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Autore: Fata_Morgana 78    10/09/2016    0 recensioni
[Matrimoni e altre follie]
Ho conosciuto questa fiction italiana per caso e mi sono lentamente appassionata, soprattutto grazie alla presenza di due artiste italiane che mi piacciono molto: Nancy Brilli e Chiara Francini. La storia è ambientata in una palazzina di nuova costruzione: Parco Paradiso, dove si sono trasferiti alcuni personaggi fantastici. Tra le varie coppie, c'è Rocco Rispoli (Giulio Berruti) che fa il cuoco nudo del web. La mia storia è ambientata prima della pseudo storia tra Rocco (Berruti) e Giusy (Francini). La definisco "pseudo", perché (per chi ha visto la fiction fino alla fine ed è rimasto un po' deluso/a come me) gli autori non sviluppano bene la loro relazione lasciando in sospeso se tra loro ci sarà qualcosa di serio o meno... Forse stanno pensando ad una seconda stagione? Nel frattempo, io ho dato via alla fantasia, creando quando sto per condividere con voi...
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Secondo Capitolo
… Di carotine e altre follie…
 

La settimana di ferie di Elisa giunse rapidamente a termine; per Elisa e Perla era bello stare a Parco Paradiso. Si stavano ambientando e, per fortuna, non era capitato nessun incidente. La giovane donna stava molto attenta quando portava a spasso la sua cagnolina e, quando non era sicura di riuscire a pulire dove sporcava, pregava la sua amica Alice di accompagnarla nelle passeggiate con il piccolo Lele.
Ad Elisa piaceva molto stare a Parco Paradiso. L’ambiente era tranquillo, lei si stava ambientando bene ed adorava il suo appartamento: era il primo a misura di “cieco”, che lei aveva interamente progettato e ideato con l’aiuto di Federico.

Nella palazzina, aveva stretto amicizia con Luisella ed Ivan e con la famiglia Guerra. Erano un po’ eccentrici, ma la trattavano da persona e non da “diversa” e per lei quello era fondamentale. Poter contare sull’aiuto dei vicini ed avere dei vicini che chiedevano, al bisogno, il suo aiuto.
Aveva accuratamente evitato Rocco e, soprattutto, suo fratello Corrado; ed anche gli inquilini del suo stesso piano Giusy e Luciano, comportamento tenuto accuratamente anche da loro che erano ancora in imbarazzo per l’assurdo comportamento tenuto dall’astrofisica il giorno del suo arrivo a casa nuova.
Elisa sospirò, era dispiaciuta di non avere un rapporto di buon vicinato con tutti; la malattia l’aveva fatta diventare ancora più empatica ed aveva capito, nel tempo, che non poteva costringere le persone ad essere sue amiche se queste erano in imbarazzo in sua presenza.
Le dispiaceva, soprattutto, non aver più passato del tempo con Rocco. Quel giovane uomo l’affascinava, ma sentiva che era un “portatore di guai”; non era pronto per una storia impegnativa, cambiava una ragazza al giorno ed era troppo preso da se stesso e dalla sua carriera per volere qualcosa di più… tranquillo…
Poi c’era il fratello amministratore di condominio, un sospiro sollevò il seno di Elisa, che aveva una cotta da liceale nei suoi confronti e che, francamente, non era minimamente ricambiata. Dal povero Dado, era meglio stare alla larga, non aveva voglia di spezzargli il cuore dandogli l’ennesimo due di picche della sua vita.

Persa nei suoi pensieri, Elisa sobbalzò quando sentì il portone di vetro aprirsi. Soprattutto sobbalzò quando sentì la voce di Rocco e della “carotina” della sera precedente che pendeva dalle sue labbra e che avrebbe fatto di tutto per diventare la sua ragazza fissa.
- Per favore… - la pregò Rocco staccandosi le sue mani dal petto – Ti ho detto che è stato uno sbaglio… non doveva finire così, ieri sera.
- Ma è stato bellissimo Roccuccio mio… - miagolò lei, Elisa a fatica nascose una smorfia di disgusto.
- Mi stai mettendo in imbarazzo! – la allontanò lui – Ti ho detto che ero strano perché avevo litigato con la mia ragazza, o sbaglio?
- Non ti credo. Rocco Rispoli non ha nessuna fidanzata. – mise il broncio.
- Nessuna ufficiale. – sorrise girandosi a guardare Elisa, un’idea malvagia gli si affacciò in mente – Ieri avevamo discusso lei vorrebbe venire ad abitare con me, io le ho detto che non mi sento pronto e così…
- Io sono finita nel tuo letto! –sbottò arrabbiandosi la carotina, abboccando alla sua storia.
- Te l’ho detto che era solo sesso. E niente di più.
- Una notte d’amore con te… - rispose annuendo, Rocco le sorrise – Adesso va…
- Lei è qui? – domandò sobbalzando la ragazza.
Rocco annuì lentamente con la testa, poi le indicò Elisa che aspettava sul vialetto coccolando serenamente Perla.
- Che figura di merda… - mormorò la ragazza arrossendo – Rocco scusami…
- Non è successo niente, - le sorrise accarezzandole teneramente la spalla nuda – sei venuta a prendere ripetizioni di cucina, no? – le strizzò l’occhio e lei ridacchiò allontanandosi.
Quando la ragazza sparì dalla vista, Rocco si sfregò le mani gustando la sua vittoria. Elisa, che era stata in silenzio fino a quel momento, schioccando rumorosamente la lingua, disse:
- Così sono la tua fidanzata di facciata, eh, Rispoli?
- Elisa io… - sobbalzò imbarazzato lui – Scusa non pensavo che…
- Sono cieca, non sorda. – gli ricordò con un sorriso amaro – Gli altri miei sensi si sono acuiti molto, ho sentito la vostra conversazione lacrimevole. Così io sono la stronza che ti mette pressione per vivere insieme. – mandò la testa di lato – Sei solo un coglione Rispoli. – le sue labbra piene erano curvate verso il basso, il corpo era teso e la stessa Perla sembrava arrabbiata.
- Io… - tentò di dire lui, ma l’arrivo del pullmino interruppe le sue vane farneticazioni.
- Buongiornooooo!!!! – scese dal mezzo l’autista sorridendo, era un ragazzo dell’età di Rocco, alto e palestrato, capelli corvini a spazzola ed occhi ambra.
- Ettore! – squittì lei riconoscendo la voce – Ben tornatooooo!!! – i due si strinsero in un forte abbraccio e Rocco distolse lo sguardo, a disagio.
- Allora bella signorina. – le parlò lui dopo averla baciata sulle guance – Come ti trovi quaggiù? E la meravigliosa Perla che dice?
- Ci stiamo ambientando, grazie. – sorrise lei, un sorriso genuino che a lui (a Rocco) non aveva mai rivolto – E tu? Racconta… Il viaggio di nozze alle Maldive?
- Aaaah, tesoro mio! – rispose aiutandola a salire – Una meraviglia! Una sera vieni a cena da noi, così ti raccontiamo tuttissimo.
- Ooh sì… - annuì – Mi siete mancati terribilmente! – ammise prendendo posto.
Rocco era rimasto lì impalato, si sentiva come “sollevato” dall’aver appreso che quell’Adone di Ettore era sposato. E di fresco. Dandosi dell’idiota, perché non dovevano interessargli simili cazzate della vita priva di Elisa, si incamminò verso il garage per andare a fare la spesa al Centro Commerciale non distante da casa sua.
Sul bus, Ettore, dopo aver sistemato tutti gli alunni, domandò ad Elisa:
- Quando sono arrivato, ho interrotto qualcosa?
- Niente di niente, Ettore. – sbuffò.
- Mmm. – storse la bocca – Elisa, io posso vedere le tue espressioni facciali.
- Bleh! – gli fece la linguaccia.
- Bellina sì. – rise – Quello era Rocco Rispoli, vero?
- Cosaaaaaaaaa?! – squittì un’accompagnatrice – Rocco Rispoli? Il famoso cuoco nudo abita dove vivi tu? E’ davvero così bello come dicono?
- Odette… - sospirò portandosi una mano al petto Elisa – Urla un’altra volta in quel modo e, giuro, chiedo a Perla di morderti!
- Scusa… - arrossì – Scusate…
- Non posso sapere se è bello, sai… Ho qualche difficoltà a vederlo.
- Elisa… - sobbalzò Odette – Io…
- Fermati qui! – le chiese con un gesto della mano – Non peggiorare oltre la tua posizione.
- Sìsìsìsìsì… - annuì la ragazza girandosi a controllare che tutti fossero seduti correttamente al proprio posto.
- Come sei stronza stamattina. – sorrise Ettore osservando la strada, attento.
- Dici?
- Un po’. – borbottò – E’ da molto che… - e lasciò in sospeso la frase, bloccato dalla risata di lei.
- A dir la verità, non ricordo l’ultima volta che… - e ricominciò a ridere, coinvolgendolo.
L’autista fermò il pullmino davanti all’ingresso della Scuola, poi aiutò Elisa ed i ragazzi a scendere.
Augurando loro buona giornata, girò il mezzo e se andò.
- Ragazziiii… - li chiamò Elisa – Forza, la prima campanella ha appena suonato. Tutti in classeeee…
- Sì, prof… - mormorarono in coro quelli ancora in giardino a giocare.
- Su, Perla, - disse rivolta alla sua cagnolina – andiamo in classe anche noi.

La giornata trascorse tranquillamente. Elisa seguì un corso con un nuovo gruppo di bambini che si affacciava, con i genitori, al linguaggio Braille e le ore di scuola passarono in un soffio.
- Elisa… - la chiamò Odette –Le lezioni sono finite, il bus sta aspettando noi.
- Cosa? – la ragazza era persa completamente nel suo mondo, stava osservando con le mani un libro di storia dell’arte e pensava a quanto le mancava non poter andare in un museo ad osservare i quadri.
- Ehi… - le si avvicinò l’assistente – Stai bene?
- Sì… -annuì mettendo a posto il libro – Un attacco di malinconia, mi piaceva tanto andare per musei prima. – ammise – A volte capita.
- Dai… Andiamo… - le dette un bacio sulla guancia e la trascinò verso l’uscita, Perla zampettava allegramente dietro di loro.
Il viaggio di ritorno lo fecero cantando a squarciagola le canzoni della radio, Elisa sedeva al suo posto dietro ad Ettore e continuava a pensare che era da tanto che non si metteva in gioco. E che le mancava la sensazione di essere importante per qualcuno.
- Principessa Elisa. – la riscosse dai suoi lugubri pensieri – Siamo arrivati.
- Ti prego, anche tu non chiamarmi “principessa” – sospirò, poi continuò con un sorriso - Grazie Ettore… Ciao a tutti… - salutò scendendo.
- Ooohhh ecco la nostra bella Elisa. – le si parò davanti Dado.
- Signor Borgia, mi sta pedinando? – sobbalzò infastidita.
- Assolutamente no, signorina. – finse di offendersi – La posso aiutare in qualche modo?
- No, grazie. – rispose duramente – E’ stata una lunga giornata a scuola, ho solo voglia di un bagno e di rilassarmi, magari leggendo un libro.
- Ma… se vuole… Diciamo così, compagnia… - continuò Dado aprendole la porta.
- Le ho detto già no, signor Borgia. Per favore la smetta di rendersi ridicolo. Cosa devo fare per farle capire che lei non è il mio tipo? Sono cieca non alla disperata ricerca di un marito. – e, senza aspettare una risposta, la ragazza sparì dentro l’ascensore diretta al proprio piano – Perla… - parlò grattandole la testa – Ma cos’hanno tutti oggi?! – la cagnolina mandò la testa di lato ed uggiolò come a risponderle “ma che ne so io”.
Le porte dell’ascensore di aprirono al piano di Elisa che, uscendo, si scontrò con Rocco che stava arrivando di corsa.
- Oddio, Elisa, scusa.
- Ahio! – si lamentò lei che era caduta a terra – Ma sei scemo?
- No, o forse sì. – la aiutò ad alzarsi – Pensavo fossi Dado.
- E volevi ucciderlo? – chiese massaggiandosi il sedere.
- No, placcarlo. – sorrise osservando le mani di lei che si massaggiava il sedere – Non volevo farti fare male. – mormorò colpevole.
- Ma figurati. – si aprì in un sorriso lei – Scommetto che volevi impedirgli di fare il cretino con me.
- Arrivato tardi, eh? – borbottò muovendosi a disagio sui talloni.
- Un po’. – annuì – Rocco, a scuola è stata una giornata veramente pesante; scusa ma sono molto stanca. Ti spiace se…
- No, no… va pure… E scusa ancora.
- Ma vaaaahhh. – gli sorrise di nuovo e Rocco sentì il fiato mozzargli il petto.
Elisa, resasi conto del suo turbamento, gli andò vicino per toccarlo.
- Tutto ok? – domandò preoccupata.
- Io… Sì, sì… - annuì gustando il calore della mano di lei sul braccio – Scusa, sarà bene che vada.
- Carotina nuova? – chiese con una punta di acidità nella voce.
- Stasera no. Devo registrare. – sorrise di fronte al tono di voce di lei.
- Aaah… allora… Buon lavoro.
- Elisa? – la bloccò un attimo prima che chiudesse la porta – Se… finito di registrare venissi da te per mangiare i frutti della mia fatica?
- In quanto tua fidanzata ufficiosa, devi tenermi buona. – annuì ridendo – E nutrirmi è un’ottima tattica.
- È un sì? – rise stando al gioco.
- Sì. – si unì alla sua risata lei – Ma niente Dado.
- Promesso. – rispose – A dopo.
- A dopo.

Con il cuore in tumulto, Elisa chiuse la porta di casa e liberò Perla dai finimenti di cane guida. La cagnolina si stirò e poi si scosse, felice di essere libera dalla pettorina.
La giovane donna le sorrise, le fece un po’ di coccole e poi si diresse verso la sua camera da letto per prendere degli abiti più comodi, prima di cena avrebbe voluto farsi una doccia tonificante ma i suoi piani furono interrotti dal suono insistente del campanello.
- Arrivoooo!!! – sbuffò dalla camera da letto lei – Eccomi… Eccomi… - continuò raggiungendo la porta, Perla scodinzolava – Chi è?
- Elisa… Sono io, Letizia… - rispose.
- Tizia… - le aprì con un sorriso – Tutto ok? Mi sembri nervosa…
- Non sono nervosa… - sospirò entrando – Ma disperata.
- Problemi con Tony? – le chiese.
- No… - sorrise la ragazzina – Con lui tutto ok… Ho problemi in italiano.
- Chi ti ha detto che insegno? – le domandò.
- La mamma aveva il sospetto che fossi una professoressa e poi ce lo ha confermato Rocco stamattina… - la voce di Letizia era incerta – Mi puoi aiutare?
- Se mi spieghi come, sì… - rise Elisa – Cosa non hai capito o su cosa hai dubbi? Dammi qualche indicazione, perché così è un po’ troppo complicato aiutarti.
- Aaaahhhhh! – Letizia le si strinse contro – Grazzzzziiiieeeeeeee!!!
La giovane donna ricambiò l’abbraccio poi la fece accomodare ed iniziarono a parlare dei dubbi di Letizia su quanto stavano studiando a scuola in quel periodo.
- Ascolta, vai a prendere il tuo testo. Io userò uno dei miei. – le disse – Vedrai che impiegherai poco a capire…
- Ne sei sicura? – sospirò – Mi sento così scema.
- Ma no che non sei scema. – le batté dolcemente su una mano – E’ che hai perso qualche passaggio, e non capisci bene come fare…
- Spero tu abbia ragione. Posso dire a mamma che mi fermo a studiare da te?
- Certo! – annuì Elisa – Adesso vai.
- Volo! – ridendo, Letizia scese le scale e si precipitò nel suo appartamento più serena.
- Tizia! – la sgridò la madre – Che modi!
- Scusa mamma. – frenò la ragazzina – Elisa mi aiuta a studiare italiano.
- Veramente? – le sorrise Luisella – Sono felice.
- Anch’io. È una prof e forse mi aiuterà a capire…
- Quando avete finito, chiedile se devi pagare la ripetizione.
- Va bene mamma. – sospirò Letizia sparendo in camera sua per prendere i libri di testo e il quaderno per gli appunti.
- Mamma… - la chiamò Luna – Dove va Tizia?
- A studiare da Elisa. – spiegò Livia – Tizia non ha capito bene delle cose di italiano.
- Mmmhhh… E come può aiutarla Elisa se lei non vede?
- In due modi, tesoro. – intervenne la madre – Può chiedere a Letizia di leggere ad alta voce le cose che non ha capito. Oppure usare un libro speciale, scritto in modo tale che possa leggerlo usando le dita.
- Che strano… - borbottò Luna mandando la testolina di lato.
- Non è strano… - scosse la testa Luisella – Le persone che non ci vedono, devono imparare a fare le cose in modo diverso rispetto a noi.
- Non sarà facile… - mormorò Luna – Mi piacerebbe farle un disegno… Che dici, mamma…
- Ottima idea tesoro. – annuì Luisella.
- Mamma… Io vado… - salutò Letizia.
- Mi raccomando amore. – la salutò.
- Tranquilla mamma…
Letizia salì i gradini a due a due, fino a raggiungere il piano di Elisa con il fiatone.
- Ragazzina. – le sorrise Rocco – Dove corri?
- Da… - ansimò – Da Elisa.
- Ripetizioni di italiano? – domandò curioso.
- Sì. – annuì – E tu, perché sei sceso dal tuo attico? Cerchi compagnia? – chiese con un sorriso sornione lei.
- In effetti sì. – ridacchiò lui – Vi ruberò solo qualche minuto.
- Ok… - Letizia suonò al campanello di Elisa e la giovane donna aprì dopo qualche secondo.
- Ben tornata. – la accolse.
- Grazie. Ma non sono sola. – si affrettò a dire un po’ sulle spine.
- Hm? – mandò la testa di lato Elisa non capendo.
- Ci sono io. – parlò Rocco improvvisamente a disagio – Volevo sapere se hai qualche allergia o delle intolleranze…
- Ringraziando il Cielo nessuna. – sorrise arrossendo, colpita dal gesto del cuoco.
- Ottimo! – si fregò le mani il cuoco – Vado a cucinare.
- Ok… - gli sorrise lei – Vieni Letizia… Iniziamo…
L’adolescente entrò in casa stringendo i libri al petto, sul viso aveva dipinta un’espressione sorniona e non riusciva a smettere di sorridere.
- Cosa frulla in quella tua testolina? – le domandò Elisa mettendosi seduta.
- Tu e il cuoco nudo… - ridacchiò – Avete una cena romantica stasera?
- Letiziaaaa! – arrossì la professoressa – E’ solo una cena. Niente di più.
- Certo, certo… - annuì – Ed io sono la Fatina dei Denti.
- Rocco mi piace. – ammise dopo qualche secondo di silenzio – Ma non credo di essere né il suo tipo né altro per lui.
- Perché dici questo? – domandò aprendo il libro.
- Perché è abituato a sedurre con i suoi modi di fare le donne. Sorrisi e altro. – si strinse nelle spalle – Con me il corteggiamento “visivo” non funziona. Dopo un po’ gli uomini smettono di provarci con me.
- Quelli che smettono non sono uomini ma banali maschi, Elisa. – sbuffò arrabbiandosi Letizia – Solo imbecilli che si arrendono e non sanno cosa si perdono.
- Grazie piccola. – le sorrise grata – Adesso iniziamo… Mi dici su che testo, di quale autore, state studiando?
- Certamente…
Letizia ed Elisa lavorarono sull’argomento di Italiano che la ragazzina non aveva capito senza interruzioni per due ore circa.
Elisa era molto paziente e divertente, aveva trovato un testo simile a quello usato dalla scuola di Letizia ed era riuscita ad interessare e divertire la ragazzina, facendole comprendere nel dettaglio ciò che il suo insegnante di italiano non era riuscito a fare.
Alla fine della ripetizione, Letizia abbracciò felice Elisa.
- Grazieeee… Grazieee… Grazieeeeeeeeeeeee!!! – le disse felice – Domani ho una verifica e temevo di prendere un brutto voto.
- Hai preso appunti, tesoro? – le domandò ricambiando l’abbraccio.
- Sì, soprattutto nei punti dove avevo più dubbi. – la baciò sulla guancia – Sei una professoressa eccezionale, sai?
- Sei troppo gentile. – arrossì felice del complimento – Mi piace insegnare.
- Mi piacerebbe averti come professoressa, con te sarebbe una figata imparare.
- Peccato che mi sia preclusa l’opportunità di insegnare in una scuola “normale”. – sospirò alzandosi, Perla si mosse dal suo cuscino mugolando – Non fraintendermi, adoro la scuola dove lavoro e amo i bimbi e i ragazzi che ho conosciuto in questi anni. A volte mi piacerebbe potermi mettere più in gioco.
- Credo di aver capito. – annuì – Io… Posso continuare a venire da te per le ripetizioni di italiano?
- Ogni volta che vuoi, almeno mi fai compagnia.
- Grazie prof! – la abbracciò di nuovo – La mamma mi ha chiesto di dirti quanto ti devo per la ripetizione.
- Mmmh… un abbraccio e un favore. – rispose ridendo.
- Ok… - stette al gioco Letizia.
- Mentre vado a farmi una doccia, potresti portare fuori Perla? – domandò implorante Elisa.
- Sì! – annuì Letizia – Posso giocare un po’ con lei?
- Certo! Perla adora giocare! Vicino alla sua cuccia, dovrebbe esserci una scatola con i giochi. Ama le palline.
- Ok… - Letizia si avvicinò alla scatola dei giochi e prese una pallina, scatenando subito la gioia in Perla che le camminava vicino scodinzolando.
- Dal rumore che fa la sua coda, credo che Perla non veda l’ora di giocare con te.
- Lo credo anch’io. – rise felice la ragazzina – Posso lasciare gli appunti un attimo qua, Elisa?
- Certo! Prenditi pure il tempo di cui hai bisogno. – le dette un mazzo di chiavi – Io vado a rilassarmi in doccia.
- Grazie. – sorrise mettendo le chiavi dell’appartamento in tasca.
- Ciao Perla, ciao Tizia. Mi raccomando Perla, dai ascolto alla bimba.
Perla uggiolò, e Letizia si imbronciò un attimo al termine “bimba”, Elisa se ne accorse e disse:
- Non è un’offesa la mia. È che sei giovane ed io, da buona toscana, ti chiamo “bimba”.
- Capito…  - sorrise Letizia – Noi andiamo… Ciaoooooo…
- Ciao.

Letizia e Perla uscirono dall’appartamento, Elisa si diresse verso il bagno canticchiando a mezza voce.
Letizia le piaceva, era una ragazzina vivace e intelligente. Aveva molto potenziale.
Pensando alla cena con Rocco e sentendosi improvvisamente impacciata ed imbarazzata all’idea di passare una serata con un uomo e, a giudicare da ciò che le aveva raccontato Alice, “che uomo”.
Sospirando, si infilò dentro la cabina della doccia lasciando che l’acqua le accarezzasse con dolcezza la pelle.
Insaponandosi, si rese conto che aveva bisogno di un restailing estetico. Non doveva forzatamente finirci a letto insieme; ma… se fosse successo… sarebbe stata pronta.
Ridendo della sua stupidità, la giovane donna finì di lavarsi e, avvolta nel suo accappatoio verde acqua, prese il telefono e chiamò la sua amica estetista.
- Pronto? – rispose Alice – Elisa, tesoro, tutto ok?
- Tutto ok… - la rassicurò sentendola agitata – Alice scusami per il disturbo ma…
- Nessun disturbo sciocca! – la interruppe – Hai bisogno di un passaggio? Sei rimasta per troppo tempo a scuola e ti hanno lasciato a piedi? – rise l’amica, visto che era successo spesso.
- No, sono a casa… La spesa ce l’ho, non mi manca niente. E’ che… - arrossì a disagio – Ho una specie di appuntamento stasera ed avrei bisogno sì… di una mano dall’estetista.
- Arrivo subito tesoro! – rise felice Alice – Lascio Lele a Federico, dammi un quarto d’ora.
- Ok. Ti aspetto, intanto preparo.
Elisa, indossando un completino intimo, prese il suo bastone bianco e si diresse verso la stanza che aveva adibito a studio e che era ancora mezza vuota.
Lì, aveva messo il lettino da massaggi che le aveva regalato il suo ex-fidanzato per un qualche Natale, lo trovò nel suo imballo e lo sistemò rapidamente al centro della stanza.
Da un cassetto della cucina prese un telo di plastica e lo posizionò sulla scrivania, così Alice avrebbe potuto appoggiare le sue cose senza paura di macchiare e/o sporcare niente.
- Amo’… - la chiamò Federico che stava giocando con il bambino – Che succede?
- Mi ha chiamato Elisa.
- Tutto a posto sì? – chiese preoccupato.
- Sì amore… - annuì – Ha bisogno di un restailing estetico.
- Oooh appuntamento?
- Credo di sì. – si chinò a baciarlo dolcemente sulle labbra – Era anche l’ora.
- Direi de sì! – annuì lui – Vai e falla bella.
- Agli ordini! – rise lei uscendo di casa con il necessario per trattare la sua amica.

Nell’androne, Alice incontrò Letizia con la sorella Luna e Perla.
Si salutarono con un sorriso, le ragazzine uscirono ed Alice salì fino al piano dove abitava la sua migliore amica. Trascinando il trolley, raggiunse la sua porta e suonò.
- Aly, sei tu? – chiese dall’interno.
- In persona. – rispose l’estetista.
- Entra, scusa ma in intimo. – nella casa di Elisa c’era un bel sole, anche se non poteva vederlo, la ragazza amava sentire la luce sul viso.
- Come sei bella. – si abbracciarono – E un po’ pelosetta. – la prese in giro – Andiamo… Abbiamo molto lavoro da fare.
- Antipatica! – finse di offendersi Elisa che, in realtà, stava ridendo.
- Ho visto Perla con le figlie di Luisella.
- Hm. Hm. – annuì portandola verso lo studio – Tizia mi ha chiesto aiuto per delle cose di italiano ed io le ho chiesto se poteva portare giù Perla mentre mi facevo una doccia.
- Hai fatto bene. – Alice osservò lo studio in fase di restauro, i suoi occhi caddero sul lettino e continuò – Ma questo…
- Sì, è il regalo del cretino. – annuì – Ma oggi torna comodo, no?
- Perfetto! – sorrise l’estetista – E sentiamo… - indagò facendola accomodare – Con chi hai un appuntamento?
- Vuoi saperlo davvero? – mormorò a disagio la professoressa.
- Assolutamente sì! – rise Alice mettendo a scaldare la cera.
- Con Rocco. – rispose in un sussurro.
- Rocco-Rocco?! – chiese sobbalzando.
- Sì, il cuoco nudo.
- Ah però! – ridacchiò – Un rientro in pista col botto.
- Alice. – la chiamò dopo qualche secondo di silenzio.
- Dimmi tesoro.
- Sii onesta.
- Lo sono sempre.
- Descrivimi Rocco.
- Come ti ho descritto Federico? – chiese per capire.
- Sì. – annuì, grazie alle parole della sua amica, Elisa aveva un’idea su come fosse fatto il suo compagno: non tutti gradivano essere toccati per essere “visti” attraverso i polpastrelli di un non vedente.
Federico non si era rivelato uno di quelli, non appena era entrato in confidenza con Elisa, le aveva preso le mani di lei e si era lasciato toccare il viso in silenzio. Alla fine, Elisa, aveva mormorato “sei più carino di come ti ha descritto Alice, sai?”. E lì, erano diventati amici per la pelle.
- Vediamo… - iniziò Alice stendendo la ceretta tiepida sulla gamba dell’amica – Rocco è alto circa 1.90, ha un fisico molto muscoloso. E’ un patito del cardio fitness e si fa aiutare da Federico che sa essere un duro personal trainer. – sorrise – Ha i capelli castano scuro, tendenti al nero. Li porta lunghi e scomposti sulla testa. Ha un viso dai tratti mascolini, molto marcati. Belle labbra piene, occhi grandi e di un azzurro profondo.
- Ah però… - borbottò Elisa con la gola secca – Non l’hai guardato per niente, eh?
- Mi hai chiesto tu di descriverlo. – borbottò arrossendo la ragazza iniziando a strappare via i peli superflui.
- E Fede lo sa? – sobbalzò Elisa.
- Sa cosa? – chiese chiudendo la cartina con i peli.
- Che Rocco ti fa questo strano effetto, che lui ti trova attraente.
- No. Non lo sa. Rocco è un farfallone, ci prova con tutte. – si difese continuando a depilare l’amica – Oddio scusa… - borbottò dopo alcuni secondi – Ho detto una cazzata.
- Tranquilla. – mormorò Elisa colpita dalle sue parole.
- Non lo conosco così bene. È che… fa il provolone con me ogni volta che lo incontro.
- È affascinante? – domandò.
- Molto. Ascolta una sua trasmissione. Ne vale la pena. – le disse massaggiando la zona depilata con l’olio.
- Lo farò, grazie. – rispose senza calore Elisa, le parole di Alice l’avevano in parte ferita e in parte convinta di non stare facendo la cosa giusta.

L’estetista, conoscendo bene la professoressa, rispettò il suo strano silenzio e continuò a lavorare fino a quando arrivò alla zona bikini.
- Facciamo anche l’inguine, tesoro? – domandò.
- Fa come vuoi. – rispose stringendosi nelle spalle – Non ho nessuno che può restare spaventato dai peli in eccesso. – concluse girando la testa di lato.
- Daiii… - la pregò l’amica – Non volevo ferirti Elisa. Le tue parole mi hanno punta sul vivo. Federico è un ragazzo splendido. Lo amo da morire e sono felice di essere andata a vivere con lui. Lele occupa gran parte delle mie giornate. E… trovare chi ti fa dei complimenti… ti fa sentire donna, nonostante i capelli arruffati e tracce di pappa spiacciate addosso non è facile, è lusinghiero.
Un sospiro fu il preludio al pianto disperato di Elisa. Alice lasciò quello che stava facendo ed abbraccio forte la sua amica, facendola sfogare.
- Ehi… Ehi… - la cullò – Perché piangi?
- Perché vorrei trovare anch’io qualcuno che mi trova carina nonostante tutto.
- Impossibile. – le asciugò gli occhi – Tu non puoi essere solo carina, sai? – la baciò sulla fronte – Sei così bella, Ely.
- Mi sento orribile. – sospirò ancora – Le parole del mio ex mi hanno ferita così tanto che ancora non ho ritrovato fiducia in me stessa.
- E tu buttati. – la cullò ancora – Ritrova la fiducia in te stessa. Fatti una bella scopata stasera.
- E se…
- Ah no. Una scopata non l’amore. – la bloccò – Per quello troverai il ragazzo giusto. – le sorrise – Lui non è quello giusto per creare insieme una famiglia.
- Dici?
- Non è ancora pronto. – annuì – Poi ci sta che tu sia la spinta necessaria a farlo crescere. Ely, abitare con te amarti è pesante a volte.
- Lo so. – annuì – Ne sono consapevole. Per questo sono venuta a vivere qua. Stavo esaurendo il matrimonio dei miei.
- Promettimi che sarai te stessa con lui. – le accarezzò dolcemente la guancia – Non farai la splendida come hai fatto con gli altri ragazzi con cui ti ho vista. Non ti chiudere. Fai capire a Rocco cosa vuol dire avere la tua disabilità. Non dare per scontato che lui sappia. Parla con lui. Fagli conoscere il tuo mondo e permettigli di guidarti nel suo.
- Io…
- Come hai fatto con Federico. – concluse Alice.
- Come ho fatto con Federico. – annuì meditabonda Elisa – Aly… - la chiamò dopo qualche minuto.
- Dimmi tesoro.
- Mi piace Federico. – sorrise – Mi piace il modo che ha di amarti e rispettarti, - continuò – di ridere e prenderti in giro. È la persona perfetta per stare con te. Quella che avrei scelto io per te. Sono felice che sia al tuo fianco e non al fianco di qualche stronza che l’avrebbe reso infelice.
- Oooooooooohhhhhhhh Elyyyyyyyyyyyy!!! – fu Alice che scoppiò a piangere, commossa dalle parole di quella ragazza che considerava una sorella.
- Ti sei offesa… Arrabbiata? Alice io…
- Ma scherzi? Sono felice! Hai detto cose bellissime… All’inizio pensavo tu volessi dirmi che sei innamorata di Federico, poi ho capito…
- Gli voglio bene. – annuì – È il primo che ha saputo accettarmi per quello che sono.
- Una rompiscatole.
- Esatto! – rise di gusto – Hai finito Aly? – chiese con un sospiro.
- Quasi… -  le dette una pacca amichevole sulla coscia – Occupiamoci anche del retro e poi passerò alle ascelle ed alle sopracciglia.
- Sei cattivissima. – rabbrividì Elisa girandosi.
- O per bene o per niente, cara. – le disse ridendo.
Alice era felice per la sua amica, forse Rocco non sarebbe stato l’amore della sua vita. Forse le avrebbe spezzato il cuore; ma Elisa aveva bisogno di un uomo vero, che la facesse sentire speciale, in grado di restituirle fiducia in lei in quanto donna. Quella fiducia che quell’infame del suo ex le aveva strappato via urlandole contro “non posso passare il resto della mia vita con una storpia”.
Lei c’era quand’era successo. Ed aveva raccolto i pezzi della sua amica, uno ad uno. Ricomponendola lentamente.
- Tesoro mio. – le disse d’un tratto – Ho finito.
- Grazie Aly. – sorrise grata – Mi sento più leggera adesso.
- In effetti, sembravi un diavolo orsino. – rise
- Ah ah ah. Simpatica! – le fece la linguaccia – Devo farmi un’altra doccia?
- No. Ho usato una cera speciale e ti ho pulito con dell’olio apposta. Sei liscia come il sederino di Lele.
- Ma grazie… - le sorrise felice – Aly… Quanto ti devo? – domandò indossando la vestaglia che aveva posato sulla sedia.
- Io… - Alice si morse la guancia, certo due soldi le avrebbero fatto comodo; ma… chiederli a lei le scocciava proprio – Mi daresti il permesso di usare questa stanza per le mie clienti? – chiese di getto – A casa non ho posto. Qui potrei lavorare… Quando… Quando tu non ci sei, ovviamente.
- Perché no? – sorrise Elisa – Io passo sette ore a scuola ogni giorno. Mi piacerebbe che tu riuscissi a sfruttare al meglio il tuo potenziale. Sei così brava, Aly.
- Grazie… - si mosse a disagio – Ne parlerò con Fede, poi ti dirò. Tanto il bimbo va all’asilo la mattina, potrei cercare anche qualche mamma che non ha voglia di fare lunghe file dall’estetista.
- Mmmh chiederò anche tra le mie di mamme. – annuì – Sono certa che avrai un gran successo.
- Ma ti scoccia?
- Ascolta Aly, pulisci tutto dopo aver finito? Tieni in ordine le tue cose e il lettino?
- Lo giuro, croce sul cuore.
- Ottimo. La stanza è tua.
- Ottimo! – ripeté felice l’estetista.
Le due amiche si abbracciarono, l’estetista ripose tutti i suoi oggetti dentro il trolley e salutò l’amica in cucina intenta a farsi una tazza di tea.
- Grazie di tutto, Aly. – le sorrise mentre si salutavano.
- Ma figurati. È stato un piacere esserti d’aiuto. – la baciò sulla guancia morbida – Stai attenta e divertiti stasera.
- Farò del mio meglio. Senza pensare. Agirò e basta.
- Ok. – annuì poco convinta la giovane donna, poi si accomiatò lasciandola sola.
Elisa sospirò a lungo, aspettò che il bollitore fischiasse e si servì una tazza di tea agli agrumi. Era molto tesa e sperava vivamente che la serata andasse nel migliore dei modi.
Aveva paura di sé stessa, temeva di lasciarsi andare troppo e di far scappare a gambe levate Rocco.
- Ooh Perla. – borbottò non ricordando che la cagnolina era fuori con Letizia – In che guai mi sono ficcata! – non ottenendo nessun suono in risposta, Elisa si preoccupò che la cagnolina non si sentisse bene; fino a quando la porta si aprì lasciando entrare la ragazzina e la cagnolina.
- Ely, - parlò Letizia – siamo tornate…
- Ciao ragazze! – le accolse con un sorriso – Sono in accappatoio, se non ti sconvolgo troppo puoi venire in cucina.
- Ma che scema sei! – rise Letizia – Perla è stata un angelo! – disse – Posso rubarti un bicchiere d’acqua?
- Ma certo! – annuì – Fai da sola oppure hai bisogno di aiuto?
- No grazie… Credo che la tua cucina sia simile a quella della mamma. – ridacchiò aprendo a colpo sicuro lo sportello con i piatti ed i bicchieri.
- E credo di sì. Più o meno saranno tutte fatte uguali queste cucine. – annuì Elisa bevendo a lenti sorsi il suo tea.
- La tua è molto bella. Secondo me è organizzata meglio di quella di Ivan e della mamma.
- Sai, io non ricordo sempre di preciso dove metto le cose. Per aiutarmi ho creato uno schema ed ho etichettato tutto quello che potevo. – sorrise – Almeno vado a colpo sicuro. Pasta, scatole, cereali. Ognuno al proprio posto.
- Ottima organizzazione. – sorrise Letizia, felice di riuscire a parlare con Elisa normalmente. Temeva di sentirsi imbarazzata a causa della disabilità della giovane donna; ma Elisa era serena e non faceva minimamente pesare il suo essere diversa. – Grazie di tutto, prof. Io ora devo andare.
- Ok Lety. – le sorrise – Grazie a te e torna quando vuoi.
- Grazie…

Letizia salutò con un caloroso abbraccio Elisa, prese le sue cose sul tavolo e, dopo aver coccolato Perla, lasciò l’appartamento della giovane donna canticchiando a mezza voce.
La professoressa sospirò, l’orologio in soggiorno suonò le sette di sera. Aveva circa un’ora per finirsi di preparare.
Senza indugiare oltre, sciacquò la tazza ed il bicchiere e andò in camera per vestirsi.
Dalla sua cabina armadio, prese una gonna a balze nera corta sul ginocchio; un top rosa antico ed un incrociatino nero, tipo quelli che usava quando faceva danza.
Indossò le autoreggenti, poi il completo che aveva scelto.
- Ooh Perla. – gemette parlando con la cagnolina – Cosa darei per potermi vedere.
Il Labrador mugolò e le dette una zuccata come a volerle dire che era bellissima, Elisa sorrise e si passò un gloss rosa chiaro sulle labbra.
Alle venti, puntuale, Rocco suonò alla porta.
- Eccomi qua! – si annunciò il cuoco nudo non appena lei aprì la porta – Sono puntuale?
- Puntualissimo. – sorrise lei facendolo accomodare – Spero di non aver esagerato nell’apparecchiare. – disse a disagio.
Rocco guardò il tavolo in sala, era apparecchiato in modo ricercato ma elegante. Sorridendo per il tocco di femminilità di lei, rispose:
- È perfetto! – le porse una rosa – Come te.
- Oooh grazie… - Elisa arrossì, si portò la rosa alle labbra – Hai avuto un pensiero molto carino.
- Mi fa piacere. La rosa è rossa, amo sceglierne di tonalità più scure rispetto agli standard.
- Mi piacevano molto le rose rosso scuro. – sorrise con malinconia – Dopo uno spettacolo i miei genitori me ne facevano sempre recapitare un mazzo in camerino.
- Ma facevi anche classica? – le domandò aiutandola a sedersi.
- Mio Dio no! – rise appoggiando con delicatezza la rosa sul tavolo – Mi dispiace per le candele a led. Capirai che…
- Sono molto belle. – la zittì prendendole la mano con dolcezza – Trovo che la tavola sia apparecchiata molto bene. Mi piace.
- Grazie Rocco. – Elisa sistemò il tovagliolo con garbo sulle gambe e, mentre lui prendeva gli antipasti, ansimò – Oddio che sbadata!
- Cosa è successo?
- Mi sono dimenticata il vino.
- Non è un problema. – la rassicurò – Ce l’hai o vuoi che salga in casa a prenderne io una bottiglia?
- È in fresco, ma sono una rincoglionita. – scosse la testa – Mi sono distratta perché volevo che tutto fosse perfetto e…
- Vado a prenderlo io. Tu stai comoda e, se vuoi, inizia a mangiare. – le dette un bacio sulla guancia – Ho chiamato questo piatto l’orologio dei sapori, puoi partite dall’alto, le ore dodici o dalle ore sei. L’importante è che mangi andando in senso orario.
- Mmmh… - gongolò sulla sedia – Qualcuno ha fatto i compiti.
- Mi sono informato sì. – ammise ridendo – Spero che la cosa non ti dispiaccia.
- Affatto. – scosse la testa – Mi lusinga. Nessuno lo aveva mai fatto per me.

Rocco, fiero dell’idea che aveva avuto, andò in cucina aprì il frigorifero e prese la bottiglia di vino rosso che trovò in bella vista. Lesse attentamente l’etichetta e si aprì in un largo sorriso: la ragazza aveva ottimi gusti.
- Eccomi. – si annunciò stappando il vino – Non hai mangiato?
- No… - sorrise – Aspettavo te…
- Grazie. Sai, hai scelto dell’ottimo vino.
- Ehm… Merito di mio padre. Io di vino ne capisco il giusto.
- Fai i complimenti a papà tuo allora. – le sorrise divertito dal suo disagio.
- Ok… - annuì – Rocco…
- Dimmi.
- Potrei togliere gli occhiali? – domandò – Sai, quando sono sola in casa non li porto mai. Sono pesanti ed iniziano a darmi fastidio.
- E dov’è il problema?
- I miei occhi. – spiegò – Non riesco a tenerli chiusi. È un riflesso incondizionato. Devo tenerli aperti anche se non vedo niente.
- A me i tuoi occhi non danno fastidio. E quegli occhiali sono veramente brutti. Dovresti proprio cambiarli.
- Uffaaaa!!! – gemette – Mi ha detto una cosa simile anche Alice prima che venissi a vivere qua.
- Quoto Alice. Sei giovane e bella. Quegli occhiali sembrano dire guardatemi, sono malata. Neanche mia nonna, pace all’anima sua, li avrebbe mai indossati.
- Ho capito. Ho capito. Al mio primo giorno libero, andrò al Centro Commerciale con Alice e prenderò un nuovo paio di occhiali.
- Ottimo!!! – annuì vigorosamente.

Il resto della cena trascorse serenamente, Rocco ed Elisa parlano di tutto e di niente. Lui le raccontò di come era nata la passione per la cucina, lei di come aveva iniziato a danzare.
Risero molto e bevvero più di quanto mangiarono. L’atmosfera era distesa e rilassata, era da tanto che Elisa non si sentiva così bene in compagnia di un uomo.
E Rocco, dal canto suo, era da tempo che non riusciva ad essere semplicemente sé stesso senza dover forzatamente dimostrare di essere un tombeur de femme.
- Accidenti quanto ho mangiato! – mormorò Elisa alla fine del pasto – Rocco, sei davvero superlativo in cucina.
- Felice di averti soddisfatto, principessa.
- Dai, ti prego, non chiamarmi principessa. – sorrise – Non lo sono affatto sai?
- Non volevo offenderti, scusa. – alzò le mani in gesto di resa – Di solito vi piace essere chiamate principesse.
- Io mi sento più una guerriera che una principessa. – si strinse nelle spalle lei – Questione di punti di vista. – concluse finendo il vino che aveva nel bicchiere.
- Beh… Warrior Princess, hai posto per il dolce?
- Mmmmhhh… - si morse le labbra lei – Il dolce sei tu? – il vino aveva inibito le sue barriere e Rocco restò per qualche minuto senza parole.
- Però… - mormorò – Sei una che va subito al sodo.
- Troppo esplicita? – sorrise – Scusa, è il vino che mi scioglie la lingua.- ammise.
- Sentiamola questa lingua… - concluse Rocco catturando le sue labbra per un bacio.
Elisa gemendo chiuse gli occhi e si lasciò guidare da lui in quella lenta e sensuale danza di labbra. Quando la lingua di lui sfiorò le proprie labbra, lei aprì la bocca permettendogli di entrare, per intrecciare la sua lingua a quella di lui.
Si separarono senza fiato; Rocco, appoggiando la fronte contro la sua, disse:
- È vero, il vino ti scioglie la lingua… mmm… - e la baciò di nuovo, fino a farla gemere di piacere.

Si separarono a fatica, Rocco prese il dolce dal carrello porta vivande e disse:
- Ho fatto un tiramisù rivisitato. Usando le fragole.
- Mmmh… - gemette lei umettandosi le labbra – Sai che il tiramisù è uno tra i miei primi 5 dolci preferiti?
- Ne sono felice… - le mise davanti il piattino – Aspetta a mangialo, ok?
- O… Ok… - ansimò lei.
Il cuoco nudo, prese un po’ di dolce sul proprio cucchiaino e lo avvicinò alla bocca di lei mormorandole roco di aprirla. Lei fece ciò che lui le chiedeva e restò senza fiato davanti all’esplosione di sapore che avvenne nella sua bocca. Rocco non le dette il tempo di fare niente, perché la baciò nuovamente sfiorando le sue labbra; i denti e la lingua con la sua, assaggiando il dolce mischiato al sapore di vino e di Elisa.
La giovane donna, ansimando, si allontanò da lui e, portandosi una mano sul petto, disse:
- Mai mangiato niente di più buono…
- A chi lo dici. – replicò lui che non stava riferendosi al dolce.
Lei sorrise ma, prima di permettergli di baciarla ancora, lo fermò dicendo:
- Aspe..t…ta…
- Tutto bene, tesoro? – domandò lui continuando a sfiorarla.
- Sì… - annuì – Io…
- Elisa, cos’hai?
- Vorrei toccare il tuo viso con i polpastrelli. Ho bisogno di “vederti”. – rispose d’un fiato.
Rocco scoppiò a ridere, le baciò il viso ovunque (occhi compresi) poi le prese le mani dicendo:
- A patto che io possa toccare te, nello stesso modo.
- Ok… - balbettò con un sorriso incerto.
Il ragazzo chiuse gli occhi e lasciò che le mani di lei, dapprima esitanti, danzassero sul proprio viso per sentirne i tratti e le caratteristiche.
Le dita di Elisa volarono lievi come farfalle sul volto maschio di Rocco, la prima cosa che sentì fu la barba di lui sulle guance; da lì iniziò ad esplorare il suo viso risalendo verso la fronte, trovando la pelle del cuoco morbida come seta.
Ingollando a vuoto, improvvisamente senza saliva, lei gli sfiorò gli occhi e la fronte, dove incontrò la morbidezza dei capelli per poi scendere verso il basso ad incontrare la carnosità delle labbra.
Rocco le prese le mani e le baciò, aveva il respiro corto, sembrava in apnea.
- Adesso basta… - la pregò.
- Io…
- Mi hai fatto eccitare solo toccandomi il viso. – ammise a disagio lui.
- Questo mi lusinga… - arrossì abbassando il viso Elisa.
- Ely… - le prese il mento tra le dita lui – Cosa vuoi fare adesso?
- Andiamo a letto? – gli sorrise audace, davanti al suo mutismo, continuò – Non era quello a cui stavi pensando, Rocco? Mi hai confessato di esserti eccitato… Pensavo che… Ecco… Ti andasse di…
I buoni propositi di Rocco vacillarono per alcuni minuti. Lei era così calda e sexy, rispondeva così bene alle sue carezze ed era talmente brava a baciare che anche durante il dolce aveva corso il rischio di perdere il controllo. Avrebbe voluto rifiutare; ma davanti al sorriso sexy di lei, gli ultimi buoni propositi di Rocco andarono a farsi benedire.
Aveva la certezza di aver bevuto un po’ troppo quella sera, non avrebbe voluto cedere alle lusinghe di Elisa; ma lei era una donna tremendamente sexy ed era abituata ad ottenere ciò che voleva.
E, in quel momento, voleva lui. Lo voleva con tutta se stessa.
Gemendo, il giovane uomo strinse nuovamente a sé il corpo morbido dell’insegnante, riprese a baciarla e toccarla, massaggiandole i seni; la schiena e i glutei, facendola gemere di piacere.
Lasciando una scia di abiti sul pavimento, Rocco la condusse fino alla camera da letto, al centro della quale c’era un enorme letto rotondo su base rialzata.
Quando Elisa toccò la base del letto, si risvegliò dalla trance e disse:
- Rocco aspetta!
- Che… - lui la guardò senza vederla.
- È un materasso ad acqua… - lo avvisò stendendosi sinuosa.
- Mmmmmmmmhhhhhhhhhh… - mugolò lui raggiungendola, un attimo prima di riprendere a baciarla.
Elisa gli accarezzò la schiena e il petto, gemendo quando la bocca di Rocco raggiunse un capezzolo turgido e lo succhiò voracemente.
- Non credo di avere più… - mormorò lui con la faccia affondata tra i seni di lei – Pazienza.
- Nemmeno io. – arrossì avvertendo un’onda di piacere avvolgerla.
- Ottimo… - sorrise contro il suo ventre lui.
La biancheria di entrambi finì a terra, Rocco si posizionò tra le gambe di lei e la penetrò con un unico e fluido movimento.
Elisa squittì di piacere, avvolse le braccia e le gambe attorno al corpo muscoloso di Rocco e si lasciò guidare da lui nei sentieri del godimento.
Si amarono per buona parte della notte, mai apparentemente sazi l’uno dell’altra e si addormentarono sfiniti ed abbracciati.

La prima a svegliarsi il mattino dopo fu Elisa, sentiva una strana sensazione di calore avvolgerla e non ricordava di preciso cosa fosse successo la sera prima.
Muovendosi nel letto, si scontrò con la schiena di Rocco e si svegliò completamente.
Inorridita per lo strano comportamento che aveva tenuto, si alzò rapidamente dal letto, si vestì ed andò in cucina.
- Oooh Perla! – gemette – Sono stata una facile… - si lamentò.
La cagnolina mosse la testa uggiolando, non capiva il perché della tristezza della padrona e non sapeva come aiutarla.
- Inutile piangere sul latte versato. – continuò stringendosi nelle spalle – Prepariamo la colazione dai...
Canticchiando a mezza voce, Elisa iniziò a preparare la colazione dimenticandosi della presenza di Rocco in casa sua. Lui la raggiunse dopo un quarto d’ora, con i capelli arruffati e in boxer.
- Ehilà… buongiorno… - la salutò sbadigliando – Cazzo che mal di testa… - gemette mettendosi seduto.
- Bevuto troppo? – chiese con un sorriso finendo di preparare le frittelle.
- Sì. – annuì massaggiandosi gli occhi – Ho vaghi ricordi della nostra cena… - le sorrise – Tu stai bene?
- Mai stata meglio. – sorrise mettendo le frittelle sul tavolo – Non sono brava come te, ma spero siano buone.
- Grazie… - le prese la mano e la baciò – Nessuna mi aveva mai preparato la colazione, sai? – e si chinò per baciarla dolcemente sulle labbra.
Elisa sospirò, rispose al bacio accarezzandogli dolcemente il collo e la guancia.
- È stato bellissimo ieri sera. – le disse sulle labbra – Sicura di stare bene? Ti vedo strana.
- Allora ricordi!
- Il tuo materasso ad acqua, io e te che abbiamo fatto il miglior sesso di sempre. – le rispose.
- Temevo che… - era a disagio e lui la prese teneramente in braccio.
- Ho solo un po’ di mal di testa… - la rassicurò cullandola – Ricordo tutto, perfettamente. Il calore della tua pelle, le magnifiche sensazioni di stare dentro di te. – la baciò sul naso, era arrossita – E vederti così… mmmmmhhhhhhhh…  - concluse mordicchiandole il collo.
- Rocco! – mugolò rabbrividendo, i capezzoli diventarono duri come sassolini.
- Lo so… devi andare al lavoro. – sospirò teatralmente senza smettere di abbracciarla.
- Lavoro? – ripeté lei – Oggi è il mio giorno di riposo.
- Veramente?!
- Mh. – annuì – Sì, mi ero dimenticata di dirtelo… - lo baciò – Ma se hai altri programmi, non devi per forza…
- Ssssssssshhhhhhhh. – la zittì – Non dirlo per favore. – le accarezzò la guancia – Usciamo un po’?
- Colazione. Doccia. Passeggiata. – lo pregò lei.
- Va bene. – rise Rocco lasciandola andare.

Fecero colazione ascoltando la radio, Rocco era affascinato da Elisa: dalla sicurezza che aveva in cucina, alla spontaneità dei suoi sorrisi, al delicato rossore della sua pelle.
- Rocco. – lo chiamò d’un tratto.
- Hm? – si riscosse – Scusa, ero distratto da te.
- L’ho notato. – rise alzandosi – Io devo sbrigarmi, Perla ha urgente bisogno di scendere.
- Va. Faccio io la cucina.
- Sicuro?
- Sì. Vai. – e la baciò.
Elisa tornò in camera, si fece una rapida doccia e si vestì indossando una tuta color antracite: la cosa più veloce che aveva trovato nell’armadio.
Spazzolandosi i corti capelli, cercò con i piedi le scarpe che erano finite sotto il comò addossato alla parete.
- Rocco… - chiamò andando verso l’ingresso – Io esco…
- Ok. – le rispose lui, ma la voce proveniva dalla sala e non dalla cucina.
- Oh… Sei qui? – gli sorrise
- Sì, ho messo a Perla la bardatura, si chiama così vero?  - Elisa annuì, preoccupata dalla strana freddezza di Rocco – Senti, - era a disagio e si muoveva dondolando il peso del corpo da un piede all’altro, Elisa lo sentiva distante anni luce – mi sono ricordato di avere un impegno di lavoro. Devo andare.  – annunciò d’un fiato, lei stata per rispondere ma lui proseguì rapidamente - Ti è arrivato un messaggio sul cellulare, era Alice. Visto che ti parte la lettura automatica non ho potuto fare a meno di sentirlo. Se non ti dispiace, prendo le mie cose e vado via.
- Ok… - annuì lentamente lei - Mi dispiace che non possiamo stare insieme; ma capisco… Grazie di tutto…
Rocco strinse gli occhi osservandola con malcelata rabbia; poi raccolse i suoi oggetti personali, salutò Elisa ed uscì di casa senza dire una sola parola.

Elisa, sconcertata dal suo comportamento, prese le chiavi ed il suo cellulare ed uscì dall’appartamento.
Parlando con Perla come era solita fare, scese e la portò a fare una lunga passeggiata anche lei aveva bisogno di schiarirsi un po’ le idee.
Appena raggiunse una zona di prato in ombra, prese il cellulare dalla tasca e lo sbloccò andando ad ascoltare i messaggi che aveva ricevuto.
“Elise’… Come è andata la serata con Rocco?” la voce di Alice era strana, sembrava preoccupata “Spero che si sia fermato tutto ad una semplice cena… E’ vero che ti ho consigliato di buttarti e rimetterti in gioco; ma sei sicura che lui sia quello giusto?” ci fu un attimo di silenzio “Sai che lui è tipo da una carotina diversa ogni giorno… E tu, sei ancora molto fragile dopo la rottura con l’idiota. Non vorrei che ti spezzasse anche lui il cuore…” e il messaggio si interruppe, la voce di Alice fu sostituita da quella di Federico che mormorò molto arrabbiato un “Fatti li cazzi tui”.
La giovane donna restò per qualche minuto con il cellulare in mano, tremando di rabbia. Per colpa della sua migliore amica, qualcosa si era incrinato nel suo rapporto (“ma quale rapporto scema”, borbottò una voce nella sua testa), con Rocco.

Piangendo di rabbia, Elisa si accasciò sul fianco di Perla zuppando tutto il pelo della cagnolina di lacrime amare. Perla accolse lo sfogo della padroncina sospirando tristemente, le leccò via le lacrime dalle guance e la lasciò sfogare, era solo un cane altro non aveva possibilità di fare.
Fu Federico a trovarla circa una mezz’ora dopo, semi svenuta, mentre stava andando a correre.
- Elisa! – urlò correndo verso di lei – Ohi. Nun me fa scherzi, eh!?
Il ragazzo la girò dolcemente, togliendola dal fianco di Perla, Elisa aveva gli occhi chiusi e respirava con difficoltà, le sue labbra stavano diventando pericolosamente blu. Lui sapeva che in seguito alle operazioni subite aveva difficoltà a respirare e, di tanto in tanto, era soggetta a gravi apnee.
- Te prego no. – la scosse cercando di farla riprendere – Nun so che fa! Svejiate… Su ragazze’!
- Federico buongiorno. – lo salutò Rocco che stava facendo il suo jogging mattutino.
- È il Cielo che te ne manna! – lo accolse – Aiuteme!
- Eh? – si fermò di colpo il cuoco – A fare che?
- Ma che unno vedi?
- Che non stai con Alice? – fece un sorriso crudele – Sì, l’ho visto ma tanto io sono quello da una carotina diversa tutte le sere. Non ti giudico mica.
- Hai ragione a esse incazzato, ma non è er momento questo.
- Hm?
- Elisa ha una crisi, nun respira e io nun so che fa.
Senza pensarci due volte, Rocco si inginocchiò di fianco a Federico, gli strappò Elisa dalle braccia e la stese a terra. La liberò dagli indumenti stretti e, dopo averle reclinato all’indietro la testa, soffiò l’aria nei polmoni della giovane donna fino a che notò che le sue labbra iniziavano a tornare rosa.
Elisa ingollò aria profondamente, tossendo, cercando di far gonfiare al massimo i polmoni, l’aria bruciava come acido ma lei continuò a respirare. Da lontano sentiva voci maschili chiamarla, ma non capiva di chi fossero.
Aprì gli occhi per un attimo e, come le era capitato in passato, vide il viso di Rocco chinato su di lei.
Rocco sobbalzò, gli occhi vacui di Elisa avevano preso vita per un momento, diventando del più incredibile verde che lui avesse mai visto.
Lei si aggrappò al torace di lui, cercando di respirare il più lentamente e profondamente possibile. Incapace di parlare, troppo emozionata per dare voce ai propri pensieri. Rocco la cullò con dolcezza, era ancora scosso per quanto era successo.

Elisa si riprese lentamente, lo aveva visto per un istante fugace e niente di quanto le aveva detto Alice avrebbe potuto prepararla: non era solo bello, era maschio ed era il tipo per cui la professoressa aveva da sempre perso la testa.
- Come stai? – le chiese aiutandola ad alzarsi.
- Mmh… - annuì – Meglio. È il Cielo che ti ha fatto passare da qui. – borbottò arrabbiata con se stessa per la sciocchezza compiuta.
- Ringrazia il tuo amico Federico. – rispose lasciandola andare, Elisa sentì improvvisamente freddo – Se non mi avesse chiamato lui, non ti avrei notata.
- Ed io sarei morta. – concluse stringendosi nelle spalle, Rocco e Federico sobbalzarono, la giovane donna chiamò Perla, pronta per andare via.
- Hai sentito il messaggio di Alice, eh? – domandò sottovoce Federico guardando la sua amica andare via.
- Sì. – annuì.
- Mi dispiace. – sospirò – Alice vuole molto bene ad Elisa e…
- Elisa è grande e vaccinata! – urlò la diretta interessata – E’ cieca e non sorda. E le piace Rocco. – la sua voce si affievolì – Le piace tanto… - e, con un singhiozzo, scappò via chiedendo a Perla di riportarla a casa.
- Alice è un’idiota e pure io. – gli sorrise triste il giovane geometra – Elisa è una ragazza speciale, Rocco.
- È una ragazza troppo speciale, Federico. – scosse la testa lui – Per un attimo ho visto il colore dei suoi occhi.
- Sì, nun te ‘o so spiegà perché nun ce capisco gniente. È una cosa che le succede quando ha crisi respiratorie molto grosse. È come se… il suo cervello facesse reset, come nei computer.
- Lei mi ha visto. – mormorò dopo un attimo di silenzio.
- E tu hai visto lei. Tu lei la vedi sempre. – borbottò dicendo l’ovvio.
- Già, ma non sono il tipo di uomo adatto a lei. Alice ha ragione. Sono un tipo da una botta e via. Non cerco l’amore né la donna della mia vita.
- Neanche io la cercavo. Poi ho trovato Alice. – gli sorrise Federico.
- Una famiglia. Dei figli. – storse la bocca – No grazie.
- Allora smetti di vederla. –lo pregò – Lei ti ha visto. E tu sei il suo tipo. Non solo esteticamente. Tu la prendi, l’ho visto da come si comporta con te.
Il ragazzo guardò per qualche minuto Federico senza riuscire a dire niente: aveva mille pensieri che gli circolavano in testa.
- Aaah Rocco e mo’ decidete. – lo redarguì – O sì o no.
- Io…
- Fatte trovà ogni giorno con una diversa. Nun esse più gentile con lei. Ignorala e nun salutalla più. fatte odià. Se non ti senti pronto a un impegno non permetterle di innamorarsi. Nun se lo merita.
- Già. – annuì, ma non sembrava convinto.
- Se è sì, corteggiala. Falla sentire speciale e unica. Me raccomanno: unica.
- Ok. Ok. Ho capito. – Rocco sorrise e lo salutò con un gesto della mano, senza aggiungere altro.
Il cuoco nudo tornò verso la palazzina rincorrendo i propri pensieri, non sapeva assolutamente come comportarsi: doveva ammettere che quella giovane donna gli piaceva, ma si sentiva veramente pronto ad un impegno serio?

Perso nei propri cupi ragionamenti, non si accorse che Elisa si era fermata a prendere la posta e le andò addosso, facendola rovinare a terra.
- Ahio… cazzo che dolore! – sbottò lei perdendo la sua compostezza, tremava di rabbia – Scommetto che la frase banalissima sarà “non stavo guardando” alla quale seguirà un attimo di silenzio imbarazzato quando noterai che sono cieca.
- Nessun silenzio imbarazzato. – le rispose facendola sobbalzare– Chi ti ha detto di fermarti come una cretina nel mezzo della stanza? Oltre cieca sei stupida. – le disse con cattiveria facendola alzare con uno strattone.
- Non sono una delle tue carotine. – ringhiò togliendo stizzita la mano da quella di lui – Non sono una stupida. – rispose alzando il mento in segno di sfida.
- Sì, lo sei. – annuì bloccandola contro la parete fredda – E io sono più stupido di te. – e la zittì con un bacio avido, che le tolse il fiato e la eccitò a tal punto da farla gemere di piacere.
Elisa, arrabbiandosi per la risposta del proprio corpo a quei baci violenti, morse il labbro inferiore di Rocco, stringendolo fino a che lo costrinse a staccarsi da lei.
- Non darmi mai più della stupida. – ansimò con gli occhi che mandavano lampi.
- E tu non osare mai più rivolgerti a me come hai fatto prima. – la minacciò per nulla spaventato dalla sua ira.
- Cos’hai, le tue sono gattine da salotto tutte borotalco e moine? – domandò ironica – Non sei abituato alle gatte selvatiche?
Un colpo di tosse imbarazzato interruppe i loro discorsi, era Luisella di ritorno dalla spesa.
- Non vorrei disturbare, ma siete nell’ingresso comune. E le vostre urla sono arrivate ben oltre il primo piano.
- Luisella… - gemette Elisa arrossendo – Io ti chiedo scusa.
- Sì, come ha detto lei. – si strinse nelle spalle Rocco salendo di corsa le scale.

Quando sparì dalla loro vista, Luisella chiese:
- Allora… cosa è successo tra voi?
- Niente. – borbottò stringendosi nelle spalle – Cena. Risate. Sesso. Litigata furiosa. Bacio. Altra discussione. Fine. – e si zittì, dirigendosi verso l’ascensore.
- Come? Come? Come? – la bloccò – Cena e sesso?
- Luisella, - sospirò – con tutto il rispetto ma non sei mia madre. Io sono grande, grossa e…
- Innamorata. – concluse la donna.
- Vaccinata, in realtà. – sorrise triste.
- Vuoi entrare a prendere una tazza di tea?
- No, grazie. – scosse la testa – Ho voglia di andare a casa.
- A fare cosa?
- A suonare il pianoforte. – rispose entrando nell’ascensore – Almeno fino alla prossima passeggiata di Perla.
- Sicura di…? – ma le porte metalliche si chiusero, interrompendo bruscamente la conversazione.
Luisella, si strinse nelle spalle, prese le buste della spesa ed entrò in casa dove trovò ad aspettarla la figlia più piccola in compagnia di una sua compagnia di scuola e di Ivan che stava preparando loro uno spuntino.
- Luna amore, - le sorrise – come mai a casa?
- Oggi c’è sciopero mamma. – rispose con un’alzata di spalle – Ivan ci ha accompagnato ma non ci hanno fatto entrare. Tizia e Lavinia sono in classe, le nostre maestre hanno fatto sciopero. – spiegò.
- Ooh capisco. – Luisella baciò Ivan – E la tua amichetta chi è?
- Mi chiamo Tosca e sono nuova. – arrossì la bimba – La mia mamma lavora e Luna è stata così gentile da invitarmi qua.
- Piacere di conoscerti Tosca. – le sorrise la donna – Hai chiamato la mamma?
- Sì, grazie al signor Ivan. Verrà a prendermi dopo pranzo, se per lei va bene.
- Ma certo che sì, tesoro! – rise Luisella – Adesso, scusate, ma vado a cambiarmi…
- Certo cara. E… - la bloccò – Quelle urla di prima?
- Mmh. – alzò gli occhi al Cielo – Vieni che te lo spiego.
- Arrivo… - si pulì le mani su un canovaccio – Bambine, il panino è pronto.
- Grazie Ivan. – risposero in coro continuando a giocare.
L’uomo seguì la “quasi” moglie in camera da letto, entrò e chiuse la porta per darle la giusta privacy mentre si stava cambiando.
- Erano Rocco ed Elisa.
- Eeeh? – sgranò gli occhi lui – Il macho nudo ha fatto colpo e non sa come togliersi la bella insegnante dalle costole? – ridacchiò.
- Mmh. Credo sia un po’ più complicato di così. – sorrise lei – Sembra che ci sia alchimia tra quei due.
- Non credo che Rocco sia il tipo giusto per Elisa.
- Ma tu che ne sai.
- Ecco… - storse la bocca – Vorresti un Rocco al fianco di una delle tue figlie?
- Vorrei qualcuno che le amasse. – si strinse nelle spalle – Un tipo alla Rocco di adesso potrebbe non piacermi, mi ricorderebbe troppo Orazio. – sorrise triste indossando un abbigliamento più comodo – Ma sexy come Rocco, beh… Sarei felice per loro. – concluse scoppiando a ridere.

Intanto, l’ascensore saliva lentamente verso l’alto ed Elisa restò in silenzio fino a che le porte si aprirono, era così arrabbiata con se stessa che continuava a tremare e Perla guaì avvertendo il suo strano stato d’animo.
- Pensavi davvero che fosse finita lì? – la aggredì Rocco non appena lei uscì dall’ascensore.
- Che altro devi dirmi che non hai già detto? Non sono responsabile del messaggio inviato da Alice. Io ho solo parlato con lei, dicendole della nostra cena. Lei è la mia migliore amica, è stata una delle poche persone che mi è stata vicina quando ho iniziato a rimettere insieme i pezzi rotti della mia vita, cuore compreso. All’inizio, mi è sembrata felice che mi preparassi, esteticamente parlando, per una cena. Quando le ho detto con chi avrei mangiato, qualcosa in lei è cambiato. – mandò la testa di lato – Mi è sembrata tipo gelosa. Quando le ho chiesto cos’avesse, lei mi ha messa in guardia sul tipo di uomo che sembri. – si pulì rabbiosamente una lacrima – Un farfallone mezzo cervello che passa da una sexy donna all’altra. – sospirò -  Ti chiedo scusa Rocco se ti ho messo in una situazione imbarazzante.
Davanti al dolore malcelato in quelle parole, la rabbia di Rocco evaporò e, incapace di dire altro, la fece passare e la osservò entrare in casa triste e sola. Lei non chiuse la porta e, notando che lui non la seguiva, disse:
- Posso offrirti un caffè?
- Grazie. – Rocco entrò in casa stando molto sull’attenti, era teso non sapeva cosa aspettarsi.
- Parliamo? – la voce di Elisa giunse dalla cucina dove stava preparando del caffè.
- Di che? – domandò rigido.
- Di…
- Noi? – chiese cinico.
- Mmmh no. – bofonchiò prendendo le tazzine – Non esiste nessun “noi”.
Quella frase lo gelò e lo sollevò al tempo stesso.
- Volevo essere sicuro. – rispose sottovoce.
- Mi sento in imbarazzo, Rocco. – sospirò sentendolo arrivare in cucina – Non volevo finisse così. È stata una serata magnifica, conclusa con una notte splendida. – sorrise immaginando l’espressione sorniona di Rocco.
- È stata meravigliosa anche per me, Elisa. – annuì lui raggiungendola – E’ stata diversa. Con te, è stato facile essere me stesso.
- Non ricordo l’ultima volta che ho avuto un appuntamento. Ero un po’… - la frase le morì sulle labbra perché la porta si aprì con un tonfo lasciando entrare i suoi genitori.
- Elisa! – era la voce della madre – Elisa tesoro, dove sei?
- Mamma? – la chiamò lei – In cucina, ma che succede perché sei… - ma non terminò la frase che la madre l’aveva avvolta in un abbraccio stretto.
- Dio che spavento mi hai fatto prendere. – mormorò la donna ansimando.
- Mamma! – si staccò dall’abbraccio – Ma cosa diavolo...?
- Il tuo dispositivo Elisa. – le spiegò il padre – Ricordi?
- Oooh! – la giovane donna arrossì fino alla radice dei capelli, aveva un dispositivo di allerta che si attivava in caso di crisi e chiamava i genitori.
- Amore, cosa è successo?
- Io… - sospirò lei – Un po’ di tristezza, ho pianto tanto e…
- Elisa. Dimmi la verità.
- Buongiorno signori De Marco. – si palesò Rocco.
- Ecco, Rocco può dirvi cosa è successo. Ho avuto un attacco di malinconia e lui mi ha rianimata.
- Veramente?
- Non so cosa sia successo. – arrossì a disagio lui – Stavo facendo jogging quando ho trovato lei e Perla.
- Ero uscita per una passeggiata mattutina. – spiegò Elisa ringraziando Rocco per aver retto la sua versione – Mi sono svegliata un po’ malinconica, stavo pensando ai nonni… - e un sorriso triste le aleggiò sulle labbra – Agli amici che non ci sono più e…
- Tesoro!  - la bloccò il padre – Ora come ti senti?
- Meglio papà. – sorrise scivolando tra le braccia dell’uomo – Credo di aver spaventato tantissimo Federico e Rocco. Ma ora sto bene.
- Non finirò mai di ringraziarti, Rocco Rispoli. – sorrise la madre di Elisa – Se non fossi passato tu, non oso pensare a cosa sarebbe successo a mia figlia.
- Non ho fatto niente. – rispose a disagio lui – Adesso vado a casa, ho bisogno di una doccia.
- Rocco… - lo chiamò Elisa.
- Dimmi Ely. – le fu vicino e lei lo abbracciò strettamente causando mormorii tra i suoi genitori.
- Grazie! – mormorò contro il suo petto muscoloso, poi si allontanò imbarazzata.
Lui non disse altro, sorrise ed uscì dall’appartamento di Elisa con uno strano miscuglio di emozioni nel petto.

Sospirando, Elisa raggiunse camera sua seguita a ruota dalla madre petulante.
- Elisa! – la bloccò.
- Dimmi mamma.
- Tu l’hai visto. – non era una domanda – Hai aperto gli occhi dopo la crisi e l’hai visto.
- Sì, mamma. – annuì con un sorriso e, pensò, “non solo l’ho visto, ma l’ho anche scopato” ma preferì tacere.
- Sei innamorata?
- Mamma! – alzò gli occhi al Cielo iniziando a spogliarsi – E’ un bel ragazzo, per quel che ho potuto vedere.
- Non solo è un gran bel ragazzo. È il tuo tipo.
- Era il mio tipo, mamma. – si arrabbiò Elisa – Nell’altra vita.
- Io…
- Basta. Sto bene, è stata una crisi passeggera. Respiro meravigliosamente e non ho bisogno di altro.
- Scusa, hai ragione… - sorrise la donna accarezzandole i capelli – Ascolta, vorresti venire a pranzo con noi?
- Mamma, per favore. – sospirò andando verso l’armadio – Non ho voglia di stare con mammina e paparino. Ho dei compiti da correggere. Mangerò un boccone veloce e poi mi metterò al lavoro.
- Sicura? – chiese preoccupata la donna non convinta di ciò che la figlia le stava dicendo.
- Sicurissima mamma. – annuì Elisa.
- Allora io e papà andiamo. – si arrese Nicoletta sospirando.
- Nico, andiamo! – la chiamò Antonio – Elisa sta bene, e noi possiamo andare.
- Arrivo Tonio. – replicò la donna – Ciao amore, chiama se hai bisogno.
- Tranquilla mamma. – la abbracciò – Ci sentiamo stasera.
- Ok… - la baciò sulla fronte.
- Ciao papone!
- Ciao amore. – rise l’uomo dalla sala.
I signori De Marco lasciarono l’appartamento di Elisa chiacchierando tra loro, erano sempre preoccupati ma la figlia aveva reagito bene alla crisi e non era necessario che si fermassero a farle compagnia; Elisa, sospirando, aspettò di sentire la porta di casa chiudersi, poi si diresse verso l’armadio dove teneva i soprabiti.
Leggendo le etichette in Braille, trovò ciò che stava cercando: lo spolverino grigio perla che indossò sopra la biancheria sexy che aveva indossato.
Restò in ascolto per alcuni minuti, per essere certa di essere sola, uscì dall’appartamento e raggiunse l’attico senza l’aiuto di Perla.
Suonò al campanello di Rocco che aprì dopo alcuni minuti.
-          Ehi, Elisa. – le sorrise – Tutto bene? Esci?
-          Mangiami! – rispose lasciando scivolare a terra il soprabito.
Rocco scoppiò a ridere, prese la mano che lei gli tendeva e la trascinò verso il proprio petto.
Divorandole le labbra di baci, la prese in braccio e la condusse fino alla camera dove la stese sul grande letto che troneggiava al centro della stanza.

Elisa si aggrappò alla maglietta di Rocco e lo tirò contro il suo seno, il cuoco nudo si era ripromesso di non cadere in tentazione ma con lei, così nuda e vogliosa nel proprio letto, non poteva (e non voleva) assolutamente resisterle.
Tempo niente, Rocco si ritrovò nudo e il contatto pelle contro pelle lo eccitò fino a fargli perdere il senno.
La biancheria di entrambi volò sul pavimento, Elisa graffiò il petto di Rocco e lo spinse con la schiena sul materasso, troppo eccitata per poter aspettare un minuto di più.
- Aiutami… - lo pregò mettendosi a cavalcioni sopra di lui, chinandosi a baciarlo.
- Mmmmm gattina… - mormorò lui prendendola per i fianchi – Lasciati guidare da Rocco… - la alzò leggermente e la guidò verso la propria eccitazione, non appena Elisa avvertì la punta sfiorare la sua apertura, si inarcò e lo accolse gemendo dentro di sé.
- Oooooooooohhhhhhhhhhh… - urlò di piacere lei appoggiando le mani sul ventre piatto e teso di lui – Sssssssssssssssìììììììììììììììììì… - reclinò la testa in avanti iniziando a muoversi lentamente.
- Gattina… Gattina… - ansimò Rocco sostenendola durante i suoi movimenti, toccando le sue gambe muscolose; i glutei sodi fino a passare ai fianchi e salire ai seni che prese tra le mani stringendoli con dolce forza.
- Mmmm… - dentro gli occhi di Elisa scoppiavano fuochi d’artificio, sentiva che l’orgasmo si stava avvicinando ed iniziò a muoversi più veloce, famelica –  DioRoccoèbellissimoooooooooo! – urlò aprendo gli occhi vacui raggiungendo l’estasi.
- Sì, gattina sì… - ansimò lui abbracciandola, gli spasmi della vagina di lei lo stavano mettendo a dura prova ma strinse i denti e riuscì a ribaltare le posizioni e, bloccandole le mani sopra la nuca, mormorò seducente – Ora sei mia, gattina selvatica… - e la baciò togliendole il fiato.
Elisa si aggrappò con le gambe al corpo di Rocco, mordendo il collo di lui non appena le lasciò andare le labbra, leccando la pelle che sapeva di sale lasciandosi andare e lasciandosi prendere selvaggiamente, senza paura di mostrare la sua vera natura selvatica.
Il giovane uomo sentì il sangue andare in fumo, sprofondò completamente in lei e la montò con forza e passione, portandola da una vetta di piacere all’altro senza farle riprendere fiato.
Ansimando e, ormai al limite, Rocco si fermò per riprendere fiato.
- Sei un vulcano, gattina… - mormorò dopo un bacio languido e dolce.
- Tu sei uno stallone da monta, Rocco… - sorrise felice, sudata e soddisfatta.
- Adesso, dopo tutti gli orgasmi tuoi gattina, tocca a me. – rise baciandola sul collo.
- Ihihihihihih… - fremette – Così mi fai il solletico…
- Gattina selvatica… - la baciò sulle labbra – Io… - Rocco uscì dal suo corpo accogliente e, dopo averla sistemata su un fianco, rientrò lentamente in lei – Non resisto più… - mormorò a denti stretti iniziando a muoversi con sempre maggiore urgenza e forza dentro di lei.
Elisa non replicò strinse con forza il lenzuolo tra le dita e, mordendosi le labbra, lasciò a Rocco libero accesso al suo corpo urlando il proprio piacere quando il cuoco raggiunse il suo.
Restarono per un lungo momento in silenzio, troppo concentrati sul proprio piacere e sui battiti affannati dei rispettivi cuori per riuscire a parlare.
Quando Rocco scivolò fuori dal suo corpo, Elisa si sentì improvvisamente vuota, allora si voltò e si strinse a lui.
- Gattina… - mormorò con voce roca, ancora più sexy – Sei una fonte infinita di sorprese.
- Nessuna ti aveva mai chiesto di essere mangiata?
- No. – rise – Nessuna, giuro. – Rocco si stese sulla schiena e se la trascinò addosso continuando ad accarezzare la sua pelle nuda.
- Hhhhhhhmmmmmmmmmm… - mugolò – Ora faccio le fusa.
Lui sorrise rilassandosi, gli piaceva la sensazione del corpo nudo e caldo di lei schiacciato contro il proprio, stava per darle un bacio sulla nuca quando la porta si aprì, lasciando entrare suo fratello.
- Wuèèèèèèè, cuoco nudoooo! Ci sei?
- Cazzo è Dado! – mormorò Rocco prendendo il copriletto.
- Rocco! – lo chiamò ancora – Ho visto la tua moto, dove sei?
- Arrivo Dado. – rispose mettendo un dito sulle labbra di lei – Ssshhh gattina… - le sussurrò – O vuoi che tutti sappiano…
- Sono affari nostri. – replicò baciando il dito sensuale – Se lo distrai, io scendo a casa mia.
- Riesci da sola?
- Ho il bastone laser. – sorrise notando il tono preoccupato – Rocco… Grazie… - e lo baciò dolcemente sulle labbra.
Rocco rispose al bacio poi raggiunse il fratello in cucina drappeggiandosi un lenzuolo addosso.
- Oooooooooohhhh alla buon’ora! – lo accolse Corrado – Ma…
- Sì, esatto. Non sono da solo e la signorina non vuole essere vista. – prese il fratello per un braccio e lo trascinò sul terrazzo, impedendogli di vedere dentro casa – Gattina. Via libera. – disse rivolto ad Elisa.
La professoressa, lasciando di proposito la sua biancheria, prese lo spolverino a terra e, dopo averlo indossato lasciò l’appartamento del cuoco.
- Via libera. – sorrise Rocco dopo che lei fu uscita.
- Gattina, eh? – bofonchiò il fratello – Fosse che fosse la volta buona e mio fratello mette la testa a posto.
- Ma vattene va! – sbottò il cuoco – Vado a farmi una doccia, tu prepara tutto per la registrazione.
- Agli ordini capitano! – rise Corrado, non aveva mai visto il fratello così felice; mentalmente ringraziò la misteriosa ragazza che era andata via dall’appartamento del fratello e pregò di trovarcela più spesso perché aveva su di lui proprio un bell’effetto.
Rocco, felice, si chiuse in bagno e si concesse una lunga doccia tonificante. Elisa era complicata, ma con nessun’altra si era sentito completo come con lei.
Pulito e carico, il giovane uomo tornò in cucina con indosso solamente il suo completo sexy da chef.
- Wuelààà fratellino. – rise Dado indicandogli il petto – La signorina è davvero una gattina in calore.
- Tutta invidia la tua. – ridacchiò lui nascondendo il graffio dietro la pettorina del grembiule – Pronto? Dai che iniziamo…
- Prontissimo… - annuì Dado prendendo posto dietro la camera da presa.
Elisa si era rifugiata in casa con il fiatone, dopo essersi fatta una lunga doccia ed essersi vestita, era andata con Perla in giardino per un’altra rapida passeggiata.
Fuori trovò la famiglia Guerra che si stava preparando per una passeggiata in bicicletta.
-          Forza Cinzia, sbrigati.
-          Andrea. Smettila. – sbottò – Non sono dell’umore giusto oggi.
-          Buongiorno signori. – li salutò togliendo la bardatura a Perla, si era portata il suo bastone bianco, così da lasciare libera la cagnolina di giocare.
-          Signorina De Marco. – la salutò rigido Andrea.
-          Oooh Elisa. – le sorrise Cinzia – Vuoi un po’ di compagnia? – la supplicò.
-          Sì, grazie Cinzia. Mi farebbe davvero piacere. – sorrise con dolcezza ed Andrea sobbalzò – Se al signor Guerra non dispiace prestarmi la sua bella moglie per una banale passeggiata.
-          Ecco io… - iniziò burbero l’uomo ma, davanti all’espressione della giovane donna, capitolò immediatamente – Nessun problema signorina De Marco. Si goda la passeggiata.
-          Grazie signor Guerra! – Elisa si illuminò in un magnifico sorriso che fece arrossire l’uomo fino alla radice dei capelli.
Le due donne si allontanarono lungo il sentiero, seguendo Perla che abbaiava felice.
-          Certo che ci sai fare con gli uomini, ragazzina. – rise d’un tratto Cinzia.
-          Perché? – chiese la professoressa muovendo il suo bastone sul terreno.
-          Beh… hai convinto con un sorriso, e che sorriso, mio marito a smetterla di rompere le balle con la biciletta. Impresa non da poco. – ridacchiò – Anche nostro figlio ha delle difficoltà a spuntarla su Andrea.
-          Spero di non aver fatto qualcosa di sbagliato. – arrossì a disagio – Dal tuo tono di voce, mi era sembrato di capire che non avevi voglia di andare in bici. Sai… - mandò la testa di lato – Non vedendo non sempre è facile capire le sfumature di una voce.
-          Hai capito perfettamente invece. – annuì la donna – Andrea è un despota e oggi non avevo proprio voglia di andare in bicicletta. Meglio due passi con te, signorina.
-          Grazie. – sorrise grata Elisa.
Camminarono per alcuni minuti in silenzio, poi Cinzia riprese a parlare:
-          E insomma… Cos’è successo tra te e il cuoco nudo?
-          Mh? – Elisa si strinse nelle spalle – Un po’ di acredine. – spiegò.
-          E quella, tesoro, la chiami acredine? – rise – Quand’ero giovane io si chiamava in un altro modo.
-          Perché?
-          Urla. Parole grosse e poi silenzio. – ridacchiò – Quella mi sembrava più una pomiciata che acredine.
-          Cinzia. Ma figuriamoci. – finse di offendersi – Un uomo come Rocco che osa darmi della cretina e io che poi lo bacio?
-          Io uno come lui non solo lo bacerei, signorina. – ansimò la donna con le guance in fiamme.
-          Eeeeeeeeeeehhhhh… - sospirò teatralmente – Vorrei poterlo vedere. 
-          Oddio scusa…
-          Ma figurati. – le sorrise – Comunque stavo scherzando… Rocco, bacia benissimo. – le confidò.
Cinzia, con la bocca aperta per lo shock, stava per farle altre domande, ma il cellulare di Elisa squillò facendole sobbalzare.
Il numero non era tra quelli in memoria, la ragazza rispose dopo essersi allontanata di qualche passo.
-          Pronto?
-          Gattina!
-          Ciao… - borbottò arrossendo – Non sono sola…
-          Tranquilla, nemmeno io. – sospirò, in sottofondo Elisa sentì la voce di Dado – Sto finendo di girare la puntata di oggi.
-          Ottimo. – sorrise a disagio – Sono felice che hai trovato un minuto per me. Ma non dovevi, sai?
-          Mi andava di chiamarti. Sentire la tua voce è più piacevole piuttosto che ascoltare le cazzate di mio fratello. – sospirò – Volevo avvisarti che vuole provarci con te.
-          Ancora?! – gemette – Non ha capito che non mi interessa?
-          Evidentemente no. Ma posso capirlo, sai? – Elisa restò in silenzio, colpita dalle parole di Rocco, lui ridendo continuò - La gattina selvatica è in imbarazzo. Quanto darei per poterti registrare.
-          Ma dai, smettila… - gemette – E’ frustrante non poterti chiamare in alcun modo! Come hai avuto il mio numero, eh?
-          Rubato dal cellulare di mio fratello. – rise – Potrei essere il tuo gattone?
-          Gattone?! – rise lei in imbarazzo – Ma figurati.
-          Ci vediamo stasera? – domandò sorridendo come un cretino.
-          Sì. Alle 20 da me? – sussurrò a disagio.
-          Tu fatti trovare pronta. – arrochì la voce Rocco – Ho voglia di mangiarti.
-          Dio… - mugolò appoggiandosi ad un albero – Anche adesso sono pronta per essere mangiata! – confidò.
-          Mmmmmmmm… - mormorò lui un attimo prima di chiudere la conversazione.
 
Elisa restò appoggiata contro l’albero respirando affannosamente, erano anni che non le succedeva di eccitarsi con una semplice gioco di parole.
-          Elisa… - la chiamò Cinzia – Stai bene?
-          Hm hm. – annuì – E’ solo che…
-          Una persona che, solo al telefono, ti fa questo effetto è da non lasciarsela scappare.
-          Dici? – ansimò ricomponendosi.
-          Dico. – le sorrise e le accarezzò un braccio.
-          E se io volessi qualcosa di più di questo?
-          Intanto prendi ciò che viene, ragazza mia. – le consigliò sospirando – La perfezione non esiste. La persona che ti ama potrebbe non farti questo effetto qua. Ma non è detto che ti fa sentire così viva non possa imparare ad amarti e continuare ad eccitarti con una semplice telefonata.
-          Hai ragione Cinzia. – sospirò.
-          Vuoi tornare indietro?
-          No, grazie… Adesso lavora e non posso disturbarlo.
-          Lavora eh? Sicura che non sia un cuoco sexy di nostra conoscenza?
Elisa scosse la testa e sorrise, come a voler dire non posso parlarne. Cinzia, sospirando, si accontentò di quella non risposta e la prese sotto braccio per continuare in pace la loro passeggiata.
Rientrarono a Parco Paradiso dopo circa una mezz’ora e nel parco giochi trovarono Alice e il bambino.
- Elisa! – la chiamò la giovane mamma – Elisa tutto ok?
- Ciao Alice. – la salutò rigidamente la professoressa – Non molto, sai, grazie al tuo intervento ho quasi rischiato di mandare all’aria una bella amicizia.
- Io… - gli occhi di Alice si riempirono di lacrime, al che Cinzia intuì che la giovane estetista era a conoscenza di qualche succoso dettaglio su chi era l’uomo capace di eccitare a tal punto la sua collega da farla ansimare appoggiata ad un albero.
- Adesso basta parlare per enigmi. – sbottò Cinzia – Su, su… Qui urge l’intervento di una persona più matura. Entriamo in casa e raccontatemi cosa è successo.
- È presto detto: ieri sera ho avuto una cena con un uomo che mi piace. Io non credo di piacergli nello stesso senso, o almeno non si è ancora sbilanciato. La cena è andata bene. Ci siamo divertiti e abbiamo parlato molto. Abbiamo bevuto e siamo finiti a letto. – sorrise al ricordo – E’ stato magnifico. Erano anni che non mi sentivo così soddisfatta e viva.
- Ely, c’è Lele!
- Oh beh, proprio per questo non sono entrata nel dettaglio! – replicò facendo la linguaccia Elisa.
- E poi? Perché tra voi c’è questa tensione?
- Perché Alice ha pensato bene di inviarmi un messaggio dicendomi di stare attenta e di evitare di andarci a letto, almeno la prima sera. Di prendere tempo per capire meglio le cose.
- È vero, sono stata fuori luogo. – ammise a bassa voce Alice – E’ che siamo amiche ed io ti voglio bene. Non volevo che lui… Beh…
- Io ti ringrazio. Non so come andrà a finire. – sorrise triste pensando ai discorsi che aveva fatto con Rocco non più tardi di quella mattina – Ma è la prima volta, dopo Marco, che mi sento finalmente viva.
- E Marco sarebbe…? – domandò Cinzia che non conosceva tutta la storia di Elisa.
- Il mio ex. Mi ha mollata dicendomi che ero una frigida disabile e che lui con me non poteva più stare, perché io ero un peso alla sua brillante carriera di ballerino.
- Ah però! – si indignò Cinzia incrociando le braccia al petto.
- Per un lunghissimo periodo, - spiegò Alice guardando la sua amica – Elisa si è chiusa in se stessa. Era caduta in una profonda depressione, sfociata nell’uscire sempre con le persone sbagliate. Ha trovato uomini che non si interessavo a lei come Elisa, ma come fenomeno da baraccone o come portafogli senza fondo.
- Già… dire agli amici ehi, io esco con la cieca, - rispose con voce rabbiosa Elisa – faceva figo. – un sorriso triste le incurvò le labbra – Per tutta la vita ho fatto la brava ragazza, quella sempre puntuale sempre precisa. Con la media di voti più alta di tutta la scuola. La migliore della scuola di danza. E poi… Poi per colpa di Marco ho perso tutto. Ed alla fine ho perso anche me stessa.
- Ooh lo ricordo! – rabbrividì Alice – Ho vissuto il tuo periodo dark. – la abbracciò – Adesso stai tornando la mia amica Elisa. Quella bella. Sempre sorridente.
- Piena di vita. – le fece eco Cinzia – Se questa persona, come ti ho detto prima, ti aiuta a sentirti così bene non rinunciare a lei. Anche se, come hai detto tu, non fosse quello giusto viviti il momento.
- Mi trovi d’accordo con Cinzia, Ely. – sospirò Alice – E ti chiedo scusa per come mi sono comportata. Non sono tua madre e non avevo nessun diritto di dirti come comportarti con lui.
- Già. – annuì Elisa – Adesso però, dammi un abbraccio e facciamola finita.
Le due amiche si abbracciarono con calore, Cinzia sorridendo, chiamò l’ascensore e salì fino al suo appartamento.
Era certa che tra Elisa e Rocco ci fosse del tenero ma non aveva ancora abbastanza prove per provare la sua teoria.

Entrando in casa, sentì l’acqua nella doccia scorrere; pensò che potesse essere suo figlio ma quando lo vide in camera sua intento a studiare capì che era suo marito.
Dopo quando successo nel parco attorno alla palazzina, anche lei si era leggermente eccitata e, così, pensò bene di entrare in bagno e fare una sorpresa a suo marito.
- Andrea! – si annunciò – Mangiami!
- Cinziaaaa! – urlò l’uomo che si stava insaponando – Ma cosa dici! E perché dovrei mangiarti? Non si rispetta la privacy?
- Ooo sì vabbeh. – scosse la testa sconsolata – Volevo solo fare del sesso con te, Andrea. Ma, come al solito, hai rovinato tutto. Ciao, eh! – e uscì dal bagno lasciandolo solo come un’ebete.

  
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