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Autore: Danmel_Faust_Machieri    10/09/2016    1 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di lasciarvi all'undicesimo capitolo ci tenevamo a dirvi una cosa: abbiamo superato il capitolo 10 tenendo fede ai nostri programmi di pubblicazione e alle nostre idee relative alla trama di questa fanfiction che, forse, ha iniziato a contenere troppo di noi e siamo felicissimi di avere un seguito che, se i dati di efp fossero veritieri, dovrebbe essere di circa di 50 persone... Siamo veramente contenti di tutto questo. Abbiamo conosciuto persone stupende grazie alle loro numerevoli recensioni stringendo con loro un bellissimo rapporto di amicizia e le abbiamo ringraziate un'immensità di volte (anche se, per noi, non è ancora abbastanza) ma oggi vorremmo ringraziare anche voi che ci avete seguito fino a questo punto rimanendo nel silenzio; grazie infinite. Speriamo che le evoluzioni che avrà questa fanfiction continuino a piacervi e vi invitiamo comunque a recensire perché vorremmo realmente ringraziarvi ad uno ad uno.
Grazie ancora di cuore e buona lettura.
Danmel_Faust_Machieri & Djianni

Quando gli altri membri della gilda arrivarono, Claudio si rese subito conto che c’era qualcosa che non andava. Da distante vide uscire  dalla città un gruppetto di sei player che chiacchieravano allegramente tra di loro, riconoscendo i membri della sua gilda tra quelle sagome. Considerando che lui non era assieme a loro, il ladro si domandò chi fosse l’ultimo giocatore che, ad occhio e croce, doveva essere un monaco. Alzò la mano in cenno di saluto, per attirare l’attenzione di quelli, poi salutò anche Phones, che poco prima gli aveva detto che sarebbe dovuto tornare da River. Claudio capì subito che in realtà l’amico avesse pochissima voglia di ritrovarsi in mezzo a tutta quella gente, quindi si limitò ad un saluto ed un ringraziamento, oltre ovviamente la richiesta di dire personalmente alla partner di limitare l’utilizzo di parole nei suo messaggi.
Appena raggiunsero Claudio, Nicolò presentò  il suo caro amico Lorenzo, dicendo che lo voleva nella gilda. Il ladro non fece obbiezioni e dopo che il player Hamlaf inoltrò la richiesta di essere ammesso nella gilda Vitriol, i due capi accettarono il nuovo membro. A quel punto Claudio si affrettò a raccontare dell’incontro con Phones e dell’item che gli aveva fatto vedere. Il tempo non era troppo, dovevano partire il prima possibile e le cose da dire erano tante.  Riportò ai compagni cosa avesse letto in quell’anello che gli aveva fatto osservare poco tempo prima Phones, poi senza alcun motivo iniziò a camminare su e giù davanti alle mura rendendo gli altri partecipi ai suoi pensieri. E così iniziò a fare il punto di tutto ciò che erano riusciti a ricomporre dal mosaico della storia del gioco, partendo praticamente da zero.
“ Noi sappiamo già molto sulla storia che si cela dietro a questi primi boss” cominciò a dire il ladro, smettendo di camminare ma iniziando a gesticolare nevroticamente “ ma per qualche minuto facciamo finta di non saperne nulla. Premetto che questa è unicamente una mia speculazione e che potrebbe essere anni luce distante dalla realtà, ragazzi. Allora” trasse un profondo respiro, poi iniziò a parlare in tono lento e cadenzato, smettendo di muovere sconclusionatamente le mani,  cosicché tutti riuscissero a seguire il filo dei suoi pensieri
“ Fissiamo un punto nel tempo. Una notte magari, giusto per creare l’atmosfera, di tanti anni fa. Ora prendiamo un punto nello spazio: il palazzo di Tharnas. Anzitutto con “Tharnas” dubito s’intenda una persona, penserei piuttosto ad intenderlo come indicazione spaziale. Della serie il palazzo nelle terre chiamate Tharnas, anche perché …”
“ … lo dice il catalizzatore stesso di Riccardo, giusto?”
“ Precisamente Nicolò, davo per scontato che tu già ci fossi arrivato” poi sorrise al bardo “ Anzi, facciamo proprio che tu non ascolti, tanto la quasi totalità delle cose la sai già!” rise, salvo poi riprendere il tono pacato di poco prima  “Direi che la definizione di Tharnas la mettiamo già nelle informazioni esatte.  Il nome stesso del catalizzatore  d’altronde  è  “Coppa di Tharnas”, che potrebbe far pensare ad un oggetto di un personaggio particolare, salvo poi specificare  che più di una persona utilizzava quest’oggetto, cosa impossibile se fosse stato un’item unico.
Ora, il mio pugnale. Parla di una caccia ai sacrifici in una notte particolare, di una Nobile donna di Rajudai, delle sue ancelle e  del marito che si dilettava ad intrattenersi con queste piuttosto che con la moglie. E qui abbiamo il primo punto fumoso di questa storiella: le scappatelle del marito. Ve lo dico chiaro e tondo, non credo che si tratti di eventi spalmati nel tempo, ma che si concentrino in un unico momento”
Gli altri lo guardarono straniti, senza capire ancora dove il ladro volesse arrivare, eccezion fatta per Nicolò, che si limitava ad ascoltare come l’amico stava inanellando le informazioni in loro possesso. Claudio non riprese subito il filo del discorso, aspettò qualche domanda dei suoi compagni per chiarire un qualche dubbio, un qualche suono che denotasse il fatto che non capissero dove voleva andare a parare, ma niente. O era stato sufficientemente chiaro o gli altri stavano aspettando che continuasse, sperando che rispondesse da solo ai loro dubbi silenti. Riprese.
“ Il pugnale ci parla di strane formule che questo uomo pronunciava durante l’atto ma … a me pare una cosa buffissima. Cioè, se durante una situazione del genere qualcuno sente il partner dire cose incomprensibili, si prenderebbe paura e non credo concederebbe ancora il proprio corpo. Certo, potevano essere obbligate, essere prese a turni in modo da tenerle tutte a bada ma … cercate di seguire questa idea contorta, ragazzi. Tra la servitù, in genere, le voci girano, si creano amicizie, complicità, rivalità, odi e amori, sono abbastanza certo che la prima sventurata passata per le grinfie di questo uomo lo abbia detto ad un’amica e se non è stata la prima sarà stata la seconda. Alcune potevano dirlo alla moglie, scappare, chiedere aiuto… Insomma, per farla breve, mi fa strano che se queste “strane formule” non avessero avuto un effetto immediato siano riuscite a mutare così tante fanciulle, ecco. Senza contare poi la menzione alla notte di caccia; questa la vedo come un qualcosa che avviene in concomitanza con un anniversario. L’anniversario di quella notte di cui vi parlavo prima ed in cui si è consumato l’atto di questo marito. Pensateci” si fermò. Aveva finito l’ossigeno nei polmoni, necessitava di qualche copiosa boccata d’aria. Raccontare quella che credeva essere la verità sui fatti lo stava esaltando. Otto secondi di pausa, non di più. “ Poi. La coppa ci parla di un rigetto oscuro che ha corrotto tutti gli abitanti del palazzo; l’elmo di Fhue, oltre ad introdurci la figura di questo grande mago oscuro che praticamente regnava sulle terre di Tharnas,  ci fa intuire che questa sia stata talmente potente da annullare l’immunità dalle magie oscure ed addirittura capovolgerla e far patire a colui che lo veste danni maggiori.  In quel palazzo abbiamo anche trovato le ancelle che difendevano e servivano una donna e non credo ci siano dubbi nell’identificarle come le servitrici della nobile di Rajudai, no? In fondo lo dice il loro pugnale”
“ Claudio per favore, taglia” lo interruppe bruscamente Roberto 
“ Già” si aggregò Camilla “dicci dove vuoi arrivare e basta!”
“ Ma ragazzi!” fece Nicolò “ è questo il bello di questo gioco. Motivare e ricercare prove che confermino le supposizioni. Fatelo finire!”
"Pensavo che il bello di questo gioco fosse il suo essere mortale" disse caustico Riccardo.
"Rik… Eh… Per favore" sospirò il bardo.
Claudio guardò l’amico e sorridente mimò con le labbra un grazie. 
“ Concludendo, sennò qualcuno qui si altera, abbiamo un giorno, abbiamo un luogo ed abbiamo una conseguenza. Ci manca un evento. E qui entra in gioco l’anello, che è l’interpretazione col minor numero di prove. Potrei dire che è campata in aria, ma ci sono alcuni dettagli che mi rendono abbastanza certo che le mie supposizioni possano essere veritiere. Anzitutto ci dà un evento. Più precisamente ci dà un accenno di evento, una persona malvagia che vuole asservire a sé un grande combattente, per scopi ignoti ma che probabilmente comportano un classico “Io sono cattivo ed io voglio regnare su tutto e tutti”. Ecco,  io ho interpretato questo evento come due possibili cose. Un rituale di sottomissione, nel caso il combattente di cui parla sia ancora in vita nel momento in cui avvengono i fatti, o se fosse morto un rituale di evocazione, di richiamo dalla morte …  chiamatelo come preferite, insomma. Che è finito male. E cosa c’entra questo con ciò di cui abbiamo parlato prima? Certo, so che siete arrivati anche voi a pensare che sia quel qualcosa che ha in qualche modo causato il rigetto oscuro ma … cosa possiamo giustificare una connessione coi fatti precedentemente ricostruiti?”
 Aspettò qualche secondo. Nessuno fiatò. Tutti lo guardavano.  Si capiva che stavano aspettandi trepidanti la conclusione di quel lunghissimo discorso. Il ladro non li fece attendere oltre.
“ L’anello. La prima parte della sua descrizione. Esso anzitutto ci dice che è stato forgiato a Rajudai patria, guarda caso, della famosa nobildonna, boss del piano uno. Poi, accantonando il discorso delle rune che per il momento non dovrebbe riguardarci, ci dice che è un anello dato in regalo durante le nozze. E questa parte mi ha fatto storcere il naso. Regalo? In genere non si regalano gli anelli! Si regalano utensili, soldi … oggetti utili alla vita futura degli sposi insomma. Certo, potrebbe anche essere un costume tipico degli abitanti di Rajudai ma … e se quel “dono di nozze” stesse in realtà ad indicare un anello che si scambiano i due sposi, come pegno di amore?”
“ Eeee  … quindi?” chiese un seccato Alessandro 
“ E quindi dove abbiamo già visto le parole “Rajudai” e “matrimonio”( o per essere più precisi un termine che ha un legame fortissimo con questa seconda parola)  assieme, in modo da giustificare l’inserimento del nostro evento nel quadretto di prima?”  il sorrisetto beffardo che si dipinse sul volto di Claudio lasciò qualche istante gli amici a pensare alla risposta, per non fare la figura degli idioti. 
La risposta, guarda caso, la trovò per primo Nicolò, senza pensarci neppure più di tanto. 

Arrivarono al limite del piano due il giorno prima della riunione con gli altri Capigilda, dopo aver attraversato con calma l’intero piano.  Phones gli aveva infatti  detto, quando si erano incontrati a Mariedo,  che non era così impegnativo raggiungere la zona del boss quindi i Vitriol, abbandonata la città, affrontarono il tragitto che li attendeva con tutta la calma possibile. Calma nelle fasi di marcia, certo,  ma non disdegnarono di affrontare i vari combattimenti che gli si paravano di fronte, ogni modo era buono per guadagnare esperienza. D’altronde più  si avvicinavano all’incontro e più la consapevolezza di essere alle porte della loro prima bossfight faceva capolino nei loro cuori, spingendoli a prepararsi al meglio per una tale situazione. L’unica cosa segna di nota durante quei giorni fu il messaggio di Hyrtang a Claudio, il giorno dopo la partenza da Mariedo, dove gli chiedeva come avesse fatto ad ottenere il famiglio, dato che lui stava impazzendo a furia di parlare con ogni singolo NPC delle due città del piano uno e quelli di Rajudai. Il ladro fu ben felice di indicargli dove andare, conscio di quanto potesse essere utile anche il più piccolo dei suggerimenti, in quella quest. Gli indicò sia la casa di Avery sia dove si sarebbe dovuto dirigere il giorno dopo, facendogli presente che la quest era disponibile solo dalle 8 alle 16.40. Ripensò al discorso di River sull’aiutare gli altri … quella ragazza nonostante spesso sembrasse prendere il gioco così alla leggera, mantenendo sempre il sorriso stampato sul volto, era dannatamente matura.
La zona finale si rivelò essere un percorso che partiva direttamente dal sentiero principale e si districava nell’ennesima boscaglia di quel piano. Sarà stata la quinta, ed ognuna di esse era sempre più fitta e sempre più impegnativa. Questa, oltre la difficoltà incontrata nel liberarsi dai rami che ostruivano il passaggio e dai tronchi a terra, era anche un vero e proprio labirinto. Strade in terra battuta si incrociavano con sentieri nascosti da un fitto manto di edera, oppure essi erano solamente intuibili, grazie ad una parvenza di passaggio che si apriva nella fitta vegetazione ora alla destra del gruppo, ora alla sinistra. Dovettero tornare indietro una ventina di volte, cambiare direzione, passando più e più volte in luoghi su cui avevano già appoggiato i propri stivali. La mappa della zona, che avevano acquistato da un mercante girovago all’ultima locanda visitata, non era di alcun aiuto, e né le doti esplorative di Claudio, ne quelle degli altri membri del party riuscirono a condurli fuori da quel posto.  Camminarono in silenzio ed in fila indiana, con Nicolò ad aprire il gruppo e Claudio a chiuderlo, senza neppure parlare tra di loro, solamente cercando la strada migliore per proseguire,  finché non intuirono, guardando attraverso le fronde degli alberi, il sole esattamente sopra le loro teste.
 A quel punto Lorenzo disse:  “Così non va assolutamente bene ragazzi, è tutta la mattina che giriamo a vuoto”
“ Lo sappiamo monaco” gli rispose Roberto “però speravamo di trovare qualche traccia del passaggio della prima linea, quando sono venuti qui ad affrontare il boss”
“Già, ma non abbiamo ancora trovato nulla”  
“ Quindi? Hai qualche idea migliore?”
“No. Ma non assumere quel tono, guerriero, non mi sembra che tu abbia fatto molto di più”
 Roberto si avvicinò a Lorenzo, coi pugni serrati“ Hey novellino! Sai vero che ti...“
“BASTA  RAGAZZI!” l’urlo di Nicolò interruppe quella lite, prima che degenerasse “ Siamo tutti stanchi e demoralizzati, non abbiamo bisogno del vostro spettacolino!”
I due si allontanarono guardandosi in cagnesco, poi Lorenzo si avvicinò a Nicolò, chiedendo:
“ Cosa facciamo, allora?”
“ Non lo so, fammi pensare” Nicolò si appoggiò al fido bastone da passeggio “Nulla. Porca miseria. Nulla! Perché non troviamo quelle maledettissime tracce? Voi cosa pensate, ragazzi?”
Fu Alessandro il primo a rispondere “Ad occhio e croce direi che hanno azzerato la zona…”
“ COSA?” esclamò preoccupatissima Camilla “Dovremmo riaffrontare il boss?? Siamo seri?”
“ Ma no Camilla, tranquilla” la voce di Riccardo era calma e rassicurante “ Ale intende dire che le tracce del passaggio delle altre persone sono sparite, tutto qui”
Camilla tirò un sospiro di sollievo
“ Esatto. La mia idea è: se questa zona è pensata per essere un labirinto, le tracce del passaggio di altri player devono essere necessariamente fatte sparire, sennò sarebbe troppo facile” disse sorridente il barbaro
“ A proposito di facilità, com’è che qui non ci sono nemici?” la domanda di Camilla colse i ragazzi alla sprovvista
Nicolò provò a dare la propria spiegazione “Secondo me è perché la difficoltà di questa zona sta proprio nel trovarne l’uscita. Il sentirsi persi e in gabbia spesso gioca brutti scherzi  alla psiche”
Gli altri si guardarono ed annuirono. Sembrava sensato.
“ Ora, brainstorm” riprese il bardo “come agiamo?”
“ Consultiamo la nostra posizione sulla mappa, poi ci indirizziamo nella direzione di quell’edificio che si intuisce ergersi al centro della foresta ed abbattiamo gli alberi” propose Roberto
“ Non riusciamo neppure a capire dove siamo, poi quella mappa è illeggibile” gli rispose seccato Lorenzo 
“ Usciamo dalla foresta e le passiamo attorno!” fu l’idea di Riccardo 
“ Ci vorrebbe troppo tempo” si limitò a constatare Nicolò  
“ Do’ fuoco alla foresta?”
Tutti si voltarono all’indirizzo della maga, con gli occhi sgranati ed increduli
“ Ok… no… era solo un’idea la mia” la ragazza si strinse timidamente nelle spalle
“ Oh per carità” il tono teatrale di Nicolò fecce sogghignare il gruppo “Claudio, per favore, dimmi che hai un’idea valida”
Silenzio.
“ Claudio?” ma nessuno rispose al bardo che, preoccupato, iniziò a gridare “Che fine ha fatto  Claudio ?? Lo hanno rapito? Si è perso?”
Gli altri si guardarono confusi attorno. Roberto iniziò col dire che era lì un attimo prima, ma fu subito smentito da Riccardo che diceva di non averlo visto neppure alla litigata tra il guerriero e Lorenzo. Camilla iniziò a sudare freddo, Alessandro a gridare il suo nome e Nicolò a cercare con lo sguardo anche la più piccola traccia di qualcosa fuori posto tra quelle fronde, sperando che l’amico fosse solamente andato a farsi una pisciata.
 Nulla.
Roberto tirò un fendente contro un albero, gridando di rabbia. Nicolò stava già per controllare sulla lista amici se fosse ancora segnato il player Ashel, ma fu interrotto da un tonfo alle sue spalle.
“ Uuff, devo trovare un modo per ammortizzare i danni da caduta … spero di sbloccare qualcosa coi prossimi power up …” il ladro si massaggio una spalla “ Finito di giocare ad esplorare i boschi, bambini miei?”
Nicolò socchiuse gli occhi, si appoggiò al bastone e si massaggio con due dita la fronte. Inspirò 
“ Io giuro che ti ammazzo. Dimmi che sai dove andare, altrimenti io ti ammazzo.”
“ Ma sa mi sono assentato per una decina”
“ Dicci da che parte andiamo” sillabò Nicolò “ Sennò io ti ammazzo, semplice”
Un brivido corse lungo la schiena di Claudio, l’amico pareva terribilmente serio, doveva avergli fatto prendere un bello spavento evidentemente.
“ Premettendo che io ve lo avevo detto da là dietro che mi sarei allontanato un attimo per salire su un albero ed osservare da lassù e che se non mi considerate non è colpa mia” prese fiato, poi continuò “ Vi faccio strada io. Noisy da lassù ci dirà in che direzione andare e noi taglieremo per la foresta. Tutti d’accordo?”
Gli altri annuirono silenziosamente. Claudio si incamminò in testa al gruppo, mormorando tra sé e sé “Certo che tra passo felpato e figlio della foresta… nei boschi sono praticamente invisibile”

“Fermi!” sussurrò Claudio tornando da una rapida esplorazione  “Laggiù ho visto qualcosa. Procedete in silenzio”
“ Era ora! Tutt’oggi senza sfidare nessuno” Roberto si scroccò le dita “ era ora di menare le mani!”
“ Non essere troppo avventato” gli rispose Nicolò “ Da quando siamo entrati in quella galleria non abbiamo ancora sfidato nessuno, non sappiamo quanto siano forti”
“ Certo che questi cunicoli non sono nemmeno paragonabili a quell’idea di antico splendore che ti trasmetteva i corridoi del vecchio palazzo di Tharnas…” constatò Camilla 
“ Concordo” le fece eco il chierico del gruppo “questo dungeon devo ammettere che non mi sta piacendo”
Il nuovo dungeon in effetti non era altro che una rapida serie di corridoi costruiti nella terra, con le pareti rinforzate da mattoni rossi e qualche torcia qua e là per non lasciare gli utenti totalmente al buio. Stretto, per giunta.
“ Ragazzi!” bisbigliò loro il ladro “ Laggiù c’è un salone pieno di nemici. Volete che ci aggrino subito?”
Il vociare si interruppe. A quel punto Claudio accompagnò Nicolò oltre la curva secca cinquanta metri avanti a loro. Subito oltre a quella si apriva un grande salone, sarà stato un centinaio di metri per settanta, pieno di nemici. Erano delle creature ferine, delle dimensioni di grossi cani, molto simili al famiglio di Phones. Ma queste erano di una colorazione scura e delle magnifiche fiamme pelose non se ne vedeva neppure l’ombra. Le pellicce erano spelacchiate, i corpi pieni di graffi e croste, il tanfo che emanavano era a dir poco nauseabondo. Alcune lottavano tra di loro, altre sbranavano una carcassa di un qualche povero animale, altre ancora sonnecchiavano accucciate le une accanto alle altre. Ma tutte si frapponevano tra il gruppo di ragazzi ed una porta all’altro capo della stanza
“Cosa suggerisci di fare Nico?”
“ Bha, non vedo molti accessi. Direi di andare lì e “menare le mani” per dirla alla Roberto “
“ Nico… devo ricordarti che la tua falce sta per spezzarsi? Non la ripari da quella mattina a Mariedo…”
“ Ed allora? Ho sempre gli incantesimi, no?” il bardo fissò l’amico negli occhi, che ricambiò il suo sguardo con un’occhiata scettica. A quel punto tornò a fissare le bestie “No. Hai ragione. Tempi di cast relativamente lunghi, alto numero di nemici ed una loro velocità presumibilmente notevole …”
“ Esatto” anche Claudio torno a fissare quelle bestie “Le vedi? Ste infami! Fanno la guardia fissa a quella porta laggiù. Scommetto che è la stanza del boss”
“ E noi per lasciare il piano dobbiamo per forza passare di là…” si incamminò cautamente verso gli altri “andiamo, ho una mezza idea sul come fare”

Il piano era semplice, Claudio avrebbe scoccato una freccia ad un capo dello stanzone, in modo che facesse rumore e che tutti i nemici si precipitassero ad aggredire il potenziale invasore. A quel punto i tre caster avrebbero lanciato un incantesimo in quella zona, in modo da abbassare il più possibile gli HP al maggior numero di nemici possibile, al che si sarebbero ritirati ed avrebbero svolto una funzione di supporto,  lasciando ai player fisici il compito di chiudere i giochi. Meno di due minuti dopo Claudio si sporgeva dalla curva e scoccava la sua freccia, attirando i nemici in un unico punto. Scattò a quel punto la trappola di Nicolò. Fiamme, fulmini e oscurità si abbatterono sui nemici,che si contorsero tra atroci sofferenze, emettendo guaiti e versi confusi, senza però cadere. Lentamente la barre del mana dei caster si assottigliarono, costringendoli così ad occupare un ruolo di supporto. Claudio, Roberto, Alessandro e Lorenzo si gettarono alla carica.

Claudio fu il primo ad arrivare allo scontro diretto, seguito a pochi passi da Lorenzo. Dopo le prime tre facili kill decise di allontanarsi subito da quel punto, dove a breve sarebbero volati gli ampi fendenti di Alessandro, e sfruttare le zone buie della sala per aggirare i nemici. Trovò in una di queste una roccia abbastanza alta, vi salì sopra ed imbracciò l’arco. L’abilità “occhi del felino”  gli dava una visuale abbastanza nitida anche in quella penombra, rendendo possibile il puntamento dei nemici. Scoccò un totale di 35 frecce, abbattendo un egual numero di nemici, al che switchò le armi e passo alle dual, buttandosi nella mischia vera e propria. Fu un turbinio di fendenti e tagli, saltava come una molla da una zona all’altra: ora aiutava Roberto, ora evitava uno sgualembro   di Alessandro, ora rincorreva un nemico che aveva aggrato uno dei tre caster. Fu uno scontro estenuante, fisicamente faticoso e mentalmente stressante. Coordinare i movimenti della braccia per colpire a quelli delle gambe per schivare era distruttivo e non sempre gli riusciva, senza contare tutte le volte che dovette cambiare bersaglio in una frazione di secondo per evitare un morso colpendo il muso della bestia nemica. Consumò due pozioni verdi per il recupero degli hp, quando dopo sette minuti di scontro la barra di questi scese sotto al 50%. Dopo altri quattro minuti, all’incirca, lo scontro poteva dirsi concluso, con i sette che ha stento si reggevano sulle gambe, ma per lo meno ancora sani e salvi. Si riposarono qualche minuto, poi oltrepassarono la porta protetta, fino a pochi minuti prima, da quelle sottospecie di cani, desiderosi sì di vedere il cadavere del boss, ma soprattutto di arrivare ad una nuova città ed abbandonarsi all’allegra e rilassante atmosfera di una locanda. 
Arrivati nella stanza adiacente, praticamente identica alla precedente con l’unica differenza della presenza di un portale sulla parete probabilmente a nord, rimasero tutti a bocca asciutta: non c’era nessun cadavere. 
“ Aah, tanto non ce ne saremo fatti nulla Nicolò” provò a sdrammatizzare Claudio, vedendo l’amico seduto a terra con uno sguardo perso e deluso “di Fhue sappiamo già molto. Non ci serve un cadavere per dare una spiegazione a questa bossfight” vide che l’amico non gli rispose, quindi continuò “ Dai andiamo!” fece un sorriso “Sono stadi dieci giorni estenuanti. Arriviamo a questa diamine di città e partecipiamo a questo diamine di incontro. Portiamo questi ragazzi a combattere per uscire di qui!”
“ Domani… oggi ho solo voglia di dormire” gli fece notare il bardo
“  E secondo te io no?” rispose Claudio, tendendogli la mano ed aiutandolo ad alzarsi. 

Attraversata la nebbia i ragazzi si trovarono al centro dell'area con il solito portale ma, questa volta, davanti ai loro occhi, una lunga scalinata in pietra bianca che giungeva in cima ad un'altura sulla quale si intravedeva una città candida come un marmo lasciato intonso dal tempo dietro alla quale, lento, stava tramontando il sole.
"Ha un aspetto così… Regale…" disse Riccardo cercando con attenzione la parola giusta per descrivere la città che, da lì a poco, avrebbero raggiunto.
"Più che "regale" io direi "greco" " osservò Camilla memore del suo viaggio ad Atene. La gilda ebbe conferma delle parole della ragazza nel momento in cui giunsero davanti alle marmoree mura della città; gli edifici che intravedevano stagliarsi verso il cielo ricordavano quelli presenti all'interno delle acropoli greche: timpani che poggiavano su colonne con capitello corinzio, templi pseudoperipteri e statue perfettamente proporzionate che però rappresentavano guerrieri e maghi. 
I sette giunsero davanti alla porta della città, un enorme arco a campata unica con delle incisioni che rappresentavano una natura rigogliosa abitata da innumerevoli animali, davanti alla quale due giocatori, un mago e un guerriero, sorvegliavano l'entrata appoggiandosi alle colonne sulle quali si ergeva l'arco. I componenti della gilda si scambiarono degli sguardi che chiedevano perplessi "Ma 'sti due che cosa vogliono?" e, sempre senza aggiungere una parola, si risposero con un'alzata di spalle che voleva significare "Vabbè; facciamo finta di niente" ma, non appena gli amici si avvicinarono alla porta, il guerriero e il mago incrociarono la spada e lo scettro impedendo loro l'ingresso.
"Ehi! Si può sapere cosa vuol dire questo?!" domandò stizzito Roberto reprimendo l'impulso di metter mano alla spada.
"Siete una gilda?" chiese il mago con aria di manifesta superiorità.
"Sì" disse rapidamente Camilla schiacciando il piede di Roberto per impedirgli di rispondere in maniera stizzita a quella domanda.
"Nome?" continuò il guerriero.
"Vitriol" rispose Riccardo.
Il guerriero aprì il suo menù e, aperta la pagina di una chat, si mise a leggere un meggaggio scorrendo col dito dall'alto verso il basso.
"Io qui leggo "Vitriol" nessun "Uitriol" " sentenziò severo il cavaliere.
"Nel latino classico non esiste il suono "v" e la maiuscola della "u" è la nostra "v" maiuscola" spiegò serenamente Nicolò ancora appoggiato al suo bastone da passeggio sorridendo.
Il guerriero lo guardò palesemente irritato "Chi sono i vostri capi-gilda?" tonò poi a chiedere.
"Noi due" rispose Claudio indicando se stesso e Nicolò.
Il mago li guardò e sollevando lo scettro disse "Prego potete entrare"
I due si fecero avanti e, notanti che il guerriero non si decideva a spostare la sua arma, Nicolò lo guardò e sorrise; lui si irritò e rosso di rabbia spostò la lama che impediva il cammino. Il resto della gilda stava per seguire i due leader ma i due "guardiani" interruppero il loro cammino frapponendo tra loro nuovamente le armi. NIcolò e Claudio si voltarono di scatto e dissero insieme "Cosa diavolo state facendo?!"
"È un ordine del generale Linton: solo i capi-gilda, da oggi fino a domani sera, potranno accedere a questa città" spiegò l'arcanista.
"E noi cosa dovremmo fare adesso?" chiese Alessandro.
"Il nostro consiglio è quello di sfruttare il portale da cui siete appena arrivati per tornare in una delle città che avete esplorato" disse severo il guerriero.
"Ma non si può fare proprio altrimenti?" domandò Nicolò.
"Gli ordini sono ordini" sentenziarono i due all'unisono senza voltarsi a guardare il bardo.
"Non vi preoccupate" disse Lorenzo guardando l'amico di là dalla porta "Torneremo al villaggio Kokari e ci rivedremo qui, domani, per l'orario di cena!"
"Siete sicuri?" domandò Claudio.
"Andate tranquilli!" sorrise Roberto "Almeno avrò modo di livellare un po' a differenza di altri ahahahahah" e, detto questo, si girò ripercorrendo le scale a scendere; gli altri 4 salutarono gli amici e si voltarono a loro volta e si incamminarono verso la notte.
Prima che Claudio e Nicolò si potessero allontanare il mago li fermò dicendo "Avete una stanza prenotata nella locanda accanto all'armeria; questa notte riposatevi ma sappiate che, domani pomeriggio alle 13:30, nell'anfiteatro centrale, avrà inizio  la riunione per cui siete qui" dopo che ebbe detto ciò tornò a guardare avanti a se senza dire più niente.
I due si girarono e proseguirono verso il centro della città mentre il cielo davanti a loro si tingeva di rosso.

"Perché ci hanno dovuto separare dagli altri?" domandò stizzito Nicolò dopo aver sistemato i punti abilità ottenuti durante il loro viaggio.
"Boh… Sarà stata una precauzione?" ipotizzò Claudio.
"Ma per cosa?"
"Ah non lo so…" concluse il ladro gettandosi sul letto.
"Non vai a fare una delle tue passeggiate notturne?" chiese il bardo dopo aver sbollentato la rabbia.
"Bah… Forse dopo… Ora sono stanco mi farò un pisolino… " e prima ancora che Nicolò potesse aggiungere qualcosa Claudio cadde tra le braccia di Morfeo.
Il bardo allora prese il suo bastone e, chiudendo dietro a se la porta, si lanciò nel cuore della notte.
Era l'una di notte e le strade erano totalmente deserte per sua fortuna. Nicolò aveva sempre sognato di camminare tra le vie della Grecia antica e, quel mondo, ora, gli stava dando la possibilità di farlo. Guardava i marmi e si immaginava Aristotele e Saffo accanto a lui, la filosofia e la poesia, la sapienza e l'amore. Vagò così ripetendosi che avrebbe riscritto, prima o poi, i frutti di quelle grandi anime; chissà per quanto tempo sarebbe rimasto in quel luogo e, pensare di poter rimanere per dei mesi o degli anni senza le sue letterature, gli faceva venire la nausea. Giunto davanti al tempio più grande della città, che ricordava moltissimo il Partenone, decise di entrare ad osservare quell'edificio da lui sognato per degli anni. Entrò e, quello che vide, lo lasciò di stucco: esattamente difronte a lui, una statua, alta tra i 4 e 5 metri, rappresentava un guerriero inginocchiato che tendeva la sua spada verso il cielo avanti a se e indicava, con la spada, un foro nel soffitto che non era dovuto ad un crollo o simili ma che era stato chiaramente costruito ad arte. La statua era illuminata dalla tenue luce degli astri notturni eppure si riusciva ad intuire che non era una statua in metallo, ma in pietra, una pietra che emetteva una quasi impercettibile luce. Mentre gli occhi di Nicolò rimbalzavano dal foro alla statua, il ragazzo sentì i passi di qualcuno giungere alle sue spalle, si voltò di scatto e vide una donna incredibilmente fascinosa, probabilmente sulla trentina, con dei lunghi capelli neri e degli incantevoli occhi color nocciola ed indossava una lunga veste color porpora finemente ricavata. Nicolò da subito pensò che si trattasse di un NPC visto il luogo dell'incontro e il suo aspetto così incantevole.
"Come mai sei qui a quest'ora?" domandò lei facendo così capire a Nicolò di essere una giocatrice e non un NPC.
"Ah… Beh… Essendo arrivato in città tardi ho solo ora il tempo di esplorarla" rispose lui evitando di menzionare la sua agorafobia.
"Capisco… E come mai sei entrato proprio in questo tempio?" chiese lei sorridente.
"Questo edificio mi ricordava molto il Partenone di Atene quindi…" spiegò.
"Capisco…" Disse lei avvicinandosi a Nicolò "Sai qual è la particolarità di questo luogo?"
Lui la guardò facendo cenno di no; lei sorrise e iniziò a dire "Il materiale di cui è costruita è una pietra molto rara che assorbe la luce solare e la emette pian piano… Vedi quell'apertura sul soffitto? È stata realizzata per far sì che, alle nove di mattina, la luce del sole illumini perfettamente la spada del paladino e, assorbendo quella luce, la statua emette questo vago splendore per tutta la durata della notte"
"Wow! Allora doveva essere un eroe importante" osservò Nicolò.
"Già" si limitò a dire lei. Nicolò la guardò in quel preciso istante e capì che non credeva in quello che stava dicendo, era come se mentisse, come se quel "già" celasse un sarcastico "sé… come no?"
Nicolò la stava ancora osservando quando lei si voltò verso di lui sorridendogli. Lui allora scostò rapidamente gli occhi e tornò ad osservare la statua: chi era quell'uomo? 
"Si è fatto tardi" osservò la donna "sarà meglio che vada a dormire, domani ci attende una grande giornata!"
"Già" disse semplicemente Nicolò; e, prima che lui si potesse voltare, lei sparì avvolta dal buio.

Mentre Nicolò e Claudio si trovavano in quella città il resto della gilda decise di tornare al villaggio di Kokari, affittarono 5 stanze nella locanda in cui avevano già parlottato e poi si sedettero ad un tavolo a chiacchierare.
"Ci facciamo una partita a briscola?" domandò Riccardo consapevole che, in un due contro due, senza la presenza di Nicolò, un minimo di partita ci sarebbe stata.
"Non possiamo" disse Alessandro avvicinandosi al tavolo con in mano un boccale in peltro colmo di birra.
"Come no?" gli fece eco Roberto.
"Non abbiamo le carte" spiegò l barbaro dopo un sorso di birra.
"Ma l'altra volta le abbiamo prese dal locandiere, possiamo chiedergliele nuovamente" ribatté il chierico che stava sfamando in quel momento la sua tartarughina fluttuante con delle foglie.
"Sì, ma non ti ricordi che Claudio le ha rubate perché Nicolò diceva che sarebbero potute tornare utili?" disse Alessandro dopo essersi scolato tutto il contenuto del boccale.
"Oh cavolo! È vero!" urlarono all'unisono Roberto e Riccardo accompagnando a quelle parole un sonoro pugno sul tavolo.
Camilla, che non aveva preso parte alla discussione, si voltò verso Alessandro e lo rimproverò "Puoi anche evitare di bere così tanto, non ti fa bene"
"Lo so… Ma devo dimenticare…" gli rispose lui fissando lo scoppiettio del fuoco.
"Ancora questa storia…" sospirò lei.
"Ehm… Scusate se mi intrometto" intervenne Lorenzo che era rimasto in piedi appoggiato al caminetto.
"Mi sto perdendo le ultime partite del campionato e, come se non bastasse, non posso dare la formazione per il fantacalcio… Mi faranno retrocedere…" disse Alessandro fingendo di proruppero in pianto.
"Ti devo ricordare che metà dei partecipanti al fantacalcio sono chiusi qui dentro con te?" osservò cinico Riccardo.
Lorenzo scoppiò a ridere e, quando riuscì a riprendersi da quella risata così spontanea, aggiunse "Quindi voi due giocate al fantacalcio insieme?"
"Sì, ma non solo" spiegò il chierico "Anche Claudio partecipa e pure Nicolò, nonostante lui di calcio non ci abbia mai capito nulla; ahahahah!"
"Eh già…" sospirò Alessandro ancora sconsolato al pensiero che quella giornata la Juve affrontava il Napoli, poi, dopo essersi parzialmente ripreso, aggiunse "Invece cosa ci racconti di te Lorenzo?"
"È vero! Sappiamo ancora poco di te! Raccontaci un po'!" disse entusiasta, forse a causa del troppo vino bevuto, Roberto.
"Ah… Non so cosa dirvi… Abito in un paesino nella maremma vicino al casolare dei nonni di Nicolò, sono fidanzato da un paio d'anni, studio al liceo linguistico e boh… Non so cosa dirvi ahahahah"
Alessandro pensò che il nuovo componente della gilda dovesse venire dal paese in cui abitava Teresa… Chissà se anche lui sapeva la storia che giorni prima gli aveva raccontato l'amico piangente.
"Dai, dai!" iniziò a dire Camilla "Raccontaci qualcos'altro"
"Ma non saprei che dirvi…"
"Colore preferito?"
"Rosso"
"Per che squadra tifi?"
" 'A maggica"
"Età?"
"18 anni"
"Da quanto conosci Nicolò?"
"Credo da 15/16 anni buoni; ora abbiamo finito con l'interrogatorio o continuiamo? Ahahahahah"
Anche gli altri scoppiarono a ridere e decisero che per quella notte si sarebbero fermati. Ognuno andò nella sua stanza ma Roberto si fermò al tavolo a finire il suo vino e Lorenzo si fermò con lui.
"Sei fidanzato anche tu quindi?" cercò conferme il guerriero.
"Già…" disse il monaco mentre il locandiere gli serviva un boccale identico a quello che poco prima si era scolato Alessandro.
"A dire la verità anche io" continuò Roberto "E lei mi manca da morire"
"Ahahahah" rise Lorenzo.
"Cosa c'è da ridere?" domandò scocciato l'altro.
"Niente, niente… È che da fuori sembri molto più… Non so… mi verrebbe da dire "distaccato" "
"Ora sono io che rido ahahahah!" scoppiò il guerriero.
"Perché?"
"È lo stesso discorso che mi fece Nicolò quando ci incontrammo… Solo che lui mi capì senza che gli dissi nulla"
"Nicolò é sempre stato così" osservò Lorenzo dimezzando il contenuto del boccale "Invece Claudio che persona è?"
"È come me" spiegò Roberto "Sembra un tipo "distaccato" ma si è buttato in questo inferno per ritrovare la sua bella" finì il bicchiere che aveva appena riempito e continuò "Non hai paura che la tua fidanzata possa fare lo stesso?"
"Effettivamente la Sofia è molto impulsiva" gli rispose il monaco "ma spero che non lo faccia"
"Sai lo penso anche io…" gli fece eco il guerriero "Però, in un certo senso, se si lanciasse qua dentro per me… Beh… Mi capisci vero?"
"Certo" rispose Lorenzo prima di guardare l'orologio, poi, aggiunse "Si è fatto tardi… Sarà meglio andare a dormire, domani dovremo tornare dagli altri quindi è meglio riposare!"
"Hai ragione" approvò l'altro "Scommetto che riesco a salire le scale senza l'aio di nessuno!" aggiunse poi avviandosi barcollando verso i gradini.

"A che ore iniziava la riunione?" Chiese Claudio, mentre, lui e l'amico, correvano verso il centro della città.
"Alle 13:30" rispose Nicolò con respiro affannoso.
"Ma io mi chiedo: si potrà mai fare una riunione all'orario di pranzo?!"  iniziò a gridare indignato il ladro mentre controllava l'orologio rendendosi conto che mancava un solo minuto all'inizio della riunione.
"Ecco l'anfiteatro! Ci siamo!" urlò nuovamente Claudio vedendo l'ingresso alla zona in cui si sarebbe tenuta la riunione.
L'ingresso era formato da una serie di archi in marmo bianco disposti a semicerchio, dopo averli varcati si arrivava a dei gradoni realizzati con lo stesso materiale degli archi sui quali erano già seduti 600 o più player.
Nicolò si sentì mancare improvvisamente e cercò di reggersi sul bastone; Claudio gli diede una mano a non cadere "Nico… Sei sicuro di farcela?"
"Sì… Sì…" disse lui con un filo di voce "Raggiungiamo due posti a sedere e inizierò a ripetere qualche poesia per distrarmi" e iniziò ad avanzare con passo incerto e tremante. C'era un bisbiglio continuo che ronzava in quell'anfiteatro: i giocatori parlavano con i vicini di posto, altri ragazzi facevano gli splendidi con le ragazze e in pochi restavano muti nell'attesa che Linton si presentasse loro. Nicolò non appena ebbe trovato due posti liberi si abbandonò sopra uno di essi e iniziò a ripetere a memoria il carme "Dei Sepolcri"; Claudio gli si sedette accanto. I ragazzi davanti a loro si voltavano e, osservavano il ragazzo che poggiava la mani sul bastone e bofonchiava parole antiche, ridacchiavano come se avessero avuto davanti un pazzo. 
Ad un tratto il bisbiglio si zittì improvvisamente; Claudio svegliò Nicolò dalla sua trance e gli disse "Sta arrivando qualcuno".
Allora Nicolò alzò la testa che stava tenendo appoggiata alla mani, poggiate a loro volta al bastone, e, nel silenzio, vide avanzare, lungo il palco del teatro, un guerriero vestito con un'armatura nera che recava un elmo cornuto in testa e portava, nel fodero sul fianco destro, uno spadone lungo di cui si intravedeva la lama nera come l'armatura; lo seguivano il guerriero e il mago che avevano "accolto" la gilda all'entrata della città.   
"Non mi aspettavo di rivedere quei due in questo contesto" disse Nicolò all'amico.
"Ti sei ripreso così in fretta dalla tua agorafobia?" domandò lui sorridendo.
"Quando riesco a concentrarmi su qualcosa sai che non ho problemi" rise lui sereno sapendo però che, nel momento stesso in cui la riunione sarebbe finita, sarebbe praticamente svenuto a terra.
Il guerriero in armatura si fermò al centro del palco e si tolse l'elmo. Tutti rimasero a bocca spalancata a vedere il volto di quello che sicuramente era il generale Linton: celato dietro quell'elmo così minaccioso c'era il volto di una donna incredibilmente fascinosa, probabilmente sulla trentina, con dei lunghi capelli neri e degli incantevoli occhi color nocciola. Nicolò rimase di sasso quando riconobbe in lei la donna incontrata la sera prima all'interno del tempio.
"Buon pomeriggio a tutti" iniziò a dire la donna in armatura "Mi chiamo Linton, sono il generale della prima linea e sono lieta di vedervi tutti qui" Parlava con un tono colloquiale come se fosse stata una madre che si rivolgeva al figlio. Nicolò colse subito tutto questo e continuò ad ascoltarla attentamente. 
"Vi ho fatti venire qui perché la prima linea ha bisogno di rinforzi… So che è un'idea che fa paura quella di combattere boss o creature mai viste ma le persone rinchiuse in questo mondo hanno bisogno di noi" si fermò un attimo per far riflettere l'uditorio su quello che aveva appena detto. Claudio sentiva il cuore battere al ritmo delle parole di Linton, pensava Luna, provava a cercarla con lo sguardo tra gli spalti ma non riusciva a trovarla… E pensava a lei… Solo a lei.
"Qualcuno di voi sa che giorno è oggi?" chiese all'improvviso Linton rompendo il silenzio. Un brusio si sollevò lentamente tra tutti quelli che stavano ascoltando in quel momento. Nicolò e Claudio si scambiarono uno sguardo confuso: che giorno era? Non sapevano rispondere… Sicuramente Aprile era già finito ma che giorno era?
Un ragazzo nella terza fila si alzò e con voce tremante disse "È il 12 di maggio!".
"Esatto… Ma quanti di voi lo sapevano?" tornò a chiedere la donna.
Dei 300 e passa players presenti solo 38 alzarono le mani.
"Vedete… Oramai pochi di voi pensano al mondo di là dal gioco… Pochi di voi hanno consapevolezza del fatto che il mondo là fuori sta andando avanti… Che in molti sperano di tornare in quel mondo…"
Nicolò si sentì uno schifo: com'è possibile che lui avesse perso il conto dei giorni, si stava veramente dimenticando del mondo là fuori? No! Non poteva essere così! Sentì il respiro farsi affannoso, il terreno iniziò a tremargli sotto i piedi… Sentì la calca di quelle 600 persone intorno a lui… Stava per svenire…
"Ma voi siete qui… Siete qui e avete la possibilità di lottare per quel mondo! Non sono qui per convincervi a giocare a fare gli eroi… Ma se in cuor vostro sentite anche il minimo desiderio di lottare per il di là unitevi a noi!"
Claudio in quel momento poggiò la mano sulla spalla dell'amico "Nico ci sei?"
"Sì… Sì…" disse lui appena ripresosi grazie alle parole di Linton.
Sul palco la donna fece un cenno in direzione del mago e del guerriero; i due allora si fecero avanti e il guerriero iniziò a parlare "Ora chiameremo, una alla volta, le gilde qui riunite; voi capigilda vi alzerete e direte i vostri nomi… Dopo sceglierete: sceglierete se schierarvi con la prima linea oppure no…" 
Tra gli spalti si sparse un brusio di voci indistinte ma poi Linton si alzò in piedi, aprì il menu e iniziò a elencare le varie gilde. Mentre i vari capigilda si alzavano e sceglievano se iscriversi o meno nella prima linea il mago trascriveva i nomi su una pergamena di coloro che si erano arruolati e delle gilde che rappresentavano.
Nicolò per non cedere ai suoi disturbi contava quante gilde iniziavano per "A", quante gilde non erano presenti alla riunione, cercava di tenere a mente i volti di coloro che si alzavano in piedi e contava quanti sarebbero stati i suoi nuovi compagni in prima linea.
Claudio teneva il conto di tutte le gilde che accettavano di combattere per il mondo; avevano attirato la sua attenzione alcuni nomi interessanti: "Abes”  " 'A Maggica", "DWMA",“Gelatai salmastri”, "Ordine della Fenice", “Tales Of The Heros” e “Valkyria”; prima di arrivare al nome della loro gilda aveva contato che 23 gilde su quelle circa 250 avevano accettato. 
Poi venne il loro turno "Gilda Vitriol" li chiamò Linton. Nicolò sorrise riconoscendo che la donna aveva pronunciato la "V" come "U" e si alzò poggiandosi al bastone; Claudio lo seguì pensando che quel "Sì", che avrebbero pronunciato di lì a poco, lo avrebbe avvicinato, un passo in più, alla sua Luna.
Appena furono in piedi entrambi tuonarono all'unisono "Sì!" 
Linton sorrise sentendo tanta convinzione e allora riconobbe Nicolò.
"I vostri nomi" continuò poi a dire.
"Ashel!" disse Claudio.
"Orpheus!" disse Nicolò. 
Non appena l'arena fece risuonare quei due nomi si sparse un vocio improvviso. I due ragazzi si guardarono negli occhi confusi e Claudio prese un braccio di Nicolò che si fece passare dietro al collo per paura che  potesse svenire a causa di quell'improvviso cambio di atmosfera, si guardarono intorno e videro molti ragazzi che li fissavano e anche Linton, il guerriero e il mago, li fissavano con gli occhi sbarrati. In mezzo a quell'inseguirsi di sguardi indagatori i due ragazzi riuscivano a percepire solo due parole, ripetute continuamente da voci diverse ora con disprezzo, ora con ammirazione: "I Consapevoli".
"Che diavolo vogliono da noi 'sti qua?" domandò Claudio adirato.
"Non ne ho idea…" bofonchiò Nicolò "Ma senti quello che dicono?"
"Certo" rispose lui " "I Consapevoli" "
"Deve essere legato al nostro ingresso nel gioco…" ipotizzò il bardo.
"Si ma come potrebbero essere venuti a saperlo?" chiese il ladro ma poi un'immagine gli balenò in testa "La pietra alla  Città d'Inizio!"
Nicolò fece un cenno di assenso col capo.
"Silenzio!" urlò il guerriero ad un tratto e, non appena il silenzio si fu restaurato e i due ragazzi furono tornati a sedere, Linton riprese il suo elenco fino alla fine senza altre interruzioni.

"27 gilde… 27!!!" esclamò Claudio mentre i due si allontanavano dall'anfiteatro "Ed eravamo 296… Non voglio crederci"
"Spesse volte la paura pietrifica l'uomo ben più del dovuto"  si limitò a commentare Nicolò felice di aver abbandonato gli sguardi e le voci di quella folla.
"Se ti metti a parlare così ti spezzo in due quel dannato bastone da passeggio" lo minacciò l'amico.
"Davvero perdi ancora tempo con queste nullità, bustina di tea?" questa frase venne pronunciata da una voce che ai ragazzi ricordò qualcosa. Girarono l'angolo e in un vicolo trovarono Linton, il mago e il guerriero che parlavano con il soldato fanfarone, lo stesso con cui stavano per trovar da dire qualche sera prima il bardo e il ladro.
"Non sono stronza come te caro Orias; io combatto per gli altri non solo per me stessa!"
"Pfui… "Mors tua vita mea"…" disse allontanandosi dai tre interlocutori.
"La "V" in latino si pronuncia "U" " osservò il generale mentre lui si allontanava.
Orias passò accanto a Claudio e Nicolò, li guardò e ridacchio "Chi avrebbe mai detto che voi due formiche eravate i nostri cari Consapevoli… Ahahahahah" e se ne andò.
"Vedo che già avete conosciuto Orias" disse Linton avvicinandosi ai ragazzi "Scusatelo ma è nato testa di ca… No dai, mi fermo qui" sorrise lei.
"Noi non ci siamo ancora presentati" disse il mago facendosi avanti "Il mio nome è Salazar e lui è Tempesta. Ah ricordatevi che gli piace fregiarsi del titolo “Cuor di Leone”, e se gli altri player non si rivolgono a lui così si altera" finita la frase ridacchiò all’indirizzo del compagno
"Ah!" disse Nicolò sorpreso "Un fratello Serpeverde vedo ahahahahah"
"Anche tu serpeverde?" domandò il mago.
"Già" e i due si diedero il cinque. 
“ Che nome imperioso che ai tu, invece” disse Claudio rivolgendosi al guerriero 
“ Sicuramente lo è di più di uno che ricorda una parte anatomica…” rispose lui, con tono di sufficienza 
“ Oooh abbiamo qualcun altro dallo stivale qui eh? E toglimi una curiosità “Tempesta”, sai anche menare le mani o sei solamente bravo a sfottere le persone?”
Il guerriero lo guardò storto “ Cosa vorresti dire furfante? Sei appena arrivato e già ti fai nemico uno dei due guerrieri più forti al seguito del tuo generale?”
A quel punto Claudio iniziò a ridere “ Ahahah scusa, ma spesso mi piace irritare le persone. Senza rancore?” gli tese la mano, ma quello non lo considerò minimamente e, girati i tacchi, iniziò ad andarsene
“Certo che con questo carattere scontroso più che Tempesta avresti dovuto chiamarti Nuvola, eh!” gli urlò dietro il ladro. A quel punto il guerriero si fermò e tornò ad ampie falcate verso Claudio. Lo guardò negli occhi e disse:
“ Infame, questa te la eri preparata!” e scoppiò in una fragorosa risata, stringendo finalmente la mano al ragazzo.
Gli altri li guardarono allibiti per qualche istante, poi risero tutti, senza capire realmente lo scambio di battute dei due, ma felici di non aver dovuto sedare una scazzottata. 
"È da tanto che volevamo incontrare voi Consapevoli" sorrise Linton "Ascoltate… Voi e la vostra gilda siete inventati a cena alla nostra base in questa città, questa sera… Vogliamo parlarvi un po' se per voi va bene"
"Sarebbe un onore per noi" disse Claudio e Nicolò lo accompagnò con un inchino.
"Perfetto! Mi dispiace solo che questo incontro così fortuito sia stato rovinato da Orias…" continuò lei.
"Non preoccuparti" rispose Claudio "Ma per caso lei sa altro su di lui?"
"Beh… Tutti lo sanno ma voi forse no" iniziò a dire il guerriero "Lui è uno dei cinque"

   
 
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