Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    13/09/2016    5 recensioni
Questa breve FF inizia nel momento in cui, nel volume 49, Masumi si allontana in auto con i documenti dell'anagrafe per abbandonare il nome di suo padre adagiati sul sedile della sua auto. Il suo errare, pieno di dubbi, lo porterà molto lontano...
Genere: Comico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Masumi Hayami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terza parte

 

Quando la luce si era accesa, Masumi aveva avuto un attimo di smarrimento osservando le tavole disegnate appese alle pareti. Tranne quella che ospitava la scaffalatura piena di libri e manga, le altre erano tappezzate di disegni. Raffiguravano quasi sempre Maya nelle vesti dei personaggi che aveva interpretato e ce ne erano alcuni in cui la giovane attrice sembrava impegnata in parti che era sicuro non avesse mai recitato.

L’espressione che mostrava in quel momento quella donna lo stava ripagando in parte dell’angoscia che gli dilaniava l’anima. Il volto era terreo, gli occhi spalancati, il corpo rigido e immobile.

- Hayami Masumi… - Suzue sussurrò il suo nome, dando voce alla paura che stava prendendo il sopravvento.

- Proprio io, in carne e ossa - confermò Masumi allargando appena le braccia. O almeno sperava che fosse così.

- Che… Che ci fai qui? - domandò la donna cercando di ricomporsi.

- Veramente speravo fosse lei a darmi risposta a questa domanda - replicò lui avanzando di qualche passo fino a raggiungere il centro della stanza.

La donna lo scrutava, facendo balenare gli occhi dalla sua testa ai suoi piedi. Masumi sorrise di quell’atteggiamento, ma in effetti non doveva essere facile accettare un’apparizione del genere. Lui stesso non sapeva bene come comportarsi.

- Io… no… è impossibile, sto sognando! - ribadì la donna come se parlasse a se stessa.

- È la stessa cosa che mi sono ripetuto nelle ultime tre ore, ma non sembra affatto un sogno - concordò Masumi con un sorriso malinconico. Suzue si portò nuovamente la mano alla bocca quando gli vide quell’espressione che per tante volte aveva cercato di rappresentare nei suoi disegni.

- Non è un sogno? - sussurrò la mangaka appoggiandosi al tecnigrafo quando lui avanza di un altro passo.

- No - ammise Masumi - Sono quasi certo che non lo sia, sebbene non sappia spiegarlo. L’unica cosa che ho compreso è che qui l’intruso sono io - aggiunse con amarezza.

Suzue lo fissò in silenzio, sbalordita e spaventata. Era incredibile pensare che il suo disegno potesse aver preso vita. Era più probabile che avesse avuto un incidente con l’auto di ritorno dalla conferenza e ora si trovasse in coma in qualche ospedale.

- Può essere… - mormorò Suzue cercando di rilassarsi. In fondo, se era un sogno, avrebbe potuto essere divertente.

- È lei che ha… - Masumi si interruppe incapace di trovare la parole giuste - È lei che ha disegnato la nostra storia? - concluse cacciando fuori tutto il fiato. Suzue annuì con la testa senza emettere un fiato, gli occhi ancora sbarrati, il volto esangue.

- Perché è ancora senza fine? - chissà perché quella era la prima informazione che gli era balzata in testa. Forse perché, in un modo o in un altro, avrebbe preferito sapere la conclusione e finalmente liberarsi di tutte le oppressioni e le angosce che non lo abbandonavano mai.

Suzue sussultò.

- Non lo so… - mormorò con tono debole.

- Non lo sa? - Masumi la fissò perplesso - Quando ha iniziato a disegnarlo? -

- Nel 1976 - rispose con un filo di voce la mangaka.

- E adesso in che anno siete? - indagò ancora usando il suo tono da imprenditore.

- Nel 2016 -

Il silenzio calò sulla stanza. Masumi si passò una mano fra i capelli.

- Sta scherzando? - le domandò infine, incredulo.

Lei scosse la testa lentamente.

- Perché? - insisté lui arrivandole di fronte e sovrastandola con la sua altezza. Era una situazione davvero inconcepibile, però chiariva molti altri dubbi che l’avevano assillato: quella sensazione che la situazione non si sbloccasse mai, quell’attesa infinita in un tempo che sembrava dilatato…

La donna scosse ancora la testa, terrorizzata.

- La smetta di tremare e mi risponda, dannazione! - imprecò perdendo la pazienza. In parte sembrava somigliare a Maya, con lei funzionava alzare la voce, forse anche quella donna si sarebbe scossa.

- Non lo so! - Suzue scandì ogni parola e scivolò di lato, sottraendosi alla sua imperiosità - È così e basta! - aggiunse con una nota irritata che Masumi colse e che lo lasciò spiazzato.

- Lei non può irritarsi, ha capito? - sibilò, pensando a tutto ciò che gli aveva fatto passare, tutto quello che aveva passato Maya - Si rende conto della nostra posizione? Oppure non le importa niente? Perché, allora, ci ha creato così? - la aggredì afferrandola per le spalle.

Suzue cercò di divincolarsi, la situazione era talmente paradossale da toglierle addirittura la capacità di pensare.

- Certo che mi importa! Tu dovresti stare in quelle pagine! - ribadì indicando una pila di volumi per terra, vicino alla scrivania. Masumi non aveva notato la colonna e quando i suoi occhi si posarono sugli albi, un brivido freddo gli attraversò la schiena.

Quella era la loro storia. Sicuramente, se l’avesse letta tutta, avrebbe scoperto ogni cosa, svelato ogni segreto, fugato ogni dubbio. Aveva mille domande in testa che avrebbe voluto rivolgerle, ma gliene fece una soltanto.

- Perché ha fatto soffrire così Maya? - sussurrò affranto lasciando andare la donna.

Lei si assestò lo yukata che indossava e lo affrontò.

- È un percorso - disse semplicemente - E di te, non t’importa? - aggiunse unendo le mani in grembo.

Masumi sollevò lo sguardo triste.

- No - le confidò, scuotendo appena la testa. Quindi Maya aveva passato tutte quelle vicissitudini solo perché crescesse e fosse un personaggio credibile? E io che l’ho attesa così a lungo…

- Dovrebbe lasciarci andare - le suggerì tornando stancamente a sedere sulla poltrona.

Suzue scoppiò a ridere e lui sollevò lo sguardo stupito.

- E tu? Tu sei disposto a perdere tutto? - gli domandò senza rispondere al suo quesito.

Masumi la fissò aggrottando la fronte. Quindi per lei aveva un valore così grande? Per questo non riusciva a separarsene? Conosceva già la risposta a quella domanda, lei stessa l’aveva disegnato in quelle ultime pagine del numero 49.

- Sì - le rispose fermamente fissandola.

- Anche se io decidessi di farti morire? Anche se Maya non accettasse l’amore del donatore di rose? - lo interrogò l’anziana disegnatrice con sguardo febbrile.

- Maya deve avere la Dea Scarlatta! - sibilò lui alzandosi in piedi di scatto. Non gli interessava niente dei suoi sentimenti, ma lei non avrebbe più dovuto soffrire.

Suzue inspirò e trattenne il fiato. Quel sogno stava prendendo una piega davvero inquietante. Non immaginava che il suo personaggio così faticosamente costruito potesse arrivare a tanto. Sembrava incarnare lo stesso Isshin e questo significava che era stata proprio brava.

- Quindi ti interessa solo Maya? - gli chiese senza aver più timore di lui.

Masumi annuì lentamente e il suo sguardo si addolcì.

- Anche se lei, signora Miuchi, non dovesse farci incontrare in questa vita, io la ritroverò - le confidò sicuro.

- Lo pensi davvero? - la mangaka lo scrutò attentamente. Credeva davvero in ciò che stava dicendo e probabilmente era stata lei a mettergli in testa tutte quelle idee.

- Sì - confermò lui - Conosco bene il mondo dello spettacolo e della pubblicità - proseguì tenendo gli occhi fissi in quelli di lei - Se lei dovesse scegliere di non far ricongiungere le due anime gemelle, una parte del pubblico storcerà il naso, ma la sua storia entrerà nella leggenda -

Suzue inspirò lentamente.

- Pensi a Romeo e Giulietta - continuò Masumi - Entrambi gli innamorati protagonisti muoiono, eppure è uno dei più grandi e acclamati drammi della storia! - aggiunse con veemenza.

- Quindi tu non chiedi niente per te stesso? - la donna sollevò un sopracciglio perplessa.

- Perché? Lei sta chiedendo qualcosa a se stessa? Mi pare se la stia prendendo comoda - la sua espressione avvenente si distese in un sorriso - Inoltre lei mi ha già dato tutto -

La disegnatrice rimase di sasso. Non tanto per l’accusa velata che le aveva fatto, quanto per la rassegnazione nella sua voce: era davvero disposto a perdere qualsiasi cosa per Maya.

- Terrò a mente quanto hai detto - esordì lei dopo alcuni secondi di silenzio.

- La ringrazio, signora Miuchi - quando Masumi le sentì dire quelle parole, un peso gli si sollevò dal cuore.

- Vuoi leggere la storia per intero? - propose lei indicando la pila di volumi.

Masumi soppesò la proposta, poi scosse la testa.

- È solo un sogno questo, non vuoi toglierti la curiosità di sapere ogni cosa? -

Lui la fissò con espressione malinconica.

- È vero, potrebbe essere un sogno, ed essere lei una mia fantasia dovuta alle ultime ore intense con mio padre, ma preferisco restare con ciò che so - ammiccò lui insinuando che la donna davanti a lui fosse frutto del suo stress.

Suzue annuì e lui non riuscì a leggere il significato della sua espressione contrita. Era una signora davvero strana. In quel momento sembrava un fascio di nervi, tesa e concentrata su qualcosa. Aveva un tic che le faceva tremare appena l’occhio destro e il modo con cui si torceva le dita era indice della sua inquietudine.

Masumi ridacchiò e lei sollevò il mento irritata.

- Cosa c’è? - domandò la donna irrigidendosi ancor di più.

- Mi scusi - Masumi cercò di ricomporsi. Era piacevole poter esprimere ciò che pensava senza timore di incorrere nelle ire di suo padre oppure rovinare il buon nome della famiglia o della Daito.

- Si sta prendendo gioco di me? - Suzue non aveva alcuna intenzione che quel personaggio la deridesse, neppure in sogno!

- In verità solo un pochino - ammise mettendo una piccola distanza fra pollice e indice e strizzandole un occhio.

- La smetta immediatamente! - s’inalberò lei.

- Non può darmi ordini - le fece notare serafico Masumi tornando a sedersi sulla poltrona - Come le è venuta in mente la Dea Scarlatta? È un dramma davvero orrido e macabro, sebbene il messaggio di unione fra scintoismo e buddismo funzioni. Ha avuto una sorta di crisi religiosa in gioventù? - si era così concentrato sulla domanda da non rendersi conto di quanto lei fosse arrossita e gonfiata come una teiera. Quando la guardò, fu costretto a soffocare una risata.

- Non deve interessati! Torna nella storia! - gridò isterica Suzue indicando la pila di volumi.

- Vorrei tanto, ma non so come fare - ammise lui - Ah, e vogliamo parlare del mio rapimento? O della morte di mia madre o della madre di Maya? È sicura di non aver subito un trauma? - Masumi la scrutò con reale interesse, ma lei non gradì affatto quell’appunto. Era sicuro che sarebbe scoppiata da un momento all’altro.

- Sono traumi nella vita di tutti! Non ho inventato niente di speciale! - si difese lei mettendo i pugni avanti.

- Beh… insomma… guardando al complesso, direi che la sua storia è piena di tragedie, tradimenti, soprusi, sotterfugi e dolore - rincarò Masumi prendendosi il mento con la mano con fare pensieroso. Se avesse dovuto mettersi ad elencare ogni cosa non gli sarebbe bastata tutta la notte.

- Non è vero! C’è anche forza, amicizia, onore, sana competizione! - replicò furente la donna avanzando verso di lui come un carro armato.

- Ehi, ehi, se fa così rischia un infarto! Non vorrei passasse a miglior vita prima di aver finito la storia - rincarò Masumi che stava trovando divertente e liberatorio prendersi gioco di quell’autrice complessata. Aveva conosciuto, anzi, lei gli aveva fatto conoscere, registi, attori, sceneggiatori, e tutti loro, chi più chi meno, si erano dimostrati eccentrici e pieni di problemi. Probabilmente quel fattore era legato al loro essere persone con qualcosa in più che difficilmente si integravano e venivano accettate.

Suzue per poco si strozzò col suo stesso fiato. Masumi si alzò vedendola boccheggiare e le assestò qualche pacca sulla schiena peggiorando la situazione.

- Signora, si sente bene? - disse chinandosi su di lei.

Era paonazza, gli occhi le uscivano dalle orbite e la tosse non accennava a diminuire. Si divincolò portandosi una mano al petto e ansimando pesantemente, cercando di riprendere il controllo del proprio corpo.

- Stammi lontano! - gracchiò Suzue con occhi roventi.

Masumi sollevò le braccia in segno di resa e fece un passo indietro.

- Non vorrà dirmi che mi sta prendendo sul serio, vero? - le chiese con un sorriso ironico - In fondo, io sono così perché lei mi ha creato, deve solo biasimare se stessa - aggiunse strizzandole un occhio.

La donna, che lentamente aveva ripreso fiato, tossì un’ultima volta e lo fissò duramente. Distese le braccia lungo i fianchi e strinse i pugni con forza.

- Vattene immediatamente da qui! - gli ordinò con un sibilo.

Masumi inclinò la testa, soppesando con calma le sue parole.

- Posso prenderne uno? - le chiese dopo qualche secondo, indicando la parete piena di bozzetti.

La disegnatrice sposò lo sguardo sugli sketch e annuì: qualsiasi cosa pur di svegliarsi da quell’incubo. Lui raggiunse il muro in silenzio e si fermò, osservandoli, con le mani sui fianchi. Poi ne staccò uno e lo arrotolò.

- Se ora sei soddisfatto… - lo incalzò Suzue che non vedeva l’ora di liberarsene. L’uomo annuì e sollevò lo sguardo su di lei.

- Si prenda cura di sé, signora Miuchi - le suggerì con tono dolce raccogliendo il suo impermeabile dalla poltrona. Che quello fosse un sogno o meno, non voleva andarsene lasciando quell’aria tesa.

Lei fece un breve cenno con la testa e sembrò rasserenarsi, poi lo condusse alla porta d’entrata. La spalancò e lui la varcò, fermandosi sul primo gradino.

- È stato un piacere incontrarla - la salutò voltandosi appena.

La donna lo seguì con lo sguardo mentre attraversava il suo giardino, sconvolta per quanto fosse stato intenso e particolareggiato quell’incubo. Chiuse la porta e tornò nello studio, buttandosi letteralmente sulla poltrona che fino a poco prima aveva usato uno dei suoi personaggi. Chiuse gli occhi e si addormentò.

 

Masumi tornò alla macchina, esausto e avvilito. Ormai era certo che una forza sconosciuta l’avesse attirato in quel mondo dove aveva scoperto di non esistere, di essere il personaggio di un fumetto, un prodotto con cui qualcun altro faceva dei soldi. Non sapeva come tornare nella sua realtà, non sapeva se avrebbe dimenticato tutto, non sapeva dove andare.

Entrò in auto, girò la chiave e partì senza una meta precisa. Un’occhiata al cellulare gli era bastata per notare la linea ancora assente. La città avvolta dalla notte lo accolse come un rifugio sicuro. Guidò per un tempo indefinito finché la sua mente registrò il luogo in cui era giunto. Esiste…

Fermò il motore e scese lentamente. Il vento fece sbattere i lembi del suo impermeabile e gli scompigliò i capelli. Il suo cuore prese a battere freneticamente quando notò un’ombra passare dietro la finestra illuminata. Quante volte era rimasto a guardare quell’appartamento proprio da quella strada? Maya…

- S-Signor Hayami? -

Masumi si girò di scatto, incredulo, incontrando il suo sguardo cristallino meravigliato come il suo. Come se il suo pensiero avesse aperto le porte di quel sogno assurdo, si trovò a fissare la ragazza che amava.

- Maya? -

   
 
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