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Autore: Miss Mistery    12/09/2016    0 recensioni
Ci sono tre cose che odio in questo mondo:
1. I bugiardi.
2. I romanzi rosa.
3. La matematica.
Ma c'è una cosa che odio più di tutte queste tre cose messe insieme: i ragazzi.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Che male! Perché mi fa così male la testa?

Cerco di aprire gli occhi ma non ci riesco,sembrano quasi incollati. Mi porta una mano alla testa e sento qualcosa di morbido. Piano piano comincio a prendere lucidità e sento delle voci in lontananza e anche quel tipico odore di ospedale che mi fa venire un groppo alla pancia. 

Cerco di aprire piano piano gli occhi e la prima cosa che mi compare davanti sono due occhi verdissimi con delle sfumature gialle. 

"Raffaele?" lo dico senza nemmeno pensarci come in un sogno. 

"E' il tuo fidanzato?" sento una voce sconosciuta ma la cosa che mi sconvolge di più è il fatto che sia maschile. 

"Cosa?" riprendo tutta la lucidità e mi alzo all'improvviso sbattendo la fronte contro qualcosa. Mi massaggio e giro la testa in quella direzione dove vedo il ragazzo di prima che a sua volta si massaggia la fronte. 

Mi viene di nuovo il panico perché mi ricordo che mi ha parlato in inglese e cerco di formare una frase di senso compiuto. 

"Ah...H-hi... my...my name is.."  mi maledico interiormente. Accidenti! Sono sempre la più brava della classe e invece adesso sembro una bambina che non ha mai studiato niente. 

Lui mi fissa come se gli stessi dicendo che fra poco andrò sulla luna a prendere un frappè e poi scoppia a ridere. Mi sento un'idiota completa, adesso. 

"Cos'ha da ridere? Io so l'inglese e che oggi non riesco a parlare bene per qualche ragione" dico tra me e me a voce abbastanza alta perché penso che tanto lui non può capire niente. 

Lui smette di ridere e si asciuga una lacrima che gli era venuta per la foga. 

"Io parlo l'italiano, lo sai? " me lo dice così all'improvviso che faccio un salto sul posto e apro la bocca. 

"Wow, hai delle reazioni fantastiche" mi si avvicina e mi poggia un dito sulla guancia, come se fosse normale. 

Io continuo a guardarlo scandalizzata e con una guancia schiacciata dal suo dito devo avere un'espressione ancora più buffa perché scoppia a ridere nuovamente. 

"Behi!" boffonchio ma con il suo dito premuto mi esce un suono strano. 

Mi arrabbio perché lui continua a ridere e allora prendo la sua mano e la spingo via. 

"Ho detto ehi!"  gli grido e lui smette di ridere a fatica e si siede sul bordo del letto. 

Mi guardo intorno e capisco di essere in una stanza d'ospedale. La cosa morbida che aveva sentito prima sulla mia testa erano le bende che mi hanno messo probabilmente dopo l'incidente. Mi sento ancora un po' frastornata e ho una leggera nausea probabilmente dovuta alla botta in testa. 

"Come ti senti?" mi guarda serio questa volta e questa cosa mi fa salire un brivido lunga la schiena. 

"Potrei stare meglio" replico e lui sorride di nuovo. 

Cosa diavolo ha da sorridere così tanto? Proprio non lo capisco. 

In quel momento entra nella stanza un'infermiera e mi sorride anche lei. 

"Sono felice che tu ti sia svegliata così presto, è un buon segno." mi si avvicina e mi prende il polso con due dita e poi si mette a guardare l'orologio sull'altro braccio. 

"Le pulsazioni sono regolari e non hai nessuna emorragia interna quindi, se te la senti, puoi anche andare a casa. " si stacca dal letto e tira fuori dalla tasca il mio cellulare. 

"Abbiamo provato a chiamare tua madre ma nessuno ha risposto." 

Probabilmente sarà troppo occupata con il lavoro e quindi non si è accorta della chiamata. E' sempre la solita. 

"Ah, si. Lei lavora quindi non guarda spesso il cellulare" cerco di fare un sorriso ma mi esce troppo forzato. 

"Bene, però ho bisogno della firma di un maggiorenne per farti uscire da qui" mentre lo dice posa il cellulare sul comodino accanto al mio letto. "Dovrai aspettare che tua madre ti risponda, mi dispiace. Intanto puoi rimanere qui e riposarti ancora un po' " sorride ed esce dalla stessa porta da cui è entrata. 

"Che palle!" grido per la frustrazione. 

"Ohi Nora, calma con le parole" mentre lo dice ride ancora. 

Mi ero quasi dimenticata di lui e il fatto che lui sappia il mio nome non mi piace per niente.

"Come fai a sapere come mi chiamo?" glielo chiedo un po' timorosa. 

Lui mi guarda sempre sorridente e poi indica il tavolo su cui c'è il mio zaino e poggiati vicino il mio portafoglio e la carta d'identità. 

"Ehi! Non ti hanno mai detto che è un reato rovistare nelle cose della gente?" dico scocciata e abbandono il tono di cautela di prima.

"Non sono mica stato io" si mette le mani davanti come per difendersi. "L'ospedale aveva bisogno di sapere il tuo nome per ricoverarti e darti una stanza"

"Oh" mi sento veramente stupida per averlo incolpato e abbasso lo sguardo. 

Lo alzo solo quando sento la porta della stanza aprirsi e chiudersi e quando lo faccio lui non c'è più.

"Che cavolo, se n'è andato solo perché l'ho accusato? Volevo anche scusarmi" borbotto a bassa voce e mi sdraio di nuovo sul cuscino. "Non ha nemmeno salutato, il maleducato." 

Mi giro dall'altra parte coprendomi con il lenzuolo fino alla faccia. Sento ancora una leggera pressione alla testa, come il ricordo di un dolore. Chiudo gli occhi cercando di dormire ma proprio in quel momento la porta si riapre di nuovo e qualcuno mi butta addosso il mio zaino. 

"Ehi!" grido e quando mi giro rimango un po' stupita. 

E' di nuovo quel ragazzo. 

"Forza, prendi le tue cose e andiamo" me lo dice in modo del tutto naturale e intanto prende dal tavolo anche la carta d'identità e il portafoglio. 

"Cosa?" non riesco a capire. 

"Ho firmato il permesso di uscita, andiamo via adesso" mi sorride ancora e poi prende le mie scarpe dall'angolo della stanza in cui stavano. 

"Hai firmato il permesso? Stai scherzando?" 

"Perché dovrei? Ho diciannove anni quindi in Italia sono maggiorenne. Visto che lo sono mi hanno permesso di firmare il foglio e così non dovrai aspettare finché arriva tua madre. Semplice no?" 

Lo guardo con gli occhi sbarrati. 

"Ma anche no." lo dico calma e lui perde il suo sorriso.

"Boya! I yeoja!" dice questa frase con un po' di fastidio nella voce e non capisco una parola. 

"Cosa? Che lingua stai parlando proprio adesso?" lo guardo confusa. Sembra cinese, o giapponese. Insomma, non capisco una parola. 

Lui mi guarda e sospira scuotendo la testa. 

"E' coreano, coreano." mentre lo dice si siede sul bordo del letto poco lontano da me. 

"Sei coreano?" lo guardo sorpresa ma ora che ci vedo più chiaramente, in effetti ha alcuni tratti asiatici, anche se si vedono poco. 

"Per metà. Mio padre è coreano mia madre è italiana, è nata qui a Udine" sorride di nuovo. 

"Oh, wow! Quindi sai parlare sia Italiano che Coreano. Proprio come me che so anche il russo" sorrido anche io e non so nemmeno perché. 

"Quindi sei per metà russa?" 

"Si,da parte di mia madre." lo guardo e poi mi viene in mente qualcosa. "Ma...perché prima mi hai parlato in inglese?" 

Lui ci pensa un po' su e poi si ricorda. 

"Ah! Intendi prima per la strada. E' perché stavo parlando al telefono con una persona in inglese e quindi è stato automatico. Mi spiace" si gratta la testa imbarazzato.

Annuisco e lo guardo.

' E' un ragazzo bello, probabilmente piacerebbe a Veronica.' 

Appena lo penso scuoto la testa e cerco di non pensare a lei. 

"ALLORA!" mi prende un colpo quando lo grida e lo guardo scandalizzata. 

Intanto lui si era alzato e stava davanti alla porta con il mio zaino in mano. 

"Andiamo?" mi sorride con la testa un po' inclinata. 

Sospiro rassegnata e, dopo aver messo le scarpe, decido di seguirlo. Non ho niente da perdere comunque. 

Usciamo dall'ospedale e finalmente respiro un po' di aria fresca priva del tipico odore di farmaci dell'edificio appena lasciato. 

Mi volto verso di lui e tendo una mano. 

"Cosa?" mi chiede un po' confuso guardando ora me ora la mia mano.

"Lo zaino, genio. Dammelo così potrò andare a casa finalmente" alzo gli occhi al cielo.

Lui inarca un sopracciglio e stringe più forte lo zaino in mano. Non sopporto le persone che riescono ad inarcare le sopracciglia, perché io non ne sono capace.

"Sei davvero maleducata, lo sai? Non mi dici nemmeno grazie per averti tirato fuori da lì?" indica l'ospedale alle nostre spalle e intanto io mi sposto per far passare un gruppetto di turisti sul marciapiede.

"Grazie." glielo dico con la solita voce acida che riservo esclusivamente al genere maschile. " Adesso posso avere il mio zaino, per favore?" marco le ultime parole apposta. 

Lui mi guarda per un po' con un'espressione mista tra un sorriso e una smorfia e poi sospira.

"Aish, sei veramente antipatica. Te lo ha mai detto nessuno?" 

Usa di nuovo una parola strana che non capisco e mi fa saltare ancora di più i nervi. 

Sto per rispondergli che si, si me lo dicono spesso quando lui si gira dall'altra parte ed alza una mano all'aria sventolandola. Lo guardo sorpresa anche perché non vedo nessuna arrivare da quella direzione. 

Poi in lontananza scorgo due moto tutte nere avvicinarsi a tutta velocità. Penso che ci sorpasseranno e invece quelle sfrenano all'ultimo minuto producendo un suono stridulo. 

Non faccio in tempo a realizzare la situazione quando il tizio sulla seconda moto scende, afferra al volo il mio zaino e poi, salito dietro alla moto del primo, va via a tutta velocità con il mio portafoglio, il mio telefono e le chiavi di casa. 

Sono così scioccata che non riesco a fare altro che guardare con la bocca mezza spalancata la moto sparire a tutta velocità sulla strada con vicino a me il deficiente mezzo coreano che ride di gusto. 

"Tu hai delle reazioni veramente divertenti, lo ripeto" mi si mette davanti agli occhi guardando la mia espressione divertito. 

Io serro la bocca e poi, senza riflettere, gli sferro un pugno dritto in faccia. Sarebbe stata una scena degna di un film, la ragazza che stende il ragazzo con un pugno e alla fine si innamorano e hanno tre bambini, un cane e un pesce rosso di nome Marvin. Peccato che; uno, sono del tutto negata in qualsiasi tipo di combattimento e due, lui a quanto pare conosce qualche arte marziale perché mi schiva abilmente e poi me lo ritrovo all'improvviso dietro la schiena. 

"Ci hai provato" mi fa la linguaccia. " Sai, non vorrei pavoneggiarmi ma sono cintura nera di karate, hapkido e Tai Chi. " lo dice palesemente pavoneggiandosi. 

Alzo gli occhi al cielo e mi allontano da lui. 

"Giuro che se non riavrò in questo istante il mio zaino preso da quei specie di gangster sulle moto chiamerò la polizia" incrocio le braccia. 

"Non vorrei contraddirti ma non hai un cellulare" mi guarda con sfida e sorride. 

"Non mi faccio problemi a chiedere il cellulare ad un estraneo e se proprio devo andrò alla stazione di polizia a piedi" 

"Dovresti rilassarti un po', tutta questa rabbia ti farà venire le rughe" 

Perdo la pazienza e mi giro verso un signore di mezz'età che stava passando da lì. 

"Mi scusi signore.." non riesco a finire la frase perché lui mi mette una mano sulla bocca mentre il passante, confuso, prosegue per la sua strada. 

"Okay, okay. Stai calma" mi lascia andare. "Ti prometto che riavrai il tuo zaino ma ad una condizione"

"Stai scherzando?" esclamo. " Mi hai appena derubato e mi dai anche delle condizioni? Roba da non credere!" sono veramente infuriata e se non sapessi che lui è cintura nera di tutte quelle arti marziali probabilmente cercherei di tirargli un calcio nei gioielli di famiglia, dove fa più male. 

"Beh....vista da questo punto di vista."ci riflette un po' su. "Comunque, ti ridarò lo zaino se mi farai da guida turistica in questa città.Ho un paio di posti che vorrei vedere ma che non ho la più pallida idea di dove siano."

La prima cosa che mi viene in mente è 'Quindi non è di qui.' e la seconda è 'EHHHH?'. Pensiero che esprimo poco dopo ad alta voce, forse un po' troppa visto che attiro lo sguardo persino dei passanti dall'altra parte della strada. Mi zittisco un po' imbarazzata e lui trattiene un sorriso. 

Cerco di stare calma e di pensare lucidamente. Ovviamente non posso batterlo con la forza, inoltre ora come ora non posso andare da nessuna parte senza soldi e telefono, e poi non ha l'aria di essere un'assassino o stupratore. Anche se i tizi di prima non sembravano molto raccomandabili vestiti tutti di nero e su quelle moto. Sospiro rassegnata e penso che in fondo non ho niente da fare oggi, comunque avevo bisogno di distrarmi da quello che è successo con Veronica e poi nel peggiore dei casi la mia morte sarà sui giornali di domani e sarò famosa. Yeahh. 

"Ci stai?" mi riprendo dai miei pensieri quando me lo chiede. 

Annuisco senza molto entusiasmo mentre lui, al mio assenso, sorride di nuovo in quel modo idiota e poi si mette al volante della secondo moto lasciata dai tipi di prima. La chiave è già inserita e ci sono due caschi pronti. Mi fa salire dietro e me ne passa uno che mi allaccio sulla testa. 

"Tieniti stretta" e mentre lo dice mi afferra le braccia e me le porta alla sua vita. 

'Per amor del cielo, mi sembra di stare in un romanzo rosa. Mi sto già pentendo di questa cosa...' questa è la prima cosa che riesco a pensare prima di essere sbalzata a tutta velocità per le strade di Udine.

  
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