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Autore: Stray_Ashes    04/09/2016    2 recensioni
[Traduzione] - [Priest!Gerard] - [Frerard]
"«Gerard pensa che io abbia delle stigmate*» disse Frank, perché tanto, dannazione, le cose non potevano andare peggio di così. Aveva bisogno di liberarsi di quel peso.
«Oh, beh...» rispose Brian, il viso fra le mani. «Naturalmente» "
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Lavoro originale di Bexless, la mia è una traduzione. Personalmente, ho amato la serie di Unholyverse, quindi davvero, ve la consiglio anche in inglese; io, intanto, mi svago provando ad allenarmi traducendola. La storia ha diversi elementi legati alla religione, ai demoni e l'esorcismo, ma credo che meriti veramente molto comunque.
E poi, Gerard versione prete, ha un fascino tutto suo.
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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15. Never Happened


 

Frank si svegliò quando qualcosa cominciò a fare rumore. Si sentiva caldo e comodo, e quando si sforzò di aprire gli occhi realizzò che Gerard doveva essersi sdraiato alla fine, e che lui doveva essergli venuto addosso mentre dormiva, considerando che ora la testa di Frank era sulla spalla di Gerard, e che da lì poteva vedere la sua mano muoversi appena appena nell'oscurità. Teneva stretto qualcosa, rigirandoselo tra le dita, ma Frank non riuscì a vedere cosa.

Gerard prese un respiro, e poi – stava sussurrando, realizzò Frank, così piano che riusciva a malapena a sentirlo; Frank chiuse gli occhi, rimanendo fermo, e si concentrò finché non riuscì a capire le parole.

«Così fu all'inizio dei tempi, così è adesso, e sempre sarà, in un mondo che non avrà fine,» mormorò Gerard. «Amen».

«Stai dicendo il rosario,» realizzò Frank ad alta voce, e Gerard trasalì sotto di lui, facendo di rimando saltare su la testa di Frank, che colpì dolorosamente la testiera del letto. «Ow»

«Scusa» si scusò Gerard, muovendosi perché Frank potesse spostarsi al suo fianco e vederlo in viso. «Pensavo dormissi»

Frank si stiracchiò e si rimise giù, impegnandosi a rimettere alcuni centimetri di distanza tra i loro colpi, ma lasciando il ginocchio premuto contro il polpaccio di Gerard. «Lo ero»

«Non volevo svegliarti» rispose piano Gerard.

«Non importa» sbadigliò Frank. «Hai parlato col Cardinale?»

Gerard annuì, continuando a far passare le dita sulle perline del rosario. «Penso che ci possa aiutare. Mi richiamerà domani dopo aver provato ad informarsi meglio sull'argomento»

«Forte,» sorrise Frank, allungando le dita per toccare il dorso della mano di Gerard. «Posso vedere?»

Gerard gli passò la collana senza esitazione. «Era di mia nonna»

«E' bellissima» Frank sfregò il pollice contro il legno delle perline, sentendo le lievi venature sotto la pelle. «Voleva che diventassi un prete?»

Gerard ridacchiò. «In verità, lei voleva che entrassi nel mondo dei musical»

Frank sogghignò e scosse la testa. «Sei davvero strano»

«Già,» annuì Gerard. «Lo sono. E sono anche stupito che tu abbia riconosciuto la preghiera, dev'essere passato parecchio tempo dall'ultima volta che l'avrai sentita»

«Una volta ero Cattolico» ammise Frank con aria rassegnata.

Dopodiché, rimasero silenzio per alcuni istanti. Frank riusciva a sentire il respiro degli altri ragazzi provenire dal salotto, e gli occasionali rumori o i fruscii di chi si rigirava. Passò il rosario di nuovo in mano a Gerard. Le loro dita si toccarono.

«Pregavi per me?» domandò Frank. «Scusami, è che – non ti avevo mai visto pregare prima»

«No, va tutto bene,» Gerard riarrotolò le perline della collana tra le proprie dita. «Tecnicamente, sono più il tipo da preghiere "informali", se devo essere onesto. Sono più che altro conversazioni nella mia mente, o ad alta voce, magari mentre faccio i pancakes o qualcosa del genere»

Frank sorrise ed inclinò la testa per guardare Gerard in viso. «Pancakes?»

«O qualcosa del genere» ripeté Gerard. «Non credo che ci sia una separazione tra Dio e l'umanità. Parlo con Lui proprio come se fosse qui accanto a me»

«E ti risponde mai?»

Gerard storse la bocca, pensando. «A volte. Ma mai nel modo in cui me l'aspetto». Frank fece un verso che sperò fosse incoraggiante, e Gerard continuò: «Certe volte è che, sai... magari tu sei in giro investigando sul Big Mac di qualcuno che giura di averci visto sopra la Madonna, e quando te ne torni nel motel guardando Jeopardy, hai solo voglia di avere qualcuno con cui urlare insieme le risposte giuste».

«Gesù non è bravo con i quiz?»

Gerard ghignò. «Per qualcuno che è onnisciente, la sua conoscenza generale fa un po' schifo»

Risero insieme, sghignazzando e silenziandosi a vicenda nella tiepida, piccola stanza. Frank si sentiva stordito, quasi ubriaco, e chiese a Gerard,

«Ti manca mai?»

Gerard si bloccò un attimo, ma poi ammise con calma, «Non il sesso. Ma tutto il resto un po', sai...» disse, gesticolando con una mano mentre le parole gli morivano in gola.

«Urlare contro la tv insieme a qualcuno?» suggerì Frank, e Gerard sorrise un pochino.

«Sì. Sì, quello mi manca». Gli occhi di Gerard erano grandi e scuri nella penombra della stanza. «Sono soltanto umano, Frank».

Erano rannicchiati sul letto, l'uno davanti all'altro. Molto vicino.

Frank lo baciò.

Non era stata sua intenzione, davvero, semplicemente successo, come se il suo corpo avesse finalmente deciso di prendere le redini e fare ciò che Frank aveva sempre voluto fare, una vola per tutte. Ma anche questo non era del tutto vero, perché la parte razionale di Frank non era esattamente relegata in fondo alla mente gridando con orrore, perché lì su un letto insieme a Gerard c'era tutto sé stesso, le loro labbra premute insieme, la mano di Frank sulla guancia di Gerard.

Gerard non si mosse affatto; era talmente paralizzato da non osare neppure respirare, almeno finché Frank non gli accarezzò lo zigomo con il pollice, e allora Gerard mosse la bocca in maniera minima, rispondendo al bacio in modo infinitesimale. Il suo labbro inferiore rimase tra le labbra di Frank, ed era tutto così dolce che Frank avrebbe voluto ancora solo un altro, lungo secondo.

Tuttavia, la parte di Frank che da qualche parte stava effettivamente gridando con orrore riafferrò le redini, e Frank si tirò indietro, fissando Gerard – che lo fissava a sua volta con grandi, enormi occhi inquieti.

«Mi dispiace,» respirò Frank, spingendosi nella direzione opposta fino a rimanere in bilico sul bordo del letto. «Io – Oh mio Dio, Gerard, mi dispiace così tanto, non c'è scusa, non posso credere di averlo fatto. Per favore non – mi dispiace, mi dispiace, okay?»

Gerard ancora non si muoveva, né respirava – o almeno, a Frank non sembrava, perché rimase lì a fissare Frank per un davvero orribile, infinito momento, prima che scuotesse la testa lentamente e lasciasse andare un lungo, scosso sospiro. «Frank».

«Lo so, lo so» Frank si chiuse su se stesso e seppellì la faccia nel cuscino, premendoselo contro le orecchie come se potesse entrare all'interno e rimuovere immediatamente questa situazione dal suo cervello. «Dio, sono un deficiente, sono davvero un coglione. L'avevo promesso a Mikey, gliel'avevo promesso»

«Che cosa gli hai promesso?» Gerard si tirò un po' su a sedere, accigliandosi. «Hai parlato con Mikey di – ti ha detto che io – »

«No, no, Dio, no,» si affrettò a rassicurarlo Frank. «E' che lui mi conosce, sa che io sono – oh, Dio, Gerard, per favore, dimmi che puoi fare a meno di raccontargli questa cosa?»

«Non posso mentire a Mikey» disse debolmente Gerard.

Frank si rigirò sulla schiena e si coprì il viso con le mani. «Nemmeno ometterla?»

Gerard si sedette e prese a passarsi le mani fra i capelli, avanti e indietro fino a lasciarli sparati da tutte le parti, ricordando una versione un po' punk di Doc Brown. «Non posso darti... questo. Non posso darti tutto questo, Frank».

«Lo so,» Frank si tirò velocemente su per poterlo vedere in viso. «Lo so benissimo. Gerard, non è quello che ti sto chiedendo. Non è così,» insistette, quando Gerard parve ancora più preoccupato di prima. «Senti, è che sono successe un sacco di cose folli, e sono stufo di sentire dolore ovunque, e tu.... e tu sei come una specie di Advil ambulante, e la cosa mi è sfuggita di mano, solo per un secondo. Ma per favore non dirglielo, ti prego. Si arrabbierebbe tantissimo»

Gerard sospirò, portandosi le ginocchia contro il petto. «E' anche colpa mia, Frank»

Frank scosse la testa con veemenza. «No, tu stavi solo cercando di aiutarmi»

«Sono stato sconsiderato,» ritorse Gerard. «Mi dispiace»

«Dispiace anche a me,» instette Frank. Cazzo. Sentiva che sarebbe finito a vomitare, e non solo perché la separazione da Gerard gli stava lanciando taglienti schegge di dolore nel cervello. «Per favore, Gerard. Mi dispiace. E dispiace a te. Possiamo dimenticare che sia mai successo? Per favore?»

Gerard si girò a guardarlo, sostenendo il suo sguardo per un lungo momento. Frank incontrò i suoi occhi e tentò di non sudare o rabbrividire in modo troppo ovvio, cominciando a torturarsi le mani finché Gerard non prese compassione e gli poggiò una mano sulla spalla.

«Va bene,» disse, e i suoi occhi erano sinceri. «E' tutto apposto»

«Non lo è,» scosse la testa Frank. «Merda»

«Merda» ripeté Gerard, stringendo la spalla a Frank. «Dai, ora sdraiati, hai l'aspetto di chi è sul punto di svenire, o di sputare fuori l'anima»

Frank tornò a rannicchiarsi sul materasso e Gerard si sdraiò lontano da lui, tenendo comunque la mano sul braccio di Frank.

«Non era tua intenzione,» sussurrò Gerard, quando il respiro di Frank tornò ad essere una regolare sequenza di "dentro e fuori".

Frank scosse la testa. «Non era mia intenzione».

Gerard annuì pensierosamente. «Okay, Frank. Okay»

«Mai successo?»

«Mai successo».

Frank emise un lungo sospiro di sollievo, e chiuse gli occhi. «Sai, gridare contro la tv è una cosa da amici. Io e Bob ci urliamo contro tutto il tempo. Ti sono permessi amici, giusto?»

Sentì il rosario di Gerard tintinnare appena. «Mi sono permessi amici»

«D'accordo allora» disse Frank, speranzoso. «Tu mi tiri fuori vivo da questa storia, e potrai venire ad urlare contro la tv insieme a noi ogni volta che vorrai»

Gerard rimase in silenzio per un minuto, ma quando parlò, nella sua voce c'era un sorriso. «D'accordo».

* * * *

Frank si svegliò al suono della suoneria del suo cellulare. Armeggiò con il dispositivo prima di riuscire a rispondere, avvicinandoselo all'orecchio e borbottando un: «..'onto?»

«Frank Iero?» disse una voce stranamente familiare.

Frank si sfregò la faccia con una mano, sbattendo gli occhi e cercando di allontanare le sensazioni del sogno sulle lucertole che aveva appena fatto. «Sì?»

«Mi dispiace chiamarla così presto,» disse la voce. Frank si sentiva ancora troppo annebbiato dal sonno per riuscire a riconoscerla, ma sapeva di averla già sentita prima. «Spero di non aver disturbato, ma credo di avere qualcosa che le appartiene».

Dall'altra parte, una cane abbaiò. Frank si alzò a sedere così velocemente che la sua testa girò come una trottola, e strinse forte il telefono. «Oh mio Dio, avete Ella? Dove l'avete trovata? Sta bene?»

«Potrebbe darmi il suo indirizzo? Gliela riporto subito»

Gerard si tirò a sedere accanto a Frank, e inarcò un sopracciglio quando l'altro ragazzo prese a ripetere velocemente il proprio indirizzo. «Buone notizie?» chiese, sorridendo quando Frank sollevò il pollice con eccitazione.

«Sarò lì a breve,» disse il tizio dall'altra parte del telefono. Fu solo quando questi chiuse la telefonata che Frank si accorse che non gli aveva detto il suo nome – ma d'altronde, Frank non aveva chiesto. Pazienza.

«Il mio cane!» esclamò a Gerard, saltellando un poco sul posto. «Qualcuno ha ritrovato il mio cane!»

Gerard sollevò la mano per dare un 'cinque' a Frank. «Finalmente qualche buona notizia»

«Vero?» Frank cominciò a muoversi verso il fondo del letto. «Devo dirlo a Mikey»

«Non è qui,» Gerard si alzò e aiutò Frank a mettersi in piedi, lasciandolo andare lentamente in modo che riuscisse a stare in equilibrio da solo. «I ragazzi sono tutti usciti per recuperare vestiti puliti e altre cose qualche minuto fa. Torneranno tra non molto. In più, credo che Brian voglia provare a ripercorrere le strade dove si trovava quel negozio di tatuaggi»

I piedi di Frank erano già guariti abbastanza da permettergli di andare fino in bagno da solo – e grazie a Dio, pensò mentre entrava. L'ultima cosa che voleva chiedere a Gerard era di restare lì vicino personalmente, mentre Frank svolgeva le sue funzioni vitali – specie dopo l'enorme disastro che aveva combinato la sera prima.

«Ho fatto del caffè,» gli comunicò Gerard dalla cucina quando Frank ritornò in soggiorno e si lasciò sprofondare sul divano. «Spero vada bene».

«Più che bene,» rispose Frank. «Non riesco a credere che qualcuno abbia trovato il mio cane! Aveva davvero cominciato a perdere le speranze»

Gerard ritornò con in mano due tazze di caffè e un sorriso enorme. «Lo so! Vedi, questo prova che devi sempre avere fede»

Frank fece una smorfia, prendendo una delle tazze. «E' troppo presto per i giochi di parole, amico»

Gerard ridacchiò beffardo. «Non è mai troppo presto per i giochi di parole»

Erano entrambi a metà di una sigaretta quando Gerard disse con casualità, «Allora... ieri sono rimasto un po' sveglio a leggere qualcosa sugli esorcismi»

Frank trangugiò un lungo sorso di caffè e sollevò un sopracciglio. «Acqua santa e tante grida?»

«E una valanga di preghiere, sì». Gerard scrollò le spalle e tamburellò le dita contro la tazza. «Non lo so, potrebbe tornarci utile»

«Ne hai mai fatto uno prima?»

Gerard fece una smorfia. «Non esattamente. Però ho fatto un corso»

«Un corso,» ripeté Frank. «Amico, la tua vita è parecchio diversa dalla mia»

«Lo credo bene»

«In ogni caso, gli esorcismi non servono a quelli tipo, posseduti? Io non sono posseduto. Niente zuppa di piselli vomitata su di me». Frank gesticolò verso la propria maglia come prova.

«Lo so,» Gerard sospirò e bevve altro caffè. «Era soltanto un'idea. Voglio dire, potremmo trattare la maledizione come fosse un demone, il male è male, no? E Ray ha trovato delle cose riguardo a delle erbe che potrebbero aiutarci. A questo punto, sono aperto ad ogni suggerimento, che c'entri con la Chiesa o meno».

Prima che Frank potesse rispondere, qualcuno bussò alla porta e Frank rischiò di cadere con la faccia per terra nel tentativo di alzarsi velocemente.

«Stai fermo qui,» lo ammonì Gerard, lasciando la sigaretta in equilibrio su bordo del posacenere e appoggiando la mano sulla spalla di Frank per tirarlo indietro. «Vado io».

Frank lo osservò avvicinarsi alla porta, sentendo il proprio stomaco e il petto e... beh tutte quante le sue interiora fremere per l'emozione e la felicità. Si spinse in avanti nel caso Ella gli fosse corsa addosso, e mosse il tavolino da caffè fuori dai piedi.

«Salve,» disse Gerard con entusiasmo una volta aperta la porta. «Grazie mille per essere venuto!»

«Nessun problema,» disse la voce che Frank aveva già sentito prima, e poi improvvisamente Gerard fu tirato in avanti, fuori dalla sua visuale.

Frank sentì la sua voce, soffocata e strozzata, e scorse i suoi piedi agitarsi aldilà della porta. Si alzò dal divano quanto più velocemente potesse, con il cuore a mille e lo stomaco in subbuglio, ma prima che potesse muovere un solo passo Gerard riapparse e cadde scompostamente sul pavimento, e a troneggiare sopra di lui, c'era Luke.

«Oh, Dio» sussurrò Frank.

«Dio non ti sta ascoltando, fratello», disse Luke trucemente, e si avvicinò a Frank con una mano sollevata sopra la testa.

Frank tentò di girarsi e scappare, ma subito sentì una delle mani di Luke tirarlo indietro e schiacciarlo contro il petto dell'altro uomo. Frank scalpitò e lottò; sentì il tavolino da caffè rovesciarsi, il rumore delle tazze e del posacenere spaccarsi al suolo, e poi la mano di Luke premette con forza contro il suo naso e la sua bocca.

Quando Frank tentò di inspirare la sua testa fu riempita da fumi e vapori forti,che disegnarono linee rosso sangue appena oltre le sue palpebre; ebbe tempo di sentire Luke sussurrare, «Stai fermo, stai fermo, non c'è bisogno di combattere,», e poi tutto divenne nero.

 

 

 

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Sorry for the slight delay.

_Ashes

 

  
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