Gwen
Aprii gli
occhi, ma il bianco accecante del soffito me li fece richiudere
immediatamente.
Doveva essere pieno pomeriggio, la luce del sole era fortissima.
Aspettai un
attimo e poi li riaprii con calma. Mi sentivo ancora stanca, quasi come
se non
avessi dormito per niente.
«Sei sveglia?»
La faccia di Lola mi si parò davanti come in un film
dell’orrore.
Per poco il
cuore non mi uscì dalla gola. Non me l’aspettavo.
«Ma sei
pazza?!» Sbottai, portandomi una mano sul torace, come se
potesse aiutarmi a tornare
a respirare normalmente.
«Sono così
brutta?» Ridacchiò lei.
«Cristo, Lola.»
Espirai profondamente. «Che buongiorno da infarto.»
Lei continuò a
ridersela, mentre faceva avanti e indietro per la stanza. Scema,
pensai,
intanto che il mio cuore stava tornando ad un numero di battiti al
minuto più o
meno decente. Poi guardai la sveglia. Erano solo le tre e mezza di
pomeriggio.
«Cosa ci fai in
camera a quest’ora?» Le chiesi e mi voltai su un
fianco per osservarla meglio.
«Preparo le
valigie.» Chiosò Lola, guardandomi con
un’espressione che emanava ovvietà.
Merda. Come
avevo fatto a dimenticarmi che era l’ultimo giorno e poi
saremmo tornati a
casa? Avevo la testa tra le nuvole, non riuscivo a dare attenzione a
nulla che
non fossero i miei sentimenti. E forse, a dirla tutta, nemmeno a quelli
stavo
dando la dovuta importanza, dato che non riuscivo ancora a capire cosa
veramente volessi. Mi resi conto che, in realtà, non ero per
niente dispiaciuta
di dover ripartire, almeno per un po’ non avrei
più dovuto vedere quel cretino
di Jessie. Ancora qualche giorno di vacanza e poi sarei tornata in
università
per dare l’ultimo esame; in più la tesi era
praticamente già pronta, perciò
dopo poco mi sarei finalemente laureata in lettere e filosofia, avrei
detto
addio al mio stupido paesino natale e me ne sarei andata a lavorare in
città. O
almeno lo speravo.
«Ci credi che me n’ero completamente
scordata?» Dissi a Lola, mentre mi tiravo
su a sedere.
Lei mi guardò
con un mezzo sorriso.
«Ci credo, ci credo.»
Rimasi lì, seduta sul letto a gambe incrociate a giocare con
i capelli per
qualche minuto. Pensavo ad ogni cosa a cui avrei potuto pensare in quel
momento. A cosa avrei fatto quando sarei tornata a casa, a come avrei
spiegato
a mia madre e a mia sorella che io e Jessie ci eravamo lasciati, a come
avrebbero reagito, a quando avrei dovuto riaffrontarlo –
perché sapevo
benissimo che sarebbe tornato all’attacco –, al
viaggio verso l’università e poi,
ovviamente, mi venne in mente lui.
I
suoi occhi azzurri piantati nei miei poche ore fa, quel
“mai” giurato a fior di
labbra, il suo profumo, le sue mani. Tutti quei particolari che in un
attimo
riuscivano a cancellare dalla mia mente ogni cosa riguardante Jessie e
quello
che era stato di noi. Boom. Era un attimo, tutto sparito. E
c’era solo lui. Lui
e i suoi sorrisi dolci, quelli che riservava solo a me.
Non sapevo nemmeno io perché mi ero decisa ad andare in
camera sua, a quell’ora
poi... Era colpa del mio cervello bacato e della mia perenne voglia di
farmi
del male, perché sentivo che stava tornando. Stava tornando
tutto. Tutto quello
che avevo voluto lasciarmi alle spalle e che avevo cercato di
sotterrare in un
angolo buio del mio cuore. Era bastato un ballo insieme? E due sguardi
un po’
diversi dal solito? Ero davvero così patetica? Mi sentivo
una bambina, piccola
e stupida.
D’un tratto
Lola mi tolse da quel vortice di pensieri in cui stavo per essere
risucchiata.
«Senti, ho
visto Jessie prima.» Disse, con una certa cautela.
«Ha detto che vuole e deve parlarti,
che ha sbagliato e bla bla bla vari.»
«Fanculo.»
Sibilai.
«È esattamente
quello che gli ho risposto io.»
«Quindi direi
che hai già risolto tu.»
«Se fosse così
facile, Gwen…»
«Che rottura!»
Mi agitai. «Non lo voglio vedere, non voglio più
avere niente a che fare con
lui, lo capirà mai?!»
«Lo spero.
Intanto però hai tipo una decina di messaggi e un paio di
chiamate perse sul
telefono che ti aspettano.» Mi disse, porgendomi
l’Iphone.
Lo afferrai e
lo buttai sul letto di fianco a me. Come una vera stupida,
però, lo ripresi
subito dopo per controllare che non ci fosse qualche messaggio di Matt.
Niente,
ovviamente. Tutti di Jessie. Tutti uguali, tutti che dicevano le solite
stronzate: “ti prego, perdonami”, “ho
sbagliato, “lo sai che ti amo” e via discorrendo;
ma uno in particolare colpì la mia attenzione. Mi chiedeva
se avrei fatto – per
favore – il viaggio di ritorno in macchina con lui, come era
stato per l’andata.
«Cazzo, Lola.»
Iniziai, lei mi guardò preoccupata.
«Cosa.»
«Come faccio
con il viaggio in macchina? Io non voglio andare con Jessie, Eric e
compagnia
bella.» Mi lamentai. «Non sta né in
cielo né in terra questa cosa. Come faccio?
Prendo il treno?»
«Gwen, non mi
sembra la fine del mondo. Basta che chiedi a qualcuno che stava in
macchina con
Matt di fare scambio.» Disse, tranquilla.
«Tu credi che
Amy mi lasci il suo posto? Seriamente?» La guardai con le
sopracciglia alzate.
Ci fu un attimo
di silenzio durante il quale io pensai a lei a letto con Matt. Strizzai
gli
occhi come per cacciare subito quell’immagine disgustosa.
«In effetti,
visti gli ultimi avvenimenti…» Rispose, titubante.
«Ci voleva
anche quella troietta…» Commentai e Lola rise.
Sapeva che non mi era mai andata a genio. Si era unita alla compagnia
da
qualche anno, era falsa come poche e aveva quel fare da gattina
perennemente in
calore con qualsiasi essere umano del sesso opposto. Ovviamente, il suo
maggiore interesse era sempre stato Matt, ma lui non
gliel’aveva mai data
vinta. Questa volta, però, ce l’aveva fatta.
«Senti, secondo
me basta che ne parli con Matt, vedrai che in un attimo ci pensa lui.
Anzi,
digli che vengo anche io in macchina con voi e-» Si
interruppe.
«E Dom.»
Conclusi io, con un sorriso divertito. «Sei cotta,
ammettilo.»
«Oh, stai
zitta!» Mi disse, facendomi segno con la mano di chiudere la
bocca, così
lasciai perdere.
«Allora
chiederò a Matt, così magari ci facciamo un bel
viaggio noi quattro insieme.»
Dissi.
«Sarebbe
divertente.» Rispose lei, poi mi guardò dritta
negli occhi. «A proposito di
Matt.»
«Sì?»
«Questa notte-
anzi, questa mattina, non sarai mica andata da lui, vero?»
Chiese, con una nota
di preoccupazione nella voce.
«E dove, se
no?»
«Oh, Gwen.» Si
sedette sul bordo del letto di fianco a me.
«Che c’è?!» Domandai,
mettendomi subito sulla difensiva.
«Dimmi che non
ci stai ricascando.» Mi afferrò la mano.
Mi conosceva
così bene… E la maledicevo per quello, non potevo
e non riuscivo mai a tenerle
nascosto niente. Ero davvero prevedibile, ma ci provai comunque.
«È il mio
migliore amico, Lola. Non potevo stressare solo te per tutta la notte,
ho solo
pensato di lasciarti respirare un po’ e farmi fare compagnia
da lui.» Cercai di
reggere con fermezza il suo sguardo indagatore. «Non volevo
stare da sola,
tutto qui.»
«Però ci stai
ricascando.» Disse, con la testa inclinata da un lato.
Avrei potuto
inventarmi di tutto, ma non sarei mai riuscita a farla franca.
«No, che dici?»
«Ti conosco,
signorina.»
«Non è così,
giuro.»
«Il falso.»
«Non giuro il
falso.»
«Sì, invece. Ti
basta tanto così per ricominciare tutto da capo, Jessie
è stato solo un
diversivo e lo sappiamo benissimo tutte e due.» Disse, con un
filo di
cattiveria.
Mi lasciai
cadere all’indietro, finendo con la testa sul cuscino, e
sospirai
rumorosamente.
Era stato un
diversivo? Forse sì. E mi facevo davvero schifo quando
pensavo a come mi ero “approfittata”
di Jessie. Arrivai perciò alla conclusione che mi ero
meritata quello che mi
aveva fatto, ma che, da codarda, non lo avrei mai ammesso con lui.
Mi misi le mani
sul viso e mi stropicciai un po’ gli occhi.
«Non volevo, lo
giuro.» Mi lamentai e sentii una piccola lacrima formarsi
all’angolo del mio
occhio sinistro. Non volevo piangere, era solo nervoso represso.
«Gwen, non
farlo.» Lola mi strinse la gamba, dandomi uno scossone.
«Lo so che tu pensi sia
l’uomo della tua vita, ma non è così!
Tu non sei come lui!»
Rimasi in
silenzio.
Probabilmente
era davvero come diceva lei e non avrebbe mai potuto funzionare una
relazione
diversa da quella dell’amicizia per noi due. Anzi, non
sarebbe nemmeno mai
potuta cominciare. Eravamo troppo diversi. Lui non voleva legami, io
aspettavo
solo di passare il resto della mia vita con qualcuno. Qualcuno che
speravo
fosse lui.
«Uno come lui non merita una come te.»
Chiarì il concetto la mia amica. «Ti
farebbe del male e lo sai benissimo.»
«Non mi farebbe
del male.» Sussurrai.
Non riuscivo a
pensare a Matt che mi faceva soffrire. Certo, l’aveva fatto
fino a quel
momento, ma non di proposito, non sapeva nemmeno che lui era
l’unica cosa che
desiderassi veramente da tutti quegli anni.
«Stiamo
parlando della stessa persona?» Chiese Lola.
Non risposi.
«Sai cosa
farebbe? Ti darebbe uno di quei suoi baci falsi, che però tu
troveresti di
sicuro romanticissimo, perderesti subito il controllo e ti scoperebbe
esattamente
come fa con tutte le altre per poi lasciarti da parte a finire nella
lunga
lista di quelle che si è portato a letto.» Mi
disse, con rabbia.
Mi tirai su e
la guardai negli occhi. Non dissi nulla, ma quella lacrima che avevo
trattenuto
fino a quel momento decise di scendere rigandomi la guancia.
L’asciugai con il
dorso della mano il più in fretta possibile. Non volevo
piangere, gli occhi mi
bruciavano e pungevano ancora per tutte le lacrime versate la notte
prima, ne
avevo abbastanza.
Mi alzai di
scatto.
«Hai ragione,
va bene?! Hai ragione!» Urlai. «È questo
che vuoi sentirti dire?»
Non ce l’avevo
davvero con lei, ce l’avevo con me stessa perché
ero debole. Lo ero sempre
stata, in tante cose, ma quando si parlava di Matt raggiungevo davvero
il
limite, diventavo quasi patetica. E adesso che era tutto finito con
Jessie, quel
muro che ero riuscita a costruire per cercare di proteggere me stessa e
i miei
sentimenti da quella che sapevo benissimo sarebbe stata una storia
impossibile
stava crollando inesorabilmente. E io con lui.
Lola mi venne
vicino e mi strinse in un abbraccio.
«Io non voglio
sentirmi dire che ho ragione.» Mi disse
nell’orecchio. «Vorrei solo evitare di
vederti come qualche anno fa.»
Quelle parole
mi fecero, in qualche modo, calmare, così appoggia la testa
sulla sua spalla e
mi lasciai coccolare un po’ dalle sue carezze.
«Non voglio
stare come stavo prima.» Sussurrai, mentre mi passava una
mano fra i capelli.
«Lo so. Quindi,
per favore, lotta contro te stessa e non ricaderci.» Disse
Lola, con fermezza.
Volevo veramente provare a combattere quella mia stupida debolezza; non
volevo
tornare a stare male per qualsiasi cosa lui facesse o dicesse, a quando
pensavo
solo a con chi sarebbe tornato a casa quella sera e la gelosia mi
uccideva, a
quando piangevo perché non altro che un’amica e
non sarei stata mai nient’altro
per lui. Non potevo ricaderci.
Inspirai
profondamente e chiusi gli occhi per un attimo, ma lui
era lì, non se andava e non lo avrebbe mai fatto.
Un amore
così, che dura da tanti e forse troppi anni, non si dissolve
solo perché la tua
migliore amica ti dice che devi lasciar perdere perché lui
non ti merita e non
è fatto per te. Sapevo benissimo che non sarebbe stato
così facile dire basta,
soprattutto perché lui era parte della mia vita da quando
eravamo bambini e non
era solamente la persona che desideravo, ma anche il mio più
grande amico.
Lasciar perdere uno significava, purtroppo, mettere da parte anche
l’altro ed
io non ero pronta e credevo che non lo sarei mai stata.
Mi allontanai
da Lola e mi sedetti sul davanzale della finestra. Guardai
l’orizzonte e mi
venne da sorridere, pensai all’alba che avevo visto qualche
ora prima proprio
con Matt. Non avrei rinunciato a lui, ai suoi abbracci caldi, ai suoi
sorrisi e
alle risate che, nonostante molte cose, mi faceva fare.
«Ma se-»
Iniziai interrompendomi quasi subito.
«Se?» Continuò
Lola, mentre metteva una maglietta nella sua valigia.
«Io credo che-»
Mi bloccai di nuovo, mi batteva forte il cuore.
Lola mi guardò come a dire “allora?”,
così mi azzardai a dire quello che stavo
pensando.
«Se ci
provassi?» Dissi e lei sgranò gli occhi.
«A fare cosa?
Non dirmi-»
Non la lasciai finire.
«Con Matt.»
«Stai
scherzando spero!» Alzò la voce Lola.
Scossi la testa
leggermente.
«No. Credo che
in qualsiasi caso finirei per perderlo, perché se dovessi
decidermi a –
diciamo –mettere
una fine ai miei
sentimenti per lui dovrei allontarmi e di conseguenza non potrei
più averlo
nemmeno come amico… Quindi, forse dovrei almeno
provarci.» Mi spiegai, con una
sensazione di ansia alla bocca dello stomaco che cresceva sempre di
più.
Lola si mise un
mano sulla fronte.
«Tu sei pazza.
Soffrirai e basta.» Disse arrabbiata. «Lo sai, lo
sai!»
«Sì, lo so, ma
soffrirei comunque, quindi sono quasi certa di aver deciso di
provarci.»
Probabilmente
stavo per fare la più grande cazzata della mia vita, ma
sapevo che avrei perso
qualcosa, o meglio, qualcuno in ogni caso, perciò mi sarei
buttata, nonostante
tutti i dubbi e le paure che mi avevano frenato fino a quel momento.
Un’espressione
triste sostituì quella arrabbiata sul volto di Lola.
«Promettimi di pensarci ancora un po’.»
Mi disse, venendomi vicino. «Per
favore.»
Mi prese una
mano nella sua e mi guardò negli occhi.
«Prometto.» In
fondo, rifletterci ancora non mi costava nulla, anche se ormai ero
quasi
convinta della mia decisione.
Quella sera
avevo deciso di starmene tranquilla in camera a guardare la tv e a
riflettere
un po’, proprio come mi aveva detto di fare Lola. In
più, non avevo per niente voglia
di vedere Jessie, a cui avevo dovuto rispondere dopo la millesima
chiamata per
dirgli che no, non sarei andata in auto con lui e che no, non volevo
parlare né
in quel momento né mai, finendo poi per chiudergli il
telefono in faccia per
farlo stare zitto. Lola però non era della mia stessa idea,
stava infatti
cercando qualcosa da fare, dato che l’uscita insieme a Jessie
e tutto il resto
della compagnia non era contemplata nei suoi piani.
All’improvviso
qualcuno bussò alla porta. Lola sbucò dal bagno
con in bocca lo spazzolino.
«Chi caffo è?»
Articolò, in qualche strano modo, mentre si strofinava i
denti.
«E io che ne so?»
Dissi, mentre mi avviavo alla porta sperando con tutta me stessa di non
trovarmi davanti Jessie con un mazzo di fiori o cose simili. Peraltro,
benedicevo
sempre di più il giorno in cui avevo deciso che in vacanza
sarei stata in
camera con Lola per non lasciarla da sola e non con lui. Ci eravamo
evitati in
bel po’ di rogne.
Aprii la porta
in pigiama.
«Ciao,
bambina.» Mi disse Matt, sfoderando un sorriso meraviglioso.
Il mio cuore
iniziò a battere all’impazzata. Non mi aspettavo
che sarebbe venuto lì. Non
l’avevo sentito né visto per tutto il giorno,
immaginavo che sarebbe uscito con
Dom e gli altri o con Amy, ma di certo non che sarebbe venuto da me.
Non ero
psicologicamente pronta. Poi, quel “bambina” mi
aveva già bruciato qualche
neurone ancora prima che iniziassi a parlare con lui.
«Matt.» Riuscii
finalmente a dire.
Notai che
dietro di lui c’era Dominic.
«Ciao, Gwen.»
Fece lui, accompagnando il saluto con un gesto della mano.
«Ciao.» Risposi
e mi sentii spingere prepotentemente da dietro.
Era arrivata
Lola, che doveva aver sicuramente sentito la voce di Dom e si era
precipitata
lì. Salutò anche lei, mentre io riuscivo solo a
pensare a quanto fosse bello
Matt con addosso un’insignificante maglietta nera.
«Venite a fare
un giro con noi?» Propose Dom, lanciando
un’occhiata piuttosto eloquente verso
la mia amica.
«Certo!»
Rispose lei, felice come una Pasqua.
«Veramente non
era nei miei programmi…» Feci notare.
Mi guardarono
tutti e tre come se avessi detto la peggiore delle eresie.
«Non vorrai
passare in camera da sola l’ultima sera, vero?»
Chiese Matt, con un filo di
tristezza.
«È che-»
«Dai, vestiti e
vieni a fare un giro… Se preferisci stiamo qui,
però almeno andiamo in
spiaggia!» Continuò lui, bloccandomi in partenza.
Mi guardava con
quegli occhi che sapevano mandavarmi in tilt come quelli di nessun
altro e
pensai a quello che avevo deciso di fare. Avevo paura, non potevo
negarlo.
Certo, non mi sarei buttata a capofitto tra le sue braccia dicendogli
che ero
innamorata di lui, avrei fatto le cose con calma, ma anche solo pensare
che
avrei provato a cambiare il mio approccio verso di lui mi spaventava a
morte.
Ero davvero sicura? Decisi quindi che quella doveva essere veramente la
sera in
cui ci avrei riflettuto – con o senza di lui presente
–, così mi feci coraggio
e accettai.
«Okay.» Dissi.
«Andiamo qui sotto a berci qualcosa e facciamo un giro sulla
spiaggia?»
«Va bene,
capo.» Ed eccoli tutti e tre sull’attenti.
Risi. «Mi vesto
e sono pronta, idioti.»
Tre drink,
tante risate e circa duecento metri dopo eravamo seduti sulla spiaggia,
raccolti in uno di quei pochi momenti di silenzio che avevano
accompagnato
quella serata. Ero contenta di essere uscita, mi sentivo esattamente
come se
fossi con la mia famiglia ed era una sensazione splendida. Loro erano
davvero
i miei amici.
Dom quella sera aveva dato il meglio di sé, raccontandoci
diversi episodi della
sua infanzia da bambino grassoccio e un po’ sfigatello, che
ci avevano fatto venire
le lacrime agli occhi dalle risate. Anche lui ne rideva, anche se
forse, all’epoca,
non erano stati poi così divertenti. Lola, nel frattempo -
avrei potuto vederlo anche
da un miglio di distanza -, era sempre più presa da lui. I
sorrisi e gli
sguardi che gli riservava erano piuttosto eloquenti ed aspettavamo
tutti il
momento in cui si sarebbero decisi a darsi almeno uno stupido bacio.
Fu proprio Lola
ad interrompere il silenzio che si era creato bisbigliando qualcosa
nell’orecchio
a Dominic. Il biondo, per tutta risposta, si alzò di scatto
e la sollevò da
terra per poi iniziare a camminare verso l’acqua, scatenando
così le urla di
protesta di lei.
«Pazzo!»
Gridava. «Non dicevo di buttarmici dentro, ma di entrarci
insieme e piano
piano!»
Dom rideva e,
nonostante i pugni di Lola sulla schiena, non demordeva.
«Adesso ci facciamo un bel bagno di mezzanotte!»
Esclamò.
«Ma se sono
quasi le due!» Gli fece notare Matt, ridendo, dopo aver
guardato l’ora sul
telefono.
«Allora un bel bagno di quasi le due!» Si corresse
quindi Dom.
Matt scosse la
testa sorridendo. «Che cretino…»
Un attimo dopo si
poté udire uno strillo acutissimo di Lola venire smorzato a
metà dal rumore del
suo corpo che cadeva in acqua. Guardai verso il mare per assicurarmi
che non
fosse successo nulla di preoccupante, ma subito riemerse la mia amica
che, senza
un minimo
di esitazione, si lanciò addosso a Dom. Lui la
afferrò per la vita e, quando
pensavo che lei avrebbe tentato di mandarlo sott’acqua, gli
stampò invece un
bacio sulle labbra.
«Facciamo
partire l’applauso?» Bisbigliò Matt,
trattenendo una risata.
Avrei voluto
farlo, solo perché se lo meritavano per tutto il tempo ci
avevano
messo a lasciarsi
andare, ma decisi di non rovinar loro quel bel momento.
«Sarebbe
divertente, ma forse è meglio di no.» Dissi.
«Sai, non vorrei avere a che fare
con una Lola incazzata più tardi…»
«Certo, certo,
capisco.» Ridacchiò, voltandosi poi
dall’altra parte, mentre fumava una delle
tante sigarette.
Il mio sguardo cadde, ovviamente, in modo inesorabile su di lui.
Lo guardai
attentamente, analizzando ogni particolare, passando dai suoi capelli
corvini,
alle sue ciglia lunghe che facevano da cornice ai miei due occhi
azzurri
preferiti, a quel naso un po’ a punta, alle barba appena
rasata, alle labbra
rosa leggermente aperte per far uscire il fumo, a quel piccolo neo sul
collo…
Era come fare un ripasso di qualcosa che, in realtà,
conoscevo
già a memoria. Era
perfetto e, per quanto avessi potuto cercare, sapevo benissimo che non
avrei
mai trovato qualcuno che mi potesse piacere più di lui, che
avesse qualcosa più
di lui, in ogni senso.
Sentii il battito del cuore aumentare sempre di più mentre
lo fissavo incantata e,
quando si voltò di nuovo
verso di me sorridendomi, ne ebbi la conferma. Sì, ci avrei
provato. A
qualsiasi costo.
Ciao :)
Come promesso, ecco qui il capitolo dal POV di Gwen! Penso che anche il
prossimo lo sarà, ma non assicuro niente perché
ci sto ancora pensando. Spero che vi sia piaciuto.
Al solito, ringrazio tutti quelli che leggono e recensiscono <3
Al prossimo aggiornamento, baci.