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Autore: BebaTaylor    06/09/2016    1 recensioni
Lindsay, Ryan e tutti gli altri tornano, dopo Straight Trough my heart. Ma scordatevi le atmosfere divertente della storia precedente.
Perché le persone crescono, i rapporti cambiano e si evolvono, perché c'è sempre chi non capisce, chi pensa al successo e lo vuole anche a costo di distruggere la felicità degli altri, ignorando le tante lacrime versate.
Risate, lacrime — tante — e dolore. I nostri saranno in grado di superare tutto quanto?
Attenzione: nella seconda parte del settimo capitolo ci sono vaghissimi accenni di lime slash.

«Ryan!» strilla Lindsay quando, del tutto casualmente, le tocco il sedere.
«Che c'è?» domando, «Non ho fatto niente.»
Lei mi fissa e sbuffa, «Lo sai cosa hai fatto.» dice, «Mi hai toccato il culo.» sibila.
Le sorrido, «Non l'ho fatto apposta.» dico. Lindsay sbuffa e si volta, dandomi le spalle e fissando la fila di persone davanti a noi. Stiamo andando a New York, ed è inutile dire che Liam è felice di passare del tempo con Svetlana, poi andremo in Europa, per la promozione dell'album. Prima tappa: Dublino. Credo che mi sfonderò di Guinness.

La presentazione fa schifo, scusate. Giuro che la storia è molto meglio!!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In a World Like this'
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We Start Over

Cinque
You and Me
*** Candle light, a glass of wine ***



Spingo il lettino vicino al bordo piscina, deciso a godermi il sole mattutino. Ho appena posato il mio regale sedere sulla plastica bianca quando sento una macchina fermarsi al cancello principale. Sbuffando mi alzo in piedi e rimango fermo, osservando quella cazzo di auto arancione fluo dall'altra parte del cancello.
Che cazzo ci fa qui La Piaga? Sono settimane che non si fa vedere o sentire — cosa difficile, visto che l'ho bloccata sia su twitter che su Facebook. 
«Cosa cazzo vuoi?» le abbaio contro quando la raggiungo. Non ho intenzione di aprire quel cancello manco morto.
«Ryan...» squittisce lei, «Mi fai entrare?»
«No.» rispondo. «Cosa vuoi?» ripeto.
«Parlare.» esclama stringendo le sbarre di ferro del cancello, «Perché non mi parli più? Perché mi hai bloccato?» chiede, la voce che trema.
Non piangerà, vero?
«Te lo ha detto quella troia di Lindsay di bloccarmi, vero?»
«Stupida piaga che non sei altro.» sbotto, «Non offendere Linds, chiaro?» ringhio avvicinandomi al cancello, «Ti ho bloccato perché mi rompevi la minchia.» dico, «Lei non c'entra.» continuo, «E non azzardarti a chiamarla così un'altra volta altrimenti ti taglio le gomme.» sibilo, mentre lei scoppia a piangere, «E adesso smamma, cretina.» dico, «Sciò.»
Lei mi fissa, le lacrime che scorrono sulle guance, tirandosi dietro il mascara, «Ma te ne vai?» sbotto, «Guarda che chiamo la polizia.»
Melanie singhiozza, mi supplica di farla entrare e di parlare ma io prendo il cellulare, «Guarda che chiamo, eh.» dico.
Lei singhiozza più forte e corre verso la sua stupida auto e se ne va, così posso ritornare a fare quello che facevo prima: niente.
Dopo dieci minuti che sono sdraiato, godendomi il sole e la brezza marina, sento un'altra auto avvicinarsi al cancello, questa volta quello sul retro. Non può essere Linds, è uscita da un quarto d'ora scarso, e l'aeroporto è a venti minuti di distanza.
Apro un occhio e sbuffo nel vedere l'Audi di Liam. Dovevo immaginarlo, dopotutto: Svetlana è in arrivo.
Mi alzo e apro il cancello, Liam posteggia l'auto e scende.
«Linds è appena uscita.» dico, «E l'aereo atterra fra» guardo l'Iphone «quindici minuti.»
«Uffa.» sbuffa Liam, andandosi a sedere sul mio lettino, «Io voglio vedere la mia Ciccina.» sospira, «Mi manca.»
Mi siedo accanto a lui, «Saranno qui fra un'oretta.» gli faccio notare, «Pazienta un po'.»
Lui mi guarda come se avessi detto un'eresia, «Mi manca.» ripete.
«Che ne dici di un caffè?» propongo, Liam annuisce piano, lo sguardo fisso sul cancello.
Una volta in casa, il mio tastierista si lascia cadere su una delle sedie della cucina, «Sei insensibile.» dice.
Sbuffo e verso il caffè in due tazze, «Liam, Svetlana sarà qui fra poco.» dico, «E la vedi spesso.» gli ricordo.
«Tu Lindsay la vedi tutti i giorni.» replica lui, «Vivi praticamente con lei.»
Ah, è vero.
«Giusto.» dico, «Dai, prima o poi anche tu vivrai con lei.»
Liam mi fissa, gli occhi spalancati, «Dici?» pigola, «Svetlana mi direbbe di sì?»
Ma è scemo?
«Ma sei scemo?» sbotto, «Certo che dirà di sì!» dico.
Lui sorride come un cretino, perso in chissà quale sogno mentre io sorseggio il mio caffè.
«Almeno stanotte resteremo insieme.»
Poso la tazza sul tavolo, «Liam?» lo chiamo, «Non te ne sei ancora reso conto?» rido mentre lui mi fissa, «Dai, lo sai che Linds e Svetlana dormono insieme, la prima notte.» gli ricordo, «Devono pur spettegolare.»
Il sorriso di Liam si spegne, affonda la testa nelle braccia e si lascia andare a un lungo sospiro.

***

Un'ora e quindici minuti dopo, quando sono ormai sul punto di buttare Liam in piscina o infilargli la testa nel forno perché tutti i suoi “Ma quando arriva? Ma non si saranno fermate? Non le sarà successo qualcosa, vero? Ma arrivano? Ma quanto ci mettono?”, finalmente Linds e Svetlana arrivano. Liam corre incontro alla sua bella, stringendola in un abbraccio che sembra stritolarla.
«Da quanto è qui?» domanda Linds aprendo i bagagliaio.
«Un'ora e mezza, minuto più, minuto meno.» rispondo e le prendo una mano, facendola voltare verso di me, la stringo e l'abbraccio.
Lei ride, «Ti ha fatto ammattire.» dice e io annuisco, prima di baciarla di nuovo. «Liam!» grida, «Puoi portare di sopra una delle valigie?» sbuffa, «Liam!» urla di nuovo, visto che Liam non si è degnato di rispondere o voltarsi.
«Non urlare.» borbotta girandosi, «Che c'è?»
Lindsay incrocia le braccia al petto, «C'è che devi portare le valigie di Svetlana in camera mia.» dice.
Lui fissa le due valigie ancora nel bagagliaio, «Ti aiuto.» esclamo e afferro il trolley più piccolo e mi chiedo perché Svetlana debba portarsi dietro mezzo armadio ogni volta.
«Perché prendi la più piccola?» mugugna Liam afferrando l'enorme trolley rosa.
«Perché Svetlana è la tua ragazza, non la mia.» replico e mi avvio verso le scale esterne, mentre Lindsay e Svetlana entrano in casa dalla porta principale.
«Ha portato troppa roba.» si lamenta mentre saliamo le scale, «Per me lei è sempre bella, anche con un sacco dell'immondizia addosso.» dice.
Io taccio e aspetto che Lindsay apra la porta finestra, prima di entrare e abbandonare il trolley accanto al letto. «Cosa facciamo?» domando, «Ormai è ora di pranzo.» faccio notare.
Linds scrolla le spalle, «Ordiniamo qualcosa.» dice, «Cinese?» propone e, per una volta, siamo tutti d'accordo.


Ovviamente siamo io e Lindsay ad apparecchiare il bancone della sua cucina, perché i due piccioncini sono troppo impegnati a guardarsi negli occhi, a sbaciucchiarsi e a sussurrasi quanto si amino.
«Prima è stata qui Melanie.» esclamo posando i bicchieri sul tavolo.
«Cosa?» chiede Linds, «Perché? Non l'avrai fatta entrare, vero? Perché se lo hai fatto giuro che non te la do più per i prossimi sei mesi.»
«Ma pensi che sia così scemo?» chiedo, «Ovvio che non l'abbia fatta entrare, non ho aperto nemmeno il cancello.» dico posando due bottiglie di birra sul bancone. «Voleva parlare.» aggiungo. Non dirò mai che quella cretina l'ha offesa, perché conosco Lindsay: altro che tagliarle le gomme o rigarle la fiancata, sarebbe capace di prendere il martello e distruggere quella cazzo di auto in meno di dieci minuti.
«Basta che non rompa più le palle.» sbuffa Liam mentre il campanello suona, segno che il ragazzo delle consegne è arrivato.
Finalmente si mangia.

*-*-*

Siamo tutti al Soleil, nella nostra saletta. Sono le dieci e mezzo di sera e ho già bevuto... due birre. No, sono tre.
Tre e mezzo, va. Bevo un altro sorso.
Facciamo quattro.
«Facciamo qualche gioco?» propone Jake.
«Cosa?» chiede Chris, stravaccato su uno dei divani, si passa una mano sui capelli  e beve un sorso di birra.
«A non ho mai.» annuisce Jake.
Ryan, seduto al mio fianco, sbuffa. «È da ragazzini.» dice.
«Ma è divertente!» ribatte Jake, seduto davanti a noi, accanto ad Aaron, «E poi... non vorresti scoprire qualcosa in più su Lindsay?» domanda con una risatina.
«Io so tutto!» esclama Ryan.
E io vorrei una birra.
«No, dai, giochiamo!» squittisce Svetlana, praticamente in braccio a Liam. Così mi alzo e, insieme a lei, andiamo a ordinare altre birre.
Cinque minuti più tardi, siamo pronti per iniziare; il primo è Jake, dice: «Non ho mai... fatto sesso con una persona del mio stesso sesso.»
Nessuno beve.
«Non ho mai fatto sesso mentre altre persone erano nella stessa stanza.» dice Chris. Svetlana e Aaron bevono. Di Svetlana lo sapevo, visto che ero lì, nel letto accanto al suo, al dormitorio della Columbia, ma Aaron...
«Aaron!» strillo, «Tu...» rido.
Lui alza le spalle, «È capitato.» dice.
Il gioco prosegue, con domande più o meno imbarazzanti. Poi Aaron dice quella cosa. Dice: «Non ho mai fatto sesso dentro un edificio pubblico.»  
Prendo il mio bicchiere e bevo. E mi accorgo che sono l'unica a farlo. Merda. E Ryan mi sta fissando, gli occhi azzurri spalancanti. E Svetlana, la mia migliore amica, ride. Ride!
«Linds?» mi chiama.
Io guardo da un'altra parte.
«Linds?» mi chiama ancora.
Io guardo da un'altra parte e vedo Svetlana che continua a ridere.
«Linds, eri all'università, vero?»
Dovrò dirglielo, prima poi. Solo che pensavo che sarebbe stato più poi, che prima. Anzi, diciamo mai. «Liceo.» rispondo e vorrei avere una pala per scavare una buca in cui nascondermi.
«Li-liceo?» balbetta lui, «Lindsay! E con chi?» chiede.
«Sei geloso!» ride Jake.
«Oh, taci.» sbotta Ryan senza guardarlo, «Linds?»
Scrollo le spalle, «Oh, il tipo con cui mi frequentavo.» rispondo, «Marcus Connery.» dico, «Niente di serio.» aggiungo.
«Marcus Connery?» strilla Chris, «Quel Marcus Connery?» domanda, «Il linebreak dei Miami Dolphin? Lo conosci personalmente?» domanda, come se gli avessi detto che conosco Obama e che prendo il caffè con lui una volta la settimana. È solo un giocatore di football!
Bevo ancora, «Sì.» rispondo, «Andavamo nella stessa scuola. Avevamo storia ed economia insieme.» dico, «Perché, lo conosci anche tu?» chiedo.
«No!» strilla il bassista, «È questo il punto, io non lo conosco ma tu si e devi assolutamente presentarmelo e farti dare dei posti per la prossima partita, magari in prima fila.» dice.
«Chris, idiota.» sbotta Ryan, «Ma ti pare il caso?»
«Sì, mi pare.» replica l'altro, mentre io voglio solo strozzare Aaron. «Dai, Lindsay, lo sai che ti voglio bene, vero?» dice sporgendosi verso di me, «Per favore, presentamelo.»
«E come faccio, scusa?» chiedo, «Lo chiamo, gli dico, “Ehi, Marcus, sono Lindsay Mars, andavamo a scuola insieme e abbiamo trombato come ricci negli spogliati e sulle gradinate del campo. Senti, un mio amico ti vuole conoscere, ci sei per una birra?”»
Chris sorride, «Sì!» annuisce, «Fai così.»
Ma è scemo?
«Ma sei cretino?» sbotta Ryan, «Lei non gli dirà quelle cose.» dice, «Hai fatto sesso negli spogliati?» mi chiede.
Io alzo le spalle, «È capitato.» dico. «Dai, non ditemi che non lo avete fatto anche voi perché non ci credo.» aggiungo.
«Veramente no.» borbotta Jake, «Dai Linds, tocca a te.»
Io sbuffo, ma veramente non hanno mai fatto sesso nella scuola? Dio, che vergogna! «Vediamo... non ho mai... visto o sentito i miei genitori fare sesso.»
Aaron e Chris bevono. Io rido, «Li avete visti?» chiedo con una risatina.
«Sentiti.» mugugnano in coro e io rido.
«Non è divertente.» sbotta Aaron, «È stato traumatico!» squittisce. «Tu non li hai mai sentiti?»
«No!» esclamo. «A chi tocca?» chiedo e spero che nessuno faccia una domanda imbarazzante... anche se potrei mentire, ecco. Sì, farò così.
«Tocca a me!» trilla Chris. «Non ho mai... fatto il bagno in una fontana.»
Fisso Svetlana, se lei beve lo faccio anche io, altrimenti passo, così nessuno lo saprà mai.
Svetlana beve. Merda. Bevo anche io.
«Oh, Gesù.» commenta Ryan coprendosi il viso con le mani, «Quando? Perché?» domanda, «Eri con Svetlana?»
«Io dico che erano sbronze.» ride Jake.
«È successo.» dico scrollando le spalle.
«Solo perché Bill e Joe ci avevano sfidato.» annuisce Svetlana.
«Bill e Joe?» squittisce Liam, «Io non voglio sapere chi siano.» dice scuotendo la testa.
«Neppure io voglio saperlo.» esclama Ryan.
Ecco, meglio. Meglio non saperlo. Meglio non sapere di quella scommessa che io e Svetlana abbiamo perso. Meglio di no.
«Io sì, voglio saperlo!» ride Jake e vorrei dargli un cazzotto.
Ryan mi fissa, sento lo suo sguardo su di me. «Eri ubriaca, Linds?» chiede, «Perché sei entrata in una fontana?»
«Magari le hanno pure arrestate!» ride Aaron che si becca un  pugno sulla spalla da Liam.
«Non ci hanno arrestato.» ribatto, «Era notte, non c'era nessuno.» specifico accorgendomi troppo tardi che forse non avrei dovuto specificare nulla.
«Linds, tesoro?»
Guardo Ryan, che mi sorride, «Perché sei entrata in una fontana?» domanda, «Linds...»
Sospiro e guardo Svetlana, che mi fissa con gli occhioni blu spalancati, «Eravamo fuori con alcuni amici, in un bar e avevamo fatto una scommessa: c'era una ragazza che conoscevamo, una che si faceva chiunque, bastava che fosse uomo, maggiorenne e che respirasse.» spiego, «E insomma... loro dicevano che sarebbe uscita da lì con un tizio che avrà avuto circa sessant'anni e io e Svetlana dicevamo che non si sarebbe mai fatta un vecchio.» continuo,  «La posta era che chi perdeva doveva fare il bagno nella fontana vicino al bar.» dico, «Abbiamo perso.»
«Ah, pensavo peggio.» commenta Ryan.
Cosa? Cosa? Cosa?
Oh. 
Meglio così.
Fortunatamente smettiamo questo gioco scemo. Per fortuna, direi. Così riempiamo i bicchieri con altra birra e ci rilassiamo, mentre Ryan racconta agli altri della visita della Piaga.
«Che palle.» commenta Aaron, anche se fissa la parete. Mi sa che è ancora innamorato di lei. 
«Già.» gli fa eco Chris. «Mio fratello l'ha bloccata l'altro giorno.» ride.
«Dobbiamo parlare di lei?» borbotta Svetlana.
«No.» risponde Chris, «Parliamo di come Lindsay mi farà conoscere Marcus.» sospira, quasi estasiato, come se fosse una delle sue fan isteriche.
«Chris...» sospiro e bevo ancora, «Come te lo devo dire che non ho il numero di Marcus, né la sua mail e che, probabilmente, con tutti i milioni che guadagna a stagione, avrà cambiato casa?» sbotto.
«Eddai.» insiste lui, «Ti prego, ti prego...» dice prendendomi una mano, «Dai, alla prossima riunione di classe lo vedrai.»
«Oh, bhe, sì.» annuisco. «Lì lo vedrò di sicuro.» dico.
Chris sorride, «Ecco allora è fatta!» trilla felice.
E adesso chi glielo dice? «Chris.» lo chiamo. «La prossima riunione sarà per i dieci anni del diploma.» dico e il suo sorriso si spegne. «Nel 2019.» specifico.
«Ah.» commenta lui. «Uffa.» sbuffa. Forse si è rassegnato... «Però potresti sempre seguirlo su Twitter e ricordagli i vecchi tempi...» butta lì, piegando la testa di lato, i capelli che scendono sulla fronte.
«Vecchi tempi?» strilla Ryan, «Ma nemmeno per sogno!» esclama, «Chris, se vuoi tanto conoscerlo fai pure, ma lascia stare quello che Linds ha fatto al liceo.»
«Veramente io intendevo ricordargli che andavano a scuola insieme...» dice Chris, «Oh, se poi tu pensi male e sei geloso non è colpa mia.» scrolla le spalle.
«Dio, dammi una vodka.» mormoro.
«Linds, non bere troppo.» mi rimprovera Ryan.
Sbuffo, «Che palle.» dico, «Tanto lo so che mi aiuterai ad arrivare in camera.» soffio sul suoi viso.
Lui sbuffa e incrocia le braccia, «Mi pare logico.» dice.
Il mio Ryan.

*-*-*

Col cavolo che Linds presenterà quel tizio a Chris. Proprio per niente. «Linds, tesoro?» la chiamo mentre arriviamo a casa.
«Sono sveglia.» pigola lei.
«Bene.» dico, «Perché siamo arrivati.» sospiro.
No e ancora no. Io non voglio che glielo presenti.
Dio, ma quanto sono geloso? Dovrei darmi una calmata.
Un'altra volta, forse. Adesso continuo a pensare che Lindsay ha fatto sesso nel suo liceo.
Scuoto la testa, imponendomi di levare quei pensieri. Scendiamo dall'auto. «Buonanotte.» soffio e bacio le labbra di Lindsay.
Lei mi guarda e sorride prima di sbadigliare. «'notte.» biascica. «Svetlana?» chiama, «Andiamo?»
Svetlana annuisce e la segue verso la porta d'ingresso. «Ryan?» mi chiama Linds, si gira e mi fissa. È bellissima.
«Sì?» faccio.
«Se Liam viene prima delle nove e mezzo sei pregato di legarlo da qualche parte.» sbadiglia lei, «Non voglio che faccia come le altre volte.»
«Okay.» dico, le guardo entrare in casa ed entro anche io.
No e ancora no. Chris può conoscerlo da solo, quel tizio. È grande abbastanza.
Ryan, rilassati. Tanto a Linds non interessa quel tizio e lo sai.
Ovvio che lo so.
Però...
Però è meglio se vai a dormire e non pensarci più.

***

Questa è la volta buona che Linds m'ammazza. Sono le nove meno un quarto e Liam è già qui, a rompere le scatole. «No, Liam.» dico, «Non andrai a svegliarle.» ripeto per la quinta volta in dieci minuti.
«Ma perché?» sospira lui, «Io voglio vedere la mia ciccina.» sbuffa.
«Perché Lindsay ci dà un calcio dei coglioni se lo facciamo.» gli ricordo, «Lo sai che odia essere svegliata.»
Lui mi fissa e sbuffa. «Uffa.» borbotta, «Ancora un quarto d'ora, okay?» dice.
«Un'ora.» ribatto.
«Venti minuti.»
«Un'ora.» ripeto.
«Venticinque.»
«Un'ora e un calcio in  culo se non la pianti immediatamente.» dico. «Adesso siediti che ci mangiamo un paio di waffles.»
Lui sbuffa ma si siede, io tiro fuori il necessario per la pastella, accendo le piastre e sbuffo perché mi ha tirato giù dal letto alle otto e mezza. Otto e mezza! Io sono ancora mezzo rincoglionito, mentre lui è bello pimpante, anche se ha una faccia più adatta a un funerale.
«Mi manca.»
Se gli lanciassi il sacchetto della farina e lo centrassi in pieno? Potrebbe essere considerato un incidente. Ma così mi giocherei il mio tastierista... «Liam.» sospiro, «Smettila, fra poco la vedi.» ripeto.
«Ma io voglio vederla adesso!» protesta lui.
«E io volevo dormire fino alle dieci e mezzo.» replico, «Ma un idiota mi ha svegliato.» lo fisso e lui mi guarda ma non replica.
Preparo un po' di pastella in più perché ho come l'impressione che Linds mi chiederà di farle qualche waffles. E avrebbe tutte le ragioni per farlo.


«Ti prego, Liam.» supplico, «Sono appena le nove e dieci!» dico, «Ci ucciderà!» 
«Non me.» sorride lui mentre sale le scale.
Gemo e lo seguo, preparandomi all'ira di Lindsay. Adesso capisco perché le desse così tanto fastidio quando suonavo alle nove del mattino.
Liam bussa alla finestra. 
Si sente un'imprecazione, passi attutiti poi Lindsay scosta la tenda, «Cosa vuoi?» chiede, il viso pieno di sonno e i capelli arruffati.
«Vedere la mia ciccina.» risponde Liam, il sorriso da imbecille stampato in faccia. Lindsay sbuffa e tira la tenda. «Non mi apre!» si lamenta con me.
«È incazzata.» gli faccio notare ma lui bussa ancora. «Smettila.» gli dico, «Andiamo di sotto, per favore.»
«No.» dice lui, «Voglio vedere Svetlana!» esclama e poi succede tutto all'improvviso: la porta finestra si spalanca e una cascata d'acqua investe in pieno Liam. Per fortuna ha lasciato l'Iphone in casa mia.
«Sono le nove, stupido.» dice lei, «Facci dormire.» aggiunge e chiude la finestra.
Liam mi guarda, i capelli appiccicati alla testa, «Ma... ma...» boccheggia.
«Te la sei cercata.» rido, «Andiamo, ti presto qualcosa di asciutto.»
«Mi ha fatto un gavettone!» esclama Liam, «Io volevo solo vedere Svetlana.»
«Anche lei è d'accordo!» esclama Lindsay dalla sua stanza, «Levatevi da lì, altrimenti vi lavo ancora.»
Riesco a trascinare Liam in casa mia e gli do un cambio asciutto e mi trattengo dal buttarlo in piscina perché è veramente insopportabile. Io glielo avevo detto di non farlo, ma lui non mi ascolta.
Diciamocelo, se lo è meritato.
Un'ora scarsa dopo, Linds e Svetlana entrano dalla porta finestra della mia cucina.
«Ciccina!» trilla Liam correndo incontro alla sua amata.
«Ti avevo detto di legarlo!» sbotta Lindsay.
«Non sono riuscito a trattenerlo.» mi scuso, «Mi dispiace.» le sorrido. Lei sbuffa, «Come mai una secchiata d'acqua?» chiedo.
Lei scrolla le spalle, «È così che si cacciano i gatti che ti miagolano sotto la finestra.» risponde, «Uh, waffles!» esclama, «Grazie, tesoro.» mormora, mi bacia la guancia e si siede al tavolo, davanti a Svetlana, mano nella mano con Liam.
«Liam?» lo chiama Linds, «Sai che mi devi un favore?» 
«Che favore mi avresti fatto?» chiede lui mentre io verso la pastella nelle piastre.
«Averti fatto conoscere Svetlana.» risponde Lindsay, si alza e versa del caffè in due tazze, ci aggiunge del latte e lo zucchero.
«Ah, sì.» annuisce Liam. «Grazie.» le sorride, «Che favore devo farti?»
Lindsay posa le tazze sul tavolo, «Oh, nulla di che.» scrolla le spalle e si siede. «Tranne svegliarmi prima delle dieci del mattino!» sbraita.
Liam sobbalza, «Scusa.» dice, «Ma io volevo vedere la mia ciccina.»
«Potevi aspettare.» dico. I waffles sono pronti, così li divido in due piatti e li poso sul tavolo, davanti a Linds e Svetlana.
Liam sbuffa e beve un sorso di succo all'arancia, «Tesoro, però potevi evitare che Lindsay mi bagnasse.» dice.
Svetlana alza le spalle, «Veramente lo abbiamo deciso insieme prima di dormire.» esclama mentre la faccia di Liam è tutta un programma. Evidentemente non gli era passato per la mente che la sua “ciccina” potesse fargli una cosa del genere.
E invece lo ha fatto! Lo ha fatto! È così... così... così...
«Ryan!» squittisce Liam, «Non ridere, non è divertente!» esclama, «Vorrei vedere se fosse successo a te.» replica, incrociando le braccia come un bambino offeso. Un bambino dell'asilo nido.
«A me non succede.» replico, «Perché io non la sveglio se mi ha chiesto di dormire.» annuisco.
«Forse perché la prima volta ho minacciato di ficcarti la chitarra nel culo...» soffia Linds fissandomi con gli occhi socchiusi.
Ah, già. È vero. Meglio non replicare. «Però poi ti ho offerto la colazione.» le ricordo. «E tu mi hai praticamente spennato perché sei un pozzo senza fondo.»
Oops, forse questo non avrei dovuto dirlo.
Linds si ficca in bocca un enorme pezzo di waffle e Nutella, «Tu dici?» borbotta. «Guarda che se continui così...»
«Sì, non me la dai per sei mesi.» sospiro.
Liam, quello stronzo, ride. «Certe volte te le cerchi proprio.» sghignazza.
«Io non mi sono fatto una doccia extra...» butto lì, mentre lui mi fissa, «Ormai dovresti aver imparato che è meglio non far arrabbiare Lindsay.»
Lui sbuffa, «Uffa, ma io volevo vedere la mia ciccina.» esclama.
E io volevo dormire un'altra ora ma quell'imbecille del mio amico me lo ha impedito.
Mi viene voglia di andare a casa sua a dormire e svegliarlo alle sette del mattino, così, solo per rompergli le palle. Peccato che non viva da solo e che sua madre mi stia simpatica. Non posso mica svegliarla solo perché mi devo vendicare di suo figlio?
No, non posso.
Però, la prossima volta che saremo in un hotel, lo sveglierò. Sì. Oppure gli metterò dello zucchero fra le lenzuola.
Oppure potrei mettergli la mano in una bacinella d'acqua mentre dorme...
Troverò il modo di vendicarmi.


Siamo sul bordo piscina, stesi come lucertole al sole. In verità Liam e Svetlana sono in piscina, che giocano con un pallone da spiaggia,. Quelli che prendono il sole siamo io e Linds.
«Linds... gradinate?» chiedo.
Okay, mi ero ripromesso di non parlarne e di non pensarci più, però... «Gradinate? Sono dure, scomode!»
Lei sbuffa e solleva gli occhiali da sole, «È capitato.» dice.
«Ma le gradinate del campo da basket o quelle del campo da football?» chiedo, perché voglio sapere. Perché sono curioso.
Perché sono pirla, ecco.
«Football!» trilla Svetlana in risposta, staccandosi dalle labbra di Liam.
Guardo Linds, lei mi fissa, sorride e alza le spalle, «Sì, erano quelle del campo di football.» conferma, «Dai, non dirmi che non l'hai mai fatto all'aperto!» dice, «Ti ricordi,» si sporge verso di me «lo abbiamo fatto in macchina.» ridacchia. «Luogo pubblico, all'aperto... non dirmi che non l'hai fatto prima di conoscermi?» chiede sollevando appena gli occhiali.
Non rispondo, perché ha ragione. Ho fatto sesso all'aperto, però non era così aperto. Non sono mai stato con il culo all'aria mentre facevo sesso!
Lindsay ridacchia e torna a sdraiarsi, «Lo sapevo di avere ragione, Ryan.»
Io taccio.
Uffa.
«Giochiamo?» chiede Svetlana, la palla in mano, «Io e Linds contro te e Liam.»
Linds è la prima ad alzarsi, lega i capelli in una coda alta e mi accorgo che sono cresciuti. Ti prego, non tagliarli. Non tagliarti i capelli.
Meglio pensare ai suoi capelli che al microscopico bikini che indossa, lo stesso che ha usato a New York, quando si è buttata nell'oceano insieme a quella matta della sua migliore amica. Okay che ora c'è solo Liam e lui a occhi solo per Svetlana — non commenta più le tette di Sasha Grey! — però...
Mi alzo in piedi, stiracchiando le braccia sopra la testa, «Va bene.» dico. «Che gioco?» domando e mi avvicino alla piscina, mi siedo sul bordo e mi godo l'acqua fresca contro le gambe accaldate.
«Tipo palla a mano.» risponde Svetlana. «Quella,» indica il lato più corto della piscina alla sua sinistra «è la porta mia e di Lindsay, l'altro lato è il vostro.»
«Arriviamo a cinque?» propongo mentre Linds scivola in acqua.
«Sì.» risponde la mia ragazza.
«E chi perde?» domanda Liam, «Il pegno... qual è?»
Di sicuro non buttarsi in una fontana pubblica. Proprio no. Sicuramente, certamente e ovviamente no. «Pagare la cena.» rispondo, «Chi arriva a cinque punti per primo vince.» dico e mi butto in acqua, «Iniziamo?»
Tre teste annuiscono.
Sistemiamo la palla al centro della piscina e ci spostiamo, ognuno davanti alla propria porta.
«Pronti?» chiedo, «Via!» esclamo e nuoto — cammino — avvicinandomi alla palla colorata, a spicchi bianchi, azzurri, rosa e gialli. L'afferro e la sollevo in aria, tenendola con la mano destra. «Presa!» dico.
«Lasciala.» esclama Lindsay nuotando verso di me. «Lasciala!» ripete avvicinandosi.
«Oh, no.» rido, «Vai, Liam.» gli dico, indicandogli con l'altra mano il lato delle ragazze.
Linds mi si avvinghia addosso, «Lascia la palla.» dice.
«Questo è fallo.» le faccio notare, fissando Liam che nuota come un cane zoppo. «Liam! Muovi il culo!» grido. «È fallo, Linds.»
«Noi non abbiamo parlato di falli.» dice lei sorridendomi e io fisso i suoi occhi, le ciglia bagnate... «E poi qui c'è un altro fallo...» soffia, stringendo le cosce contro i miei fianchi.
«Eh? Cosa?» faccio.
«Niente.» risponde lei, alza il braccio destro e colpisce la palla, con forza. «Vai!» grida e si stacca da me.
Mi giro e fisso Svetlana che lancia la palla verso il nostro lato, quella fa due rimbalzi e si ferma alla base di cemento dell'ombrellone. «Uno a zero per noi.» trilla recuperando la palla.
«Non è giusto!» dico, «Mi hai distratto.» borbotto. «Con un doppiosenso, tra l'altro.»
Ci sono arrivato adesso, eh, ma ci sono arrivato.
Linds ride, «Non è colpa mia se ti distrai.»
Sbuffo mentre Liam mi dice che sono un idiota. Sistemiamo la palla di nuovo al centro. Do il via e ripartiamo. Liam va verso il lato di Svetlana e Linds. Svetlana avanza piano, mentre Lindsay va verso la palla, solo che la prendo prima io, «Liam!» grido e gliela lancio. Lindsay mi aggira e va dietro Liam.
«Vinciamo noi, bellezze.» ride Liam, porta la palla sopra la testa mentre io nuoto verso Svetlana, a un paio di metri dal suo lato. Voglio essere io a fare punto, questa volta.
«Liam, tesoro.» chiama Svetlana, «Guarda.» dice e alza la parte sopra del bikini e...
E quell'imbecille fa cadere la palla. Svetlana ride, la prende e la lancia a Linds,  che la butta contro il nostro lato prima che possa raggiungerla. «Due a zero per noi!» ride.
«Testa di...» sbotto, «Liam! Ti sei distratto, cazzo.» dico togliendo i capelli dalla fronte, «Le tette di Svetlana le puoi guardare un'altra volta, non adesso.»
Lui mi fissa mentre le altre due ridacchiano scambiandosi un cinque, «Scusa.» dice, «Non si fa!» esclama fissando la sua bella.
Svetlana ride, «Lo sapevo che ti saresti distratto.» dice sistemandosi il costume.
Liam fa una smorfia, «Sei cattiva.»
«Tu ti distrai facilmente.» dico mentre Lindsay recupera la palla.
«Non sono io quello che se lo è quasi fatto venire duro.» replica il mio amico. Uno dei miei migliori amici.
Stringo le labbra e sbuffo. «Non è vero.» replico.
Non del tutto, almeno.
«Io direi che ha ragione lui.» ridacchia Linds.
Cosa? La fisso mentre entra in acqua, «Linds!» squittisco. Dev'essere il cloro. Sicuramente. L'avrà fatta impazzire.
Ritorniamo ai nostri posti, «Pronti?» chiede Linds, «Tre, due, uno... via!»
Nuoto velocemente verso  la palla, l'afferro e torno un attimo indietro, giusto per dare a Liam il tempo di avvicinarsi a Svetlana.
E speriamo che non gli mostri più le tette...
Gli lancio la palla, evitando Linds, Liam la prende e la lancia oltre Svetlana.
«Punto per noi!» esulto. «Ah, vi battiamo.»
«Siamo due a uno.» replica Lindsay, «Non cantare vittoria troppo presto.» dice.
«Vedremo.» replico, «Io sto già scegliendo cosa ordinare.» sorrido, «Vinciamo noi, Linds.» soffio sul suo viso.
«Non è detto.» replica lei mentre Liam rientra in acqua con la palla.
Le sorrido, «Oh, vedremo.» esclamo.

*-*-*

«Questo?» dico, indicando una voce sul menù del ristorante di pesce. Svetlana annuisce e scribacchia qualcosa su un post-it giallo.
Abbiamo vinto noi. Cinque a due.
È stato facile, vincere, con loro che si distraevano... con noi che li facevamo distrarre. È bastato sciogliere un attimo il nodo del reggiseno e Ryan ha cominciato a blaterare che il costume è troppo piccolo, e di qua e di là... non si è nemmeno accorto di aver lasciato perdere la palla fino a quando Liam non gli ha urlato contro e Svetlana non ha lanciato la palla, mandandola contro la loro parte.
È stato facile.
«Questo?» chiede lei, indicando con la gomma della matita il cocktail di gamberetti.
«Sì.»
«Ci state spennando?» chiede Ryan. «Ci state spennando.» afferma, incrociando le braccia.
«Neanche troppo.» dico.
Ryan fa una smorfia offesa e io rido.
«Non prendertela.» dico, «Avete solo perso.»
«Voi avete barato.» ribatte Liam.
«Voi vi siete distratti.» esclamo, indicando il fritto misto e la grigliata di pesce  con gamberoni extra.
«Voi ci avete distratto!» squittisce Liam.
Rido, mentre Svetlana scribacchia i dolci, «Eddai,» sbuffo «solo perché abbiamo fatto un po' di scena...» rido ancora, «Lo diremo agli altri, vero?» guardo Svetlana, che ride e annuisce.
«No!» esclamano i coro i due ragazzi.
«Perché avete perso?» chiedo, «Cinque a due?»
Ryan sbuffa, «Non siete simpatiche.» dice, «Siete tremende.»
Gli passo il post-it, lui lo legge e spalanca gli occhi. «Volete sul serio prendere questa roba?» strilla, «Ma costerà cento dollari solo per voi!» dice.
Veramente sono settantacinque, ma non glielo dico.
«Mi manderai al lastrico.» borbotta, «Due dolci a testa?!» esclama, «Oh, Dio.» geme.
«Prendiamo anche noi le stesse cose?» chiede Liam.
«Sì, ma io prendo solo il profitterol.» risponde Ryan.
Liam annuisce, «Anche io.» dice.
Porgo il cordless e il menu a Ryan, «Chiama e ordina.» gli dico.
Lui prende le cose con uno sbuffo, «Perfida.» sussurra.
Alzo gli occhi al cielo, «Solo perché avete perso.» sbuffo. 
Ryan non replica e compone il numero, ordina e chiede: «Quanto le devo?»
«Centocinquanta...» ansima, «Va bene, a dopo.» saluta e riattacca.
«Andiamo a preparare la tavola?» chiedo. Insomma, saranno qui fra tre quarti d'ora scarsi, è presto, ma possiamo portarci avanti.
Io e Svetlana ci alziamo e andiamo in cucina, mentre i ragazzi borbottano infastiditi.
È solo un gioco e loro se la prendono come se avessero cinque anni.
«Lo raccontiamo agli altri, vero?» ride Svetlana mentre le passo le posate.
«Ovviamente.» rispondo.
«Ovviamente no.» replica Ryan, apparendo in cucina.
Rido e prendo i bicchieri, «Hai paura che rideranno della tua figuraccia?» chiedo.
Lui sbuffa e si appoggia al mobile, «No.» risponde.
«Sì, invece.» rido.
«Non sei simpatica.» borbotta lui e io rido ancora. È così buffo. Sono entrambi così buffi, con quei faccini dal broncio offeso solo perché li abbiamo abbattuti. Apro il frigo cantina, quello dove teniamo i vini e li guardo. Qual è il più adatto? Fisso le bottiglie vetro e le loro etichette.
Quale prendo?
«Ti sei incantata?» domanda Ryan.
Sbuffo, «Non so quale sia il più adatto.» rispondo.
«Lascia, faccio io.» replica lui e io mi sposto. Afferra un paio di bottiglie di vino bianco e le posa sul tavolo.
«Pensavo che bevessimo birra.» dice Liam, la fronte corrugata. Si scosta i capelli da essa e si siede.
«Almeno il vino non dobbiamo pagarlo.» sospira Ryan.
«Già.» borbotta l'altro, il mento posata sul palmo della mano destra.
Io sbuffo e prendo i calici, posandoli accanto agli altri bicchieri, mentre Svetlana posa i piatti. «La birra c'è.» dico. «Basta che chiedi.»
Liam guarda le bottiglie di vino, «No, no.» esclama, «Il vino va bene.» dice.
Bene, perché io lo voglio.
Un'ora dopo stiamo mangiando, dopo che Ryan e Liam hanno pagato, litigando su quanto lasciare la mancia. Liam è tirchio, voleva lasciare solo cinque dollari. In due.
«Sei tirchio.» esclamo prendendo un gamberetto. «Due dollari e cinquanta di mancia in due!» rido, «È da... tirchi.»
L'interessato sbuffa, «Non è vero.» replica.
«Sì che è vero.» esclama Ryan.
«Dovevi pagarla te perché ti sei fatto distrarre da Lindsay!» sbotta Liam, «Due volte.» dice, le labbra sporche di salsa rosa.
«Anche tu.» ride Svetlana. «Sapevo che mostrartele sarebbe servito a qualcosa.» 
Ryan ride e Liam fa una smorfia, «Non sei divertente.» dice quest'ultimo.
«Posso farmi perdonare, se vuoi.» mormora Svetlana.
Credo di essere arrossita. Giusto un po'. 
«Anche tu devi farti perdonare.» soffia Ryan nel mio orecchio, «Per quel fallo.» continua.
Sorrido, «Okay.» sospiro, come se volessi solo farlo contento, in realtà lo voglio anche io, eh!
Lui se ne accorge e sorride, mi ruba un gamberetto e ride.
Stupido.
Uomini.
Stupidi uomini.
Allungo una forchetta e prendo una fetta di salmone affumicato.
«Ehi!» esclama Ryan, «Quella è mia!» borbotta, il faccino offeso.
Lo amo.

***

La risata sguaiata di Chris riempe l'aria mentre lui si tiene la pancia con le mani.
Sì, abbiamo spiattellato della partita. Abbiamo detto che abbiamo vinto cinque a due e il modo in cui abbiamo distratto i ragazzi. Aaron e Jake ridono, ma non come Chris.
Gli arriva un cuscino del divano in faccia, che lo fa smettere di ridere all'istante, «Ma sei scemo?» strilla verso Ryan.
«Non ridere, idiota.» sbotta il mio amore.
Chris, invece, ride. «Avrei voluto vedere.» sghignazza.
«No!» esclama Liam, «Tu le tette di Svetlana non le guardi!» dice.
Bhe, ha ragione.
«Ryan, tu giocavi a football... non potevi lanciare la palla?» chiede Aaron, le labbra piegate in un sorriso.
«Oh.» commenta l'interpellato.
Liam sgrana gli occhi, «Ha ragione, cazzo.» sbotta, «Potevi prendere quella stupida palla e lanciarla dall'altra parte della piscina!» continua, «Così avremmo vinto!» sbotta.
Ryan spalanca la bocca, «Non ci ho pensato.» ammette e scrolla le spalle.
«Imbecille.» mugugna Liam e il cameriere ci porta le birre.
«Dai, brindiamo.» dico, «Fra tre settimane inizia il tour.» ricordo.
Brindiamo, felici.
Fra tre settimane inizierà il tour e io dovrò vedere tutte quelle ragazze avvinghiarsi a Ryan come cozze a uno scoglio.
Dovrò mantenere la calma.
Sì.
Ryan mi stringe la mano e mi dà un bacio veloce sulle labbra e mi sussurra che mi ama.
Posso farcela. Ci riuscirò.

*-*-*

E alla fine ci siamo. Il nostro primo concento.
Il nostro primo, vero, concerto. Non saremo la band di supporter di qualcuno,  lo show è tutto nostro. Nostro.
Forse era meglio essere dei supporter.
Deglutisco e ingoio un po' d'acqua. E di quale gruppo avremmo potuto essere i supporter?
So già cosa direbbe Lindsay: Backstreet Boys. Dio, me la immagino mentre fa la figura da pesce lesso di fronte a Nick Carter, mentre cerca di balbettare il suo nome, la faccia rossa come un pomodoro.
Meglio che non glielo dica, però, altrimenti mi prende a sberle o è la volta buona che mi spacca una chitarra, magari in testa.
E poi cos'ha quello più di me?
Niente.
Devo smetterla di pensare a tutte queste cose assurde. Questa serata è speciale.
Siamo, naturalmente, a Miami, alla American Airlines Arena. Sono le otto di sera e fra mezz'ora saremo in scena. 
Mancano solo... guardo l'orologio appeso alla parete del corridoio. Ventisette minuti.
Oh. Mio. Dio.
Canteremo e suoneremo davanti a... no, Ryan, meglio che non ci pensi. Perché se lo fai rischi una crisi isterica. Basta già Jake che vomita prima di ogni show, intervista o roba simile. Sì, però...
Però nulla. Rilassati.
«Qualcuno vada a vedere Jake!» strilla Lindsay. È nervosa, molto. Come se fosse lei ad andare sul palco e cantare e suonare davanti a duemila e passa persone o chissà quante sono!
Duemila? Adesso sì che mi sento male. Perché ci ho pensato?
«Ryan? Tutto bene?»
Guardo Linds che mi sorride, una cartelletta verde acido stretta al petto. «No.» soffio. «No.» ripeto, «Decisamente no.»
Lei ride. Ed è la mia ragazza, dovrebbe supportarmi, non ridere! «Andrà tutto bene.» dice, «Siete bravissimi.» mi sorride.
Sbuffo e incrocio le braccia al petto. «Non sono pronto.» dico, «Non ho mai cantato davanti a così tante persone!» squittisco.
Lei mi stringe piano il braccio, senza smettere di sorridere, «Sei bravissimo.» soffia, «Sono qui per voi.» dice.
Io sospiro e rilasso le spalle. Canterò e suonerò per i prossimi novanta minuti, devo essere rilassato.
Fosse facile!
«Jake?» domanda Lindsay ad Aaron, appena uscito dal bagno.
«Ha vomitato anche il pranzo dello scorso Natale ma è okay.» risponde lui. «Dovrebbe smetterla.» borbotta. «Non può vomitare sempre.» esclama e beve un po' d'acqua.
Guardo Lindsay, che si aggira fra di noi, dicendo parole di incoraggiamento, come se questa non fosse la serata più importante della nostra vita.
Ma come fa? Come?
Forse perché lei non salirà su un palco imbracciando una chitarra...
«Fra dieci minuti entrate.» esclama Carl.
Dieci minuti? Merda, io non sono pronto. Fisso Jake, bianco come un lenzuolo. Liam si mangia le unghie, Chris respira profondamente e Aaron sembra sul punto di fuggire.
Siamo messi bene, direi.
Merda, merda merda.
«Tocca a voi.» dice Carl e un boato assordante giunge fino a noi. Qualcuno deve aver informato le nostre fan che adesso si comincia...
Vado verso la porta che conduce al palco e Lindsay mi blocca prendendomi per un braccio, mi sorride e mi bacia una guancia, «Ti amo.» soffia sul mio viso e mi dà una pacca sul sedere, «Vai, spacca qualche culo.» dice.
Inspiro a fondo a vado avanti, sul palco buio, dove i nostri strumenti sono già posizionati.
Le macchine del fumo sono già in funzione e le ragazze urlano quando vedono le nostre sagome. Afferro la mia chitarra, quella che mi ha regalato Linds a Natale, infilo la tracolla e inizio a suonare mentre le luci stroboscopiche illuminano a caso il pubblico.
In fondo non è così difficile. Ed è quello che amo fare, dopotutto.
Fisso le persone che, questa sera, sono venute qui a sentire noi. Avranno rinunciato a qualcosa per essere qui. Avranno litigato con mamma e papà, promesso di lavare i piatti e di svuotare la lavatrice da qui all'eternità, avranno litigato con i loro capi al lavoro, avranno studiato giorno e notte per un esame per aver un buon voto per essere qui.
Qui, per noi.
A cantare con noi.
E non c'è cosa più bella.


Non credevo che suonare e cantare per novanta minuti, restando praticamente fermo per il novanta per cento del tempo facesse sudare così tanto. Ho la maglia zuppa di sudore e mi faccio schifo da solo.
Rientro nel backstage per ultimo, afferro l'asciugamani e lo passo dietro il collo, prendo la bottiglia d'acqua, la stappo e ne bevo metà in un sorso solo.
«Linds!» esclamo vedendola venirmi incontro.
«Ryan.» sorride lei e si butta fra le mie braccia, abbracciandomi forte. Sento le sue mani fra i capelli e la stringo, inspirando il suo profumo e rendendomi conto che puzzo davvero tanto. «Sei stato fantastico.» mormora.
«Grazie.» le dico e le bacio la guancia, guardandola in quegli occhioni che mi hanno incantato dal primo istante. «Te ne sei resa conto che sono sudato come un porco?» le chiedo.
«Sì e fai schifo.» mi risponde scostandosi. «Ma te lo meritavi.» sorride.
«E mi merito altro, questa sera?» chiedo.
Lei mi fissa, alza gli occhi al cielo e sbuffa. «Idiota maniaco.» borbotta allontanandosi per andare dagli altri, «Comunque sì.» risponde senza voltarsi.
Sorrido e mi asciugo il viso, per poi bere altra acqua.
«Possiamo farci una birra?» domanda Jake.
«Solo una.» sospira Carl, «E poi subito a letto, perché domani dobbiamo svegliarci presto.» ci ricorda.
Già, domani sera suoneremo a New Orleans.
«Ma prima fatevi una doccia che fate schifo.» esclama Carl.


Sbadiglio e stringo a me Lindsay, che dorme di già. Questa notte dormiamo in albergo e fra sei ore saremo sull'aereo. Dio, non riesco a crederci che il nostro — il nostro! — primo tour sia incominciato.
Ed è stato bellissimo. Ad un certo punto, mentre cantavo a cappella,  le ragazze hanno alzato i loro cellulari, centinai e centinai di lucine accese, come minuscole candele, che hanno creato l'atmosfera giusta e perfetta, mentre cantavo quella canzone, “You and Me”*, quella scritta l'Agosto scorso, quando  credevo che non ci sarebbe mai stato niente fra noi. Invece... a così tante persone!» squittisco.
Lei mi stringe piano il braccio, senza smettere di sorridere, «Sei bravissimo.» soffia, «Sono qui per voi.» dice.
Io sospiro e rilasso le spalle. Canterò e suonerò per i prossimi novanta minuti, devo essere rilassato.
Fosse facile!
«Jake?» domanda Lindsay ad Aaron, appena uscito dal bagno.
«Ha vomitato anche il pranzo dello scorso Natale ma è okay.» risponde lui. «Dovrebbe smetterla.» borbotta. «Non può vomitare sempre.» esclama e beve un po' d'acqua.
Guardo Lindsay, che si aggira fra di noi, dicendo parole di incoraggiamento, come se questa non fosse la serata più importante della nostra vita.
Ma come fa? Come?
Forse perché lei non salirà su un palco imbracciando una chitarra...
«Fra dieci minuti entrate.» esclama Carl.
Dieci minuti? Merda, io non sono pronto. Fisso Jake, bianco come un lenzuolo. Liam si mangia le unghie, Chris respira profondamente e Aaron sembra sul punto di fuggire.
Siamo messi bene, direi.
Merda, merda merda.
«Tocca a voi.» dice Carl e un boato assordante giunge fino a noi. Qualcuno deve aver informato le nostre fan che adesso si comincia...
Vado verso la porta che conduce al palco e Lindsay mi blocca prendendomi per un braccio, mi sorride e mi bacia una guancia, «Ti amo.» soffia sul mio viso e mi dà una pacca sul sedere, «Vai, spacca qualche culo.» dice.
Inspiro a fondo a vado avanti, sul palco buio, dove i nostri strumenti sono già posizionati.
Le macchine del fumo sono già in funzione e le ragazze urlano quando vedono le nostre sagome. Afferro la mia chitarra, quella che mi ha regalato Linds a Natale, infilo la tracolla e inizio a suonare mentre le luci stroboscopiche illuminano a caso il pubblico.
In fondo non è così difficile. Ed è quello che amo fare, dopotutto.
Fisso le persone che, questa sera, sono venute qui a sentire noi. Avranno rinunciato a qualcosa per essere qui. Avranno litigato con mamma e papà, promesso di lavare i piatti e di svuotare la lavatrice da qui all'eternità, avranno litigato con i loro capi al lavoro, avranno studiato giorno e notte per un esame per aver un buon voto per essere qui.
Qui, per noi.
A cantare con noi.
E non c'è cosa più bella.


Non credevo che suonare e cantare per novanta minuti, restando praticamente fermo per il novanta per cento del tempo facesse sudare così tanto. Ho la maglia zuppa di sudore e mi faccio schifo da solo.
Rientro nel backstage per ultimo, afferro l'asciugamani e lo passo dietro il collo, prendo la bottiglia d'acqua, la stappo e ne bevo metà in un sorso solo.
«Linds!» esclamo vedendola venirmi incontro.
«Ryan.» sorride lei e si butta fra le mie braccia, abbracciandomi forte. Sento le sue mani fra i capelli e la stringo, inspirando il suo profumo e rendendomi conto che puzzo davvero tanto. «Sei stato fantastico.» mormora.
«Grazie.» le dico e le bacio la guancia, guardandola in quegli occhioni che mi hanno incantato dal primo istante. «Te ne sei resa conto che sono sudato come un porco?» le chiedo.
«Sì e fai schifo.» mi risponde scostandosi. «Ma te lo meritavi.» sorride.
«E mi merito altro, questa sera?» chiedo.
Lei mi fissa, alza gli occhi al cielo e sbuffa. «Idiota maniaco.» borbotta allontanandosi per andare dagli altri, «Comunque sì.» risponde senza voltarsi.
Sorrido e mi asciugo il viso, per poi bere altra acqua.
«Possiamo farci una birra?» domanda Jake.
«Solo una.» sospira Carl, «E poi subito a letto, perché domani dobbiamo svegliarci presto.» ci ricorda.
Già, domani sera suoneremo a New Orleans.
«Ma prima fatevi una doccia che fate schifo.» esclama Carl.


Sbadiglio e stringo a me Lindsay, che dorme di già. Questa notte dormiamo in albergo e fra sei ore saremo sull'aereo. Dio, non riesco a crederci che il nostro — il nostro! — primo tour sia incominciato.
Ed è stato bellissimo. Ad un certo punto, mentre cantavo a cappella,
Tocco i capelli di Linds, così morbidi e profumati; le bacio la spalla e inspiro il suo profumo. Devo dormire, ora.
Devo assolutamente dormire.
Lindsay si muove nel sonno e si avvicina ancora di più a me, mugugnando qualcosa di incomprensibili. Magari sta sognando. Magari sta sognando me.
O Nick Carter.
«Ti amo.» soffio nel suo orecchio così piano che faccio fatica a sentirmi.
Linds fa un sospiro profondo e sorride. Sta sognando me. Lo so.
Sbadiglio e chiudo gli occhi. 



Salve, bella gente.
Allora, il capitolo non doveva andare così, ossia doveva esserci un'altra parte, quella che riguarda la parte tristerrima(?) di questa storia. Arriverà a breve, vi avverto. Già dal prossimo capitolo *fischietta e poi fugge*
In ogni caso è tornata Melanie. Doveva tornare -.-
Vi avverto: Chris incontrerà il suo idolo e si comporterà da fanboy, sto già scrivendo quella scena (che non sarà nel prossimo capitolo ma più avanti) e mi sto divertendo un mondo!
E niente, ringrazio chi legge, chi mette la storia in una delle liste e chi commenta.
Il titolo del capitolo è una delle canzoni di Shane Filan quello stronzo che non viene in Italia nonostante l'abbia promesso tre anni fa.
Se volete essere più o meno aggiornati, guardate il mio profilo Twitter. Potete anche seguirmi, non mordo. Sparo solo minchiate.
Alla prossima!

   
 
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