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Autore: GanzoBello    14/09/2016    0 recensioni
Racconto puramente inventato, tutta la storia non si riferisce ad avvenimenti reali o in qualche modo collegati alla realtà.
Persone da me citate non esistono nella realtà. Ogni riferimento ad avvenimenti reali è puramente casuale.
Philippe è un ragazzo con il passato difficile che vive in una splendida Parigi. La storia narra dei suoi ultimi cinque giorni conosciuti.
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Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il primo pensiero quanto ti risvegli nel vomito è pensar che sia di qualcun’altro.

Non importa se ricordi nettamente di essere solo.

Non importa se sei in un parco o in un vicolo o in una casa.

Se ti risvegli coperto dal vomito, il primo pensiero è attribuirlo a qualcun’altro. Questo perché per il tuo cervello non è possibile che l’ospite che comanda sia responsabile di tutto quel pasticcio, di quella puzza e di quella enorme vergogna. Cerca di discolparsi come quando da bambini indicavamo i mostri, come responsabili per aver rotto il vaso o per averci insegnato quella parolaccia.

” La colpa non è mia! Io sono ”

Quante volte avete sentito queste parole, sia che le avesse dette qualcuno di caro o non, la maggior parte delle volte che le sentivamo, eravamo già sicuri di aver trovato il colpevole.

Bene, ecco, non sono stato io.
Non sono stato io ad entrare nel parco nell’orario di chiusura.
Non sono stato io a sdraiarmi sopra il ponticello che collega le due parti del parco separato dal fiume.
Di certo non sono stato io a spararmi una dose guardando le stelle e di sicuro, questo ve lo giuro, non sono stato io a vomitarmi addosso preso dal trip che il mio piccolo cervello mi aveva donato.
Infondo mica sto parlando a una persona stupida vero Mr. Draghetto?

Comunque mi dispiace per la mia maleducazione, piacere mi chiamo … Mi chiamo … Mi chiamo? Avevo un nome? Beh se lo avevo non lo ricordo più …

Molta gente da troppa importanza ai nomi. Michelle, Jonas, Armani se porti un nome e qualcuno lo conosci in pratica diventi famoso. COn la fama arriva il potere e tutti vogliono avere il potere.

Mi spiace Mr Draghetto ma si dovrà accontentare di dover chiamarmi come le pare, io di certo non ricordo il mio nome e sinceramente ora che so che avere vuol dire avere potere preferisco non averne più uno. Ora mi dispiace ma voglio sonnecchiare, mi sono abituato a questo incredibile odore di disprezzo personale, quindi meglio approfittarsene…

Appena svegliato Mr Draghetto era sparito. Che forse la dose avesse perso ogni sorta di effetto che potessi aspettarmi?

– Garçon, Garçon, s’il vous plaît, ce qu’il est immergé dans les vomissements, mais s’ils vont! Mais s’ils vont! –

Il guardiano come al solito il peggiore rovina feste …

– Me ne vado, me ne vado. Francese mangia formaggi me ne sto andando! –

– Toximane –

Ritornare a casa dopo una delle solite notti brave , ha un non so che, ti lascia sempre a bocca asciutta. Non sei soddisfatto di quello che hai fatto, ma in compenso non sei neanche pentito. Un po come le ragazze che incontro alle varie fermate dell’autobus. Truccate dal giorno prima, con le scarpe con il tacco puntualmente in mano e quell’aria di chi si schifa, ma che in fondo sa bene che si perdonerà. Le invidio. Si sono divertite, hanno amato ed ora tornano a casa senza aver un gran che di colpa se non quello di aver bevuto un bicchiere di troppo ed esser andate a letto con il ragazzo che odiavano. Loro alla fine si perdoneranno, lo fanno sempre. Si ripetono che sarà l’ultima volta che lo faranno che è un periodo passeggero e che se solo trovassero quello giusto riuscirebbero a smettere di continuare quella terribile ed odiosa routine.
Le invidio. Ma le invidio solo perché loro sanno che tutto quello che dicono è vero. Io ho perso quella convinzione. In verità non l’ho mai avuta. Io non sono mai stato convinto che tutto questo avrebbe avuto una fine. Io non mi sono mai ripetuto che quella sarebbe stata l’ultima volta. Io sapevo bene che non avrei smesso se avessi trovata la persona giusta. Io alla fine del tutto non mi sarei perdonato.

Sotto la doccia ripeto il rosaio mentre cerco di levare ogni macchia di vomito via dalla pelle. Strofino ogni parte per bene, non per igiene ma per cercare di levare con lo sporco anche la pelle.

Scarnificato penso che sarei più bello e divertente.

Penso che lo saremmo tutti.

Lo specchio infrange i miei sogni. La mia pelle è ancora attaccata. Ancora pallida. Ancora piena di tagli. Ancora con quel tatuaggio che mi ricorda il mio grande motto che mi ha accompagnato in questa vita.

“I’m the whore of God”

La scritta è a cubitali dimensioni ed in inglese apposta, la feci in carcere, il prete quando la vide sopra il mio petto, esito perfino a respirare. Era impietrito.

A Parigi la quantità dei suicidi è la più alta delle città europee. Non so se il prete lo sapesse quando mi disse che per me non c’era speranza.

In credibile pensare cosa può fare un tatuaggio ad una vita!

Scendo per strada niente mi separa dal gettarmi nella Senna è aspettare che l’acqua riempa i miei polmoni. Gradirei tanto la sensazione di sentirmi spegnere.

Ma ancora non è venuto il mio tempo.

Passo da Jacques, per riempire di nuove le mie scorte della settimana.

– ça va Philippe? –

– ça va, ça va. Le habituel –

Ritorno a casa. Prendo l’ago. Lo inserisco fra le dita del piede. Fa male, ma non abbastanza.

Aspetto.

Aspetto.

Inizio a vedere finalmente i primi effetti. Non sento più dolore dell’ago che squarcia le dita.

Perfetto.

Prendo il coltello e inizio a incidere sul petto una M. Una E. Un’altra M. Una R. Un’ A.

Il sangue inonda tutto la mia pancia. Sembro uscito da un film dell’orrore. Non so perché ma inizio a ridere. Sarà qualche effetto della droga.

Si la droga, quella che mi hanno iniettato. Perché in fondo non sono stato io a comprarla. Non sono stato io a prendere il coltello ed a scrivermi sul petto MEMORIA. No non sono stato io.

E’ stato Philippe.

 
 
   
 
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