Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: _Kurai_    10/09/2016    2 recensioni
Tornare sulla Terra era sempre stato il sogno di Oikawa, e nelle poche settimane in cui gli era stato concesso di fare il mestiere dei suoi sogni si era incantato spesso a contemplare lo splendore di tutto quel blu punteggiato di verde che galleggiava nello spazio profondo attorno a lui.
Aveva fatto in tutto tre passeggiate spaziali dopo aver passato l'esame con il massimo dei voti e con un anno di anticipo, prima di quel maledetto giorno.
Quel maledetto giorno che aveva segnato l'inizio della fine.
Ma poteva forse essere un nuovo inizio? O sarebbe stato solo un modo diverso per ucciderli?
Genere: Angst, Science-fiction, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The calm before the storm

 

Dopo tutte le vicissitudini che li avevano travolti nelle prime quarantott'ore sulla Terra nessuno di loro si aspettava davvero di passare un'intera giornata in tranquillità, considerando anche la minaccia aleggiante di un attacco dei terrestri.

Invece fu proprio quello che accadde, e Asahi in primis pensandoci durante la giornata sarebbe rimasto stupito e preoccupato da quella calma apparente: che fosse la cosiddetta quiete prima della tempesta?

Accantonò il pensiero in un cassetto remoto della sua mente e tornò a concentrarsi su Yuu, che illuminato fieramente dal sole del primo pomeriggio stava raccontando per la quindicesima volta la sua disavventura a un capannello di persone e già aveva aggiunto un sacco di nuovi particolari inventati, a cui Tanaka dava felicemente manforte.

Azumane gli sorrise e lui ricambiò all'istante, con un luccichìo nello sguardo; quando però gli occhi di Asahi caddero sul taglio appena medicato sulla guancia destra di Yuu sentì di nuovo ribollire il sangue, e dovette mordersi un labbro per frenare sul nascere quella nuova sensazione sconosciuta.

 

Sugawara era uscito dalla sua tenda qualche ora prima e sembrava a dir poco raggiante: Ryuu era ancora impegnato a ringraziare tutte le divinità di aver avuto salva la vita per la seconda volta in un giorno, visto che il medico gli aveva pulito e fasciato la ferita fischiettando tra sé, con un sorriso luminoso.

I tre avevano scoperto il motivo dopo pochi minuti, perché dalla stessa tenda era uscito il caposquadra delle guardie Daichi Sawamura, che tutti sapevano essere il fidanzato di Koushi.

Una volta aggiornati sugli ultimi avvenimenti, Asahi, Nishinoya e Tanaka si unirono quindi ai lavori per le fortificazioni, che apparivano più che mai urgenti.

 

“Ora che abbiamo le armi non possiamo allontanarci perché i terrestri potrebbero attaccare il campo… ma come facciamo a sapere che non ci attaccheranno di nuovo dalla montagna? E basteranno le provviste?” ragionava Hajime mentre aiutava il gruppo delle fortificazioni.

“Non possiamo fare niente se non rafforzarci e cercare altro cibo, almeno per un paio di giorni… e magari trovare il modo di ottenere più armi e sistemare la questione della radio...” rispose Oikawa, che poi ebbe un'illuminazione improvvisa: “Mattsun, posso chiederti una cosa?” disse all'amico, che stava lavorando accanto a loro insieme ad Hanamaki, e come quest'ultimo sfoggiava un sorriso enorme. “Se vuoi chiedermi cosa abbiamo fatto io e Makki stanotte posso farti una descrizione accurata, ma devi assicurarti che non ci siano minorenni ad ascoltare” sogghignò Matsukawa.

“No, sinceramente non mi interessa”

“Dovrebbe, visto che tu e Iwaizumi siete sempre nervosi” ribattè Issei, guadagnando uno sguardo torvo di Hajime e una risata cristallina da parte di Takahiro, con cui si scambiò uno sguardo di complicità.

Oikawa ignorò completamente le sue parole, proseguendo con la sua domanda: “Pensi che la radio in dotazione alla navicella con cui siete atterrati sia ancora funzionante?” chiese, interrompendo il momento d'ilarità della coppia.

“Non ne sono sicuro ma può darsi di sì… anche se per come ho lasciato la situazione sull'Arca credo che a questo punto sia quasi meglio lasciare le cose come stanno. Diciamo che… ci sono state delle complicazioni politiche” si rabbuiò improvvisamente Matsukawa, rifiutando di dare ulteriori spiegazioni.

“Sai bene che nemmeno io amo la situazione politica sull'Arca, visto il motivo per cui mi hanno sbattuto in cella… ma io ho letto i fascicoli segreti e ho visto i video delle riunioni sul progetto Exodus e so che esso prevede che in caso di complicazioni nell'Operazione Cento venga spento il sistema vitale di un'intera sezione dell'Arca… non voglio essere responsabile della morte di delle persone colpevoli solo di consumare ossigeno solo perché non mi sono impegnato al massimo per comunicare le nostre condizioni!”

“Lo faranno comunque, Oikawa-san” gli apparve alle spalle Daichi, con un'espressione corrucciata “Grazie a Iwaizumi ho continuato le tue indagini, e ho scoperto che è comunque previsto di eliminare una parte della popolazione perché non c'è abbastanza posto sulle navi Exodus… è perché ho scoperto questo che il Cancelliere ha cercato di farmi uccidere. In ogni caso se hai idee sono disposto ad ascoltarle” concluse, sospirando.

“Possiamo ancora trovare un modo per evitare che uccidano quelle persone... e in ogni caso comunicare con loro potrebbe aiutarci anche con le difficoltà che stiamo affrontando qui…” rispose Oikawa, convinto.

“Davvero tu credi che dopo averci mandati qui quasi senza cibo e medicinali sarebbero disposti ad aiutarci?” chiese Hanamaki, influenzato dallo scetticismo di Matsukawa.

“Se non ci proviamo non lo sapremo mai” concluse Iwaizumi, ponendo fine al dibattito.

Oikawa posò i suoi attrezzi e si diresse sicuro verso il rudimentale cancello, deciso ad andare a controllare la radio.

“Idiota, non sai neanche dov'è atterrata la navicella! E i terrestri potrebbero attaccarti se vai da solo!” lo insultò Hajime, per poi alzarsi e seguirlo di corsa.

“Allora accompagnami, Iwa-chan” gli fece l'occhiolino Tooru, che come sempre ottenne ciò che voleva.

“E prendi questa, se riesci a non spararti in un piede” gli porse il calcio di una pistola, che Tooru accettò senza esitazione.

I due uscirono dall'accampamento, diretti al lago.

Issei e Daichi si scambiarono uno sguardo eloquente, chiedendosi quando sarebbe stato il momento giusto di informare gli altri della morte del Cancelliere.

Sawamura in realtà ne aveva già parlato a Sugawara, che aveva reagito in modo diverso da quello che si aspettava: il vecchio Koushi avrebbe accettato difficilmente un omicidio anche se giustificato dalla necessità della fuga, ma dopo tutto quello che era successo e la scoperta che era stato proprio il Cancelliere ad attentare per ben due volte alla vita del suo Daichi non riusciva a non essere intimamente grato a Matsukawa per averglierlo riportato tutto intero, anche se per farlo i due si erano macchiati le mani di sangue.

 

Cosa sarebbe successo all'arrivo degli abitanti dell'Arca sulla Terra? Issei sarebbe stato incriminato per aver ucciso il Cancelliere? Decise di cercare di non pensarci: magari dopo gli eventi della notte precedente ci sarebbero stati risultati inaspettati, e il nuovo Cancelliere sarebbe stato dalla loro parte.

Era inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Issei decise comunque che era già l'ora di prendersi una pausa, e prendendo di sorpresa Takahiro lo sollevò di peso, baciandolo avidamente e tenendolo con la schiena appoggiata contro la barriera di legno.

 

 

Ukai si stava chiedendo se concedere così tante ore tra una votazione e l'altra per un'elezione così urgente non servisse per capovolgere in qualche modo poco lecito quel risultato di parità: Washijo avrebbe avuto tutto il tempo di corrompere almeno uno degli altri consiglieri, mentre lui sarebbe stato impegnato a cercare di mantenere almeno un barlume di umanità nonostante la terribile decisione del Consiglio, nel tentativo di impedire almeno parzialmente quella strage legalizzata.

Appena sciolta la seduta Keishin si lanciò fuori dalla stanza, diretto verso l'ufficio di Ittetsu: dovevano mettere a punto un piano, perché la situazione iniziava a fare acqua da ogni parte.

 

Sacrificare la navicella con cui avrebbero dovuto fuggire loro due per concedere a Daichi di salvarsi era stata un'azione nobile che aveva deciso di compiere su suggerimento di Takeda: non si sarebbe pentito di essere rimasto per lottare in ciò che credeva e per cercare di proteggere più persone possibile, anche se i rischi erano inquantificabili.

Incontrò Ittetsu nei corridoi a metà strada: evidentemente la sua metà aveva avuto la stessa idea e lo stava cercando a sua volta. Si aggiornarono a vicenda sulle novità e poi sgattaiolarono insieme in una piccola stanza che veniva usata come ripostiglio, poco distante dall'ufficio di Takeda.

Era evidente che ci fossero dei sospetti su Ukai, e probabilmente entrambi erano sotto osservazione: decidere nella loro unità abitativa il da farsi in quelle preziose ventiquattr'ore sarebbe stato un grave errore, visto che sicuramente era stata riempita di cimici per cercare di smascherarli come traditori.

 

“Non c'è tempo da perdere… dobbiamo subito andare alla Walden e allertare tutti, non possiamo lasciare che vada così… per loro è facile, così potranno cancellare decenni di esperimenti falliti, nascondendo le prove e una volta ricevute informazioni dalla Terra ottenere tutto ciò che vogliono fingendo di avere la coscienza a posto” affermò Keishin con rabbia, mentre pensava a come fare per capovolgere la situazione.

Avevano ventiquattr'ore ma la strage era comunque inevitabile, e lo sarebbe stata anche se fosse stata ritardata: era impossibile garantire altri posti sulle navicelle Exodus, non c'era nessuna possibilità di salvare tutti gli abitanti dell'Arca e gli abitanti della Walden non erano che delle pedine sacrificabili, così come per decenni erano stati cavie di esperimenti di dubbia riuscita.

“Keishin, sei sicuro che Washijo non cercherà di capovolgere anche questa tua mezza vittoria a proprio vantaggio? Come facciamo ad avere la certezza che rispetterà la tua richiesta in pieno?” chiese Takeda, preoccupato.

“Non possiamo saperlo, Take-chan”, sospirò Ukai, passando al vezzeggiativo che di solito usava nell'intimità “ma siccome lui troverà il modo di ottenere ciò che vuole dobbiamo cercare di sfruttare al massimo questa occasione...”.

“Cos'hai in mente? Non vorrai mica...” Keishin gli posò un dito sulle labbra, come a confermare ciò che aveva pensato Ittetsu.

“Diremo le cose come stanno, glielo dobbiamo. E se andrà male, affonderemo con loro” concluse Keishin, guardando negli occhi il marito.

“Insieme?” chiese Takeda, con uno sguardo deciso e innamorato dietro le lenti degli occhiali.

“Insieme.” rispose Ukai, prima di posare le labbra su quelle della sua metà, in un bacio fugace che sottintendeva fiumi di parole.

 

 

Oikawa e Iwaizumi camminavano in fretta tra gli alberi, guardandosi intorno e sobbalzando ad ogni minimo rumore.

Non era prudente muoversi dopo la minaccia di un attacco e dopo quello che era successo a Noya e Tanaka, ma erano armati e la radio era troppo importante.

L'ultima volta che avevano percorso quella strada insieme era appena iniziato tutto, e già diverse cose erano cambiate in pochi giorni: Tooru provava una sensazione dolceamara, in parte di gratitudine per la presenza di Hajime e in parte di frustrazione e preoccupazione per tutto ciò che stava succedendo e che poteva succedere. Sarebbero riusciti a sopravvivere abbastanza per cominciare davvero qualcosa, per veder atterrare il resto del loro popolo sulla Terra?

La pistola era pesante nella sua mano, i proiettili già pronti nei loro alloggiamenti.

Se qualcuno li avesse attaccati, questa volta sarebbe stato lui a proteggere Iwaizumi, e non il contrario. Hajime non aveva più parlato della montagna se non per vaghi accenni, ma Tooru aspettava al varco, ed era sicuro che il suo amico d'infanzia non attendesse altro che un suo momento di debolezza, una scusa per lasciarlo indietro con il pretesto di proteggerlo. Quel tarlo si era ormai insinuato nel suo cervello e non c'era modo di scacciarlo.

Finalmente giunsero in vista del lago: il rottame ormai inutilizzabile della piccola biposto era ancora lì, per metà immerso nell'acqua.

Tutt'intorno solo silenzio e calma piatta.

Tooru avanzò fino alla navicella con la pistola davanti a sé ed entrò all'interno, iniziando a controllare la radio e portando via tutte le componenti che potessero essere utili.

Hajime era rimasto fuori con la sua arma spianata, pronto a rispondere a qualsiasi attacco.

Passarono lì una buona mezz'ora e andò tutto liscio: l'atmosfera era placida e tranquilla come l'acqua del lago, increspata solo dal loro passaggio.

 

Tornarono all'accampamento in silenzio, anche se entrambi avrebbero voluto dire qualcosa: nonostante il chiarimento della mattina precedente c'era qualcosa di strano che aleggiava tra i due, un sentimento a cui era difficile dare un nome, l'ombra di un non detto che oscurava i loro pensieri, anche se all'apparenza sembrava tutto normale.

Oikawa tornò a chiudersi nella navicella, per riprendere il lavoro del giorno precedente.

All'interno c'era di nuovo Kenma, questa volta da solo, che aveva appena terminato di mettere a punto la seconda versione del suo circuito elettrico collegato ad un bracciale trasmittente. Kuroo doveva essere entrato ad aiutarlo mentre Tooru e Hajime erano al lago, perché il bracciale utilizzato era evidentemente suo, così come un cumulo disordinato di oggetti senza un nesso apparente abbandonati in un angolo, come se la navicella fosse diventata una dependance della sua tenda.

Il biondo era concentratissimo nel tentativo di inviare un segnale in codice morse sulla frequenza dell'Arca, ma non aveva modo di verificare se qualcuno l'avrebbe sentito, poiché i bracciali non potevano ricevere.

“Ho portato qualcosa di meglio” esordì Oikawa, anche se ottenne solo che Kenma alzasse lo sguardo per un istante sollevando un sopracciglio.

“Con questi pezzi e qualche modifica in qualche ora riusciremo a comunicare con l'Arca, e loro potranno risponderci!” continuò, orgoglioso di sé stesso.

Kenma fece un piccolo sorriso, per poi tornare a concentrarsi sul suo messaggio.

 

 

Per raggiungere la stazione Walden Ittetsu e Keishin dovevano passare accanto alla famigerata sala di controllo con le proiezioni dei segnali vitali dei Cento: Takeda chiese alla guardia all'ingresso di entrare un'ultima volta, per controllare se la situazione fosse cambiata. Conosceva quasi ognuno dei ragazzi inviati sulla Terra, e sperava che stessero bene con ogni fibra del suo essere. Voleva salutarli un'ultima volta prima di partire per quella missione suicida con l'amore della sua vita, sperando almeno di riuscire a salvarne altrettanti.

Non vedendolo uscire, Ukai entrò nella stanza a sua volta e lo sorprese a fissare uno dei quadranti con un'espressione perplessa: il segnale appariva e scompariva a intervalli variabili, accendendosi e spegnendosi per alcuni secondi. Il nome del ragazzo a cui apparteneva il bracciale era Kuroo Tetsurou, e Takeda lo ricordava per la sua presenza nei fascicoli segreti relativi a Kenma. Il ragazzo lo aveva tenuto nascosto per tre anni, cercando di salvarlo dalla morte che era toccata ai suoi genitori in circostanze poco chiare: nei rapporti si parlava di visite di controllo disertate e tradimento per non avervi sottoposto il figlio per alcuni anni. La loro sparizione era stata camuffata da quarantena per un contagio da febbre respiratoria mai avvenuto, ma paradossalmente proprio sottrarre il piccolo Kenma alla somministrazione del siero per qualche anno l'aveva reso una cavia preziosa, perché in quel tempo sembrava essersi presentata una mutazione imprevista nelle sue cellule ematiche.

 

“Non pensi che potrebbe essere… un messaggio?” sussurrò Ittetsu, concentrandosi sulla luce intermittente.

“Codice morse? Potrebbe essere… le alternative sono un guasto al bracciale o dei segnali vitali molto deboli...” riflettè Ukai, per poi cercare di decodificarlo: “Stiamo bene, aria respirabile e niente radiazioni letali ma lontani dalla montagna. Terrestri” riuscì a tradurre, dopo qualche tentativo. Il messaggio si interruppe così, e il segnale si spense del tutto.

Nessun altro aveva recepito quel messaggio, ma loro dovevano attuare il piano: sapere che i Cento (o almeno la maggior parte di loro) stavano bene toglieva loro un peso dallo stomaco, ma dovevano trovare un modo per salvare anche gli abitanti della Walden.

Informare il Consiglio del messaggio sarebbe stato indubbiamente un ottimo modo per non rendere così urgente lo spegnimento del sistema vitale, ma davvero gli avrebbero creduto con solo la sua parola e quella di Takeda come garanzia? Keishin inviò comunque un messaggio agli altri membri del Consiglio, sperando di ottenere almeno una piccola proroga.

Washijo cancellò il messaggio senza ascoltarlo.

I due lasciarono la stanza, diretti verso la stazione Walden. Ittetsu stringeva la mano di Keishin mentre attraversavano i corridoi, un po' per trasmettergli il suo supporto e un po' per cercare di esorcizzare la sua stessa preoccupazione. Non c'era un vero e proprio piano, e avrebbero dovuto improvvisare.

Una volta attraversato il confine tra le stazioni il panorama cambiò: le luci erano più basse e fioche e gli impianti di aerazione ronzavano ed emettevano rumori sinistri. Se avessero voluto camuffare lo spegnimento dell'ossigeno come un guasto sarebbe stato più che plausibile, e quelle persone sarebbero morte senza un perché, svilite da una menzogna.

“Bene… da dove iniziamo adesso?” chiese Takeda, che nella sua vita non aveva mai neppure immaginato che un giorno avrebbe collaborato a sobillare una rivoluzione. Per un attimo, prima che Ukai gli spiegasse nel dettaglio tutto quello che stava accadendo, aveva pensato che tutto si sarebbe potuto risolvere in modo pacifico, ma ogni passo nei corridoi della Walden contraddiceva un po' di più quel pensiero.

Sentiva uno strano peso nel petto, come una sensazione opprimente e minacciosa: fu quando raggiunsero la sala comune della stazione orbitante, niente di più che una scatola di metallo arrugginito più grande delle altre stanze, che capì veramente di cosa si trattava.

Fu allora che decise di prendere in mano lui stesso la situazione, spiegando a Keishin in poche frasi quello che intendeva fare.

Ittetsu Takeda, che aveva sempre avuto paura di esporsi e di agire per primo in qualunque ambiente al di fuori della sua sala operatoria, prese il comando della missione senza nemmeno rendersene pienamente conto.

Ukai aveva fatto in modo di raggiungere la sala comune in coincidenza con l'assemblea del mattino, e la maggior parte degli abitanti della Walden erano riuniti nella stanza e aspettavano solo loro. Nessuna Guardia era presente. Ad entrambi sembrò molto strano, ma in fondo lì non vi era nulla di normale.

Nonostante anche sulla stazione più povera fosse valida la regola del figlio unico, i bambini erano discretamente numerosi nella sala: nessuno di loro però aveva un colorito sano e sembrava in buona salute, un segnale che rafforzava e confermava l'intuizione di Takeda.

“Siamo venuti con il benestare del Consiglio a offrire una visita medica gratuita a tutti coloro che ne faranno richiesta” iniziò Ittetsu, con voce tremante “vogliamo prevenire nuove epidemie e la prevenzione è il mezzo più importante per mantenersi in salute...” continuò, mentre Ukai lo incoraggiava ad andare avanti.

Mentre proseguiva nella sua esortazione, alcuni tra la folla alzarono una mano o si avvicinarono timidamente, formando poi una fila disordinata davanti a loro.

Dovevano avvertire più gente possibile senza dare troppo nell'occhio e fingendo di voler agire solo per salvare i bambini, perché nonostante l'assenza di guardie il Consiglio aveva occhi ovunque.

Le persone radunate erano per metà bambini, l'altra metà erano genitori, adulti soli e pochi anziani, una vera rarità in quella zona dell'Arca.

Una bambina che dimostrava sei o sette anni si avvicinò a Ittetsu, con piccoli passi esitanti. Indossava un vestito che una volta probabilmente era stato rosa, ma era stato rattoppato così tante volte con pezze di stoffa diverse che era ormai una sorta di patchwork liso e polveroso, e stringeva in una mano una bambola di tessuto senza un occhio.

Teneva l'altra mano protesa in avanti, come se la stesse utilizzando per orientarsi nello spazio o per tenersi in equilibrio. Un uomo le camminava accanto, dirigendola nella giusta direzione e sospirando piano ad ogni passo, negli occhi l'ombra di una pesante rassegnazione.

La prima cosa che Takeda notò furono le punte delle piccole dita, già cianotiche, poi con la luce di una piccola torcia ebbe la conferma definitiva della sua straziante diagnosi: ipossia, mancanza di sufficiente ossigeno al cervello. Gli occhi della bambina non reagivano alla luce, il che era un segno incontrovertibile di una compromissione al nervo ottico: sarebbe diventata completamente cieca se fosse rimasta in quell'ambiente, così come molti altri bambini e adulti che li circondavano. Se solo avessero avuto più di ventiquattr'ore di tempo…

Ittetsu si girò verso Keishin, che aveva già iniziato a prendere da parte alcune persone fidate tra la folla che trasmettessero il suo messaggio e lo aiutassero nel suo piano, e annuì leggermente: era una conferma del loro sospetto iniziale, secondo cui il Cancelliere aveva già ordinato di dimezzare l'ossigeno qualche tempo prima senza l'approvazione del Consiglio.

In poche ore la voce si sparse tra tutti gli abitanti della Walden presenti e un brusìo li circondò: erano già diventati un punto di riferimento, la folla si fidava di loro ed era pronta ad aiutarli.

La Walden si sarebbe rivoltata contro l'Arca, colpevole di averle sottratto metà dell'ossigeno e di pianificare un genocidio di massa ai suoi danni: c'era il potere del numero e la rabbia, gli ingredienti necessari per innescare una rivolta.

 

Fu proprio in quell'istante che la stanza esplose in un boato: Ukai spinse Takeda a terra, proteggendolo col suo corpo.

Quando riaprirono gli occhi nella sala semibuia, tutt'intorno riecheggiavano urla e lamenti.

Tutto risuonava come un'eco vuota, ed entrambi ci misero un po' per riprendere del tutto il controllo dell'udito. Ovunque vi erano solo sangue e confusione.

Washijo doveva aver introdotto una spia sulla Walden, che aveva causato quell'esplosione per seminare il caos: Ukai avrebbe dovuto prevederlo, e mentre aiutava il marito a rialzarsi maledisse il poco tempo che aveva avuto per valutare i rischi e le possibili soluzioni, mordendosi quasi a sangue il labbro inferiore.

Ittetsu si alzò a fatica, tossendo.

A pochi metri da lui, sul pavimento, giaceva una bambola senza un occhio macchiata di sangue.

Ingoiò le lacrime, stringendo forte la mano di Keishin.

 

Il vice Cancelliere aveva ottenuto ciò che voleva. Washijo non aveva spento l'ossigeno (ma sarebbe stata solo questione di tempo) e aveva scaricato la responsabilità su un attentatore isolato, che secondo la versione ufficiale che avrebbe diffuso “aveva agito per uccidere un membro del Consiglio, simbolo del gruppo di potere dell'Arca”.

Ukai aveva già perso. O forse no?

 

Le ferite che si era procurato sulla schiena a causa di alcune schegge scagliate dall'esplosione gli bruciavano, ma poteva resistere. Almeno una ventina di persone intorno a loro si stavano alzando, più o meno malconce. Le luci di emergenza stentavano ad accendersi, e il fioco bagliore lampeggiante non faceva che peggiorare l'atmosfera spettrale.

All'improvviso si sentì tirare l'orlo dei pantaloni, e si abbassò ad aiutare ad alzarsi una ragazza che non aveva notato prima e che gli sembrava di aver già visto, anche se non ricordava in che circostanze.

Anche Takeda ebbe la stessa impressione, ma non disse nulla e le porse il suo fazzoletto per tamponare una brutta ferita alla fronte.

“Se solo ci fosse un modo per staccare la stazione dall'Arca prima che disconnettano il sistema...” ragionava febbrilmente Ukai, che sapeva che non c'era tempo da perdere.

“Un modo c'è, anche se conosco solo la teoria” disse piano la ragazza che avevano appena aiutato, mentre recuperava lentamente la sicurezza sulle gambe.

“Ora ricordo… Saeko Tanaka, giusto?” chiese Takeda, illuminato da una realizzazione improvvisa. Sia lui che Ukai l'avevano conosciuta alla scuola dell'Arca, poi era passata al corso di ingegneria ma aveva mollato a metà e non ne avevano più sentito parlare finché non si era sposata frettolosamente con una guardia, apparentemente un matrimonio riparatore per crescere insieme il loro bambino.

Questi in realtà si era rivelato essere il fratello per cui la madre era morta di parto, e a soli otto anni per un complesso insieme di circostanze aveva ucciso il patrigno e trascorso gli ultimi nove anni in prigione. Takeda aveva visto il volto di quel ragazzo proprio poco prima, proiettato sulla parete della sala controlli e fieramente illuminato.

 

“Non so se ne siete a conoscenza, ma la Walden possiede ancora una sala di controllo indipendente, anche se è in disuso da cento anni” iniziò Saeko, che era nata sulla Walden e vi era tornata dopo la sua tragedia familiare: ivi aveva iniziato un lavoro clandestino di raccolta di informazioni per chiunque ne chiedesse, e si diceva che conoscesse la maggior parte dei segreti dell'Arca e se li facesse pagare a caro prezzo.

“Teoricamente se riuscissimo a raggiungere quella sala e i controlli funzionassero ancora, potremmo sganciarci dall'Arca e affidarci alla forza di attrazione terrestre...”

“...schiantandoci con violenza al suolo, se i propulsori non dovessero funzionare dopo tutto questo tempo” completò Ukai, ma poi riprese a parlare “Ok, per me si può tentare… ti ascolto, guidaci verso questa sala controlli”.

Fu proprio in quel momento che si sentì un altro boato e anche le luci di emergenza si spensero.

Poi tutto fu buio e silenzio.

 

 

Dopo appena tre ore dalla prima assemblea straordinaria, Washijo ne convocò una seconda: le notizie che giungevano dalla Walden erano fumose e contraddittorie, ma sembrava ci fosse stato un attentato durante la spedizione sulla stazione del consigliere Ukai.

“Si è trattato di un atto imperdonabile di ribellione contro il governo centrale, che conferma la mia teoria: ho appena ricevuto la notizia che il consigliere Ukai e il dottor Takeda hanno perso la vita nell'attacco, il che ci mette nella posizione di decidere cosa fare senza attendere un istante di più, che potrebbe permettere al pericoloso attentatore o ad altri rivoltosi contro il Consiglio di raggiungere le altre stazioni dell'Arca” iniziò il nuovo Cancelliere ormai a tutti gli effetti, che ottenne l'unanimità alla votazione per spegnere immediatamente l'ossigeno della Walden.

Gli altri consiglieri erano sconvolti per la morte di Ukai, tradito dagli stessi abitanti dell'Arca che aveva voluto aiutare, e nessuno dubitò della buona fede di Washijo.

La paura fece dimenticare a tutti che su quella stazione vivevano più di trecento innocenti.

L'inquietante sicurezza di Washijo non lasciò spazio a obiezioni.

La Walden sarebbe diventata un guscio vuoto nello spazio, destinato a diventare una tomba.

 

Mentre dava inizio ad un ipocrita minuto di silenzio per Ukai e Takeda, Washijo faticava a celare la sua contentezza: si era liberato di due problemi allo stesso tempo, e non avrebbe più nemmeno avuto bisogno di cercare le prove del presunto tradimento che sospettava da tempo.

Aveva finalmente il potere nelle sue mani: dopo tanti anni era finalmente Cancelliere, e sarebbe stato ricordato per sempre per aver riportato il suo popolo sulla Terra. Mancava solo un'ultima conferma da parte dei Cento sull'abitabilità del suolo terrestre, ma siccome dopo le prime dieci morti il numero si era stabilizzato aveva buone speranze.

Ce l'avrebbero fatta, e una volta spenta definitivamente la Walden avrebbero avuto abbondante ossigeno ed energia per portare a termine il progetto Exodus.

La vittoria e la speranza avevano un gusto così dolce, nonostante il retrogusto marcato di sangue.

Abbassare quella leva fu dannatamente facile.

 

 

Quando Oikawa e Kenma ebbero finito di montare insieme tutti i pezzi della nuova radio era ormai pomeriggio inoltrato.

Una volta stabilito il contatto, Oikawa tirò un urlo di giubilo che fece accorrere in fretta nella navicella Iwaizumi, Matsukawa, Hanamaki, Kuroo, Daichi e Sugawara.

Ce l'avevano fatta, e finalmente non sarebbero più stati totalmente soli tra i terrestri.

“Qui Terra, sono Oikawa, passo” ripetè due o tre volte mentre il segnale andava e veniva, sistemando a poco a poco la frequenza. Il cuore gli batteva forte nel petto, e fece un balzo quando finalmente sentì una voce dall'altro capo dell'apparecchio.

“Qui Arca, siamo all'ascolto. Fate rapporto sulla situazione sulla Terra, passo” rispose una voce fredda, irriconoscibile a causa dell'interferenza che Tooru non era riuscito ancora ad isolare.

“Siamo atterrati con qualche piccolo inconveniente tre giorni fa, lontani una trentina di kilometri dal luogo di atterraggio previsto. Le radiazioni non sembrano letali nel breve periodo e i vostri dati potrebbero essere falsati perché alcuni bracciali si sono rotti. In compenso è risultato che la zona circostante è abitata da terrestri selvaggi con cui già abbiamo avuto contatti sporadici: sembrano pericolosi e abbiamo poche armi per affrontarli...”.

Il segnale andava e veniva, e sull'Arca giunsero poco più della metà delle sue parole.

La chiamata immediata che raggiunse Washijo nel suo nuovo ufficio coronò la sua felicità, donandogli la conferma della presenza di un clima adatto alla vita sul pianeta.

“Vi parla il nuovo Cancelliere” rispose personalmente prendendo il controllo della comunicazione “vi ringrazio per il servizio che ci avete reso e quando scenderemo sulla Terra potremmo valutare se darvi l'immunità con le dovute distinzioni… entro pochi giorni atterreremo sul pianeta e vi porteremo aiuti e rinforzi. Spero che ci rivedremo ancora” concluse col saluto di rito usato sull'Arca, che pronunciato da lui suonava assurdamente vuoto di significato.

Le mani di Tooru tremavano: aveva riconosciuto la voce, e sapeva che non avrebbe mai ottenuto le informazioni che cercava dal nuovo Cancelliere Washijo. E poi cos'era accaduto al suo predecessore? Non riusciva a comprendere, e iniziò a ragionare su come fare a sapere ciò che gli premeva. Aveva un pessimo presentimento.

Alla fine fu Sugawara a sbloccare la situazione, chiedendo se fosse possibile parlare con il dottor Takeda per informarsi sullo stato di alcuni pazienti che aveva lasciato sull'Arca: finse di non sapere nulla di Daichi, mentre stringeva forte la mano del compagno. Non l'avrebbe messo in pericolo, non di nuovo.

“Non posso metterla in comunicazione con il dottor Takeda, mi dispiace. Risulta disperso insieme al consigliere Ukai a causa di un attentato avvenuto stamattina sulla Walden… non abbiamo notizie di superstiti” tagliò corto Washijo, poco prima che la comunicazione si interrompesse. Tooru era pronto a scommettere che il Cancelliere l'avesse interrotta di proposito.

Gli altri gli si erano raccolti intorno ed erano tutti sconvolti e sconcertati: avevano perso il loro unico possibile alleato e il Cancelliere aveva chiarito che all'atterraggio sulla Terra avrebbe fatto distinzioni tra di loro e probabilmente alcuni sarebbero stati resi nuovamente prigionieri, a maggior ragione Daichi e Matsukawa una volta che la loro presenza fosse stata scoperta.

Inoltre Tooru non credeva affatto alla storia dell'attentato: Washijo doveva già aver staccato l'ossigeno alla Walden, ed era riuscito allo stesso tempo a liberarsi di due avversari politici che sapevano già troppo.

Erano arrivati tardi.

La stazione Walden non esisteva più.

 

Guardò in viso Kenma, e dalla sua espressione capì che aveva raggiunto la medesima conclusione: il biondino si alzò di scatto e corse fuori dalla navicella, seguito prontamente da Kuroo.

Subito fuori si imbatterono in Tanaka, che stava appoggiato con disinvoltura accanto al portellone, fingendo palesemente di essere lì per caso e di non aver origliato fino a quel momento, anche se il suo sguardo diceva esattamente il contrario. Sapeva che la sorella si era trasferita sulla Walden dopo che lui era stato confinato, e sperò in cuor suo che nonostante la frase “non abbiamo notizie di superstiti” lei stesse bene.

Sull'Arca si era rassegnato a non vedere mai più colei che per otto anni l'aveva cresciuto come una madre nonostante la sua giovane età, ma appena arrivato sulla Terra aveva iniziato a sperare in cuor suo di rivederla, se mai gli abitanti dell'Arca fossero riusciti a raggiungerli.

Invece ecco che anche quella flebile speranza gli veniva nuovamente strappata.

 

 

Kenma sapeva che per i suoi genitori non c'erano più speranze da anni.

Sapeva in cuor suo che quella “quarantena” non era mai esistita, che probabilmente i suoi erano morti per proteggerlo da quegli esperimenti di cui aveva finito per essere comunque vittima, che in ogni caso la stazione Walden non era che un guscio di disperazione con un nocciolo di ricordi orribili.

Ma in ogni caso si sentiva come spezzato, come se una speranza che aveva covato senza nemmeno accorgersene si fosse infranta in un istante come i legami della Walden con l'Arca, spenta come i dispositivi per permettere la vita su quel guscio di metallo.

 

Quando Kuroo lo raggiunse erano poco fuori dalle fortificazioni, e Kozume non ricordava nemmeno di essere uscito dal campo.

Lo abbracciò lentamente da dietro, sentendolo tremare sotto le sue dita.

Era fragile come le ali di una farfalla, in quel momento.

Kuroo sapeva che sarebbe stato difficile, e gli rimase accanto senza dire nulla, mentre gli alberi frondosi li circondavano in un abbraccio di ombre.

Kenma alzò lo sguardo solo quando sentì un lieve frullare d'ali a pochi centimetri dal suo viso.

Una farfalla azzurra avvolta da una bizzarra luminescenza gli si posò inaspettatamente sul naso. Rimase immobile, pietrificato dalla meraviglia.

Kuroo puntò il dito in alto, tra gli alberi. Kenma si spostò leggermente e la fragile creatura volò via, lasciandosi dietro una scia luminosa.

I tronchi degli alberi si stavano lentamente ricoprendo di farfalle, che creavano intorno a loro un'aura di luce lattiginosa.

Fu allora che Tetsurou si rese conto che Kenma stava piangendo.

O meglio, si trattava di una sola minuscola lacrima, ma da quel giorno in cui aveva chiuso il suo cuore a qualsiasi emozione era la prima volta che Kuroo ne vedeva una solcare il suo viso.

Nessuno dei due si rese conto che stava accadendo, ma un secondo dopo erano in piedi uno di fronte all'altro, e il più grande stava asciugando la lacrima con un bacio delicato sulla guancia.

Fece una piccola smorfia per il sapore salato per far ridere l'altro, ma si trovò di fronte agli occhi dorati di Kenma che lo scrutavano fino in fondo all'anima, mentre una delle mani affusolate del più piccolo cercava le sue.

Forse fu l'atmosfera, il bisogno di Kenma di consolidare la sua unica certezza o un sentimento che si era annidato tra le pieghe del loro rapporto da troppo tempo: nel silenzio insieme calmo e minaccioso della foresta, mentre erano circondati da una nube di farfalle radioattive, le loro labbra si sfiorarono per un dolcissimo istante.

 

 

“Cosa significa che avete ucciso l'ex Cancelliere?” chiese Oikawa, che non riusciva a capacitarsi di ciò che gli aveva appena detto Matsukawa.

“Significa esattamente quello che ti ho detto… non avevo alternative, stava puntando una pistola contro Sawamura-san e tutte le altre guardie ci tenevano sotto tiro” rispose Matsukawa, irritato.

“Non fraintendere, non ti biasimo affatto Mattsun… anche io l'avrei fatto al tuo posto. Però ora che c'è Washijo al comando… e che non abbiamo più un alleato nel Consiglio… non lo so, non so davvero come andrà a finire” si prese la testa tra le mani “Se fossi riuscito a far funzionare la radio prima forse avremmo potuto evitare che uccidesse quelle persone!” si alzò in piedi e battè un pugno contro la parete di metallo, ferendosi le nocche.

“Piantala idiota di un Oikawa, farti venire le crisi isteriche non riporterà in vita nessuno degli abitanti della Walden… possiamo solo cercare di evitare che muoiano altre persone tra di noi e fare del nostro meglio per proteggerci a vicenda” disse Iwaizumi, con tono risoluto.

Il che significava proteggere Tooru da sé stesso, e Hajime lo sapeva bene.

 

 

Nessuno di loro si aspettava l'arrivo della persona che si presentò nella navicella, che ormai era diventata una sorta di quartier generale.

Terushima era lì, i capelli biondi tirati indietro con una mano a scoprire la metà del viso ancora cosparsa di unguento ma già meno arrossata del giorno precedente.

Aveva dormito un giorno intero, fluttuando in un limbo di incubi in cui tutto era fuoco e sangue e la sua pelle si scioglieva.

Nonostante tutto si era svegliato stranamente riposato, e si era quasi abituato al dolore delle bruciature, fortunatamente solo superficiali. Probabilmente questo fatto era da imputare alla decisione di Koushi di iniettargli una dose di antidolorifico mentre dormiva nonostante il razionamento dei medicinali, ma lui non poteva saperlo.

Yuuji rimase per un attimo in silenzio mentre tutti lo fissavano, al centro dell'attenzione.

“Vorrei fare qualcosa per rendermi utile, se rimango ancora in infermeria impazzisco…” disse piano, scompigliandosi i capelli con una mano e guardandoli a turno negli occhi.

“Sei sicuro di stare già bene?” chiese Sugawara, scettico.

“Stiamo per organizzare i turni di guardia per stanotte, visto che sicuramente sei riposato potresti fare un turno sulle fortificazioni” disse Oikawa, che si era legato al dito il suo comportamento del primo giorno e non aveva nessuna intenzione di accordargli un trattamento di favore.

“Perfetto, farò del mio meglio” disse Terushima con un mezzo sorrisetto e una vaga aria di sfida, contribuendo a peggiorare ulteriormente l'umore di Tooru.

 

 

Terushima si annoiava.

Il silenzio era quasi totale, se si escludevano dei rumori ovattati ma inconfondibili che provenivano dalla tenda di Hanamaki e Matsukawa, e la luce più intensa era il grosso falò al centro del campo.

Avevano discusso a lungo se lasciarlo acceso tutta la notte, ma alla fine avevano concluso che i terrestri ormai conoscevano la loro posizione, quindi tanto valeva avere una fonte di calore nel freddo notturno. Tre persone stavano contemporaneamente di guardia: Terushima sulle fortificazioni, Tanaka vicino al fuoco e Kageyama dal lato opposto rispetto a Terushima.

Tutti e tre avevano ricevuto un'arma, anche se Iwaizumi aveva vacillato per un istante nel lasciare una pistola carica nelle mani di Yuuji, come se avesse avuto un presentimento. Aveva scacciato quel pensiero: chiunque meritava una seconda occasione.

 

Quando intorno alle quattro del mattino vide delle lucine apparire e scomparire in lontananza, Terushima pensò che la sua vista fosse stata compromessa dalla nebbia acida o che avesse di nuovo bisogno di dormire.

Quando quelle lucine si fecero sempre più vicine, accompagnate da un passo ritmato e pesante, si sporse accendendo la sua torcia per vedere meglio, ma il raggio d'azione della luce non illuminava abbastanza lontano.

Quando i profili dei guerrieri terrestri iniziarono a farsi distinguibili, era ormai troppo tardi.

Una freccia infuocata passò sopra la sua testa, andando ad atterrare su una tenda nel campo, che prese istantaneamente fuoco.

Yuuji iniziò a sparare alla cieca nel gruppo che ormai si stava assiepando intorno alle fortificazioni, ma una pioggia di frecce era già partita dagli archi dei terrestri.

 

Mentre gli altri si svegliavano allarmati e correvano a recuperare le scorte d'acqua, Terushima sperò intensamente di trovarsi ancora in uno dei suoi incubi.

 


Ricominciamo coi cliffhanger :D Mi scuso infinitamente per il ritardo spaventoso ma il ritorno al lavoro e una settimana senza internet mi hanno cockbloccato la vita, però vedrò di farmi perdonare aggiornando presto!
Che dire... ho seminato tanto disagio in questo capitolo (però un pochettino di fluff è sopravvissuto) ed è solo destinato a peggiorare quindi... allacciate le cinture!  PRECISAZIONI: in questi ultimi due capitoli ho iniziato a svelare qualcosa, ma mi sto distaccando sia dal telefilm sia dal libro in alcuni aspetti... la stazione Walden viene direttamente dal libro ma è stata un po' reinventata da me per adattarla alla storia che avevo in mente, quindi sapevatelo u.u


_Kurai_

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: _Kurai_