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Autore: _Cthylla_    01/09/2016    1 recensioni
| Golden Age | Young Kozmotis Pitchiner (soprattutto nel primo capitolo) | AU | OCs
L'epoca in cui era la Casa Lunanoff a governare si è distinta per la prosperità presente in ogni parte del regno. La Golden Age è stata un florilegio di grandi eroi dorati e di Case nobiliari, note come "Costellazioni", i cui componenti erano nobili di sangue quanto di cuore.
Ciò è quanto è passato alla storia, quel che la maggioranza dei pochi superstiti è in grado di ricordare. Ma se quei ricordi riguardassero soltanto la parte conosciuta della storia in questione? Se ci fosse stata una parte oscura che quasi nessuno ha potuto o voluto vedere?
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Luna Dorata'
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La successione ininterrotta di rumori acuti che da circa mezz’ora si udiva in un luogo isolato appena fuori da quell’avamposto militare ai confini della parte est del regno dei Lunanoff avrebbe potuto risultare estremamente fastidiosa, alle orecchie di alcuni, ma non per la donna intenta ad affilare le lame dei due coltelli che si portava sempre appresso, assieme alla pistola laser in dotazione, ovviamente.

“caporale Silk”. 

Recitava così la medaglietta che penzolava dal suo collo robusto, ma mentiva, esattamente come lei mentiva sul proprio nome ogni giorno da sette anni a quella parte, come mentiva il colore dei suoi occhi -modificato da una banale pastiglia reperibile da qualunque alchimista nel regno dei Lunanoff- e quello dei suoi capelli. 
Come mentivano gli innesti in finta pelle su tutto il suo corpo, in particolare quello sul lato destro del volto, rendendolo orrendamente sfigurato per nascondere una voglia color vinaccia che, altrimenti, avrebbe reso immediata la sua identificazione.

All’arciduchessa Nihil Nahema della Casa Aldebaran non aveva mai pesato fingersi una qualunque plebea dal passato nebuloso e, per quel poco che aveva inventato a beneficio di chi aveva il coraggio di farle domande, tetro: a dire il vero aveva trovato anche piuttosto divertente immaginare una nuova identità partendo da zero.

Quel che l’aveva seccata un po’era stato degradarsi a caporale, anche se solo per finta, dopo essersi fatta per anni un mazzo tanto arrivando al grado di maggiore, e avrebbe potuto arrivare ben più in alto, perché non le mancava proprio nulla. 
Dava importanza al proprio titolo solamente quando ciò le tornava comodo, riteneva sciocco “gonfiarsi” tanto perché il caso aveva voluto che fosse nobile di nascita, ma ciò che aveva guadagnato per puro e semplice merito era tutt’altro paio di maniche, ed ora eccola lì…a prendere ordini dall’Eroe degli Eroi.

 

Al pensiero fece un sospiro, alzando gli occhi al cielo.
Riconosceva a Lord Kozmotis Pitchiner di essere abile esattamente quanto dicevano tutti, e che quindi c’erano stati validi motivi dietro alla sua nomina a Lord High General of the Galaxies.

Riconosceva anche la sua indiscussa lealtà alla corona, e quella verso i propri uomini: il generale era il tipo d’uomo che non avrebbe mai abbandonato i suoi soldati per salvarsi, ritenendo -scioccamente?- che la vita di ogni soldato semplice valesse tanto quanto la sua. Era compassionevole fino all’ultimo anche verso i suoi nemici, e quando poteva farlo evitava di ucciderli, preferendo catturarli ed imprigionarli nella Prigione Maxima, insistendo altresì che venissero trattati umanamente.

Nahema aveva compreso presto che Kozmotis Pitchiner, o Lord Pitch come lo chiamavano, era onesto e integerrimo come pochi nella galassia. Fin troppo.
Una vera “anima candida”, insomma, che gli orrori della guerra non erano riusciti ad insozzare in alcun modo…ed era proprio quello che l’aveva indotta ad alzare gli occhi al cielo. 

Nihil Nahema non riteneva che la guerra fosse il posto giusto per le anime candide, e pensava che l’atteggiamento di Pitchiner con i nemici fosse davvero sciocco. Perché catturare i Dream Pirates, imprigionarli e mantenerli a spese della corona -che, a sentire sua sorella Nihil Rerazara, non aveva di che scialacquare- oltretutto col rischio che riuscissero a evadere, quando invece avrebbero potuto ucciderli e liberarsi del problema con tutta la semplicità del mondo? Sarebbe stata anche la soluzione più divertente. 

Ricordava con nostalgia le "battute di caccia al Nightmare Man" cui, un tempo, dava inizio dopo aver sbaragliato le armate nemiche.
Di norma non era una persona sadica, non uccideva se non era strettamente necessario né amava vedere altre persone provare dolore, ma quei “mostriciattoli” -così li chiamava lei- non erano delle persone vere e proprie, erano dei mangia anime aborti della natura, e portavano a galla un lato di lei che tendeva a rimanere ben sepolto.
Lei e i suoi soldati li inseguivano, li prendevano e li uccidevano tutti quanti, tranne uno scelto a caso, il quale veniva torturato -spesso da lei personalmente- e rispedito dai suoi compatrioti, così da trasmettere il messaggio.
Gran bei tempi, quelli!

Poi c’era stata la realizzazione della “brillante” idea di sua madre di farla fidanzare col principe Tsar Lunar XI, più grande di lei soltanto di tre anni. Un progetto a cui Nihil Iyra Aldebaran lavorava probabilmente da quando Nahema non era ancora venuta al mondo, e su cui l'aveva edotta da quando aveva raggiunto l'età per capire qualche altra parola oltre a “mamma” e “oro”. 

Dopo diversi temporeggiamenti -e infinite arrabbiature da parte di sua madre- principalmente dovuti alla convinzione che un simile legame ufficiale avrebbe ridotto di molto la libertà che aveva ai tempi, a vent'anni suonati Nahema le aveva dato finalmente retta.
Non era andata male, Tsar Lunar Lunanoff XI era una delle persone migliori che avesse mai conosciuto -e lui, ignorante dei dettagli riguardanti il suo atteggiamento coi “mostriciattoli”, pensava lo stesso di lei- e quelli passati come sua fidanzata erano stati due begli anni per entrambi, ma la vita di “moglie del re” non faceva per lei.

Era stata cresciuta per governare in prima persona, ne sarebbe stata perfettamente capace ed era qualcosa che il re stesso aveva riconosciuto, ma era una posizione che le tradizioni gli impedivano di darle, e sotto sotto -forse- lui aveva temuto che, se fosse andato contro le tradizioni, la sua figura sarebbe stata schiacciata da quella di Nahema,  più carismatica .

Poi Tsar si era innamorato della figlia di un mercante di stoffe preziose, tal Beileag Stone, e a quel punto, di comune accordo e senza rancori, avevano rotto il fidanzamento. Quella di regina consorte non era una posizione cui Nahema ambiva particolarmente, checché ne dicesse sua madre, e in ogni caso lei aveva sempre un legame antecedente con un altro uomo da poter riprendere dopo due anni di pausa, anche se “questo era un dettaglio marginale” -così si ripeteva.

A quel punto Nahema era andata via, lasciando a Tsar una lettera in cui gli comunicava che sarebbe tornata al fronte, senza dare altri dettagli.

Tsar aveva atteso un anno e mezzo per legarsi ufficialmente alla sua amata -così da “salvaguardare l’onore” di una ex fidanzata a cui voleva sempre bene- e poi, con buona pace di tutti o quasi, lui e Beileag si erano sposati.

Nihil Nahema era del tutto libera da vincoli, e ne era felice, ma ciò per gli Aldebaran aveva significato dover trovare una strada alternativa per raggiungere il loro obiettivo: il cambio di dinastia regnante. 
La grande macchina delle alleanze aveva dunque iniziato a muoversi ancor più alla svelta, spinta dalle immense risorse della sua famiglia, rinforzando legami preesistenti e intrecciandone di nuovi, e in virtù di questo i suoi fratelli e sorelle avevano iniziato a fidanzarsi, guarda caso, con i rampolli delle Case più importanti -a livello strategico- tra le varie Costellazioni.

Oltre a ciò, sua sorella Nihil Rerazara, come “risarcimento” ma anche per merito, all’età giusta era stata presa dal Re come Ministro Supremo dell’economia, posizione eccellente per raccogliere prove della…non eccelsa…gestione delle risorse finanziare da parte della coppia reale, troppo portata alle opere di bene, mentre Nihil Ralonrin era stato scelto come medico di corte, avendo così modo di venire a sapere tutto ciò che accadeva all'interno del palazzo.

Tutto era sempre proceduto bene, anche se la follia aveva colpito sua madre Iyra portando qualche complicazione sullo stabilire “chi avesse l’obbligo di fare cosa” e creando un velo di acredine nel rapporto tra Nahema e Aladohar.

Nulla di irrisolvibile, minimizzava Nahema, ma intanto era contenta di non essere su Aldebaran I o i pianeti limitrofi.


C’era solo un piccolo, minuscolo, insignificante particolare: la sua missione, quella che la stava tenendo lontana da casa, non stava andando come doveva. 
Oltre a trattare segretamente con i Dream Pirates, coi quali grazie a certi mezzi aveva stipulato un accordo -se “fate quel che voglio o vi schiavizzerò tutti privandovi delle vostre coscienze, perché posso” si poteva definire così- da diverso tempo a quella parte aveva capito di dover trovare qualsiasi appiglio per distruggere Kozmotis Pitchiner.
Con la prima di questa due cose non aveva avuto problemi, ma la seconda si era rivelata difficile.

Ucciderlo non era mai stato nei suoi intenti, la sua famiglia avrebbe preferito averlo dalla propria parte che vederlo morto, ma in quei sette anni in cui aveva imparato a conoscerlo Nahema si era resa conto che la sua lealtà ai Lunanoff era troppo grande perché lui potesse essere corrotto, motivo per cui era bene che qualcun altro subentrasse a lui nel comandare l’armata più grande e potente del regno.

O meglio, qualcun’altra.
Non sarebbe stato male diventare prima High General of the Galaxies e poi regina.

 

Escludere l’omicidio però aveva reso tutto più complicato.

 

Non si poteva distruggere la reputazione del generale, perché quell’uomo era qualcosa di più che irreprensibile, amato e rispettato da tutti, purtroppo per lei.

Aveva pensato di disseminare false prove che portassero le persone ad accusarlo di chissà cosa, ma aveva dovuto lasciar perdere: non le era venuto in mente niente che potesse risultare credibile, e quella di High General of the Galaxies era una posizione elevata, abbastanza da poter insabbiare facilmente certe cosucce.

A livello mentale, poi, Nahema non aveva mai visto psiche più sana di quella di Lord Pitch e anche lì non aveva trovato appigli a cui agganciarsi per iniziare a corroderla.

 

L’unica cosa positiva era che in quei sette anni avesse imparato a conoscerlo bene, al punto di poterne prevedere facilmente le mosse, e che avesse capito quali erano i suoi unici punti deboli: sua moglie Aleha e sua figlia Emily Jane, le persone che il generale amava più di ogni altra cosa. 

Avendole nelle proprie mani avrebbe potuto chiedere a Pitchiner di fare qualunque cosa volesse, e lui l’avrebbe accontentata.

Peccato che, nonostante tutto lo spiegamento di forze degli Aldebaran, l’ubicazione della sua dimora risultasse sconosciuta. Sapevano soltanto che si trovava da qualche parte nei territori degli Orion, il che non era troppo d’aiuto, vista la loro vastità.

Cercare informazioni dalla sorella maggiore di Lady Pitchiner, Spear, sarebbe stato inutile: non aveva idea di dove si trovassero, e si mormorava di un terribile litigio tra lei e i due sposini appena prima che partissero, circa sei anni prima, avvenuto proprio per quel motivo.
Non che a Spear Sinetenebris fosse mai piaciuto il cognato: Nahema ricordava perfettamente la conversazione avuta con lei qualche giorno dopo la nomina di Pitchiner ad High General, periodo durante il quale la dottoressa aveva fatto parte del personale medico dell’armata in cui si trovavano lei e Kitah.


“ho sentito che vostra sorella ha un fidanzato illustre, dottoressa. L’High General of the Galaxies, nientemeno! Sbaglio?”
“purtroppo no, ma spero sempre che mia sorella rinsavisca presto”.
“si direbbe che Lord Kozmotis Pitchiner vi piaccia poco”.
“non poco, per niente”.


In seguito non avevano avuto altri grandi scambi d’opinioni, e lo considerava un peccato perché la dottoressa non le dispiaceva come persona e sarebbero stati sicuramente interessanti, ma la schiettezza di Spear, in quell’occasione, l’aveva divertita.

Ora che la sua missione andava a rilento, però, Nahema non si stava divertendo affatto.

Non era servito neppure che Lady Faeliria, primogenita della Casa Orion, fosse sposata con suo fratello Aladohar: Pitchiner, prima di finire nel “mirino” della sua famiglia, aveva chiesto ed ottenuto dal capofamiglia Orion l’autorizzazione a costruire casa sua da quelle parti senza essere costretto a specificare dove.

Si diceva che avesse costruito tutto quanto da solo, proprio per evitare fughe d’informazioni, e Nahema aveva finito col crederci: o quello, o aveva ucciso tutti coloro che avevano collaborato. A nulla era valso anche farlo seguire discretamente da alcune spie le volte in cui tornava a casa, perché Lord Pitch sempre a depistare tutti appena prima di entrare nel territorio degli Orion.

A volte l’Alto Generale Perfezione era quasi detestabile, davvero.


«in sette anni non ho ottenuto nulla. Sto fallendo miseramente…» si trattenne dal prendere a pugni il terreno in un moto di pura stizza «maledizione. Se solo sapessi dove sono moglie e figlia potrei anche costringerlo a vestirsi come un topo lunare e farsi scopare allegramente da tutti i suoi soldati, e invece!...»

Appoggiò la schiena contro il muro, sospirando. “E invece” niente, per sua sfortuna!

«fingerti plebea ti ha spinta ad adottare un linguaggio adeguato, da quel che sento».

Nahema si era rizzata in piedi di scatto, coltelli in mano e pronta ad uccidere, appena il suono di una voce femminile sconosciuta aveva raggiunto le sue sensibili orecchie, ma per quanto si guardasse attorno non riusciva a scorgere nulla che rivelasse la posizione della sua interlocutrice.

Chiunque fosse sembrava essere a conoscenza della sua vera identità, e dunque andava eliminata.

Rimase in silenzio, cercando di captare qualunque cosa potesse tornarle utile allo scopo, invano. 

«perché non metti giù quegli spilli? Sono inutili con me. Non solo posso diventare invisibile, ma anche intangibile, per cui poco importa che tu sia una macchina per uccidere: non sono alla tua portata, e vengo in pace. Anzi…a dirla tutta sono qui per darti un aiutino».

Davanti a Nihil Nahema, all’improvviso, comparve una tra le creature più inquietanti che le fosse mai capitato di vedere. 
La parte superiore era quella di una donna dalla pelle viola, dai capelli corvini, e un viso a modo suo quasi bello, con quegli occhi dalle iridi gialle circondati da una sorta di tatuaggio nero; dai fianchi in giù, invece, le sue fattezze erano quelle di un serpente dalla coda nera, spessa e lunga oltre dieci metri.
L’arciduchessa ormai ventinovenne aveva viaggiato molto, ne aveva viste di cose, ma mai nulla del genere. «ottimo. Però dimmi chi sei, cosa sei, come mi fai a sapere chi sono, in cosa consiste questo “aiutino” e perché vuoi darmelo».

La donna serpente, per nulla piccata dalle parole di Nahema, distese le labbra nere e piene in un sorriso. «auspicare un “per favore” dalla capofamiglia Aldebaran è troppo, mh? D’accordo, credo sia meglio andare subito al sodo» disse, strisciando verso Nahema «so dove si trova la dimora del caro generale Pitchiner. È ben nascosta in una luna minuscola tra tre pianeti, circondata da una cintura di asteroidi nella quale è presente solo un passaggio sicuro per raggiungerla, ma quello lo troverete da soli. Le coordinate di casa Pitchiner sono OR-W-17-35C-4528. So che non avrai difficoltà a ricordarle. Puoi ordinare un controllo se, come penso, non ti fidi».

D’accordo, la faccenda si stava facendo decisamente strana e allarmante. Se quel che diceva la donna serpente era vero, e non si sentiva di escludere a priori che lo fosse, quell’informazione poteva essere risolutiva per la sua missione, ma cosa poteva volere in cambio di quell’indicazione e del suo silenzio? Perché voleva vedere Pitchiner distrutto? Che accidenti di creatura era?! urgeva indagare. «verificherò. Chi sei?» le domandò di nuovo «cosa vuoi in cambio? Da che mondo è mondo nulla è gratis».

Quando la creatura le si avvicinò ancora, Nihil Nahema si allontanò bruscamente. Non ne aveva paura, ma non intendeva finire avvolta dalle sue spire.

«hai mai sentito parlare delle Ephemerides, arciduchessa?» le domandò la donna serpente, quasi sottovoce «magari in qualche racconto, o hai letto in qualche libro le poche notizie che riguardano la mia specie».

“Ephemerides”. Non le era nuovo, aveva sentito parlare di questa fantomatica razza ancestrale durante i propri viaggi ma, come tutti, le aveva sempre considerate una leggenda metropolitana o poco più. «Ephemerides. Ho presente. Donne serpenti nomadi, vivete in piccoli gruppi e vi spartite la galassia, o le galassie, in zone…»

«hai fatto i compiti, allora. Che brava!» l’Ephemeride aveva un tono di voce tanto dolce e accondiscendente che ci mancava solo che si mettesse a fare le fusa. Ignorò l’indurirsi dell’espressione di Nahema a quel suo atteggiamento: non era qualcosa che potesse importarle. «dunque, ora hai capito cosa sono?»

I muscoli di Nahema, in tutto ciò, erano ancora tesi e pronti allo scatto, per quel poco che avrebbe potuto servirle. «ovviamente».

«sai di cosa mi nutro?»

Oh, sì. Delle poche leggende sulle Ephemerides, quello era l’aspetto più conosciuto. «ti nutri di dolore. Devo farti notare che, in tutta questa digressione, non mi hai ancora detto cosa vuoi in cambio».

L’Ephemeride fece una risatina. «avevo pensato che fossi più sveglia. Ti ho dato modo di trovare la famiglia del generale Pitchiner. Un uomo molto famoso, un eroe che ormai da troppi anni sembra praticamente invulnerabile a qualunque sentimento negativo, in special modo il dolore. È qualcosa che fa storcere un po’il naso alle altre Ephemerides con le quali condivido il regno dei Lunanoff, ma l’unica che intende fare qualcosa a riguardo è la sottoscritta, per cui eccomi qui a fare il lavoro sporco» sospirò «non c’è più rispetto per gli anziani, è una cosa così irritante!...comunque, cosa credi che voglia in cambio?» puntò lo sguardo in quello dell’arciduchessa sotto mentite spoglie «fai sì che i Dream Pirates tuoi alleati sterminino la sua famiglia. Spezza quell’uomo. Fa’ in modo che provi un dolore tale da impazzire. Ci guadagneremo tutti quanti. Lord Pitch soffre» indicò le pareti dell’edificio con un gesto distratto «Nahema vince» indicò lei «Tanith mangia» concluse, indicando se stessa «mangia molto, mi auguro».

Dunque si chiamava Tanith. Nihil Nahema avrebbe ricordato a vita il suo nome, con eterna gratitudine se quelle informazioni fossero state veritiere e l’avessero portata al successo, con sentimenti ben diversi se quelle fossero state menzogne. Ma in fin dei conti, perché Tanith avrebbe dovuto mentirle, se dicendo il vero avrebbe ricavato qualcosa da tutto ciò? «avresti potuto dirlo direttamente ai Dream Pirates, per ottenere quel che vuoi sarebbe stata una mossa ugualmente efficace. Perché a me?»

Tanith sorrise. Nahema aveva già notato il suo sguardo “affamato”, ma pareva che pensare ai pasti futuri lo accentuasse, rendendolo ancor più evidente. «il tuo modo di fare non mi dispiace, e sei una di quelle che, da quando sono presente in questa zona, mi ha fornito molti lauti pasti con le sue azioni. Ho voluto ricambiare il favore…per averne altri ancora. Fai buon uso di quanto ti ho rivelato. Presto, magari».

Nahema avrebbe voluto rispondere adeguatamente, ma non fece in tempo: com’era comparsa, l’Ephemeride era sparita lasciandola sola, immersa nel silenzio. Dopo circa un minuto passato a ispezionare il territorio circostante con lo sguardo, si sedette di nuovo a terra.

Avrebbe informato Nihil Aladohar appena avesse potuto: un controllo non costava nulla, e se Tanith avesse avuto ragione…tombola. Non aveva ancora di che festeggiare, eppure sorrise, soddisfatta.

«caporale Silk».

Non diede il minimo segno di stupore, ma di certo non si aspettava che proprio Kozmotis Pitchiner, futura vittima delle sue azioni, le comparisse dietro senza che lei se ne accorgesse. Sia come sia, si alzò e fece un perfetto saluto militare. «generale Pitchiner».

«presumo che tu abbia sentito i miei passi, come sempre».

No, affatto, era troppo assorta nei propri pensieri. «sissignore. Se mi permettete, è curioso vedervi qui fuori. Avete ordini per me?»

Il giudizio di Kozmotis Pitchiner su quella donna era ancora in sospeso, nonostante fosse con lui da diverso tempo. A Kozmotis non piaceva la sua totale spietatezza coi nemici durante le azioni di guerra, che cozzava con i propri ideali, e non amava molto neppure il suo atteggiamento enigmatico: Silk non sembrava avere problemi a trovarsi in sua compagnia, aveva sempre un atteggiamento educato con lui e non gli aveva mai mancato di rispetto in alcun modo ma, allo stesso tempo, sembrava voler mantenere le distanze, come testimoniava il fatto che, contrariamente agli altri, non l’avesse mai chiamato “Lord Pitch”.
Certo, in battaglia si era sempre dimostrata più che efficiente -colpire un Dream Pirate alla testa da mezzo miglio di distanza non era da tutti!- e perfettamente affidabile, per cui non riteneva un errore tenerla nella propria armata, però…

Bah. Forse non era colpa di Silk, quanto piuttosto sua, che si faceva troppi problemi. Ognuno aveva il proprio vissuto e il proprio carattere, il caporale non faceva eccezione, ed era assurdo giudicarla per questo! Non tutti erano come lui, che dalla vita aveva avuto tutto: talento in battaglia, un cervello niente male -secondo lui- un aspetto a parer suo non da buttar via, una salute di ferro, soldi, fama, gloria e, soprattutto, aveva accanto praticamente da sempre la sua anima gemella, dalla quale aveva avuto una meravigliosa bambina. Aveva perso entrambi in genitori in giovane età, e sua cognata era una strega maligna, ma quando faceva un bilancio della propria vita si riteneva ugualmente un uomo molto fortunato, anche perché ormai vedeva Spear soltanto una volta al mille. «no, caporale, ma gli uomini mi hanno riferito di averti vista uscire, e ho ritenuto opportuno verificare che fosse tutto a posto, nonché invitarti a rientrare. Il territorio che circonda l’avamposto dovrebbe essere libero da pericoli di qualunque sorta ma, pur sapendo che sai difenderti più che bene, ritengo anche che la prudenza non sia mai troppa. Non si sa mai chi si potrebbe finire a incontrare».

“non sai quanto hai ragione, 'Lord' Pitch”.

«rientro immediatamente, generale. Avevo soltanto cercato un po’di tranquillità qui all’esterno, ma vi do la mia parola che eviterò di ripetere una simile azione, se voi non siete d’accordo».

«non era un ammonimento ufficiale, non essere così rigida, caporale: ormai dovresti sapere bene che non mordo» le sorrise perfino, tentando una debole battuta.

«ne sono consapevole, signore» replicò la donna. Immaginando che il generale avrebbe apprezzato un sorriso di ricambio, gliene rivolse uno.

«bene. Rientriamo».

Si diressero all’ingresso dell’avamposto. Pitchiner rientrò per primo, un po’ più disteso, ripetendosi che non c’erano motivi per inquietarsi del carattere chiuso di certe persone.

 

Nahema, invece, si avvicinò al portone con la speranza di poter finalmente dare una svolta alla sua missione.

Si girò a guardare alle proprie spalle un’ultima volta, prima di rientrare.

Tanith, prima di sparire definitivamente, le sorrise.

 



Vi avevo detto che in questo capitolo sarebbe comparso un personaggio che già conoscevate, ed eccola qui: ebbene sì, Tanith era in giro già da allora.
Ed era vecchia.
Ho altresì cercato di dare alcune delle spiegazioni promesse a chi era rimasto perplesso su alcuni dettagli temporali, e spero che siano state comprensibili.
Ora la domanda è "come hanno fatto gli Aldebaran a convincere i Nightmare Men e compagnia ad 'allearsi', se vogliamo definire così la cosa?"
La risposta nel prossimo capitolo :) ...che dovrei intitolare "il patatracchete", se volessi sintetizzare la situazione in modo terra terra, ma credo che gli darò un titolo che si confà un po' di più al dramma della situazione :'D

Alla prossima,

:heart: :heart: rvmp :heartbreaker:_Dracarys_ :heartbreaker: :heart: rvmp :heart: 

   
 
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