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Autore: mgrandier    06/09/2016    21 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il dono di sé
 
Con lo sguardo in una fessura e le labbra appena dischiuse, Oscar lo osservava, ferma in una bellezza sensuale e ipnotica, con i capelli sciolti sulle spalle e le ciocche morbide a incorniciare il volto, dove riflessi d’oro e di rame danzavano seguendo il ritmo delle fiamme accese. Un sorriso tese appena le sue labbra, mentre le mani sollevavano la stoffa leggera per sfilarla, lasciando cadere a terra la camicia in una nuvola senza consistenza, ai piedi del divanetto.
Andrè trattenne il respiro e dischiuse le labbra a sua volta, perché ancora l’immagine di lei era così forte da spezzare il ritmo del suo cuore e la capacità di costruire un pensiero; riusciva solo ad osservarla, rapito e di nuovo incredulo, senza riuscire ad impedire che lo sguardo rimanesse avvinto a quella pelle d’avorio, lucida e perfetta, che di nuovo gli si mostrava senza riserve. Sapeva di non aver osato nulla, eppure avvertiva su di sé l’onta del profanatore, sempre un passo oltre il consentito e l’ammissibile.
In un battito di ciglia scacciò ogni timore che lei potesse svanire e tornando a guardarla si perse su quel corpo asciutto e teso, morbido e profumato, su quelle forme di donna che fiere e insolenti parevano chiamarlo, senza dargli tregua.
Cercò i suoi occhi e si accorse di come Oscar lo stesse osservando, seguendone a sua volta i sentieri dello sguardo; si sentì perso, scoperto nella resa di fronte al suo corpo … e per un istante non seppe muoversi, né parlarle, perché ogni parola avrebbe solo potuto suonare come una richiesta di scuse, per aver osato ancora. Eppure, in quegli occhi, non c’era accusa … né rimprovero, ma piuttosto emozione vibrante e una sorta di gioia profonda, assoluta e sincera. Forse il riflesso di uno stato di benessere e di soddisfazione, vittoria e desiderio di …
Desiderio?
Scosse appena il capo e si chiese davvero dove Oscar avesse attinto quel blu intenso e brillante che ora accendeva i suoi occhi; cercò di immaginarle lo stesso riflesso rosato sulle guance … riuscendo a ricondurla ad un unico altro momento della loro lunga esistenza trascorsa insieme e vedendola in quella stanza della locanda, dove ogni divisione era stata abbattuta dalla forza delle sue labbra.
Si riscosse quando lei le tese in un sorriso sottile, così simile a quello che scorgeva sul suo viso quando lei vinceva un duello e riusciva a disarmarlo con uno scatto a cui gli era impossibile reagire, eppure così nuovo, velato di sfida e anche di una brama inedita, acceso di una luce che non poteva che essere un’idea, o forse una nuova determinazione, o … desiderio.
Nonostante avesse cercato con tutto se stesso di evitare quel pensiero, quella era l’unica idea alla quale il viso di Oscar continuava a rimandarlo; non solo il proprio desiderio, che era indomabile e palese nella stretta prepotente che gli tendeva le viscere affaticando il respiro, ma anche quello che lei non faceva nulla per nascondergli.
Le mani di Oscar presero a muoversi lente sul suo petto, come plasmassero tra le dita la forma del suo respiro, seguendone l’onda e carezzandone leggere il movimento, fino a fermarsi, unite, in un punto preciso, appena sotto le costole, seguite dal suo sguardo preoccupato. Oscar corrugò la fronte, cercando poi i suoi occhi, in una muta richiesta di spiegazioni.
André si sollevò, tendendo le spalle per scorgere meglio il punto sul quale le mani di Oscar ancora indugiavano con carezze appena percepibili, sfiorando con le dita  un livido scuro, poco più grande di quei biscotti tondi che la nonna soleva preparare per la colazione.
- Beh … la trattativa per l’orecchino è stata … impegnativa … - cercò di minimizzare abbozzando un sorriso - … ma in fondo poteva andare peggio … -.
- E’ stato Jerome, quindi? – chiese allora Oscar, con la voce graffiata dalla sorpresa e dal rimorso – Oh, André … io non … -
- Oscar … - la interruppe allora André, senza nascondere un riflesso di soddisfazione - … mi dispiace, ma per una volta i segni che porto sul corpo non sono opera tua … -
La vide spalancare lo sguardo, quasi a cogliere una sorta di sfida, mentre le mani riprendevano a muoversi e le dita scivolavano rapide fin sopra le spalle, rimanendo ad indugiare, insistenti, in un punto preciso alla base del collo … e le labbra si piegavano, strette sotto la morsa degli incisivi perfetti.
Oscar calò allora su di lui, le mani salde sulle spalle e il fianco premuto al ventre, e André non ebbe spazio per altri pensieri, colto dalle sue labbra e dai baci pungenti che violavano il suo collo, insistenti e voraci, salendo poi lenti, come un sorriso e piccoli morsi, fino alle sue labbra.
Ancora, venne rapito dalla forza di quei baci a cui diede immediata risposta. Vivace, fiera e determinata, Oscar cercava le sue labbra, violandone il limite e lasciandosi conquistare istante dopo istante dal suo stesso ardore; venne travolto da quella forza dirompente, dal suo prendere l’iniziativa, ancora e ancora, facendo scorrere le mani sulla sua pelle, mentre lui riusciva appena a tenerle sui suoi fianchi che parevano muoversi, seguendo un istinto ancestrale e puro.
Ritrovò se stesso nel filo di quei baci, muovendosi un poco sotto il suo peso e piegando le ginocchia ai lati dei suoi fianchi, prima di prendere ad accarezzarla per poi sollevarla leggermente da sé, per lasciare le sue labbra cercando di scendere, in un sentiero sinuoso lungo il suo collo, nella valle tra le clavicole, e poi ancora più giù. Riconobbe il suo seno, la delicata morbidezza della sua pelle proibita e l’orgogliosa sensibilità delle sue vette esposte all’aria fresca, come al suo tocco di fuoco. Giocò con le labbra su quella pelle accesa di passione, godendo dei sussulti dei quali Oscar vibrava quando il suo alito caldo solleticava l’essenza sensibile del suo corpo di donna.
Scese ancora, scivolando sulla seta del divano e muovendosi appena per girarsi su un fianco, lasciando una scia di baci fino al suo ventre, seguendo il profilo teso del suo ombelico e giocando con la pelle nascosta sotto la cintola dei suoi pantaloni bianchi, fino a poggiare la fronte sulla stoffa, socchiudendo gli occhi alla ricerca di una tregua e lasciando che le sue dita sfiorassero appena la fila sottile di bottoncini lucidi cuciti sul suo fianco.
- Oscar … - la chiamò roco, in una preghiera graffiante sulla gola riarsa dal respiro reso pesante dall’eccitazione, e la risposta fu una carezza  tra i capelli, le lunghe dita sottili affondate tra le ciocche, in un gesto che sapeva di protezione e accoglienza.
- Non fermarti, André … ti prego … - un sussurro la sua risposta, mentre la stretta sul capo diveniva più salda, fino a premere il viso contro il ventre – resta con me, questa notte … -
André si mosse nella sua presa, che si fece morbida per lasciare che lui potesse allontanarsi un poco; scivolò dalla seduta, puntando le ginocchia a terra e lo sguardo nel suo, rimanendo seduto sui talloni.
- Non ti lascerò, se vuoi che io rimanga con te … - mormorò come per tranquillizzarla e infondere coraggio a sé stesso; e poi le prese le mani fra le proprie, prima di continuare a parlarle - … non ti lascerò, non potrei mai farlo; ma tu permettimi di proteggerti – una stretta sulle sue dita per impedirle di opporsi, per trovare la forza di proseguire - … e concedimi di proteggerti anche dal mio amore … -
Un abbraccio, fu l’unica risposta; i polsi stretti dietro la nuca, i gomiti piegati a soffocare ogni spiraglio tra loro, e il capo riverso all’indietro, nell’offerta di sé, Oscar non lasciò spazio ad altre parole, consegnando il proprio istinto al suo amore e rovesciando ancora i suoi sensi.
André riuscì a fatica a sollevarsi da terra, tornando alla seduta del divano e distendendosi lento su di essa, mentre il corpo di Oscar, stretto al suo, si accomodava spingendosi contro lo schienale. Cercò le sue labbra, annodando nuovi baci a quelli di lei, ubriaco del sapore del suo ardore; perso nel gioco di velluto, di cui non riusciva a saziarsi, comprese cosa stesse accadendo solo quando il soffio fresco dell’aria della notte giunse alla pelle sensibile del suo desiderio teso.
Fuggì dai suoi baci, cercando il suo sguardo nella penombra dorata dalla fiamma.
– Oscar … - la chiamò roco, e il suo nome si spezzò in un gemito, soffocando il respiro, quando il tocco curioso giunse alla sua brama.
– Oscar … - ripeté, la voce ridotta a un sussurro, come una preghiera, sul filo della condanna, mentre con la mano le bloccava il polso, esile come un giunco, sotto le dita, ma forte di quel contatto di fuoco.
- Ti prego … - la voce di Oscar, quasi un soffio sulla sua spalla, parve implorante - … Ti prego, André … fidati di me e lascia che io … che io ti scopra … che conosca davvero l’uomo che sei, quello che mi … ama e che mi desidera in questo modo così ardente … -
Giunsero dirette, al cuore di André, le parole di Oscar. Pur nell’oblio di quel momento, perso nella bruma che avvolgeva sensi e anima con il suo fumo di desiderio capace di annebbiare la volontà, André avvertì forte, su di sé, il richiamo di quella voce tremante eppure così chiara nell’esprimersi. Oscar gli aveva chiesto fiducia, gli aveva domandato di affidarsi a lei e di permetterle di avvicinarsi a lui, di concederle di conoscerlo anche come uomo che ama, desidera e vive il desiderio nel suo corpo, non solo nell’anima.
Socchiuse lo sguardo, fissando davanti a sé, oltre il capo di Oscar, la lucida seta dello schienale del divanetto e i suoi fili intrecciati, appena distinguibili nell’intrico prezioso dei minuti ricami floreali.
Ebbe chiaro il ricordo di un’altra seta, profumata e morbida, stretta sulla fronte, mentre le mani percorrevano il corpo di Oscar, donato al suo tocco per essere scoperto, risvegliato e portato a nuova vita … e in quelle immagini, nel bruciore che ancora risvegliavano sui suoi palmi, trovò la risposta ad ogni dubbio, la soluzione al timore segreto di non saper riconoscere il limite oltre il quale non avrebbe saputo dominarsi.
Volse appena il capo, sfiorando i capelli morbidi di lei e cercando con la guancia il contatto con il suo zigomo, per avvicinare le labbra al suo orecchio.
- Amare è dare fiducia. Amare è fare dono di sé … - le sussurrò tra le ciocche, avvertendo il brivido che la fece vibrare a quelle parole - … del proprio cuore, del proprio corpo … ed amare è anche scegliere, perché la ragione segua il cuore ed impedisca al corpo di commettere errori. – aggiunse poi, con voce tremante – Io ti amo, Oscar … e non voglio sbagliare, con te … in nessun modo … -
Il soffio caldo del suo respiro solleticò la spalla di André, mentre le mani di Oscar si insinuarono oltre il fianco e presero a scivolare lente sulla sua schiena, in un gioco di carezze irregolari, mentre forse la mente si concentrava sulle parole appena udite. D’un tratto, improvvisamente, i palmi si arrestarono, premuti sulla pelle all’altezza delle scapole, e le dita si piegarono, affondando appena in un graffio deciso, sotto la presa vibrante delle braccia tese.
- Nessun errore, André … solo … fidati, fidati di me … -
 
Incerto, come una piuma soffiata dal vento, che pur nella dolcezza lascia il suo segno, anche quando il contatto è già svanito e tuttavia la pelle ne porta addosso il ricordo: così tornò il tocco di Oscar sulla sua pelle, dopo che il silenzio ebbe sciolto il fruscio dei loro respiri, consacrandoli in un unico sospiro; curioso e forse anche prudente, di quel timore che induce tenerezza e, nel suo mostrarsi fragile, supera anche le barriere più impervie.
Riuscì a rilassarsi, nonostante la ragione martellasse prepotente in una sorta di lamento che, istante dopo istante, tocco dopo tocco, si spegneva in un angolo buio della coscienza. Seppe abbandonarsi a quelle dita rispettose, che percorrevano la pelle saggiandone la forma lentamente e disegnandone i contorni con una sorta di devozione, ricostruendone la solida presenza; gli sfuggì un sorriso, quando la curiosità si fece sorpresa, in reazione al movimento istintivo che aveva risposto ad una carezza più decisa.
Non aveva abbandonato i suoi occhi, durante quel primo lasciarsi scoprire, leggendo nello sguardo scuro e lucido una tempesta di emozioni, riflesso cobalto del suo stesso sentire, e nell’istante di quel brivido che lo aveva scosso, vi aveva scorto l’ombra della preoccupazione e una sorta di richiesta di perdono, a cui il sorriso aveva dato risposta. Allora il blu aveva assunto di nuovo il suo tono più cupo e gli occhi socchiusi avevano legato di nuovo i suoi, mentre nuove carezze generavano altri brividi.
In un crescendo inesorabile, quei soffi di pelle sulla pelle si fecero un poco più arditi, i contatti più caldi e avvolgenti, i movimenti più ampi e intensi.
Dovette lasciare il suo sguardo, reclinando il capo all’indietro, quando Oscar si mosse, cercando un poco di agio, e scendendo con lo sguardo, in una nuova carezza di fuoco, pur senza alcun contatto, fino al luogo delle sue scoperte; la stoffa cedette sotto il frugare inquieto e André ne seguì l’ardire, sollevando il bacino perché potessero liberare nuova pelle, scoprendogli i fianchi. Udì due piccoli tonfi, il rumore sordo delle proprie scarpe cadute a terra, attutito dalla morbida presenza del tappeto e poi il cigolio del legno sotto l’imbottitura del divano, mentre si muoveva cercando di assicurarsi sulla lunga seduta che a mala pena riusciva a accoglierli entrambi.
Anche Oscar si mosse, seguendo il suo accomodarsi e intrecciando le gambe alle sue, per tornare ad accarezzarlo, distendendo il braccio fino a sfiorargli il ginocchio e poi risalendo, in un percorso sinuoso, lungo la gamba, su per il fianco, oltrepassando il limite delle brache e trovando la sua pelle; si insinuò giù per le cosce e ritrovando la strada delle carezze più sensuali, riprese quella danza leggera, capace di accendere il fuoco nel suo ventre. La mente abbandonò ogni riserva, lasciando che i fianchi seguissero l’istinto, muovendosi di un ritmo incalzante, accompagnando le mani di lei.
Gli parve di perdere consistenza, di non avere corpo, o di averne perso il governo, o che fosse tutto concentrato in un unico punto vitale, perché le membra sembravano inutili e rifiutavano il suo comando; l’intreccio delle travi squadrate del soffitto divenne vivo, vibrando come fosse la superficie di un mare scuro, rovesciato sopra il suo capo, e percorso di riverberi d’oro e di rame che erano l’ultimo riflesso del tramonto o forse della danza di fuoco di una fiamma impazzita … Sotto le sue spalle, la seta parve sabbia bollente, in cui affondare le unghie cercando di restare cosciente, lottando contro quella sensazione umida che gli imperlava la fronte, che sembrava pioggia mai scesa dal cielo e che sentiva materializzarsi su di sé, come l’ultimo grido prima di una resa che non giungeva, mentre nel profumo della brezza che invadeva il suo petto riconosceva la sola essenza capace di infondergli vita.
Mosse il capo, piegò appena le spalle, cercando lei, la sola realtà che poteva salvarlo, e ne scorse il viso perfetto, l’espressione concentrata, sorpresa e calda, che seguiva ogni suo respiro facendolo proprio, partecipe e consapevole, mentre le carezze non cessavano, e anzi, sembravano ancora più vive, intense e necessarie …
La lucida consapevolezza di ciò che stava accadendo fu l’ultimo baluardo della coscienza; fu come comprendere in un istante la potenza della presenza di Oscar accanto a sé, la forza del suo essersi accostata a lui senza barriera alcuna, senza riserve, senza nascondere nulla. Oscar aveva scelto … aveva di nuovo percorso il sentiero dell’istinto, fondendo il proprio sentire con il suo, accompagnandolo verso la propria essenza, per conoscersi oltre il confine del proprio corpo. Così come si era lasciata condurre da lui … nello stesso modo aveva desiderato di essere parte dello stesso cammino … come donna sul suo corpo di uomo, pur rispettandone i timori, i tempi, i limiti.
Fu pensando a lei, riconoscendo il suo tocco, la sua presenza forte e decisa, che riuscì a liberare il proprio essere, in un gemito profondo e graffiante, un ruggito dell’anima che scosse il corpo esplodendo in una unica, innegabile consapevolezza: lei, l’amore di una vita che con lui si era scoperta donna, l’unica alla quale affidare il proprio bisogno di essere un uomo.
 
La strinse a sé, il corpo ancora tremante, la vista annebbiata dopo il bagliore che aveva accecato mente e sensi, e il respiro ancora irregolare. Le carezzò il capo, affondando il naso nei suoi capelli e lasciandosi invadere dal suo profumo.
- Stai bene, André? – gli chiese Oscar con tono preoccupato, sollevando il capo dal suo petto , provocandogli  un moto di sorpresa – Hai il cuore che … -
Trattenne il riso, limitandosi ad annuire, serrando le labbra – Sto bene, Oscar; sto … bene, bene come non mi sono mai sentito prima. –
I suoi occhi si spalancarono e sul viso si dipinse la sorpresa, mentre le labbra si dischiudevano senza liberare alcun suono.
- Non ti sorprendere, Oscar … tu sai quanto io ti … - abbassò lo sguardo, quasi imbarazzato di fronte a quella evidenza, e poi riprese, faticando a scegliere le parole da pronunciare - … Ti amo, Oscar. Non ho mai amato nessun’altra donna … Nessuna. –
 
Angolo dell'autrice: vi consegno questo capitolo così com'è ... con l'unica aggiunta della dedica all'amica che oggi festeggia l'anniversario di nozze.
Come doveroso, ringrazio tutte le amiche che leggono, seguono, ricordano, preferisco e mi fanno compagnia con i loro commenti.
Un bacio grande a tutte e a presto!

Nota del 6/09/2016: ripubblico il capitolo che è rimasto "vittima" dei problemi tecnici al server ... sono cose che succedono e so che Erika e il suo staff stanno facendo del loro meglio.
Mi dispiace immensamente per le amiche che già avevano lasciato il loro commento ... spero possano ripassare di qua e non averne a male ...
In ogni caso, grazie a tutte.
Un abbraccio
  
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