato a fissare la MADRE di soní? Era una donna piuttosto brutta, sembrava strano.. E soprattutto, era seduta dentro il pub del marito, difronte a me. Vi ero arrivato percorrendo meccanicamente la strada. Anche il marito era li. Ero troppo incuriosito, entrai. 

Mi sentivo un vero detective in cerca di prove  

Mi sedetti al bancone come se fosse la cosa più naturale del mondo. 

Sapevo che per tutti era ok se io e i miei fratelli ci comportavano da adulti. Ronbon mi guardò a meta tra il divertito e il sorpreso e mi disse "insonnia ragazzo?"  

Probabilmente se un mio coetaneo qualsiasi del villaggio gli fosse piombato li nel cuore della notte, non avrebbe avuto lo stesso atteggiamento. Ma con noi, erano sempre tutti diversi.  

Gli domandai: " ha altre figlie oltre a Soní, signore?"  

"no ragazzo" rispose, sempre più divertito. 

"e non ha sicuramente dei figli maschi già adulti. Ha per caso affittato una stanza della sua casa di recente?"  

"eh! Un sacco di persone affittano le stanze adesso! Eh! Per pagare le cose.." Disse annoiatamente sua moglie, tra un tiro di sigaretta e un sorso di caffé. 

Il marito parve turbato per un attimo, poi preoccupato e poi in imbarazzo mi disse "ragazzo, micheal, hai visto per caso qualcuno che non dovrebbe esserci, in casa mia?" 

"no signore." Non ero bravo a mentire, avrei imparato anche questo più avanti.  

"non lo so signore" mi corressi 

"forse si signore" confessai. 

E lui: "hai visto qualcuno che potrebbe far male a Soní?"  

"oh no, lei dormiva. Ma non mi sembravano pericolosi signore. Non penso baderanno a soní, erano intenti a fare altro" conclusi bevendo il latte che mi era stato messo davanti.  

Ronbon mi sorrise falsamente e disse: 

 "si é fatto tardi. Vai a casa figliolo, da bravo"  

Trascino fuori dal locale la moglie e  lanciò le chiavi a Billy boe, che era troppo ubriaco per prenderle al volo e le prese in faccia, ruzzolando giù dalla sedia.  

Seguii Nell ombra i genitori di soní e li vidi entrare in casa, accendere la luce. Salire le scale, e entrare nella sua stanza. La madre tirò un urletto che più che trasmettere la premurosa ansia di una madre che scopre che la propria figlia si é trasformata in un grosso cuscino, sembrava di forma, come quando kail dice che io e Arliss li rubiamo il cibo dal piatto e papà dice annoiatamente "ragazzi fate i bravi".  

Ronbon strappò un cuscino a metà per la rabbia, e entro nella stanza affinco. Mi spostai, per vedere meglio: La madre accese la luce, Le tendine erano scostate e potevo vedere chiaramente soní, con la faccia tutta imbrattata dei trucchi di sua madre, in piedi, di fronte al letto matrimoniale dei suoi genitori. Sul quale   Erano seduti secondo e brutus, un altro dei fratelli di Hugo. Erano entrambi senza Giacca, calze e scarpe. Lei aveva indosso un vestitino trasparente che le stava davvero male, si vedeva tutto il suo corpo, ed era mollo e leggermente arrossato. Quando i suoi occhi incrociarono quelli dei genitori, il suo viso divenne violaceo. Penso che non avesse più sangue nel resto del corpo. Al contrario, i due fratelli erano pallidi cadaverici. Ronbon faceva paura. Davvero. So che avrei potuto spezzargli il collo a mani nude, volendo, ma in quel momento davvero, faceva paura. Li fissava e basta. Sua moglie era semplicemente sgomenta, quasi incuriosita. C'erauna tensione tale Nell aria che mi aspettavo che qualcuno di loro sarebbe esploso. E invece, Rimasero tutti fermi immobili. Per almeno dieci secondi! Soní rossa e molla, con la faccia tutta colorata, gli altri due pallidi, sudati e izmmobili. Uno dei due chiuse adirittura gli occhi, come per fingere di non esistere. Il padre furioso e la madre curiosa. Scoppiai a ridere.  

Tutti si girarono verso di me. 

 Soní mi guardò con odio puro.  

Dissi qualcosa di intelligente, per giustificare la mia presenza li: "ops"  

Lei urlò. "TUUU"  

Suo padre fece un passo avanti e indicandola urlo con ancora piu foga: "TU!"  

Si guardarono tutti tra di loro e me ne approfittai per filarmela.  

Mi coricai con un vago senso di nausea e limpellente desiderio di dimenticare tutta la squallida scena. La sentivo una cosa troppo lontana da me, sbagliata, per chiunque. Lontana anche da loro. Non é questa la felicità, pensavo. Cercai di svuotare la mente e mi addormentai. 

Ma l'indomani  non si parlava d'altro. Alla fine Soni riuscì a scaricare la colpa su quei fessi dei fratelli di Hugo, e ne uscì quasi indenne.  

Quasi, perche avvennero conseguentemente alla sua bravata una serie di cose, che la coinvolsero in prima persona.  

In primis, i fratelli di Hugo lo pestarono brutalmente, per punire me, o per intimargli di non frequentarmi, non so. Arliss li fece invaghire i se, come ho già raccontato, assicurandosi che l'episodio non si ripetesse.  

Soní, crepó di invidia. Vide mia sorella accompagnare a casa Hugo sorreggendolo, una sera, e li vide ridere e scherzare per tutto il tragitto.  

Il giorno seguente, lo umiliò davanti agl altri ragazzi della scuola. Non so cosa disse o fece, perche Hugo non ce lo raccontò. Ricordo però che dopo scuola non andò neppure a casa, luogo a lui ostile, ma venne da noi.  Quando papà aprì la porta lui aveva gli occhiali rotti, lo zaino bagnato e piangeva. Si gettò letteralmente tra le mie braccia, probabilmente perche cadette, imbranato com'è, e iniziò a singhiozzare ancora più forte.  

Gli chiedemmo cosa fosse successo ma riuscimmo a cavargli fuori qualcosa solo dopo avergli dato da bere e del cioccolato (ne va pazzo)  

E capimmo solo che soní era una "cavalletta bitorzoluta" e una 

"maledetta serpe acida" 

Lei lo aveva deriso davanti a tutti, qualcuno, influenzato dal suo carisma, gli avevano gettato lo zaino nel lago, e rotto gli occhiali.  

Iniziarono a chiamarlo gobbo, secchione e storpio.  Non riuscivo a sopportarlo. Andavo a prendere Hugo tutti i giorni a scuola, e tutti i giorni lo accompagnavo. Quando ero imoegnato ad aiutare papà nelle faccende, lo fscevano kail o arliss. Un giorno sentii uno, di qualche anno più grande di me dirgli "me lo hai portato il pranzo, storpio?"  

Il mio stupido e coraggioso amico lo guardo con orgoglio, come se quei 4o centimetri di altezza e muscoli che li separavano non esistessero, e gli rispose "vai all inferno, maiale"   

Corsi più lentamente che potei e mi presi il pugno di quel colosso al posto suo, dritto su uno zigomo. Mi fece anche leggermente male. Era la mia prima rissa, ero emozionato.  

"gira al largo pivello, non ce l'ho con te"  

"gora al largo tu, o credo che ti darò modo di avercela con me molto presto" risposi.  

Lui rise, e probabilmente si aspettava che lo facessero anche gli altri, ma la cerchia di persone che ormai ci circondava era ammutolita. Non erano abituati a vedere me e la mia famiglia immischiarci in questioni del genere.  

"davvero, levati"  

Feci un passo avanti.  

Sferrò un altro pugno, ma questa volta lo schivai e gli tirai una testata, concentrandomi perche non fosse troppo forte.  

Fallii miseramente: Il colosso rosso cadde all indietro, stecchito. Per un attimo ebbi paura di averlo ucciso ma due suoi amici lo aiutarono ad alzarsi. Era sul punto di dire qualcosa di molto cattivo, o di picchiarmi, non so, quando arrivò papà.  

Era appena tornato dalla pesca con gli altri uomini del villaggio, tra cui, lo riconobbi, il padre del colosso. Un signore rosso e pallido con i baffi, alto e grosso quanto lui.  

Mr Colosso fulminò con lo sguardo colosso jr e lui entrò a scuola. In quel gesto colsi tutta l'ammirazione e in qualche modo gratitudine che queluomo doveva nutrire per mio padre.  Mio padre mi sorrise, ma dagl occhi trapelava la sua preoccupazione.  

Si voltò verso il padre del colosso e in modo cosi sminuente e rassicurante che avrei voluto fosse diretto a me disse: "non ti preoccupare Kevin. Marachelle tra ragazzi."  

Poi con gli altri pescatori, sparirono tra le casette.  

I ragazzi rientrarono a scuola. 

Hugo mi guardò mortificato e grato allo stesso tempo e prima che iniziasse ad aprire bocca, dal momento che per fargliela richiudere sarebbero serviti molti minuti gli dissi: "é tutto ok. Non l'ho neanche sentito, lo sai." 

Parve tranquillizzarsi, ma durò poco 

"ma.." 

"papà non mi punirà" 

"mh okay. Okay.. Bene. Ma.." 

"Hugo andiamo! nessuno mi sgriderà, non mi sono fatto male, é stato quasi divertente anzi, e poi é il minimo scusa."  

"Giusto!" Sorrise, "siamo fratelli". 

"fratelli" gli risposi, mentre entrambi camminavamo all indietro e ci portavamo il pugno destro sul cuore.  

 

 

 

   
 
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