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Autore: Lady Of The Flowers    01/09/2016    2 recensioni
Un gruppo di amici in vacanza insieme al mare e un amore (quasi) impossibile.
Matthew Bellamy è il tipico ragazzo che non ama legarsi, cinico e orgoglioso; Gwen Morrissey, la sua migliore amica da una vita. Qualcosa presto cambierà il loro rapporto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Matt


«Oh, fantastico!» Esordii, subito dopo aver visto Gwen, rincorsa da Jessie, andare verso la spiaggia. «Merda.»
«Serata rovinata.» Commentò Dom, sospirando.
Rimasi in silenzio un attimo. Non sapevo cosa fare. Seguirli e intromettermi in qualcosa che non mi riguardava o non seguirli e farmi gli affari miei? Guardai Dominic in cerca di riposte. Speravo che mi dicesse lui come dovevo comportarmi, ma al momento sembrava solo preoccupato dal fatto che anche quella sera fosse andato tutto a rotoli con Lola. Si accorse poco dopo del mio sguardo insistente e mi fece un cenno del capo come a dire “cosa c’è?”.
«Cosa faccio?» Gli domandai.
«A me lo chiedi?» Stessa risposta che avrei dato io al suo posto.
«Dimmi qualcosa.» Lo implorai, quasi.
Silenzio.
«Vai.» Disse, subito dopo.
Appoggiai la bottiglia di birra sul bancone del bar e mi avviai verso la spiaggia.
«Non ammazzarlo!» Mi sentii gridare poi, da dietro le spalle.
Accennai un sorriso divertito, ma senza voltarmi. Non ero incazzato, mi era passata. Non avrei messo le mani addosso a nessuno perché, volente o nolente, non era un problema mio, quello; ero solo preoccupato per l’incolumità di entrambi – ovviamente di più per quella di Gwen, perché lui un paio di schiaffi, alla fin fine, se li sarebbe meritati e basta.
Passai vicino a quella che doveva essere la ragazza che se la faceva con Jessie; si era fermata dietro un palma. In quell’istante la raggiunse un’amica e le sentii parlare.
«Chi cazzo è quella?!» Esclamò l’altra.
Non mi fermai. Non era mio compito chiarire la situazione.
Un po’ più avanti vidi Lola, che aveva deciso di interrompere la sua corsa.
«Seratona, eh?» Le dissi, una volta raggiunta.
«Cristo santo.» Fu la sua risposta, alzando le braccia.
Guardai nella stessa direzione in cui stava guardando lei e li vidi. Saranno stati avanti una cinquantina di metri rispetto a noi, non si capiva bene quello che stavano dicendo, ma sentivo Gwen urlare, lui invece sembrava rispondere in modo piuttosto pacato. Ad un tratto, però, riuscii ad udire distintamente Gwen gridare la parola «schifo» e, immediatamente dopo, lanciarsi contro Jessie con rabbia. Iniziò a colpirlo. Un pugno, due pugni, tre… Lui non reagiva e lei sembrava non volersi fermare, così decisi di correre là per sedare la situazione.
Presi Gwen da dietro, afferandola per la vita, ma lei cercò di divincolarsi. Era piccoletta, ma aveva una forza non indifferente. La sollevai da terra e la feci allontanare da Jessie.
«Lasciami andare!» Urlò, continuando a muoversi.
Non voleva placarsi per niente al mondo. Avrei quasi voluto lasciarla continuare – lasciarla sfogare non sarebbe stata una brutta idea –, ma avevo paura che, prima o poi, Jessie si sarebbe stancato e non avrebbe esitato a metterle le mani addosso per farla smettere.
«Gwen!» Dissi, in un tono piuttosto acceso, come per richiamarla. «Basta!»
Immediatamente si lasciò andare tra le mie braccia, tutti i muscoli, tirati fino ad un secondo prima, si rilassarono e si voltò verso di me, gli occhi gonfi lacrime.
«Matt.» Sussurrò. «Che ci fai qui?»
«Ti impedisco di commetere un omicidio.» Le sorrisi bonariamente.
Lei non ricambiò il sorriso - non era il momento -, però infilò il viso tra il mio collo e la mia spalla e strinse le braccia attorno alla mia vita. La presi per la nuca, infilando le mani tra i suoi ricci biondi e con il braccio libero l’avvolsi in un abbraccio.
Jessie mi guardava, ma non disse una parola. Meglio così, pensai, almeno evito di mandarlo a quel paese subito.
«Mandalo via.» Mi disse piano Gwen, nell’orecchio.
«Forse è meglio che vai, Jay.» Incalzai, lanciadogli un’occhiataccia. «Parlerete domani.»
Gwen si agitò tra le mie braccia e si voltò verso di lui.
«No!» Esclamò, incattivita. «Io non ho più niente da dirti, quindi per me la cosa può chiudersi qui.»
Lui scosse la testa.
«Possiamo sistemare tutto.» Disse poi, facendo un passo verso Gwen e allungando una mano.
Vidi che lei era pronta per ripartire alla carica un’altra volta, così la strinsi ancora di più, bloccandola tra le mie braccia e l’anticipai.
«Finiscila di dire stronzate e non toccarla.» Dissi, con fermezza.
Lo sguardo che gli stavo riserbando avrebbe dovuto fargli capire che non tirava una buona aria e che forse sarebbe stato meglio che si facesse da parte una volta per tutte.
«Non sono affari tuoi, Matt.» Rispose lui.
Intanto ci aveva raggiunto Lola, che si affiancò a Gwen. Ne approfittati per lasciarla a lei e avvicinarmi pericolosamente a Jessie. Lui fece un passo indietro.
«Sono affari miei perché mi stai facendo incazzare e lo sai benissimo che quando mi incazzo non sono per niente ragionevole.» Gli feci notare, quando fui a pochi centimetri da lui. «Quindi, gentilmente, sparisci.»
Lui rimase in silenzio, reggendo il mio sguardo per qualche secondo.
«Non ho voglia di litigare con te.» Disse poi. «Però non può finire così, Gwen.» Continuò, guardando alle mie spalle.
«Va al diavolo, stronzo!» Gridò lei.
«Porca puttana, vai via!» Intervenni io, di nuovo. «E lasciala in pace! Hai voluto fare il coglione? Ora puoi anche andartene a fanculo.» Mi stava veramente implorando di mettergli le mani addosso.
Finalmente si decise ad abbandonare la battaglia.
«Merda.» Sussurrò, guardando terra.
Scosse la testa – sembrava la sua attività preferita, al momento -, poi mi diede una leggera spinta con la spalla - alla quale mi trattenni dal prenderlo per il colletto della camicia che indossava e sbatterlo in mezzo a cespugli -, indicò Gwen e le disse di nuovo che non sarebbe finita così. Mi sembrava che non finisse mai di raggiungere livelli sempre più alti di coglionaggine.
Gwen, fortunatamente, evitò di rispondergli e si girò dall’altra parte, Lola la prese per mano e la fece allontanare un po’.
«Dai, per favore, vai.» Gli dissi poi, afferrandogli un braccio.
«Ho sbagliato, lo so, cosa credi?!» Mi urlò in faccia.
«Guarda che a me non me ne frega un cazzo se ti sei scopato un’altra, basta che vai fuori dai coglioni!»
Mi lanciò un’occhiata di sbieco e, finalmente, si avviò verso il locale.
«Ah, guarda che dovrai spiegare due cosine anche all’altra!» Gli urlai, sarcastico, quando era un po’ più avanti.
Come risposta mi beccai solo un “vaffanculo.”

Dei colpi contro la porta mi svegliarono. Aprii gli occhi e guardai la sveglia. Le 5.23 di mattina. Mi guardai intorno stralunato, ero andato a letto solo un’ora prima e facevo veramente fatica a tenere gli occhi aperti – in quegli ultimi giorni stavo dormendo pochissimo e il mio corpo ne risentiva. Avevo fatto compagnia a Gwen con Lola e Dom per un po’ di tempo, l’avevamo riaccompagnata all’hotel, e lì fatto due passi in spiaggia tutti insieme. Poi però aveva preferito tornare in camera con Lola, mentre io e Dom decidemmo di prolungare la serata andando a berci ancora qualcosa. Finii così per farmi risucchiare la faccia dalle labbra di Amy. Ancora. Ero recidivo e anche ubriaco.
Notai, intanto, che Dom in camera non c’era. Non mi ricordavo nemmeno se ci fosse tornato, se io ero tornato da solo o insieme a qualcuno. Vuoto totale. Quello che era successo dopo le due di notte sembrava non esistere nella mia mente. Mi ricordavo solo di Amy, purtroppo.
Ancora un paio di colpi e mi decisi a trascinarmi verso la porta per vedere chi fosse, anche se una vaga idea ce l’avevo già. Aprii ed ecco che venne subito confermata.
«Ciao.» Sentii dirmi da un vocino sottomesso e dolcissimo.
Accennai un sorriso, dopo il quale però non riuscii a trattenere uno sbadiglio.
«Scusami, non volevo disturbarti, è che- posso entrare?» Continuò Gwen, mangiandosi quasi le parole, senza alzare lo sguardo da terra.
Mi fece quasi tenerezza, mi sembrava così fragile e così piccola. Non le avrei detto di no per niente al mondo, anche se avessi rischiato di addormentarmi mentre mi parlava.
«Certo.» Le risposi e le afferrai la mano per condurla dentro.
Una volta varcata la soglia, gliel’avrei lasciata, ma lei non sembrò voler mollare la presa, così feci finta di niente e la portai sul balcone a prendere un po’ d’aria fresca – ne avevo bisogno anche io. La feci sedere sulla sdraio che c’era lì, mentre io mi appoggiai al muretto. La mano ancora nella sua.
«Mi piacciono così tanto le tue mani.» Disse poi, quasi in un sussuro, fissando le mie dita intrecciate alle sue.
Provai quasi imbarazzo dopo quel commento e perciò non dissi nulla. Non sapevo cosa dire. Non capivo cosa potesse significare, anche se probabilmente lo aveva detto con tutta l’innocenza possibile. Mi sembrava quasi che Gwen non fosse capace di parlare con malizia. Io invece, a differenza sua, ero molto malizioso.
Rimase in silenzio anche lei, forse in attesa di una mia risposta che, però, non arrivò. Infatti, un secondo dopo, lasciò andare la mia mano e si coprì il viso con le sue.
«Scusami.» Borbottò.
Mi stava chiedendo scusa per quello che aveva appena detto?
«Scusami se sono venuta qui a quest’ora.» Si spiegò. «Solo che Lola probabilmente non ne poteva più di sopportarmi e poi non smettevo di pensare a te e a quanto avessi voglia di un tuo abbraccio.» Continuò, lanciandomi un’occhiata attraverso le dita.
Accennai un sorriso e mi abbassai sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza. Appoggiai una mano sulla sua gamba e con l’altra le tolsi le sue dal viso.
«Sono qui.» Sussurrai, guardandola negli occhi. «Non sono bravo in queste cose, ma se hai voglia di parlare…»
«Sei più bravo di quanto credi.» Mi disse, mordendosi un labbro.
Poi mi mise le braccia intorno al collo e mi strinse in un abbraccio. L’equilibrio era un po’ precario, lei era ancora seduta sulla sdraio, io ciondolavo avanti e indietro, così decisi di sollevarla e spostarla sul muretto del balcone. Rise mentre lo feci.
«Guarda.» Le dissi, poi. «Sta nascendo il sole.»
All’orizzonte, oltre l’oceano, si poteva vedere un delicato rosa pesca sfumare in un arancione opaco che, pian piano, sarebbe diventato sempre più forte. Quello spettacolo, reso ancora più bello dal riflettersi del sole sull’acqua, mi lasciava a bocca aperta. Una cosa così semplice, ma così bella, io non l’avevo mai vista. O forse sì. Mi voltai impulsivamente verso Gwen.
Sorrisi nel vederla incantata come ero io fino ad un secondo prima. La luce che stava nascendo le aveva messo in risalto l’azzurro chiaro degli occhi ancora un po’ gonfi di lacrime, aveva le labbra rosa leggermente socchiuse e un riccio ribelle che le cadeva sul viso. Era splendida e io la volevo. La volevo proprio come un bambino desidera quel dannato giocattolo, che sa che non potrà mai avere perché i suoi non possono permetterselo. Ed era sbagliato. Era sbagliato che io volessi lei.
«È stupendo.» Disse, sorridendo.
«Già.»
Un attimo dopo mi afferrò le gambe con i piedi e mi fece avvicinare a lei. Puntò gli occhi nei miei.
«Ho paura.» Chiosò e io la guardai con aria interrogativa. «Paura di quello che mi aspetta.»
«Non ne hai motivo.» Le dissi.
Non capivo seriamente. Perché avere paura? Di cosa, poi?
«Sai… Di ricominciare. Io non sono una che si fa nuovi amici facilmente. Sono timida, ho vergogna di tutti. Ci vuole un bel po’ prima che io mi fidi di qualcuno.» Spiegò, con voce tremante.
«Nuovi amici?»
«Tutti gli amici che ho ora, anzi, che avevo, sono amici di Jessie.»
«Lola è la tua migliore amica, non la sua.» Dissi, piuttosto serio.
«Okay. Lola, poi?»
«Dom non è mai andato d’accordo con Jay. E siamo già a due.» Continuai, con un mezzo sorriso.
«Dom. Sì. Poi basta.» Mi guardò tristemente.
«Poi ci sono io.» Dissi, dolcemente. «Prima di essere amico suo, ti ricordo che sono stato amico tuo e che lo sono tuttora.»
Mi guardò sorridente. Io le presi il mentro tra pollice e indice.
«Chi ti ha visto perdere i primi dentini alle elementari? Chi ti ha insegnato a giocare a calcio? Chi ti ha coperto il culo quando sei scappata di casa per due giorni? Chi ti ha portato al tuo primo concerto? Chi è qui con te alle cinque e mezza di mattina?» Dissi, guardandola negli occhi.
«Tu.» Sussurrò, una piccola lacrima le si era formata all’angolo degli occhi. «Sempre e solo tu.»
Annuii e le diedi un bacio leggerissimo sulla fronte. Quando stavo per tirarmi su, lei mi afferrò il colletto della maglietta che indossavo – ero andato a letto vestito, a quanto pareva – e mi tenne lì vicino ancora per un po’, fronte contro fronte.
«Non lasciarmi, mai e poi mai.» Mi disse, piano, con le labbra a pochi centimetri dalle mie.
In quel momento mi sentii il cuore esplodere. Ebbi quasi paura che potesse sentirlo anche lei, talmente batteva forte. Cosa cazzo mi stai facendo, Gwen…, pensavo.
«Mai.» Le giurai, in qualche modo, trattenendomi dal posare la mia bocca sulla sua.
Spinse la sua fronte contro la mia ancora una volta e poi mi lasciò la maglietta. Io mi allontanai. Non avrei retto un secondo di più. Dovevo seriamente trovare un po’ di tempo per farmi un esame di coscienza e capire cosa diavolo mi stava succedendo. Era amore, quello? Mi sembrava così difficile che lo fosse, ma quelle strane sensazioni non le avevo provate con nessuna. In quel momento non avevo voglia di portarmela a letto, come mi capitava di solito con le altre, sentivo solo il forte bisogno di baciarla. E la cosa mi spaventava alquanto. Non doveva essere lei. Non dovevo innamorarmi della mia migliore amica. Perché rovinare qualcosa di bello e che durava da tanto tempo? Che fosse stato per amore o per sesso, ero convinto che avrei dovuto farmela passare. Non si meritava di essere ferita ancora, soprattutto non da me.
Mi tastai le tasche dei pantaloni e ne estrassi il pacchetto di sigarette e l’accendino.
«Ce n’è rimasta una.» Dissi, mentre mi sedevo dal lato opposto del balcone rispetto a lei. «Facciamo a metà?»
«No, grazie.» Rispose. «Fra poco vado, così dormiamo tutti e due, perché io ne ho bisogno e tu, tu forse ne hai più di me.» Mi lanciò uno sguardo di compassione per lo stato in cui mi trovavo e sorrise.
Ridacchiai, mi accesi la sigaretta e riposi l’accendino in tasca. Feci quel primo tiro con il mal di testa che pulsava sempre di più. Pensai ai postumi della sbornia e mi venne in mente Amy.
Quasi come se fossimo telepatici, Gwen mi chiese di lei - forse per riempire quel momento di silenzio.
«Ho paura di essermela portata a letto anche prima.» Ammisi, buttando fuori il fumo dalle narici.
«Sei serio?» Disse lei, lanciandomi un’occhiata tra il divertito e lo scettico.
«Purtroppo sì.»
«Non ci credo. Come fai a non ricordarti?»
«Vuoto. Vuoto completo.»
«Sei pessimo.» Scosse la testa, ma si vedeva che stava trattenendo una risata.
«Ridi, se vuoi.» Le dissi, ridendo io per primo.
Allora si lasciò andare anche lei.
«Oh dio, spero di non trovarmi mai al suo posto!» Commentò, ma poi si zittì immediatamente, come se avesse detto qualcosa di sbagliato.
Ma non era sbagliato, era quello che pensavo anche io, nonostante provassi dispiacere nel farlo. Non avrebbe mai dovuto trovarsi al posto di Amy, tra le mie lenzuola. Lei non era così.
Posò su di me uno sguardo indecifrabile, accennò un piccolo sorriso – sembravano quasi delle scuse, che nemmeno mi meritavo - e, infine, si voltò verso l’orizzonte. Non disse più nulla. Chissà a cosa pensava.
E poi, in silenzio, io la guardai, ancora e ancora. Mi chiededevo per quanto tempo sarei andato avanti così, per quanto tempo avrei pensato che lei era l’unica cosa che desiderassi avere più di ogni altra. Perché, contro ogni logica, era così e non riuscivo a cambiare idea.

Buonasera <3,
questa volta ho aggioranto un pochino più tardi del solito perché, purtroppo, esiste la sessione di esami di settembre.
Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Come al solito ringrazio chi segue (ho visto nuovi lettori, ciao carissimi!), chi preferisce (<3) e chi recensisce (Ashwini, 50shadesofLOTS_Always e OnlyHappyWhenItRains non sapete come mi fa fate felice!).
Attendo con ansia qualche commento, sarò contenta di rispondervi.

A presto (se non aggiorno fra pochi giorni non datemi per dispersa, arriverò! :P),
Lady.


P.S. Probabilmente il prossimo capitolo sarà dal POV di Gwen :)


   
 
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