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Autore: Miss Mistery    11/09/2016    0 recensioni
Ci sono tre cose che odio in questo mondo:
1. I bugiardi.
2. I romanzi rosa.
3. La matematica.
Ma c'è una cosa che odio più di tutte queste tre cose messe insieme: i ragazzi.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi guardo allo specchio. 

Non c'è niente da fare, anche con un bel vestito rimango sempre quello che sono: una ragazza di sedici anni sciatta e trascurata. Anzi, quasi quasi il fatto che quel vestito sia indossato da una come me lo rovina. 

Mi giro per guardare la mia migliore amica intenta ad osservarsi allo specchio mentre indossa lo stesso vestito ma di tre taglie più piccolo. 

'Ecco' penso tra me e me con un po' di amarezza. ' E' così che deve essere una ragazza con un bel vestito' 

Le sta da dio e questo nessuno lo può negare , per non parlare di tutte le curve al posto giusto. Certe volte mi chiedo come facciamo ad essere amiche. 

Lei si volta e mi sorride e io non riesco a non sorriderle di risposta. Lei ha questo potere speciale su di me, mi rende felice anche quando sono triste con un semplice sorriso. 

"Ti sta bene!" si avvicina e me lo grida quasi in faccia. 

"Sta meglio a te, fidati." le dico e continuo a sorridere. 

Fa una smorfia e mi tira un pugno amichevole sulla spalla. 

"Devi smetterla di sminuirti sempre, accidenti a te!" 

"Non mi sminuisco...dico solo la realtà dei fatti" metto il broncio. 

"Vorrei entrare un giorno nella tua testa perché la tua realtà dei fatti deve essere proprio contorta lo sai?"

"Io dico solo la verità."

Lo dico a bassa voce ma lei già non mi ascolta più e guarda un paio di jeans neri attillati che formano un completo con una maglietta rossa a frange. Ha il simbolo di qualche gruppo rock sopra ma non lo riconosco. 

"Questo completo ti starà benissimo vedrai!" e dopo avermelo tirato mi fa segno di andarlo a provare mentre lei va a vedere gli altri vestiti in esposizione. 

Effettivamente non mi sta tanto male. Diciamo che rispetto a un vestitino rosa con fiori dei jeans e una maglietta sono più il mio stile. Inoltre i pantaloni neri sono molto attillati e mi avvolgono bene le gambe. Se dovessi dire l'unica cosa che mi piace di me sono decisamente le gambe che rimangono snelle e lunghe qualsiasi cosa io mangi o faccia. 

Esco dal camerino un po' titubante. Non mi è mai piaciuto fare shopping sopratutto perché si ci deve cambiare e farsi vedere dagli altri. Lo trovo una scocciatura.

Veronica mi vede e fa una faccia strana ma non riesco a decifrarla. 

"Dio, ti sta proprio bene lo sai?"si riprende subito e sorride come sempre. 

"Bene. E' deciso" dice tutta convinta. 

Io faccio un passo indietro.Non è mai una cosa buona quando dice 'E' deciso'. 

Infatti cinque minuti dopo usciamo dal negozi, io con i jeans neri e la maglietta rossa addosso e lei con il vestito che si era provata prima. Per festeggiare la fine della scuola ha voluto offrire lei e così mi ha comprato tutto a sue spese. 

Ci dirigiamo al bar davanti al negozio che vende delle cioccolate calde buonissime e , no, non importa se ormai è estate perché per noi due la cioccolata è sacra. 

"Salve!" entriamo al negozio e il commesso ci sorride. Ormai ci conosce bene, siamo praticamente delle clienti storiche. 

"Ragazze! Per voi il solito?" lo chiede come se non sapesse già la risposta. 

"Ci puoi contare" gli rispondo e faccio un occhiolino. 

Io e Veronica ci sediamo insieme a un tavolino fuori dal bar e lei continua a fissarmi. 

"Cosa? Ho qualcosa in faccia?" 

"No...sto pensando che sei proprio strana" mi dice con tutta calma come se fosse normale. 

"Cos..." rimango sorpresa " Grazie eh." 

"Si, ma insomma. Prima non hai avuto problemi a parlare con Francesco, il commesso e sembrava quasi che si stessi flirtando. Mentre quando si tratta di altri ragazzi perdi il dono della parola e fai la fredda" 

"Dio! Ma sei fuori? Flirtando? Ma se Francesco potrebbe essere mio padre" le dico allarmata. Certe volte le vengono in mente delle idee assurde. 

"Si, hai capito cosa voglio dire. Non cambiare discorso." Mi guarda seria e si avvicina con la sedia al tavolo.

"Semplicemente, come ti ho già ripetuto mille volte, non mi piacciono i ragazzi. Sono egocentrici, ipocriti, meschini e stupidi. " 

Alza gli occhi al cielo.

"Nora, la tua visione del genere maschile è un po' troppo insudiciata, se capisci cosa intendo" 

"Parlo per esperienza personale! Cosa vuoi da me?" le grido perché lei sa cosa ho passato. 

"Ho capito ma quelle sono storie vecchie dovresti darci un taglio e passare davanti. A volte mi sembri proprio una bambina."

Apro la bocca e poi la richiudo senza dire una parola. L'aria tra di noi si fa più pesante e so che se parlo sicuramente litigheremo. In quel momento arriva il cameriere con la cioccolata. E' nuovo e sembra uno studente universitario, sui ventitré anni. Abbastanza carino da poter essere il tipo di Veronica, infatti lei gli fa gli occhi dolci e quando lui va via si alza e mi fa cenno di aspettarla lì e poi lo segue. Ci risiamo, eccola in azione. 

La vedo parlare con lui. Quasi riesco a sentire la sua voce come il miele e gli atteggiamenti civettuoli. Non importa quanti anni abbia il ragazzo in questione; cadrà sempre ai suoi piedi in un modo o nell'altro. 

Le suona il cellulare che aveva lasciato sul tavolo. Mi ha sempre detto di non disturbarla quando "rimorchia" quindi decido di vedere chi è. E' un messaggio Whatsapp da Andrea, un nostro amico che si illude ancora di poterle piacere e le manda sempre messaggi dolci. 

Mi guardo in giro e vedo che lei è ancora impegnata a parlare così, anche se con un po' di esitazione, apro la conversazione per leggere i messaggi. Non farà alcuna differenza visto che lei non gli risponde quasi mai. Scorro un po' in su e quello che leggo mi fa gelare il sangue. Poso il cellulare sul tavolo con la mano un po' tremante e trattengo a stento le lacrime. Non voglio piangere in pubblico. Prendo con un po' di fatica due euro e cinquanta dalla borsa e gli poso sul tavolo. 

Lei è così impegnata a flirtare che non si accorge nemmeno di quando vado via con la cioccolata calda ancora intatta. 

Non posso crede a quello ho letto, non voglio crederci ma i fatti sono quelli e gli ho visti con i miei occhi. Sento uno strano dolore all'altezza dello stomaco e mi viene quasi da vomitare. Non so nemmeno dove sto andando, muovo semplicemente i piedi come un'automa. Gli occhi continuano a pizzicarmi ma uso tutta la mia buona volontà per non piangere. 

Il mio cellulare suona e non voglio rispondere ma quello non smette. Non leggo nemmeno il nome sullo schermo, rispondo e basta. 

"Si?" la mia voce mi esce più stridula e tremula di quello che voglio e mi mordo il labbro. 

"Nora? Sono Stefano." 

La sua voce mi fa come uscire da una specie di trans e il panico mi assale. Mi guardo in giro e vedo che sono vicino al Cinema Centrale e proprio davanti alle strisce pedonali. Stacco il telefono dall'orecchio e guardo l'ora. Sono le 15:25. 

Merda penso perché tra cinque minuti dovrei essere già a lavoro e me ne sono dimenticata. 

"Stefano! Scusa arrivo subito, mi ero completamente di..." mi interrompe proprio mentre sto parlando. 
"No, no. Non venire. Ieri mi sono dimenticato io di dirti che oggi il negozio e chiuso quindi non devi lavorare. Vai a divertirti con i tuoi amici." 

"Oh, allora va bene. Ci vediamo Lunedì." gli dico e spengo. Sullo schermo nessuna chiamata persa ne nessun messaggio. Non si sarà ancora accorta della mia assenza e in qualche modo questa cosa mi fa sentire più sollevata. 

Mi avvicino alle strisce pedonali e vedo che il semaforo è ancora rosso anche se la strada è praticamente deserta. Guardo dall'arte parte della strada e vedo un ragazzo con un cappello in testa e delle cuffie che cammina con la testa china sul cellulare e non guarda per strada. 

Poi sento un rumore fortissimo e quando mi giro vedo arrivare a tutta velocità una macchina rosso fiammante. Il ragazzo è già a metà strisce pedonali e non sembra essersi accorto della macchina e quella , nonostante so che ha tutto il tempo per fermarsi non lo fa e anzi accelera. 

Non mi fermo nemmeno a pensare alle conseguenze e corro incontro al ragazzo.Sento il rumore della macchina avvicinarsi sempre più e qualcuno gridare. Corro con tutto le mie forze cercando di non pensare che quella macchina potrebbe schiacciarmi e uccidermi e proprio mentre questa è ormai troppo vicina, mi butto sul ragazzo e lo slancio ci fa finire entrambi quasi sul marciapiede. Batto fortissimo i le ginocchia e la testa e anche lui finisce male per terra e le sue cuffie si rompono. Mi guarda allarmata e scandalizzato come se lo stessi derubando invece di avergli appena salvato la vita. 

Poi vede la macchina rossa che invece di fermarsi a controllare se stavamo bene era sfrecciata via e impallidisce. Una folla confusa e preoccupata ci si raduna intorno; alcuni con facce scioccate altri che gridano di chiamare un'ambulanza man non c'è nessuno, nella confusione e nel disordine, che lo fa.  

Mi alzo a fatica e mi guardo prima i palmi delle mani trovandoli, senza particolare sorpresa piene di graffi e sangue, poi abbasso lo sguardo ma non vedo niente sui jeans neri anche se so che molto probabilmente mi resteranno due belle ferite. Il mio zaino è per terra mezzo aperto e vicino ci sono le cuffie del ragazzo tutte rotte e ormai inutilizzabili. 

Mi giro verso di lui che è ancora seduto per terra con  uno sguardo un po' confuso, poi si rialza e prende il cappello e se lo rimette. Solo allora sembra accorgersi di me e passa dalla confusione alla preoccupazione. Mi si avvicina di slancio e mi prende le mani guardando i palmi. 

"Are you okay?" mi chiede con una voce dolce ma colpevole. 

Quando mi rendo conto che mi ha appena parlato in inglese nella mia testa si fa buio. E' vero quando dicono che anche se sai una cosa perfettamente quando viene il momento di dirla ti dimentichi  tutto. Non succede a tutti ma io sono una di quelle persone che soffre di questa 'malattia'. Nonostante io sia la più brava della classe, insieme a Veronica, in inglese in questo momento non riesco nemmeno a ricordarmi come si dice 'si' e 'no'. 

Lo guardo imbambolata e probabilmente lui pensa che nello sbattere la testa io abbia avuto qualche trauma cranico perché mi mette una mano sui cappelli. All'improvviso mi sento più debole e le voci cominciano a farsi sempre più confuse, vedo la bocca del ragazzo muoversi ma non sento una parola di quello che dice, la vista mi si fa sempre più sfocata e all'improvviso vedo tutto buio. L'ultima cosa che sento prima di svenire sono le sirene dell'ambulanza in lontananza. 

  
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