Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Kiri94    09/09/2016    1 recensioni
Questa saga tratta eventi successivi alla Kiri no Gemini - Zero Arc, pertanto invito a leggere questa saga solo nel caso si abbia già letto le saghe precedenti.
La storia entra nel suo arco narrativo finale: due anni sono trascorsi dalla battaglia contro gli Zero, ed è il momento di risolvere i problemi alla fonte, confrontandosi direttamente con la mente dietro ogni avvenimento nefasto della storia... gli Insyder!
Ma una cupa ombra nera sta lentamente divagando per il mondo, corrompendo la serenità ed un clima di pace apparente... una minaccia senza precedenti, che rischia di avere pesanti ripercussioni sull'umanità stessa e l'intero ecosistema del pianeta.
Gli Insyder vanno fermati in tempo, mentre le lancette del countdown alla catastrofe scorrono inesorabili, ma l'impresa si rivelerà più ardua del previsto...
In una storia che trascende le barriere del tempo, la Famiglia Kokuyo dovrà dare il meglio di sé per poter, finalmente, mettere la parola "fine" alle macchinazioni della mente dietro tutto e tutti... ce la faranno?
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Mukuro Rokudo, Nuovo Personaggio, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Katekyo Hitman Reborn! - Kiri no Gemini'
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Kumo avvertì le ginocchia iniziare a cederle mentre si portava le mani alla testa – No...! Tu menti! Quel lurido pezzo di merda... sarebbe mio nonno?! – esclamò incredula cercando di ricordare come fosse il suo nonno materno, in modo da poter catalogare la cosa come un semplice bluff del nemico... ma subito la consapevolezza di non averlo mai conosciuto la colpì come una scarica elettrica.

Blake parve rendersene conto, poiché prese immediatamente la palla al balzo – Lo negate con fervore ma in cuor vostro sapete che vi sto dicendo semplicemente la verità, dico bene, signorina? – toccando un nervo scoperto di Kumo, la quale reagì serrando la presa sulla propria arma ed urlando a pieni polmoni – CHIUDI QUELLA FOTTUTISSIMA BOCCA! – con un'energia tale da cogliere di sorpresa perfino il maggiordomo, che ammutolì sgranando gli occhi – Manco so chi cazzo sei, ti presenti a me come capo della servitù di quel vecchio idiota con manie di protagonismo, mi dici che mia madre era figlia del suddetto pazzoide e, non contento, ti prendi pure la confidenza di permetterti di atteggiarti come se capissi quello che sto provando in questo momento?! Ti dirò una cosa: le persone come te... – attivò immediatamente l'Hell Gear iniziando a roteare la Fallen Angel con maestria – Mi mandano in bestia!! – urlando furiosa mentre si lanciava all'attacco.

Tuttavia, Blake parve tutt'altro che preoccupato: il suo volto calmo e serio non lasciava trasparire alcuna emozione negativa – Ah, è così? Peccato... suppongo di non avere scelta, allora – mentre una moltitudine di 0 ed 1 circondava il suo corpo per poi disperdersi tutt'attorno come una tempesta di petali – Emperor...! – esclamò dall'occhio del ciclone l'uomo, ma Kumo, occupata com'era a tentare invano di aprirsi un varco fra il turbinio di numeri dell'Emperor, non riuscì a sentirne il nome: come se non bastasse, i numeri parevano via via accumularsi sul suo corpo, finché non si ritrovò talmente ricoperta da non riuscire più a vedere quasi nulla – Ma che...! Merda, mi ha ostruito la visuale! Così sono troppo vulnerabile, devo immediatamente... – ma prima che potesse finire la frase la tempesta di numeri cessò, svanendo tanto improvvisamente quanto era comparsa.

Stupita, Kumo si guardò intorno cercando di capire cosa fosse effettivamente successo, senza però riuscire a notare niente di fuori posto: avvertendo pian piano un sentimento misto composto da timore e confusione cercò di riordinare le idee cercando di cogliere anche il più sottile cambiamento avvenuto, ma ancora una volta venne colta in contropiede – Non si preoccupi, signorina: ho solamente pensato che, effettivamente, le mie parole per lei sono solo vaneggiamenti di uno sconosciuto. Pertanto... – mormorò Blake, inchinandosi mentre una figura emergeva lentamente dall'ombra con passo calmo e delicato.

Una donna dai bianchi capelli a caschetto entrò nella stanza, volgendo gli splendidi occhi a Kumo per poi rivolgerle un sorriso radioso dirigendosi nella sua direzione: Kumo impallidì come se avesse visto un fantasma, mentre le ginocchia iniziarono a tremarle in maniera incontrollabile – No... non è... non è possibile... – mormorò a fatica mentre un turbinio di emozioni si faceva strada nella sua mente e nel suo cuore, disorientandola e privandola di ogni voglia di combattere – ... ho pensato che richiamare a me la defunta Lady Kiara potesse giovare alla nostra conversazione. E' d'accordo, signorina? – concluse Blake con un ghigno, baciando galantemente la mano di Kiara per poi congedarsi in un angolo della stanza affinché la donna potesse facilmente congiungersi con la figlia – Tesoro mio... quanto tempo è passato... guardati: sei diventata una donna stupenda – mormorò con voce delicata accarezzandole la guancia – Sei perfino più alta di me! Ah, questo non va bene! Oh? – si fermò notando l'espressione di Kumo – Piccola mia, qualcosa non va? – domandò con aria stupita guardando la figlia negli occhi.

Tremando violentemente, Kumo non riuscì a trattenersi: le lacrime sgorgarono dai suoi occhi rigandole le guance senza accorgersene, seguite da parole incapaci di esprimere appieno la varietà emotiva che stava provando in quel momento – Mamma... no... non puoi essere davvero tu... – balbettò con voce spezzata avvertendo le forze venirle meno per l'emozione e l'incredulità.

In risposta, Kiara la strinse a sé in un caldo abbraccio materno – Va tutto bene, piccola mia... la mamma è qui con te adesso, asciuga quelle lacrime, sennò divento triste! – mormorò con tono dolce baciandole la fronte per poi separarsi lentamente da lei.

Inspiegabilmente, Kumo si sentì improvvisamente tranquilla e al sicuro come non si sentiva da molto tempo: senza nemmeno che se ne rendesse conto un sorriso le spuntò spontaneamente sul volto mentre si asciugava le lacrime – Si... va bene. Mamma... ma sei davvero tu? Non sei una... illusione, vero? – domandò conservando un po' di incredulità, spazzata via non appena Kiara le rispose – Nemmeno quel Mukuro Rokudo che tuo padre afferma di odiare così tanto sarebbe capace di creare un'illusione così perfetta, non credi? Ma se proprio hai dei dubbi... ascolta il tuo cuore: ti sembro un'illusione? – domandò con semplicità: Kumo non ebbe nemmeno bisogno di pensarci – No... quel calore che ho sentito quando mi hai abbracciato... la tua voce... sei senza dubbio tu – affermò con convinzione.

Kiara le rivolse un sorriso radioso, quindi con un sospiro si rabbuiò mormorando improvvisamente in modo serio – Bene... allora è giunto il momento per te di sapere la verità. Blake non mentiva: Augustus è realmente mio padre... e tuo nonno, di conseguenza... e per quanto sia difficile per te accettarlo, le cose stanno realmente così – esclamò con fermezza – Il che ti pone davanti ad una difficile decisione, tesoro mio... da che parte vuoi schierarti? Hai intenzione di affrontare la tua stessa famiglia mettendoti contro tuo nonno... e tua madre... o ci aiuterai ad assicurare che gli eventi proseguano sul giusto binario e vivrai in eterno al nostro fianco illuminando il mondo con l'alba di una nuova era? – domandò seria come mai Kumo l'aveva vista prima, volgendole uno sguardo gelido come il ghiaccio che parve raffreddare l'ambiente circostante – Cosa... cosa stai dicendo, mamma?! Schierarmi dalla parte di mio no... no... di Augustus... dopo tutto quello che sta facendo? Dopo il male ed il dolore che sta seminando? Dopo aver ucciso Francesco-san? – strinse i pugni per contenere la rabbia e l'indignazione fino ad affondare le unghie nella carne delle mani – No... tu non sei davvero mia madre. Non puoi esserlo... lei... lei non avrebbe mai preso le parti di un simile mostro! NON OSARE INFANGARE LA SUA MEMORIA!!! – urlò a pieno polmoni evocando ancora una volta la Rebirth Angel e scagliandosi all'attacco, vibrando un fendente diretto al volto di Kiara – IMPOSTORA! NON OSARE FINGERTI MIA MADRE! – urlò serrando la presa sul manico per aumentare la forza del colpo... ma la lama non raggiunse mai Kiara: Kumo interruppe l'attacco appena in tempo affinché la lama si fermasse ad un paio di centimetri dal bersaglio.

Mordendosi il labbro fino a sanguinare, mormorò incredula – Perché... perché non hai nemmeno provato a schivare...? – mentre abbassava l'arma.

Kiara le lanciò un'occhiata impassibile, quasi sprezzante – Chi è già morto una volta non ha motivo di temere la morte... inoltre, confidavo nel fatto che la tua ragione avrebbe prevalso. Cielo, immaginavo che per te fosse una decisione difficile ma... addirittura arrivare al punto di attaccare tua madre...! E sia: rispetto la tua decisione. O almeno... è ciò che vorrei dire. Purtroppo, mio padre intende eliminare chiunque gli si opponga, e tu non fai eccezione... e questo non posso permetterlo. Blake! – esclamò quindi rivolgendosi al maggiordomo, il quale le lanciò due pugnali d'argento intarsiati d'oro – Non posso nemmeno provare ad immaginare di perderti per colpa di una decisione simile! Non ho il potere per affrontare mio padre o per convincerlo a risparmiarti, ragion per cui non ho altra scelta: ti porterò dalla nostra parte con la forza! Solo così sarai al sicuro! – esclamò decisa, afferrando al volo i pugnali e roteandoli con maestria ed abilità – Combattimi, piccola! Dimostra a tua madre la forza e il valore che attribuisci alla tua scelta! – lanciandosi improvvisamente all'attacco con un agile balzo sferrando un affondo che la ragazza riuscì a parare per miracolo mossa dal puro istinto usando il dorso della lama della falce, ma immediatamente Kiara eseguì un fendente verso il basso che la sbilanciò leggermente riuscendo a colpire la figlia con il retro del pugnale destro per poi appoggiare le mani sul terreno sferrando un calcio dal basso verso l'alto che colpì il mento di Kumo, spedendola gambe all'aria ed atterrandola: il tempo che Kumo ci mise a rialzarsi servì a Kiara per correre verso il muro lì vicino ed eseguire un salto mortale con un'agilità che avrebbe fatto invidia perfino ad un ninja, eseguendo a mezz'aria un avvitamento per imprimere più forza ai pugnali, in modo che una volta raggiunto il manico della Rebirh Angel l'impatto sbilanciasse Kumo verso il basso permettendole di attaccarla con un calcio dall'altro che la spedì nuovamente a schiantarsi al suolo... il tutto in maniera così rapida che Kumo quasi non ebbe il tempo di sentire dolore.

Con disappunto, Kiara roteò le due lame in piedi davanti a lei mormorando – Beh? Tutto qui? E' questo il valore che attribuisci alla tua decisione? – aspettando che la figlia si rialzasse.

Kumo appoggiò le mani al terreno, raccogliendo la falce e rimettendosi in piedi barcollando leggermente, un po' stordita dal colpo – Non avevo idea che mia madre fosse così forte... eheh... beh, dopotutto è l'unica che abbia mai fatto colpo su Papà... e forse finalmente ho capito perché... – nonostante tutto, riuscì a sfoderare un sorriso – Però... questo significa che sei davvero mia madre... e io non posso farti del male nemmeno volendo... mi spiace deluderti – mormorò trattenendo a fatica le lacrime.

Con uno sbuffo irritato, Kiara esclamò – E allora arrenditi! Nemmeno io voglio farti del male, bambina mia, ma se sarà necessario a salvarti la vita non esiterò a spezzarti gambe e braccia! – serrando la presa sulle armi e facendo un passo verso di lei, ma improvvisamente Kumo le fece cenno di fermarsi – No, non posso farlo. Mi stai chiedendo di tradire i miei amici e... il mio ragazzo... – arrossì leggermente nel dirlo: non era ancora abituata ad essere così esplicita coi suoi sentimenti – di tradire coloro che mi hanno salvata dall'odio e il rancore che mi ha cresciuta negli anni? Non posso farlo. Ma non voglio nemmeno combattere contro di te, per cui, ti prego... lasciami andare – esclamò decisa.

Improvvisamente, l'istinto la guidò a portare il manico della falce davanti ai suoi occhi giusto in tempo per fermare un rapidissimo affondo di Kiara che lei non aveva nemmeno notato arrivare – E guardarti morire? Scordatelo! Non permetterò che tu faccia la mia stessa fine! Se vuoi la libertà di scegliere... dovrai conquistarla con la forza! – rispose roteando su sé stessa colpendo al fianco Kumo con una gomitata per poi sferrare un calcio rotante che la ragazza riuscì a parare ancora una volta per istinto, come se stesse combattendo con pura inerzia, osservando i movimenti di Kiara con occhi spenti e apatici.

Mille voci iniziarono ad esplodere nella sua testa: alcune dicevano di combattere, altre di arrendersi, mentre altre ancora incitavano a lasciarsi morire per concludere il prima possibile la questione, per porre rimedio a tutte le sofferenze in una volta sola...

La sua coscienza iniziò a svanire poco a poco in un buio tunnel senza luce: pian piano l'immagine dello scontro si fece sempre più lontana e sbiadita e le voci ed i suoni della battaglia sempre più distanti finché, infine, calò il silenzio.



Freddo. Un freddo gelido che le penetrava nelle ossa: quindi era ancora in grado di provare le sensazioni?

A fatica, Kumo provò a pensare, riuscendoci: era quindi ancora dotata di una coscienza.

Pian piano al freddo si aggiunse qualcos'altro, una sensazione di costrizione che avvertiva su parte del corpo, come se fosse appoggiata ad una superficie... significava forse che era ancora dotata di un corpo fisico?

– Io... dove... sono? – mormorò piano e con non poca fatica, rendendosi però conto di disporre ancora dell'udito e, a giudicare dal sapore ferroso del sangue che avvertiva in bocca, anche del gusto.

Restava solo da verificare un'ultima cosa.

Lentamente, Kumo riaprì gli occhi, cercando di mettere a fuoco l'area circostante: in un primo momento pensò di essere cieca, ma poi si rese conto di essere semplicemente immersa in un ambiente composto quasi totalmente da oscurità e adornato da forme vaghe ed astratte, al contempo solide ed aeriformi: fu allora che un orribile pensiero le attraversò la testa – Questo è... l'aldilà? Sono... sono morta? – mormorò incredula alzandosi sulle ginocchia per poter vedere meglio il cupo paesaggio.

Fu allora che udì chiaramente una voce alle sue spalle – Dipende dai punti di vista: fisicamente sei viva e vegeta... è la tua mente essere morta. Anzi, per essere più precisi, è la tua coscienza, la tua personalità ad esserlo. I ripetuti shock e conflitti interiori ti hanno scosso nel profondo, e il tuo cervello ha istintivamente riposto la tua coscienza al sicuro nei suoi meandri più profondi per evitare di impazzire. In questo momento ciò che sta affrontando quella brutta copia di Kiara è poco più di un guscio vuoto che agisce basandosi sui semplici riflessi e sull'istinto di sopravvivenza. Una marionetta contro un fantoccio... piuttosto ironico, non trovi? Se non altro, finalmente ho l'occasione di parlarti – affermò con tranquillità, come se fosse al bar a chiacchierare con un amico.

Colta di sorpresa, Kumo sussultò appena prima di domandare un debole – Cosa... cioè... chi sei? – guardandosi intorno senza notare nulla di vagamente simile ad una persona senza notare nessuno: eppure, la voce proveniva da davanti a lei, come se il suo interlocutore fosse in piedi davanti ai suoi occhi – Chi sono, mi chiedi? Domanda interessante... potrei tranquillamente definirmi come "colei che ti ha sempre protetta", ma questo mi renderebbe concettualmente molto vicina ai cosiddetti "angeli custodi"... e anche questo ha una sua ironia, a ben pensarci. Dopotutto sono l'esatto opposto di un angelo, io. La tua gente... gli umani... mi definirebbero "demone" – rispose la voce, man mano che una nebbiolina oscura iniziava a concretizzarsi accumulandosi davanti ai suoi occhi ed assumendo lentamente una forma vagamente umanoide.

Davanti agli occhi increduli di Kumo si materializzò una ragazza talmente simile a lei che in un primo momento credette di trovarsi di fronte ad uno specchio, ma poi notò come pian piano la carnagione di quest'ultima si scurì, come se si fosse fatta una lampada abbronzante, e gli occhi mutare dal suo abituale blu ad un giallo intenso dai riflessi arancioni ed i capelli divenire bianchi e speculari ai suoi, crescendo inoltre di dimensioni finché il ciuffo non le coprì completamente l'occhio destro e il resto non toccò il terreno – Sai, solitamente quelli come noi tendono ad assumere le totali sembianze dell'umano con cui stipulano il contratto, ma visto che sei abbastanza confusa ho deciso di differenziarmi un po' per evitare di mandare ulteriormente in tilt il tuo cervellino. Vuoi sapere un'altra cosa piuttosto ironica? E' la stessa forma che usavo per mostrarmi a Kicchan: questo dimostra quanto sei simile a tua madre quando aveva la tua età! Ghihihi! – esclamò il demone osservandola con un ghigno dipinto sul volto... che si trasformò in delusione una volta constatata la scarsa reazione emotiva di Kumo – Che succede, improvvisamente hai perso il dono della parola...? Non hai davvero nessun commento o domanda da farmi? – sbottò sbuffando con disappunto.

Kumo, come riscossa da una scarica elettrica, si affrettò a scuotere la testa – In realtà... è l'esatto opposto. Hai detto che sei un demone... ma chi sei? Perché sembri conoscermi così bene? E questo posto... i meandri della mia mente... esiste un modo per uscirne? – domandò riprendendosi man mano dallo shock iniziale.

Incurvando la bocca in un sorrisetto, il demone esclamò con tono altezzoso – Ma come, davvero non hai capito chi sono? Quella frase, "colei che ti ha sempre protetta"... non ti dice niente? Vuoi farmi credere che fin'ora hai eseguito continuamente il "patto" con me pur non sapendo chi fossi realmente? Sei senza speranza, bimba. E sia: mi presenterò come si deve. Io sono il demone che abita la tua Satan Sorrow: per essere precisi sono una Doppelgänger, e il mio nome è... mh... sai, a dire il vero noi Doppelgänger non abbiamo un nome, solitamente anagrammiamo quello del nostro contraente, perciò puoi chiamarmi... "Moku". Si, Moku andrà benissimo. Rispondendo al resto – continuò, zittendo Kumo prima ancora che potesse aprir bocca – Ti conosco così bene perché ti sono sempre stata accanto, fin da quando Kicchan ti ha donato quel ciondolo. Hai presente il "Patto" che esegui per attivare l'Hyper Mode Kai, o quella che definisci "Full Hyper Mode Kai"? Ebbene, è con me che lo esegui, il che ti rende la mia contraente: in cambio di parte della tua fiamma atta a nutrirmi mi occupo della gestione interna della tua fiamma e delle tue emozioni, consentendoti di sfoderare il tuo potere latente: di conseguenza, tutte le battaglie che hai affrontato fin'ora con tale tecniche, ovvero praticamente tutte, le hai sempre vinte grazie al mio aiuto. Oh, non fraintendere, bimba: tu sei forte, davvero forte! – aggiunse, notando l'espressione accigliata di Kumo – Negli anni mi hai davvero stupita: nemmeno Kicchan ha mai saputo controllare così bene la Full Hyper Mode Kai! Inoltre, il modo in cui hai imparato a gestire le tue emozioni, la determinazione con cui hai affrontato le difficoltà che ti si sono presentate davanti, evolvendoti continuamente per fronteggiare i tuoi nemici... sarò anche un demone, ma simili cose mi toccano, sai? Ghihihi! – e fece una pausa, sfoderando nuovamente un ghigno.

Kumo ascoltò tutto con aria rapita, come se avesse una fame di informazioni da troppo tempo insoddisfatta – Ma... se sei davvero un demone... perché mi hai sempre aiutata e protetta? – domandò infine, dopo qualche attimo di esitazione: il sorriso di Moku parve momentaneamente incrinarsi – Perché, hai detto...? Beh, perché sei la figlia di Kicchan, l'unica mia Contraente nel corso della storia che mi abbia trattato da amica anziché da semplice strumento. O almeno – continuò, rabbuiandosi – Questa... era la motivazione che mi ero data all'inizio. Kicchan lo sapeva, sai? – mormorò mordendosi il labbro inferiore – Sapeva che stava per morire. Il giorno prima che succedesse, lei... lei è entrata spontaneamente nei meandri della sua mente per incontrarmi, e mi ha detto che avevano deciso di sbarazzarsi di lei, e che probabilmente le rimanevano solo poche ore di vita. Io mi sono proposta di aiutarla... di sostituirla, ma lei non ha voluto sentire ragioni. "Finché io non morirò davvero la mia famiglia non potrà mai definirsi al sicuro", ha pronunciato proprio queste parole. Nonostante tutto, però, era sollevata... era così felice quando le ho promesso che avrei protetto te, la sua amata bambina. Però lo devo ammettere... – e qui l'espressione di Moku divenne per la prima volta cupa e vagamente demoniaca – Inizialmente... ti ho odiato. Kicchan, la mia prima ed unica amica... colei che aveva portato la luce nel mio mondo di odio e oscurità, aveva scelto di morire per salvare la tua vita. Non potevo accettarlo... non potevo. Per questo ogni talvolta venivo "forzata" ad eseguire il patto... – mormorò, ma Kumo finì la frase per lei – ... perdevo il controllo e venivo invasa da sentimenti oscuri e maligni. Ora è tutto chiaro... ma allora devo chiedertelo... cosa ti ha fatto cambiare idea su di me? – domandò Kumo con veemenza.

Moku le rivolse uno sguardo strano, quasi addolcito, prima di rispondere – Ho iniziato ad affezionarmi a te quando anche tu hai iniziato a risplendere allo stesso modo in cui risplendeva Kicchan. Gran parte del merito credo sia attribuibile a quel bel fustacchione dai capelli ad ananas... – ridacchiò guardando Kumo avvampare per poi continuare – ... ma anche i tuoi amici hanno svolto un ruolo chiave in tutto questo. Nonostante l'odio e il rancore con cui ti ho cresciuta senza che tu avessi alcuna colpa hai saputo trovare la forza di rompere la barriera negativa che ti avevo creato attorno e di brillare illuminando anche questo mio mondo cupo come il più caldo dei soli. Ti devo davvero molto, Kumo... e non parlo solo del bisogno di scusarmi. Mi ero smarrita e ti ho fatto del male, eppure nonostante questo tu hai saputo farmi tornare ad essere quello che Kicchan mi aveva fatto diventare: me stessa. Col tempo, insomma, ho iniziato a proteggerti: dapprima per via della promessa da mantenere che la mia rinnovata lucidità mi aveva ricordato, ma prima che me ne accorgessi avevo iniziato a proteggerti perché era ciò che desideravo fare. Per questo motivo, e nel proportelo ti offro anche una via di scampo da questo luogo, ho intenzione di stillare un contratto definitivo e completo, un qualcosa che non ho mai offerto nemmeno a Kicchan fin'ora. Pensi di poterti occupare di quel fantoccio impostore che ha osato sfruttare le sembianze di Kicchan una volta uscita? – domandò con fervore, interpretando l'espressione poco convinta di Kumo come un "no" – Immaginavo... per questo ho intenzione di proporti un contratto dell'anima. In breve, in cambio di un legame indissolubile che durerà da cui fino alla tua morte, libererò il tuo vero potenziale nascosto. Allettante, no? Con questo, avrai finalmente a disposizione la forza necessaria a proteggere i tuoi cari, e potrò aiutarti attivamente durante i tuoi scontri, proteggendoti ancora meglio di come ho fatto fin'ora. Come nota negativa, ciò comporta il sentire l'una le sensazioni dell'altra, siano esse dolorose o piacevoli... e che una volta accettato è inscindibile. Accetti? – domandò infine, materializzando un foglio di carta con incise rune molto simile a quelle incise nell'altare dove anni prima recuperarono l'ultimo Hell Ring.

Con grande sorpresa di Moku, Kumo esclamò senza nemmeno pensarci – Accetto. Dove firmo? – la quale reagì rispondendo in modo preoccupato – H-hey, hai ascoltato quel che ho detto? E' un qualcosa che durerà fino alla tua morte! Sei sicura di volerlo accettare tanto alla leggera? – domandò, ma ancora una volta Kumo si limitò ad annuire – L'hai detto tu stessa, giusto? Il motivo per cui hai cambiato idea sul mio conto è perché sono riuscita a spazzare via il mio guscio di odio e diffidenza in cui sono cresciuta. Quel guscio... sono riuscita a romperlo solo imparando a fidarmi delle persone: per questo motivo, anche questa volta ho deciso di volermi fidare. E poi... non sei forse "colei che mi ha sempre protetta"? So che continuerai a farlo – concluse mordendosi il dito fino a farlo sanguinare e scrivendo sul foglio il proprio nome come meglio poteva.

Immediatamente un'intensa luce illuminò il mondo dov'erano rimaste fino a quel momento spazzando via ogni oscurità: Kumo fu come risucchiata da un vortice che l'attirò verso l'alto, come se si fosse aperto una via d'uscita che affacciava sulla realtà.

Mentre pian piano sentiva nuovamente la coscienza svanire, Kumo giurò di sentire distintamente Moku mormorare – Ci vediamo fuori... Mocchan! – seguito dal buio più totale e da un silenzio assoluto.



Pochi istanti dopo, Kumo riaprì gli occhi appena in tempo per vedere un fendente di Kiara diretto alla sua faccia, riuscendo a schivarlo incurvando la schiena all'indietro e venendo solo ferita di striscio al naso per poi roteare la propria falce con maestria cozzando contro l'altro pugnale in modo da bloccare il secondo attacco della donna.

Fu allora che lo notò: l'arma che impugnava non era più la Rebirth Angel, bensì l'originale Satan Sorrow che non vedeva da tempo – Ma... cosa significa, Moku!? – mormorò confusa parando un'altra serie di assalti di Kiara con difficoltà finché non avvenne l'ennesima stranezza.

Con un suono metallico misto a vetro rotto la lama del pugnale scalfì quella della Satan Sorrow, provocando una crepa che andò via via a diffondersi in tutta l'arma – Cosa... cosa sta succedendo?! Perché la Satan Sorrow si è danneggiata?! Moku! Dove sei?! Rispondimi! – ma nonostante pensasse intensamente non ottenne risposta... quand'ecco che un ultimo definitivo colpo di grazia fece esplodere l'arma in tante schegge metalliche che si riversarono sul pavimento, con grande angoscia di Kumo, la quale chiuse gli occhi per proteggerli dalle schegge mentre la consapevolezza di essere stata appena tradita la travolgeva come un fiume in piena: quel contratto che aveva firmato era la sua condanna a morte?

Eppure nonostante non sentisse più alcun peso nella sua mano destra avvertiva ancora qualcosa al tatto, e perfino Kiara si era fermata, stupita – Kumo... che cos'è quella? – mormorò con tono stupito.

Avvertendo il cuore batterle all'impazzata per lo spavento preso, Kumo riaprì gli occhi... e ciò che vide le mozzò il fiato.

La Satan Sorrow era sparita: al suo posto reggeva un'arma cristallina, quasi eterea, come fosse composta di pura luce ma dalla consistenza simile al vetro e la cui lama rifletteva qualsiasi cosa come fosse uno specchio. Guardandola meglio, Kumo notò come il manico fosse intarsiato da rune identiche a quelle presenti sul contratto e decorata con simboli magici e teschi quasi maligni, in netto contrasto con la sua apparenza angelica.

– La Satan Sorrow non ti appartiene più, Mocchan. D'ora in poi la tua arma corrisponderà alla mia vera forma... la Necro Reflect – affermò una voce alle sue spalle, che la fece sussultare e voltare di scatto ritrovandosi davanti ad una sorta di proiezione semiconcreta del demone – Come ti ho detto, d'ora in poi ti potrò proteggere ed aiutare attivamente in cambio di una grossa quantità della tua fiamma... e di questa – esclamò Moku evocando una Satan Sorrow completamente nera come la pece, come se fosse un clone composto da pura oscurità.

Kumo aprì la bocca come per dirle qualcosa, ma la voce di Kiara la raggiunse – Tu chi sei?! Non intrometterti nelle nostre questioni familiari! – esclamò irritata fissando la nuova arrivata.

Kumo sgranò gli occhi: com'è possibile che Kiara non riconoscesse Moku? Che la Doppelgänger le avesse mentito?

Rabbuiandosi improvvisamente Moku serrò la presa sul manico dell'arma iniziando ad avanzare a passo deciso verso Kiara – Chi sono, hai detto...? Allora è come pensavo... – mormorò con freddezza, per poi sferrare un fendente che mozzò il braccio sinistro di Kiara con una rapidità tale che né Kumo né Kiara stessa la videro agire, accorgendosi del fatto solo una volta che l'arto toccò il terreno – Tu non sei la vera Kicchan! Svela la tua natura, impostora! – urlò furiosa, preparandosi ad attaccare di nuovo.

Estremamente sconvolta, Kumo cercò di dire a Moku di fermarsi, ma sebbene muovesse le labbra non riuscì a proferir parola: eppure c'era qualcosa di strano.

Non solo Kiara non aveva reagito urlando di dolore, ma non aveva neppure perso una singola goccia di sangue.

Con disappunto, la donna raccolse il proprio arto – Tch... a quanto pare Kiara conosceva questo essere ma non era presente nei ricordi di Kumo. Che facciamo ora, Blake-sama? – domandò voltandosi verso il maggiordomo, rimasto in disparte fino a quel momento – Aaah... che peccato... ci tenevo veramente a salvare la vita della signorina portandola dalla nostra parte... e sia: gli ordini di Lord Augustus sono assoluti, e la signorina ha compiuto la sua scelta a quanto vedo, pertanto temo non ci resti altra scelta se non eliminarla. Fortunatamente i suoi ricordi sono molti variegati, e ho trovato qualcosa di molto interessante che potrebbe aiutarci nello scopo. Le chiedo scusa in anticipo, signorina... ma se ha fatto la sua scelta, allora non posso fare altro. Emperor... – ancora una volta il turbinio di 0 ed 1 si diffuse per tutta l'area ostruendo la visuale di tutti i presenti per poi svanire improvvisamente così com'era apparsa, ma questa volta Kumo notò distintamente i numeri ammassarsi in una persona davanti ai suoi occhi... una persona a lei molto familiare – No... anche lui no... – esclamò con voce tremante, osservando con soggezione l'inconfondibile figura di Hibari Kyoya ergersi davanti a lei con il Vongola Gear già attivo, pronto a combatterla.

Infine, con un ghigno malefico, Blake concluse la frase – ... Memory Drive! – esclamando il nome del suo Emperor: un potere in grado di materializzare i ricordi dei suoi avversari rivoltandoglieli contro.

   
 
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