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Autore: Pleurite98    06/09/2016    3 recensioni
|Con un fantastico sondaggio alla fine del capitolo 12|
Una casa da un pessimo arredamento finto moderno. Un solo ingresso. Nessuna finestra.
Quattordici concorrenti di un reality catapultati in un vortice di terrore, in un incubo da cui non possono fuggire.
Un gruppo di persone deciso a dimostrare quanto la società sia corrotta dai media e dalla televisione, pronto a smascherare l'ipocrisia e a mettere a nudo l'uomo nella sua brutalità con tutti i mezzi a disposizione.
Il pubblico da casa, il televisore fisso sul quinto canale giorno e notte.
Anziane, bambini, uomini d'affari incollati davanti allo schermo col cellulare nelle mani ed il cuore che batte a mille.
Quanto è realtà e quanto è finzione?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
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Capitolo ripubblicato dopo i problemi con i server, chiedo gentilmente a chi ha lasciato una recensione di riscriverla e informo tutti i lettori della presenza di un sondaggio alla fine, leggete l'angolo autore!


La donna era preoccupata, guardava la scena appoggiata allo sgabello del bar.
L'uomo col fucile aveva appoggiato l'arma sopra la spalla, alcuni ragazzi piangevano ancora.
-Ma nonostante qualcuno oggi ci abbia già lasciato- cominciò l'uomo accennando un sadico sorriso -l'eliminato di questa sera è...-
 

Capitolo 12

20 ore prima

Sophia si passò una mano fra i capelli, agitandoli dolcemente e sciacquando la terra che vi era rimasta.
La parte più dolorosa erano state le dita, ormai quasi inesistenti.
Non erano rimaste che un grumo di sangue rappreso mischiato al terriccio.
Le aveva tenute sotto il getto d'acqua gelida stringendo i denti, mentre una lacrima le rigava la guancia.
Il colorito marrone era sparito, lasciando il posto al rosso acceso.
Non riusciva a guardarle.
Rivoleva le sue perfette unghie limate e smaltate, quelle che tutti invidiavano chiedendole se fossero finte.
Sophia era sotto la doccia, nuda come un uccellino appena nato e spaventata quasi quanto questo.
Avevano appena cercato di ucciderla.
Se non avesse sfondato il compensato sarebbe sicuramente morta, soffocata tre metri sotto terra.
Non aveva più nessuno, aveva perso perfino Almond, avrebbe fatto qualsiasi cosa fosse in suo possesso per riottenere la fiducia di qualcuno, una persona su cui poter contare, a cui potersi aggrappare.
Scoppiò in una grossa risata.
Lei, Sophia, che aveva bisogno degli altri.
Eppure alla fine ne sarebbe rimasto uno soltanto, non due. Uno.
Si stava comportando in modo ridicolo, lei aveva l'immunità e gli altri avevano solo da temere.
Una volta asciugata, strappò la salvietta in piccoli lembi e si fasciò le mani.
Prima di andare nella sua stanza passò dal salotto.
L'uomo col fucile era ancora alzato, passeggiava avanti e indietro giocherellando con l'arma. Le sorrise.
Magari aveva scommesso su di lei.
Aprì leggermente la porta della stanza di Kyte, anche lui era ancora sveglio.
Non osò entrare, ma si fermò ad osservarlo dalla fessura che si era appena creata.
Era sdraiato a pancia in giù sul letto, si teneva sollevato con gli avambracci.
Una luce fioca gli illuminava i capelli.
Sophia si ricordò dell'iPod di Marylin, cosa stava nascondendo il ragazzo?
Quando si mise a letto Almond stava già dormendo.

Almond si svegliò alle sei e pensò che fuori ci dovesse essere l'alba.
Si rigirò qualche volta nel letto e alla fine decise di alzarsi
L'uomo col fucile era seduto sul divano, guardava dritto.
Notò di non averlo mai visto dormire.
Di certo anche loro dovevano essere stanchi.
Decise di far finta di nulla e si infilò in cucina.
C'era solo del succo in frigorifero, se ne versò un bicchiere ed entrò nella dispensa.
I corn flakes erano sul ripiano più in alto, prese una sedia dalla sala da pranzo e vi ci salì sopra.
Scelse quelli al cioccolato.
Erano ancora troppo in alto per lei, si mise in punta di piedi e cercò di afferrare il pacco con le dita.
Cadde per terra senza aprirsi.
Sì chinò per raccoglierlo quando un piccolo contenitore di vetro sul ripiano più basso attirò la sua attenzione.
Era simile a tutti gli altri, ma sull'etichetta la scritta non era stampata.
“Spezie”
-Cucù.-
La voce di Killian la fece sobbalzare.
-Killian? Mi hai fatto prendere un colpo.- lo rimproverò.
Il biondo non si aspettava una risposta tanto fredda.
A volte faceva fatica a capirla quella ragazza.
Così aperta e allo stesso tempo così chiusa.
-Scusami.- disse -Anche tu sveglia?-
Pensò che dovesse suonare come una domanda abbastanza stupida, fino a prova contraria era sveglia.
-Mhmh.- confermò la mora pulendosi dalla polvere e raccogliendo la confezione di corn flakes.

Doveva essere ancora arrabbiata con lui per la storia di Sophia.
-Mi spiace per quello che ti ho detto ieri.- si scusò.
Almond riportò la sedia dove l'aveva presa e ci si sedette sopra.
-Non preoccuparti.- rispose.
Invece doveva preoccuparsi ed era il tono a dirglielo.
-Certo che mi preoccupo...- iniziò.
-Stavamo per uccidere delle persone.- lo interruppe la ragazza.
Killian rimase zitto.
-Stavo per lasciare a morire l'unica amica che mi sono fatta qui dentro.- continuò lei -Dobbiamo capire dove finiamo noi e dove iniziano le bestie.- concluse.
Il ragazzo la guardò.
Lei bevve a fatica un sorso di succo, le stava venendo la nausea.
-Hai me.- disse lui -Anche io sono tuo amico.-
Ed in un attimo realizzò che aveva ragione.
Tutto il male che stava succedendo non era responsabilità di quegli uomini o del pubblico, era colpa loro.
Si abbracciarono in silenzio.

Jenna aveva abbracciato Seth per tutta la notte, lui era rimasto sveglio, ogni volta che gli occhi gli si chiudevano vedeva davanti a sé il volto di Light.
Aveva tradito un amico. Non solo, lo aveva ucciso.
Immaginava il suo volto contorcersi e gonfiarsi sotto l'acqua.
Eppure il corpo della ragazza gli dava sicurezza, lo faceva sentire protetto, a casa.
Se fosse stato possibile l'avrebbe amata per sempre, invece si faceva sempre più largo nella sua mente l'idea che prima o poi anche lei sarebbe morta.
Lui no, lui sarebbe uscito trionfante dalla casa, vincitore, con una storia da raccontare.
Ma nonostante avesse sempre la sicurezza di sopravvivere, ad ogni eliminazione il cuore gli tremava finché non veniva fatto il suo nome, poi riprendeva a respirare tranquillo.
Seth si addormentò poco prima che Jenna si risvegliasse, anche se il suo sonno era destinato a durare ben poco.
La ragazza giocò un po' con i suoi capelli prima di trovare la forza di alzarsi.
La mattina precedente si era risvegliata accanto a Light e ora lui non c'era più.
Non voleva nemmeno sapere che fine avesse fatto il suo corpo, il solo pensiero la faceva rabbrividire.
Si ricordava i suoi capelli così bizzarri, mori con un ciuffo biondo.
Poteva sentire ancora l'odore del suo corpo, il suo profumo.
Ora, fra le mani, non aveva che futili ricordi, pronti a volare via come polvere.
Seth invece era lì.
Era tangibile.
Aveva un profumo diverso, un sapore diverso, e lei lo amava.
Quando si era trovata a scegliere fra Light e Seth li aveva scelti entrambi, nonostante fosse conscia di amare più il primo, di provare solo verso di lui un affetto profondo, viscerale.
Alla fine il destino aveva deciso per lei e le aveva portato via Light spezzandole il cuore.
Mentre passava le dita fra i capelli di Seth non sorrideva, no. Nemmeno il più minimo accenno di felicità sembrava palesarsi sul suo volto.
Non riusciva a trovare la trousse rosa shocking, quella che Helen le aveva fatto sparire durante i primi giorni.
Helen, la prima a morire, la più fortunata.
Spostò il disordine sul tavolino nella speranza di trovarla sotto qualche maglietta sporca.
Non voleva presentarsi con gli occhi ancora gonfi per il pianto.
Quando tolse un paio di jeans di Light un foglio di carta svolazzò per terra.
Lo raccolse.
“Caro Light”
Cominciava così.
La grafia era quella di Seth, perché mai avrebbe dovuto scrivere una lettera all'amico?
Il castano si rigirò mugugnando nel letto.
Jenna si infilò in tutta fretta il foglietto in tasca.

Non ci volle molto tempo prima che tutti i concorrenti si alzassero dai loro letti e facessero colazione controvoglia.
Angeline si mise a preparare una torta per passare il tempo.
“Per conquistare il cuore di un uomo devi passare prima per il suo stomaco.” le diceva sua nonna quand'era piccola.
Lukas fece segno all'uomo con la balestra di seguirlo, prestando attenzione che solo lui potesse vederlo.
Sgattaiolò nel corridoio delle stanze e girò a sinistra.
L'uomo si allontanò dal salotto con qualche minuto di ritardo, giusto per non dare nell'occhio.
Il moro era in piedi di fianco al tavolino della biblioteca.
-Allora?- gli chiese non appena entrò.
L'uomo con la balestra corrucciò le labbra -Allora cosa?-
Lukas si era appoggiato con le mani al tavolo.
-Che cosa hai intenzione di fare questa sera durante l'eliminazione?- domandò.
L'altro poggiò l'arma contro lo stipite della porta e controllò che non ci fosse nessuno fuori dalla stanza.
Gli si avvicinò con la bocca all'orecchio -Abbassa la voce, non si può mai sapere chi ci sta guardando.- sussurrò.
Lukas lo guardò dritto negli occhi, smarrendocisi per qualche istante, poi fece cenno con la testa di aver capito.
-Quindi?- chiese nuovamente con un tono di voce più basso.
Non aveva mai pensato al fatto che quegli uomini potessero avere dei complici all'esterno, persone che seguivano il tutto seduti comodamente sul divano di casa.
-Li prendo alla sprovvista.- cominciò il riccio -Proprio mentre stanno per annunciare l'eliminato li faccio fuori con la balestra.-
Lukas strabuzzò gli occhi, non sembrava un grandissimo piano.
-Ti farai uccidere.- sibilò preoccupato.
L'altro sorrise.
Il moro non aveva ancora avuto il tempo di conoscerlo bene ed un po' lo offendeva il fatto che lo ritenesse uno sprovveduto.
-So quello che faccio.- affermò -Prima colpisco And... quello col fucile, gli altri non sapranno cosa fare, rimarranno sbigottiti. Sai, lui è come se fosse il capo.
Non avranno il tempo di reagire che quello con l'uzi sarà già morto, per quanto riguarda Ka... la donna, sarà un gioco da ragazzi. Andrà tutto bene, fidati.-

Lukas sorrise, aveva gli occhi lucidi.
Tutto sarebbe cambiato, sarebbe finita per sempre.
Non avrebbe mai più rivisto quelle pareti, quella moquette terribile.
Era entusiasta e allo stesso tempo preoccupato, come quando si deve partire per un grande viaggio e la sera prima non si riesce a dormire.
Il moro non sapeva cosa avesse in serbo per lui il futuro.
“Andrà tutto bene, fidati.” gli aveva detto suo padre prima di partire.
Già, brutta bestia la fiducia.
L'aveva visto tornare sei mesi dopo dentro una bara di legno ricoperta da una bandiera.
Si arruolò anche sua sorella.
“Lo faccio per lui.” diceva.
Ma suo padre era morto, non poteva vederla, mentre lui era vivo e sapeva che le sarebbe mancata, che avrebbe vissuto con la costante angoscia che potesse essere colpita a morte.
Non voleva dover ricevere le condoglianze dell'esercito, tanto meno una targa al valore militare.
Voleva solo sua sorella.

Kyte aveva dormito solo due ore, si era alzato verso le otto e aveva fatto una veloce colazione, un bicchiere di succo e cinque biscotti integrali.
Durante l'astinenza era saggio reidratare il proprio corpo e fornirgli gli zuccheri di cui aveva bisogno.
Ormai era quasi un giorno che non aveva né tremolii né allucinazioni.
Non voleva felicitarsi prima del dovuto, ma cominciava finalmente a pensare di star ristabilendo il controllo sulla propria mente.
Mentre sgranocchiava i biscotti, Angeline fece qualche allusione al fatto che se ne stava sempre chiuso in camera e non usciva mai e che prima o poi avrebbe dovuto rivelare a tutti quello che stava facendo.
Lui sorrise e le rispose che di certo non erano fatti suoi.
Se c'era una persona di cui non si fidava minimamente allora era quella ragazza.
Poco dopo gli uomini li richiamarono in salotto per comunicare loro che tre persone erano morte al di fuori delle eliminazioni e che quindi nessuno avrebbe potuto uccidere gli altri, pena la morte.
Kyte non era molto interessato.
Si sarebbe volentieri sbarazzato di una o due persone, ma non con le sue mani.
Non era quella la tattica che aveva deciso di utilizzare.
Si lavò le mani e tornò nella sua stanza.
Sollevò il cuscino e vi sfilò da sotto l'iPod di Marylin.
Il retro era parzialmente smontato e alcuni cavi colorati si intrecciavano fra di loro, un cavetto bianco lo collegava alla corrente elettrica e una serie di codici appariva sullo schermo nero.
Digitò qualche numero e poco dopo comparve l'immagine della piantina dell'edificio.
L'allarme antincendio era collocato esattamente dove aveva pensato.
Un semplice click ed entrò nell'interfaccia.
Come aveva presupposto, in caso di incendio tutte le porte sarebbero state sbloccate, ovviamente un'evacuazione tramite ascensore non sarebbe stata fattibile, le scale di emergenza dovevano trovarsi dietro la porta chiusa.
La porta chiusa...
Eppure la cartina non segnalava niente al di là di questa, come se ci fosse stato un muro.
Come se il mondo finisse lì.
Kyte scosse la testa.
Di certo non avrebbe rischiato la vita provocando un incendio vero, gli sarebbe bastato compromettere il software e far scattare l'allarme da solo.
Scrisse un'interminabile sequenza numerica e la schermata cambiò nuovamente.
Certo, ci voleva tempo prima che l'operazione funzionasse, ma il ragazzo non si aspettava così tanto.
Un conto alla rovescia lampeggiava sullo sfondo nero.

480 minuti

Era passato solo un giorno e già quasi tutti si erano dimenticati della morte di Payton.
L'unica che ci ripensava era Blaineley.
“E' stato un incidente.” si era sentita dire “Cose che capitano.”
Paul, il tecnico luci, aveva passato la serata a piangere dicendo che non era stata colpa sua, che il faro era ben fissato.
Jessica gli aveva concesso una vacanza, probabilmente l'avrebbe licenziato una volta tornato, ma quel piccolo regalo glielo doveva.
Samuel si era vestito di nero e stava acconciando Etienne come se fosse dovuto andare a un funerale.
-Sam.- lo richiamò il castano -Non siamo in lutto grazie, evitiamo i capelli pieni di gel e leccati sulla fronte per favore.-
Il truccatore sospirò.
-Va bene, seguimi, devo lavarteli.- gli disse indicando col pollice i camerini.
Blaineley si infilò fra i due proprio prima che si avviassero.
-Etiennee!- sorrise nervosa -Dobbiamo parlare! Tu, sparisci.- fece cenno a Samuel di togliersi dai piedi.
Etienne alzò gli occhi al cielo -Ti raggiungo dopo.- disse al moro, che rispose facendo spallucce.
-Dimmi Blaineley.- la esortò scocciato.
-Sai, stavo ripensando a Payton e...- cominciò.
-Anche a me spiace molto per quella povera ragazza, ma sono cose che succedono, non ci pensare.- la interruppe.
-Sicuro? Prima investono Josh per strada e quello può essere un incidente, poi un faro spacca la testa a Payton, o sono coincidenze oppure che ne so, questa produzione è maledetta!- cercò di spiegare la bionda.
Etienne accennò un sorriso.

-Maledetta...- ridacchiò fra sé e sé mentre Blaineley scuoteva la testa -Sono il fantasma della tv via cavo! Uuuuh!- bisbigliò il castano imitando uno spettro.
La bionda sbuffò.
-Seriamente, c'è qualcosa che non va qui.- disse fulminandolo con lo sguardo.
-E' tutto nella tua testa.- sorrise Etienne prima di andare verso i camerini.
Blaineley inspirò profondamente, non la pagavano abbastanza per sopportare tutto quello.
Avrebbe parlato con Jessica dei problemi che stava avendo, in fondo non poteva farle alcun male, non era poi così cattiva come aveva sempre detto.
Sì, la conduttrice televisiva stava cercando di convincersi che sarebbe andato tutto bene.
Si fermò all'improvviso.
A qualche metro da lei, Jessica stava parlando con due uomini in abito nero, non sembrava essere molto serena.
-Come vi ho già ripetuto, è stato Cory ad occuparsi della realizzazione del set, con la supervisione di Chris McLean.- delucidò la donna.
Uno dei due uomini le porse un foglio.
-In quanto produttrice non penso possa essere all'oscuro di quanto sia avvenuto.- insinuò l'altro.
-Lo sono eccome.- si difese lei accennando un sorriso innervosito.
-Come vede questo è il progetto della casa.- disse l'altro mentre Jessica gli prendeva il foglio dalle mani.
-Vedo.- annuì seccata -Dunque?-
-In questa versione ci sono delle scale antincendio dietro la porta, eppure noi non abbiamo trovato nessuna uscita, come se non fossero mai state realizzate.-
le spiegò.
-Cory avrà sicuramente una spiegazione, io no. Cercate lui, dev'essere a casa.- cercò di concludere, fece per andarsene ma uno dei due uomini l'afferrò per un braccio.
-Un'altra domanda. Perché i ragazzi si trovano nello stage 14, mentre dovrebbero trovarsi nel 15, ovvero quello dove sono stati portati i concorrenti di anni fa? Cosa c'è nello stage 15?- insisté.
-Cory Christiansen.- ripeté Jessica sottolineando ogni singola lettera.

360 minuti

Per pranzo Lukas preparò dei panini, nessuno aveva particolarmente fame, ma decisero ugualmente che si sarebbero sforzati di mangiare.
Né prima né dopo l'eliminazione gli sarebbe tornato l'appetito e probabilmente avrebbero saltato la cena.
Angeline aveva messo la sua torta al centro della tavola, solamente Jenna e Killian ne presero un pezzo.
Lukas dovette insistere un po' per farle capire che non gli andava una fetta, che aveva un nodo allo stomaco, ma lei era fatta così.
In ogni modo la bionda si mise in testa che avrebbe cucinato per quella sera, che finalmente avrebbero cenato come Dio comanda.
I “Non preoccuparti.” di Killian non intaccarono per nulla la sua testardaggine, così Angel, non appena sparecchiato, si mise all'opera con uova e farina per fare le tagliatelle.
-Toc toc.- bisbigliò Kyte fingendo di bussare sulla porta.
La bionda roteò la testa e lo guardò con aria di sufficienza.
Curioso, non faceva che evitarla e ora si trovavano nella stessa stanza insieme, da soli.
-Chi non muore si rivede.- lo salutò continuando a impastare.
Il moro sorrise e le si avvicinò di qualche passo.
-Sai che non si possono più commettere omicidi vero?- gli domandò sempre lei, facendo scivolare la mano verso un coltello da cucina.
-Perfettamente.- la rassicurò il ragazzo -Volevo solo fare due chiacchiere.-
Angeline trattenne una risata, spostò il coltello e affondò entrambi i palmi nell'impasto.
-Fettuccine Alfredo o polpette?- gli chiese.
-Vada per la prima.- Kyte si era appoggiato alla tavola con il braccio destro e continuava ad osservarla.
Fra poco sarebbero usciti da quell'inferno, forse, ma Angel era come una bomba ad orologeria, come un fiume in piena pronto a strabordare.
Una volta che l'allarme antincendio fosse suonato avrebbe potuto compiere qualsiasi gesto.
Doveva capirla, fare qualcosa.
-Ottima scelta.- sorrise la ragazza -Sai, mia madre ci teneva che cucinassi.-
Kyte voleva qualcosa da lei e, nonostante l'approccio, di sicuro non era un bacio.
Angeline si divertiva a sentirsi studiata, le piaceva comportarsi in modo scostante e sfuggente quando ciò accadeva solo per confondere gli altri.
-E con Lukas?- le chiese il moro.
Lei strinse la pasta.
-Cosa?- chiese innervosita senza alzare lo sguardo dal tavolo e riprendendo a lavorare.
-Come procede con Lukas? Ti sei dichiarata?- domandò curioso.
-Non ne ho bisogno.- rispose scuotendo la testa, scura in volto.
Sophia entrò nella stanza con passo svelto.
Non aveva ancora avuto modo di chiarirsi con Almond, ma questa le aveva rivelato di aver trovato uno strano contenitore nell'ultimo ripiano della dispensa.
Forse l'asiatica non sentiva il bisogno di parlare di quello che era successo, probabilmente preferiva ignorare l'accaduto e comportarsi come se non fosse successo nulla, come se la giornata precedente fosse stata cancellata dal calendario.
In ogni modo aveva stuzzicato la curiosità della compagna di stanza che aveva preferito rinviare a più tardi i convenevoli e verificare subito di cosa stesse parlando l'altra.
Non appena vide Kyte, Sophia ordinò alle sue gambe di fermarsi.
-E così sua maestà è uscito dalla sua reggia!- sorrise solo con le labbra, i suoi occhi sembravano voler colpire il ragazzo con violenza.
-I tre concorrenti più forti tutti insieme!- si stupì il ragazzo.
-Scusa, vorrei ricordarti che non hai mai vinto nessuna sfida.- puntualizzò la riccia.
Kyte fece per replicare, ma la voce infantile di Angeline lo interruppe.
-Prendi quello che devi ed esci, Sophia.-
La ragazza voltò lo sguardo.
Non le piaceva affatto quello che stava succedendo in quella cucina.
-Angel, io ci penserei due volte a stringere un'alleanza con Kyte, oltre che ad abbinare il fucsia con il giallo evidenziatore, ovviamente.- la sua bocca non smetteva di sorridere, le mani, invece, tradivano un leggero nervosismo.
E se fosse stato proprio così?
Se avessero avuto l'intenzione di allearsi temporaneamente per rendersi più forti?
Era vero, Kyte non aveva mai vinto, tuttavia aveva sempre dato il meglio di sé in ogni prova, da quella dei maiali a quella di “nuoto”.
-Non sono affari tuoi.- replicò Angel senza battere ciglio.
-Secondo te chi ha fatto pressioni per farci rimanere sepolte vive ieri sera?- le domandò Sophia avviandosi verso la dispensa.
-Dov'eravate quando Marylin è morta?- chiese Kyte attirando la loro attenzione -Oh, ora che mi ricordo, l'uomo aveva detto “tre vittime oltre ad Helen”, non “tre vittime inclusa Helen.- aggiunse facendo un occhiolino alla castana.
Angel afferrò nuovamente il coltello da cucina, Sophia sobbalzò qualche metro più indietro.
-Non provate ad avvicinarvi.- li minacciò brandendo la lama verso di loro.
Kyte rise ed alzò le mani in aria.
-Non ti surriscaldare, angioletto.- la prese in giro.
-Nessuno di noi ti torcerà un capello, ci penserà il pubblico.- ammiccò la riccia entrando nella dispensa.
Il ragazzo strinse le spalle e alzò la mano destra verso la bionda.
-Bang.- sussurrò imitando una pistola con le dita, poi uscì dalla stanza.
Angeline avrebbe volentieri ficcato il coltello nella gola di Sophia, ma non poteva permettersi di essere vista, si sarebbe tirata addosso tutti i suoi fans, avrebbe dovuto escogitare qualcos'altro.
-“Spezie”- Sophia si chiuse la porta alle spalle leggendo un'etichetta, fra le mani stringeva il barattolo di vetro che quella mattina Almond aveva visto.
-E quello dove l'hai preso?- le domandò la bionda.
La riccia la guardò come se fosse stupida -Dalla dispensa?-
Il cuore di Angel batteva all'impazzata, sudava freddo, nella mano destra stringeva ancora il coltello da cucina.
-Dammelo.- ordinò a Sophia.
L'interpellata fece una smorfia perplessa e non rispose nulla.
-Dammelo ho detto.- ribadì puntandole contro l'arma -Non è una richiesta.-
La castana pensò a quello che avrebbe potuto fare, ma in quella situazione la cosa migliore sembrava obbedire e non rischiare di lasciarci la pelle.
In fondo aveva già ottenuto quello che voleva.
-Ti serve per la pasta?- sorrise ingenuamente.
-Già.- rispose secca la ragazza prendendole il vasetto di vetro.

270 minuti

Seth stava sfogliando la copia rovinata di “Polvere di stelle” seduto alla scrivania della biblioteca.
“Seth Alleyn morirai qui dentro.”
Probabilmente l'aveva scritto Helen durante uno dei suoi attacchi.
Un'altra pagina era stata pasticciata con degli orologi, “Svegliati” c'era scarabocchiato in un angolo.
Magari fosse stato tutto solo un brutto sogno e avesse potuto svegliarsi per davvero.
Ogni tanto chiudeva gli occhi, li stringeva con forza finché non gli facevano male, aspettava, esitava, pensava che una volta riaperti potesse ritrovarsi nel letto di casa sua o addormentato sul banco, li riapriva di scatto ed era sempre lì.
Sotto terra.
Sorrise.
Era come se quel posto fosse una gigantesca bara.
Non serviva essere in una scatola di compensato per essere sepolti vivi, loro lo erano di già.
-L'ho pasticciato io il tuo libro.- disse una voce familiare.
Seth si girò di scatto verso la porta.
Almond stava giocando con la sua treccia.
-Come?- chiese perplesso.
La ragazza si avvicinò allegra.
-Ho detto- iniziò con assoluta leggerezza -che ho scritto io quelle cose sul tuo libro.-
Il castano non sapeva cosa rispondere.
Non riusciva a trovare il senso di quello che stava accadendo, aveva da sempre ritenuto Almond un'amica, qualcuno di cui potersi fidare.
-Non fare quella faccia.- lo rassicurò la ragazza -L'ho fatto per te.-
-L'hai fatto per me?-
balbettò Seth.
L'asiatica sorrise.
-Certo sciocchino.- rispose.
A volte pensava che nessuno al mondo avrebbe mai potuto capirla, allora si sentiva sola, senza nessuno.
L'ago nel pagliaio.
-E sentiamo, perché?- il ragazzo stava cominciando ad innervosirsi, ma era rimasto allo stesso tempo incredulo
-Perché non facevi che piagnucolare.- spiegò la mora.
Seth cominciò a gesticolare con le mani senza riuscire ad emettere alcun suono, per sbaglio fece cadere il libro per terra.
Almond rise.
-Sei buffo.- commentò.
-Buffo?!- strillò Seth.
-Sì, fai ridere. Comunque volevo farti capire che dovevi darti una mossa con Jenna, tutto qui.- concluse la ragazza.
-E non bastava dirmelo?-sospirò il castano.
Almond fece spallucce.
-Non importa.- si arrese il ragazzo accennando un sorriso.
L'asiatica lo salutò con la mano e uscì dalla stanza saltellando.
E poi era lui ad essere buffo, certo.
Non aveva avuto nessun bisogno di aiuto con Jenna, però ripensandoci bene lui sarebbe davvero potuto morire quella sera.
Proprio così.

255 minuti

Il ragazzo rimase a rimuginare per qualche minuto nella biblioteca prima di decidere definitivamente di alzarsi.
Avrebbe finalmente detto a Jenna quanto l'amava, senza esitazione o timore.
Si sarebbe rivelato per quello che era.
Seth era così preso dalla situazione che si era quasi dimenticato di ciò che aveva fatto soltanto il giorno prima, di come aveva tradito Light.
Inspirò profondamente per darsi la carica e percorse decisamente il corridoio delle stanze, la ragazza doveva trovarsi nella loro, non faceva che riguardare gli oggetti di Light.
Aveva aperto il suo trolley e passato la mattina abbracciata a una sua maglietta.
Se Jenna avesse saputo leggere i tarocchi allora avrebbe probabilmente scoperto che il due di denari pescato da Light simboleggiava un documento, come una lettera, nefasto.
Avrebbe probabilmente considerato quella scritta da Seth come un avvertimento piuttosto che una debolezza.
O magari avrebbe pensato che Light avesse rischiato l'eliminazione.
I tarocchi, così come la vita, sono incerti.
Se Jenna avesse saputo leggere i tarocchi si sarebbe probabilmente preoccupata della sua carta, ma quel momento in cui Almond si era finta chiromante non era rimasto impresso nella sua memoria.
Quando Seth entrò in camera, la ragazza se ne stava seduta a gambe incrociate sopra il suo letto, guardava intensamente un piccola foto che teneva fra le mani.
La valigia del compagno morto era aperta e rovesciata sul lenzuolo.
Non appena vide il castano, Jenna si ricompose, tirò su col naso e rimise nel portafoglio di Light la fototessera ingiallita di lui insieme al fratello.
-Jenna, io ti amo.- disse Seth tutto d'un fiato.
La mora aveva ancora gli occhi gonfi per il pianto.
-Lo so.- rispose cercando di trattenere i singhiozzi. -Ho letto la lettera.-
Al ragazzo si gelò il sangue nelle vene.
La guardò attentamente, non sembrava turbata da quello.
Forse non aveva capito.
-Perché non me l'hai mai detto? Che eri geloso.- chiese la ragazza.
Seth deglutì e cercò di sorridere.
-Non volevo te ne preoccupassi.- disse soltanto.
Jenna usò il lembo della maglietta per asciugarsi una lacrima.
-Beh, ora non ne hai più bisogno.- affermò riprendendo a piangere.
Seth le si sedette accanto e le baciò la nuca.
Però lei non aveva risposto che lo amava e lui se n'era accorto.
Aveva ucciso Light, ma non poteva cancellarne il ricordo.
Quello sarebbe rimasto per sempre.
Cosa doveva fare per sentirsi dire “Ti amo.”?
Se solo Jenna avesse saputo quello che aveva fatto per lei.

225 minuti

Almond e Sophia erano sdraiate sui rispettivi letti, perse a fissare il soffitto.
L'asiatica si chiedeva cosa potesse mai passare per la testa dell'altra, non aveva accennato nulla riguardo al giorno precedente, magari stava meditando di darle il ben servito e restituirle il favore.
La riccia si domandava invece cosa stesse pensando la compagna di stanza, si comportava in modo strano, continuava ad ignorare imperterrita ciò che era successo come se avesse potuto cancellare i fatti.
Come d'altronde aveva già capito, Sophia aveva bisogno di amici, non solo alleati da sfruttare finché ne avesse avuto il bisogno.
E Almond cos'era per lei?
Gli amici se li sarebbe potuta fare un volta fuori di lì, forse.
La castana fece scivolare la mano giù dal letto e la tese verso quello di Almond, la ragazza fece lo stesso e gliela strinse.
-Non importa.- disse la prima intrecciando le dita con quelle dell'amica.
L'asiatica pensò che Sophia le avesse sicuramente letto nel pensiero.
-Mi dispiace.- sussurrò.
Quando quella mattina si era guardata allo specchio aveva visto un volto flaccido, un ventre gonfio, delle gambe sformate.
Probabilmente aveva visto l'immagine che aveva di sé e vomitare non le servì a nulla.
-Non dovevo dar retta a Killian.- aggiunse.
Sophia cambiò espressione.
-Cosa vuoi dire?- le chiese.
L'asiatica sospirò.
-Killian mi ha detto di non fidarmi di te.- rispose.
E così ad Almond non era balenato in mente di comportarsi in quel modo da un momento all'altro, era stato il biondino a metterle in testa quelle cose.
Killian. Pensava di potersi vendicare per quello che era successo a Dante?
Se aveva creduto a lei invece che al suo fidanzatino era solo un suo problema, doveva avercela con se stesso piuttosto.
-Killian.- bisbigliò Sophia
“Hai me, anche io sono tuo amico.” Almond non sapeva più di chi si dovesse fidare.
Per risolvere con un'amica ne aveva involontariamente tradito un altro, ma nel momento in cui aveva riferito a Sophia cosa le avesse detto Killian le era suonato così strano, come se lui avesse voluto allontanarle per un interesse personale.
-Che cosa facciamo?- domandò l'asiatica.
-Ci penso io.- rispose l'altra lasciandole la mano e sedendosi sul bordo del letto -Più tardi gli farò un bel discorsetto.- aggiunse facendo l'occhiolino all'altra.
-E adesso?- anche Almond si sedette.
Sophia sorrise.
-Non so, facciamo qualcosa da amiche, ti trucco.- affermò.
Almond rise, la riccia prese l'astuccio dei trucchi dalla sua valigia.
-E quel contenitore in cucina?- la questione le tornò subito in mente.
-Un piccolo segreto di Angel.- rispose la castana.

183 minuti

-Mancano meno di tre ore.- sussurrò Lukas.
L'uomo con la balestra fece rotolare dei dadi sul tavolo della sala svago.
Tre, uno, tre, sei, sei.
Riprese l'uno.
-Sicuro di quello che stai per fare?- continuò.
Rilanciò il dado.
Due.
-Stai calmo, andrà tutto bene.- disse l'uomo riprendendo il due.
Tre.
-E se invece non fosse così?- Lukas appoggiò le braccia al tavolo cercando di attirare la sua attenzione.
-Full.- disse l'altro.
-Eh?- esclamò il moro perplesso.
-Tre tre e due sei, full.- gli spiegò il riccio.
Lukas scosse la testa e coprì i dadi con la mano.
-Guardami, sono agitato.- disse fissandolo intensamente.
Sarebbe bastato un imprevisto qualsiasi e tutto il piano sarebbe saltato.

Fuori dalla porta, appoggiato al muro, Seth si domandava di cosa stessero parlando.

L'uomo mise la sua mano sopra quella del ragazzo.
-Non esserlo.- lo rassicurò.
Una lacrima scese lungo le guance di Lukas.
-E' la prima cosa che cambio.- disse, l'uomo lo guardò senza capire -Ho sempre vissuto nelle situazioni senza mai oppormi. Quando mio padre si è arruolato, quando mia sorella si è arruolata. Quando alle scuole medie mi prendevano in giro, pensavo “finirà” “è solo un periodo” “tutto passa”.-
Il riccio non la smetteva di guardarlo.
-Non sono mai stato capace di prendere una scelta, lasciavo che fossero le cose a capitarmi.- continuò avvicinandosi col volto.
L'uomo con la balestra fece cadere i dadi dal tavolino e si sporse sopra di esso.
Le loro labbra si incontrarono a metà strada.
Lukas pensò che fosse dovuta servire proprio quella situazione per farlo cambiare, per farlo crescere.
L'uomo, o meglio il ragazzo, o ancora meglio Thomas, sapeva di more.
Lukas sapeva di rose.

Lukas si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò un secondo tirando un lungo sospiro, sorrise.
-Che cavolo stai facendo?- soffiò Seth.
Il moro trasalì e voltò lo sguardo, lo scrittore era proprio lì, di fianco a lui, lo guardava con fare intimidatorio, come se fosse stato pronto a mettergli le mani addosso.
-Salvo la vita a tutti noi.- rispose il ragazzo cercando di sorridergli.
Perché la sua vita era appena cominciata e mai poi mai sarebbe finita lì.

142 minuti

Sophia trovò Killian intento a mescolare alcolici al bancone del bar.
-Se ti chiedo un Cosmopolitan me lo prepari?- gli domandò accennando il suo solito sorriso.
-Che cosa vuoi, Sophia?- chiese scocciato il biondo mentre prendeva la Vodka dallo scaffale.
-Un Cosmopolitan.- le labbra della castana si inarcarono ancora di più all'insù.
-Non c'è il lime.- disse freddo il ragazzo.
-Me lo farò andar bene lo stesso.-
Killian prese il tiple sec e il succo di cranberry da un piccolo frigorifero sotto il bancone.
Dopo appena un minuto Sophia stava sorseggiando il suo drink.
Il cavatappi era appoggiato di fianco ad una vaschetta vuota, probabilmente una volta dovevano esserci dentro delle noccioline.
La ragazza l'aveva puntato subito.
-Bello avere l'immunità vero?- affermò, Killian non capiva dove volesse arrivare -Ti fa sentire protetto, al sicuro, guardi la cerimonia di eliminazione e pensi che non ti interessa affatto.-
Fece roteare il liquido rossastro nel bicchiere, ne bevve un poco e tornò a guardare il biondo.
-Ma non sarai mai al sicuro dentro questa casa, prendi Marylin, Helen, Light, o anche me ed Angeline, ci avreste lasciate a crepare come bestie.- continuò tranquillamente.
Killian aveva la bocca corrucciata in una smorfia e la fissava in cagnesco.
-Non avresti dovuto mettermi Almond contro.- concluse bruscamente.
-Non...- Killian non fece in tempo a finire la frase che Sophia gli aveva gettato ciò che rimaneva del suo cocktail in faccia.
Il ragazzo chiuse gli occhi, li strizzò ed aprì la bocca.
Si asciugò frettolosamente con uno straccio lì a fianco e quando sollevò le palpebre Sophia gli stava puntando il cavatappi alla gola.
Deglutì, sentendo la punta contro il suo pomo d'Adamo.
-Credi che abbia paura a sgozzarti qui davanti a tutti?- sussurrò.
La donna era seduta sul divano e seguiva al scena interessata, così come l'uomo con l'uzi.
Kyte ridacchiava appoggiato alla porta del giardino al coperto.
-Non oseresti.- bisbigliò il ragazzo senza muovere un muscolo -Non avrai l'immunità per sempre.-
Sophia si inumidì le labbra con la lingua.
-Questo lo credi tu.- disse spingendo leggermente il cavatappi nella pelle di Killian e graffiandolo, una goccia di sangue colò fino alla maglietta bianca.
La ragazza abbassò l'arma senza smettere di guardarlo.
-Attento a metterti contro la persona sbagliata.-
Killian si passò una mano sul graffio sporcandosi leggermente di sangue.
Si leccò le dita e le mostrò il dito medio.
Sophia rise e si allontanò verso il corridoio delle stanze.
Kyte applaudì beffardo.

116 minuti

Lukas aveva bisogno di bere un po' d'acqua, tutta quella tensione gli stava asciugando la gola.
Non aveva ancora rivisto Thomas dopo quel breve, ma intenso bacio.
Si rese improvvisamente conto che il loro stare troppo insieme poteva risultare davvero sospetto, se Seth cominciava a nutrire dei dubbi chissà gli altri, chissà l'uomo con il fucile.
In ogni modo non avrebbe avuto tempo di fare nulla, mancavano meno di due ore all'eliminazione, alla loro fuga.
A una freccia nel suo dannatissimo occhio verde.
-Lukas!- gongolò Angel vedendolo entrare in cucina -Sei venuto a darmi una mano con la cena?-
Lo stomaco del moro era così sottosopra che il solo parlare di cibo gli fece venire una terribile nausea.
-Non penso di sentirmi molto bene.- si sforzò di sorridere, mentre apriva il frigorifero.
Solo un attimo dopo si rese conto di aver usato la scusa sbagliata.
-Non ti senti bene?- gli chiese la ragazza palesemente agitata -Cos'hai? Ti fa male lo stomaco? La testa?- insistette.
Il ragazzo prese una bottiglia di acqua naturale e se ne versò un bicchiere.
-Nulla di che, non preoccuparti.- sorrise nuovamente.
La bionda gli accarezzò la guancia, lui non fece in tempo a ritrarsi.
-Non dirmi bugie, lo so cosa significa quando fai quella faccia.- lo rimproverò preoccupata.
E Lukas era davvero cambiato quel giorno, aveva improvvisamente deciso che non avrebbe più vissuto come prima, che si sarebbe preoccupato più di se stesso che degli altri.
Prese la mano della ragazza e l'abbassò.
-Angeline.- disse guardandola intensamente, lei socchiuse le palpebre pensando che volesse baciarla -Non sei mia madre, smettila di preoccuparti.-
La bionda riaprì immediatamente gli occhi.
Che cosa aveva appena sentito?
Davvero Lukas aveva avuto il coraggio di dirle una cosa del genere?
E cosa significava poi “Non sei mia madre.”?
-Come scusa?- chiese leggermente alterata staccandosi da lui.
-Non voglio ferirti, ti voglio un bene dell'anima, ma a volte mi togli il respiro. Non siamo mica una coppia, ti comporti come se fossi la mia fidanzata.- disse sentendo di liberarsi da un peso immane.
Le labbra di Angeline si contorsero in una smorfia, non riuscì a trattenere un risolino nervoso.
-Non siamo una coppia.- ripeté -Non siamo una coppia.- rise.
Suonava così strano con la sua voce.
-Non siamo una coppia?- gridò isterica, quasi sul punto di piangere.
-Ange...- fece per dire il ragazzo.
Killian non osava muoversi dal tavolo della stanza accanto.
-Dopo tutto quello che ho fatto per te!- esclamò.
Il suo volto stava cambiando colore, non era più di quel roseo candido che lo caratterizzava, si era arrossato, gonfiato.
Anche gli occhi azzurri, di solito così incantevoli e fanciulleschi, sembravano essersi trasformati a causa della rabbia che le cresceva in corpo.
-Non fa...- Lukas stava cercando di calmarla.
Voleva allontanarsi ma non riusciva, le si muoveva nervosa avanti e indietro.
Urtò la tavola rovesciando delle tagliatelle.
-Ti ho curato la gamba!- strillò piangendo.
Perché le aveva detto quelle cose?
Tutti i segnali che le aveva inviato allora?
Non poteva comportarsi con lei in un modo, farle credere delle cose e poi tradirla così.
Lukas avrebbe voluto dirle che non era a tutti gli effetti stata lei a medicargli la gamba dopo che gli avevano sparato.
La bionda si mise le mani nei capelli.
Il ragazzo fece un passo verso al porta, ma lei tornò a guardarlo.
-Ho ucciso quella cagna di Marylin!- urlò.
Lei aveva fatto... cosa?
Il moro deglutì.
Perché non arrivava nessuno? Che fine avevano fatto tutti gli altri?
-Perché?- balbettò.
-Perché cercava di rubarti da me!- biascicò piangendo -Le ho messo delle erbe orticanti nella propoli e nei biscotti per renderla più brutta e sciatta, per farla stare zitta, ma lei continuava e continuava!-
Il naso di Lukas stava diventando tutto rosso, come quando era inverno e nevicava e lui era piccino e giocava col nonno nel bosco.
Quanto avrebbe voluto che lui fosse lì ora.
L'aveva sempre fatto sentire protetto.
Gli occhi gli si inumidirono.
-Angeline, Marylin non aveva fatto nulla!- singhiozzò scoppiando in lacrime, voleva scappare via, ma la porta sembrava così lontana e lei non smetteva di muoversi.
Avanti, indietro, avanti, indietro.
-Era una troia!- gridò la ragazza senza smettere di piangere.
Lukas non voleva più sentire, perché faceva così? Possibile che non avesse mai capito?
-Ma Angel, io sono gay.- disse con un lamento.
Era stretto contro l'angolo, la sala da pranzo era dalla parte opposta, contro la sua schiena sentiva il freddo metallo del frigorifero.
Angeline smise di piangere.
Lo guardò stranita.
-Cosa?- chiese fissandolo imbambolata.
-Hai capito.- sussurrò il moro.
La ragazza scosse la testa, riprese a ridere.
-No.- diceva -No, è una bugia. No.-
Lukas fece cenno di no, che si sbagliava.
-Non hai mai baciato un ragazzo.- disse sicura di sé.
Il moro tirò su col naso.
-Come fai a dirlo?- le chiese.
-Quando la produzione ci ha comunicato gli altri partecipanti, qualche mese fa, vi ho cercati tutti.-
Lukas emise un mugolio, come un cane impaurito dal temporale.
-Mi hai raccolto un fazzoletto al bar. Ti ho seguito da allora.- spiegò lei, come se fosse assolutamente normale.
-Che cosa hai fatto?- balbettò il ragazzo.
-Ti ho seguito, non ti ho mai visto con un ragazzo.- disse.

-Tu sei pazza, Angel.- disse Lukas disperato -Sei pazza, pazza, pazza, pazza.-
Angeline non voleva ascoltare.
Non era vero, non poteva essere vero.
Le diceva che era pazza, no, non lui.
Tutti, ma non lui.
-Guardami Angel!- gridò il moro mettendo le mani in avanti -Guardami! Io sono gay!- calcò ogni parola cercando di lottare contro i singulti.
No, no, non era vero.
Continuava a ripeterlo, la stanza sembrava girare vorticosamente.
Si appoggiò con la schiena alla tavola, facendo peso sulle braccia.
Ma la sua mano destra non incontrò il legno del mogano.
Continuava a scuotere la testa.
-Sei pazza. Voglio andare via.- singhiozzò il ragazzo.
-Basta!- gridò Angeline.
Stava impugnando il grosso coltello da cucina che aveva puntato contro Kyte e Sophia.
Lukas non fece nemmeno in tempo ad accorgersene, in un millesimo di secondo la ragazza gli si era avventata addosso.
La lama entrò con facilità nella sua carne, appena sotto le costole.
Emise un gemito soffocato.
-Basta!-
Un'altra coltellata, qualche centimetro più in là.
Un calore improvviso si sprigionò nel ventre del ragazzo.
Lukas guardò in basso.
Vide la lama sfilarsi dal suo stomaco e del sangue guizzare fuori.
Tossì.
Qualche goccia rossastra schizzò sul volto di Angeline.
La bionda fece cadere il coltello per terra.
Si allontanò di qualche passo.
I suoi occhi piangevano ancora.
La fronte era aggrottata per il terrore della visione di ciò che aveva appena fatto.
Nemmeno lei si era resa conto di ciò che stava succedendo.
Voleva solo che la smettesse.
Lei lo amava.
Lukas poggiò la schiena al frigorifero bianco e si accasciò seduto sulle piastrelle, una lunga striscia rossa percorreva la superficie splendente.
-Luk...- bisbigliò.
Del liquido grigiastro bagnò le labbra del ragazzo.
Una lunga freccia argentea le aveva perforato il cranio sbucando dall'occhio sinistro.
-...as.- terminò ormai priva di vita.
Il corpo della bionda cadde per terra.
Lukas sputacchiò materia cerebrale mista a sangue.
Sulla porta Thomas impugnava ancora la balestra.
Lukas lo vedeva che stava piangendo, era lì pietrificato che non sapeva cosa fare.
Dovevano scappare quella sera.
Sì, la loro fuga insieme, la loro nuova vita.
Il riccio si avvicinò e si su di lui.
-Non... Non piangere.- balbettò Lukas sollevando a fatica un braccio e sfiorando la stoffa nera del passamontagna.
Il ragazzo se lo sfilò, i riccioli castani ripresero il loro meritato spazio.
Ora le dita di Lukas toccavano la sua pelle morbida.
-Sei così bello.- sorrise mentre gli occhi si chiudevano lentamente.
Si stavano facendo così pesanti.
Sembrava tutto così lento e dolce.
Stava morendo?
Eppure non c'era nessuna luce, se l'era sempre immaginata diversa, la morte, più poetica.
Thomas gli baciò la fronte.
Carezzava il suo viso con le mani.
Gli diede un bacio a stampo.
-Aggrappati a me, Lukas.- sussurrò.
Lukas chiuse gli occhi.
Thomas continuava ad accarezzarlo.
Ancora, ancora.
Gli tirò uno schiaffetto delicato sulla guancia destra.
-No, Lukas, Lukas svegliati.-
Killian e Seth lo guardavano dalla sala da pranzo.
Jenna stava stringendo Almond vicino allo scaffale coi piatti.
 

90 minuti

Thomas impiegò qualche secondo prima di alzarsi.
Prese fra le braccia il corpo di Lukas e scavalcò quello di Angeline.
Killian e Seth lo fecero passare senza dire nulla.
Almond capì subito, si asciugò le lacrime e andò nella stanza di Lukas.
L'uomo con il fucile non mosse un muscolo quando vide il riccio passare per il salotto stringendo a sé il cadavere del moro, si limitò a seguirlo nel giardino al coperto.
Thomas adagiò Lukas nella scatola di compensato da cui era uscita Jenna.
Almond li raggiunse poco dopo.
Teneva fra le mani il piccolo taccuino di pelle nera di Lukas, lo lasciò sulla maglietta impregnata di sangue.
-Lo sapevo.- affermò l'uomo col fucile puntando la canna dell'arma contro la nuca di Thomas.
Bang.

70 minuti

Mancava circa un'ora prima dell'inizio della cerimonia.
Sophia sedeva a gambe incrociate sul divano.
Non era triste, non aveva pianto.
Eppure una certa amarezza le avvinghiava lo stomaco.
Teneva per mano Almond, seduta di fianco a lei.
Aveva sempre pensato che lei ed Angeline si sarebbero affrontate faccia a faccia in uno scontro decisivo.
Credeva che Lukas sarebbe potuto essere il vincitore.
Non pensava che proprio lui potesse morire.
Anche Killian stava in silenzio.

45 minuti

Jenna aveva appoggiato la testa alla spalla di Seth.
-L'ha ucciso.- disse in un soffio, quasi come se avesse dovuto realizzarlo.
-Ha ucciso lui e Marylin solo perché era gelosa.- continuò.
Il castano rimase immobile.
La ragazza non si rese conto di quello che aveva appena detto, continuò a fissare il suolo con lo sguardo vuoto.

26 minuti

Kyte pensò che lasciare Angeline in cucina non era appropriato, portò anche lei nel giardino al coperto.
Mentre gettava qualche manciata sui corpi dei tre deceduti il ragazzo ebbe un sussulto.
Erano rimasti in sei, due avevano l'immunità.

8 minuti

-Mi fa piacere vedere che siete già tutti qui.- sorrise l'uomo col fucile.
L'assistente gli aveva consegnato la busta ed era già tornato in ascensore.
L'uomo con l'uzi passeggiava nervosamente nei pressi della porta della sala da pranzo. Che cazzo aveva fatto Thomas?
-Killian, Sophia, come già sappiamo voi siete immuni.- annunciò aprendo la cerimonia di eliminazione.
-Questo significa che Seth, Jenna, Almond e Kyte, voi siete a rischio.-
Seth e Jenna si stritolavano le mani a vicenda, Almond a Sophia.
Kyte era in piedi, da solo.
Picchiettava impazientemente con l'indice sulla spalliera del divano.
Non aveva controllato quanti minuti mancassero.
-La prima persona che dormirà sonni tranquilli stanotte è... Almond!-
L'asiatica sospirò abbracciando la compagna di stanza.
-La nuova coppietta, il ragazzo misterioso, chissà chi ci lascerà oggi.-
Jenna si ricordò quando dopo la prima sfida era andata a rischio con Pam, c'era già andata così vicina, non voleva essere lei, non voleva fosse Seth, doveva essere Kyte.
-Kyte, sei salvo.- sorrise l'uomo con il fucile.
Seth e Jenna trasalirono.
-Al pubblico piace dividere le coppiette a quanto pare.-
Il castano non riusciva a crederci, non assimilava la situazione, come avrebbe potuto d'altronde.
O lui o la ragazza che amava, quella per cui aveva ucciso.
Chiunque sarebbe morto avrebbe reso il suo gesto vano.
-Lo so, abbiamo avuto un morto in più.-
Jenna non riusciva a respirare.
La donna era preoccupata, guardava la scena appoggiata allo sgabello del bar.
L'uomo col fucile aveva appoggiato l'arma sopra la spalla, alcuni ragazzi piangevano ancora.
-Ma nonostante qualcuno oggi ci abbia già lasciato- cominciò l'uomo accennando un sadico sorriso -l'eliminato di questa sera è...-

0 minuti

Una luce rossa illuminò la stanza sostituendosi alle solite lampade calde.
Il suono assordante di una sirena rimbombò fra i muri della casa.
Le telecamere cessarono di riprendere all'istante.
-Che cazzo succede?- strillò la donna.
-Non muovetevi!- intimò l'uomo col fucile ai ragazzi -Karen, Jason! Andate a fermare questo allarme!-
L'uomo con l'uzi si precipitò in cucina seguito dalla donna.
L'uomo col fucile puntò la canna dell'arma verso i ragazzi, intimandoli di stare fermi, poi corse seccato verso la piscina e la palestra.
Dei piccoli erogatori d'acqua cominciarono ad innaffiare i presenti.
Clac.
Fece la porta chiusa.


 

Angolo dell'autore, semplici lettori, alla fine c'è una sorpresa per voi.
Lo so, vi ho mentito, vi ho fatto credere che oggi sarebbe stato eliminato qualcuno e invece non è successo.
Parlo del fatto che vi ho chiesto di votare, ma dei voti non me ne sono fatto nulla.
Ho deciso io che Lukas ed Angeline sarebbero morti in questo capitolo, lo sapevo da tempo.
Come avrete probabilmente intuito il prossimo capitolo sarà al 99% l'ultimo.
Niente più votazioni, è iniziato il bagno di sangue finale.
Ammetto che nemmeno io so con precisione come andrà a finire, ma non potrò scrivere per un po' di tempo e quindi avrò tempo per chiarirmi le idee.
Sono rimasti solo sei.
Oggi è morto il mio personaggio preferito: Lukas.
Era così angelico, quello in cui mi rivedevo di più.
Avevo ideato varie storyline, ma sapevo che questa era la sola, le ho esposte ad un amico e me l'ha confermato.
Mi piange il cuore.
Anche per Angeline, certo, ma la sua fine era più scontata.
Thomas li avrebbe fatti fuggire tutti,, avrebbe ammazzato gli altri.
Lukas aveva davvero cominciato a vivere.
Ma le cose si spezzano, non tutte le storie personali hanno una fine.
C'è chi arriva alla fine del suo percorso, chi solo a metà, chi viene fermato appena ha cominciato.
La morte non aspetta che finiamo ciò che abbiamo in sospeso, arriva e basta.
Dedico il capitolo a Lukas, come si poteva intuire.

C'è chi è troppo pigro per recensire, allora ho creato un sondaggio.
Vi chiedo di votare qual è stato il vostro personaggio dell'episodio e aggiungo qualche altra domanda.
Se rispondete mi fate contento, e poi a chi non piacciono i sondaggi?


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