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Autore: BALERION1    01/09/2016    1 recensioni
Dopo alcuni anni dalla fine della loro grande avventura Inuyasha, Kagome e i loro amici vivono la loro vita tranquillamente e allegramente. Ma non durerà a lungo. Un nuovo e potente nemico sta per fare la sua comparsa. La più grande sfida per il gruppo di eroi sta per cominciare. Una sfida che li porterà a scoprire nuovi mondi, combattere avversari forti e micidiali, e svelare antichi misteri.
Questa è la mia primissima fanfiction. Spero che vi piaccia e che commentiate in molti.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Angolo dell'autore
Eccomi a voi gente, dopo un lungo periodo di in'attività sono tornato con il nuovo capitolo.
Leggete, commentate e spero vi piaccia.
P.S. Se non ve ne siete accorti la prima parte è presa da un'episodio della Melevisione.


Miraggio di una notte di luna piena
 
Un lupo solitario avanza silenzioso nella notte. Se si possa definire ‘’silenzioso’’ il modo di spostarsi di qualcuno così grosso. Si tratta infatti di Royakan: il demone lupo protettore della foresta, impegnato in una battuta di caccia.
“Se non metto qualcosa sotto i denti finirò per seccarmi come…. come… non lo so, carne al sole!” si lamentava lui. Chi lo potrebbe biasimare, da tempo aveva fatto un voto con Inuyasha e Kagome di non mangiare più coloro che si perdono nei boschi, di certo avrebbe potuto cacciare, ma sfortunatamente in questo periodo tutti gli animali se n’erano andati tutti, lasciando il poveretto a bocca asciutta.
“Ahhh, carne. Magari un pezzo di carne, mi piovesse dal cielo, andrebbe bene qualsiasi cosa. Be tranne un pesce, sono pieni di spine e mi lasciano in bocca un saporaccio, come…. di rane. Anzi no, di lumache. Ma per l’esattezza un gusto di rane con intensa delle lumache. Pero forse è per questo suo essere cattivo che io sono feroce, invincibile, sì! Potrei fulminare con lo sguardo qualsiasi…. non lo so? Lepre che mi passi davanti! Sempre che ne passasse una. Be torniamo a caccia.”.
Così riprese ad avanzare nel più possibile silenzio che la sua mole gli concedeva. Anche se c’è da dire che Royakan non era mai stato un grande cacciatore, è abituato a nutrirsi di umani indifesi e non molto veloci, tutt’altra cosa rispetto alla selvaggina. Senza contare che con tutti i suoi discorsi ad alta voce che faceva, qualsiasi animale nelle vicinanze, sempre se ve ne era ancora qualcuno, sarebbe scappato subito, e il bello e che lui stesso non lo sapeva.
Per lo meno tentava di adattarsi alla sua nuova vita e rispettava gli accordi. Era così concentrato nel suo ruolo che mentre camminava non si accorse di essere stato individuato a sua volta da qualcun altro. Improvvisamente la folta pelliccia che aveva in testa iniziò a prendere vita, come se qualcuno la stesse strattonando. Gli ci volle qualche secondo per accorgersene, poi si voltò di scatto per vedere chi fosse ma niente, non c’era altro che la foresta notturna.
“Chi è stato? Mamma lupa!” esclamò per la sorpresa mentre metteva le zampe in avanti per provare a sentire chi ci fosse. Dopo di che, pensando che fosse solo la sua impressione, riprese a camminare. Pero non appena voltatosi sentì delle leggere pacche sulla spalla sinistra.
“Ma chi è?! Devo andare a caccia, non mi disturbate insomma! Adesso basta no. Io….Uaaaaaiiiia!!!” non fu in grado di finire la frase perché qualcosa gli aveva colpito il piede facendogli emettere un ululato agonizzante, mentre si teneva il piede sinistro.
Quando riuscì a rimetterlo a terra pensò che fosse meglio andarsene da lì, cominciavano a venirgli i brividi. Fece due passi e poi si bloccò come una statua nel sentire il richiamo tanto sperato: il chiocciare di una gallina.
Non poteva crederci, tante che fece per imitare il richiamo e ricevette una risposta. La fame prese il sopravvento sulla paura e si dimenticò in un lampo gli strani eventi di prima.
“Gallinella, ma vieni qui dallo zio Royakan. Bella gallinella, dove sei? Che non ti vedo.” provò ad attirarla a se, anche se con tutto quel baccano poteva essere già scappata. Poi un altro miracolo: un grugnito, proveniente da dietro un altro albero. Si accerto che non fosse frutto della sua immaginazione con un richiamo simile, e dopo la conferma si precipitò da quella parte.
“Maialino, e vieni qua. C’ho una fame.” disse leccandosi i baffi, mentre cercava di individuare la preda “Dove sei che non ti vedo. Maialino? Ma è mai possibile che non lo vedo?”.
All’improvviso una voce si fece largo tra quella del lupo indaffarato, una voce allungata e flebile come il vento in una grotta “Non ci vedi perché siamo FANTASMI!”, che poi si fece accompagnare da un altro grugnito.
“A i fantasmi eh, allora è meglio andare sì!”. Voleva voltarsi e filare via da lì a zampe levate, ma una forza invisibile lo afferrò per le braccia e iniziò a strattonarlo energicamente, mentre rimaneva inorridito da quella situazione.
“Siamo i fantasmi di tutta la selvaggina che tu, TU HAI DIVORATO!!”.
“Noooo!!!”.
“Siiiii!!! Siamo i FANTASMI SELVAGGINI!!”.
“No! I fantasmi selvaggini no! Devo scappare presto!”. Si era liberato dalla presa e voleva correre dalla parte opposta, ma fu anticipato e proprio difronte a lui uno strillo sinistro e inquietante lo fece balzare dalla paura per poi scappare via urlando. La sola cosa il demone aveva in mente era scappare il più velocemente gli consentivano le gambe.
 
Nel frattempo altri lupi si stavano preparando per passare la notte. La tribù Yoro aveva trovato una parte di bosco abbastanza fitta da nasconderli da qualsiasi occhio indiscreto. Fosse stato per Koga sarebbe andato bene qualsiasi luogo, ma Ayame aveva insistito quel posto per sicurezza, per lo meno lei prendeva più sul serio una possibile minaccia per loro. Erano tutti stanchi e la notte cominciò ad attirarli nel mondo dei sogni. Koga pero rimase seccato quando sua moglie tirò di nuovo in ballo il discorso di non dare la caccia ai nuovi nemici.
“Ah non ricominciare Ayame. Puoi continuare quanto vuoi, ma non cambierò idea.”.
“Certe volte sei davvero cocciuto, lo sai!”.
“Dai mamma non ti arrabbiare, papa è forte, lo sai bene, e presto gliela farà pagare a quel tipo e a tutti i suoi fratelli.”
“Reinbo non ti devi intromettere nei discorsi dei tuoi genitori, stiamo parlando di cose molto serie.”.
“Dai non prendertela con lui, vuole solo vedere il suo vecchio in azione.”.
“Si ma….”.
“Adesso non parliamone più, pensiamo a dormire. Domani dovremo camminare a lungo per raggiungere casa e siamo tutti esausti.”.
“Umm, e va bene. Ma non sperare che mi dimentichi di questo discorso.”.
“No, non lo faresti mai, hai una memoria infallibile.”.
“Esatto padre. Noi tre siamo una squadra imbattibile: mamma è il cervello, tu la forza e io il coraggio.”.
“Ma davvero, vuoi dire che non hai paura di niente figlio?” lo stuzzicava.
“No, proprio niente.”.
Detto e subito dopo un urlo di terrore squarciò il silenzio della notte, facendo spaventare il ragazzino. Lui e Kiirokami andarono subito a nascondersi dietro ad Ayame, mentre Koga e il resto del branco scattarono immediatamente all’erta. Qualunque cosa fosse si stava avvicinando rumorosamente, poteva essere qualsiasi cosa, il problema e che con il vento contrario non riuscivano e sentire il suo odore. Era solo questione di secondi prima che arrivasse lì e tutti i membri del branco erano pronti a riceverlo. Quando fu vicinissimo, sbucò fuori dagli alberi con un balzo e finì con atterrare con un botto nello spiazzo in mezzo a tutti loro. Si vedeva solo una grossa figura corpulenta in mezzo alla polvere che tremava dal terrore. Nessuno si aspettava che potesse essere solo il pacifico Royakan. Koga era l’unico a ricordarsi di lui, insieme ai suoi due amici, il resto del gruppo non seppe che dire nel vedere un essere così impressionante tremare come un gattino impaurito.
“Ei Royakan, mi dici che diavolo stai facendo.”.
“Eh, o il capo della tribù Yoro, è da tanto che non ci incontriamo.”.
“Koga tu conosci questo demone?” chiese Ayame.
“Sì certo, si chiama Royakan è un vecchio amico. Lei è Ayame, la mia donna, e lui è nostro figlio Reinbo.”.
“Ciao ciao a tutti e due.”. Si rialzò in piedi a fatica, probabilmente la caduta lo aveva scombussolato parecchio “Scusate un momento ma potreste dirmi che stavo facendo, la caduta deve avermi scombinato la testa e non mi ricordo bene come sono arrivato qui.”.
“Ecco, ti abbiamo sentito gridare come un matto e poi stavi correndo a tutta velocità in questa direzione come se ti stessero inseguendo.”.
“A sì adesso mi ricordo, stavo correndo perché dovevo sfuggire dai…..”. L’ultima parola fu un altro assordante urlo terrorizzato, sembrava che un fulmine fosse scattato nella sua mente, riportandolo alla realtà. Stava di nuovo scappando in tutte le direzioni in preda al panico come una trottola impazzita. Fino a quando non si fermò saltando in braccio a Koga e avvinghiandosi a lui, purtroppo il demone era troppo pesante per lui e così caddero entrambi in terra, ma non mollava.
“KOGA, KOGA, I FANTASMI SELVAGGINI AIUTO!!!”.
Per impedire che il suo amato soffocasse, o perdesse la pazienza e malmenasse il demone impaurito, Ayame fece appello alla sua voce più rassicurante per calmare Royakan e lasciarli andare la presa.
“Ma stai calmo Royakan. Ecco mettiti seduto, prendi un bel respiro.”.
Il grosso lupone aveva ripreso il controllo, e mollato Koga, ancora a corto di fiato per quella presa micidiale, mentre annaspava ancora.
“E adesso dicci, che cosa hai visto?”.
“AH VISTO! VISTO!!!” brutta domanda, il demone sobbalzò di nuovo e saltò di nuovo in braccio a Koga.
“Visto niente, ma sentito. Erano: uno, no, due, tre, NO!!! Un’intera mandria di fantasmi, sì! E hanno detto che erano i fantasmi di tutti gli animali che io mi sono pappato!”.
La paura era tale che poteva provocare un terremoto, per quanto stesse tremando. Pero, così come era incominciata, la paura svanì di colpo, lasciando il posto alla perplessità sul suo viso. Sembrava che nella sua mente avesse detto “Un’attimo!”. Con molta calma si staccò dal corpo del demone, alzandosi in piedi, e guardando nella direzione da cui era venuto si mise a gridare seccato “MA QUANDO!!! Che sono mesi che io non vedo un coscettino di passerotto, sì”.
Sfogatosi, riprese a conversare con il gruppo, più sollevato pero, si fa per dire “Koga! Koga! Erano mille, no cinquemila, tantissimi, non lo so! Erano lì, e lo sai cosa mi facevano tutti? A sì: c’era chi mi spingeva, chi mi tirava, e mi strattonavano il pelo e poi….”.
Per cercasse di spiegarsi, nessuno riusciva a seguirlo, nessuna delle sue parole aveva senso, quasi li infastidivano. Poi pero, nel bel mezzo del discorso, emise un imponente grido di terrore, un altro mentre si voltò di scatto e poi un altro ancora mentre si guardava dietro. Agli occhi di tutti sembrava del tutto impazzito, ignorando che qualsiasi cosa lo avesse spaventato glia aveva tirato la criniera di nuovo e toccato la punta del naso. Il grosso demone prese a correre all’impazzata verso Koga, a cui si avvinghiò di nuovo “Koga! SONO TORNATI!!!”.
“Ma Royakan, tornati chi? Stai calmo, non c’è nessuno.” Gli rispose Ayame.
Intanto Koga ne aveva fin sopra i capelli di quel buffone sovrappeso “Senti adesso basta con le buffonate, prima che mi arrabbi sul serio!”.
Lui non poteva saperlo ma la sua coda di capelli si stava agitando come una serpe. Nel vederla, Royakan si mise a urlare di nuovo, lasciò la presa per raggomitolarsi a terra, tremante come una foglia. Solo in quel momento Koga si sentì tirare per i capelli mettendosi le mani in testa li sentiva muovere di vita propria. Adesso iniziavano a credere che la storia dei fantasmi non fosse così inventata, compreso lo stesso Koga. Mentre si guardavano intorno, nell’inutile tentativo di intravedere qualcuno o qualcosa, Ayame divenne la prossima vittima della possessione dei capelli. Poi toccò alla coda di Kiirokami, che gliela stavano tirando, le pacche sulle spalle di Reinbo, e infine pizzicori sul corpo di Koga. Furioso per tutto quanto prese a girare su se stesso, sperando di colpire chiunque ci fosse con calci e pugni. Una volta fermatosi cominciò a guardarsi intorno con ancora il fiato corto, pero non vedeva ne sentiva nulla. Fino a quando non udì fischiare nell’aria qualcosa di incredibilmente veloce, alle sue spalle. Anche gli altri lo avevano sentito, fecero in tempo a voltarsi nella stessa direzione che una luce azzurra abbagliante partì dal terreno. Era una tempesta di fulmini che partiva da terra, una cosa mai vista in vita loro. Per fortuna nessuno rimase colpito dalle scariche, solo un grosso spavento, specie per Royakan, ancora convinto che fossero i fantasmi. Quando il lampo si spense e tornò il silenzio, si udì nell’aria una flebile e acuta risata femminile spostarsi sopra di loro. Era chiaramente una voce ricorrente a un fantasma, ma Koga non era il tipo da credere a cosa simili, e comunque non aveva paura, pero notò che si stava spostando in direzione del villaggio.
Oramai è notte, il fuoco si stava lentamente spegnendo e tutti dormono profondamente, tranne forse Inuyasha che è sempre coi sensi all’erta. Sapeva che erano in una situazione pericolosa, ma poteva anche concedersi di abbassare giusto di poco la prudenza, visto che per il momento non vi è nessun tipo di pericolo in zona.
La luna piena illuminava tutto come se fosse giorno, trasformando qualunque cosa in qualcos’altro negli innumerevoli giochi di ombre, miraggi della notte. Anche il vento poteva alterare le forme delle ombre, ma quello di questa notte non è un vento normale.
Una strana stanchezza si fece sentire, piuttosto insolita, e si stava impossessando del corpo di Inuyasha. Lui tentò di resistervi, doveva restare vigile, ma gli risultò troppo intensa e in pochi minuti scivolò in un sonno profondo. Non immaginava di cosa stesse accadendo a sua insaputa: dal bosco, uno sciame di lucciole blu si stava avvicinando alle dimore del mezzo-demone e di Miroku e Sango. Volavano lentamente, in modo completamente naturale, ma per qualche motivo anche insolito. Si recarono dai bambini, si posarono su di loro una alla volta, fino a ricoprirli. Poi con fare delicato li sollevarono dai loro letti e li fecero galleggiare nell’aria conducendoli fuori sul prato. Fu quando li misero a terra che si svegliarono stupiti, mentre vedevano lo spettacolare volteggio degli insetti, che si esibivano in una specie di danza luminosa. La curiosità e l’allegria li rassicurarono del fatto di non essere più coi loro famigliari, come voleva che accadesse la figura scura che li spiava da un albero. Altre lucciole che erano rimase indietro si misero a stuzzicare gli altri assopiti finché non si fossero svegliati anche loro. Fu una sorpresa vedere le lucciole , soprattutto per la luce che emanavano, e per i loro movimenti sinuosi e incantatori. Le seguirono fino in cortile, dove ritrovarono i rispettivi figli, e rimasero ad osservare intensamente come aggraziatamente le piccole creature luminescenti si dilettassero ad assumere le immagini più svariate: un cervo al pascolo, dei cavalli in corsa, il volo di uno stormo di aquile e un gruppo di umani che danzavano intorno a un fuoco. Era incredibile, assurdo, strano ma era uno spettacolo talmente bello e curioso che nessuno riuscì a distogliere gli occhi come fossero ipnotizzati. Poi lo sciame si sparpagliò e si alzò in alto fino a raggiungere la figura della luna e a ricoprirla completamente, in altre parole la stavano coprendo con un’immagine del tutto uguale creata da loro stesse. Poi accadde qualcosa di imprevisto: nel centro della sfera si accese una spaccatura rosso fuoco che cominciò ad espandersi fino a dividerla a metà. Quel rossore, come ferro ardente, risplendette fino ad offuscare la luce blu e un rumore acuto e terribile si udì. Poi la luna esplose in grandi frammenti rossi che caddero come meteore, sprigionò una vampata di calore e così lo videro: un grande drago, con ali spalancare, avvolto nelle fiamme. L’allegria si tramutò in terrore, e si resero conto di essere caduti in una trappola. Prima che Inuyasha potesse estrarre Tessaiga, il drago si schiantò al suolo disintegrandosi in uno sciame di lapilli incandescenti che poco a poco svanirono. Nel momento della confusione, con il silenzio calato e la confusione generale, l’unico rumore udibile fu un lento battito di mani. Capirono che proveniva da un albero e difatti su di un ramo videro una figura sdraiatavi sopra ad osservarli, come un corvo appollaiato.
“Non è stato divertente?” rispose una voce femminile acuta e flebile come quella di un fantasma, “Se volete posso farlo ancora.”.
“Maledetta, così sei tu il nuovo drago venuto ad ucciderci? Scendi da lì che ti rispedirò da dove sei venuta, un pezzo alla volta!”.
“Che maleducato. Non te l’ha mai detto nessuno che non hai un minimo di delicatezza con le parole? Perfino mio fratello Savage, che si trasforma in bestie, è più educato di te.”.
Muovendosi lentamente come un serpente strisciante, la ragazza scese dal ramo dell’albero, atterrandovi dietro, dopo di che si fece avanti dall’ombra con fin troppa calma fin quando i raggi lunari non illuminarono i contorni della sua figura: era esile e piccola, un poco più bassa di Kagome almeno, aveva un vestito a maniche lunghe e con la gonna che gli copriva le gambe, color indaco con ricamati dei fiori argentati e una striscia bianca sulla parte anteriore della gonna. La sua armatura blu ceruleo era composta da una corazza leggera sul petto, con due piccole spalliere, e da due piastre sui fianchi ricoperte in parte da una seconda gonna più corta di scaglie nere, tenute insieme da un cinturone di cuoio marrone con una fibbia d’oro triangolare. Le mani avevano unghie dipinte di rosso e nella destra teneva un bastone nero di metallo con una sfera d’orata in cima, incastonata tra quattro punte come fossero gli artigli di un’aquila. L’ultimo particolare, ma non meno vistoso, era la maschera: come per gli altri cavalieri era simile ma differente, con le creste ai lati della testa ondulate a forma di “S” molto inclinata come fossero dei capelli nel vento, l’espressione era più femminile, mentre aveva una sorta di placche sopra gli occhi allungate verso l’alto, ricorrenti a delle sopracciglia, quella sopra l’occhio sinistro era più lunga dell’altra.
“Mi sembra di capire che non ti piacciono i trucchi di magia, o magari devo impegnarmi di più.”.
“Chi sei tu?! Qual è il tuo nome?!” chiese Miroku.
“Io sono Tricky, maestra degli inganni, grande illusionista e principessa della magia. E quello di prima era solo il numero di apertura, lo spettacolo deve ancora incominciare.”.
“Invece io penso che sia già finito!” parlò lapidario Inuyasha.
“Kagome, Sango portate i bambini al sicuro, ci pensiamo io e Inuyasha a lei.” ordinò Miroku alle due, che eseguirono all’istante.
Appena voltatesi pero si accorsero che non vi erano più la loro casa o le altre, solo un tratto erboso, poi la foresta e il paesaggio. Era tutto svanito, come se non fosse mai esistito niente. Furono tutti sconvolti da questa rivelazione, l’unica spiegazione e che si trattasse di un’illusione. La piccola figura cominciò a ghignare con quella sua vocetta fine “Spiacente ma lo spettacolo finirà solo quando avremo finito di giocare.”.
“Vuoi giocare? Allora cosa ne dici di un gioco di sopravvivenza? Te lo do subito! Prendi!!” fu la risposta che partì dal ragazzo, accompagnata da una Cicatrice del Vento che la investì in pieno, senza che lei si mosse di un millimetro. Pareva già finito, ma era solamente apparenza, sentiva dentro di sé che non poteva essere così facile, dopo quello che era successo con gli altri due.
Per l’appunto, la voce si ripresentò dalla sua destra in mezzo allo spiazzo erboso “Così e questa la famosa Cicatrice del Vento di cui ho sentito parlare dai miei cari fratelli. Un colpo molto potente, non c’è che dire, ma non puoi sperare di vincere usando solamente la forza bruta.”.
Con l’irritazione che saliva alla testa si preparò per colpire di nuovo, la voce di Miroku fu più rapida pero “Aspetta Inuyasha! Guarda…”.
Indicò di guardarsi a destra, dove vide gli alberi e tutto ciò che si vedeva a perdita d’occhio muoversi lentamente e inesorabilmente, come le canne di una campana a vento mosse dall’aria. Quel movimento sembrava incantare la mente per chi fosse rimasto a guardarlo a lungo.
“Se questa è un’illusione e non sappiamo da che parte si trova il villaggio, rischieresti di colpire i paesani con un colpo di spada.”.
Ora che ci si metteva anche questo inconveniente non poté fare altro che restare fermo con la rabbia che gli ribolliva dentro. Poi pero gli venne in mente un’idea: per esperienza sapeva che un’illusione non poteva nascondere o mostrare del tutto qualcosa come se fosse davvero reale, e se non poteva vederci attraverso, l’unica soluzione era uscirne fuori, letteralmente.
“Miroku tienila d’occhio, io ho un’idea.”
Piegò le gambe il più che poteva per riuscire ad ottenere la massima spinta e spiccò un balzo enorme in pochi istanti. La sua teoria e che si trovassero dentro una sorta di cerchio che generava l’illusione, se ne fosse uscito da sopra, avrebbe potuto vedere la reale posizione circostante e da dove il nemico li teneva in pugno a distanza. Furono pero un violento urto a mezzaria e una scarica di aura a contraddire la sua teoria, mentre ritornava giù altrettanto in fretta di quando era salito. Il colpo non era particolarmente violento, così riuscì ad atterrare in piedi e senza nessuna ferita apparente, ma ne veniva al suo orgoglio.
“Va tutto bene?” chiese ironica la sua avversaria, facendosi beffa di lui “Ho dimenticato di dirti che questa non è una semplice illusione. Benvenuti nella barriera del Cristallo Fantasma: qui niente è reale o non è quello che sembra, posso plasmare ciò che vi è al suo interno a mio piacimento e nessuno può uscire o entrare per aiutarvi.”
“Avresti fatto meglio a non rivelare quest’informazione. Se questa è una barriera, allora so come distruggerla!”. Un colpo di Tessaiga rossa aprì un varco nella parete che pero si richiuse subito. Riprovò altre volte ma senza nessun effetto. Intanto, spiando all’interno del suo Cristallo Fantasma, la vera Tricky si stava divertendo nel vedere Inuyasha fallire a ogni fendente.
Quando si era finalmente accorto che non stava arrivando da nessuna parte, il ragazzo era a corto di fiato e di idee. Non poteva ne attaccare ne liberarsi di quella barriera seccante, e se si fosse limitato a difendersi non avrebbe mai vinto. Mentre pensava disperatamente a una soluzione Tessaiga si mise a pulsare e, in men che non si dica, cambiò forma in Scaglie di Drago. All’inizio sia lui che la ragazza drago non capivano cosa volesse dire. Poi Inuyasha cominciò a percepire da quale direzione provenisse il vortice demoniaco avversario, il punto in cui colpire e dove si trovava davvero il nemico. Perciò colpì con tutta la sua forza in quel punto, in alto sopra di lui, riuscendo finalmente a infrangere la barriera. Si trovò di fronte la ragazza seduta su un tetto, con il cristallo nella sua mano destra, che fissava sbigottita il ragazzo rosso caricarla. Fece appena in tempo per scansarsi, sacrificando pero il cristallo che finì in frantumi e così anche la barriera.
Una volta posati i piedi al suolo, entrambi gli avversari poterono fissarsi faccia a faccia, sta volta realmente. Inuyasha era ancora esausto e per ragioni ignote la sua avversaria non ne approfittò: stava ancora pensando a come ha potuto Inuyasha sferrare un colpo così micidiale se fino a pochi attimi fa era nella condizione di un pesce fuor d’acqua. Ma da un lato questo esperiente imprevisto si è rivelato molto utile.
“Mio fratello aveva detto che sei pieno di sorprese e lento a capire, ma non credevo così tanto.”.
“Taci strega! Invece di perdere tempo con questi trucchi idioti perché non ti decidi a combattere seriamente!”.
Dal bosco pero arrivò una terza voce. Koga atterrò nello spiazzo al fianco destro di Inuyasha.
“Ei lupo rognoso che si fai ancora qui?”.
“Non lo vedi? Ho un conto in sospeso con questa ragazza, lasciala a me.”.
“Col cavolo! Solo io posso sconfiggerla, tu allontanati se non vuoi rischiare la vita per la seconda volta oggi.”.
“Scusate un momento, voi vi conoscete?.” chiese la strega, rimasta a osservare confusa, poi pero realizzo tutto “Ma certo, ho capito: tu sei il cucciolo di demone-lupo con cui mio fratello ha attaccato briga. Che coincidenza, non pensavo che fossi tu poco fa.”.
Intanto anche gli altri membri del clan e Royakan erano arrivati al villaggio. Il grande lupo era infuriato per essere stato preso in giro, ma soprattutto sollevato che non ci fossero dei veri fantasmi.
 
“Tu devi essere sorella di quel Savage. Bene, allora ucciderò te, così lui proverà il mio stesso dolore!”.
“Vuoi capirlo o no che tu non sei in grado di fare niente contro lei e gli altri della sua razza? Avanti levati di mezzo!”.
“Calmatevi ragazzi. Avete ragione: lo spettacolo per i bimbi è finito, ora vediamo se quello per i grandi vi soddisferà. E per fare in modo che non ci siano altre interruzioni….”.
Da una delle maniche estrasse qualcosa, lo mostrò agli alti: erano delle statuine di metallo, come quelle dell’altro giorno. A quel punto capirono cosa voleva fare. Ella le lanciò in aria e quando atterrarono affondarono nella terra come semi. Poi scariche elettriche serpeggiavano come serpi sul terreno che lentamente iniziava a tremolare. Otto enormi creature di pietra e terra emersero dal suolo, più grandi delle precedenti e dalle forme diverse: 5 grifoni e 3 troll schierati l’uno affianco all’altro per fare da barriera tra i tre combattenti e gli altri.
“Coraggio amici. La notte e giovane, vediamo di farla durare il più a lungo possibile!”.
Impulsivamente Koga attacco per primo ad artigli spigati ma, prima di poterla sfiorare, Tricky si scansò velocissima e gli arrivò con un colpo di bastone alle spalle. Inuyasha tentò con la cicatrice del vento ma fu deviata da una barriera e di risposa la ragazza lo colpì di sorpresa, colpendo il terreno col bastone fece spuntare delle punte di roccia sotto i piedi del ragazzo, ma le evitò con un balzo. Poi fece in tempo per voltarsi che Koga sferrò un colpo di Goraishi subito neutralizzato con una sfera di energia lanciata dal bastone. A questo punto entrambi i ragazzi optarono per il combattimento ravvicinato, ma la ragazza era agile a schivare e sgusciare via e si dimostrò abile a usare quel suo bastone magico anche per lottare.
Intanto gli altri se la dovevano vedere con i mostri di pietra. Questi erano più forti e rapidi dei precedenti, e senza armi non erano in grado di tenere testa a loro. Fortunatamente avevano solo il compito di bloccare e non uccidere. La situazione rimase in fase di stallo fino a che improvvisamente i mostri si paralizzarono completamente. In un primo momento non capivano cosa succedeva poi videro la sagoma nera, confusa tra la notte, del maestro Nazo. Stava usando il potere del suo bastone per bloccarli.
“Sbrigatevi figlioli, non posso trattenerli a lungo, non ho più la stessa forza di un tempo!”.
Si affrettarono a prendere le loro armi e mettere al sicuro i bambini, in tempo sufficiente prima che l’anziano in nero esaurisse le energie. Ora la musica cambiò: in poco tempo riuscirono ad abbattere 2 grifoni, 1 troll e a ferire gli altri. Alla prima occasione, Kagome si allontanò dalla mischia per avere la visuale libera e colpire Tricky.  Cosa non troppo facile visto che ne lei ne gli altri riuscivano a rimanere fermi il tempo sufficiente. Fortunatamente Inuyasha era riuscito a notarla e a distrarre sia Koga che la ragazza per qualche secondo. Partì la freccia, arrivò molto vicina a centrare l’obbiettivo di schiena, quando venne intercettata da un fulmine improvviso. Lo scontro di energie generò una violenta esplosione, nessuno vi rimase coinvolto, ma non si capiva cos’era andato storto. Tricky si era accorta appena in tempo e aveva alzato la barriera, quando la rimosse si voltò a guardare la ragazza “I miei complimenti sacerdotessa. Ci sei andata vicino.”.
“Fin troppo vicino, direi.” era una nuova voce sconosciuta, che arrivava dall’ombra. E dall’ombra dei rami di un albero balzò una figura che andò a posarsi vicino a quella della ragazza drago.
“Non sarà che hai perduto la concentrazione, sorella?”.
   
 
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