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Autore: Rohhh    13/09/2016    2 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 22

 

Sophia conosceva Ashley da anni, per l'esattezza da 13 lunghi anni.

La prima volta che l'aveva vista nevicava, le maestre avevano eccezionalmente portato i bambini fuori in giardino per giocare, e le classi si erano mescolate tra loro. Il cortile si era presto animato di gruppetti scalmanati che si rincorrevano per tirarsi palle di neve e di bimbe intente a costruire piccolissimi pupazzi di neve.

Sophia passeggiava con delle sue compagnette, alquanto infastidita da quell'entusiasmo dilagante. Odiava il freddo e non ci trovava nulla di divertente in quella cosa bianca, gelida e bagnata. Si era imbacuccata a tal punto che di lei si vedevano solo gli occhiali e i lunghi capelli ondulati castani chiari, che erano il suo vanto.

Ad appena 8 anni in molti la etichettavano come snob e antipatica e forse all'apparenza poteva sembrarlo, non si adattava facilmente alle situazioni scomode e amava la tranquillità e la perfezione. Le piaceva curare i dettagli dei propri vestiti dato che la sua famiglia non navigava nell'oro e sua mamma le aveva insegnato fin da piccola a non doversi sentire inferiore per quello e a crearsi il proprio stile, imparando a cucire e a costruire oggettini e accessori da sè per personalizzarsi e rendersi unica. Era fiera di sè stessa, molto pignola e poco incline ad adattarsi alle situazioni che non le piacevano e forse quello era un aspetto negativo della sua personalità, che negli anni aveva tentato di migliorare, non sempre con ottimi risultati.

Un bambino gli aveva tirato addosso una palla di neve, bagnandole l'orrenda gonna a pieghe della divisa della scuola elementare, che così sembrava ancora più brutta. Aveva sbuffato per la ventesima volta, mentre le sue compagne l'avevano presa in giro, dicendole che esagerava come al solito.

Ad un tratto aveva notato una bambina della sua età, seduta su un gradino, distante da tutti. Giocava distrattamente con un bastoncino, disegnando sulla neve, ma sembrava si trovasse con la mente su un altro pianeta.

Attirò la sua attenzione perchè aveva dei lunghissimi capelli lisci e rossi accesi che l'avvolgevano e non la facevano passare inosservata, sebbene lei, rannicchiata in quell'angolino, pareva proprio voler essere notata il meno possibile. Aveva chiesto alle sue amiche chi fosse e loro le avevano risposto che era una bambina strana, gentile ma noiosa e che aveva una famiglia strampalata, viveva sola con la mamma e una sorella e avevano sentito dire ai loro genitori che avevano due papà diversi. Poi avevano sghignazzato, Sophia aveva guardato male le sue amiche, perchè sparavano sempre giudizi, senza sapere nulla di cosa fossero i sacrifici e le sofferenze degli altri e lei di gente così ne aveva vista anche troppa.

Immaginò che tante volte i bambini dovevano averla presa in giro per quello e che magari adesso non si fidava di nessuno.

Poco dopo si era avvicinata a lei e le aveva rivolto la parola.

«Alcuni bambini sono stupidi, anche io non li sopporto!» aveva detto, come se le avesse letto nel pensiero, facendole alzare lo sguardo.

Aveva gli occhi seri e maturi e non sembrava quasi nemmeno una bambina, bensì un'adulta. Era così diversa dalle altre sue amichette che ne fu incuriosita. Si era seduta accanto a lei e aveva cominciato a parlarle, scoprendo che non era noiosa come dicevano, ma che sorrideva e seppur timorosa, si era dimostrata cordiale.

Le sembrò proprio come un gattino randagio, diffidente e guardingo, che all'inizio sembra non farsi avvicinare e bisogna guadagnarsi la sua fiducia per farselo amico, ma quando poi succede diventa affettuoso e leale. E lei amava i gatti, perchè erano animali selettivi e indipendenti, regalavano la loro amicizia a pochi, ma quando si affezionavano per loro eri speciale e unico. Non sopportava chi si comportava da amico con tutti senza poi esserlo, in fondo, di nessuno.

A poco a poco Sophia si era conquistata la sua amicizia fino a diventare la sua migliore amica, con lei Ashley si era aperta, aveva confessato le sue paure, le incertezze ed erano cresciute insieme, condividendo gioie, amori e dolori, nonostante avessero preso scuole diverse e adesso anche l'università.

Le era sempre stata vicina quando aveva sofferto per la sua situazione familiare e ancor di più dopo la nascita di sua sorella July anche se, su quell'argomento delicato, preferiva non sbilanciarsi troppo a dispensare consigli. Sophia proveniva da una famiglia tradizionalissima, genitori sposati da anni e mai un litigio o una crisi, sapeva che non avrebbe mai del tutto potuto capire quello che aveva provato Ashley fin da piccola e la forza che aveva dovuto trovare per accettarlo.

Sì, dopo quel lungo percorso, poteva davvero dire di conoscerla e anche molto bene.

Per quel motivo non le ci era voluto molto per intuire che ci fosse qualcosa sotto, qualcosa che Ashley non le stava dicendo.

Durante quella vacanza le era sembrata strana, si manteneva vaga e sfuggente al telefono, si era fatta sentire pochissimo di sua spontanea volontà e pareva evitare il più possibile ogni contatto.

Lei non aveva dubbi: Ashley le stava nascondendo qualcosa, quello che non capiva era perchè, ma era sicura che se lo stava facendo doveva essersi sicuramente una ragione.

Sfiorò con le dita i tasti del telefono, indecisa se chiamarla o meno.

Non voleva essere indiscreta, rispettava i suoi silenzi e i suoi tempi e il loro rapporto di amicizia si era sempre basato sul non pretendere di intromettersi negli affari dell'altra, ma lasciare che ciascuna di loro decidesse modi e tempi di condividere i loro pensieri. Sapeva che, quasi certamente, l'amica gliene avrebbe parlato prima o poi, era solo preoccupata perchè Ashley tendeva a chiudersi quando viveva situazioni che la turbavano e spesso rendeva complicato poterla aiutare.

Alla fine si decise, non c'era niente di male a volerla sentire dopo tutti quei giorni, da quando Sophia era tornata dalla sua breve vacanza Ashley le aveva solo mandato un messaggio e aveva il diritto di sapere come stesse la sua amica.

Si portò i lunghi capelli ricci da un lato e avviò la chiamata.

Ashley era seduta in veranda all'ombra, ancora in tenuta da casa e con un libro posizionato sulla pancia.

Dopo il temporale la sera prima, la mattina era ritornato un caldo abbastanza intenso, come se l'estate volesse ancora dare un ultimo segnale della sua presenza, prima di sparire per un anno intero.

Fuori studiare era più piacevole anche se Ashley spesso chiudeva gli occhi e ne approfittava per riposare e non pensare a nulla.

La sera prima lei e Matt avevano deciso di passarla insieme, si erano chiusi in camera di Ashley sempre super attenti a non farsi scoprire e avevano iniziato a vedere un film.

Film che ovviamente non erano riusciti a portare a termine, in quanto ben presto si erano ritrovati a fare altro, com'era prevedibile.

Dopotutto, con i giorni che scorrevano inesorabili, ogni momento era diventato prezioso per loro e non sarebbe tornato indietro.

Quella dolorosa consapevolezza si faceva sempre più tangibile ogni giorno che passava ed Ashley si stupì di come alla disperazione iniziale si stesse sostituendo una sorta di placida accettazione, come se il suo organismo avesse messo in atto dei meccanismi di sopravvivenza alla sofferenza e le stesse permettendo di salvarsi e di poter andare avanti. Un po' quello che succedeva a tutti dopo una delusione o un forte dolore, la vita continuava e non poteva essere altrimenti.

Possibile che fosse già diventato tutto così semplice o era solo una calma apparente, destinata a trasformarsi in inferno all'improvviso? Questo lei non era capace di capirlo, al momento.

Non aveva idea di dove si trovasse lui al momento, ma era meglio che le stesse lontano per un po' o quanto meno a una distanza di sicurezza, almeno per lasciarle il tempo di sottolineare due righe sul libro.

Il rumore fastidioso della suoneria la costrinse ad aprire gli occhi che aveva appena chiuso per riprendersi cinque minuti. Con un mugolio di fastidio afferrò il telefono e lesse il nome di Sophia.

Il suo sguardo si incupì: non l'aveva sentita molto in quella vacanza e il motivo era che la stava evitando perchè non la andava di raccontarle a distanza tutta quella faccenda confusa in cui si era ritrovata, senza nemmeno rendersene conto. A dire il vero, non aveva idea di cosa dirle, perchè spiegare a parole le sensazioni che si portava dentro le risultava quasi impossibile e non voleva essere fraintesa, soprattutto da lei.

Desiderava renderla partecipe di quel momento così delicato per lei, ma voleva farlo nel modo più trasparente e limpido e non era quella l'occasione giusta, la situazione era in evoluzione e non si era ancora compiuta. Solo al suo ritorno ci sarebbe stata una conclusione e a quel punto avrebbe avuto bisogno di Sophia, ne era certa.

Per questo non la chiamava e limitava i contatti a qualche sporadico messaggio. Si sentì in colpa e si chiese cosa stesse pensando l'amica e se avesse già percepito un alone di stranezza nei suoi atteggiamenti. Conoscendola, probabilmente sì.

Prese un lungo respiro. «Ciao Sophia» rispose direttamente, con un tono di voce calmo.

«Ashley – le arrivò la voce squillante di Sophia dall'altra parte – come stai? Ti fai sentire poco, eh?» le rinfacciò amichevolmente subito.

Ashley si tolse il libro di dosso per sollevarsi il busto dallo schienale e concentrarsi su quella telefonata.

«Hai ragione, è che qui ho avuto un bel da fare, un sacco di impegni coi miei parenti e con mio padre, tante cose a cui pensare» cercò di giustificarsi.

«Immagino - disse Sophia, ma Ashley capì subito che non era convinta, si mordicchiò un'unghia per il nervoso, ma l'amica preseguì – hai detto lo stesso anche a Tyler via messaggio, me l'aveva riferito» fece uscire il nome del loro amico nel discorso ed Ashley rabbrividì, ebbe come l'impressione che non lo avesse nominato casualmente, ma che avesse intuito che ciò che nascondeva potesse avere comunque un riflesso anche su di lui.

Tentò di sviare l'argomento, portando l'attenzione sull'amica.

«Già, e tu che mi racconti? Ti sei divertita al campeggio?» le chiese.

Udì Sophia sbuffare leggermente, da quel cambio di oggetto della conversazione improvviso aveva capito che Ashley era in difficoltà. «Sì dai, non mi lamento, è stato piacevole stare in compagnia delle mie colleghe e poi il posto non era male - rispose, con la sua solita aria da 'non è stato perfetto ma va bene' – certo niente a che vedere col posto in cui ti trovi tu, a proposito, hai fatto nuove conoscenze?» tornò alla carica, senza pietà.

Ashley voleva un sacco di bene a Sophia, ma davvero in quel momento desiderò solo che quella chiamata finisse il prima possibile, stava diventando una tortura.

«Sì, abbastanza, sai esco con le mie cugine e stiamo coi loro amici, sono simpatici» cercò di liquidare la domanda palesemente indagatrice.

«Capisco, e comunque avevo incontrato Phoebe un po' di tempo fa e ho saputo da lei che oltre alla compagna di tuo padre c'è anche suo figlio a casa con voi, non me l'avevi detto però!»

Non a caso Sophia aveva aperto quella questione, Ashley le aveva omesso volontariamente quel particolare, era sicura non si fosse trattato di una dimenticanza e le era suonato estremamente strano. L'amica era abitudinaria e tutto ciò che sconvolgeva la sua quotidianità o i suoi programmi la infastidiva e spesso se ne lamentava con lei, e infatti aveva espresso le sue perplessità per l'incontro con la compagna del padre. Avere una persona estranea in più in casa, per un mese, doveva necessariamente rientrare tra le cose che poteva recarle disturbo, eppure non ne aveva fatta menzione, nè con lei, nè con Tyler. Anni e anni a seguire telefilm gialli avevano accresciuto le sue innate capacità indagatorie e niente le sfuggiva facilmente.

C'era qualcosa che collegava tutti quegli eventi alla sua stranezza e alla freddezza con lei e Tyler, anche se al momento non lo inquadrava del tutto.

«Davvero non te l'ho detto? Mi sarà sfuggito evidentemente! - cinguettò pacificamente, mentre dentro di sè imprecava contro Phoebe e la sua boccaccia larga - Comunque niente di che, insomma, va tutto bene!» chiarì, accennando una risata.

Mentire così spudoratamente alla sua migliore amica faceva effetto, soprattutto perchè la sua pelle portava ancora l'odore di Matt addosso.

Sophia ascoltò, poi impiegò una manciata di secondi per farle un'ultima domanda, che era sicura le avrebbe sciolto qualche dubbio. Dopo l'avrebbe lasciata in pace, avrebbe capito.

«Ashley – la richiamò all'attenzione, la sua voce era più seria e questo la fece tremare dall'altra parte della cornetta – tu sei sicura che vada tutto bene?» le domandò a bruciapelo.

Ashley non si stupì più di tanto, non si aspettava mica di poter ingannare una persona che la conosceva da così tanto tempo come niente fosse, era un libro aperto per Sophia e sapeva che con lei era una partita persa in partenza. Tuttavia doveva comprenderla, doveva avere pazienza.

Inizialmente balbettò, le parole le si inceppavano nella lingua. «Ma sì... sì... certo» rispose ma, nonostante la risposta affermativa, stavolta non si curò che il suo tono risultasse sereno, allegro, nemmeno ci provò.

E Sophia capì che quello era l'unico modo che aveva trovato per comunicarle che per adesso doveva desistere e non indagare oltre, che una spiegazione ci sarebbe stata, ma non ora.

«Ok Ashley, beh ora ti lascio andare, ti aspetto, manca poco ormai» si congedò da lei e stava per chiudere la chiamata, quando sentì la voce di Ashley.

«Sophia - aveva pronunciato il suo nome in un soffio, poi aveva esitato come se facesse fatica a parlare, l'amica l'attendeva in silenzio, lasciandole tutto il tempo che le serviva – quando ritornerò, probabilmente avrò bisogno di te» disse infine.

Sophia sorrise «E io ci sarò» la tranquillizzò.

Di qualunque cosa si trattasse, bella, brutta, stupida o importante, lei l'avrebbe sostenuta come era sempre stato e come Ashley aveva fatto con lei, aspettando che si aprisse, senza insistere, senza forzarla, così come la loro amicizia era nata, libera, discreta e rispettosa.

 

Matt sentì un paio di mani poggiarsi vigorosamente sulle sue spalle e dalla forza usata capì che non poteva trattarsi nè di Ashley e nè di sua madre. Per esclusione doveva trattarsi di Gregory.

Si voltò appena ed ebbe la conferma ai suoi sospetti. Era giunto da dietro la spalliera del divano, dove Matt stava placidamente seduto a smanettare con gli spartiti per il suo basso, e gli aveva piantato quella pacca energica così, dal nulla.

'Ok, sono morto' pensò subito il biondo, Gregory doveva aver scoperto della sua storia con sua figlia e adesso era venuto per dargli il benservito.

«Allora Matt, come stai?» gli chiese Gregory, il tono pareva normale, anche piuttosto gentile, probabilmente era una tattica per confonderlo e poi colpire.

«Bene?» la risposta di Matt si colorò involontariamente di un tono interrogativo perchè, a essere sincero, non sapeva se lo sarebbe stato, da quell'attimo in poi.

Gregory tolse le mani e si spostò sul divano accanto a lui. Matt lo osservò furtivamente,senza riuscire e decifrare la sua espressione e rimanendo all'erta. L'uomo controllò attentamente che le lenti dei suoi occhiali fossero ben pulite, poi mosse la testa verso di lui.

«Sai, non ti ho ancora parlato di una cosa – cominciò, sembrava un tantino imbarazzato in realtà e non un padre geloso – volevo dirti che sono felice che tu abbia dato una possibilità a tua madre, vedi lei aveva sempre fatto la sostenuta ma io ero sicuro che portasse un grande dolore dentro, anche se faceva di tutto per occultarlo e adesso che vi siete chiariti è rinata, sembra un'altra donna e questo grazie a te» disse, con un grande sorriso in faccia.

Matt tirò un sospiro di sollievo internamente.

Gregory non sapeva nulla di lui ed Ashley e non ci sarebbe stata nessuna scenata di gelosia per aver violato le grazie di sua figlia. Non ebbe più motivo di essere agitato e così si rilassò, anzi, gli fece piacere sapere che la sua decisione e apertura verso Monica avesse giovato anche a lui.

A Matt piaceva Gregory, lo aveva stimato da subito, era un uomo composto, colto ed elegante, ma non per questo snob o che guardava dall'alto in basso chi aveva uno stile diverso dal suo, come era successo con dei compagni precedenti di sua madre. Era umile e con lui si era dimostrato cordiale e alla mano, nonostante sapesse dei litigi con sua madre e nonostante Matt fosse complicato da gestire e quanto di più lontano dal suo modo di fare o vestirsi, visti i suoi capelli lunghi e scompigliati e il suo abbigliamento non convenzionale e di certo non perfettino, tant'è che non parlava con sua madre ma con Gregory invece si era sempre comportato educatamente e con rispetto e non disdegnava di intrattenersi con lui a conversare di musica, sebbene i loro gusti fossero differenti, o di altri argomenti.

Anche se all'inizio lo avrebbe negato, a lui importava eccome che accanto a sua madre ci fosse un uomo degno di lei e che la amasse sinceramente e Gregory rispecchiava quel prototipo. Che si fosse innamorato di sua figlia era stato un evento che non aveva potuto prevedere o evitare. Era capitato e basta e stava già soffrendo abbastanza come prezzo da pagare per quello che appariva sempre più come un peccato da espiare.

In ogni caso sperava che, nello sventurato caso in cui la loro relazione fosse giunta alle sue orecchie, quello non avrebbe cambiato il rapporto con Gregory. E poi lui ed Ashley erano persone adulte e vaccinate e per come vedeva le cose, quello che accadeva tra loro era una questione che riguardava solo loro due.

«Non devi ringraziarmi, sto meglio anche io adesso, ho capito che stavo combattendo una guerra inutile» affermò con sincerità.

«Sei un bravo ragazzo, Matt, l'ho sempre saputo. Sei giovane e devi goderti quest'età, non si è spensierati per sempre, quindi ci sta che tu sia ribelle, pieno di interessi e con la voglia di sentirti libero e anche se lo studio non va a gonfie vele non devi preoccuparti, prima o poi ingranerai e troverai il tuo posto nel mondo» lo rassicurò poichè sapeva che era un po' indietro con l'università e faceva fatica a studiare senza farsi distrarre da altre passioni.

Matt rimase in silenzio ad ascoltarlo, era vero, lui il suo posto lo stava ancora cercando ma a differenza di quello che diceva Gregory, non si sentiva più così piccolo, pensava anzi di essere già in ritardo e temeva che alla fine non l'avrebbe mai trovato.

«Fidati, io mi sono ritrovato molto giovane con la responsabilità di una figlia non programmata e, per quanto Ashley sia la gioia più grande della mia vita – e gli brillarono gli occhi al nominarla, cosa che a Matt non sfuggì – ammetto che quell'evento ha segnato la fine della mia spensieratezza e mi ha costretto a crescere di colpo e a sposarmi senza indagare a fondo i miei sentimenti. Con la madre di Ashley c'è stata una bella storia d'amore fin quando è durata, ma è finita e se non fosse nata lei probabilmente non ci saremmo mai sposati. Anche tua madre ha sacrificato la sua giovinezza per la fretta di fare gli adulti, spesso l'amore a quell'età non è qualcosa che si riconosce facilmente e può trarre in inganno» disse con un'aria malinconica in viso e lo sguardo perso tra i ricordi.

Matt pensò all'amore che sentiva per Ashley.

Gli sembrava così vero, così autentico, possibile che anche lui si stesse sbagliando?

Non si trovò pienamente d'accordo con Gregory, ogni storia d'amore valeva la pena di essere vissuta, anche a costo di una delusione, anche a costo di soffrire, peccato che a lui venisse negato di viversela la sua storia con Ashley, dei chilometri li avrebbero divisi e contro quelli lui cosa poteva fare? Un rapporto a distanza, senza il contatto quotidiano, poteva sopravvivere? Ne sarebbero stati capaci?

Non ne aveva assolutamente idea.

«Scommetto che tu hai un sacco di ragazze che ti girano intorno no? - la voce di Gregory lo distrasse da quegli interrogativi – pensa a divertirti ora, per il resto ci sarà sempre tempo»

Matt annuì non troppo convinto. In quel momento non aveva più voglia di divertirsi con le altre, l'unica che voleva nella sua vita era proprio sua figlia e forse non l'avrebbe mai avuta. Era davvero così prematuro a nemmeno 23 anni formulare quei pensieri o dei sentimenti nati in giovane età erano per forza destinati a scomparire col tempo, un po' come era successo ai suoi genitori?

In quell'istante Ashley entrò in salone e l'orrore si dipinse sul suo volto: suo padre e Matt erano seduti insieme sul divano e parlavano. Cosa mai avevano da dirsi quei due?

Decisamente quell'accoppiata non suonava bene.

Con uno slancio felino attraversò la stanza con delle ampie falcate per raggiungere prima possibile il divano, mentre si chiedeva se sarebbe arrivata viva alla fine di quella che doveva essere una vacanza rilassante e si stava rivelando il suo peggiore incubo.

Si parò davanti a loro con le mani sui fianchi e i due smisero di chiacchierare per portare la loro attenzione su Ashley.

«Ehi, di cosa state parlando?» domandò fingendo una innocua e disinteressata curiosità.

«Di donne» rispose Matt con estrema tranquillità.

«Di donne?» ripetè Ashley atterrita, producendo una risatina isterica involontaria, poi si gettò sul divano in mezzo ai due, nel tentativo di ridurre la loro vicinanza che faceva esponenzialmente crescere il suo livello di ansia.

Gregory rise, poi portò amorevolmente il braccio attorno alle spalle della figlia. Peccato che in sua presenza la versione dei fatti cambiò totalmente.

«Stavo solo dicendo a Matt che alla vostra giovane età spesso è difficile interpretare i sentimenti e ci si convince di trovare l'amore mentre magari si tratta solo un'attrazione passeggera, quindi sarebbe meglio dedicare le proprie energie ad altro e pensare all'amore quando si è più maturi» disse, evitando accuratamente di parlare del divertirsi senza impegno, adesso che aveva davanti la sua dolce e presunta ingenua figlia.

Ashley si voltò di scatto a guardare la faccia di Matt per trovare un qualche segnale che quel discorso non avesse niente a che fare con loro due e, trovandolo rilassato e anche piuttosto divertito, si sentì sollevata.

«Dedicarsi ad altro, tipo il sesso occasionale?» lo provocò Matt, visto che quella situazione, iniziata come un suo probabile linciaggio, stava prendendo una piega interessante.

Gregory sbiancò al sentire pronunciata quella parola tabù davanti ad Ashley, mentre lei si era completamente pietrificata per poi lanciare un'occhiataccia sconvolta al ragazzo accanto a lei. Riuscì a rifilargli un pizzicotto al braccio di nascosto, senza farsi scorgere da suo padre, sperando che gli facesse capire che non era per niente il momento di fare l'idiota.

«Ma no.. no – cominciò a balbettare Gregory completamente nel pallone – alcuni ragazzi di oggi prendono questa cosa alla leggera, ma il sesso non è un gioco, va accompagnato ai sentimenti e solo in una relazione stabile e duratura, quando si è entrambi convinti e adulti» cercò di raddrizzare il tiro.

Ashley sbuffò, sia per le considerazioni di suo padre, sia per la sfacciataggine di Matt che in altre occasioni l'avrebbe fatta ridere ma adesso non faceva altro che innervosirla.

«Papà non siamo degli adolescenti al campo della chiesa, per favore risparmiaci la ramanzina sul sesso!» sbottò scocciata, meravigliandosi della sua stessa risposta sfacciata, la vicinanza di Matt le faceva uno strano effetto, evidentemente.

Matt dietro di lei scoppiò a ridere senza ritegno, nascondendo la testa sulla spalla di Ashley, facendola rabbrividire perchè il tutto era avvenuto davanti agli occhi di Gregory, che probabilmente e per fortuna, ancora troppo intento a riprendersi dallo shock per l'affermazione della figlia, non si accorse di quella confidenza tra loro.

«Ma tesoro, ho detto solo la verità» riuscì a dire, biascicando le lettere.

«Se fosse la verità io non sarei nemmeno qui perchè non sarei stata nemmeno concepita, o sbaglio?» continuò a rispondergli per le rime, odiava quando i genitori si comportavano come se non fossero mai stati giovani e non avessero mai provato le stesse sensazioni, pulsioni e sentimenti.

Gregory boccheggiò, incapace di proferire parola e di difendersi, le argomentazioni della figlia erano inattaccabili, ma lui era suo padre e quella preoccupazione non poteva farsela passare, solo un genitore poteva comprendere quanto fosse difficile vedere crescere i figli e diventare degli adulti, senza più modo di poterli proteggere, sempre più lontani e indipendenti.

«Comunque se dovessi incontrare una ragazza che comincia a piacermi tanto – prese la parola Matt, in mezzo a quella confusione – se dovessi accorgermi che i miei sentimenti crescono sempre di più, anche se non la cercavo, anche se non l'ho voluto, senza che io possa impedirlo, semplicemente perchè mi entra nel cuore – Ashley si voltò verso di lui, lo guardò negli occhi ma adesso era seria e assorta, totalmente presa da quello che stava uscendo dalla sua bocca – io penso che dovrei ascoltarli, che dovrei viverli, fosse anche solo per un giorno, non ne varrebbe comunque la pena?»

I due ragazzi finirono per perdersi l'uno negli occhi dell'altra, mentre Gregory era in tilt e non si accorse di nulla. Quella mattina stavano avendo una fortuna colossale.

«Credo che valga sempre la pena di vivere un sentimento» intervenne Monica, notando che Matt ed Ashley sembravano già essere salpati verso un'altra dimensione tutta loro.

Com'era bello l'amore quando sbocciava così, si ritrovò a pensare, tra due giovani, in mezzo alle avversità, a caso, e quando meno te l'aspetti. Quegli sguardi, lei sapeva bene cosa significassero.

«Si può sapere che sta succedendo qui?» li richiamò all'attenzione prima che finissero per perdere il controllo e baciarsi lì, davanti a Gregory, facendo scoppiare una baraonda che al momento Monica non aveva proprio intenzione di gestire. Gregory andava preparato con calma a quella bomba atomica ma dovevano lasciarle il tempo di organizzarsi.

Ashley si ridestò e scattò in piedi, seguita da Matt.

«Ashley perchè non mi aiuti a ripetere un po' la materia per l'esame, da solo mi distraggo, tu sei quella intelligente no?» la afferrò per la mano e la tirò sù per le scale, sparendo insieme a lei al piano di sopra.

Monica si sedette accanto al compagno, in evidente stato confusionale e ancora provato per le risposte di Ashley, sempre più si rendeva conto di dover accettare che fosse davvero diventata grande.

«Amore, ma tu ricordi com'eri quando avevi vent'anni o poco più?» gli chiese, osservandosi le unghie smaltate con nonchalance.

Gregory si massaggiò le tempie, un forte mal di testa gli era scoppiato all'improvviso. Scosse la testa pensieroso.

«No, credo che diventare adulto mi abbia provocato delle amnesie, non è così?» cercò il conforto di Monica. Lei lo abbracciò dolcemente e poggiò la testa sulla sua spalla.

«Credo di sì, ma i nostri figli ce lo ricordano, sono loro adesso ad avere quell'età ed è giusto che la vivano per quella che è, non puoi evitare che sia così per Ashley, come non l'hanno potuto evitare i nostri genitori con noi in passato, e come non lo potrà fare lei con i suoi figli quando sarà madre. È la vita e le sue esperienze non faranno altro che renderla la donna che sarà, deve farle e tu non dovrai intrometterti» gli sorrise, dandogli una stretta più forte.

«Già, hai ragione» ammise con un nodo alla gola, non sarebbe stato di certo facile, ma ci avrebbe provato.

 

«Ma ti sei completamente ammattito?» urlò Ashley in camera di Matt, mentre il ragazzo prendeva dei libri da dentro uno zaino, in mezzo a un caotico disordine.

«Perchè?» domandò ingenuamente, come se fosse stato ingiustamente incolpato di un crimine che non aveva commesso.

«Perchè? - ripetè teatralmente Ashley – ti pare normale parlare di sesso così davanti a mio padre, gli stava per venire un colpo!»

Matt ripose lo zaino su una sedia, poi si avvicinò a lei «Dai, ti sei divertita anche tu in fondo e poi – continuò mettendole le mani sui fianchi e stringendola a sè – sei stata grandiosa a rispondergli in quel modo, così schietta, così sfacciata, mi piaci da morire quando fai così» le sussurrò sensuale, baciandole il collo.

La razionalità di Ashley vacillò, ma ripensò alle sue parole su una fantomatica ragazza per cui provava qualcosa e la sua insicurezza le fece dubitare che potesse trattarsi di lei. Si allontanò da lui con uno strattone e si sedette sul suo letto, con l'espressione accigliata e offesa.

Matt sospirò, poi la raggiunse, adagiandosi sul materasso di fianco a lei «La ragazza di cui parlavo – si fermò e le prese la mano, avvicinando il viso al suo – non c'è bisogno che fai la gelosa, sei tu» e la baciò.

Tutta la tensione di Ashley sparì in un attimo e lo abbracciò a sua volta, staccandosi dal bacio e nascondendo il viso sul suo petto perchè sentiva chiaramente che era diventata rossa e non voleva che la vedesse così emotiva.

«Mi rimanesse anche solo un giorno da passare con te, lo vorrei vivere comunque Ashley, tu lo vuoi, per quello che ci resta?» le chiese, i giorni passavano ed era inutile fare finta che avessero la vita davanti, per quanto doloroso fosse, era la realtà.

«Sì» gli rispose sicura, con la testa ancora affondata contro di lui.

«Ora però aiutami a studiare, guarda che non scherzavo prima! Sei tu la secchiona!» la prese in giro.

«Stronzo!» lo insultò scherzosamente e gli diede uno schiaffo sul braccio.

Si misero alla scrivania insieme ed Ashley pensò amareggiata a quanto sarebbe stato fantastico se fosse esistito un universo parallelo in cui quella quotidianità spensierata era la regola, in cui loro appartenevano alla stessa realtà, in cui gli addii non avevano bisogno di esistere.

  
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